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31Sabato21 Giugno 2003

ILGIORNALEDIVICENZA

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I “bravi”

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Quei “bravi” dei Pigafetta...ovvero gli scugnizzi armati

10 luglio 1938:10 luglio 1938:Prima festa provincialePrima festa provdel Granoel Gran

mano dei Berici, s’é radunato tutto il popolo lavoratore diquella fertile e operosa zona del Basso Vicentino. Aria di fe-sta campagnola, volti radiosi, sguardi intensi di coscienteorgoglio. Sagra del grano, esaltazione di una dura fatica, diun’aspra vita, d’una speranza coraggiosa, di una battagliaincerta sino all’ultimo squillo. Ascoltiamo, accompagniamocon l’anima e con la voce i canti di fierezza e di gioia. Efacciamo posto in prima fila al contadino perché veda sfila-re il carro allegorico tirato da otto coppie di buoi e lui, cheintende l’abilità, che applauda al guidatore provetto in ca-micia nera e con l’elmetto di combattente ... e applaudiamocon lui, alle belle figliole, alle brave massaie in costume eportanti fasci di spighe; e ammiriamo con lui la gagliardagioventù della terra a dorso di inusitati bucefali, o raccolta inorchestrine strimpellanti, o in scomposto ma allegro corteodietro l’aratro, il seminatore di cenere. Frammischiamocialle migliaia e migliaia di contadini ammassati nella spa-ziosa aia della casa del conte di Costoza, in cerchio attornoalla trebbiatrice dipinta in bianco rosso e verde. I rombi e ironfi della macchina sono soverchiati dai canti e dai suoni.Passano i covoni di mano in mano, il grano gonfia e gonfia isacchi. Una nuova gaiezza ci pervade e la malia della terra,dell’aria, del sole, tutti prende e ci divertiamo come bimbialla vecchia corsa con le carriole, alla buffa competizione deigiovani mezzi chiusi nei sacchi al gran premio di velocità perasinelli, alla rottura delle pentole con la sorpresa dell’acquae della cenere, alle danze sui prati fino a che il disco infoca-to rotola dietro i colli...”

[Da: “Vedetta fascista”, Vedetta Fascista, 12 luglio 1938, p.3- Biblioteca Civica Bertoliana, Archivio O.N.D., b.III, fot.1, 11e 249].

Sonia [email protected].

Nel dicembre del 1783 giunge a Vicenza la notiziache a Parigi «si è formato un pallone volante, il qua-le pregno e gonfio d’aria infiammabile vola qua e làaltamente sopra la terra, e scorre fluttuando per l’at-

mosfera come asseriscono i fogli pubblici, ed altre notiziesicure». Racconta così, tra l’ammirato e il sorpreso, il conteArnaldo Arnaldi Tornieri (1739-1829) - poeta arcadico con il

nome di Irenieto Intreo, colto collezionista di monete, me-daglie e lapidi antiche, nobile nemico della cultura illuminista- nella sua cronaca Memorie di Vicenza.Il figlio di Arnaldo Tornieri, Andrea, che condivide l’ammira-zione di tutti i vicentini per la scoperta, prova, il 3 marzo del1785, a Padova, a far volare un pallone costruito da lui stes-so. Annota il padre: «Lo prese vaghezza di fabbricare uno

di carta di dieci piedi di diametro, e di figura di due piramidtronche congiunte alla base […]Partì in punto alle nove ventitré tra gli evviva di tutti gli spettatori che erano affollati anchesopra le mura. Si alzò velocissimo a segno che in sette minute mezzo sparì dagli occhi di tutta Padova […]Alcuni giorni posi è rilevato che a ventitré ore e quarti tre venne a cadere neterritorio veronese […]Fu questo il miglior esperimento aerostatico che finora si sia veduto in tutto lo Stato Veneto […]»Anche il nostro cronista vuole sperimentare l’invenzione. Il 30agosto 1804 racconta: «In questa sera un’ora prima del tramonto del sole, a Bartesinella nel prato detto Pra’ della Valleabbiamo lanciato un pallone aerostatico della stessa figurae delle istesse dimensioni di quello lanciato li 24 novembrepassato; solamente ho caricato la padella di un peso un pocomaggiore, cossichè la padella in tutto avrà pesato circa libbre otto; e mi sono accorto nello slancio che avrebbe potutosoffrire un peso ancora più grande. Si alzò maestoso a perpendicolo, volò altissimo; ma non movendosi un fiato di ariaandò a cadere dopo mezz’ora nella campagna del Conte Valmarana; e i di lui contadini me lo portarono a casa in ognparte quasi intatto. Il Pra’ della Valle era pieno di gente accorsa anche da Vicenza [..]. Il plauso nell’alzarsi fu universalee tutti partirono soddisfatissimi dopo averlo contemplato petutto il tempo che nuotò nell’aria […]».

(I passi sono tratti da: ARNALDO ARALDI TORNIERIMemorie di Vicenza che cominciano dall’anno 1767, 18giugno e terminano al 1822, Biblioteca Civica Bertoliana, ms. 3108-3109)

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Ibravi non sono un’invenzione manzoniana!Le fonti vicentine documentano amplia-mente la presenza ingombrante di questacategoria già alla fine del 1500. Giovani spa-

valdi e prepotenti, appartenenti al fior fiore dellanobiltà vicentina si circondavano spesso di bandearmate composte da uomini senza scrupoli reclu-tati dai territori vicini, soprattutto nel padovanoe nel veronese. Grazie all’aiuto dei bravi, e fortidella “immunità” che proveniva dall’appartenen-za al patriziato, questi signorotti tiranneggiavanola popolazione più debole, commettendo ogni ge-nere di violenza e sopruso. Significativa risulta atal proposito una lettera del 1593, conservata inBertoliana, che Giacomo Stefanelli, fittavolo deiPigafetta, scrive agli Avogadori per ottenere giu-stizia contro gli abusi subiti da Alberto e LeonoroPigafetta. Costoro, «huomini imperiosi et di mal-vagia natura, in vilipendio di lettere del ClarissimoAvogador, con setta d’huomini armati di pistole etarchibusi longhi portarono à viva forza con essiloro tutte le biade di una possessione» che nonspettavano loro.L’Avogadore intimò la restituzione del maltolto ei Pigafetta, per tutta risposta, spedirono i braviad un’azione intimidatoria contro la famiglia delloStefanelli, meditando anche di uccidere il malcapi-tato. Racconta così lo Stefanelli: «Questi huominipotenti m’hanno tenuto in lite sin’hora sopra larestitutione predetta et essendo avvidi della miamorte hanno ordito uno assassinamento per pri-varmi di vita. Fecero dire al mio solecitatore per illoro che io dovessi conferirmi a Vicenza et volevadarmi il mio senza altro litigio et perché io dovessitrattenermi nella città, il signor Alberto se ne va invilla, lasciando il signor Lionoro suo cugino et co-gnato ad effettuare il comune desiderio loro. Cosìla mattina delli 16 (giugno) istante essendo io inpallazzo da una parte mi vien detto dall’avvoca-to delli adversarii ch’io credi di esser accomodatoet dall’altra parte havendomi osservato il sig.

LionoroLionoro ch’era anch’egli in pallazzo, andò giùad aspetad aspettarmi in piazza con una setta otto overdieci sicadieci sicarii, nello qual poco dopo essendo anda-to ancor’to ancor’io, fui assalito da esso signor Lionoro didietro viadietro via, et da tutti gli altri suoi seguazzi chehavevanohavevano le celate in testa, et le arme nude, etalla primalla prima fui ferito su la testa, et sarei stato uc-ciso facilmciso facilmente se Iddio benedetto non spingevatutto il ptutto il popolo a favor dell’inocente, et à confus-sione degsione degli assassini...». Giacomo Stefanelli dopoquesto equesto episodio si rende drammaticamente con-to che a Vto che a Vicenza non avrebbe mai avuto giustizia“...essen“...essendo questi huomini formidabili et moltotemuti intemuti in queste parti perla lorola loro crudel natura etper li moper li molti delitti da lorocommesscommessi...li testimoniinon ordinon ordiranno di deponerla veritàla verità contra di loro,oltre cheoltre che essendo io fore-stiero etstiero et povero, non potròsicuramesicuramente in quella cit-tà ad inftà ad informar la giustitiadella miadella mia ingiuria.SappiamSappiamo che questi com-portamenportamenti dei Pigafettarestaronorestarono impuniti, tan-to che Lto che Leonoro si dedicòanche inanche in seguito ad atti cri-minali peminali per i quali non subìalcuna pealcuna pena... almeno finoa quandoa quando ad essere am-mazzatomazzato non fu proprio ilcugino Alcugino Alberto! Per questofu condafu condannato alla penadi mortedi morte in contumacia eriparò ariparò a Napoli. In una fa-miglia chmiglia che ha annoveratotanti esptanti esponenti illustri e divalore novalore non poteva manca-re una pere una pecora nera!

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Pietro Marasca,Raccolta diritratti vicentini,Biblioteca CivicaBertoliana, n. 276

Pallone aerostatico con li nob. sig. Carlo Bal-zi, Gelio Chiericati, Enrico Tornieri, in La corsadelle slitte in Vicenza nel carnevale 1784, Vi-cenza, G. B. Vendramini Mosca, 1784.

“A Villa del Ferro, frazione di San Ger-mano dei Berici, s’é radunato tutto il popolo lavoratore di

del Granodel Grano

di Mattea Gazzola ([email protected])([email protected])(

di Michela Petrizzelli ([email protected])([email protected])(

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