5 MOTIVI PER CUI LA GRANDE AZIENDA È...
@biljaic#freelancecamp 2016, Marina Romea (Ravenna)
il video è qui!
Ovviamente slide non mostrata ma aggiunta dopo col testo (quanto vi voglio bene, eh?)
Sono Biljana, sono sempre quella che va al freelancecamp senza essere freelance, la non romagnola
al romagnacamp, quest’anno sono anche la sponsor che non fa speech da sponsor. Anzi ci tengo a
precisare che tutto quello che racconterò è frutto di fantasia e che ogni riferimento a parole opere o
omissioni è puramente casuale.
Spero però vi piacciano i quadernini, sono stati pensati e stampati con molto amore.
Come avrete capito lavoro in una grande azienda. Le grandi aziende tendono ad accoppiarsi fra altre
grandi aziende di altri settori per procreare prodotti e servizi. I fornitori delle grandi aziende sono
grandi società di consulenza o grandi agenzie di communication qualcosa, digital qualcos’altro.
Qualche volta ci può essere diffidenza a lavorare con i freelance perché non siete strutturati, potreste
non dare continuità… Quindi è difficile entrare ma è anche difficile orientarsi una volta entrati.
Perché la Grande azienda è… Ecco ma a che ambiente è assimilabile la grande azienda?
Avrei certamente potuto trovare analogie con Game of thrones, troppo facile… Con House of cards:
troppo capitalista per i miei standard.
Siamo a Ravenna e la Grande Azienda non poteva che essere paragonata all’impero bizantino di cui
Ravenna era una esarcato.
Ci ricordiamo dell’impero romano, quello di Cesare e Augusto, ma sappiamo pochissimo dell’impero
bizantino.
la grande azienda è
bisanzio
@biljaic
Ecco perché in 5 motivi(che ogni freelance sarebbe
meglio conoscesse)
Io che ho una memoria fotografica e annedotica potente, sono una frana con le date e i numeri. Ne
ricordo pochissimi. 323 morte di Alessandro Magno. 313 targa dell’auto auto di Paperino nonché
altezza sml di Colonnella in provincia di Teramo (ciao @decarola ovunque tu sia!). 1492 che è del
millequattro quasi millecinque, dicevano a Benigni e Troisi e 476 caduta dell’impero romano
d’occidente. Ma di quell’altro non mi ricordavo nulla.
Il sussidiario lo liquida con “invece l’impero romano d’oriente resistette per quasi un millennio, fino alla
caduta di costantinopoli per mano di Maometto II, nel 1453”.
Cosa è successo in questi mille anni? E perché ci torna utile oggi?
Uno. Il naming è mio e me lo gestisco io
I bizantini non sapevano di essere “bizantini”, termine che nascerà solo molto dopo. I bizantini
chiamavano se stessi Romanoi, ossia romani, come se nulla fosse cambiato dai tempi di cicerone.
La grande azienda può subire fusioni, acquisizioni, passaggi di proprietà, ma i cambi di identità
saranno lenti e difformi, e i bizantini continueranno a chiamare se stessi romani, e pace.
Assecondate i romani, dite quanto sta loro bene la toga. Anche se tutti il mondo dice bizantini, quelli
che chiamavano se stessi romani han seppellito quegli altri di mille anni. Chi c’ha ragione? C’ha
ragione chi resiste e poi resta per raccontarlo. E per darsi il nome che gli pare.
Due. A ciascuno la sua mission(e)
Mentre le ondate delle invasioni barbariche si abbattevano sull’Occidente, Bisanzio stessa era rimasta
paralizzata in tutte le sue membra e raramente osava uscire da un ruolo di semplice spettatrice
passiva. Nonostante l’amministrazione separata delle due metà dell’impero, l’idea della sua unità era
rimasta viva; e analogamente conservava forza, nonostante le conquiste germaniche in Occidente,
l’idea dell’universalità dell’impero romano. I territori che erano appartenuti una volta all’impero romano
erano considerati come eterno e irrevocabile possesso di Bisanzio, anche se erano amministrati da re
germanici. Era un diritto naturale dell’imperatore romano riconquistare l’eredità di Roma. Se ci pensate,
fanno così anche molte grandi aziende con le quote di mercato perdute, magari a seguito di rivoluzioni
tecnologiche cui si sono fatte trovare impreparate.
Due. A ciascuno la sua mission(e)
Ma anche Giustiniano, il grande imperatore figlio di un contadino proveniente da una provincia dei
Balcani che divenne lo spirito più colto e raffinato del secolo, conquistò per sé la fama eterna ma per il
suo impero una espansione effimera. Sconfisse i Vandali in africa, riconquistò la Dalmazia poi la Sicilia,
e in seguito tutta l’Italia: Napoli, Roma, Ravenna. L’ultima tappa fu la Spagna strappata ai Visigoti. Il
Mediterraneo tornava a essere un lago dell’impero.
Dopo tutti i suoi grandiosi successi Giustiniano lasciò ai suoi successori un impero internamente
esausto, e in completa rovina economica e finanziaria. Questi ebbero il compito di riparare alle
manchevolezze del grande imperatore e cercare di salvare quello che si poteva ancora salvare.
Succede spesso anche nelle aziende che per la smania di giudicare propri per diritto divino certi
“territori” si mettano a repentaglio la solidità e la profittevolezza delle attività in cui si saprebbe meglio
esprimerti e in cui magari non ci sono concorrenti più freschi, più tenaci, più combattivi.
Due. A ciascuno la sua mission(e)
Ergo. Esaltatevi pure se vi chiama un Giustiniano della situazione. Vi farà fare sicuramente grandi cose.
Ma. Non è detto che tutte quelle cose siano durature.
Tre. La damnatio memoriae manageriorum rerum
Tra il 700 e l’800 l’impero bizantino visse una crisi iconoclastica logorante iniziata con l’imperatore
Filippico, che era simpatizzante monotelita, una delle tante “eresie” dell’epoca (meglio sarebbe dire
una delle diverse possibili interpretazioni della fede, ma la storia si sa la scrivono i vincitori e gli altri
passano per eretici). Allora cosa succede? Lui scrive una lettera al papa con una apparente sviolinata
in realtà piena di accenti monoteliti, ossia di questa sua eresia. E allega una effigie di se stesso. A
Roma non la prendono benissimo. L’effigie dell’imperatore eretico venne respinta e non venne manco
coniata sulle monete! Allora Filippico rimuove la rappresentazione del VI concilio ecumenico dal
palazzo imperiale di Costantinopoli, e il papa fa rappresentare tutti e 6 i concili dentro san pietro. Si
svolge così tra papa e imperatore una strana lotta in cui l’immagine era strumento della disputa e la
posizione delle due parti si esprimeva nell’accettazione o nel rifiuto di determinate rappresentazioni
iconografiche.
Tre. La damnatio memoriae manageriorum rerum
Ora: sostituiamo a “lettera” “e-mail” e a “effigie” “progetto” (magari un progetto a cui avete lavorato
anche voi come fornitore) e vedrete che i progetti vengono non coniati sulle monete per motivi che
potrebbero avere ben poco a che fare con la logica e con la vostra bravura. Ergo: non affezionatevi
troppo ai progetti fatti con le grandi imprese. Ma: non è una scusa per non lavorare bene!
Quattro. Veni VIDI vici
La lunga crisi iconoclasta del 7-800 si concluse con la vittoria del partito delle icone che ancora oggi
sono così importanti e sentite in tutto il mondo ortodosso. Si aprì l’età d’oro dell’impero bizantino, ma
non a caso; si aprì perché si erano create circostanze favorevoli e soprattutto c’erano a corte gli uomini
giusti per sfruttarle. Sotto il discusso imperatore Michele III (che per regnare rinchiuse in convento la
madre imperatrice Teodora e la sorella maggiore Tecla) governarono l’impero suo zio Barda dal punto
di vista politico, che superava i suoi predecessori in energia e sagacia e fondò l’Università nel palazzo
Magnaura. Sul fronte ecclesiastico invece la necessità storica che Bisanzio si liberasse dalla sovranità
della Chiesa romana fu compiuto da Fozio.
Quattro. Veni VIDI vici
Con una serie di manovre che farebbero impallidire appunto i più sagaci tra i personaggi di game of
thrones, fece in modo che la chiesa bizantina avesse ora un solo capo: il patriarca di costantinopoli. Il
patriarcato di costantinopoli aveva affermato il suo potere e il suo prestigio nel corso di secoli di
sviluppo; aveva concluso vittoriosamente le lotte interne contro le eresie e alle sue spalle aveva ora
l’appoggio di una direzione statale ortodossa, forte e cosciente dei suoi scopi; il raggio d’azione della
sua potenza si estendeva su tutto il territorio dell’impero bizantino e ben presto si sarebbe esteso
molto oltre questi confini. La chiesa bizantina come anche lo stato bizantino andavano incontro alla
loro età migliore: l’età di una poderosa estensione del suo raggio d’azione nel mondo slavo.
La grandezza di Fozio consisteva nel fatto di aver visto più chiaramente di tutti l’avvicinarsi di questa
età e i nuovi compiti e le nuove possibilità, e cui egli contribuì più di chiunque altro.
Cinque. Franchi tiratori e serenissimi alleati
Costantinopoli cadde definitivamente nel 1453 ma vuol dire che cadde provvisoriamente in altra
occasione. Difatti nel 1204 la espugnarono crociati e veneziani, che si spartirono poi l’impero.
Raramente nella storia si è proceduto in modo così pianificato come in quella occasione. Si riunì una
commissione di sei franchi e sei veneziani. Il capo dell’esercito crociato (Bonifacio di Monferrato) era in
pole position per essere eletto imperatore. Ma il doge di venezia preferiva qualcuno meno in vista e
poiché i franchi erano divisi mentre la delegazione veneziana era compatta, riuscì a imporre il conte
baldovino di fiandra come primo imperatore dell’impero latino di costantinopoli. Baldovino ottenne un
quarto del territorio. Degli altri tre quarti la metà spettava ai veneziani, il resto doveva venir suddiviso in
feudi imperiali da distribuire tra i cavalieri.
Cinque. Franchi tiratori e serenissimi alleati
Anche Costantinopoli venne spartita: anche qui i Veneziani ottennero tre ottavi, mentre gli altri cinque
ottavi restarono all’imperatore. Il doge si chiamò così Signore della quarta parte e mezzo dell’impero
romano. Ai franchi invece restò un dominio debole e privo di coesione; di struttura feudale, l’impero
latino si suddivise in una miriade di principati grandi e piccoli. Ora, acquisizioni, cessioni di rami
d’azienda, fusioni, passaggi di proprietà eccetera eccetera sembrano il caos, invece sono banalissime
frazioni! Più che governance è algebra! Ergo. Quando vi trovate davanti a un cliente o a un membro
interno del team di lavoro, state interagendo con un franco o con un veneziano? Ma. Per fare bene i
vostri calcoli, assicuratevi di aver ripassato almeno le tabelline e le divisioni.
Conclusioni, fonti, ringraziamenti
Sarebbe stato certamente più fico raccontare i parallelismi tra la grande azienda e game of thrones,
ma mi avreste fatto le pulci, banda di nerd che non siete altro. Vero? ;) Invece, proprio perché nessuno
si ricorda mai dell’impero bizantino, potrei avervi raccontato un mucchio di balle. Ammetterete che l’ho
fatto con eleganza. Da dentro bisanzio vi imploro: espugnateci, fateci contaminare. Potremo resistere
mille anni o uno, ma vogliamo aprirci alla diversità, persino quando non lo sappiamo.
I testi sono miei (del resto, da dove avrei potuto copiarli?). Ho consultato e riconsultato Storia dell’impero bizantino di Georg Ostrogorsky, la bibbia di Bisanzio, e qualche breve passaggio è riportato pari pari. Non è evidenziato nel testo ma si intuisce.
Grazie Alessandra, Miriam, Gianluca, mia adorata trimurti. Al prossimo Freelancecamp!