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ANNO XXXII N° 14 - 19 Aprile 2015 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Norme di sicurezza per l’eccezionale Ostensione

della sacra Sindone

A pag. 2

SETTIMANA

EUCARISTICA

72a

SETTI

EUCARIIAM

AISTTICA

NAM

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Vita consacrata a Force

LA SOLITUDINE DIPAPA FRANCESCO

E LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI

Ho appena letto un articolo interessante diLucia Annunziata sull’Huffington Post dal si-gnificativo titolo: “La solitudine di France-sco, il silenzio della sinistra sui cristiani”. Lagiornalista, atea dichiarata, mostra la sua tri-stezza e meraviglia nell’assistere al silenziodell’opinione pubblica ed in particolare della“Sinistra” con la S maiuscola come la de-scrive lei, di fronte al più terribile dei criminiperpetrati oggi contro i più deboli, la stragedei cristiani a cui stiamo assistendo inermi intante parti del mondo. Le sue osservazioni misembrano molto opportune soprattutto se ri-pensiamo al forte eco che le stragi di CharlieHebdo in Francia e poi del Museo del Bardoin Tunisia hanno suscitato nell’opinione pub-blica occidentale.

Eppure quotidianamente si perpetrano neiconfronti dei cristiani tanti crimini orrendied esecuzioni anche di massa (come la re-cente strage di Garissa in Kenia con l’ucci-sione di 148 studenti cristiani da parte dellemilizie islamiche) e l’opinione pubblica oc-cidentale sembra tacere. Come mai avvienetutto questo? E’ purtroppo ancora vero oggiche l’Africa (tranne le regioni sahariane)non fa notizia e le tante guerre locali non ar-rivano quasi mai sui nostri giornali e sui no-stri mezzi di comunicazione. Ma è anche veropurtroppo che il silenzio dei responsabilidelle Nazioni Occidentali rispetto a quantoavviene in diverse parti del mondo è assor-dante; dettato da logiche politiche, dallapaura che la difesa dei cristiani possa accen-dere altre micce nel duro scontro di civiltà acui spesso assistiamo e fomentare i tanti raz-zismi che anche nel nostro paese emergonocontro le altre religioni. Eppure non si do-vrebbe avere paura di dire la verità e di di-fendere i diritti dei più deboli edemarginati (e questo a prescindere dallarazza e dalla religione professata) in tutte lesituazioni dove essi sono calpestati ed umi-liati. In questo senso papa Francesco è rima-sta spesso l’unica voce a difendere i piùdeboli, siano essi i tanti immigrati che fug-gono da guerre e miserie, i cristiani martiri dioggi, i giovani senza futuro delle nostre me-tropoli.

SOSTENIAMO L’UNIVERSITÀ.SOSTENIAMO L’ITALIA CHE VERRÀ.

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ENTE FONDATORE

DELL’UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE

ISTITUTO TONIOLO

19/04/2015 NOVANTUNESIMA GIORNATA PER L’UNIVERSITÀ CATTOLICA

Chi sostiene l’Università sostiene la speranza in un futuro migliore per l’Italia.Oltre ad aiutare il nostro Paese, quest’anno il tuo contributo ci permetterà di essere presenti

nelle situazioni d’emergenza internazionali con borse di studio per giovani cristiani del Medio Oriente. Partecipa anche tu ai nostri progetti con un versamento intestato all’Istituto Toniolo.

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EDITORIALE

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Madre Cecilia superiora delMonastero di Santa Caterinada Siena

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A Montelparo il Presepe Pasquale

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Un Anno Santo Straordinario, perché “questo è iltempo della misericordia”. “Non è il tempo per ladistrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare innoi la capacità di guardare all’essenziale”. Nel-l’omelia dei primi vespri, recitati subito dopo laconsegna e la lettura della Bolla “MisericordiaeVultus” di indizione del Giubileo straordinariodella Misericordia, davanti alla Porta Santa dellabasilica di san Pietro il primo Papa latinoamericanodella storia ha riassunto così il senso del primo Giu-bileo, in oltre sette secoli, legato a questo tema. Elo ha fatto proprio alla vigilia della domenica dopoPasqua, giorno in cui il suo predecessore, san Gio-vanni Paolo II, ha istituito la festa della Divina Mi-sericordia. “Misericordiosi come il Padre”, il mottodel Giubileo, in sintonia con il motto scelto daPapa Francesco per il suo pontificato: “Miserandoatque eligendo”. “Nelle nostre parrocchie, nelle co-munità, nelle associazioni e nei movimenti, dovun-que vi sono dei cristiani, chiunque deve potertrovare un’oasi di misericordia”, si legge nellaBolla, perché senza perdono la vita è un “desertodesolato”. “Come desidero che gli anni a veniresiano intrisi di misericordia per andare incontro ad

ogni persona portando la bontà e la tenerezza diDio!”, l’auspicio di Francesco che si proietta giàoltre il Giubileo, che inizierà l’8 dicembre 2015,solennità dell’Immacolata e 50° anniversario dellachiusura del Concilio, per concludersi il 20 novem-bre 2016, festa di Cristo Re. Durante l’Anno Santo,ogni chiesa locale avrà la sua “Porta della Miseri-cordia”, come Francesco ha ribattezzato la PortaSanta della basilica vaticana. In Quaresima, unatask force di “missionari della misericordia”, per-ché “a tutti, credenti e lontani, possa giungere il bal-samo della misericordia”. “Forse per tanto tempoabbiamo dimenticato di indicare e di vivere la viadella misericordia”, sottolinea il Papa, che chiedealla Chiesa di non giudicare e non condannare e diriscoprire le opere di misericordia corporale e spi-

rituale. Al centro della Bolla papale, la consegna di“spezzare la barriera di indifferenza”, curando leferite e aprendo il cuore alle “periferie esistenziali”,e un forte appello ai criminali e ai corrotti: “Vichiedo di cambiare vita”. “Lasciamoci sorprendereda Dio”, l’invito finale, perché il grande fiume dellamisericordia “sgorga e scorre senza sosta, non potràmai esaurirsi”. Neanche con i milioni di pellegriniche tra otto mesi varcheranno, a Roma e nelmondo, le Porte della Misericordia.Tempo favorevole per la Chiesa. “Ci sono mo-menti nei quali in modo ancora più forte siamochiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordiaper diventare noi stessi segno efficace dell’agire delPadre. È per questo che ho indetto un GiubileoStraordinario della Misericordia come tempo favo-revole per la Chiesa, perché renda più forte ed effi-cace la testimonianza dei credenti”. Dopol’apertura della Porta Santa della basilica vaticana,la domenica successiva, la Terza di Avvento, siaprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, laBasilica di San Giovanni in Laterano. Successiva-mente, si aprirà la Porta Santa nelle altre BasilichePapali. “Nella stessa domenica - si legge nella Bolla

- stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nellaCattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli,oppure nella Concattedrale o in una chiesa di spe-ciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo unauguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Or-dinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari,mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacrispesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovanola via della conversione”. La scelta dell’8 dicembre,spiega il Papa citando san Giovanni XXIII e ilbeato Paolo VI, è dovuta al fatto che “la Chiesasente il bisogno di mantenere vivo” il Concilio.“No” e indifferenza, abitudinarietà e cinismo.

BOLLA DEL GIUBILEO

Il volto della misericordiaUna Porta Santa in ogni Chiesa localePapa Francesco ha ufficialmente indetto l’Anno Santo straordinario che inizierà l’8 dicembre:"Non è il tempo per la distrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità diguardare all’essenziale". Annunciata una task force di "missionari della misericordia". L’appello ai criminali e ai corrotti: "Vi chiedo di cambiare vita"

M. Michela Nicolais

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Anno XXXII

19 Aprile 20152

PAG

Continua dalla prima pagina Continua dalla prima pagina

Parola del SignoreTERZA DI PASQUA - ANNO B

RISPLENDA SU DI NOI, SIGNORE, LA LUCE DEL TUO VOLTO

Dal VANGELO secondo LUCA

Di ritorno da Emmaus , i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e comeavevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose,Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!"… (LUCA 24,35-48)

“Gesù mostrò loro le mani e i piedi “ il gesto del Signore, sottolinea la continuità tra il Gesù delcalvario e il Cristo della resurrezione, egli mostra le sue piaghe per indicare che la resurrezionenon abolisce, non cancella la Passione, certamente la supera, la trasfigura, ma non la cancella. Isegni dell’amore di Gesù per l’uomo, rimangono, così come rimane il suo amore. Egli vuolemostrare che il suo amore per noi non viene mai meno. Questo aspetto può anche essere un altro insegnamento per noi, la fede nel Cristo risorto, noncancella le prove, i dolori della vita, ma, nella fede, anche noi possiamo trasfigurarli; possiamobruciarli nel fuoco dell’amore del Signore risorto.Altra dimostrazione che Gesù ci dà del suo amore, è la grande pazienza che dimostra ai suoi di-scepoli un po’ duri di comprendonio: “aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture ” , ancorauna volta si mette al loro fianco e spiega e ripete, come aveva già fatto con i discepoli di Emmaus.Questo amore, questa pazienza egli la mostra SEMPRE ai suoi discepoli ieri e oggi, quante volte

ci si mette a fianco, ci parla, ci spiega e noi non sentiamo,non capiamo, o facciamo finta di essere sordi ai suoi ri-chiami, ai suoi insegnamenti.Quante volte diciamo a noi stessi: si, però secondo me; op-pure: si ma così fanno tutti e io che sono stupido ? ancora: si, ma questo è giustificato. Quante volte gli volgiamo le spalle, e Lui sempre lì, sem-pre presente a richiamarci, a sollecitarci, a invitarci.Quante volte cerchiamo di allontanarci da Lui, dal suoamore. E, Lui il Cristo sempre dietro, sempre alla nostra

ricerca, come della pecorella smarrita, sempre pronto ad accoglierci come il Padre misericordioso,e sempre, sempre innamorato di noi sue creature. Sempre pazzamente innamorato di me, come diognuno di noi. Chiediamo al Signore di essere sempre più paziente con noi, duri di cuore, di parlarcipiù forte, e anche di costringerci ad ascoltarlo, affinché possiamo convertirci al suo amore: per im-parare a leggere gli avvenimenti della nostra vita come espressione del passaggio di Dio. Che il Si-gnore ci insegni a leggere, e a leggere bene. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA: SE VUOI ASCOLTARE DIO STAI MOLTO ATTENTO,

PERCHE’ A DIO PIACE PARLARE A BASSA VOCE. (V. GHKA)

IL MODO PIU’ SICURO PER SENTIRE E’ ASCOLTARE. (y. CONGAR)

FAI SILENZIO, POICHE’ SE PARLI IL VERBO TACERA’ (s. AGOstINO)

Non si tratta chiaramente di volere altre guerre direligione che per troppo tempo hanno oscurato neisecoli le varie civiltà e dalle quali anche noi cri-stiani non siamo estranei, quanto piuttosto dalcomprendere che soltanto una comunità interna-zionale unita nella difesa dei diritti dei più deboli,a prescindere da interessi di natura economica, èla sola strada per un mondo pacificato."I cristiani sono i martiri di oggi, possiamo dire chesono più numerosi dei primi secoli", ha detto Fran-cesco dopo la recita del regina Coeli. "Saluto cor-dialmente tutti voi, cari pellegrini venuti dall'Italiae da varie parti del mondo per partecipare a questomomento di preghiera. In particolare, sono lieto diaccogliere la delegazione del Movimento Shalom,che è arrivata all'ultima tappa della staffetta soli-dale per sensibilizzare l'opinione pubblica sullepersecuzioni dei cristiani nel mondo. Il vostro iti-nerario sulle strade è finito, ma deve continuare daparte di tutti il cammino spirituale di preghiera in-

tensa, di parte-c i p a z i o n econcreta e diaiuto tangibilein difesa e pro-tezione dei no-stri fratelli edelle nostre so-relle, persegui-tati, esiliati,uccisi per ilsolo fatto di es-sere cristiani".Il Papa ha poi

lanciato poi un monito al mondo politico: "Au-spico la Comunità Internazionale non assista mutae inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, checostituisce una preoccupante deriva dei dirittiumani più elementari. I cristiani sono perseguitati,esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di esserecristiani". Sulle parole del Papa è poi intervenutoil segretario della Cei, monsignor Nunzio Galan-tino: "L'appello del Papa non incita allo 'scontro diciviltà' e neanche si adegua al mutismo e al lin-guaggio felpato delle diplomazie internazionali.Chiama per nome le cose senza incitare alla 'guerrasanta', magari travestita da inconfessati interessioccidentali". "Le parole di Francesco", ha sottoli-neato Galantino, "fotografano la condizione di unmondo che ha assistito attonito alla tragedia delcampus universitario di Garissa con il martirio di148 giovani cristiani".

Direttore Ufficio Cultura e Comunicazioni sociali

Fernando Palestini

“In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore aquanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso ilmondo moderno crea in maniera drammatica”. Ne è convinto il Papa:“In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curarequeste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con lamisericordia e curarle con lasolidarietà e l’attenzione do-vuta”. “Non cadiamo nel-l’indifferenza che umilia,nell’abitudinarietà che ane-stetizza l’animo e impediscedi scoprire la novità, nel ci-nismo che distrugge”, am-monisce il Papa: “Apriamoi nostri occhi per guardare lemiserie del mondo, le feritedi tanti fratelli e sorelle pri-vati della dignità, e sentia-moci provocati ad ascoltareil loro grido di aiuto. Che illoro grido diventi il nostro einsieme possiamo spezzare

la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nasconderel’ipocrisia e l’egoismo”.“Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita. Ve lo chiedo nelnome del Figlio di Dio che, pur combattendo il peccato, non ha mairifiutato nessun peccatore”. È il forte appello del Papa, rivolto ai cri-

minali e “alle persone fautrici o com-plici di corruzione”. “La violenzausata per ammassare soldi che gron-dano sangue non rende potenti né im-mortali”. Stesso invito percombattere la corruzione: “Questapiaga putrefatta della società è ungrave peccato che grida verso ilcielo. È un male che si annida neigesti quotidiani per estendersi poinegli scandali pubblici. Se non la sicombatte apertamente, presto o tardirende complici e distrugge l’esi-stenza”. “Questo è il momento favo-revole per cambiare vita! Questo è iltempo di lasciarsi toccare il cuore

Il “sindon”, che in greco indica un “ampio tessuto di pregio”, è una

lunga stoffa di lino sul quale è visibile l’immagine di un uomo che

porta i segni della crocifissione; la tradizione cristiana da secoli iden-

tifica la sacra Sindone come il sudario che ha avvolto il corpo di Cri-

sto nel sepolcro nei tre giorni precedenti la sua resurrezione. La tela

è custodita nel Duomo di Torino dal 1578, vale a dire da quando il

Duca Emanuele Filiberto di Savoia – al tempo, il legittimo proprie-

tario – spostò la capitale sabauda dalla città francese Chambéry al

capoluogo piemontese. La Sindone divenne proprietà della Chiesa

Cattolica solo nel 1983 in seguito

alla morte dell’ultimo Re d’Italia,

Umberto II, che nel suo testa-

mento espresse la volontà di la-

sciare il sacro lino in eredità a

Papa Giovanni Paolo II. Durante

l’ostensione del 2010 – iniziata il

10 aprile e terminata il 23 maggio

– hanno visitato il Duomo tori-

nese oltre 1 milione e 700

mila pellegrini. In attesa dell’on-

data di turisti e fedeli che si river-

seranno nella città sabauda dal

prossimo 19 aprile, si è riunito in

Questura il Comitato per l’ordine cittadino per approntare il maxi

dispositivo di sicurezza che verrà allestito intorno al Duomo. Du-

rante tutta la durata dell’ostensione, cinquecento agenti al giorno vi-

gileranno sui pellegrini in visita al sacro velo; verranno inoltre

istallati, su tutte e otto le porte di accesso al Duomo, dei metal de-

tector e i tunnel radiogeni per il controllo accurato di zaini e bagagli.

Dopo i tragici fatti accaduti al Tribunale di Milano, ha illustrato alla

stampa il Prefetto di Torino, Paola Basilone, era necessario dare una

risposta decisa alle preoccupazioni e all’allarmismo. “Nulla – ha

spiegato – sarà lasciato al caso. La macchina organizzativa è frutto

di un lavoro sinergico, a cui hanno partecipato le varie componenti

istituzionali. Nonostante il clima generale, ci aspettiamo che tutto

avvenga nel migliore dei modi e che l’evento si svolga con serenità”.

“La sorveglianza – ha aggiunto il

questore di Torino, Salvatore

Longo – inizierà quando i pelle-

grini scenderanno dai pullman, in

corso San Maurizio, fino alla fine

del programma. Tutti gli oggetti

che non potranno portare con

loro, gli stessi vietati in aero-

porto, saranno messi da parte e ri-

consegnati all’uscita”. Ai

visitatori che si recheranno nella

città sabauda per l’Ostensione, le

forze di sicurezza chiedono la

massima collaborazione: “I pelle-

grini si sentiranno sicuri perché vedranno attorno a loro tante forze

dell’ordine – ha aggiunto il Comandante provinciale dei Carabinieri,

Arturo Guarino – li invitiamo comunque a portare pochi oggetti

negli zaini”.

LA SOLITUDINE DI PAPA FRANCESCO E LA

PERSECUZIONE DEI CRISTIANI

BOLLA DEL GIUBILEO

Il volto della misericordiaUna Porta Santa in ogni Chiesa locale

Norme di sicurezza per l’eccezionale Ostensione della sacra SindoneA partire dal 19 aprile prossimo, fino al 24 giugno di quest’anno, Torino sarà invasa da milioni di pellegrini

per l’eccezionale ostensione della sacra Sindone.

5 aprile 2015 - Benedizione Urbi et Orbi

3Anno XXXII

19 Aprile 2015 PAG

12 - 19 aprile 2015

Eucaristia: fonte dell’annuncio

Inviati in missione nelle moderne Corinto

SETTIMANA EUCARISTICA

SANTUARIO DELL’ ADORAZIONEChiesa Padri Sacramentini San Benedetto del Tronto

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CARLO BRESCIANIVESCOVO

Carissimi,come ogni anno si avvicina la settimana eucaristica che con molta generosità e disponibilità i Padri Sacramentini tradizionalmente offrono alla diocesi. Si tratta di una occasione molto propizia per approfondire la nostra conoscenza dell’eucaristia e per crescere nello stile di vita eucaristico che da essa scaturisce e che connota in modo speciale il nostro vivere da cristiani.Il tema scelto ci riporta alla meditazione della prima lettera ai Corinti, che abbiamo già imparato a conoscere durante questo anno pastorale, ma che nella preghiera e nell’adorazione può diventare nutrimento spirituale e stimolo a prendere esempio da san Paolo nel coraggio ad essere ovunque testimoni di Gesù con la vita e la parola.Auspico che sia una settimana feconda di grazie per coloro che accetteranno di viverla nella preghiera e nella meditazione, ma anche per tutta la nostra amata diocesi. La meditazione eucaristica ci aiuti a diventare sempre più un corpo solo e un’anima sola.Il Signore vi benedica e vi accompagni.

Il vostro vescovo

+ Carlo Bresciani

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19/04/2015 NOVANTUNESIMA GIORNATA PER L’UNIVERSITÀ CATTOLICA

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4 Anno XXXII

19 Aprile 2015PAG

“Il mondo propone di imporsi a tutti i costi, di com-petere, di farsi valere… Ma i cristiani, per la graziadi Cristo morto e risorto, sono i germogli di un’altra

umanità, nella quale cerchiamo di vivere al serviziogli uni degli altri, di non essere arroganti ma dispo-nibili e rispettosi. Questa non è debolezza, ma vera

forza! Chi porta dentro di sé la forza di Dio, il suoamore e la sua giustizia, non ha bisogno di usareviolenza, ma parla e agisce con la forza della verità,della bellezza e dell’amore” (Messaggio pasquale,5 aprile 2015). All’indomani della Pasqua le paroledi Francesco fotografano la condizione di un mondoche ha assistito attonito alla tragedia del campus uni-versitario di Garissa con il martirio di 148 giovanicristiani. L’appello del Papa non incita allo “scontrodi civiltà” e neanche si adegua al mutismo e al lin-guaggio felpato delle diplomazie internazionali.Chiama per nome le cose senza incitare alla “guerrasanta”, magari travestita da inconfessati interessi oc-cidentali. Emerge così quella “differenza” del cri-stianesimo che è la via migliore di tutte e cheprobabilmente, a lungo andare, non può lasciare in-differente il nostro mondo, per quanto distratto e an-noiato. Ritrovare in mezzo alla barbarie di questigiorni la consapevolezza e l’orgoglio dell’identitàcristiana, vuol dire riprendere l’iniziativa e stare almondo senza rinunciare al proprio contributo di ve-rità, di amore e di bellezza. Proprio questa è la “pre-tesa” dell’ormai prossimo Convegno ecclesialenazionale di Firenze (9-13 novembre 2015) cheintende ripresentare a tutti “il nuovo umanesimo in

Gesù Cristo”. Non sarà una riflessione asettica suquesta nostra condizione storica tormentata da nuovifondamentalismi religiosi e da antichi fenomeni diingiustizia, ma un’occasione per rileggere insiemel’ora presente e introdurvi “i germogli di un’altraumanità”. La presenza del Papa al Convegno previ-sta per il 10 novembre, che comincerà la sua intensagiornata da Prato per poi giungere a Firenze, offrela cifra interpretativa più giusta: si vuol guardare“dal basso verso l’alto” la condizione umana dioggi, a partire da una città multiculturale e segnatadalla crisi. Lo sguardo rasoterra non significa ab-bandonare la pretesa di offrire al mondo il contri-buto della fede, ma sintonizzarsi adeguatamente sulconcreto per poi essere aderenti nella proposta. Pro-prio l’ascolto del mondo contemporaneo, che ri-manda all’atteggiamento né subalterno néaristocratico della Gaudium et spes, è stata la sen-sibilità fin qui espressa nella preparazione all’ap-puntamento fiorentino, grazie alla relativa Traccia.(Consigliamo di seguire anche Il SUSSIDIO pre-

parato dalla Consulta Laicale n.d.r.) In essa sonostate esemplificate cinque vie che intendono descri-vere il percorso che attende la Chiesa italiana peressere dentro la società un elemento di sviluppo edi cambiamento dell’esistente. Dire “vie” evoca su-bito un approccio concreto ed esigente che non siaccontenta di analisi sociologiche e si lascia sfidaredall’offrire soluzioni possibili e a portata di mano.La prima è uscire, cioè decentrare il modo abitualedi guardare alla realtà che ci colloca sempre al cen-tro mentre le cose stanno diversamente. Questa viasignifica imparare a guardare le cose da vicino,

senza frapporre i nostri pregiudizi consolidati e la-sciandosi misurare dalla realtà che è sempre più sti-molante delle nostre idee su di essa. Percorrerequesta via vuol dire ritrovare il realismo che non ciconsegna ad astratti principi e si lascia stanare dallacomplessità di una cultura che annaspa, sotto l’im-pulso di una tecnica e di una economia che snatu-rano gli esseri umani. Poi c’è la via dell’annunciare

che indica la missione della Chiesa chiamata a darvoce al Vangelo di cui molti hanno perso il gusto,confondendolo con una delle morali e delle ideolo-gie a disposizione nel mercato del sacro. Cammi-nare su questa via significa riproporre il voltoautentico di Dio come è testimoniato dalla vicendadi Gesù di Nazareth consentendo quella conoscenzadi prima mano che sempre affascina e convinceanche i più lontani. Come annota infatti, l’Evangelii

Gaudium: “Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trat-tare i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua ge-nerosità quotidiana e semplice, e infine la suadedizione totale tutto è prezioso e parla alla nostravita personale. Ogni volta che si torna a scoprirlo,ci si convince che proprio questo è ciò di cui gli altrihanno bisogno…” (265). Quindi c’è la via dell’abi-

tare che tradisce la scelta di una condivisione nonepisodica o di facciata, ma una vera adesione allaserie dei problemi sul tappeto con l’impegno a porvirimedio. Il cattolicesimo italiano si è sempre distintoper il suo carattere popolare, cioè di immersionedentro le fatiche e le sofferenze della gente. Questastrada va percorsa ancora grazie alla capacità della

comunità cristiana di essere làdove molti se ne vanno, garan-tendo presidi di umanità e di so-cialità laddove anche leistituzioni tendono a battere inritirata. Non sono solo le parroc-chie sempre dislocate nei nuoviquartieri-dormitorio ad esserechiamate in causa, ma anche eancor prima la capacità di pen-sare alla città. Ciò sarà possibilesolo grazie a persone che fac-ciano dell’impegno politicoun’occasione di trasformazioneal di là di facili populismi e diabituali conservatorismi. An-

cora la via dell’educare ci si para davanti a ritrovarela strada maestra di concentrarsi sulla formazionedelle persone e delle coscienze prima e al di là dialtri pur necessari investimenti. La qualità vienesempre prima della quantità e soltanto un’educa-zione che insegni a pensare criticamente ed offra unpercorso di maturazione nei valori abilita ad un eser-cizio della libertà che resta la meta della vita umana,anche se spesso contraddetta da sempre nuove e so-fisticate contraffazioni. Infine ci si imbatte nella viadel trasfigurare che svela una maniera di guardarealle cose che non è prigioniero dei dati di fatto e silascia ispirare da un’altra percezione che fa vedereoltre le apparenze. Corollario di questa possibilità èun diverso rapporto con il tempo che va sottratto allapresa totalitaria del fare e va ricondotto nell’alveodel contemplare, non senza momenti di pausa e diinterruzione del meccanismo della produzione checi rende poi dei semplici consumatori a nostra volta.Da questo punto di vista la domenica appare comeuna battaglia di civiltà prima ancora che di spiritua-lità perché restituisce l’uomo alla sua nativa capacitàdi vivere per vivere e non semplicemente per lavo-rare. Camminando si apre cammino! L’augurio èche incrociando le vie di Firenze sappiamo tornaread interrogarci su ciò che ci rende più umani e cosìmigliorare non solo noi stessi, ma perfino l’am-biente in cui siamo immersi. Tornando a “riveder lestelle” come suggerito dal poeta che ha immortalatoquell’umanesimo concreto del suo tempo. Chespetta a noi oggi reinventare insieme.

(*) segretario generale Cei

Ascoli Piceno- Il 2014 è stato caratterizzatodalle celebrazioni centenarie della morte di SanBenedetto Menni, alle quali già il VescovoCarlo Bresciani aveva partecipato il 24 aprilescorso presie-dendo una so-lenne Eucarestiapresso la Casa diCura Villa SanGiuseppe. Questastruttura infatti ègestita dalle“Suore Osperda-liere” fondate dalsuddetto santoquale ramo fem-minile della fami-glia religiosamaschile dei Fatebenefratelli che si ispira al ca-risma di San Giovanni di Dio nell’assistenza dimalati, soprattutto psichiatrici. Mons. Brescianiè stato, nella mattinata di Venerdì 10 Aprile,nuovamente gradito ospite nella medesima cli-nica, quale relatore di un convegno a chiusuradelle passate celebrazioni. La giornata si èaperta nel giardino dell’Istituto con un mo-mento di preghiera presieduto dal Vescovo diAscoli Piceno Mons. Giovanni D’Ercole ilquale insieme al suo confratello nell’episcopato– al quale ha indirizzato parole di sincero affettoe gratitudine, sottolineando che la sua presenzasimboleggia la dimensione comunionale che lachiesa deve vivere - ha benedetto una statuettadella Beata Vergine di Lourdes collocata poi inuna nicchia a edificazione spirituale dei pazientie del personale. Presenti molti dipendenti, i di-rigenti, tra i quali il Direttore Sanitario e Scien-tifico Dott. Alessandro Valchera ed il DirettoreAmministrativo Massimo Badolato, alcuni de-genti, i volontari dell’ UNITALSI che hanno of-ferto in dono l’immagine sacra, e molticollaboratori ed amici della struttura. All’in-terno dell’auditorium ha avuto poi luogo il con-

vegno vero e proprio, aperto dalla proiezione diun video che raccontava la storia ed il carismache ha mosso l’opera di San Benedetto Menni,La relazione d’apertura è stata proprio quella

del Vescovo Bre-sciani, dal titolo“Prendersi curadel bisognosocome via allasantità”. Il pre-sule ha tenuto asottolineare chela vera santità èquella che appar-tiene a Dio chenon è solo giustogiudice delle no-stre azioni ma si

prende cura dei bisogni di ciascun individuo.Non quindi un culto esteriore quello che il Si-gnore chiede ma che l’uomo si salvi, ed è pro-prio questo che Gesù ha fatto: essere prossimoa chi era in difficoltà prescindendo da simpatiepersonali, facendo della propria vita un dono.Ecco come San Bendetto Menni ha impostatola sua opera, cioè attraverso la gratuità del do-narsi, cosa che dovrebbe caratterizzare non soloi religiosi ma ogni cristiano nella sua quotidia-nità.È seguito poi l’intervento di Suor AgataVilladoro, Superiora della Provincia italianadelle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore diGesù, che ha illustrato alcuni aspetti della re-gola e della missione della sua congregazione.È intervenuto poi Fra’ Gerardo D’Auria, Supe-riore Provinciale della Provincia Romana deiFatebenefratelli che ha spiegato alcuni tratti sa-lienti del carisma ispirato a San Giovanni diDio.Il Dott. Valchera ha parlato poi dell’evolu-zione nella cura psichiatrica al femminile,avendo di recente la struttura ottenuto il ricono-scimento del “Bollino Rosa” per i servizi offertialle donne affette da depressione post partumed altre patologie consimili. silvio Giampieri

“Carissimi, viviamo questo tempo pasquale in-vocando il dono dello Spirito Santo perché,come la comunità di Corinto, si possa direanche della nostra Chiesa: “la testimonianzadi Cristo si è stabilita tra voi così saldamenteche non manca più alcun carisma a voi, cheaspettate la manifestazione del Signore nos-tro Gesù Cristo”. (1 Cor. 1,7) In questo tempopasquale, meditando sui capitoli 12-14 della ICorinzi, cercheremo di valorizzare ed armoniz-zare ancora meglio la molteplicità dei carismiper l’unità del Corpo di Cristo, di vivere la ric-chezza della ministerialità nella comunità e diriscoprire la superiorità della carità. Come Con-

sulta Laicale desideriamo proporre un sus-sidio, sempre sui cinque verbi suggeriti dallaTraccia del Convegno di Firenze, in vista dellaVeglia di Pentecoste che vivremo a livello dio-cesano sabato 23 maggio 2015. Per le Parroc-chie che vorranno utilizzarlo che possiamoriprendere anche nella Veglia: sulla croce co-struita nel tempo di quaresima metteremo l’im-magine del Cristo Risorto, sottolineando didomenica in domenica, una parte del corpo diCristo in riferimento alla parola e al verbo daconiugare. Il Signore risorto ci doni il suo Spi-rito per andare alle periferie con la ricchezza ditutti i carismi dello Spirito

IL VESCOVO BRESCIANI INTERVIENE ALLA CHIUSURADELLE CELBRAZIONI IN ONORE DI SAN BENEDETTO MENNI

(un presbitero dell'Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio, fondatore della congregazione

delle suore Ospedaliere del sacro Cuore di Gesù)

Con negli occhi il dramma di Garissa

Ritrovare in mezzo alla barbarie di questi giorni la consapevolezza e l'orgoglio dell'identità cris-tiana, vuol dire riprendere l'iniziativa e stare al mondo senza rinunciare al proprio contributodi verità, di amore e di bellezza. Proprio questa è la "pretesa" dell'ormai prossimo Convegnoecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015) che intende ripresentare a tutti "il nuovoumanesimo in Gesù Cristo" Nunzio Galantino (*)

Il sussidio della Consulta Laicale

5Anno XXXII

19 Aprile 2015 PAG

FORCE - La Congregazione delle suore “Missionarie della Fanciul-lezza” è stata fondata a Pesaro il 4 ottobre 1951 da Madre Flora Pal-lotta, originaria di Force, conosciamole meglio attraverso le parole diSuor Cristina Di PaoloSuor Cristina di quale paese è originaria? Ci parla un po’ della suafamiglia?Sono originaria del Molise, precisamente del comune di Pietrabbon-dante, provincia di Isernia. Eravamo 13 tra fratelli e sorelle. Mio papàsi chiamava Amedeo; mia mamma Cleonice.Cosa pensava di fare da piccola?Da piccola sognavo sempre di fare la suora e ogni tanto mi vestivo dasuora. Ho frequentato con le suore del paese l’asilo, le elementari e lacolonia. Un bel giorno ho incontrato la fondatrice dell’ordine, perchéc’erano altre mie amiche che erano già entrate in collegio. La mamma e il papà ci hanno abituati al sacrificio. La nostra vita era“normale”, i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla. Miamamma frequentava la chiesa e i miei fratelli facevano i chierichetti: èstata mia madre ad insegnarmi la generosità, il sacrificio e il concettodi “dare sempre”. Un giorno è capitata nel mio paese Madre Suora Pallotta, la fondatricedel mio futuro ordine con due suore e venne a casa nostra. Era il 1956.La Madre, che aveva uno sguardo che ti penetrava nell’anima e nelcuore, mi disse: “Tu chiedi di diventare suora?”. Io le risposi: “ Sì,Madre” (avevo 13 anni). Allora mi consigliò: “Pensaci bene stanotte,poi domani mi darai la risposta”. Io non ci pensai per niente, perché ilmio desiderio era veramente quello. Il giorno dopo mi incontrò e michiese: “Allora ci hai pensato?”; io le risposi: “Sì, Madre” e lei:“Guarda che la vita religiosa è molto dura, poi il nostro carisma è quellodei bambini: bisogna lavarli, cambiar loro il pannolino...”, insommame l’aveva messa un po’ in grande. Io le dissi: “ Madre, quello che c’èda fare io, indegnamente, lo faccio” e lei: “Allora preparati perché vienivia con me”. Due giorni dopo sono partita e non mi sono mai pentita eho avuto diverse prove nella vita: non mi è andato sempre tutto liscio,perché in convento c’è sempre chi ha il carattere un pochino diversodal tuo, ma questo mi ha aiutata a crescere e a formarmi. Sono statasempre vicino a lei, alla fondatrice. La Madre però mi voleva far stu-diare per dare qualcosa in più ai bambini, ma mi sembrava una perditadi tempo star fuori di casa e non lavorare; guardavo più al lavoro cheallo studio. In seguito sono stata 13 anni al servizio del vescovo Bor-romeo di Pesaro e poi sono tornata presso la fondatrice. Sono stata sem-pre vicina a lei: l’ho accompagnata 13 volte in missione e oggi sonoqua. Quindi possiamo dire che è stata una vocazione graduale, maturatagrazie al contatto con la fondatrice?Sì, ma anche grazie ai miei genitori e all’educazione che essi mi hannodato. Non ho trovato tanto dislivello tra gli insegnamenti dei miei ge-nitori e quelli della nostra fondatrice, anche perché la Madre non ci hafatto sentire la mancanza dei nostri genitori: lei aveva un caratteremolto forte, ma era molto materna. Il carisma che portava avanti la Madre era verso i fanciulli. Com’ècambiato negli anni? È rimasto sempre lo stesso o si è adattato aitempi, visto che, comunque, le esigenze sono cambiate?Sì, verso i bambini più deboli e abbandonati. Logicamente ci siamodovuti adattare ai tempi che corrono, ma sempre in meglio, mai in peg-gio. Abbiamo cercato sempre di dare il meglio di noi stesse. Il carisma,comunque, è rimasto quello verso i bambini. Adesso, per esempio, fac-cio la catechesi a tre classi: prima, seconda e terza e li porto tutti finoalla cresima. Coi bambini bisogna avere amore e timore.Come sono cambiati negli anni i bambini?Coi bambini bisogna avere amore e timore. Loro devono capire quelloche devono fare e bisogna saperglielo dire. Io mi sono trovata semprebene con loro e loro con me. E il rapporto con Force?Bisogna sorridere con tutti e avere una certa diplomazia, come in tuttii paesi. Force è un paese che ha dato tante vocazioni alla chiesa: ioanche per questo lo rispetto. È il paese dove è nata la Madre: prima si trovava presso le Piccole An-celle del Sacro Cuore, poi dopo la Guerra faceva la caposala in una cli-nica a Pesaro e c’erano tanti ragazzi e bambini che andavano a curarsie lei ha avuto questa vocazione di fondare un ordine per i bambini. Ellastessa ha iniziato una missione in Ecuador con un vescovo della zonadi Pesaro e lì abbiamo 5 centri, ma alla Madre non bastavano. Lei di-ceva: “No figlie, bisogna aprire un’altra missione. Noi siamo una goc-cia, ma se si può dare qualcosa in più...”. Mentre lei si è ammalata per6 mesi ha mandato le suore in Messico. La zona che ci avevano indicato era molto ricca. Avevamo incontratoun sacerdote poco sincero, perché la Madre ti guardava negli occhi ecapiva. Il sacerdote le disse: “Madre, ma lei quanti soldi ha?” lei gli ri-spose: “Ma tu vuoi l’opera o vuoi i soldi?”. Insomma, gliel’ha dettoun po’ a “brutto muso”, ma ha visto che non era sincero ed è voluta an-dare da un’altra parte. Dopo lei si è ammalata nel ritorno, però ha por-

tato Gesù in Perù. E lì ci sono tre centri guidati da un sacerdote di Bo-logna, dove abbiamo le case. Un po’ con le offerte ha fatto una bellis-sima opera e lì lo stesso abbiamo bambini poveri e abbandonati, proprionella parte più povera del Perù.Com’è il rapporto con la parrocchia?Con la parrocchia c’è un bel rapporto. Il parroco è giovane e bravo, sicollabora bene con lui.Come si comporta con i bambini svogliati? Che magari sono unpo’ tristi, non è sempre facile rapportarsi con loro.Quando vedo un bambino triste, sono convinta che c’è sempre qualcosain famiglia che non va e questo mi fa capire che devo agire in modopiù appropriato, perché c’è sempre mancanza di qualche cosa. Quindiquesto rapporto con il bambino triste, c’è sempre da approfondirlo, per-ché mi fa capire come devo agire nei suoi riguardi. Poi ci sono tantecose: c’è stata anche qui nel paese la morte di un bambino, che mi hasegnato molto, poiché lo abbiamo conosciuto da piccolissimo e a 9anni Gesù se lo è portato con sé. Progetti in cantiere o futuri?Non lo so. Io prego soltanto di avere tanta salute, per lavorare un po-chino di più. Inizio ad avere qualche piccolo problema, ma non mi sco-raggio. Chiedo solo alla Madre: “Madre, se tuvuoi, aiutami a guarire per dare sempre di più”.La mia vocazione è quella di dare a tutti: preparoanche i pacchi per le famiglie povere e spesso mitolgo qualcosa per darla a loro, per accontentarlie farli uscire con il sorriso e non con il broncioperché hanno ricevuto poco.Quindi i servizi che fate alla comunità di Forcesono la formazione dei bambini (catechesi) el’aiuto ai poveri?Sì, poi accogliamo anche le persone che voglionoritirarsi per periodi di riflessione. Nel mio piccoloaccolgo tutti e, nella mia semplicità e ignoranza,cerco sempre di dare il meglio di me stessa. Sonouna misera creatura, ma l’esperienza che ho fattovicino alla Madre mi dà moltissima forza.

Vescovo Carlo Bresciani: “La via della Santità è la via dell’umiltà”

FORCE – In occasione del 110ecimo anni-versario della morte della Beata M. AssuntaPallotta e per l’anno della vita consacrata in-detto da Papa Francesco nella giornata di lu-nedì 6 aprile si è tenuta nella Parrocchia SanPaolo Apostolo in Force la processione e laS. Messa presieduta dal Vescovo Carlo Bre-sciani. Partendo dalla Chiesa dove si è ricordato ilbattesimo della Beata Assunta Pallotta si ègiunti in processione nella Chiesa di SanPaolo Apostolo dove è stata celebrata laSanta Messa.Il Vescovo Carlo ha iniziato l’omelia affer-mando: “Oggi ricordiamo una beata che è ilfrutto della morte e resurrezione del Signore. Gesù infatti con l’incarnazione ha inteso salvarci dal male che è dentro dinoi. La sua opera giunge ad effetto quando l’essere umano accetta questa Sua Salvezza”. Ed ha aggiunto: “Tutti siamochiamati ad essere Santi. Nella Beata Pallotta veneriamo l’opera di Dio attraverso Gesù Cristo”. Quindi il Vescovo ha spie-gato: “Siamo partiti dal fonte battesimale dove la Beata è stata rigenerata per risorgere con Cristo a vita nuova”. Così hacontinuato:” La normalità e la semplicità sono state le caratteristiche della vita della nostra Beata:non ha cercato di emergere,

non ha vissuto una vita apparente, è statainvece una via dell’umiltà. Quello chedobbiamo cercare quindi non è l’apparirema vivere con intensità di fede le cose ditutti i giorni. Ci può essere più amore inun semplice sorriso che nei gesti di cuiparlano le televisioni. Dio guarda il cuoreed è il cuore di Assunta che l’ha fattaBeata, perché la santità a cui siamo chia-mati è sul risultato dei talenti di cui siamostati dotati”.Dopo la celebrazione si è tenuto un mo-mento di convivio presso la casa dellesuore “Missionarie della Fanciullezza”fondate da Madre Flora Pallotta”.

simone Incicco

Testimoni di vita consacrataForce, conosciamo insieme con Suor Cristina le Suore Missionarie della Fanciullezza

di Floriana Palestini e simone Incicco (Intervista trascritta direttamente dalla registrazione)

6 Anno XXXII

19 Aprile 2015PAG

Il nostro territorio è solcato da micro-realtà che, pur rimanendo nel-l’ombra, discrete e silenziose, sono molto operose e indispensabiliper l’apporto e il sostegno che offrono a chi si è smarrito e ha bisognodi un aiuto, sia fisico che morale. E’ doveroso dar voce anche a questerealtà e a chi ne fa parte: abbiamo incontrato Gianna Fazzini, diret-trice del Centro di disassuefazione “Le Ali” , che si occupa del recu-pero di giovani in difficoltà a causa di dipendenze, per farciraccontare come e quando questo servizio è iniziato e come poi, neltempo, si è trasformato.Ci racconti un po’ la storia di questo centro di solidarietà.Il centro è nato nel 1993 come associazione di volontariato da un’ideadi una suora concezionista che era stata trasferita qui da Roma, suorLea, e che a suo tempo, coinvolgendo il Parroco di Sant’Egidio, DonTommaso, e alcune insegnanti della scuola media (Giuliana D’Egidioe Aurelia Amatucci), prese contatti con il CEIS di Pescara. Lo stimoloarrivò, in realtà, per aiutare un ragazzo che si trovava qui “in con-fino”, era stato cioè allontanato dal suo paese di origine perché avevacommesso reati di droga: l’obiettivo era aiutarlo a chiudere con quelmondo e, così, ci si adoperò per stargli vicino. La droga era, però, unproblema non solo per questo ragazzo ma per tutta Sant’Egidio allaVibrata: con la finalità della “prevenzione” del disagio, dunque, fu-rono coinvolte le scuole, con laboratori, incontri e i primi contatti conla comunità. I problemi maggiori arrivavano però da situazioni fa-miliari già difficili e per questo i volontari, a turno, si adoperavanoper garantire un periodo di astinenza e tenere sotto controllo chi vo-lesse poi entrare in comunità, vegliando quindi su di loro e accom-pagnandoli anche ai colloqui di accesso. Purtroppo, però, il numerodei genitori con figli tossicodipendenti che si rivolgevano a noi perchiedere aiuto cresceva e dovendo garantire un servizio h24, 365giorni l’anno, l’associazione si è allora trasformata in una coopera-tiva: oggi offriamo un servizio convenzionato e riconosciuto dallaAsl e, tra direttivo e volontari, siamo in totale quindici persone.In cosa consiste oggi il vostro servizio? E la struttura quante per-sone può ospitare?La nostra è una struttura a bassa soglia, accoglie cioè persone in trat-tamento , direttamente dalla strada. Per accedervi non è necessarioche le persone abbiano già smesso di assumere droga perché questolavoro lo facciamo noi con loro: qui dentro li aiutiamo a disintossi-carsi in modo graduale, fornendo anche un supporto medico. Il centrosi avvale infatti della fondamentale collaborazione di figure profes-sionali come psicologi, un’assistente sociale, uno psichiatra del Cen-tro di Salute Mentale (il Dott. Di Sante), il medico del Sert e laDott.ssa Giobbi e il Dott. Galiffa. Offriamo, quindi, un servizio spe-cialistico, fisso e non saltuario, in una struttura di proprietà della par-rocchia di Faraone che prevede 8 posti e che dal 2004 ha ospitatocirca 500 persone in totale, con una media di 50 ogni anno. Qui den-tro, però, non fanno tutto il percorso di recupero ma solo le primefasi di disintossicazione, osservazione e diagnosi. Cerchiamo, infatti,

anche di inquadrare la personalità delle personeche ospitiamo per dare un’indicazione affinchéfacciano poi in comunità il percorso più adatto.Accogliamo ragazzi provenienti soprattutto daAbruzzo e Marche: ora ospitiamo 5 uomini e 3donne compresi nella fascia di età che va dai 22ai 42 anni.Qual è la loro giornata tipo? Quali sono soli-tamente i tempi di recupero?Siamo una struttura a protezione totale, quindinon permettiamo a nessuno di uscire da solo enon prevediamo delle verifiche: se escono lofanno per andare al Sert per la terapia o per uncontrollo e sono sempre e comunque accompagnati. L’unica attivitàalla quale devono dedicarsi nel centro è reimparare a prendersi curadi sé: rifare il letto, mettere in ordine le proprie cose, cucinare, orga-nizzare i turni di pulizia ecc.. Qui la sveglia è alle 9, un orario abba-stanza comodo e forse insolito per un centro di questo tipo: abbiamoperò pensato che potesse essere un modo per aiutarli gradualmente ariabituarsi e a riprendere il giusto ritmo biologico. Spesso, infatti, perloro non è facile inserirsi in un contesto fatto di regole e criteri perchémolti arrivano dalla strada, per cui sono abituati a mangiare quandohanno fame e dormire quando hanno sonno. Riportare sì l’ordinenelle loro vite ma progressivamente e a piccoli passi. Inoltre, essendopersone in terapia, si devono pian piano ambientare e solo una voltaraggiunto un certo equilibrio si incomincia a “scalare” e avvicinarlialla fase dell’astinenza. Questa è, indubbiamente, la fase più difficileper tutti dato che l’astinenza li butta giù fisicamente ma li rende piùirrequieti e agitati, più reattivi a livello emotivo. Quando, invece, co-minciano a stare bene si passa alla fase successiva e i tempi di disin-tossicazione vanno solitamente dai 2 ai 4 mesi.Ci sono delle iniziative in programma? Da sempre, ogni anno, sotto le feste i ragazzi preparano dei lavorifatti a mano da vendere poi nelle piazze: alcuni mostrano un vero eproprio talento nella creatività, che avevano dimenticato o che,spesso, non sapevano neanche di possedere. Nelle giornate del 15 e29 aprile sono, invece, previsti degli incontri a Roseto, in collabora-zione con un’altra associazione, presieduti da Don Marco Pagniellodi Pescara, il responsabile della Caritas di Abruzzo e Molise mentread ottobre ad attenderci lì ci sarà Don Luigi Ciotti per un incontrosul tema delle nuove dipendenze e sul senso del volontariato. Il 17aprile prossimo, invece, è previstala “Cena della Solidarietà” all’Ho-tel Concorde di Paolantonio e giunta ormai alla 5° edizione, promossaper far conoscere la nostra realtà e per raccogliere fondi importantiper sostenerci. Il nostro servizio va avanti con successo, infatti, grazieanche ad una fitta rete di aiuti con diverse attività del settore alimen-tare, per le agevolazioni e gli sconti sui prezzi, e per la grande sinergiacon le Caritas e la Mensa dei Poveri dell’Aquila con le quali cer-

chiamo di aiutarci reciprocamente al fine di ottimizzare il tutto senzalasciare che nulla vada sprecato. C’è, infine, un progetto di più grandeportata che coinvolge anche le scuole della zona: la proposta è portareal loro interno dei centri di ascolto con dei volontari presenti ungiorno a settimana, facendo da intermediari tra gli psicologi e gli stu-denti al fine di capire e cogliere in tempo eventuali disagi e disturbi. Oggi com’è la situazione “droga” nella zona? A Sant’Egidio alla Vibrata, purtroppo, il problema della droga non èmai scomparso nè diminuito, anzi nel tempo si è solo modificato, as-sumendo spesso tratti peggiori rispetto al passato. Vent’anni fa, infatti,un tossicodipendente si riconosceva per strada, oggi invece gli effettidella droga sono forse meno visibili all’esterno ma i danni che puòprovocare sono maggiori, anche cerebrali e psicologici. Le dipen-denze più forti prima erano quelle da eroina, mentre oggi si sono ag-giunte anche cocaina e alcol, un po’ di tutto insomma. Oggi la drogaè più pericolosa perché costa di meno e viene modificata in moltipassaggi, tagliata con sostanze chimiche e farmaci, facendo quasi deltutto scomparire il principio attivo.Lei ne ha visti molti di giovani passare per questo centro: ha ri-conosciuto qualche disagio di fondo che accomuna chi rimane“incastrato” nel “pianeta droga”? Che consiglio si sente di dareai genitori?Quello che emerge maggiormente è che quasi tutte le persone chesono passate di qui si sono sentite nella loro vita, in qualche modo,messe da parte e giudicate e hanno cercato nella droga, purtroppo,un modo per avere attenzione. Io credo che, per prevenire i disagi etutelare i giovani, sia fondamentale dedicare loro del tempo: biso-gnerebbe osservarli senza opprimerli, seguirli senza stargli troppoaddosso, non dovremmo mai farli sentire sbagliati, non accettati, giu-dicati o criticati: se li rassicuri proprio nel momento del bisogno, loroinizieranno a fidarsi e seguirci, senza cercare forme pericolose di ri-bellione. Insomma, dietro il “silenzio” discreto di queste associazioni,spesso si nasconde l’urlo di aiuto di chi non pensa di avere più unavia d’uscita, un urlo che queste strutture sanno bene come placare ecolmare, ricordando che la speranza è sempre lì, dietro l’angolo: l’im-portante è non dimenticarlo mai.

BILIARDO: ACCESSO IN SERIE A PER IL “CAFFE’ ADRIATICO”

DI SANT’EGIDIO ALLA VIBRATAdi sara De simplicio

Buone notizie in arrivo dal “pianeta” sport di Sant’Egidio alla Vibrata.Il 27 marzo 2015, infatti, l’A.S.D. Caffè Adriatico, la squadra di biliardo uf-ficialmente riconosciuta dalla FIBIS (Federazione Italiana Biliardo Sportivo),ha vinto il girone B del Campionato Provinciale di serie B di boccette Ascoli– Fermo aggiudicandosi, con una giornata di anticipo, il posto in serie A.Questa squadra, nata qualche anno fa nella cerchia di uno dei bar più fre-quentati del paese, dopo aver partecipato inizialmente solo a tornei abruzzesi,ha subito raggiunto un risultato importante anche in un campionato marchi-giano, in trasferta e proprio nella 25° giornata, che ha visto affrontarsi il Caffè Adriatico e il Bar Moderno di Colli del Tronto, secondo inclassifica, in uno scontro diretto conclusosi con il risultato di 4 a 2 a favore degli abruzzesi. Le aspettative erano di certo positive ma il ri-sultato finale ha piacevolmente sorpreso tutti. Grande soddisfazione, dunque, per il presidente della squadra Mattia Raschiatore e per il di-rettore sportivo, nonché allenatore, Ippoliti Enio, a cui va il merito di aver creduto fortemente in questa squadra: la sua guida, attenta ecompetente, ha saputo valorizzare le qualità dei singoli e del gruppo, sapendo giostrare sapientemente le “pedine” a disposizione, tenendolesempre unite e motivate nell’avventurosa cavalcata che li ha condotti alla vittoria del girone B. Vittoria che è stata dedicata all’indimenti-cabile Pasquale Angelini, un compagno di squadra scomparso improvvisamente a luglio dello scorso anno, a cui va il ricordo affettuosodi tutti. Per il conseguimento di questo grande successo hanno avuto un ruolo determinante sicuramente la costanza e la qualità di tutta larosa, composta da 14 agguerriti giocatori che corrispondono ai nomi di Creati Valerio, D’Angelo Ilario, D’Emidio Franco, Di Matteo Alfio,Di Matteo Alfredo, Di Stefano Dino, Faenza Ciro, Galiffa Gionni, Galiffa Valentino, Marcelli Eliseo, Pavoni Lino, Raschiatore Mattia,Reginelli Angelo, Roncace’ Luigi. La loro determinazione, l’impegno, la concentrazione, l’abilità dei tiri, la tecnica, la precisione, lastrategia di gioco, l’energia, l’esperienza, lo spirito di gruppo: tutti elementi di un mix vincente che ha concesso loro di ottenere risultatiottimi in tantissime partite, singole e in coppia, tutti determinanti per la conquista della Serie A. Un grazie particolare va anche allo storicosponsor della squadra, la “Gioielleria Teodori”, e a tutti i tifosi del bar per il loro instancabile supporto e il loro incoraggiamento. Seppurancora senza grande risonanza mediatica, questo sport inizia ad essere sempre più seguito e crescono attorno ad esso interesse ed entusiasmo:una disciplina pulita, genuina e trasparente come questa non può che fare sempre più proseliti, soprattutto tra i giovani che, anche a San-t’Egidio alla Vibrata, iniziano a mostrare segnali di una fiorente passione, destinata a incrementare il gruppo e i successi. Ora, però, lasquadra vincitrice non avrà molto tempo per rilassarsi: prossimamente, infatti, essa dovrà affrontare l’Iron di Fermo, la vincitrice del gironeA di serie B, in una sfida che assegnerà il titolo di Squadra Campione Provinciale di Serie B per la stagione 2014/2015. Non resta che faregli auguri ai giocatori della squadra del Caffè Adriatico: caparbietà ed entusiasmo non li hanno mai abbandonati...e così sarà, di certo,anche nelle prossime gare. A loro, l’orgoglio dei santegidiesi e il nostro più grande in bocca al lupo!

CONOSCIAMO “LE ALI”, IL CENTRO DI DISASSUEFAZIONE IN CONTRADA FARAONEdi sara De simplicio

da S. Egidio alla Vibrata

7Anno XXXII

19 Aprile 2015 PAG

Luca è l’evangelista che ha riferito il

maggior numero di parabole. Su un totale di

40 parabole – la cifra potrebbe variare a se-

condo della definizione che si dà a “para-

bola” – nell’insieme dei tre primi Vangeli,

ben 32 si leggono in Lc e 16 di esse gli sono

proprie. Questa elementare constatazione ci

porta a dare uno sguardo d’insieme alle pa-

rabole dei Vangeli e a prestare un po’ più l’at-

tenzione sull’insieme delle parabole lucane.

Il Vangelo secondo Giovanni non ha

parabole.

1. La raccolta di parabole entra nei Si-

nottici. Il caratteristico parlare in parabole da

parte di Gesù su-

scitò un grande

interesse nella

grande tradizione

apostolica tanto

che vennero pre-

sto raccolte in-

sieme e

formarono quello

che gli esegeti

chiamano abitual-

mente “libretto”

delle parabole.

Tale libretto è

stato utilizzato da

tutti e tre i Sinot-

tici, anche se in misura diversa, lasciando le

parabole in parte nella loro successione tra-

dizionale o spostandole in altri contesti. Per

cui ciascuno dei Sinottici caratterizza un ca-

pitolo del suo scritto col riportare delle para-

bole. Così, Mt c. 13 ha sette parabole del

Regno, che noi commentammo una per una

nella Serie su Matteo nn. 65-73; Mc c. 4 ne

ha tra; Lc c. 8 condensa le tre parabole di Mc

in una sola parabola che però influisce su

buona parte di quel capitolo. Naturalmente,

fuori dei tre citati capitoli, gli evangelisti

hanno molte altre parabole, disseminate li-

beramente qua e là nel loro scritto.

2. Le molte parabole in Luca.

Come dicevamo, Lc ha in comune con Mt (e

con due delle tre di Mc) ben 16 parabole,

quali il seminatore, il granello di senape, i vi-

gnaiuoli omicidi, i fanciulli in piazza, il lie-

vito, ecc. Tra le 16 che sono proprie a Lc

ricordiamo il buon samaritano, l’amico im-

portuno, il ricco insensato, il fico improdut-

tivo, la moneta perduta, il figlio prodigo,

l’amministratore astuto, il ricco e Lazzaro, il

pubblicano e il fariseo, e qualche altra.

3. I loro contenuti. In genere, le pa-

rabole di Luca sono meno legate alla procla-

mazione del Regno di Dio. Puntano piuttosto

alla condotta morale mediante la parola di

Gesù. Tale Parola risulta è ben capace di

smuovere il profondo umano, di portare alla

fede cristiana coloro che la ascoltano e la

mettono in pratica.

4. La lenta riscoperta della spiega-

zione della parabola. Nel medioevo non si

aveva ancora una piena conoscenza del ge-

nere parabolico. Si prendeva il testo nei suoi

dettagli e si dava al tutto un gran numero di

significati. Il gesuita Juan Maldonado (1533-

1583) diede un grande apporto alla compren-

sione delle parabole. Spiegò che non tutto,

nel testo parabolico, aveva lo stesso valore.

Gli “emblemata” erano semplici abbelli-

menti letterari per presentare bene un’idea di

fondo. Un esempio. Dice il padre del pro-

digo: «“Presto, portate qui il vestito più bello

e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al

dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello

grasso, ammazza-

telo, mangiamo e

facciamo festa, per-

ché questo mio fi-

glio era morto ed è

tornato in vita, era

perduto ed è stato ri-

trovato”. E comin-

ciarono a far festa»

(Lc 15,22-24). Il ve-

stito, l’anello, ecc.,

non stanno a indi-

care cose precise;

vogliono solo dire

che il Padre vuole

riabilitare total-

mente il figlio tornato, e vuole che ciò av-

venga «presto».

Nel secolo scorso Adolf Jülicher (1857–

1938) imposta i suoi due grossi e fitti volumi

sulla distinzione tra “parabola” e “allegoria”

e si entra sulla strada giusta. Purtroppo, egli

ritiene che le parabole evangeliche sono

sempre e solo “parabola”, nudo insegna-

mento senza alcun riferimento alla persona

di Cristo. Per cui Cristo diventa un semplice

retore, che propone massime valide, ma di-

staccate dalla sua vita e dalla sua missione.

Ci chiediamo: come far rientrare in questo

angusto schema, per es., la parabola-allego-

rizzante dei vignaioli omicidi senza leggervi

l’evento di Cristo sul Calvario?

5. La situazione attuale. Oggi si

tende a capire la parabole nel vissuto del

Gesù della Palestina; nello stesso tempo si

cerca di scoprire elementi che riportano al

vissuto della chiesa apostolica; infine, non si

escludono per principio in una parabola ele-

menti allegorici. Nella sua struttura letteraria

elementare, la parabola è un paragone svi-

luppato in racconto più o meno lungo, rac-

conto che può contenere elementi allegorici.

Si veda Serie su Matteo n.

Conclusione. Teniamo sempre ben pre-

sente l’insegnamento del Vaticano II: «I libri

della Scrittura insegnano con certezza, fedel-

mente e senza errore la verità che Dio, perla nostra salvezza, volle fosse consegnata

nelle sacre Scritture» (DV 11),

[email protected]

Sguardo d’insieme

50. LE PARABOLE IN LUcA

GIOVEDì 16 APRILE

Ore 10.00 San Benedetto Tr. - Padri

Sacramentini: Ritiro del Clero

VENERDì 17 APRILE

Ore 10.00 San Benedetto Tr.

Curia vescovile: Consiglio dei vicari

Ore 16.00 San Benedetto Tr.

Cattedrale: confessioni

Ore 21.00 Padri Sacramentini: Lezione alla

scuola di formazione teologica

SABATO 18 APRILE Ore 11.00 Montalto - RSA: S. Messa

Ore 17.00 Porto d’Ascoli

Parrocchia S. Giacomo della Marca:

Cresime

DOMENIcA 19 APRILE Ore 16.00 San Benedetto Tr.

Biancazzurro: incontro con gli

operatori di pastorale familiare

Ore 18.00 Cattedrale: Concelebrazione

eucaristica e processione

a conclusione della 72a Settimana

eucaristica

VENERDì 24 APRILE Ore 21.15 Centobuchi - Parrocchia Regina Pacis:

Veglia vocazionale diocesana

SABATO 25 APRILE Ore 10.30 Centobuchi - Parrocchia S. Cuore:

Cresime

DOMENIcA 26 APRILE Ore 11.00 Grottammare - Parrocchia

Gran Madre di Dio: Cresime

Impegni Pastorali del Vescovo DAL 16 AL 26 AprILE 2015

Quando Gesù dice “vieni e se-

guimi!” ci propone un’avventura

meravigliosa: stare dietro a Lui

significa, a qualsiasi età, lasciare

tutto e annunciare al mondo in-

tero l’Amore di Dio! Prima del

“sì” definitivo, la Chiesa propone

un cammino di sette anni a co-

loro che si sentono chiamati da

Cristo a diventare sacerdoti.

Qualcuno si domanderà: cosa

fanno 40 giovani in seminario?

Beh, vediamo più da vicino una

loro settimana “tipo”…

Il Vespro solenne della domenica

dà il “la” a alla settimana: tutti i seminaristi (chi dalla propria diocesi per il tirocinio pastorale,

chi da altre esperienze ecclesiali del week-end) rientrano in seminario per questa preghiera prima

di cena. Ogni giorno, dopo la sveglia delle 6.30, i seminaristi scendono in cappella per il momento

di preghiera mattutino: lodi comunitarie e meditazione personale oppure la santa Messa. Poi di

corsa a colazione. Alle 8.40 la campanella richiama tutti all’ordine per l’inizio delle lezioni. Infatti,

dal lunedì al venerdì, si frequentano i corsi dell’Istituto Teologico Marchigiano, che per fortuna

dei ragazzi si trova nella stessa sede del Seminario. Dopo quattro ore di scuola, viene condiviso

il pranzo in refettorio e dalle 13.30 alle 15.00 è previsto un tempo di riposo. Alcuni sfruttano

questo momento per passeggiare e dialogare, altri per schiacciare un pisolino, mentre i più sportivi

giocano a ping-pong, calcetto, pallavolo… Dopodiché è lo studio personale a impegnare il semi-

narista per tutto il pomeriggio. Dal tardo pomeriggio fino all’ora di cena sono previsti incontri e

attività, comuni o differenziati in base all’anno formativo di ciascuno. Ecco alcuni esempi. Il mar-

tedì, divisi in gruppi, si condividono le riflessioni personali sulle letture della domenica precedente

(la “collatio”). Il mercoledì i formatori tengono incontri specifici su temi attinenti la vita sacerdo-

tale: preghiera, spiritualità, crescita umana e pastorale. Il cuore della settimana è la serata del gio-

vedì perché, in un clima di silenzio e digiuno, si vive un tempo di Adorazione Eucaristica; in

questo momento è proprio la relazione a tu per Tu con Gesù a ricordare chi è la Sorgente del-

l’Amore. Il venerdì, divisi in gruppi i seminaristi approfondiscono, meditano e pregano le Letture

della domenica successiva. Con la Celebrazione Eucaristica del sabato mattina, ringraziando Dio

per tutti i doni ricevuti nella settimana, si affidano a Lui le varie esperienze che i seminaristi vi-

vranno durante la Domenica… e la settimana ricomincia!

Filippo Vici (Diocesi di Senigallia), Francesco Olivieri (Diocesi di Fabriano)

“Finestra aperta sul nostro Seminario regionale”

LA “SETTIMANA” DEI SEMINARISTI.

Come da calendario diocesano, invitiamo tutti gli operatori di

pastorale familiare, in particolare quelli che si occupano dipercorsi per fidanzati, a partecipare all’Incontro che si svol-

gerà domenica 19 aprile al Biancazzurro, dalle ore 15,45 alle18,30.

Ci sarà un servizio di baby sitter.

L’Incontro avrà come tematica “La preparazione al matrimonio

e alla famiglia alla luce dei nuovi orientamenti pastorali della

CEI” (II° incontro), avremo come relatore il nostro Vescovo.Dalle 17,30 faremo un momento di condivisione in cui glioperatori, che vorranno, potranno arricchirci con la loro

esperienza.Saremmo felici della vostra presenza e vi preghiamo di trasmet-

tere l’invito ai vostri amici, animatori parrocchiali, che si oc-

cupano di cammini in preparazione al matrimonio e a coppie

che si dedicano alla pastorale pre e post battesimale, perché

verrà trattato anche il tema dei matrimoni misti e come porsi di

fronte a queste situazioni.

Vi aspettiamo.L’Equipe Diocesana di Pastorale Familiare

AVVISOIncontro al Biancazzurro per gli Operatori di Pastorale Familiare

8 Anno XXXII

19 Aprile 2015PAG

Prosegue il cammino che avvicina e prepara laPasqua nella comunità Parrocchiale di Ripatran-sone. Stavolta con una tappa musicale ed altempo stesso spirituale: nella serata della Dome-nica delle Palme ha avuto luogo un concerto vo-cale e strumentale dal titolo “Intorno alla StabatMater…”. L’evento è stato promosso dall’asso-ciazione musicale R.O.L.F (“Ripatransone OperaLeonis Festival”) con il patrocinio dell’Ammini-strazione Comunale e nello specifico dell’Asses-sorato alla Cultura. Si è esibito un piccoloEnsemble Orchestralecomposto da LoredanaChiappini (Soprano),Amedeo Di Furia (Te-nore), Ambra Vespasiani(Mezzosoprano), EttoreNova (Baritono), Dome-nico Romano (Organo),eseguendo musiche diGiovan Battista Pergo-lesi, G.B. Platti, G.Ballabene, T. Traetta, P. Persi-chini. Il maestro Domenico Romano, che hapresentato ed introdotto l’esecuzione dei brani,ha tenuto a sottolineare che alcuni erano stati dalui personalmente estratti dal fondo musicale pre-sente nell’Archivio Diocesano sito nell’ex pa-lazzo vescovile di Ripatransone. Per il concertoè stata scelta la suggestiva cornice del SantuarioDiocesano della Madonna di San Giovanni, la

Vergine Lauretana Patrona della nostra diocesi.Ciò a motivo dell’ottima acustica di cui gode que-sta cappella interna al Duomo , ma anche per lapresenza di un antico organo. Si tratta di uno stru-mento realizzato dal noto organaro ascolano Vin-cenzo Paci nel 1857, che conserva ancora oggila fisionomia originale, malgrado alcuni rimaneg-giamenti nell’arco del secolo scorso. E’ stataquindi un’occasione privilegiata per sentirequest’organo in attività, considerando poi la bel-lezza artistica e spirituale del luogo. Al termine

dell’esibizione l’Ammi-nistratore ParrocchialeDon Gian Luca Rosatiha fatto gli onori di casasalutando i presenti, tracui diversi cultori dimusica, dicendosi entu-siasta dell’opportunitàdi questo momento cheben si coniuga con i riti

della settimana santa che la comunità sta vivendo.Già durante le prove pomeridiane, alcuni parroc-chiani infatti avevano espresso il loro plauso, es-sendo tale musica uno strumento che facilita lapreghiera ed avvicina a Dio. Infine è stato aperto il sacello che racchiude l’im-magine della Beata Vergine Lauretana per unabreve preghiera di affidamento e la benedizione.

La festa dell’Ottava di Pasqua in onore dellaMadonna di San Giovanni a Ripatransone ha ri-scosso come di consueto una grande partecipa-zione popolare. Ad iniziare dal triduo in Duomonelle giornate precedenti, che ha visto comeanimatore e predicatore Don Dino Pirri, neoparroco della Parrocchia Madonna della Spe-ranza in Grottammare e noto come oratore e di-vulgatore della fede cristiana in alcunetrasmissioni televisive. Molte sono state anchele iniziative culturali e ci-vili, anch’esse ben riuscite,che si sono ben intrecciatecon il programma reli-gioso. Un momento di par-ticolare commozione si èvissuto durante la celebra-zione eucaristica di Sabato11 Aprile, nella quale èstato ricordato GiuseppeVagnoni (per tutti “Pippo”) scomparso la setti-mana precedente dopo una malattia che avevaduramente provato lui ed i suoi familiari. Co-nosciuto da molti come membro della Confra-ternita della Madonna di San Giovanni, era trai più attivi e disponibili a prestare il proprio ser-vizio con generosità nelle varie necessità. Laconcomitanza con questa festa ha aiutato tutti ariflettere come la Croce che ogni cristiano portanel concreto del vissuto quotidiano, possa di-ventare speranza di Risurrezione se vissutanell’abbandono fiducioso in Cristo. Nella me-desima serata si è vissuto poi un momento in-vece di festa con l’accensione dopocena del“Cavallino di Fuoco”, spettacolo pirotecnico ri-servato ai bambini. L’evento è stato preceduto,

come consuetudine, da un momento di pre-ghiera in Duomo, durante il quale don Dino haaiutato i presenti, interagendo coi ragazzi, a ri-flettere sul “Sì” pronunciato da Maria e sui “Sì”che deve saper dire ogni cristiano. La bella gior-nata di Domenica 12 è stata contrassegnatadalla gradita presenza del Vescovo Brescianiche ha presieduto un solenne pontificale nellaconcattedrale ripana, nel quale ha saputo ben at-tualizzare il Vangelo domenicale con la festa

mariana che la cittadinastava vivendo, ma anchecon la giornata della Di-vina Misericordia, chetutta la chiesa universaleera chiamata a vivere. Inserata la solenne proces-sione (una volta era detta“trionfale”) per le vie dellacittà al suono delle cam-

pane a distesa e con le finestre di molte abita-zioni decorate con appositi drappi, guidata dalnostro pastore diocesano Carlo, che al termineha rivolto ad una piazza gremita di folla un pen-siero sulla Beata Vergine le cui virtù in questigiorni sono state celebrate. Dopo un atto di af-fidamento a Maria il presule ha impartito la so-lenne benedizione dalla scalinata del palazzoepiscopale Ripano, a chiusura dei festeggia-menti religiosi. Le manifestazioni si sono peròchiuse dopocena con l’evento tanto atteso daigiovani Ripani e dei paesi limitrofi, cioè l’ac-censione del tradizionale Cavallo di Fuoco che,complice la bella giornata, ha richiamato unagrande folla in Piazza Condivi.

UNA SOSTA MUSICALE “INTORNO ALLO STABAT MATER”

GRANDE PARTECIPAZIONE PER LA FESTA DELL’OTTAVA DI PASQUA

Nel cuore del Triduo pasquale montaltese è in-castonato il momento alto e ricco di Fede dellaProcessione del Cristo Morto. Ogni VenerdìSanto, a seguire la Solenne Azione liturgica,che si svolge nelle ore vespertine nella BasilicaConcattedrale, si ordina per le vie cittadine que-sto storico Corteo, che si arricchisce ogni annodella presenza dei giovani e dei giovanissimidel Comune sistino, i quali in ciascuna edizionesi danno il cambio per impersonare i diversiruoli di coloro che i Vangeli descrivono come iprotagonisti dei racconti della Passione del Si-gnore. Si inizia con il ricordo dell’ultima Cena,consumata da Gesù assieme all’Apostolo Gio-vanni, nei pressi di Porta Marina, risalendo ilCorso verso la parte alta della Città. Davantiall’ingresso, da poco riaperto ai visitatori, delMonastero di Santa Chiara si svolge il processogiudaico, con alcuni ragazzi che impersonano iSacerdoti, capeggiati da Caifa, e il Cristo giàscortato da un manipolo delle guardie. In PiazzaUmberto I, nei pressi del monumento a Sacconiè inscenato il rinnegamento di Pietro, con leserve che lo accusano di essere discepolo delNazareno. È quindi la volta del processo ro-mano, davanti al Governatore Ponzio Pilato,rappresentato sulle scale d’ingresso dellaScuola dell’Infanzia, dove il confronto con Ba-rabba si risolve con la condanna del Cristo econ il gesto inequivocabile della lavanda dellemani da parte dell’ignavo rappresentante del-l’Imperatore. Scendendo da Porta Patrizia versoLargo della Vittoria viene ricordato l’”Eccehomo” dopo la flagellazione e la coronazione

di spine, il momento della derisione e dell’umi-liazione, in cui Gesù viene canzonato come Redei Giudei. Seguono le tradizionali tre cadutesotto il peso della Croce lungo la rampa di Pa-lazzo Sacconi, e gli incontri forti e compassio-nevoli con la Madre Addolorata, davanti allaBasilica stessa, e con il Cireneo, nei pressi dellasvolta verso Viale dei Tigli, dove il Corteomuove verso la parte nuova della Città. Conclu-dono la teoria delle scene rappresentate l’incon-tro con la Veronica, nei pressi dellaBambinopoli, e quello con le donne di Gerusa-lemme, prima del giro del monte. La scena con-clusiva è comunque quella che occupa il postopiù importante: le tre Croci del Calvario, illu-minate nella notte, sostengono i corpi martoriatidel Cristo e dei ladroni, commemorando lamorte di Gesù, prima che la Sacra Bara col Cri-sto Morto e la venerata immagine dell’Addolo-rata facciano rientro in Concattedrale al suonodella Marcia funebre e si invochi su tutti la Be-nedizione.

Da Montalto Marche a cura di LauretanumDa ripatransone a cura di silvio Giampieri

L’ADORAZIONE EUCARISTICA E LA “SCOCCETTA”DEL MARTEDÌ DI PASQUA

A Patrignone si rinnova il clima di festa che coinvolge i Fedeli nella sana tradizione rurale.

Celebrato il Triduo pasquale, molte sono le Feste post-pasquali che si celebrano su tutto il territoriodiocesano, e che dimostrano la pienezza della Grazia che proprio dalla Pasqua di Morte e di Ri-surrezione del Signore scaturisce e ne è quasi un naturale prolungamento. Il ricordo dei Martiri,dei Patroni e delle altre figure di Santità cristiana, che l’austero Tempo di Quaresima ha messo insecondo piano, per far risaltare il Mistero della Croce, nella contemplazione della Passione delCristo, ora viene invece riproposto in piena luce come unione di tutti coloro che hanno seguitol’Agnello, quasi un corteo trionfale che esalta la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte. E in-sieme al culto dei Santi la Tradizione cristiana ci propone ancora una volta l’approfondimento delculto eucaristico, già dalle prime ore del Tempo di Pasqua, per indicarci, come nel racconto evan-gelico dei discepoli di Emmaus, che possiamo e dobbiamo riconoscere il Signore Risorto nel gestodello spezzare il pane. Così è accaduto infatti nel pomeriggio del Martedì fra l’Ottava di Pasquanell’antica Comunità cristiana di Patrignone, dove si è svolta l’Adorazione eucaristica nella par-rocchiale di Santa Maria in Viminato, nella forma delle cosiddette Quarantore (oggi raccolte nelleore pomeridiane del solo Martedì, ma un tempo vissute fin dal primo pomeriggio della Domenicadi Pasqua fino alla sera del Martedì seguente… ). Contemporaneamente, fuori della chiesa, sullapiazza, si è svolta la tradizionale “scoccetta”. Secondo ben radicati costumi e tradizioni di untempo, a Patrignone si ripete, dalla notte dei tempi, questo gioco tipico del Piceno. La gara si con-suma con l’innegabile valore simbolico e pasquale che hanno le ‘armi’ di questi tornei: vere uovasode e colorate, delicatamente ‘picchiate’ contro quelle dell’avversario. Il guscio che si romperàper primo decreterà il vincitore, che acquisirà l’uovo rotto e continuerà sfidando il vicino. Gli an-ziani, più esperti, insegnano ai giovani come riconoscere al tatto le uova più robuste, che farannoguadagnare un buon bottino. Oggi la scoccetta è un’antica tradizione di un giorno di festa, maieri, nella povera economia alimentare della civiltà contadina e rurale delle nostre contrade, dallavittoria dipendevano addirittura i pasti di alcuni giorni!

COME OGNI ANNO MONTALTO HA VISSUTO LA PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO

Molti i giovani e i Fedeli che nonostante il freddo pungente hanno presenziato il Corteo.

Le esequie sono state officiate da don Lanfranco Iachetti che, in alcunitratti dell’omelia così l’ha ricordata:” Con il linguaggio del silenzio (va ri-

cordato che Madre Cecilia, ultranovantenne era nel letto o in carrozzina,

non più autosufficiente, n.d.r) ha custodito la sua Suor Amata, suor Iosefae suor Bernarda che con le sue parole e il suo timbro di voce sembra vo-lesse parlale di anni, giorni, lotte e di  tante appassionate giornate scanditeda una bella fraternità! Senza dimenticare  Gemma, Teresa, Arta e tutte lepersone che per lei hanno fatto mille cose…”. Ed ancora: “Come non ri-cordare qui la grande fede  di Madre Cecilia..il suo fidarsi della provvi-denza…il suo “tifo” per San Giuseppe? E la sua custodia previdente. Basta

guardarci intorno e tutto parla di provvidenza….!”. (Va ancora ricordato

che già a partire dal sec. XIX l’edificio ospitava un collegio per ragazze.

Nel 1957 il collegio fu chiuso, e la priora di allora, Madre Cecilia, fece

fare una serie di lavori nella parte moderna, attrezzandola a pensionato

per anziane, aperto nel 1979 con dieci ricoverate. All’epoca, le suore

erano una ventina e conducevano vita monastica, seguendo la regola do-

menicana, ma a partire dagli anni ’80 cominciarono a diminuire, n.d.r.).

Don Lanfranco così ha concluso il suo ricordo: “Cristo con la  luce grossadel cero Pasquale  ne intensificherà il raggio… Cara madre continua a  vi-vere la “mistica dell’incontro” in questo anno della vita consacrata.

Mantieni vivo nel mondo il desiderio diDio e l’amore alla Chiesa come scrive papaFrancesco”.

Noi de “l’Ancora” ricordiamo Madre Ceci-lia, nostra assidua lettrice per decenni, il Si-gnore risorto l’accolga tra i suoi eletti; a questo scopo noi preghiamo. Certiche mors regnat, regnum sed breve mortis erit, come si può leggere soprala porta dell’ingresso principale del cimitero di Ripatransone.

RipatransoneIl 10 aprile è morta Madre Cecilia, per tanti anni superiora del Monastero di Santa Caterina da Siena

9Anno XXXII

19 Aprile 2015 PAG

Un momento di grande nostalgiaOggi ho visto le cartoline del mio Paese, l’Albania e in partico-

lare del Castello del grande eroe albanese Skender Beli. Mi ha

dato un’emozione particolare, ho sentito la mancanza dei miei

genitori e del mio Paese da cui manco ormai da quattro anni, pur-

troppo.

Ho sognato per un momento ad occhi aperti, ho girato tutto il

mio Paese, e,

augurandomi

che fosse

tutto vero…

ma era sol-

tanto un

sogno. Oh,

che nostalgia

ho provato!

M.J.

Parigi, mon amour!Ho davanti una cartolina con lo sfondo della tour Eiffel a Parigi,

con il fiume Senna, illuminata dalle tante luci della citta. Il tra-

monto è di un bel rosa/rosso (c’è un detto che dice “rosso di sera

bel tempo si spera). A me questa immagine mi porta subito alla

mente che a Parigi, città

dell’amore, molti turisti si

recano per ammirare i

molti monumenti storici

ed immortalare con fil-

mati e fotografie ricordi

da immagini da poter ri-

cordare negli anni a ve-

nire. Anche io mi

immedesimo lì, con la

mia compagna e mio fi-

glio, a passeggiare mano nella mano per le vie del centro, ad am-

mirare le vetrine dei negozi e ad acquistare qualche souvenir, a

farci foto nelle piazze più belle. Vorrei portare mia moglie a man-

giare nel ristorante situato dentro la tour Eiffel, e mentre ordi-

niamo i piatti più famosi, vorrei brindare con lo champagne e

ammirare il meraviglioso panorama della città illuminata. Rima-

nere senza fiato per la bellezza e guardare mia moglie negli

occhi e dirle “Je t’aime, mon amour”. Stringerci in un abbraccio

e scambiarci un bacio che sembra durare per sempre. Sarebbe

bello svegliarci abbracciati per ammirare insieme l’alba a Paris.

Pensando a Parigi vorrei portare mio figlio allo stadio “Parco dei

Principi” che ospita la squadra di calcio del Paris Saint-Germain

e farlo assistere alla partita con la sua squadra del cuore, il Milan,

magari festeggiando una bella vittoria.

Questi pensieri mi danno speranza per il futuro e mi invogliano

a dare a mio figlio opportunità diverse e la possibilità di ammi-

rare le meraviglie del mondo…e spero tanto di farlo con lui.

L.C. 

Un ponte per attraversare l’emarginazioneSiamo in sezione, l’altoparlante annuncia per il corridoio, di pre-

pararci perché il corso di bricolage sta per cominciare. Il corso

si svolge il lunedì dalle 15 alle 17 e il sabato mattina dalle 10

alle 12. In fretta e furia ci prepariamo e ci mettiamo in fila per

essere perquisiti prima di entrare in laboratorio. Il corso di bri-

colage è condotto da volontari che, per curiosità o per passione,

decidono di intraprendere questo percorso, durante il quale, a

stretto contatto con noi detenuti, svolgono un ruolo molto im-

portante: diminuire il nostro sentimento di emarginazione. Sono

persone favolose, in grado di mettere il sorriso su qualsiasi viso,

capaci di farti staccare la spina e di spezzare quella tensione che

si crea quando sei recluso. Tra una battuta e l’altra, un consiglio

e una risata, prendono forma i nostri lavori, le nostre creazioni!

Ringraziamo l’istituto per averci dato la possibilità di partecipare

a questa attività che ci dà grandi soddisfazioni e soprattutto rin-

graziamo i volontari che sono simpaticissimi e persone davvero

squisite. Il silenzio è la cosa migliore che io abbia sentito.

A.S.

Dal Carcere di Marino del Tronto

Il Palio del Duca a Monteprandonel’Associazione Palio del Duca vista la disponibi-

lità dell’Istituto Scolastico di Monteprandone a

partecipare alla XII edizione Del Palio dei Bam-

bini “Vivere la Storia da protagonista” , progetto

adottato dal consiglio d’istituto e inserito nei POF,

con un gruppo di volontari e l’istruttore di moto-

ria Giorgio Okinczic ha presentato i giochi storici

del Palio; tiro alla fune, corsa con i sacchi, corsa

con le paiarole, tiro delle palle. Organizzati dalla

docente referente Pina Coclite, i docenti e i ra-

gazzi delle Classi IV della scuola primaria, hanno

partecipato con entusiasmo, si è potuto così scegliere gli atleti che parteciperanno al Palio dei Bambini in

programma sabato 30 Maggio con il rione Falco, colori rosso e verde.

A Montelparo il Presepe Pasquale

Voglio riferire, con le poche righe e foto(Ceri, sepolcro chiuso, sepolcro apertodopo la resurrezione, particolare del se-polcro chiuso) che seguono, circa un par-ticolare, prezioso e raro lavoro che ibambini del Catechismo di questa Parroc-chia hanno fatto: IL PRESEPE PA-SQUALE! Essi sono seguiti e guidatidalle Catechiste della Parrocchia di SanMichele Arcangelo di Montelparo Vitto-ria Schiavone ed Elisabetta Spinelli. Hanno anche preparato, i bambini, una serie di can-dele che vogliono riprodurre il CERO PASQUALE (segno, per i cristiani, del Cristorisorto, luce vera del mondo che illumina ogni uomo; luce della vita che impedisce dicamminare nelle tenebre; segno della vita nuova in Cristo che strappa dalle tenebre etrasferisce i credenti nel regno della luce). Questo con l’idea di destinarlo a ogni famigliadella comunità montelparese che volesse averlo in casa! E la motivazione a questo la-voro, i bambini e le catechiste, l’hanno voluta spiegare così: “I bambini del catechismo

hanno preparato questo presepe pasquale in cui hanno voluto riprodurre i luoghi

della passione di Gesù. Il

Getsemani, che assorbe il

sudore misto a sangue du-

rante la sua preghiera al

padre dopo essersi fatto

servo lavando i piedi ai di-

scepoli; il rinnegamento di

pietro, cui Gesù darà il com-

pito di far nascere la sua

Chiesa. Il Golgota, per ri-

cordare il pentimento del la-

drone negli ultimi istanti di

vita e il centurione romano

che per primo riconosce

Gesù come Figlio di Dio; il

Sepolcro, che ci ricorda, con

la sua pietra rotolata, la risurrezione di Gesù. Lui non giudica con i nostri parametri

ma nella sua immensa misericordia.”

I lavori sono esposti nella Chiesa di Sant’Agostino di Montelparo.Bravissimi i nostri bambini e le nostre catechiste! Giuseppe Mariucci

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Biodiversità, alla Sentina

inizia l'attività didattica

con le scuoleDopo una formazione preparatoria

in classe, è prevista un’attività

sul campo il 22 aprile

10 Anno XXXII

19 Aprile 2015PAG

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