2. Cenni di anatomia del sistema nervoso.
3. Esso si divide in centrale (midollo spinale ed encefalo) e periferico (nervi). 4. Le informazione che il SN comunica possono essere efferenti, provenienti dall'interno del SN, oppure afferenti, ovvero provenienti dall'esterno del corpo (sensoriali). 5. Le informazioni sono trasportate come segnali elettrici. 6. Il sistema nervoso somatico regola lattivit dei muscoli scheletrici (volontari), mentre il sistema nervoso autonomo agisce suoi muscoli viscerali (muscolatura liscia). 7. Sistema nervoso centrale. (1)
8. L'encefalo composto di diverse parti, quella anteriore (il cervello vero e proprio) e quella posteriore. L'encefalo avvolto dalle meningi, tre membrane: dura madre, aracnoide e pia madre. 9. Dal troncoencefalo (bulbo, ponte e mesencefalo) partono tutti i nervi cranici. 10. Il bulbo continua fino al midollo spinale a livello del forame magno. 11. Il cervelletto composto da 2 emisferi, interviene soprattutto nel controllo del movimento e della postura, ma anche ad azioni superiori come il linguaggio. 12. Sistema nervoso centrale. (2)
13. L'encefalo si caratterizza di diverse scissure o solchi che lo dividono come per esempio la Scissura centrale di Rolando e la scissura laterale di Silvio. 14. Nel sistema limbico si trovano l'amigdala e l'ippocampo, esso legato alle reazioni che coinvolgono le emozioni. 15. In ogni emisfero troviamo 4 lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale. 16. All'interno del SNC ci sono dei ventricoli cerebrali all'interno del quale continua a circolare il liquido cerebrale o liquor. 17. Sistema nervoso periferico. (1)
18. La via piramidale quella che regola la motricit volontaria. 19. Nel bulbo il 90% dei nervi si incrocia, per questo motivo che i comandi per un lato del corpo provengono dall'emisfero opposto dell'encefalo. 20. La via extrapiramidale quella coinvolta nei movimenti involontari e nella regolazione della velocit dei movimenti volontari. 21. I neuroni sono unit strutturali e funzionali del sistema nervoso, producono e trasmettono cariche elettriche sotto forma di impulsi nervosi e comunicano chimicamente tra di loro attraverso punti di contatto chiamati sinapsi. 22. Sistema nervoso periferico. (2)
23. Un neurone di compone di: soma, dendriti (che ricevono informazioni dagli altri neuroni) e assone (inviano un messaggio ad altri neuroni). 24. Le sinapsi sono i punti di contatto tra i dendriti di un neurone e la soma di un altro. 25. Introduzione alla patologia neuropsichiatrica.
26. Altri concetti importanti che non sono da confondere, sono immaturit e ritardo. 27. Il progressivo sviluppo del bambino comprende diverse aree tra cui l'area posturale, motoria e del linguaggio; insieme compongono il campo dello sviluppo psicomotorio. 28. Lo sviluppo psicomotorio un processo dinamico e prevedibile di tappe anche se esiste una certa variabilit individuale. 29. Alla nascita il cervello immaturo e le sue potenzialit sono molteplici perci si parla di plasticit neuronale. 30. Paralisi cerebrali infantili. (1)
31. La compromissione motoria pu essere accompagnata da disturbi sensitivi, cognitivi, di comunicazione, percettivi e del comportamento. 32. Si tratta di una lesione non progressiva ovvero non muta nel tempo anche se il quadro clinico del soggetto muter dato il mancato sviluppo di determinate funzioni. 33. difficile riconoscerle poich bisogna aspettare le anomalie nel corso dello sviluppo. 34. Sono diverse dalle paralisi in et adulta poich l'adulto perde delle capacit apprese mentre il bambino perde ci che ancora non ha appreso. 35. Paralisi cerebrali infantili. (2)
37. Fattori postnatali, si tratta dei primi mesi di vita e sono il 10-20% dei casi (esempi: infezioni, traumi,...). Le PCI vengono classificate in base a diversi fattori, come il coinvolgimento di diversi arti (classificazione topografica), in base alle caratteristiche del movimento (classificazione motoria) e in base alle funzioni che si riescono a svolgere (classificazione funzionale). 38. Paralisi cerebrali infantili. (3)
40. Tetraplegia: grave compromissione di tutti gli arti con anche dei problemi al livello del tronco (importanti disordini associati, visivi, alimentari, cognitivi e del linguaggio). Classificazione motoria:
42. Forma discinetica. 43. Forma mista. 44. Paralisi cerebrali infantili. (4)
46. Livello III: ha bisogno di ausili per camminare e riesce a stare seduto da solo. 47. Livello IV: il bambino non riesce a camminare neanche con gli ausili e non sa passare dalla posizione seduta ad eretta. 48. Livello V: il pi grave, non in grado di stare seduto e nemmeno di controllare stabilmente il capo. Molte sono le condizioni che concorrono al presentarsi di una PCI, nella maggior parte dei casi a livello del SNC si presenta un leucomalacia periventricolare o un emorragia ventricolare, ovvero nei ventricoli laterali si accumula del sangue. 49. Paralisi cerebrali infantili. (5)
50. L'incidenza delle PCI di 1 su 3 per 1000 nati vivi. 51. Le diverse classificazioni non sono molto utili per capire lo svolgersi e l'evolversi delle PCI, l'unica che da pi informazioni la classificazione funzionale. 52. In passato si parlava della PCI come di un disturbo del movimento, oggi si tende a considerare le PCI come qualcosa di pi complesso che coinvolge molti eventi evolutivi. 53. Ogni forma di PCI ha deficit specifici per questo molto importante creare un intervento riabilitativo ad hoc per ogni bambino. 54. Importanti sono le reazioni dei genitori di fronte ad un figlio con PCI, le fasi che attraversano sono 3:
56. Patteggiamento, accettazione e adattamento. 57. Paralisi cerebrali infantili. (6)
58. In questi casi le persone importanti per il bambino sono oltre ai genitori anche il personale sanitario, per quanto riguarda la riabilitazione; e i docenti o educatori, che lo stimolino a sviluppare funzioni adatte a lui. 59. Le molte insufficienze (deficit) che si accumulano nel percorso di sviluppo del bambino con PCI portano ad avere problemi anche di apprendimento e comportamento, che comprendono aree come l'i ntelligenza; la m emoria a breve e a lungo termine; l'attenzione; l'abilit di pianificazione; le funzioni percettive visive; le funzioni percettive uditive; le funzioni spaziali; le funzioni motorie e cinestesiche; le funzioni linguistiche. 60. A scuola i bambini emiplegici non vanno tanto male, anche se dalle medie la forbice con gli altri bambini comincia ad allargarsi; i diplegici hanno pi difficolt anche dovuta alle difficolt visive. 61. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (1)
62. Il ritardo pu coinvolgere prevalentemente l'area motoria o psichica oppure entrambe. 63. Ritardo psicomotorio, ovvero l'anomala acquisizione di specifiche tappe dello sviluppo cognitivo in rapporto allet, considerando lampia variabilit individuale. 64. Esso pu essere lieve (passa spesso inosservato) oppure grave (permette una diagnosi precoce). 65. Le cause sono molteplici:
67. Postnatali: come traumi, meningiti,... La diagnosi del ritardo psicomotorio fatta tenendo sotto controllo le normali tappe dello sviluppo psicomotorio. 68. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (2)
69. Esistono diverse definizioni del ritardo mentale, una delle quali: condizione di interrotto o incompleto sviluppo psichico, caratterizzata soprattutto da compromissione delle abilit che si manifestano durante il periodo evolutivo e che contribuiscono al livello globale di intelligenza, cio quelle cognitive, linguistiche, motorie e sociali. 70. Il ritardo mentale pu essere accompagnato da altre patologie psichiche o somatiche. 71. Il livello di ritardo mentale viene valutato attraverso test intellettivi standardizzati, ed esistono scale per misurare anche l'adattamento. 72. Ritardo mentale lieve: il QI tra 50 e 69, non si riscontrano molte difficolt nell'apprendimento in ambito scolastico. L'et mentale compresa tra i 9 e i 12 anni. 73. Ritardo mentale di media gravit: il QI tra 35 e 49, marcati ritardi dello sviluppo durante l'infanzia. L'et mentale compresa tra i 6 e i 9 anni. 74. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (3)
75. Ritardo mentale profondo: QI inferiore a 20, grave limitazione nella cura di s, nella continenza, nella comunicazione e nella mobilit. L'et mentale inferiore ai 3 anni. 76. Nel 30-50% dei casi la causa del ritardo mentale sconosciuta. 77. Il ritardo mentale grave per il 55-75% dei casi provocato da cause organiche; mentre nel caso del ritardo lieve solo il 10-25% dei casi. 78. Ritardo psicomotorio e ritardo mentale. (4)
79. Una volta diagnosticato il ritardo mentale indispensabile un intervento multidisciplinare sia per interventi riabilitativi che per favorire l'integrazione e l'autonomia. Importante sono anche i contatti con la scuola, i servizi e sociali e di igiene mentale. 80. Importante la tempestivit nella diagnosi. 81. Il quoziente intellettivo.
82. Esistono diverse scale per la valutazione dello sviluppo e dell'intelligenza, come per esempio le scale di valutazione dello sviluppo Griffith (definisce l'et mentale e valuta diverse scale come quella locomotoria, personale-sociale, ascolto-linguaggio, coordinazione occhio-mano, performances e di ragionamento pratico), Bayley; i Test Psicometrici WISC (per i bambini dai 6 ai 16 anni, rilevano il Q.I. verbale, il Q.I. di performance e il Q.I. totale); e le scale non verbali Leiter (per bambini e adolescenti sordi o con gravi disturbi del linguaggio). 83. Una delle innovazioni del QI che esso confronta i risultati ottenuti da un soggetto con altri ottenuti da soggetti della stessa et. 84. Il test WISC prevede 6 item che valutano la scala verbale e 6 item che valutano la scala di performance. 85. Handicap e disabilit. (1)
87. Handicap: condizione di svantaggio vissuta dalla persona come ridotta capacit a conformarsi alle aspettative o norme sociali. Dunque limitazione sociale e culturale. A partire da queste definizioni dunque pu esistere handicap in assenza di disabilit poich essa si caratterizza in termini di discrepanza tra abilit dellindividuo e aspettative defficienza. 88. L'introduzione del concetto di partecipazione permette di parlare di handicap in modo positivo, valorizzando ci che il soggetto pu fare (capacit, abilit e competenze); per questo nasce l'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento della disabilit e della salute). 89. Handicap e disabilit. (2)
90. Nell'ICF si mira a descrive lo stato di salute dellindividuo nel proprio ambito esistenziale, in questo modo anche l'intervento educativo sar finalizzato ad aiutare lindividuo nella relazione con il suo ambiente ma anche lambiente nella sua relazione con lindividuo. 91. L'ICF non applicabile in campo pediatrico poich non tiene conto del piano evolutivo ma diviene completamente applicabile dagli 11 anni. 92. La salute una condizione di benessere fisico e sociale, non soltanto assenza di malattia,quindi la salute la risultante di reciproche influenze di numerosi fattori. 93. Nella valutazione di attivit a partecipazione si valuteranno performance (possibilit attuali) e capacity (potenzialit in un contesto standard); invece per quanto riguarda la valutazione dell'ambiente si terr conto di facilitatori o barriere. 94. Handicap e disabilit. (3)
95. Bisogna: garantire il funzionamento e la partecipazione nei contesti di vita dellindividuo attraverso l'analisi e la valutazione del funzionamento dell'individuo e dei suoi contesti di vita; e migliorare le condizioni di salute attraverso diagnosi precoci, interventi specializzati e il coinvolgimento delle agenzie educative e dei servizi. 96. Per costruire un intervento educativo volto a ridurre l'handicap necessario seguire delle fasi:
98. Analisi delle barriere che contribuiscono a creare gli handicap; 99. Analisi delle risorse a disposizione; 100. Formulazione di ipotesi e individuazione di percorsi educativi, strategie, cambiamenti da introdurre. 101. Handicap e disabilit. (4)
102. Le tecnologie devono fungere da tramite attraverso il quale la persona disabile pu raggiungere obiettivi pi ampi. 103. Diverse tipologie di tecnologie:
105. Ausili: possono essere oggetti, hardware, software, strategie, attraverso i quali ridurre lhandicap. 106. Handicap e disabilit. (5)
108. Ausili per l'accessibilit ambientale. 109. Comunicatori.Il progetto di vita della persona disabile deve partire innanzitutto dalla famiglia che libera il soggetto dall'idea di impossibilit di miglioramento della propria situazione. Anche gli insegnanti poi dovrebbero imparare a guardare oltre la scuola, strumento molto utile per questo soggetto l'ICF che permette di leggere il disabile sotto pi aspetti. 110. Disturbi specifici dell'apprendimento. (1)
111. L'apprendimento dipende tra le altre cose dalla dotazione neurobiologica di base e dalla motivazione a conoscere. 112. I disturbi dellapprendimento sono un gruppo di disturbi che si identifica con una difficolt nellacquisizione di alcune funzioni come ascoltare, parlare, leggere, scrivere, ragionamento e abilit matematiche. 113. I disturbi specifici di apprendimento sono diagnosticati tramite test standardizzati e non sono da confondersi con le normali difficolt di apprendimento. 114. DSA: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. 115. Disturbi specifici dell'apprendimento. (2)
116. L'esercizio tende a migliorare le prestazioni. 117. Essa pu dipendere da fattori genetici, come anche da fattori acquisiti come una sofferenza cerebrale o altri traumi. 118. Disturbi specifici dell'apprendimento. (3)
119. spesso associata ad altri DSA. 120. evidente dai 7 anni circa o prima nei casi pi gravi. 121. difficolt nel riconoscimento delle lettere scritte (confusione tra f-v;d-t o tra p-b;a-e) e nella lettura a voce alta si hanno omissioni, aggiunte e distorsioni di ritmo eo pause. 122. Esistono delle fasi nell'acquisizione della letturascrittura, ad ognuna delle quali associato un tipo di dislessia:
123. Fase alfabetica: la parola analizzata lettera per lettera. (tipologia mista) 124. Fase ortografica: parola analizzata per unit ortografiche. (tipologia fonologica) 125. Fase lessicale: la parola trattata come significato. (tipologia superficiale) 126. Disturbi specifici dell'apprendimento. (4)
127. Dislessia diseidetica: lettori lenti e tendono a sillabare tutte le parole come se le vedessero per la prima volta. Si pu trovare nella loro scrittura l'inversione di lettere o sillabe, oppure di lettere con suono o grafia simile. 128. DSA,disgrafia :
129. nella disgrafia si osservano una serie di azioni che non sono compiute correttamente come l'orientamento nello spazio grafico, la pressione sul foglio, la direzione del gesto grafico, la riproduzione di copie e il ritmo calligrafico. 130. interessa le componenti periferiche, cio esecutivo-motorie della scrittura 131. Disturbi specifici dell'apprendimento. (5)
132. nei testi sono presenti oltre agli errori ortografici anche una scarsa capacit di organizzare i capoversi ed utilizzare la punteggiatura. 133. spesso accompagnata da disgrafia. 134. interessa le componenti centrali di transcodifica del linguaggio orale in linguaggio scritto. DSA,discalculia :
Disturbo dell'apprendimento non altrimenti specificato :
135. pu includere problemi in tutte e tre le aree che insieme interferiscono in modo significativo nellapprendimento scolastico. 136. Disturbi specifici dell'apprendimento. (6)
137. La riabilitazione per i DSA prevede una fase di trattamento, volto ad aumentare l'efficienza del processo di letturascrittura; e una fase di abilitazione, ovvero gli aiuti che permettono l'utilizzo del livello di funzionamento attuale. 138. La riabilitazione deve essere tempestiva e continua, ovvero non solo riservata alla scuola elementare. 139. Nelle forme gravi sono consigliabili l'uso di strumenti compensativi come il computer che compensano tutte le difficolt tipiche dei DSA. 140. Cosa non serve per i DSA: leggere di pi non migliora l'abilit di lettura, ci che non finito a scuola non deve essere finito a casa e la quantit di lavoro a casa deve essere compatibile con il livello raggiunto dal bambino. 141. Esistono per i DSA computer con software sia riabilitativi che compensativi. 142. Disturbi specifici dell'apprendimento. (7)
143. In questo caso vengono distinte due prognosi, una del disturbo e una psico-sociale; in quanto un soggetto pu mantenere una difficolt di lettura grave ma avere un adattamento psico-sociale ottimo oppure i contrario. 144. In genere le reazioni emotive al disturbo, se non riconosciuto, tendono a crescere nel tempo. 145. Con l'avanzare del tempo gli errori tendono a diminuire, mentre rimane la lentezza esecutiva e possono comparire difficolt di comprensione e di stesura di un testo. 146. La curiosit e la voglia di imparare si riducono di fronte alla fatica necessaria per leggere 147. Disprassia. (1)
148. Disprassia = disturbo specifico congenito o acquisito precocemente che comporta difficolt nella gestione dei movimenti comunemente usati nelle attivit quotidiane. 149. Alterazione che riguarda la componente mentale del movimento, cio la capacit di anticipazione del programma attuativo motorio. 150. Accompagnata da disturbi visuo-percettivi e spesso associata con aspetti emozionali; con disgrazia e discalculia. 151. Pu manifestarsi con un notevole ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie fondamentali (per es. camminare, gattonare, star seduti), col far cadere gli oggetti, con goffaggine, con scadenti prestazioni sportive, o con calligrafia deficitaria. 152. Esistono 2 tipologie di disprassia:
153. Ideativa: incapacit di rappresentare e quindi rievocare correttamente un programma motorio 154. Disprassia. (2)
155. I bambini disprassici risultano pi immaturi, socialmente isolati e passivi e presentano sentimenti di bassa autostima ed alti livelli di ansia. 156. La durata dellintervento riabilitativo varia dai 2 ai 5 anni, la frequenza media delle sedute varia a seconda dellet e delle problematiche del bambino. 157. L'intervento riabilitativo si compone di 3 fasi:
159. Labilitazione-riabilitazione: motricit fine; prassie con oggetti e senza oggetti; prassie dellabbigliamento e visuo-costruttive; prassie e linguaggio e grafo-motorie. 160. Psicopatologia dell'adolescenza. (1)
161. Lo sviluppo segue della tappe, una volta raggiunta la prima essa fa da base per raggiungere la successiva:
163. PUBERTA: legata alla maturazione sessuale 164. ADOLESCENZA: legata al processo di separazione individuazione e di acquisizione di unidentit Nell'adolescenza c' un processo di separazione individuale, la presenza degli adulti importante anche se pare che se ne voglia fare a meno. 165. L'adolescenza pu essere letta sia come momento di crisi che come processo evolutivo. 166. Psicopatologia dell'adolescenza. (2)
167. L'adolescenza si pu suddividere in 4 fasi ciascuna con la sua peculiarit:
169. Adolescenza vera e propria (13-16 anni): ricerca delloggetto damore. 170. Tarda adolescenza (16-20 anni): organizzazione di un Io organico e integrato. Durante questo periodo, compreso tra la fanciullezza e let adulta, la persona va incontro a cambiamenti radicali che riguardano il corpo (maturazione biologica), la mente ( sviluppo cognitivo); e i comportamenti ( rapporti e valori sociali). 171. Psicopatologia dell'adolescenza. (3)
172. Vi la necessit di elaborare e aderire a nuovi valori, criticando e talvolta opponendosi allautorit genitoriale, tuttavia presente anche la necessit di appoggiarsi ancora al sostegno fornito dai genitori. 173. Appare fondamentale l'atteggiamento dei genitori in questa fase. 174. Il gruppo di pari diventa fondamentale perch il luogo dove si elaborano le problematiche adolescenziali. 175. L'impulsivit un elemento caratteristico di questa et, un meccanismo di autoregolazione. 176. Acting out = meccanismo difensivo tramite il quale la persona affronta conflitti emotivi e fonti interne o esterne di stress agendo senza riflettere o senza preoccuparsi delle possibili conseguenze negative. 177. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza. (1)
178. Nel mondo occidentale l1% circa delle ragazze tra 12 e 18 anni soffre di anoressia nervosa. 179. Questi disturbi sono espressione dei modelli culturali e relazionali delle famiglie e della societ contemporanea. 180. Nelle adolescenti con DCA si riscontra:
182. Scarsa identit psicosociale dei componenti della famiglia. 183. Potrebbe esserci una figura paterna debole. 184. Continua pressione sociale ad essere magre. Si nota in ragazze con DCA l'inseguimento della perfezione assoluta senza considerare i propri aspetti soggettivi, c' un corpo assente dovuto al continuo dimagrimento e un disinvestimento totale degli aspetti sessuali e delle relazioni con laltro sesso. 185. Le ragazze tendono a negare il loro stato di malattia. 186. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza. (2)
187. La volont di guarigione bloccata dal senso di colpa che non permette di mangiare, perci importante all'interno della terapia arrivare a mangiare con il gruppo di pari ma soprattutto importante nutrire questi ragazzi anche dal punto di vista affettivo. 188. Esistono tre segni caratteristici di rilevanza psicopatologica:
190. Senso di onnipotenza associato al terrore di perdere il controllo sui propri istinti ed essere travolte dallimpulso di mangiare. Nellanoressia la filiforme immagine vista dagli altri meno vera di quella vista dallanoressica che osserva lenorme e pesante parte di s che deve continuamente scindere come strategia di sopravvivenza. 191. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza. (3)
192. Nel 10% dei casi questi disturbi portano alla morte. 193. Esistono dei sintomi associati che precedono la malattia come sintomi depressivi, ossessivo-compulsivi oppure la paura di mangiare in pubblico. 194. Le ragazze con DCA hanno vergogna della propria malattia e cercano di nascondere la perdita di peso con abiti larghi. 195. In alcuni casi necessario condurre terapie o interventi a livello famigliare. 196. Nelle forme pi restrittive e/o gravi non si guarisce ma l'unica soluzione cercare un compromesso che consenta di sopravvivere. 197. I casi maschili di DCA sono simili a quelli femminili e sono spesso associati ad un disturbo dell'identit sessuale ( possibile non riconoscersi nel proprio sesso oppure non riconoscere il proprio orientamento sessuale). 198. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, anoressia nervosa. (1)
200. alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravit della attuale condizione di sottopeso. 201. nelle femmine dopo il menarca amenorrea da almeno 3 cicli mestruali consecutivi. L'anoressia nervosa pu essere con modalit restrittive oppure con abbuffate seguite da condotte di eliminazione. 202. L'anoressia nervosa si accompagna ad altre morbosit di tipo psichiatrico come la depressione o l'abuso di alcool e sostanze oppure condotte siucidarie. 203. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, anoressia nervosa. (2)
204. La presenza di amenorrea prevede l'accesso alle strutture di cura con una presa in carico multidisciplinare. 205. Altri sintomi evidenti possono essere la secchezza della cute, cicatrici o callosit sul dorso delle mani, nei casi pi gravi si pu riscontrare anche lopecia. 206. necessaria la presa in carico multidisciplinare in regime ambulatoriale o di ricovero, inoltre sono utili anche colloqui con i genitori che spesso manifestano della resistenza alla presa di coscienza del problema. 207. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, bulimia nervosa. (1)
208. Il DSM IV individua 5 criteri diagnostici per la bulimia nervosa:
210. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi. 211. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei. 212. Lalterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di AN. Nelle fasi pi critiche pu manifestarsi anche un deterioramento cognitivo. 213. Disturbi della condotta alimentare in adolescenza, EDNOS. (1)
214. In questa categoria possibile trovare casi in cui:
215. Sono soddisfatti tutti i criteri per AN, ma nonostante una significativa perdita di peso, lattuale peso del soggetto nel range normale. 216. Sono soddisfatti tutti i criteri per BU, ma le abbuffate e i meccanismi compensatori si manifestano con una frequenza inferiore a due volte a settimana o con una durata inferiore a 3 mesi. 217. presente una pratica regolare di comportamenti compensatori inappropriati da parte di un soggetto di peso normale dopo aver mangiato piccole quantit di cibo. 218. Il soggetto ripetutamente mastica e sputa, ma senza deglutire, grandi quantit di cibo. 219. Vi sono ricorrenti abbuffate in assenza di uso regolare di comportamenti compensatori inappropriati caratteristici della BU. 220. Disturbi di personalit. (1)
221. Disturbi di personalit = tratti di personalit rigidi e non adattivi che causano una significativa compromissione del funzionamento sociale o lavorativo, oppure una sofferenza soggettiva. 222. I disturbi di personalit sono un gruppo eterogeneo di patologie nell'et evolutiva che possono sparire con il processo evolutivo oppure peggiorare. 223. Nel DSM IV questi disturbi sono classificati in 3 gruppi:
224. Disturbi borderline, narcisistico, antisociale, isterico e istrionico 225. Disturbi ossessivo-compulsivi, evitante e dipendente. particolarmente difficile riconoscere e diagnosticare i disturbi di personalit in adolescenza poich questa fase caratterizzata da trasformazioni che alterano l'equilibrio pre-esistente. 226. Disturbi di personalit, borderline. (1)
227. Nei maschi si riscontrano manifestazionipi esternalizzaterispetto alle femmine e provano piacere nellessere aggressivi, sadici e nel mettere in atto comportamenti di bullismo. 228. Le femmine hanno la tendenza ad esprimere emozioni in una maniera esagerata e teatrale; inoltre presentano un atteggiamento seduttivo. 229. Sono molti i fattori eziologici individuati come per esempio fattori biologici e genetici, traumi sessuali e fisici durante linfanzia, oppure relazioni problematiche genitori-bambini. 230. Disturbi di personalit, borderline. (2)
231. Modalit di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzata dallalternanza di idealizzazione e svalutazione; 232. Alterazione dellidentit; 233. Impulsivit in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate. 234. Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o automutilanti; 235. Instabilit affettiva dovuta a una marcata reattivit dellumore; 236. Rabbia immotivata o intensa difficolt a controllare la rabbia; 237. Ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, correlati a eventi stressanti. 238. Disturbi di personalit, borderline. (3)
239. Scarso senso dellidentit. 240. Mancanza del controllo degli impulsi, bassa tolleranza alla frustrazione, allansia e alla depressione. 241. Debole capacit di sublimazione. 242. Il contatto con la realt in genere presente, anche se il bambino richiede la presenza delloggetto per mantenerlo. 243. Meccanismi di difesa basati sulla scissione. 244. I disturbi della comunicazione. (1)
245. Lingua = un codice, cio un sistema arbitrario ma coerente di segni governato da regole convenzionali. 246. La natura del linguaggio si compone di:
248. Contestopragmatica (abilit di usare il linguaggio nell'interazione con l'altro). Esistono disturbi della comunicazione diversi per i vari livelli sopra indicati. 249. Caratteristiche del linguaggio sono la creativit di produrre una gran quantit di messaggi e l'arbitrariet nella relazione tra suoni e significato. 250. Le tappe dello sviluppo del linguaggio sono le pi variabili. 251. I disturbi della comunicazione. (2)
252. Ogni area segue poi delle sue tappe di sviluppo specifiche. 253. Anche il linguaggio dipende dall'azione del SNC, in particolare interessa 2 aree: quella di Wernicke, dove si analizza il linguaggio parlato; e l'area di Broca che deputata alla produzione del linguaggio. 254. I gesti comunicativi appaiono prima del linguaggio ed essi si suddividono in:
Esistono errori tipici nelle prime fasi dello sviluppo lessicale, ovvero la sovraestensione, la sottoestensione oppure la sovrapposizione. 256. I disturbi della comunicazione. (3)
258. I disturbi della comunicazione. (4)
261. Epilessia. (1)
262. Epilessia una condizione cronica caratterizzatadalla ricorrenza nel tempo e in modo apparentemente spontaneo di crisi epilettiche. 263. Dunque avere una crisi epilettica non vuol dire essere epilettico. 264. Lo stato di male epilettico una condizione in cui o una crisi si protrae per pi di 30 o si ripetono pi crisi per un periodo prolungato cos frequentemente da non consentire recupero tra un episodio e laltro. In questo caso previsto il ricovero ospedaliero poich c' la possibilit di riportare danni anche gravi. 265. Le crisi epilettiche sono diversificate a livello di fenomeni motori e sensitivi. 266. In Italia 500000 persone sono affette da epilessia e nella maggior parte dei casi questa insorge prima dei 20 anni. 267. L'eziologia multifattoriale e pu essere definita secondaria se dovuta ad incidenti o altro. 268. Epilessia. (2)
269. Ci sono diversi modi per classificare le crisi epilettiche:
L'epilessia idiopatica la pi benigna e all'aumentare dell'et vi la possibilit di scomparsa delle crisi. 271. Epilessia. (3)
272. Le crisi generalizzate vengono classificate in modo internazionale cos:
274. Crisi cloniche: presenta scosse sincrone, ritmiche e violente che interessano i 4 arti. 275. Crisi toniche: contrattura diffusa e breve fase flessoria degli arti. 276. Crisi tonico-cloniche: perdita di coscienza, caduta a terra, si ha poi una fase tonica e una fase clonica. 277. Crisi atoniche. 278. Epilessia. (4)
279. Sindrome di Lennox-Gastaut Le crisi febbrili sono eventi critici convulsivi et-correlati (3 mesi-5 anni) in corso di febbre senza evidenza di infezioni del SNC o causa definita. Passano con l'et e non prevedono la comparsa di crisi epilettiche successive. 280. L'encefalopatia epilettica una condizione nella quale si verifica un deterioramento delle funzioni cognitive, sensoriali e/o motorie come conseguenza di unattivit epilettica consistente in crisi frequenti. 281. Epilessia. (5)
282. In caso di crisi in serie o ripetute prevista la somministrazione di benzodiazepine. 283. Cefalea in et pediatrica. (1)
284. Cefalea = dolore, di qualsiasi genesi, localizzato al capo che pu essere essenziale o sintomatica. 285. L'approccio clinico in questo caso prevede un anamnesi della cefalea ovvero la verifica dei seguenti aspetti:
287. frequenza e durata degli attacchi; 288. segni o sintomi precedenti o associati alla cefalea; 289. risposta ai farmaci. Si possono distinguere diverse tipologie di cefalee ognuna causata da una serie di aspetti diversi:
291. Cefalea cronica progressiva. 292. Cefalea cronica non progressiva. 293. Cefalea in et pediatrica. (2)
295. L'emicrania con aura presenta i sintomi dell'emicrania senza aura ma preceduta da sintomi transitori ( aura ) rappresentati da disturbi visivi, disturbi della sensibilit e/o della parola. L'aura ha una durata dai 5 ai 60 minuti ed sempre poi seguita dal dolore emicranico. 296. Cefalea in et pediatrica. (3)
298. Cefalea cronica parossistica
299. ADHD. (1)
300. Il disturbo caratterizzato di inattenzione e iperattivit (=difficolt a organizzare azioni complesse, cambiamento rapido da una attivit allaltra, sempre in movimento come mossi da un motorino). Questi non sono provocati da un ritardo mentale ma da una difficolt di autocontrollo e nella capacit di pianificazione. 301. Il DSM IV pone dei criteri diagnostici come un esordio prima dei 7 anni, una durata maggiore di 6 mesi ed episodi evidenti in almeno due contesti diversi. 302. Alcuni dei sintomi della inattenzione:
304. Non segue le istruzioni, non porta a termine le attivit. 305. Ha difficolt ad organizzarsi. 306. Evita le attivit che richiedano attenzione sostenuta. 307. Perde gli oggetti. 308. ADHD. (2)
310. Ha difficolt a giocare tranquillamente. 311. Parla eccessivamente. 312. Risponde prima che la domanda sia completata. 313. Ha difficolt ad aspettare il proprio turno. 314. Interrompe o si intromette nelle attivit di coetanei o adulti. L'ADHA in et prescolare caratterizzata da alcuni aspetti come il massimo grado di iperattivit, crisi di rabbia, litigiosit, assenza di paura e tendenza a incidenti, comportamenti aggressivi e disturbo del sonno. 315. In et scolare invece si pu notare la comparsa di disattenzione, difficolt scolastiche, possibile riduzione della iperattivit, comportamento oppositivo-provocatorio. 316. ADHD. (3)
317. In et adulta questo disturbo comporta una sensazione soggettiva di tensione e di instabilit, intolleranza di vita sedentaria, condotte pericolose (sport, abitudini), difficolt di organizzazione nel lavoro e nella vita quotidiana e rischio di marginalit sociale. 318. I sintomi del disturbo in una situazione nuova o in un colloquio a due possono essere minimi o sparire. 319. Il trattamento in questi casi prevede un approccio multimodale, si effettueranno interventi psico-comportamentali e una terapia medica. 320. Il gioco. (1)
321. La capacit di prestare attenzione e di rispettare alcune norme che i piccoli si danno prima di impostare il gioco, gettano le fondamenta per un successivo apprendimento a scuola e nella vita. 322. Il gioco ha un importante ruolo sociale di interazione e di condivisione ed un buon indicatore del suo livello di sviluppo. 323. Nel bambino che ha difficolt psicopatologiche, numerose e diverse terapie attraverso il gioco sono proposte e alcune di esse fanno incontestabilmente parte dellazione terapeutica. 324. Melanie Klein utilizza il gioco del bambino per arrivare a comprendere il significato simbolico inconscio e celato, solo cos possibile arrivare a capire le ansie e le angosce o i sensi di colpa del piccolo. 325. Il gioco. (2)
326. L'oggetto transizionale = occupa il posto delloggetto della relazione primaria e precede lo stabilirsi della prova di realt, il bambino esercita su di esso un controllo onnipotente ma allo stesso tempo reale. 327. Una carente attivit di gioco pu compromettere lo sviluppo cognitivo del bambino, pertanto questa mancanza va indagata ed osservata, poich intervenire sul piccolo permette di bloccare sviluppi di patologie o altro. 328. Il gioco. (3)
330. I giochi di regole: dapprima sono imitazioni del gioco dei bambini pi grandi, poi si vanno organizzando spontaneamente dopo i 7-8 anni, essi caratterizzano la socializzazione del bambino e con l'et tendono a diventare pi frequenti, dimostrando l'importanza delle relazioni e del codice sociale. 331. Il gioco. (4)
332. La maggior parte dei giochi del bambino autistico e psicotico consistono nel manipolare senza fine un oggetto attraverso schemi di azione assai ripetitivi e del tutto ripiegati sulla propria autosfera. In questi soggetti i giochi competitivi sono fuori dal loro interesse. 333. Disturbi pervasivi dello sviluppo.
335. Disturbo disintegrativo dellinfanzia. 336. Disturbo di Asperger. 337. Disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato. Le facolt sociali, le capacit comunicative e le modalit di comportamento non evolvono in modo appropriato (forme progressive) o si perdono nellinfanzia (forme regressive) determinando:
339. Una marcata limitazione del repertorio di interessi e attivit. 340. Autismo. (1)
341. Esso una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita anche se la diagnosi avviene in media verso i 5 anni. 342. L'autismo interessa le aree dell'interazione sociale reciproca, labilit di comunicare idee e sentimenti e la capacita di stabilire relazioni con gli altri. Esso porta ad un deficit sociale. 343. Si riscontrano modelli di comportamento ripetitivi. 344. L'interazione sociale pu essere compromessa sotto diversi aspetti nelle diverse fasi dello sviluppo, vi sono infatti:
346. Bambini che prendono iniziativa ma lo fanno in maniera inopportuna ed inappropriata (attivi ma bizzarri). 347. Autismo. (2)
348. Nel 1978 M. Rutter specifica ulteriormente il quadro descritto da Kanner individuando in questi bambini: l'incapacit a sviluppare rapporti sociali, una particolare forma di ritardo del linguaggio con ecolalia e inversione pronominale e fenomeni rituali e compulsivi. 349. L'autismo una disabilit permanente ma le caratteristiche del deficit sociale assumono unespressivit variabile nel tempo anche in relazione agli interventi attuati. 350. una sindrome dalla genesi multifattoriale con una forte componente genetica, nella quale concorrono in misura diversa agenti biologici e ambientali. 351. Non esiste il gene dellautismo, ma pi geni predisponenti. 352. Autismo. (3)
354. Autismo. (4)
356. La mancanza del linguaggio non accompagnata da un tentativo di compenso attraverso modalit alternative di comunicazione come gesti o mimica. 357. Autismo. (5)
358. Comportamento auto- ed eterolesivo come battere la testa, mordere, graffiare e tirare i capelli possono essere indice di uno stato di angoscia o stress. 359. Per evitare le reazioni di angoscia necessario mantenere il pi possibile una stabilit ambientale, e stimolare una maggior flessibilit a poco a poco. 360. Lasciando che sia lautistico ad iniziare il contatto fa in modo che il soggetto ha il tempo di percepire ed elaborare le sensazioni. 361. In questi soggetti presente una grande eterogeneit per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo; nel 40% dei bambini autistici si riscontra un ritardo mentale moderato, grave o gravissimo. 362. Lapprendimento nell'autistico condizionato dal contesto percettivo in cui stato acquisito per questo pi opportuno acquisire abilit nei contesti in cui possono essere concretamente utilizzate. 363. Autismo. (6)
364. Le scale diagnostiche utilizzate per l'autismo sono ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule) che valuta il comportamento sociale, l'uso della vocalizzazione/linguaggio e dei gesti in situazioni sociali e il gioco/interessi; oppure la scala CARS (Childhood Autism Rating Scale) un test adatto anche per gli adulti che distingue tra non autistico, autismo lieve/medio, autismo grave; oppure la PEP-R (Psycho-Educational Prophile Revised) utile per formulare strategie di intervento, per seguire levoluzione del paziente nel tempo e per identificare le capacit emergenti. 365. Nellet adulta si presentano condizioni di disabilit, con gravi limitazioni nelle autonomie e nella vita sociale tra il 60-90% degli adulti autistici non sono autosufficienti. 366. Autismo. (7)
367. Qualsiasi intervento educativo deve essere pensato a misura del singolo soggetto, facendo costantemente riferimento alla sua motivazione e al feedback inoltre deve essere sistematico e procedere per piccole unit di comportamento, per poi passare ad altre via via pi ampie e complesse. 368. Nell'et prescolare l'intervento persegue solo finalit abilitative, con l'et scolare si aggiungono le finalit adattative all'ambiente. 369. Nell'adolescenza possibile notare o un netto miglioramento o un drastico peggioramento, a questa et si tenta di correggere i comportamenti disadattivi. 370. importante coinvolgere i genitori del bambino dalla diagnosi alla terapia, inoltre consigliabile fare una terapia famigliare con l'obiettivo del sostegno psicologico. 371. Le bandiere rosse dell'autismo: 372.
373.
374.
375. Sindrome di Asperger e disturbo disintegrativo della fanciullezza.
376. A differenza dei bambini con disturbo autistico questi bambini hanno un intelligenza normale. 377. Lo sviluppo psicomotorio, del linguaggio e del livello intellettivo sostanzialmente adeguati pi compromessa tuttavia la capacit di relazione sociale e la variet degli interessi sociali. 378. Il disturbo disintegrativo della fanciullezza raro e pi frequente nei maschi, l'esordio avviene dopo uno sviluppo apparentemente normale nei primi 2 anni si ha la perdita di capacit gi acquisite come le capacit sociali o comportamento adattivo, il controllo degli sfinteri o il gioco. 379. Sindrome di Rett.
380. L'esordio alla fine del 1 anno, dopo un periodo di sviluppo normale; si nota un ritardo dello sviluppo. 381. Caratteristica fondamentale di questa sindrome l'aprassia, particolarmente accentuata nelle mani, che la bambina muove continuamente in modo stereotipato, come se le stesse lavando. 382. Il linguaggio assente, la deambulazione difficoltosa e spesso presente epilessia, tuttavia gli aspetti autistici in genere scompaiono con la crescita. 383. Malattie neuromuscolari.
385. Disordini della giunzione neuromuscolare. 386. Miopatie congenite. 387. Distrofie muscolari. 388. Malattie metaboliche. Le distrofie muscolari sono malattie ereditarie caratterizzate da degenerazione delle miofibre, esse possono portare a:
390. Cardiomiopatia. Le distrofie muscolari di Duchenne e Becker sono mutazioni nel gene della distrofina sul cromosoma X causano rispettivamente proteina assente o ridotta. 391. Distrofia muscolare di Duchenne.
392. In bambini con questa distrofia si nota un lieve ritardo nellacquisizione delle tappe motorie e in particolare della deambulazione, e talora ritardo nellacquisizione del linguaggio. 393. Sono frequenti le cadute e la difficolt a salire le scale; presente il segno di Gowers = ogni movimento viene fatto una tappa alla volta, per esempio quando ci si alza dalla sedia necessario fare leva con le braccia sulle gambe. 394. L'evoluzione della malattia prevede la perdita della deambulazione autonoma a circa 12 anni e a 20 anni circa il decesso a causa delle complicanze cardiache e respiratorie. 395. La terapia prevede la presa in carico globale, pluri-specialistica, da parte di un centro specializzato che sia in grado di gestire i molteplici aspetti della malattia, in relazione allevoluzione clinica, e comprensiva di un attento supporto emotivo per tutto il nucleo familiare. 396. Distrofia muscolare di Becker, distrofia miotonica o sindrome di Steinert e distrofia facio-scapolo-omerale.
397. La distrofia miotonica ha un insorgenza tardiva e i sintomi compaiono dopo la 3 decade. Si nota un precoce coinvolgimento della testa e del collo con limitazione dei movimenti extraoculari. 398. Miotonia = contrazione prolungata di certi muscoli dopo percussione o stimolazione elettrica e ritardo di rilascio dopo contrazione volontaria (stretta di mano). 399. Esiste una forma di distrofia miotonica congenita in cui si riscontrano: ipotonia neonatale, ritardo psicomotorio e paralisi facciale. la madre a trasmettere la malattia. 400. La distrofia facio-scapolo-omerale una forma relativamente benigna, asimmetrica e senza il coinvolgimento cardiaco. In essa si osserva un deficit di abduzione della spalla e scapole alate, l'aspettativa di vita comunque normale. 401. Miopatie metaboliche, mitocondriali e congenite.
Le miopatie mitocondriali variano da forme con lievi di deficit di forza progressiva dei muscoli extraoculari a gravi miopatie infantili (anche fatali). Vengono trasmesse attraverso ereditariet materna. 403. Le miopatie congenite hanno un esordio nel periodo perinatale con decorso non progressivo o molto lentamente progressivo. Si riscontra il floppy baby. 404. Malattie infiammatorie del muscolo.
405. Dermatomiosite: si presenta con un rash che precede l'interessamento muscolare: eritema intorno alle palpebre, poi guance e collo. Inseguito eritemi sulle dita e gomiti. 406. Miosite a corpi inclusi: colpisce i maschi anziani, si notano debolezza facciale e disfagia. 407. Solo la poliomiosite e la dermatomiosite rispondono al trattamento. 408. Atrofie muscolari spinali (SMA).
409. Lesordio variabile dal periodo prenatale alla giovinezza. 410. possibile distinguere:
412. SMA tipo II: a esordio nel secondo semestre, con acquisizione della stazione seduta e impossibilit al passaggio alla stazione eretta. 413. SMA tipo III: a esordio nel secondo anno di vita, con raggiungimento della deambulazione autonoma ma con caratteristiche patologiche. 414. SMA tipo IV: a esordio nellet adulta. 415. Disturbi d'ansia. (1)
416. L'ansia come risposta fisiologica utile quando fa percepire il pericolo e reagire aumentando le capacit di adattamento. Diventa invece patologica quando si perde il controllo delle proprie emozioni. 417. L'ansia pu associarsi ad altri tipi di sintomi come quelli depressivi, disturbi dell'attenzione, ecc. 418. Di fronte ad una situazione ansiogena il bambino pu cercare di evitarla, adottare comportamenti controfobici o cercare un sostegno sociale, mentre quando la situazione ansiogena continua o cronica il bambino pu aumentare il livello di allerta fino a un crollo e, nel tempo, pu strutturare una vera e propria psicopatologia. 419. Disturbi d'ansia. (2)
420. Sindrome da ansia sociale: diffidenza verso gli estranei ed intensa apprensione di fronte a situazioni nuove e/o di fronte ad estranei, essa compare in et precoce e nei soggetti pi grandi si esplicita con paura del giudizio altrui e difficolt a parlare in pubblico. 421. Sindrome ansiosa generalizzata: ansia generalizzata e persistente, che non insorge in risposta ad alcuna particolare circostanza ambientale, si manifesta prevalentemente attraverso sintomi fisici. Lelemento di malessere nei bambini pi grandi pu essere verbalizzata mentre nei pi piccoli si traduce in correlati somatici. 422. Disturbi d'ansia. (3)
425. Fobia sociale: paura marcata e persistente di situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona esposta ad individui non famigliari e al possibile giudizio degli altri.
426. Disturbi d'ansia. (4)
427. Ossessione = idea, immagine o impulso che disturba o infastidisce la persona che la esperisce. 428. Compulsione = comportamento ripetitivo, intenzionale e finalizzato che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta a unossessione 429. Disturbo post-traumatico da stress: esso pu essere causato da:
430. Un evento non anomalo ma percepito come eccessivamente stressante dal soggetto. 431. Leffetto cumulativo di microtraumi. 432. Si nota un aumento dello stato dansia di fronte a situazioni che possono ricordare lepisodio traumatico e tentativi di non pensare all'evento traumatico. Gli effetti a lungo tempo possono essere depressione, disturbi dellapprendimento e disturbi di personalit. 433. Disturbi dell'umore.
434. Associazione di alterazioni specifiche dellumore, turbe dei ritmi biologici e compromissione delladattamento socio-relazionale. 435. Depressione = riduzione del tono dellumore per la maggior parte del giorno, perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le attivit per la maggior parte del giorno, significativa perdita dellappetito e pensieri ricorrenti di morte. 436. Disturbo maniacale = Ipetrofica stima di s e grandiosit, diminuito bisogno di sonno e maggiore loquacit del solito, distraibilit ed eccessivo coinvolgimento in attivit con potenziali conseguenze dannose. 437. In et evolutiva, la depressione si manifesta non solo col ritiro e linibizione (della motilit e/o del pensiero) ma anche con lagitazione, liperattivit e laggressivit. 438. Associati alla depressioni vi possono essere altri deficit, come quello di memoria, di attenzione, ecc. 439. Disturbi del comportamento.
441. Disturbo di personalit antisociale: un modo di essere nel mondo dominato dallopposizione alle norme che regolano la convivenza sociale. Esiste una tipologia impulsiva ed una senza empatia. 442. Disordini del movimento.
443. Si possono distinguere:
445. Coree.
446. La corea di Huntington una corea di tipo genetico, se l'esordio in et adulta essa porta a demenza, epilessia e discinesie; mentre se l'esordio in et pediatrica (< 15 anni) si avr una forma rigida e altri fenotipi differenti. 447. La corea di Sydenham porta ad una serie di disturbi correlati come per esempio l'ipotonia, la disartria, Milking movements o segno del mungitore, alterazione della scrittura, disturbo tono dellumore, ADHD e disturbo ossessivo-compulsivo. 448. La corea reumatica per il 61% generalizzata e per il 39% unilaterale. 449. Distonia.
450. Classificazione eziologica della distonia:
452. Distonia secondaria 453. Distonia eredodegenerativa 454. Mioclono e le stereotipie.
456. Generalizzato In alcuni casi esso pu essere provocato da stimoli e pu essere ritmico o aritmico. 457. Il mioclono negativo indica una breve e brusca interruzione della contrazione muscolare dunque un fenomeno inverso al mioclono. 458. Le stereotipie sono comportamenti motori ripetitivi, istintivi e afinalistici, che si ripetono con un pattern specifico sempre allo stesso modo (come se fosse una fotocopia) e che influenza marcatamente lattivit normale. 459. Tics. (1)
460. Essi possono essere:
462. Tics (2) e sindrome di Gilles de la Tourette.