AUTISMOADALTOFUNZIONAMENTOE
SINDROMEDIASPERGERLeabilitàsociali
L’AssociazionediIdeeOnlusPaolaBecottoCarolaCaruso
TizianaMo
Avere la sindrome di Asperger significa:
Non è una malattia, è un modo diverso di
funzionare e permane lungo tutto il corso della
vita!
AVERE UN PARTICOLARE MODO DI COMUNICARE E DIRELAZIONARSI CON GLI ALTRI
Sindrome di AspergerStrategie di intervento
Che cosa fare? u Linee guida
u Insegnare abilità sociali
Come fare? u partire dai punti di forza della
persona Asperger
u Pensiero visivo
Strategie visive perpotenziare le abilità sociali
Le linee guida italiane – ISS 2011
Interventi RACCOMANDATI:
u Interventi mediati dai pari
u Interventi sulle abilità sociali
u Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)
Le linee guida italiane – ISS 2011
ABILITA’ SOCIALI
u COSA SONO LE ABILITA’ SOCIALI?
“Comportamenti specifici che risultano in interazioni sociali positive ecomprendono i comportamenti verbali e non verbali necessari peruna comunicazione interpersonale effettiva.”
(Elliott e Gresham, 1987; Gresham 1986)
“Sorridere, mantenere un contatto oculare adeguato, porre rispondere alle domande, accettare e fare complimenti, commentareverbalmente ciò che avviene durante uno scambio sociale, possonoessere alcuni esempi di abilità sociali.”
(Beidel, Turner e Morris, 2000)
u PERCHE’ LE ABILITA’ SOCIALI SONO CONSIDERATE COSI’ IMPORTANTI NEGLI INTERVENTI CON PERSONE ASPERGER?
“La presenza di adeguate abilità sociali fin dall'infanzia è stata associataad esiti positivi durante lo sviluppo successivo, favorendo una maggioreaccettazione da parte dei pari, maggiori probabilità di successiaccademici e una maggior percentuale di salute mentale.”
(Rao et al., 2008)
“Bambini che presentano mancanze in tali capacità manifestano unacarenza nel repertorio dei comportamenti necessari per poter interagirein maniera adeguata con le altre persone, secondo le convenzioni sociali vigenti per una determinata cultura.”
(Rao et al., 2008)
u L'interazione sociale, infine, può essere definita come un processo reciproco in cui gli individui iniziano e rispondono efficacemente agli stimoli sociali presentati dai loro coetanei. La partecipazione nell'interazione dei bambini con disturbi dello spettro autistico è differente da quella dei pari, mostrandosi, infatti, minore in frequenza e povera in qualità; ad esempio, un bambino può manifestare più spesso un comportamento ritualistico e socialmente povero, piuttosto di impegnarsi efficacemente in un comportamento prosociale. Bauminger (2002) evidenzia però, in particolare, come i bambini con forme di autismo a buon funzionamento intellettivo dimostrino una maggior motivazione nell'iniziare o rispondere, durante le interazioni con i pari, rispetto a bambini con un funzionamento intellettivo più basso.
u I bambini con AS esprimono solitamente interesse per il mondo sociale, ma i deficit nelle abilità sociali che manifestano li mettono in situazioni di grande difficoltà, interagire con coetanei o adulti diviene dunque una sfida, che continuerà lungo tutta la vita (Sanosti e Powell-Smith, 2006).
u Già in età prescolare, infatti, questi bambini si distinguono dai loro coetanei a sviluppo tipico, mostrando deficit nelle abilità sociali. Nel periodo delle scuole elementari si presentano in maniera evidente problemi relazionali, specialmente con i pari, ad esempio i compagni di classe, e grande difficoltà nell'iniziare e mantenere delle amicizie. La situazione diviene spesso più complessa a partire dalla prima adolescenza, in cui questi ragazzi possono divenire l'oggetto di prese in giro o di rifiuto da parte dei coetanei (Rao et al., 2008).
Macintosh e Dissanayake (2006) hanno dimostrato come gli individui con HFA e AS siano
significativamente più deficitari, rispetto ad un gruppo di pari a sviluppo tipico, in compiti di
cooperazione, asserzione e auto-controllo, e siano più dolorosamente consapevoli dei loro deficit
di abilità sociali.
Carrington et al. (2003) hanno invece indagato la percezione dell'amicizia in alcuni ragazzi
australiani diagnosticati con Sindrome di Asperger; i risultati mostrano come l'amicizia sia spesso
desiderata da questi ragazzi, manifestando tuttavia una scarsa comprensione del concetto di
reciprocità e condivisione di interessi e idee inerenti il concetto stesso di amicizia. I resoconti degli
adolescenti esaminati mostrano, infatti, una mancanza di insight negli elementi costitutivi
dell'amicizia stessa ed una difficoltà generale nell'uso e nella comprensione del linguaggio per
descrivere le problematiche legate a tale concetto. La difficoltà degli individui con AS in questa
abilità sembra dunque legata ad una scarsa comprensione della natura e reciprocità alla base
dell'amicizia.
REGOLE SOCIALI
“Quelle linee guida, norme, esigenze, aspettative, consuetudini e leggi scritte e non scritte, espresse e inespresse,
che rispecchiano le opinioni, i valori, i pregiudizi e i timori di una società
e determinano i ruoli che interpretiamo e i comportamenti che adottiamo
nell’interagire con gli altri membri di quella società
in quanto individui e gruppi.”
Temple Grandin, Sean Barron, Le regole non scritte delle relazioni sociali, Uovo nero, 2014
MA QUALI ABILITA’ INSEGNARE? VEDIAMO LE TIPOLOGIE DI DEFICIT DACUI DERIVANO LE CARENZE NELLASFERA DELLE ABILITA’ SOCIALI!
u DEFICIT DI ACQUISIZIONE DI CONOSCENZA SOCIALE
u DEFICIT DOVUTI A PERFORMANCES INADEGUATE DI COMPORTAMENTI SOCIALI
u DEFICIT CAUSATI DA UNA MANCANZA DI SCIOLTEZZA NEI COMPORTAMENTI SOCIALI APPROPRIATI
u DEFICIT DI TEORIA DELLA MENTE
u SALUTARE, RISPONDERE GRAZIE/PREGO, ESSERE GENTILI
u QUANDO ALZARE LA MANO IN CLASSE
u COME EFFETTUARE UN ACQUISTO, COME FARE UN COMPLIMENTO
u DIRE CIO’ CHE SI PENSA AL MOMENTO GIUSTO E NEL CONTESTO ADEGUATO, SAPERE CHE NON SEMPRE SI PUO’ DIRE CIO’ CHE SI PENSA
Gresham, Sugai, Horner, 2001)
“… Permettono di aiutare le persone ad organizzare i loro pensieri,enfatizzando le relazioni di causa ed effetto tra gli eventi, edapprendere strategie di problem solving, riducendo lo stressprovocato dalle situazioni sociali.”
(Solomon et al., 2004)
Punto di forza delle persone nello SPETTRO: PENSIERO VISIVO
LE STRATEGIE VISIVEper insegnare le ABILITA’ SOCIALI
COME E’ CONSIGLIABILE LAVORARE SUI DIVERSI DEFICIT? ALCUNI ESEMPI
v DEFICIT DI ACQUISIZIONE DI CONOSCENZA SOCIALE
v DEFICIT DOVUTI A PERFORMANCES INADEGUATE DI COMPORTAMENTI SOCIALI
v DEFICIT CAUSATI DA UNA MANCANZA DI SCIOLTEZZA NEI COMPORTAMENTI SOCIALI APPROPRIATI
v DEFICIT DI TEORIA DELLA MENTE
v script sociali", delle carte in cui vengono riportate le risposte che i ragazzi con autismo possono utilizzare nel corso delle differenti interazioni
v Strumenti visivi, come "storie sociali" o "strisce di conversazioni comiche", che rendono esplicite le regole non dette e conferiscono significato alle situazioni sociali tramite storie o disegni
v strategie comportamentali come problem solving e rinforzo positivo, utilizzati per permettere l'apprendimento sociale
v role-plays, disegni e giochi per insegnare come cambiare prospettiva.
STORIE SOCIALI
Una storia sociale è un racconto che può avere diverse funzioni:
u Gestione di comportamenti problematici
u Preparazione ad un evento nuovo o futuro
u Cambiamenti nelle routine
u Insegnamento di abilità sociali
u Spiegazione di dinamiche sociali e relazionali complesse
Quando scriviamo una storia sociale dobbiamo ricordare sempre di:
u Stabilire un obiettivo chiaro ed individualizzato
u Raccogliere accuratamente le informazioni utili alla stesura della storia (interessi, paure,
cose odiate, etc.)
u Scegliere accuratamente il titolo
u Tenere conto dello stile di apprendimento della persona per cui stiamo scrivendo la storia
u Tenere conto del funzionamento cognitivo della persona per cui stiamo scrivendo la storia
(tipologie di parole da utilizzare, tipologia di frasi, uso delle immagini)
u Usare un linguaggio positivo e il più possibile concreto
u Fare attenzione all’interpretazione letterale che le persone autistiche possono fare
u Utilizzare uno stile ed un formato motivanti, aggiungendo immagini
Storie sociali: linee guida
Nelle storie sociali è bene che siano presenti alcune tipologie di frasi fondamentali:
u Frasi descrittive: descrizione dei fatti “Mi chiamo Michele”
u Frasi soggettive: descrivono gli stati interni di una persona“A molti bambini piace giocare nel giardino”
u Frasi direttive: suggeriscono la risposta adeguata a una situazione
“Posso chiedere ai bambini di giocare con loro”
u Frasi affermative: evidenziano la frase precedente
“Questo va bene”
Storie sociali: linee guida
Storia sociale di base
n Le frasi fondamentali:o Descrittiveo Soggettive o Direttiveo Affermative
n Proporzione di base:
Storia sociale avanzata
n Frasi avanzate:o Parzialio Di controlloo Cooperativeo Combinazioni di frasi
n Proporzione avanzata:
0/1 direttive
2/5 descrittive, soggettive, affermative
0/1 direttive, di controllo
2/5 descrittive, soggettive, affermative, cooperative
Storia sociale per spiegare come mantenere un comportamento adeguato in un contesto nuovo
“UNA GIORNATA IN MONTAGNA”
ESEMPI DI STORIE SOCIALI
UNA GIORNATA IN MONTAGNA …PER IMPARARE A SCIARE
A VOLTE IL SABATO VADO IN MONTAGNA CON MAMMA E
PAPA’ PER IMPARARE A SCIARE.
E’ BELLO IMPARARE A SCIARE!
QUANDO VADO IN MONTAGNA A SCIARE, E’ IMPORTANTE
RICORDARSI DI SEGUIRE ALCUNI CONSIGLI:
SE SEGUIRO’ QUESTI CONSIGLI
-PASSERO’UNABELLISSIMAGIORNATAESTARO’BENEINSIEMEAGLIALTRI!-MAMMAEPAPA’SARANNOCONTENTIEORGOGLIOSIDIME!-IMPARERO’BENEASCIARE!
QUANDO ARRIVO ASCOLTO IL MAESTRO E FACCIO
QUELLO CHE MI CHIEDE!
SALGO SULLA SEGGIOVIA
ATTENZIONE!!!! E’ IMPORTANTISSIMO E GIUSTO
RISPETTARE IL MIO TURNO!
SE CI SONO ALTRI BAMBINI PRIMA DI ME, ASPETTO
CHE SALGANO SULLA SEGGIOVIA, QUANDO TOCCA A
ME, SALGO ANCHE IO!
DURANTE LA LEZIONE DI SCI, FACCIO ATTENZIONE
A QUELLO CHE DICE IL MAESTRO.
E’ IMPORTANTE FARE ATTENZIONE E NON DISTRARSI
PERCHE’ CON ME CI SONO TANTI BAMBINI E IL
MAESTRO DEVE FARE ATTENZIONE A TUTTI NOI!
QUINDI MI IMPEGNO AD ASCOLTARE, STARE
VICINO AL MIO GRUPPO, FARE ATTENZIONE AL
PERCORSO CHE FACCIO CON GLI SCI, FARE CIO’
CHE IL MESTRO MI CHIEDE.
SE CI SONO PENSIERI CHE MI DISTRAGGONO, SO
CHE DURANTE LA PAUSA PRANZO POTRO’
PENSARCI.
QUINDI CERCO DI METTERLI DA PARTE PER
CONCENTRARMI SULLA LEZIONE!
A PRANZO MI IMPEGNO A RISPETTARE I
CONSIGLI PER STARE BENE A TAVOLA!
SE DURANTE LA MATTINA MI IMPEGNO E RIESCO
A SEGUIRE TUTTI I CONSIGLI (STO VICINO AL
MESTRO, ASCOLTO, FACCIO ATTENZIONE AL
PERCORSO, ASPETTO IL MIO TURNO SULLA
SEGGIOVIA), POSSO MANGIARE L’HOT DOG AL POSTO
DELLA PASTA!
DOPO PRANZO POSSO GIOCARE CON I MIEI
AMICI!
SE HO VOGLIA DI GIOCARE CON UN AMICO, MI
RICORDO DI DIRE: “CIAO!, GIOCHIAMO INSIEME?”
SE IL MIO AMICO VUOLE FARE UN GIOCO DIVERSO DA
QUELLO CHE VORREI FARE IO, VA BENE! POSSIAMO
SCEGLIERE IL GIOCO A TURNO, UNA VOLTA A TESTA!
SE UN AMICO MI CHIEDE DI GIOCARE E IO HO VOGLIA
DI STARE DA SOLO, GLI DICO GENTILMENTE:
”ADESSO PREFERISCO STARE DA SOLO, POSSIAMO
GIOCARE UN’ALTRA VOLTA?”
DOPO PRANZO POSSO ANCHE RIPOSARMI O
PENSARE ALLE COSE CHE MI FANNO STARE BENE!
SE RIESCO AD IMPEGNARMI E A SEGUIRE QUESTI CONSIGLI E’ MOLTO BELLO IMPARARE A COMPORTARSI BENE
E STARE BENE INSIEME AGLI ALTRI!!!
SE DURANTE IL GIORNO NON RIESCO A
RICONOSCERE GLI AMICI PERCHE’ HANNO
MASCHERA E CASCO, POSSO AVVICINARMI E
DIRE:
“MI PUOI DIRE CHI SEI PER FAVORE?”
PER CHIAMARE UN AMICO, POSSO TOCCARLO
SULLA SPALLA O PRENDERGLI UNA MANO.
ATTENZIONE! E’ IMPORTANTE FARE ATTENZIONE A
COME CHIAMO GLI AMICI, PERCHE’ SULLA NEVE E’
FACILE CADERE E FARSI MALE!
MAMMA,PAPA’,ILMAESTROEGLIAMICISARANNOCONTENTIRIUSCIRO’AIMPARAREASCIAREMOLTOINFRETTAPERCHE’SEGUOQUELLOCHEDICEILMAESTRODIMOSTRERO’DIESSERESEMPREPIU’BRAVOEDEDUCATO!
Storia sociale per suggerire un’alternativa adeguata ad un comportamento non adeguato ripetuto più volte
ESEMPI DI STORIE SOCIALI
ESEMPI DI STORIE SOCIALIStoria sociale per insegnare abilità sociali
Storia sociale per insegnare abilità sociali
ESEMPI DI STORIE SOCIALI
ESEMPI DI STORIE SOCIALI
Storia sociale per spiegare dinamiche sociali complesse
“IL RIMPROVERO”
ILRIMPROVEROTUHAI8ANNI.SEIUNBAMBINO. QUANDOAVRAIPIÙDI25ANNISARAIADULTO.
TUTTELEPERSONEADULTEERANOBAMBINI.
TUTTIIBAMBINICRESCONOEDIVENTANOADULTI.DIVENTAREADULTINONÈFACILE,
CISONOTANTISSIMECOSEDAIMPARARE!
BISOGNAIMPARAREALEGGEREEASCRIVERE,AVESTIRSI,AGIOCARE,ASTUDIARE,AFARELASPESA,ASTAREBENECONGLIALTRI,ADESSEREEDUCATI,ETANTETANTEALTRECOSE…IBAMBININONPOSSONOIMPARAREDASOLIADIVENTAREADULTI…PERCHÉÈTROPPODIFFICILE!!
COSÌ,GLIADULTIINTUTTOILMONDOINSEGNANOAIBAMBINIADIVENTAREGRANDI,
FUNZIONACOSÌ,ÈNORMALEEDÈGIUSTO!
PERTUTTIIBAMBINIDIVENTAREGRANDIAVOLTEÈFACILE,ALTREVOLTEDIFFICILISSIMO!CAPITASPESSODISBAGLIAREEFAREDELLECOSECHETISEMBRANOGIUSTE,MANONSEMPRELOSONO.
CISONOALCUNEREGOLECHESERVONOPERSTAREBENECONGLIALTRICHESONO
DAVVERODIFFICILIDAIMPARARE.NONSONOLEGGIDARISPETTARECOMEQUELLECHEDA’LAPOLIZIA.SONOREGOLENONSCRITTE,MATUTTELEPERSONEADULTELECONOSCONO,ELEIMPARANOUNPOCHETTINOALLAVOLTAMENTREDIVENTANOGRANDI.QUANDOFAIQUALCOSACHETISEMBRAGIUSTO,MANONLOÈ,PUÒCAPITARECHEUNADULTOTISGRIDIETIDICACHEQUELLACOSANONSIFA.PERGLIADULTIAVOLTEÈDIFFICILESPIEGAREQUESTEREGOLEPERSTAREBENEINSIEME,COSÌAVOLTESUCCEDECHEUNADULTOTIDICA:“QUESTONONSIFA,MANONTISOSPIEGAREILPERCHÉ!!”
ALLORACAPITACHETIARRABBI,PERCHÉNONCAPISCI,EPENSI:
“MAPERCHÉNONLOPOSSOFARE????”
QUANDOUNBAMBINOSBAGLIAQUALCOSA,OFAQUALCOSACHENONDEVEFARE,GLIADULTILOSGRIDANOSOLOPERCHÉVOGLIONOINSEGNARGLIADIVENTAREGRANDEEASTAREBENECONGLIALTRI.ANCHESEAVOLTENONSEMBRA,PERCHE’QUANDOUNADULTOSGRIDAUNBAMBINOHASPESSOUN’ESPRESSIONEARRABBIATA…MAPOISIPUO’FAREPACE!
QUANDOUNADULTOSGRIDAUNBAMBINO,ÈUNACOSANORMALECHECAPITAATUTTI
GLIADULTIEATUTTIIBAMBINI.
QUANDOUNADULTOSGRIDAUNBAMBINO,NONSIGNIFICACHENONGLIVUOLEPIÙBENE.
QUANDOUNADULTOSGRIDAUNBAMBINO,GLIVUOLEBENELOSTESSO,ANZI,GLI
VUOLECOSÌTANTOBENECHECERCADIINSEGNARGLIADESSERESEMPREPIÙBRAVO!QUANDOUNADULTO,MAMMA,PAPÀ,IMAESTRI,CAROLA,FILIPPO,L’ISTRUTTOREDISCIOQUELLODINUOTO,TISGRIDA,PUÒCAPITARECHETUTISENTAARRABBIATOOTRISTE:
ILCUORETIBATTEPIÙFORTE,TISENTIAGITATOETIVIENEDAPIANGERE,
HAIVOGLIADIURLARE…
SENTIRSIARRABBIATIQUANDOQUALCUNOTISGRIDAVABENE,MAÈIMPORTANTEIMPARAREAREAGIRENELMODOGIUSTO!
NONSIPUÒDIREADUNADULTO:“ADESSOTIMETTOINPUNIZIONEIO!”OPPURE:“ORACHIAMOICARABINIERI!”.NONSIPUÒURLAREODISPERARSI!
ALPOSTODIFAREQUESTECOSEPOTRESTI:-DIRE“MIFAARRABBIAREQUANDOMISGRIDI!”-SENONTIPIACECHEGLIADULTIUSINOUNTONODIVOCETROPPOALTOPUOIDIRE:“PUOIPARLARECONLAVOCEPIÙBASSAPERFAVORE?”
- SENONCAPISCIPERCHÉL’ADULTOTIHASGRIDATOPERCHÉTISEMBRADIAVERFATTOUNACOSAGIUSTAPUOIDIRE:
“NONCAPISCOPERCHÉMISGRIDIEQUESTOMIFASTAREMALE!MIPUOI
SPIEGAREPERCHÉQUESTACOSANONSIFA???”,COSÌL’ADULTOSAPRÀCHETUNONHAICAPITO
ETIPOTRÀSPIEGAREILMOTIVOPERCUITIHASGRIDATO!
-SENONHAIVOGLIADIPARLAREPUOIDIRE“HOBISOGNODISTAREDASOLOCINQUEMINUTI!”,COSÌPOTRAICLAMARTIEQUANDOSARAICALMOTORNAREAPARLARECONL’ADULTO.E’NORMALESENTIRSIARRABBIATIQUANDOQUALCUNOCISGRIDA,MANONPOSSIAMOURLAREODIRECOSEBRUTTEALLEALTREPERSONEPERCHÉCISENTIAMOARRABBIATI!
E’IMPORTANTEIMPARAREACOMPORTARSIBENEANCHEQUANDOSIAMO
ARRABBIATI!
ATUTTIIBAMBINIDELMONDOCAPITADIESSERESGRIDATIDAGLIADULTI!
GLI ADULTI SGRIDANO I BAMBINI PER
INSEGNARE LORO AD ESSERE PIÙ BRAVI!
GLI ADULTI SANNO LE REGOLE PER STARE BENE INSIEME PERCHÉ ANCHE
LORO SONO STATI BAMBINI, COSÌ LE HANNO IMPARATE.
TUTTIGLIADULTI,QUANDOERANOBAMBINISONOSTATISGRIDATIDA
ALTRIADULTI.
QUANDOGLIADULTISGRIDANOIBAMBINI,IBAMBINIAVOLTESI
ARRABBIANO.
QUANDO I BAMBINI SI ARRABBIANO È IMPORTANTE CHE SI RICORDINO CHE NON POSSONO SGRIDARE GLI ADULTI.
IBAMBINICHEIMPARANOARISPONDERENELMODOPIÙGIUSTOEPIÙGENTILEEA
CHIEDERESPIEGAZIONIALPOSTODIARRABBIARSIQUANDOSONOSGRIDATI,
DIVENTERANNOSICURAMENTESEMPREPIÙBRAVI!!
I BAMBINI NON
POSSONO SGRIDARE
GLI ADULTI PERCHÉ,
ESSENDO ANCORA
BAMBINI, NON
HANNO ANCORA
IMPARATO TUTTE
LE REGOLE PER
STARE BENE CON
GLI ALTRI.
E’ IMPORTANTE CHE
I BAMBINI
ACCETTINO DI
ESSERE SGRIDATI,
SAPENDO CHE I
RIMPROVERI
SERVONO PER
IMPARARE A
DIVENTARE GRANDI
E BRAVI.
SEESSERESGRIDATILIFAARRABBIARE,IBAMBINIPOSSONODIRLOCONLAVOCEUSANDOLEPAROLEGIUSTE!
DARSI DEGLI OBIETTIVI CONDIVISI!
USO DEI FUMETTI PER IMPLEMENTARE LE ABILITA’ SOCIALI
USO DEI FUMETTI PER IMPLEMENTARE LE ABILITA’ SOCIALI
GIOCHI PER IMPLEMENTARE LE ABILITA’ SOCIALI
SEQUENZE VISIVE, SCRIPT; TASK ANALYSIS
u Le sequenze visive o gli script sono istruzioni precise su “come fare una cosa”.
u E’ importante suddividere il compito in fasi, facendo attenzione a scegliere il livello in base al funzionamento cognitivo e alle caratteristiche del ragazzo.
u Si possono utilizzare per insegnare abilità sociali o per insegnare sequenze relative all’autonomia personale.
u Possono essere preparate con immagini o solo con scritte.
Sequenza visiva per l’autonomia
Sequenza visiva per l’autonomia
Sequenza visiva per l’autonomia
Sequenza visiva per l’autonomia e per le abilità sociali
ROLE PLAYING – COME CAMBIARE PROSPETTIVA
u Il role playing è una tipologia di intervento che si adatta ad innumerevoli situazioni
u Consiste nel chiedere al ragazzo di mettere in scena una determinata situazione, positiva o negativa ed ha i seguenti obiettivi
- aumentare la consapevolezza del proprio modo di interagire;
- facilitare la comprensione di episodi in cui le dinamiche sociali non sonorisultate chiare (mettendo in scena episodi realmente accaduti e
rielaborandoli
- facilitare la comprensione di situazioni sociali nuove
u Molto utile video riprendere le sessioni di role palying, per poter rivedere se stessi e andare a scoprire quali atteggiamenti sono poco adeguati
TOKEN ECONOMY O SISTEMA PREMIANTE
u La token economy si basa su alcuni principi di educazione comportamentale
u Prevede che venga stabilito un contratto educativo tramite il quale l'educatore/riabilitatore stipula un accordo con il soggetto
u ad ogni comportamento corretto il ragazzo riceverà un gettone (o altri oggetti simbolici, o segni precedentemente stabiliti)
u Al raggiungimento di un certo numero di gettoni o oggetti simbolici il ragazzo potrà ricevere un premio
u I rinforzi intermedi (gettoni, etc) andranno diminuendo gradualmente (1 comportamento positivo = 1 gettone, poi si darà il gettone dopo 2 o 3 comportamenti positivi, etc.) in modo da non renderli più necessari con il tempo.
u Il sistema premiante può essere di gruppo o individuale e va strutturato sempre in base al contesto, all’obiettivo da raggiungere, alla fattibilità di realizzazione ed agli interessi del ragazzo
ESEMPI DI TOKEN ECONOMY
Token economy individuale all’interno di un gruppo
ESEMPI DI TOKEN ECONOMY
Token economy di gruppo
(visiva con cartellone come in esempio o concreta)
ESEMPI DI TOKEN ECONOMYToken economy individuale
AL LAVORO……
Dicono che sono asperger…Le scocciature sociali!
“Il mio papà ha cercato di spiegarmi cosa sono le regole sociali. Io trovo che siano delle grandissime “scocciature sociali”.
…Sono regole difficili e molto strane. Più che regole, sono vere e proprie
scocciature, ma questo l’ho già detto. Invece non ho ancora detto che in qualunque modo cerco di rispettarle, queste regole, sbaglio.
Poi, naturalmente, non devi essere “prepotente” e devi sforzarti di pensare che cosa possa far piacere agli altri. Io non ci riesco mai e penso che se una cosa piace a me, allora piace anche agli altri. Ma mia mamma ha detto che non è
affatto così.…
Il nuovo dottore, l’unico che ha finalmente capto che io ho un disturbo di Asperger e non sono né scemo né altre cose brutte che mi hanno detto certi
bambini al parco, ha dato alla mia mamma una tabella sulla quale deve segnare tutte le cose che imparo. E’ molto complicato, guardate quante cose ho da
imparare!”
Provate voi!“Regole per avere amici”
Se arriva o si va Si entra nel gruppo, oppure si da’ il benvenuto, si saluta
Aiutare Si aiuta o si riceve, a seconda dei casi
Fare complimenti Si fanno in modo appropriato. Si ringrazia quando si ricevono
Si fanno in modo appropriato – sono vietate quelle inappropriate – si fanno senza far arrabbiare e si ricevono senza arrabbiarsi
Fare le critiche
Accettare i suggerimenti Accettare e incorporare le idee degli altri
Reciprocità Conversazione vuol dire imparare e poi ascoltare
Condividere I giochi e le cose, anche se non ti interessa farlo
REGOLA COSE DA IMPARARE
Provate voi!
Conflitti
Interessi
Empatia
Evitare
Contatto visivo
Imparare a fare compromessi – non va bene l’aggressione –essere maturi
Ascoltare e guardare quello che ti fanno sentire o vedere, anche se non ti piace
Rispondere appropriatamente e non ignorare gli altri
Stare soli quando si può, non troppo spesso e non quando ci sono gli amici
Guardare negli occhi gli altri e capire l’espressione della faccia
Gruppo ASPIEranti amici
Il progetto “ASPIEranti amici” aveva come finalitàprincipale l’accompagnamento di un gruppo di ragazzi condiagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) conbisogno di supporto non intensivo in un percorsoattraverso la scoperta e lo sviluppo delle propriecompetenze emotive e l’apprendimento di abilità socio-comunicative utili per un’interazione efficace nei contestidi vita quotidiana (scuola, famiglia, gruppi di amici, sport,ecc.).
Attualmente il progetto è ancora in corso, ha solamentecambiato nome in “Amici per scelta”
COMPORTAMENTI ACCETABILI/INACCETABILICome lavorare sul miglioramento del clima
di gruppo 1- Scelta dei comportamenti da indicare:in questo caso comportamenti negativi, più o meno gravi
2- Scelta delle conseguenze
3- Scelta dei comportamenti alternativi ed adeguati possibili
4- Richiesta di ordinare i comportamenti in base alla gravità delle conseguenze sociali
COMPORTAMENTI ACCETABILI/INACCETABILICome lavorare sul miglioramento del clima
di gruppo
5- Richiesta di abbinare ogni comportamento con la rispettiva conseguenza
6- Richiesta di abbinare ogni comportamento con il comportamento alternativo ed adeguato possibile
AMICIZIA Come dare strumenti utili per fare amicizia e
mantenerla nel tempo
1- Brainstorming su significato della parola amicizia
AMICIZIA Come dare strumenti utili per fare amicizia e
mantenerla nel tempo
2- Compilazione della scheda sull’amicizia e rielaborazione di gruppo guidata dagli educatori
3- Compilazione della scheda che porta alla riflessione sulla differenza tra amici e conoscenti e rielaborazione di gruppo
AMICIZIA Come dare strumenti utili per fare amicizia e
mantenerla nel tempo
AMICIZIA Come dare strumenti utili per fare amicizia e
mantenerla nel tempo
4- Cerchio delle critiche e dei complimenti:
“Ti auguro una bella e lunga vita, ma mi fai arrabbiare quando…”
5- Richiesta di scrivere sul post di ogni compagno una cosa che ci piace di lui/lei
6- Work in progress…
GLI SCHERZICome insegnare a scherzare, accettare gli
scherzi e sapersi difendere dalle provocazioni
2- Consegna della piramide degli scherzi, richiesta:
Divisi in coppie, i ragazzi dovevano mettere gli scherzi indicati nel posto che secondo loro era quello più corretto all’interno della tabella.
La tabella prevedeva una divisone tra scherzi più o meno positivi e più o meno negativi
1- Scelta degli esempi di scherzi su cui lavorare
3- Rielaborazione di gruppo e spiegazione di cosa sia socialmente più accettato in tema di scherzi e provocazioni
GLI SCHERZICome insegnare a scherzare, accettare gli
scherzi e sapersi difendere dalle provocazioni
4- Brainstorming su scherzi positivi e provocazioni
GLI SCHERZICome insegnare a scherzare, accettare gli
scherzi e sapersi difendere dalle provocazioni
5- Presentazione attività di role playing
6- Prove della scena divisi in coppie
7- Rappresentazione scena davanti ai compagni
8- Richiesta per gli spettatori: compilazione scheda relativo allo scherzo in scena
10- compito a casa: ulteriore rielaborazione individuale da ridiscutere in gruppo
9- Rielaborazione delle scene e delle schede in gruppo
GLI SCHERZICome insegnare a scherzare, accettare gli
scherzi e sapersi difendere dalle provocazioni
GLI SCHERZICome insegnare a scherzare, accettare gli
scherzi e sapersi difendere dalle provocazioni
11- presentazione della storia sociale e lettura in gruppo
DEFINIZIONE DA DIZIONARIO
DEFINIZIONE INVENTATA DA NOI
SCHERZO POSITIVO: azione atta al diletto sia della persona che agisce, che di quella che riceve
Uno scherzo può essere positivo e divertente…
…MA PUÒ ESSERE ANCHE NEGATIVO E FAR STARE MALE CHI LO RICEVE…
IN QUESTO CASO LO DEFINIAMO SCHERZO NEGATIVO, O ANCHE PROVOCAZIONE
DEFINIZIONE DA DIZIONARIO
DEFINIZIONE INVENTATA DA NOI
SCHERZO NEGATIVO O PROVOCAZIONE: azione atta a far innervosire un’altra persona
Quali sono gli scopi di queste due tipologie di scherzi?
u SCHERZI POSITIVI
² Divertimento² Far ridere
² Socializzare² Stare bene insieme
SCHERZI NEGATIVI O PROVOCAZIONI
Ø Far innervosire, arrabbiare
Ø Far stare maleØ Provocare una reazione negativa
Facciamo un po’ di esempi…• Dire le freddure
• Dire qualche parolaccia tra amici
• Additare un compagno per come è vestito
• Fare finta che ci sia qualcosa sulla maglia
• Chiudere un compagno a chiave dentro il bagno
• Ripetere una parola con cui un amico si è impappinato
• Lanciare una pallina in testa ad un compagno
• Far notare a qualcuno le sue stranezze parlandone ad alta voce con tante persone
Da chi me lo posso aspettare?
u SCHERZI POSITIVI
² Amici² Conoscenti con cui
andiamo d’accordo² Familiari
² Persone che ci vogliono bene e ci conoscono
SCHERZI NEGATIVI O PROVOCAZIONI
Ø Persone prepotenti Ø Bulli
Ø Persone scioccheØ Conoscenti con cui non
vado d’accordoØ Persone che prendono
spesso in giro gli altri
u Durante uno scherzo positivo, di norma, il viso è sorridente, ma
disteso, sereno.Talvolta molto serio, se lo scherzo è
pensato per essere lungo.u L’espressione può essere furbesca,
maliziosa.u La persona che scherza in modo
positivo, se l’altro non lo capisce subito, spiega lo scherzo senza
problemi e in modo chiaro.
Come riconoscerli?
Durante uno scherzo negativo o una provocazione, il viso spesso è serio, o
minaccioso, arcigno.L’espressione è malizosamente arrabbiata,
burbera.Il viso ed il corpo spesso sono tesi.
E’ importante
sapere come reagire
in modo adeguato
ad ogni tipo di scherzo!
Dal dizionario:
u AD ESEMPIO…
u SE UN AMICO MI FA UNO SCHERZO POSITIVO..
u ED IO MI ARRABBIO MOLTO…
u QUESTA NON E’ UNA REAZIONE ADEGUATA!
u SAREBBE MEGLIO PROVARE A SCHERZARE A MIA VOLTA, OPPURE DIRE IN MODO CALMO E TRANQUILLO “NON MI PIACCIONO GLI SCHERZI”…
u SE UNA PERSONA MI FA UNO SCHERZO POSITIVO, SI ASPETTA CHE IO RIDA E MI DIVERTA, SE QUESTO NON SUCCEDE, VA BENE, MA LO DEVO SPIEGARE!!!
u ALTRIMENTI L’ALTRA PERSONA PENSERA’ CHE SONO MOLTO MALEDUCATO E MUSONE…