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  • 7/26/2019 Bertrand Cap3

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    Capitolo terzoLenunciazione in semiotica

    Dove adesso? Quando adesso?Chi adesso? Senza neppure chiedermelo.Dire io. Senza pensarlo.

    (S. Beckett,Linnominabile)

    Se si considera nel suo complesso la storia della linguistica francese, sipu essere tentati di definire ciascuno dei suoi tre grandi decenni medianteuna parola chiave: struttura per gli anni tra il 1960 e il 1970, enunciazio-ne per il decennio 1970-80, interazione per gli anni tra il 1980 e il 1990.I linguisti appartenenti al primo periodo analizzano il linguaggio attraverso irapporti tra le forme che lo costituiscono, tanto in semantica quanto in am-bito morfosintattico, prescindendo dal soggetto parlante; essi mettono lac-cento sul sistema della lingua, sviluppando procedimenti di analisi struttura-le in grado di oggettivarla e di descriverla basati sul modello che gi avevasancito il successo della fonologia. Per i linguisti del secondo periodo, chein parte si oppongono allo strutturalismo, lelemento pi importante ilsoggetto parlante; a loro avviso non possibile analizzare il linguaggio senon attraverso lattivit enunciativa, e dato che in realt proprio questulti-ma a determinare lo statuto delle forme linguistiche laccento va posto sul-lesercizio del parlato. Come sostiene mile Benveniste (1966, p. 319):Molte nozioni della linguistica [] appariranno sotto una luce diversa sele si riformuler nella cornice del discorso, cio della lingua in quanto as-sunta dalluomo che parla e nella condizione di intersoggettivit, che solarende possibile la comunicazione linguistica. Nel corso di questo periodotrionfa la pragmatica, che invita a concepire il senso in azione sulla scortadella celebre opera di John Austin How to Do Things with Words, che hamesso in luce la dimensione performativa del linguaggio. Accogliendo que-

    sto nuovo illuminante contributo, i linguisti che fanno parte del terzo perio-do mettono al centro delle loro preoccupazioni la dimensione interattiva,dialogica e conversazionale; essi si oppongono alleccessiva enfasi sullioche aveva caratterizzato il periodo precedente, interpretando rigorosamentela lezione di Benveniste e ritenendo che non si possa concepire lo studio dellinguaggio se non nella dimensione intersoggettiva che a esso intrinseca.

    In questo contesto, la posizione della semiotica paradossale. Nel 1976Greimas dichiarava che, a suo giudizio, la riflessione sullo statuto della lin-gua stata sin dai suoi esordi indissolubilmente legata alla dimensione di-scorsiva della sua manifestazione sotto forma diparole (Nef, a cura, 1976).

    Ciononostante, come si visto, le radici della semiotica vanno ricondotte aun approccio strutturale. Essa astrae dal soggetto enunciatore per poter met-tere a nudo lorganizzazione interna dei dispositivi significanti: strutture ele-

    Le fasidella linguistica

    francese

    Lanalisistrutturale

    Lanalisidellenunciazione

    La dimensioneinterattivae dialogica

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    mentari come il quadrato semiotico, strutture narrative incentrate sulla no-zione di attante, strutture discorsive che si delineano sotto forma di isotopie.Una simile concezione della semiotica lascia ben poco spazio allenunciazio-

    ne, e ancor meno allinterazione. Eppure in realt essa privilegia chiaramenteluso, vale a dire la dimensione sociale del linguaggio chiamata a organizzaree a depositare nella memoria collettiva il thesaurus strutturato delle forme si-gnificanti. In tal modo, essa tenta di comprendere le condizioni alla base del-la condivisione culturale del senso. Prima di tornare a occuparmi nei dettaglidi questo aspetto e della concezione dellenunciazione che ne deriva, cerche-r di ripercorrere a grandi linee la storia dei complessi rapporti tra la semio-tica greimasiana e la problematica enunciativa.

    3.1. Elementi di storia concettuale

    Nel corso degli anni Settanta, quando lenunciazione appariva semprepi come la nozione cardine di tutta la ricerca linguistica, il suo statuto insemiotica rimaneva ambiguo: si trattava di un concetto problematico. Purriconoscendo la sua importanza come istanza critica nei riguardi dello strut-turalismo formale, il semiologo vedeva nellenunciazione e nella sua situa-zione il meccanismo con cui luniverso extralinguistico poteva legittima-mente irrompere nelloggetto-linguaggio, entit immanente costruita dalteorico con tanta fatica. Di conseguenza, guardava con sospetto allidea di

    un soggetto parlante sovrano, perch temeva che dietro gli appelli allegoo il pretesto del dialogismo si celasse il ritorno a quellontologia del sog-getto che aveva caratterizzato in modo particolare gli studi letterari. Eccoperch il problema dello statuto dellenunciazione e del suo soggetto costi-tuisce uno dei temi di discussione essenziali tra la semiotica e le altre disci-pline che studiano il linguaggio e il senso. Nei paragrafi seguenti prover asottolineare alcuni momenti cruciali di un percorso che dalla eliminazionemetodologica iniziale del soggetto giunto a reintegrarlo nel corpo dellateoria, con il duplice aspetto di uso e messa in discorso.

    3.1.1. EliminazioneLungi dallesser ignorato, il problema dellenunciazione si posto aGreimas sin dalla met degli anni Sessanta. In Semantica strutturale, esso eragi stato risolto in modo chiaro: la descrizione semantica del testo enunciatodevessere condotta facendo astrazione dallattivit del soggetto parlante,considerato estraneo allambito di pertinenza del testo stesso. Greimas in-tendeva provvedere alloggettivazione del testo, la quale implicava perusare le sue stesse parole leliminazione delparametro di soggettivite del-le principali categorie che lo manifestano: la persona, i tempi dellenuncia-zione, i deittici spaziali, gli elementi fatici. Questa eliminazione, che aveva

    carattere rigidamente metodologico, finiva col configurare se non altro innegativo lo spazio per unanalisi enunciativa dellattivit di discorso. Anti-cipando la distinzione fra le operazioni di dbrayagee di embrayage(cfr. in-

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    La dimensionesociale e luso

    Enunciazionecome irruzione

    dellextralinguistico

    Loggettivazionedel testo

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    fra), il procedimento semiotico si proponeva allepoca di circoscrivere lana-lisi nel solo quadro del discorso distaccato dal soggetto enunciatore o de-braiato, allo scopo di garantire lomogeneit della descrizione stessa

    (Greimas 1966, pp. 210-211). Ecco allora che lenunciazione, subito questoprocesso di eliminazione, ridotta a una definizione marginale utile soltantoa sviluppare la famosa dicotomia saussuriana langue/parole: il soggetto deldiscorso non che unistanza virtuale, unistanza costruita [] per darconto della trasformazione della forma paradigmatica del linguaggio valea dire del sistema o lingua in una forma sintagmatica cio in un pro-cesso o atto diparole(Greimas 1976b, p. 5).

    3.1.2. PresupposizioneQuesteliminazione radicale ma provvisoria stata rimessa in discussione

    non appena si presentata la possibilit di reintegrare la problematica del-lenunciazione allinterno del meccanismo complessivo della teoria semioti-ca dai postulati sino ai procedimenti descrittivi. A quel punto venuta al-la luce una nuova definizione dello statuto dellenunciazione, sviluppata daGreimas in occasione di una riflessione sul discorso poetico nel quale piche in ogni altro genere di discorso il parametro della soggettivit puesser considerato elemento essenziale. Mi si consenta al riguardo una lungacitazione:

    [] si deve tentare di determinare lo statuto e la modalit di esistenza del sog-

    getto dellenunciazione. In semiotica, infatti, impossibile limitarsi a parlare disoggetto tout court: necessario concepirlo come facente parte della strutturalogico-grammaticale dellenunciazione, di cui rappresenta lattante-soggetto,mettendo in luce al tempo stesso le unit su cui si sofferma per partito preso lanostra riflessione semiotica e il quadro teorico allinterno del quale il suo statutopu esser precisato. Le alternative sono due: o lenunciazione unaperformancenon linguistica che sfugge, in quanto tale, alla competenza del semiotico, o essa presente in un modo o nellaltro, a esempio come un presupposto implicitonel testo. In questultimo caso, lenunciazione pu esser simulata nella forma diun enunciato di tipo particolare, cio come quel tipo di enunciato detto enun-ciazione, perch comporta un altro enunciato in funzione di proprio attante-og-

    getto; in tal modo, lenunciazione viene reinserita allinterno della riflessione se-miotica, che cercher pertanto di definire lo statuto semantico del suo soggetto(Greimas 1972, p. 143).

    cos che viene riconosciuto il ruolo dellenunciazione, sia pure nellamisura in cui logicamente presupposta dallesistenza dellenunciato. Datoper scontato il fatto che, in qualunque relazione predicativa, la presenza diun attante-oggetto implica quella di un attante-soggetto e viceversa, suffi-ciente identificare uno degli attanti per poter dedurre lesistenza dellaltro.E poich in questo caso si conosce loggetto-enunciato, il testo, a partire

    da esso si potr inferire lesistenza dellattante-soggetto. Naturalmente sitratta di unoperazione complessa, ma che illustra a perfezione i requisitiformali del procedimento: consente di localizzare, stricto sensu, il soggetto

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    Il soggetto deldiscorso comeistanza costruita

    Poesia eparametro dellasoggettivit

    Il soggettopresupposto

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    enunciatore che sar innanzitutto un soggetto logico, pura e semplice posi-zione enunciativa. Il soggetto unistanza teorica di cui allinizio non si sanulla ma che costituisce a poco a poco, man mano che il discorso si svilup-

    pa, il proprio spessore semantico. La sua identit il risultato del complessodi informazioni e determinazioni di ogni genere che, nel testo, lo riguarda-no. Soltanto a partire dalla nostra conoscenza dellenunciato, possibile ri-uscire a cogliere listanza soggettiva, seguendo un percorso a ritroso nondunque il procedimento inverso che muove dallenunciazione. Sar percinecessario ricorrere alle forme strutturali che organizzano il discorso-enun-ciato, e in primo luogo alle strutture attanziali, per descrivere la ricorsivitdellenunciazione che caratterizza la totalit del discorso.

    Adottando il punto di vista dellanalisi testuale, la semiotica si interesserin primo luogo alle figure dellenunciazione manifestate e messe in funzione

    allinterno dello stesso testo. Esse dipendono infatti da quella che viene chia-mata enunciazione enunciata, grazie alla quale divengono parte del testo sia pure in forma simulata la presenza e lattivit dei soggetti del discorso,narratore* e personaggi i quali, per esempio attraverso il monologo o il dialo-go, finiscono con lesser definiti in modo esaustivo dagli enunciati stessi.Quanto al soggetto dellenunciazione reale, quello che occupa lo scenariointersoggettivo della comunicazione si tratti dellautore o del locutore sarsempre inevitabilmente allontanato e considerato come unentit implicita:preda della catena ricorsiva dellio dico che io dico che io dico, con-dannato a essere in se stesso inaccessibile. Quel soggetto si manifesta soltanto

    attraverso simulacri linguistici di enunciazioni enunciate passate (io dico,io penso, mi sembra ecc.), che a loro volta saranno funzione dei criteridanalisi necessari a coglierle. Per Greimas (1972, p. 144), non si vede, delresto, come sia possibile concepire la definizione del soggetto dellenun-ciazione altrimenti che come la totalit delle sue determinazioni testuali, senzain tal modo ricadere in quellontologia del soggetto di cui la semiotica lettera-ria si liberata a fatica. Il soggetto del discorso allora concepito con uni-stanza in costruzione, sempre parziale, incompleta e in via di trasformazione colta a partire dai frammenti di discorso realizzato.

    3.1.3. MediazioneUn ulteriore passo avanti in questa direzione lo si compiuto quando,verso la fine degli anni Settanta, la lunga ricerca relativa ai diversi livelli distrutturazione della significazione ha finalmente raggiunto una fase di pienamaturazione in seguito alla presentazione delleconomia generale della teo-ria, concretizzatasi nel percorso generativo della significazione. Si ricorder(cfr. il primo capitolo) che gli strati successivi in cui il senso si articola, muo-vendo dalle strutture profonde verso quelle pi superficiali, si convertonoluno nellaltro in base a un processo di progressivo arricchimento e aumen-to della complessit. In questo percorso, lenunciazione si presenta come li-

    stanza di mediazione e di conversione essenziale fra strutture profonde estrutture superficiali. Per mezzo delloperazione di messa in discorso, essagoverna il passaggio dalle strutture elementari e semio-narrative virtuali

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    Lenunciazione

    enunciata

    Enunciazionecome

    mediazione econversione tra

    livello profondoe livello

    superficiale

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    che prima dellenunciazione sono considerate come un repertorio di formedisponibili (ossia una grammatica) alle strutture discorsive (tematiche e fi-gurative) che le attualizzano e le specificano ogni volta allinterno del di-

    scorso che si realizza. In tal modo, il soggetto enunciatore si situa allincro-cio tra i vincoli sintattici e semantici che determinano la sua competenza elo spazio di libert relativa presupposto dalla realizzazione del discorso.

    Si pu tuttavia criticare questa concezione e sostenere, come ho fatto nelprimo capitolo, che il percorso nel suo complesso a presentarsi come unmodello possibile di enunciazione. Viene cos finalmente alla luce la duplicedimensione del modello: da una parte quella che dipende dalle operazionidi codifica risultanti dalluso, dallaltra quella che rinvia alla realizzazione,ogni volta unica, del discorso dellaltro. Loriginalit dellapproccio semioti-co in questambito consiste nel sottolineare in modo estremamente netto ci

    che, nellattivit enunciativa, deriva dalla prassi sociale e culturale del lin-guaggio, che pervade e d forza al discorso in atto. Proprio a tale prassi, peresempio, vanno ricondotte tanto le attese generiche tra cui la prevedibilitche funge da guida a tutti i nostri comportamenti di lettori, sin dallistantein cui iniziamo la lettura di un testo , quanto il nostro comportamento dilocutori, sin dallistante in cui prendiamo la parola.

    3.2. Prassi enunciativa

    Lo sforzo teorico della semiotica trae origine in parte da una duplice cri-tica rivolta al soggetto e alla realt. Si tratta di una critica non filosofica,che mira innanzitutto a non ritrovare in seno alla descrizione testuale nozio-ni di natura psicologica od ontologica. Bisogna cio attenersi con estremorigore alla realt delloggetto testuale da costruire, la sola cui si abbia vera-mente accesso nel quadro di un progetto semiotico. Lessenziale allora in-dividuare e portare alla luce ci che, condizionando i percorsi e le attivit dicondivisione del senso, determina lesercizio del discorso: si trover in talmodo la forza alla base delluso*.

    3.2.1. Struttura, uso, storiaQuando si ripercorre lopera di Greimas, si rimane sorpresi nel constata-re come il problema delluso lattraversi da cima a fondo. Da Semanticastrutturale, testo in cui Greimas (1966, p. 135) notava che il carattere idio-lettale dei testi individuali non ci deve permettere di dimenticare laspettospecificamente sociale della comunicazione umana, sino a Semiotica delle

    passioni, dove lesperienza individuale della passione viene ricondotta alletassonomie passionali selezionate dalle culture (Greimas, Fontanille 1991,pp. 89-90), depositate nel lessico della lingua e alle quali i discorsi in par-ticolare quelli letterari assegnano una struttura e una valorizzazione. Per-

    tanto la nozione di uso ha uno statuto ben definito in semiotica, in relazioneai concetti di sistema e storia, nonch a quello di atto di discorso. Nel qua-dro teorico della semantica strutturale, Greimas aveva delineato in modo

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    Il ruolo dellaprassi

    Criticaallontologia eallo psicologismo

    Il problemadelluso

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    chiaro il rapporto esistente fra le virtualit del sistema (linfinit di combina-zioni possibili fra le unit minime di senso) e ci che di fatto attualizza lunoo laltro stato di lingua (le significazioni effettivamente realizzate): nessuna

    lingua d fondo al proprio complesso combinatorio teorico []; ciascunalascia un margine di libert pi che sufficiente alle ulteriori manifestazionidella storia (Greimas 1966, p. 156).

    Per riuscire a comprendere il meccanismo alla base della problematicadelluso opportuno risalire sino a Hjelmslev: stato il linguista danese aproporre di sostituire il concetto di usoa quello saussuriano di parolenellacelebre dicotomia langue-parole, da lui ribattezzata schema-uso. LaparolediSaussure denota esclusivamente il libero uso della lingua da parte del singo-lo individuo, presentato dallo stesso Saussure come promessa di una creati-vit indefinita. Luso hjelmsleviano, al contrario, fa riferimento alle pratiche

    che, grazie alle abitudini delle comunit linguistiche e culturali, si sono apoco a poco sedimentate nel corso della storia. Questa nozione consente didar conto della relativa chiusura della manifestazione in relazione alle pos-sibilit definite dalla struttura. La struttura per sua stessa natura apertaallinfinito, ed solo la storia che ne opera la chiusura, una chiusura chesbarra il passo a nuove significazioni, contenute, virtualmente, nella strut-tura da cui essa stessa dipende (Greimas 1970, p. 117). Il discorso sociale una fitta trama di configurazioni preformate, di blocchi gi fatti e prontiper essere impiegati, che in realt sono prodotti delluso e si depositano nelsistema della lingua sotto forma di primitivi. lutilizzazione della struttura

    di significazione a definire luso: che lo si intenda in forma positiva (comelinsieme delle scelte effettuate) o negativamente (cio a partire dai vincoli edalle incompatibilit semantiche imposte), in ogni caso luso designa lastruttura chiusa dalla storia (p. 118). I suoi prodotti sono il risultato dellaprassi enunciativa, e si pu dire che la chiusura della nostra condizione dihomo loquens si basa sui due ordini di vincoli che delimitano la realizzazio-ne del discorso: quelli imposti a priori dalle categorie morfosintattiche equelli, di ordine socioculturale, imposti dallabitudine ritualizzazioni,schemi, generi e addirittura la fraseologia, che modellano e delineano a no-stra insaputa la prevedibilit e le attese di senso. Il risultato in apparenza

    paradossale: la rappresentazione intuitiva del sistema come insieme chiusodi regole e della parolecome esercizio sovrano di una libert (la libert didiscorso) viene sovvertita dallanalisi, che mette laccento sul gioco dei vin-coli imposti a qualunque enunciazione, in aggiunta al meccanismo ormaistabile delle regolarit grammaticali. Pertanto, piuttosto che a una dicoto-mia, a una tricotomia che occorre rivolgersi per dar conto di una realt incui tra laparolee il sistema si inseriscono i prodotti delluso che il locu-tore attualizza e che sono condizione di una comunicazione efficace.

    3.2.2. Limpersonale dellenunciazione

    chiaro a questo punto che lenunciazione del singolo parlante non puessere concepita indipendentemente dallimmenso corpus delle enunciazio-ni collettive che lhanno preceduta e che la rendono possibile. La sedimen-

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    Hjelmslev e ladicotomia

    schema-uso

    Luso comestruttura chiusa

    della storia

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    tazione delle strutture significanti, prodotto della storia, determina qualun-que atto di linguaggio: c senso gi l, depositato nella memoria cultura-le, archiviato nella lingua e nelle significazioni lessicali, fissato negli schemi

    discorsivi, controllato dalle codificazioni dei generi e delle forme despres-sione cui lenunciatore fa appello ogniqualvolta utilizza la parolein quantoindividuo. Egli attualizza, reitera, ricomprende il senso, o al contrario lo de-stituisce, lo ricusa rinnovandolo e trasformandolo. Limpersonale dellenun-ciazione domina lenunciazione del singolo, e questultima a volte si ergecontro di essa. Laparole, idealmente libera, [] si coagula e si rapprendenelluso, originando, per ridondanze e amalgami successivi, configurazionidiscorsive e stereotipi lessicali che possono essere interpretati come altret-tante forme di socializzazione del linguaggio (Greimas 1976b, p. 45). Ilprevalere della prassi enunciativa sullimpegno dellindividuo nellaparolein

    atto un dato originario: per sua stessa natura, in altri termini, lenunciazio-ne chiama a raccolta i prodotti delluso che attualizza sotto forma di discor-so. Quando li rifiuta, in realt, pu trasformarli dando luogo a pratiche in-novative che creano rapporti semantici nuovi e significazioni inedite. A lorovolta questi enunciati, se sono accolti dalla prassi collettiva, potranno entra-re a far parte delluso: vi si sedimenteranno, e potranno essere riattualizzatiprima di usurarsi anchessi ed essere ricusati. La scrittura letteraria, in pe-renne tensione fra conservazione e rivoluzione delle forme, associa in modoindissolubile questi due movimenti. Il fenomeno diviene particolarmenteevidente quando ci si accosta alla componente passionale del testo lettera-

    rio. Le lessicalizzazioni passionali, depositate nella lingua dalla storia e dal-luso, costituiscono altrettante strutture entro cui trovano posto gli stati da-nimo veri e propri, che danno loro senso e valore. Ma la forma assunta daquesti stati danimo, e di conseguenza dai soggetti passionali che li imperso-nano, determinata dalla griglia lessical-culturale proposta dalla lingua. Ladialettica tra sedimentazione e innovazione che caratterizza la prassi enun-ciativa chiama in causa in primo luogo lo spessore culturale del senso.

    In questa prospettiva, peraltro, il rifiuto metodologico dellenunciazioneha soltanto un carattere provvisorio. Per quanto lesercizio individuale della

    parolepossa essere determinato dalluso sociale, comunque grazie al sin-

    golo enunciatore che il linguaggio si manifesta e il soggetto si costituisce.Questa dimensione essenziale stata di fatto reintegrata dai semiologi, cheper riuscire nellintento si sono fondati sulla nota definizione di Benveniste(1974, p. 97): Lenunciazione il rendere funzionante una lingua attraversoun atto individuale di utilizzazione. A tale definizione strettamente legatala nozione di discorso: questultimo secondo quanto si visto allinizio delcapitolo pu esser definito come la lingua in quanto assunta dalluomoche parla e nella condizione di intersoggettivit, che sola rende possibile lacomunicazione linguistica (Benveniste 1966, p. 319). In tal modo lenun-ciazione pu essere intesa come la mediazione fra il sistema sociale della lin-

    gua e luso che di esso fa una singola persona allorch entra in relazione conqualcun altro. In semiotica, questa accezione del termine ha dato vita aunanalisi dei suoi meccanismi vale a dire le operazioni enunciative.

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    Le strutturesignificantisedimentate

    La dialettica trasedimentazione einnovazione

    Enunciazione

    come mediazionetra sistema e uso

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    3.3. Operazioni enunciative

    Dopo aver progressivamente reinserito lenunciazione nelleconomia

    dassieme della teoria, se ne pu delineare un modello mediante le due ope-razioni correlate del dbrayage* e dellembrayage*. Greimas ha preso a pre-stito da Jakobson (1963) il concetto di shifter(embrayeurin francese, in ita-liano commutatore), usato dal linguista russo per designare le unit gramma-ticali la cui significazione non pu esser definita al di fuori di un riferimen-to al messaggio, e che non possono pertanto essere interpretate se non inrelazione allenunciazione stessa. Il commutatore, categoria nella quale rien-trano fenomeni linguistici anche molto diversi (dal contrassegno grammati-cale delle prime e seconde persone verbali sino ai segnali indiretti, come peresempio la sottolineatura nel testo), manifesta la presenza del soggetto del-

    latto diparole.3.3.1. DbrayageNel far proprio il concetto jakobsoniano, la semiotica lo scinde in due

    termini complementari: il dbrayage e lembrayage. Il fenomeno enunciativopu essere rappresentato immaginando un iniziale spazio ante-predicativoin cui si forma il discorso: lenunciatore, in occasione dellevento di linguag-gio, proietta fuori da s delle categorie semantiche che provvedono a situareluniverso del senso. Questa operazione consiste in una separazione, unascissione, una sorta di piccolo scisma che crea simultaneamente, da una

    parte, rappresentazioni attanziali, spaziali e temporali dellenunciato e, dal-laltra, rappresentazioni del soggetto, del luogo e del tempo dellenunciazio-ne. Tutto ha inizio con lespulsione delle categorie di base che fungono dasupporto dellenunciato: si tratta del meccanismo di dbrayage. Grazie aldbrayage, il soggetto enunciatore crea oggetti di senso distinti da tutto ciche al di fuori del linguaggio: proietta nellenunciato un non-io(dbrayageattanziale), un non-qui(dbrayage spaziale) e un non-ora(dbrayage tempo-rale), separati dallio-qui-ora alla base della sua intrinseca presenza a sestesso. Il dbrayage la condizione essenziale affinch si manifesti il discor-so sensato e condivisibile: consente di formulare e dunque doggettivare

    luniverso dellegli (per la persona), dellaltrove (per lo spazio) edellin un altro tempo (per il tempo).

    3.3.2. EmbrayageIn un momento successivo, a partire dallo scenario delineato dal dbraya-

    ge, il soggetto enunciatore pu comunque far ritorno allenunciazione e rea-lizzare in tal modo la seconda operazione di embrayage, con cui il discorsoviene riportato alla prima persona. Lembrayage il procedimento grazie alquale il soggetto dellatto diparoleenuncia le categorie deittiche che lo desi-gnano: lio, il qui, lora. Queste ultime hanno la funzione di manifesta-

    re e impersonare il luogo immaginario dellenunciazione (Greimas, Cour-ts 1979, p. 126) mediante simulacri di presenza. Lio, il quie lorasono cate-gorie che si definiscono in relazione e in opposizione alle categorie risultanti

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    Gli shifters

    Spazio ante-predicativo e

    proiezione deldiscorso

    Egli, altrove, in unaltro tempo

    Il ritornoallenunciazione:

    io, qui, ora

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    dal dbrayage: possibile capire lio soltanto alla luce dellegli, e lope-razione di embrayage presuppone un dbrayage precedente al quale si ag-giunge. Del resto, non difficile capire la ragione di questa anteriorit del

    dbrayage. Basta pensare al processo di acquisizione della lingua nel bambi-no: lapprendimento inizia invariabilmente con luniverso dellegli, tantopi che chi sta intorno a lui gli si rivolge usando la terza persona (si pensi aenunciati vezzeggiativi del tipo Ecco, cos Paolo contento!). Grazie allefiabe e alle storie che vengono loro raccontate, i bambini scoprono innanzi-tutto il mondo oggettivato, separato da loro stessi, un mondo senza io. Sol-tanto in un secondo momento lio fa la sua comparsa e il bambino in gra-do di servirsene.

    3.3.3. Una concezione dellattivit linguistica

    Soffermiamoci ancora un istante su questa concezione dellenunciazionee sulle sue implicazioni. Pur continuando ad attenersi ai principi di perti-nenza della semiotica, essa manifesta una presa di posizione fondamentaleriguardo alla stessa attivit linguistica. opportuno sottolinearne tre carat-teristiche essenziali.

    Anzitutto il primato delle operazioni sui termini coinvolti nel processo. Ilsoggetto in effetti non concepito come unistanza-fonte dotata di unesi-stenza propria, anteriore al dbrayage. Al contrario si ritiene che sia propriotale operazione a essere la condizione che rende reciprocamente possibilitanto il soggetto dellenunciazione quanto il discorso-enunciato. Il fenome-

    no colto nel pieno del suo svolgimento, se ne individua il processo di ef-fettuazione.In secondo luogo se, come si visto, ogni embrayage presuppone uno-

    perazione di dbrayage a esso logicamente anteriore, della quale conservaalcune marche discorsive, allora lembrayage discorso con lio non an-nulla loperazione di proiezione, ma va a integrarla. Si visto che esso carat-terizza il ritorno allenunciatore delle forme gi proiettate, le quali fungo-no da supporto alla sua stessa manifestazione e senza le quali lattivit di lin-guaggio non concepibile. Potremmo anzi riaffermare, spingendoci un pooltre, non solo che lespulsione fuori di s delle categorie semantiche pre-

    vale rispetto alloperazione inversa di rinnovato impegno e implicazione delsoggetto, ma essa addirittura costituisce la condizione di presenza di que-stultimo nel discorso. Lanteriorit logica dellegli sullio essenziale: lapossibilit di formulare degli egli, degli allorae degli altrove vale a dire ab-bandonare lintima adesione a se stessi e rappresentarsi soggetti e cose prividi un rapporto con la situazione di discorso, come in una proiezione ogget-tivante costituisce infatti la caratteristica principale del linguaggio umano.Da questo punto di vista, gli enunciati riconducibili direttamente al s quelli che, come il grido, accompagnano la comparsa degli affetti e delleemozioni non sono affatto diversi dai linguaggi animali. la posizione

    espressa da Greimas (1974, p. 19) in una battuta tagliente quanto profonda:legli, tanto denigrato dal punto di vista della creativit, forse, assieme alcavallo, una delle grandi conquiste delluomo.

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    Lembrayagepresupponeil dbrayage

    Il primato delleoperazioni

    Lanterioritdel dbrayage

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    Terza caratteristica, infine: limpossibilit di un embrayage attanziale inte-grale. difficile concepire un embrayage totale senza il dbrayage anteriore,logicamente presupposto: sarebbe equivalente allinterruzione dellattivit

    simbolica, in cui il soggetto resta tenacemente chiuso su se stesso in une-spressione autistica. Nessun io presente nel discorso pu essere identifica-to con il soggetto dellenunciazione propriamente detto: si tratta soltanto diun suo simulacro costruito, soggetto di unenunciazione gi passata e riferi-ta che dunque possiamo osservare nel suo stato di perenne incompletezza,nei suoi percorsi e nelle trasformazioni.

    3.3.4. Implicazioni per lanalisi testualeQuesta concezione dellenunciazione, lungi dallessere unicamente spe-

    culativa, fornisce allanalisi testuale alcuni dei suoi strumenti di base. Le

    grandi categorie generali della comunicazione, in tal modo, possono distin-guersi a seconda che privilegino nella loro modalit denunciazione lembra-yage o il dbrayage. Alla base del teatro e del dialogo, per esempio, trovia-mo un discorso caratterizzato dallembrayage, proprio come nel monologolirico e nella poesia. Il romanzo invece, assieme a quasi tutti i generi narrati-vi (favola, racconto, novella ecc.) si manifesta per lo pi in opere fondate suun discorso proiettato allinsegna del dbrayage. In tutti i casi, le strategieenunciative inducono a giocare con il dispositivo delle possibili messe inscena dellatto di parole. Ci giustifica limpiego del concetto di narratore,definito dalla relazione enunciativa che questo centro di discorso istitui-

    sce con gli enunciati narrativi, in luogo di quello di autoreche genera confu-sione con una realt extratestuale. Cos persino nellautobiografia discorsofondato essenzialmente sullembrayage lio, che si enuncia come puntodi ancoraggio cui ricondurre il discorso, non rappresenta lesito di un em-brayage attanziale integrale che designa la persona reale: si tratta di un si-mulacro costruito dello scrittore definito allinterno del testo grazie ai rap-porti con gli altri attori presenti (per esempio attraverso la sua genealogia),ma anche in base alle categorie spaziali (il luogo di nascita) e temporali (le-poca) fattori che hanno anchessi subito una precedente proiezione.

    Tanto nella sua realizzazione romanzesca e finzionale quanto nella sua

    espressione quotidiana e funzionale, il discorso alterna ininterrottamente idbrayage agli embrayage, variandone i registri e le modalit di successione.Con unoperazione di dbrayage, per esempio, lenunciatore situa nel testoun personaggio collocandolo in un universo al tempo stesso spaziale, tem-porale e attoriale. Grazie a un procedimento di embrayage interno, poi, lofa parlare, introducendo nel suo discorso altri personaggi in virt di un d-brayage di secondo grado. Questi ultimi a loro volta possono prender la pa-rola, realizzando un embrayage di secondo grado e cos via. Riusciamo intal modo a cogliere lo sviluppo progressivo dellarchitettura enunciativa deldiscorso. Perci la segmentazione di un testo, che esplicita lattivit svolta

    dal lettore, si fonda proprio su tali operazioni che regolano le trasformazio-ni di isotopia. Quando determinano la comparsa di isotopie figurative, esseconsentono di distinguere le classiche unit del discorso: il racconto si

    62 DENIS BERTRAND

    Limpossibilitdellembrayage

    integrale

    Modalitenunciative e

    generi letterari

    Architetturaenunciativa eisotopie

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    fonda su dbrayage o embrayage attanziali; la descrizione su dbrayagespaziali e temporali; il monologo su un embrayage attanziale; il dialogosu unalternanza di embrayage e dbrayage personali e cos via. Quando

    invece queste operazioni determinano la comparsa di isotopie astratte, in-troducono le operazioni cognitive che segmentano per esempio il pro-gressivo svolgersi del percorso argomentativo.

    Lo si pu verificare leggendo questo breve passo tratto dal Sermone sullamorte di Bossuet:

    LENUNCIAZIONE IN SEMIOTICA 63

    La nature dun compos ne se re-marque jamais plus distinctement quedans la dissolution de ses parties. Com-me elles saltrent mutuellement par lemlange, il faut les sparer pour lesbien connatre. En effet, la socit delme et du corps fait que le corps nousparat quelque chose de plus quil nest,et lme, quelque chose de moins; maislorsque, venant se sparer, le corps re-tourne la terre, et que lme est miseaussi en tat de retourner au ciel, doelle est tire, nous voyons lun et lautredans sa puret. Ainsi nous navons quconsidrer ce que la mort nous ravit, etce quelle laisse dans son entier; quellepartie de notre tre tombe sous sescoups, et quelle autre se conserve danscette ruine; alors, nous aurons comprisce que cest que lhomme: de sorte que

    je ne crains point dassurer que cest dusein de la mort et de ses ombres -paisses que sort une lumire immortellepour clairer nos esprits touchant ltatde notre nature.

    La natura dun composto si apprezzanel migliore dei modi in occasione delladissoluzione delle sue parti: poich taliparti, mischiandosi, si alterano lunacon laltra, per conoscerle meglio ne-cessario separarle. Difatti lassociazionefra anima e corpo fa s che il corpo ciappaia qualcosa di pi di quanto nonsia in realt, e lanima qualcosa di meno;ma quando, giunto il momento in cui siseparano, il corpo torna alla terra e al-lanima consentito far ritorno al cieloda cui discesa, riusciamo a cogliereentrambi allo stato puro. Cos dobbia-mo soltanto pensare a ci che la morteci sottrae, e a ci che invece essa lasciaintatto; a quale parte del nostro esserecrolla sotto i suoi colpi, e quale resta in-tegra innanzi a questa rovina; allora ca-piremo cos luomo: tanto che non hoalcun timore nellaffermare che dal senodella morte e delle sue spesse ombresorge una luce immortale, in grado di il-luminare i nostri animi chiarendo qualesia la nostra natura.

    (J. B. Bossuet, 1996 [XVII sec.], Sermon sur la mort et autres sermons, Paris, Flammarion, p. 132).

    Il passaggio dallanalogia iniziale al suo sviluppo, concernente la separa-zione fra anima e corpo, si realizza grazie a un dbrayage cognitivo: il difat-ti introduce lisotopia del discorso esplicativo. In seguito, una successionedi operazioni logico-temporali che sviluppa una catena di cause e conse-guenze isola grazie a successivi sganciamenti enunciativi equivalenti ad al-trettanti mini-dbrayage cognitivi i segmenti del discorso: cos, allora,tanto che. Il testo, nel suo insieme, delimitato da una sequenza di opera-zioni che hanno per oggetto la categoria della persona: il dbrayage attan-

    ziale iniziale (discorso oggettivo alla terza persona, di carattere scientifico)cede progressivamente il posto a un parziale embrayage attanziale (il noicollettivo), prima di dar vita a un embrayage personale che funge da con-

    Le isotopieastratte e lasegmentazioneargomentativa

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    trassegno del coinvolgimento dellio soggetto che fa proprio il suo discor-so: non ho alcun timore nellaffermare. Lefficacia persuasiva del discorsosi fonda, come indica questo abbozzo di analisi, sulla strutturazione delle

    operazioni enunciative che sottendono i percorsi argomentativi.Osservazioni dello stesso tipo potrebbero essere estese alle forme e aigeneri di scrittura, dando modo di identificare in essi alcune specificit for-mali. Si consideri per esempio la scrittura cosiddetta realista. Uno deisuoi tratti caratteristici consiste nel mettere in luce, sviluppare e gerarchiz-zare la successione delle operazioni che a un tempo isolano e associanostrettamente le unit di discorso: una descrizione precede un racconto chea sua volta precede un dialogo. Ma il rapporto fra queste unit non disemplice successione: il dialogo si fonda sullunit racconto che, fornendo-gli le proprie strutture semantiche, costituisce un referente interno. Questo

    dispositivo garantisce la coesione dellinsieme e genera nel lettore quellaparticolare forma di credibilit nota come illusione referenziale. La scrit-tura del nouveau roman, al contrario, caratterizzata dallo smantellamentodi questa architettura enunciativa: il lettore la cui competenza continua aesser guidata dalla poetica della scrittura realista , proprio a causa dellascomparsa di quei processi di referenzializzazione, avr limpressione ditrovarsi dinanzi un universo ingarbugliato, confuso. Il contrasto tra le dueforme di scrittura, insomma, si fonda in parte sul differente modo di ge-stione delle operazioni enunciative.

    3.4. Enunciazione e interazione

    3.4.1. La narrativizzazione dellenunciazioneSe consideriamo lenunciazione come un atto fra molti e visto che alla

    stregua di un qualsiasi atto anchessa orientata a un fine e guidata da unavisione del mondo possiamo ritenerla simile a un enunciato la cui fun-zione sia lintenzionalit. Questa intenzionalit dedotta dalla realizza-zione dellatto di parole, proprio come lintenzionalit del personaggio diun racconto si legge, a posteriori, percorrendo a ritroso la trasformazione

    degli stati di cose di cui stato agente. chiaro perci come lanalisi delsoggetto enunciatore, visto come un attante soggetto il cui oggetto lenunciato-discorso, sia sottoposta alle medesime regole che governano,allinterno dellenunciato, la realizzazione del discorso stesso. Lenunciazio-ne dunque potr essere interpretata a differenti livelli in particolare aquello delle strutture narrative e modali, su cui cfr. infrala parte quarta apartire dagli enunciati. Essi infatti sono i soli che consentano di individuarele posizioni instabili e in continuo movimento, manifeste o nascoste oc-cupate dai soggetti della comunicazione nel gioco delle rispettive strategie.Se la loro competenza definita da un armamentario modale, la relazione

    tra soggetti assimilabile alle interazioni fra ruoli attanziali: destinante edestinatario della comunicazione possono, a giusto titolo, essere analizzatiin termini semio-narrativi.

    64 DENIS BERTRAND

    I caratteri dellascrittura realista

    Lillusionereferenziale

    Intenzionalit

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    3.4.2. Pragmatica e semioticaQuesta concezione soggiace al rapporto fra semiotica e pragmatica. In ef-

    fetti lenunciazione a darci modo di tracciare una linea divisoria fra ci che

    la semiotica rifiuta, confinandolo nellambito della pragmatica anglosassone(vale a dire una teoria del riferimento), e ci che invece essa riconnette apreoccupazioni affini alle proprie (la problematica degli atti linguistici). Il ri-fiuto di una logica del riferimento motivato dalla necessit di tener conto delsoggetto: Oggetto principale della teoria semiotica non lanalisi del riferi-mento [], ma la determinazione delle condizioni di produzione e percezio-ne del senso; la ragione di ci che gli stati di cose non potranno mai renderconto, senza la partecipazione attiva e originaria del soggetto, del modo in cuiluomo fa proprie le significazioni del mondo (Greimas 1983a, p. 5).

    Le affinit fra semiotica e pragmatica linguistica, al contrario, sono giu-

    stificate dallenunciazione: Le acquisizioni teoriche di Austin sono state datempo accolte da mile Benveniste, sotto forma di riflessioni sullenuncia-zione e sulla messa in discorso, nellambito delleredit saussuriana. In talmodo lanalisi delle presupposizioni e delle implicature sottese agli attilinguistici potrebbe condurre allelaborazione di una tipologia delle com-petenze dei soggetti, parlanti o semplicemente agenti. Sar proprio que-stultimo, anzi, il programma delineato con lo studio delle strutture dellamanipolazione e della sanzione. Tali strutture portano alla luce tipi di sog-getti caratterizzati da uno stile di comportamento linguistico: luso del lin-guaggio che consente di definire un ironista, un seduttore o un provocatore,

    fa s che li si possa ascrivere alla classe modale dei soggetti manipolatori (dalfar-credere al far-fare). Ugualmente, le dominanti discorsive che danno mo-do di identificare un perentorio, un cinico o uno spirito giudicatore ci in-durranno a includere queste classi di soggetti nelluniverso della sanzione(posto che la loro modalit caratteristica di far proprio un sapere sovra-no). Il velleitario, per parte sua, riveler una problematica che affligge lacompetenza (poich costui afferma una competenza che non si concretizzamai in performanza). E si potrebbe continuare.

    In altre parole, semiologi e studiosi di pragmatica hanno in comune unastessa visione del linguaggio quando sottolineano il carattere indiretto del

    discorso con cui ci si destreggia. Ma si tratta di una visione europocentrica,che Greimas scherzando amava opporre a quella dellaltra riva dellAtlanti-co. La tradizione europea vede nel linguaggio non tanto il semplice involu-cro, appena un po modulato dai valori di verit, che si adatta alla realt del-le cose concezione prevalente negli Stati Uniti1 ma piuttosto un tessu-to di menzogne e uno strumento di manipolazione sociale (Greimas 1983b,pp. 5-8). Estendendo la dimensione performativa del linguaggio allinsiemedella comunicazione emerge il vero procedimento della pragmatica: costrui-re una grammatica in grado di descrivere questo gioco di interazioni estre-mamente complesso fra ruoli etico-modali, dando conto in tal modo degli

    affanni e delle sofferenze degli uomini (Greimas 1983b, pp. 5-8).Considerare lenunciazione come unazione regolata da un contratto ilcontratto enunciativo ci induce a interrogarci sulla natura degli oggetti di

    LENUNCIAZIONE IN SEMIOTICA 65

    Logica delriferimento eatti linguistici

    Implicature,manipolazionee sanzione

    Il contrattoenunciativo

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    valore che mette in gioco. Si tratta, naturalmente, dei valori di verit cheognuno cerca di condividere con gli altri. Il problema dunque non il ve-ro in se stesso, nella sua realt ipotetica, ma piuttosto lincerto equilibrio

    tra il far-credere da un lato e il creder-vero dallaltro. proprio qui chesi colloca la problematica della veridizione: il discorso il luogo fragile incui si inscrivono e leggono la verit e la falsit , la menzogna e il segreto,[] sotto forma di un equilibrio pi o meno stabile che proviene da un ac-cordo implicito fra i due attanti della struttura della comunicazione. que-sta tacita intesa che viene designata con il nome di contratto di veridizione(Greimas 1983b, p. 103). Proprio perch gli strumenti di analisi utilizzatidalla semiotica dipendono dalla problematica narrativa e modale, li prende-r in esame nella quarta parte del libro dedicata alla Narrativit.

    3.5. Prospettive attuali

    I due percorsi seguiti dalla semiotica per affrontare lenunciazione quello che deriva da un riferimento ai prodotti delluso e quello che muovedallattivit del soggetto enunciante sono complementari fra loro. Consi-derati assieme, infatti, portano alla luce la duplice dimensione che agisce inqualsiasi pratica linguistica, in particolare quando si tratti della prassi lette-raria: la forza impersonale del vincolo e laffermazione del soggetto comesingolo individuo. Ma soprattutto essi ci inducono, proprio in virt del loro

    convergere, a esaminare il discorso nellatto della sua realizzazione e nonpi esclusivamente attraverso le articolazioni organizzatrici di un enunciatoo di un testo realizzati. Proprio perch radicata nellenunciazione, lanalisisemiotica del discorso indotta a porre il soggetto al centro delle proprieindagini, e ad analizzare il discorso in atto.

    3.5.1. Presenza e variazioni del soggettoLopera di Coquet (1984, 1985, 1997), tutta incentrata sul problema del

    soggetto, costituisce quella che si potrebbe denominare una semiotica enun-ciativa. Si tratta di riuscire a cogliere e descrivere lattivit significante in se

    stessa, inseparabile dallesperienza concreta dellatto di paroleche ci tienestrettamente legati alla realt. In questa prospettiva, la teoria della significa-zione pone al primo posto il discorso come atto fondatore di colui che,enunciandolo, si enuncia e si afferma. Essa pu esser definita come una fe-nomenologia discorsiva del soggetto.

    Luniverso della significazione, ricondotto al proprio soggetto, sostenu-to da una chiave di volta attanziale. Gli attanti, definiti dalla loro modalitdi giunzione modale (Coquet 1997, p. 149) o predicativa (p. 216), desi-gnano gli aspetti dellidentit implicati da qualunque enunciazione. Sonocolti sin dallinizio nella dimensione discorsiva, transfrastica, dellattivit si-

    gnificante; di conseguenza sono variabili, ed evolvono allinterno di uncampo posizionale. Proprio perch non implicano tutti e in ogni istanteuna morfologia stabile (ib.), il meccanismo dellanalisi consister nel carat-

    66 DENIS BERTRAND

    La veridizione

    Lanalisi deldiscorso in atto

    Il campoposizionaledegli attanti

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    terizzarli prima ancora di cogliere le loro modulazioni dinamiche. Coquetidentifica tre attanti cui assegna un nome convenzionale, il quale, dal mo-mento che indica soltanto la loro natura posizionale, mette in luce anche il

    fatto che possono slittare da una posizione allaltra: primo attante, secondoattante e terzo attante.Il primo attante si scinde esso stesso in due istanze: il non-soggettoe il

    soggetto. Il non-soggetto lattante puramente funzionale: la sua attivit la predicazione priva di qualunque assunzione del suo atto, ossia la predi-cazione irriflessa. Il soggetto invece lattante personale: la sua attivit lasserzione, di cui si fa carico e che implica il giudizio. Riprendendo la for-mula di Benveniste ego che dice ego, Coquet vi aggiunge: e che sidi-ce ego, indicando in tal modo latto di autoaffermazione che caratterizza ilvero e proprio soggetto. Il secondo attante designa loggetto implicato

    da qualunque atto di discorso. Il terzo attante, paragonabile al Destinan-te della sintassi narrativa, designa listanza dautorit dotata di un poteretrascendente (dunque irreversibile, ivi, p. 40). Nella sua dimensione for-male, il modello appare relativamente semplice. Tuttavia i fenomeni di cuid conto e il loro funzionamento nella teoria del discorso sono molto picomplessi. Si tratta infatti di cogliere nei pi minuti dettagli le piccolissimevariazioni dellaparole in atto, per riuscire a percepire le modalit di pre-senza del soggetto in relazione al proprio discorso. Cos il primo attanterappresenta il nucleo del dispositivo enunciativo, o meglio questo vale per irapporti fra le due istanze che lo costituiscono soggetto e non-soggetto:

    tali relazioni infatti determinano lo schema di base dellanalisi fenomeno-logica del discorso (p. 8).Coquet illustra la tensione fra soggetto e non-soggetto analizzando lo sta-

    tuto degli attanti nella favola di La FontaineIl lupo e lagnello. Il lupo, pre-datore, votato per natura a ubbidire alla propria funzione, incarna il non-soggetto. Nel tentativo di trovare una ragione che giustifichi il proprio attosi sforza, mediante il discorso, di costituirsi in soggetto. Di conseguenzamoltiplica gli argomenti: discute male, ma discute, riuscendo infine a con-seguire linvidiata posizione di soggetto che si fa carico del proprio discorso.Infine, procedendo di errore di giudizio in errore di giudizio, finisce con le-

    seguire proprio ci per cui era stato programmato: il lupo insomma porta acompimento latto dettatogli dalla sua natura predatrice, riacquistando intal modo il proprio originario statuto di non-soggetto. Lagnello al contrario una piena incarnazione del soggetto: ha pieno controllo sul giudizio e svi-luppa un discorso veritiero, mentre agendo da vero e proprio campionedel pretorio condanna il lupo a esser soltanto una forza cieca. Eppure lavittoria cognitiva conta ben poco, dinanzi alla sconfitta pragmatica

    Questa teoria dellenunciazione in atto caratterizzata da due parametri,dai quali si evince anche la distanza che la separa dalla concezione greima-siana presentata in precedenza: il parametro del tempo, che implica la storia

    e il divenire; e il parametro della realt, opposto allimmanentismo. Entram-bi concorrono a liberare lattanzialit enunciativa dalla sua natura puramen-te formale, inserendola allinterno di una fenomenologia del linguaggio.

    LENUNCIAZIONE IN SEMIOTICA 67

    Primo attante:il non-soggettoe il soggetto

    Secondo attante:loggetto

    Terzo attante:listanza dautorit

    Il tempo

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    La riflessione sul tempo si riduce spesso, nellottica della semiotica narra-tiva, a semplice rivestimento di superficie di strutture formali pi profondeacroniche: la trasformazione di stato (mancanza/rimozione della mancanza)

    viene in tal modo sviluppata lungo lasse temporale prima/dopo. Questo ge-nere di riflessione essenziale anche in Coquet, per il quale il tempo rivestele forme della storia e quelle della presenza. Tuttavia egli chiama in causa lastoria due volte. In primo luogo, Coquet sostiene che il ritorno alla storiadelle idee un prezioso antidoto contro limmobilismo delle nostre abitudi-ni di pensiero (p. 109). In tal modo si possono tracciare tutti i fili che ricon-nettono le posizioni teoriche della semiotica enunciativa alla storicit dellescienze del linguaggio, seguendone le filiazioni e le separazioni epistemologi-che. Si delineano cos due grandi linee di pensiero: da una parte quella diTrubeckoj, di Brndal, di Jakobson, di Benveniste, ispirate alla filosofia hus-

    serliana e alla quale possibile ricondurre le tesi formulate dallo stesso Co-quet. Dallaltra quella di Saussure, di Hjelmslev e di Greimas, di stretta os-servanza formalista, logicista e strutturalista. La storia, in questo caso, mes-sa al servizio del dibattito che polemicamente postula lesistenza di due para-digmi contrapposti: una semiotica della realt opposta a una semiotica del-limmanenza, una semiotica dellenunciazione opposta a una dellenunciato,un approccio soggettivista opposto a uno oggettivista, una visione del sensocome continuum a una visione del senso come entit discontinua fondata suopposizioni categoriali. La storia per si insinua anche allinterno delle stesseproposte teoriche alternative: essa si rivela come una delle componenti costi-

    tutive dellidentit attanziale del soggetto, posto che lottica sintagmatica del-lanalisi ha per obiettivo di seguire sempre pi da vicino la storia trasforma-zionale dellattante, sino a eliminare il limite che ci mantiene distanti da es-so (p. 60). Di conseguenza il soggetto risulta definito da due criteri: il giu-dizio [] e la storia (che modella lattante) (p. 152).

    Estendendo progressivamente la portata della dimensione storica, pos-sibile indagare e portare alla luce i meccanismi che regolano i rapporti fratempo e discorso in relazione al problema della presenza e a quello del dive-nire (in particolare cfr. pp. 55-71). Lautore oppone allora il tempo cronico,discontinuo, quantitativo, coniugabile e aspettualizzabile tempo riferito al

    terzo attante e che fa di esso uno strumento del proprio potere veridittivo al tempo linguistico, continuo, qualitativo, incentrato sulla presenza e il di-venire, che dipende invece dal primo attante. La tesi difesa da Coquet cheil tempo cronico [] subordinato al tempo linguistico (p. 65): la co-erenza e lomogeneit del primo, apparenti o ricostruite dallimmaginariogrammaticale, finisce in realt per dipendere dal tempo della presenza checaratterizza il linguistico. Origine del tempo, il presente quella presenzaal mondo che solo latto denunciazione rende possibile (pp. 61, 246). Mail presente diviene letteralmente appannaggio del terzo attante, (sociale,ideologico, logicista, grammaticale) che cancella il tempo sempre immi-

    nente, volatile e reale della presenza. Questultimo appannaggio del primoattante, di cui il terzo attante solo una proiezione storica. Pi precisamen-te, nellambito del primo attante, linserimento nel presente dipende dal

    68 DENIS BERTRAND

    La storiae il soggetto

    Tempo cronicovstempo

    linguistico

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    non-soggetto, istanza ante-assertiva sottratta alla struttura del giudizio cuispetta il compito di sperimentare ci che il soggetto e terzo attante non so-no mai in grado di cogliere: la dissoluzione del tempo nel presente della

    presenza. Limpresa compiuta da Proust, in altre parole, consistita proprionel tentare di riprodurre unesperienza di questa natura2.Non difficile capire come tale concezione fenomenologica del tempo

    induca Coquet a sfidare il tab da cui sono gravati, nella teoria della signifi-cazione, la sostanza e la realt: anzi necessario trasformare lo spazio di-scorsivo in uno spazio che faccia maggior posto alla sostanza (p. 75). Intal modo finiamo con il contrapporre al famoso principio di immanenza ilprincipio della realt: la critica dellimmanenza (secondo cui la lingua unoggetto astratto in cui contano solo le relazioni fra i termini e in virt dellaquale i fenomeni entrano a far parte di un sistema chiuso di relazioni; pp.

    2, 235) consente di estendere lanalisi del discorso e del suo soggetto allospazio della presenza reale ed effettiva al mondo. Naturalmente questa real-t non si identifica col referente dei linguisti, ma il modo con cui lesserelinguistico entra a far parte del mondo con la propria presenza corporea: quellancoraggio realizzato in modo solidale dalla percezione sensibile e dal-lo stesso accadere dellatto diparole. Il concetto essenziale che esprime que-sta inserzione quello di istanza: parliamo ormai di istanza enunciante enon pi di soggetto denunciazione, per distinguere in modo chiaro fralanalisi enunciativa e loggetto formale-enunciato, restituendo in tal modola loro pluralit alle forme-soggetto e soprattutto riaffermando il loro radi-

    camento nel tempo e nello spazio. Questa istanza infatti un nucleo di dis-corsivit a un tempo reale e formale: reale, perchpone se stessain carne eossa nel mondo e dunque va ricondotta al corpo in quanto supporto ma-teriale di qualunque significazione (p. 8); formale, perch pu essereidentificata diventando a sua volta origine di identificazione attraverso letracce modali che imprime nel discorso enunciandosi3. La semiotica enun-ciativa implica dunque che listanza enunciante sia dotata di un duplice sta-tus, fenomenologico e linguistico a un tempo, che si analizza al livello piastratto degli attanti non-soggetto e soggetto.

    3.5.2. Il discorso in attoLapporto chiarificatore di Coquet, che mette laccento sul soggetto e leimplicazioni dellaparolein atto, ha contribuito a orientare decisamente sul-lenunciazione la prospettiva semiotica. Lapproccio di Coquet consente diritrovare nel momento stesso in cui il processo della significazione fa lasua comparsa e la semiosi ha luogo assieme alle condizioni linguistiche, lecondizioni percettive, sensibili e affettive della significazione. Lobiettivodella semiotica strutturale, al contrario, era di studiare il processo semioticoormai concluso sotto forma di enunciato realizzato. Due approcci differenti,che tuttavia non danno vita ad altrettanti paradigmi semiotici antagonisti

    come facile mettere in luce.Puro attante della predicazione, secondo Coquet il non-soggetto forma ilfondamento permanente del soggetto. Solo cos possibile trasformarlo e

    LENUNCIAZIONE IN SEMIOTICA 69

    La critica alprincipio diimmanenza

    Lancoraggiodella percezionee dellaparole

    Le condizioniaffettive dellasignificazione

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    riconoscergli il suo nuovo statuto: si vedr che lo sradicamento dallintrinse-ca presenza sensibile consiste in una proiezione di s fuori da se stessi e nel-la creazione di una distanza. Lasserzione di cui il soggetto si fa carico, per-

    tanto, frutto soltanto di un atto cognitivo di distacco: essa corrisponde al-le operazioni di dbrayage. Se si accoglie questinterpretazione, allora il rap-porto fra le due istanze di non-soggetto e del soggetto ristabilisce quel pri-mato dellegli sullio gi difeso da Greimas con laforisma citato pi in alto:legli, tanto denigrato dal punto di vista della creativit, forse, assieme alcavallo, una delle grandi conquiste delluomo. Nella prospettiva greimasia-na, in effetti, linvenzione dellegli assimilata a quella del dbrayage cherompe quellinerenza del soggetto a se stesso espressa dallatteggiamentopassionale e dal linguaggio emotivo il grido e lo stupore che animali e uo-mini hanno in comune. Grazie alla possibilit di autoaffermazione cosciente

    resa possibile dal pieno controllo della significazione, legodiventa un io ilquale, nellatto di asserzione, torna a s per poi proiettarsi di nuovo alle-sterno: si afferma per poi diventare egli. A mio parere, ampliando la discus-sione e andando oltre i problemi metalinguistici possibile sfumare la pole-mica insita nella radicale contrapposizione fra paradigmi.

    Tuttavia, come si vedr a partire dal prossimo capitolo dedicato allanali-si delle posizioni enunciative, la prospettiva del discorso in atto consentedi delineare a pi stretto contatto con lattivit significante le problema-tiche che lanalisi semiotica ha individuato negli ultimi ventanni, in parteaddirittura riformulandole. Cos la figurativit del discorso, oltre a essere in-

    dividuata sotto forma di rappresentazione e di densit semica, pu esserechiaramente ricondotta alla percezione. Allo stesso modo, la narrativit nonsi riduce pi alle operazioni di trasformazione degli enunciati dazione, masi sviluppa secondo percorsi attanziali che implicano la temporalit e il dive-nire. Infine, la dimensione affettiva e passionale del discorso non dipendepi soltanto dai contenuti modali che definiscono lo stato del soggetto isuoi stati danimo , ma tiene conto anche delle modulazioni del campo dipresenza di cui il soggetto stesso risente e da cui influenzato. Tutti que-sti differenti ambiti danalisi esplorati dalla semiotica non hanno pi comeunico punto di riferimento i contenuti che li strutturano, ma vengono ricon-

    dotti allistanza discorsiva che consente di attualizzarli4.

    Sintesi

    La storia dei rapporti fra la semiotica e la problematica dellenunciazione valea dire dellaparolein atto complessa e ricca di insegnamenti. A partire da un ini-ziale rifiuto, la disciplina ha progressivamente reintegrato lenunciazione nel suo ap-parato teorico, al punto che oggi fa di essa lelemento essenziale della sua analisi dellinguaggio e del discorso.

    Oltre che sulla diffidenza nei confronti della soggettivit psicologica, il rifiuto fondato su due ragioni. La prima legata alla metodologia strutturale, che privilegialoggettivazione dei costituenti e delle relazioni interni al testo, in conformit al prin-

    70 DENIS BERTRAND

    Linvenzionedellegli

    Posizioni

    enunciative eproblematichesemiotiche

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    cipio di immanenza; di conseguenza lenunciazione pu esser definita, nellambitodella costruzione teorica, soltanto in seguito a una presupposizione. La seconda ra-gione legata allimportanza del concetto di uso, in virt del quale qualunque singo-la enunciazione soggetta allinsieme delle abitudini linguistiche di una societ data.Lo studio di questa dimensione socioculturale e impersonale dellenunciazione si ri-vela prioritario, nella misura in cui essa condiziona la stessa comunicabilit.

    A partire dallo sfondo delluso, lenunciazione singola viene analizzata mediantedue operazioni: il dbrayage (che sta a fondamento del discorso alla terza persona)e lembrayage (che fonda il discorso alla prima e alla seconda persona). Le semioti-ca ritiene che loperazione di dbrayage sia prioritaria, e che determini la possibilitstessa dellatto di parole. Presupponendo un precedente dbrayage, lembrayage considerato unoperazione successiva. Entrambe comunque codificano i generiprincipali e pi ampi di discorso e concorrono a formare la struttura dei testi.

    Considerata dal punto di vista dellinterazione fra soggetti parlanti, lenunciazio-ne diviene un modello costruito a partire dagli schemi narrativi. Le interazioni fraattanti che il racconto mette in scena possono essere trasferite e applicate ai giochifra ruoli, persuasivi e interpretativi, impersonati dai locutori dellaparolevivente. Intal modo la semiotica del discorso si accosta progressivamente alla pragmatica lin-guistica, e le due discipline intessono rapporti sempre pi stretti. Gli sviluppi attua-li della semiotica si incentrano infine sulla realt del discorso in atto. Riannodando ipropri legami con la fenomenologia, la semiotica concepisce ormai senza soluzionedi continuit enunciazione e percezione, che prese assieme consentono al soggettodi entrare a far parte del mondo.

    1 Mentre in Europa, e in particolare in Francia, il linguaggio considerato comunemente come unoschermo menzognero che nasconde una realt e una verit soggiacenti [], negli Stati Uniti, al contra-rio, il discorso ritenuto adeguato alle cose e in grado di esprimerle in modo innocente (Greimas1983a, p. 106).

    2 Lesperienza in virt della quale un essere [] poteva trovarsi nel solo ambiente in cui era in gra-do di vivere, di godere dellessenza delle cose, vale a dire al di fuori del tempo (Proust, citato in Coquet1997, p. 70). Lo stesso Coquet conclude, citando ancora Proust: Spetta al non-soggetto, a questistanzapre-assertiva, raggiungere, isolare, immobilizzare sia pure per un istante ci che [il mio essere] non mai in grado di cogliere: un po di tempo allo stato puro (Proust,Le temps retrouv).

    3 Nella quinta parte del libro, dedicata allAffettivit, torner a occuparmi della teoria della passionesviluppata da Coquet a partire dalle istanze enuncianti; mi soffermer in particolare sul duplice statutodel non-soggetto, che costituisce laspetto problematico di tale teoria.

    4

    La problematica del discorso in atto sviluppata in particolare da Fontanille 1999.

    LENUNCIAZIONE IN SEMIOTICA 71