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BOLLETTINO SETTIMANALE
DOMENICA 10 GIUGNO 2018
QUARTA SETTIMANA DEL
TEMPO DELLA PENTECOSTE
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ORARIO SANTE MESSE IN PARROCCHIA
Feriali: Ore 13.30
Festivi: Ore 11.00
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LETTURE DELLA DOMENICA
QUARTA SETTIMANA DEL TEMPO DI PENTECOSTE
* 1° Lettera ai Corinzi 2, 11-16
* Santo Vangelo di Luca 10, 21-24
"Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se
non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio
vorrà rivelarlo"
***
CARISSIMI,
LA SANTA MESSA DI
DOMENICA 10 GIUGNO 2018 ALLE ORE 11,00
SARA' OFFERTA IN SUFFRAGIO DELLA PIA ANIMA DEL SIG.
HAFEZ HABIB JREIJ
RECENTEMENTE SCOMPARSO IN LIBANO
E PADRE DEL NOSTRO
PARROCCHIANO HABIB JREIJ
L'ETERNO RIPOSO DONA A LUI O SIGNORE
E SPLENDA A LUI LA LUCE PERPETUA
RIPOSI IN PACE. AMEN.
***
CARISSIMI PARROCCHIANI ED AMICI,
DOMENICA 10 GIUGNO 2018
durante la Santa Messa delle 11,00
la nostra Comunità saluterà e ringrazierà
ABOUNA FARID SAAB
ABOUNA ROGER SARKIS
instancabili collaboratori della nostra Parrocchia!
Abouna Farid e Abouna Roger hanno terminato
i loro studi qui a Roma,
e torneranno a breve in Libano.
SEGUIRÀ UN MOMENTO CONVIVIALE
PARTECIPIAMO NUMEROSI !!!
***
TUTTA LA COMUNITÀ MARONITA DI ROMA
FORMULA I MIGLIORI AUGURI AI PICCOLI:
GIULIO EL HAYEK
CHIARA DAHDAH
GIORGIA KFOURY
CHE RECENTEMENTE HANNO RICEVUTO PER LA
PRIMA VOLTA LA SANTISSIMA EUCARISTIA.
CON LA MIGLIORE SPERANZA CHE CRISTO EUCARISTICO
ILLUMINI SEMPRE LA VITA DI QUESTI AMATI FIGLI DELLA CHIESA MARONITA.
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FESTA DEL CORPUS DOMINI IN PARROCCHIA
Solenne Celebrazione del Corpus Domini, domenica scorsa, 3 giugno, nella nostra
Parrocchia Maronita di Roma. Alla Santa Messa, che è stata presieduta dal nostro
Cappellano mons. Tony Gebran, hanno partecipato tanti altri sacerdoti maroniti e tantissimi
nostri parrocchiani ed amici. Durante la Santa Messa, il nostro piccolo parrocchiano Giulio
Hayek ha ricevuto la sua Prima Santa Comunione. Dopo la Celebrazione, si è snodata per
tutto il quartiere (via Aurora, Via Veneto, via Ludovisi) la Solenne Processione col Santissimo
Sacramento, animata dalla Banda Musicale di Frascati "A. Panizza" diretta dal M° Giuseppe
Cimini, che ha suonato brani eucaristici e altri pezzi musicali religiosi. Al termine della
Processione Mons. Gebran ha impartito la Solenne Benedizione Eucaristica. La mattinata è
proseguita con un bellissimo momento conviviale ed il taglio della torta in onore del piccolo
festeggiato che ha ricevuto per la prima vola Gesù Eucarestia.
Galleria fotografica:
http://parrocchiamaronitaroma.com/galleria/nggallery/immagini/03.06.2018-CORPUS-
DOMINI---PRIME-COMUNIONI-
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IL PATRIARCA RAI AUSPICA AD UN GOVERNO
CAPACE DI ATTUARE LE RIFORME
Il Patriarca Maronita, Card. Béchara Raï, ha chiesto la formazione di un governo capace di
attuare le riforme promosse al CEDRE (Conferenza Economica per lo sviluppo del Libano
attraverso le riforme e con le imprese) tenutasi a Parigi il 6 aprile . Inaugurando il Sinodo dei
Vescovi Maroniti, il Cardinale Raï ha affermato: "Preghiamo per la formazione del nuovo
governo che ci si aspetta dalla nomina del suo leader avvenuta il 25 maggio. Tutti lo stanno
aspettando, sia all'interno che all'esterno del paese. Ci si aspetta un gabinetto capace di
attuare le riforme del CEDRE” ha detto sua Eminenza. Il primo ministro designato Saad Hariri
ha detto martedì sera ad un iftar presso l'Hotel Phoenicia che il prossimo governo dovrebbe
avere 30 ministri. "Sono ottimista sul fatto che tutte le parti si aiuteranno reciprocamente a
formare il governo", ha detto Hariri, "se le richieste di tutte le parti dovessero essere
soddisfatte, il governo avrebbe 50 ministri. Ci alleneremo, a Dio piacendo, il governo ne
conterà trenta ". Hariri deve affrontare diversi ostacoli sulla formazione del governo.
Passando alla questione della legge 46 sulla scala salariale, di cui gli insegnanti richiedono
l'applicazione, il Patriarca ha ribadito che lo Stato deve assolutamente intervenire per
risolvere questa crisi. "Le scuole non vogliono aumentare la frequenza scolastica, e se le
scuole chiudono, lo stato sarà responsabile", ha detto. Introducendo i giorni di ritiro spirituale
che precedono i lavori del Sinodo, Sua Beatitudine ha indirizzato particolari preghiere per tutti
i paesi del Medio Oriente, che continuano a soffrire per le guerre e i conflitti, dove aumentano
distruzioni, uccisioni e sfollati, e ha incoraggiato coloro che cercano di trovare soluzioni
politiche a tutti questi problemi, e portare e realizzare una pace giusta, globale e duratura, e il
ritorno di tutti gli sfollati e rifugiati a casa loro in tempi brevi, al fine di preservare le loro
proprietà e la loro storia e la cultura, e per alleggerire il peso dei paesi di accoglienza di
costoro , in particolare del Libano, che è gravato da più della metà della sua popolazione.
IL PATRIARCA RAI HA PRESIEDUTO
LA SOLENNE PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI
Giovedì 31 maggio scorso, Sua Beatitudine Eminentissima il Patriarca Maronita, ha
presieduto la Solenne Celebrazione Eucaristica presso il cortile del Collège
des Apôtres a Jounieh a cui ha fatto seguito la processione col Santissimo Sacramento e la
Solenne Benedizione Eucaristica.
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UDIENZA DEL MERCOLEDÌ. PAPA FRANCESCO:
«LE GRAZIE DI DIO SI RICEVONO PER DARLE AGLI ALTRI»
Nella catechesi del mercoledì papa Francesco ha proseguito la riflessione sul sacramento
della Confermazione. «Esorto i cresimati a non ingabbiare lo Spirito Santo». In una piazza
San Pietro assolata, papa Francesco ha tenuto stamani la consueta udienza generale del
mercoledì. E ha parlato, questa volta, in gran parte a braccio, lasciando il testo scritto in
particolare per insistere sul fatto che la Chiesa «siamo noi» e per mettere in guardia (non si
stanca mai di farlo) sul pericolo del chiacchiericcio, dello sparlare gli uni degli altri all'interno
della comunità cristiana. Prendendo spunto dal brano evangelico del dono dello Spirito Santo
ai discepoli da parte di Gesù risorto, il Papa ha proseguito la catechesi sul sacramento della
Confermazione, mettendo in luce gli effetti che il dono dello Spirito fa maturare. Lo Spirito è
un dono. Il vescovo dice al cresimando: «Ricevi lo Spirito Santo che ti è dato in dono». Lo
Spirito Santo, afferma il Papa, è un dono che entra in noi affinché lo facciamo fruttificare e
possiamo darlo agli altri. Nella vita cristiana, osserva, è sempre un «ricevere per dare», non è
mai un ricevere per «avere le cose dentro come se l'anima fosse un magazzino». Questa è la
vita del cristiano: «Le grazie di Dio si ricevono per darle agli altri». Noi siamo «uno
strumento». La Chiesa è «il noi». La Confermazione, ricorda il Papa, unisce i battezzati più
fortemente al corpo mistico della Chiesa. «Qualcuno pensa che nella Chiesa ci siano i
padroni: il Papa, i vescovi e i preti. E poi gli operai che sono gli altri. No - prosegue Francesco
-, la Chiesa siamo il noi, cioè tutti». Ognuno ha il suo lavoro, il suo posto, ma sempre
«dobbiamo pensare alla Chiesa come un organismo vivo composto di persone che
conosciamo e con cui camminiamo». La Confermazione vincola alla Chiesa universale e
impegna nella Chiesa particolare. Nella Chiesa latina, aggiunge il Papa, la Cresima viene
impartita dal vescovo perché a lui a inserire nella Chiesa il confermato. Questa
«incorporazione ecclesiale» è ben significata dal segno di pace che conclude il rito: «La pace
sia con te» dice il vescovo ricordando le parole del saluto di Cristo ai discepoli. Insieme con lo
Spirito, nella Cresima riceviamo la pace, «che dobbiamo dare agli altri». «Smettiamola con le
chiacchiere». Ognuno pensi alla propria comunità parrocchiale, insiste il Papa: il vescovo dà
la pace al cresimato e poi nella Messa la scambiamo tra di noi. «Ma poi cosa succede?
Usciamo e cominciamo a sparlare degli altri». Francesco non cessa di mettere in guardia dal
peccato di sparlare degli altri: «Le chiacchiere sono guerre». Noi dobbiamo invece essere
uomini e donne di pace, altrimenti «povero Spirito Santo, che lavoro che ha con noi». «Per
favore - insiste il Papa - smettiamola di chiacchierare». Ai cresimati: non ingabbiate le Spirito.
La Confermazione si riceve una sola volta, ricorda il Papa, ma non finiremo mai di adempiere
il mandato ricevuto e di diffondere ovunque il buon profumo di una vita santa. «Nessuno
riceve la Cresima solo per se stesso - ribadisce -, ma per cooperare alla crescita spirituale
degli altri. Solo così, aprendoci per incontrare i fratelli, possiamo crescere e non solo illuderci
di farlo. Il dono è per donare affinché sia fecondo». Come insegna la parabola dei talenti.
«Esorto dunque i cresimati a non ingabbiare lo Spirito Santo - conclude Francesco - per
spingerli a camminare in libertà», a non soffocare il fuoco ardente. «Che lo Spirito conceda il
coraggio apostolico di comunicare il Vangelo con le opere e le parole. Ma le parole buone -
aggiunge -, non le chiacchiere che distruggono». La benedizione per la Macerata-Loreto. Al
termine dell'udienza il Papa ha benedetto la Fiaccola per la Pace del 40esimo Pellegrinaggio
a piedi da Macerata a Loreto. A salutare il Pontefice era presente un gruppo di partecipanti
accompagnati da monsignor Giancarlo Vecerrica, ideatore del percorso e vescovo emerito di
Fabriano-Matelica. «Ora aspettatemi sabato con la mia telefonata» ha detto il Papa. Il
pellegrinaggio si terrà sabato notte con partenza dallo stadio di Macerata. L'arrivo al
Santuario di Loreto è previsto all'alba. L'anno scorso hanno partecipato 100 mila persone. La
Fiaccola della Pace, anche quest'anno, verrà portata da venti atleti, che il Papa stamani ha
salutato personalmente: partiti da piazza San Pietro percorreranno 300 chilometri nel Centro
Italia colpito dal terremoto per arrivare allo stadio Helvia Recina di Macerata sabato mattina.
Dopo l'accensione del braciere, sarà celebrata la Messa.
IL SALUTO DEL PAPA AI PELLEGRINI DI LINGUA ARABA
Mercoledì, dopo la catechesi dell’Udienza generale in Piazza San Pietro il 6 giugno 2018 il
Santo Padre ha salutato i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Papa Francesco ha
espresso, fra l’altro, un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli
provenienti dal Libano e dal Medio Oriente:
Santo Padre:
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua araba, in particolare quelli provenienti dalla
Terra Santa, dall'Egitto e dal Medio Oriente. Nessuno riceve il sacramento della
confermazione soltanto per sé, ma per partecipare alla crescita spirituale degli altri. I
Doni di Dio ci vengono concessi affinché li diamo agli altri, poiché essi aumentano con
la condivisione e scompaiono con l’egoismo. Non dobbiamo, quindi, avere paura di
offrire ciò che riceviamo continuamente dallo Spirito Santo, attraverso la
testimonianza di una vita santa e la diffusione del profumo della Sua Parola vivente
tra i fratelli. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!
***
I MARONITI IN COLOMBIA,
UN’ ENCLAVE CATTOLICA DELL'ORIENTE
Ogni domenica alle undici, tanti libanesi e siriani e i loro discendenti, frequentano una chiesa
nel nord Bogotà a partecipare a un antico Rito Cattolico poco conosciuto in Colombia: quello
della Chiesa Maronita. Alcuni, molto vecchi, mescolano l'arabo con lo spagnolo; altri, più
giovani, parlano perfettamente lo spagnolo, sono i pronipoti, nipoti o figli dell'uno o dell'altro -
fanno parte della quarta o quinta generazione di libanesi-siriani che sono fuggiti da guerre e
persecuzioni religiose o cercano un sostentamento per le loro famiglie. L'Eucaristia
settimanale nel tempio di Santa Clara rappresenta per i maroniti il momento della riunione con
una cerimonia emotiva che ha molti elementi e momenti che la rendono molto speciale.
Secondo l’Esarca maronita di Colombia, Perù ed Ecuador, Fadi Bou Chebl,uno dei momenti
più belli è il saluto di pace che il celebrante consegna dall'altare a un accolito e questo lo
porta a tutti i fedeli; l'abitudine di non inginocchiarsi perché la messa è intesa come una festa
della risurrezione; la solenne invocazione allo Spirito Santo dopo la consacrazione e la
comunione con il Corpo ed il Sangue. Tuttavia, il momento più commovente è quando il
sacerdote consacra il pane e il vino e pronuncia le parole in aramaico - il linguaggio di Gesù -
le parole solenni che richiamano l'ultima cena. "Questo è molto originale del nostro rito e
quando lo ascoltiamo in quell'antica lingua, sia i credenti maroniti che quelli della liturgia latina
percepiscono con grande emozione che è Gesù stesso che parla loro", dice l’Esarca Bou
Chebl. Anche per coloro che non comprendono l'arabo o l'aramaico, nella chiesa di Bogotà ci
sono schermi giganti in cui le frasi pronunciate in quelle lingue sono tradotte in spagnolo. Per i
laici che aiutano durante la cerimonia, questo è un meccanismo che avvicina i non maroniti a
un rituale che ha una profonda dimensione spirituale, soprattutto perché molti colombiani
sono profondamente toccati dalla liturgia orientale. Inoltre, ci sono dipinti di San Charbel - il
grande santo dei Maroniti - e di Nostra Signora del Libano, a cui molti devoti pregano per
chiedere favori. L’Esarca Bou Chebl, nominato nel 2016 da Papa Francesco per fondare un
esarcato maronita in Colombia, ha sostenuto che il consolidamento di questa antica chiesa
cattolica orientale non è stato facile. "Alcuni sacerdoti, vescovi e laici ci vedono come 'tipi
strani' e dire che siamo una comunità accettata dalla Chiesa, ma ignorano siamo una parte
essenziale della Chiesa cattolica d'Oriente", dice con veemenza questo sacerdote nato in
Libano e nazionalizzato uruguaiano. Sebbene non ci siano dati ufficiali, è stato dimostrato che
la migrazione dalla Siria, dal Libano e, in misura minore, dalla Palestina, è stata la più grande
segnalata nella storia del paese. Città dei Caraibi come Cartagena, Barranquilla, Monteria e
Sincelejo e piccole città come Lorica e Corozal, hanno un sacco di discendenti di uomini e
donne in fuga dalla guerra e dalla fame e in America hanno trovato una nuova patria. Il
fenomeno dei 'Turchi', come spregiativamente venivano chiamati i primi immigrati perché
portavano passaporti ,nei primi anni del XX secolo, da parte dell'Impero Ottomano esiste
anche nei centri urbani, tra Bogotà e Cali, in cui un importante conglomerato di cittadini ha
posto le loro radici. Gli orientali hanno avuto una partecipazione molto prominente in
Colombia, specialmente nella cultura, nel giornalismo e nello sport. Personaggi come
Shakira, popstar mondiale; I giornalisti Juan Gossaín e Yamid Amat, e Farid Mondragón Alí -
il più vecchio calciatore a partecipare a una Coppa del Mondo - discendono dai migranti
provenienti dall'est. In politica è stato anche in modo marcato la sua influenza che il figlio di
un commerciante libanese, Julio Cesar Turbay Ayala, è stato eletto presidente nel 1978 e
anni fa, un altro parente dei primi libanesi, Gabriel Turbay Abunader è stato candidato alla
presidenza . Juan Gossaín - il giornalista più rispettato in Colombia - ritiene che oltre ai suoi
contributi umanistici, i siriani-libanesi hanno contribuito ad altre tradizioni come la cucina
araba che è presente oggi in molti ristoranti e case. Inoltre, ricorda Gossaín, i suoi antenati
conservano intatte le tradizioni cattoliche, specialmente la messa domenicale celebrata nelle
chiese di rito occidentale.
***
ATTO DI CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE DI GESU'
Io dono e consacro al Cuore adorabile di Gesù la mia persona e la mia vita, le mie
azioni, pene e sofferenze per non più servirmi di alcuna parte del mio essere, se non
per onorarlo, amarlo e glorificarlo.
E' questa la mia irrevocabile volontà: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore,
rinunciando a tutto ciò che può dispiacergli.
Ti scelgo, Sacro Cuore di Gesù, come unico oggetto del mio amore, custode della mia
vita, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza, riparatore di
tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell'ora della mia morte.
Sii, o Cuore di bontà e di misericordia, la mia giustificazione presso Dio Padre e
allontana da me la sua giusta indignazione. Cuore amoroso di Gesù, pongo in te la
mia fiducia, perchè temo tutto dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua
bontà.
Distruggi in me quanto può dispiacerti. Il tuo puro amore s'imprima profondamente nel
mio cuore in modo che non ti possa più dimenticare o essere separato da te.
Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poichè voglio vivere e
morire come tuo vero devoto. Sacro Cuore di Gesù, confido in te!
( di S. Margherita Maria Alacoque )
***
SACRO CUORE DI GESÙ TRA STORIA, PREGHIERA E DEVOZIONE
Non un’immaginetta per devoti ma «il cuore della rivelazione, il cuore della nostra
fede perché Cristo si è fatto piccolo» scegliendo la via di «umiliare se stesso e
annientarsi fino alla morte» sulla Croce. Con queste parole il Papa l’anno scorso
parlava del Sacro Cuore di Gesù, o meglio della “solennità del Sacratissimo Cuore di
Gesù” che nel 2018 si è celebrata l’8 giugno. Si tratta infatti di una festa mobile che
cade il venerdì dopo il Corpus Domini ed è strettamente legato al giorno successivo
cioè al sabato, dedicato invece al “cuore immacolato di Maria”. Anche se la prima
celebrazione risale al XVII secolo, probabilmente nel 1672 in Francia, la devozione al
sacro cuore di Gesù ha origini molto più antiche. Punto di partenza è per così dire la
figura di san Giovanni apostolo che tantissime iconografie ritraggono nell’Ultima Cena
con il capo appoggiato al cuore di Gesù. Notevole impulso venne poi anche nel Medio
Evo da figure come Matilde di Magdeburgo (1207-1282), Matilde di Hackeborn (1241-
1299), Gertrude di Helfta (1256-1302) ed Enrico Suso (1295-1366). Tuttavia la vera
diffusione del culto va attribuita a san Jean Eudes (1601-1680) e soprattutto a santa
Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Quest’ultima, monaca visitandina nel
monastero di Paray-le-Monial, ebbe per 17 anni apparizioni di Gesù che le
domandava appunto una particolare devozione al suo cuore. La prima visione risale al
27 dicembre 1673 festa di san Giovanni evangelista e la santa nella sua autobiografia
la raccontò così: «Ed ecco come, mi sembra, siano andate le cose. Mi disse: Il mio
divin cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che
non potendo più contenere in se stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il
bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei
preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla
salvezza necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione. Per portare a
compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso di indegnità e di
ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio». Al centro di un
acceso dibattito teologico, la festa del Sacro Cuore fu autorizzata nel 1765
limitatamente alla Polonia e presso l’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore. Fu
solo con Pio IX, nel 1856, che la Festa divenne universale, accompagnandosi da
subito alla dedicazione di congregazioni, atenei, oratori e chiese, la più famose della
quali è probabilmente la Basilica di Montmartre a Parigi. Raccogliendo o meglio
riunendo le tesi del dibattito sul significato teologico nel sacro Cuore di Gesù si
celebra insieme il cuore come organo umano unito con la divinità di Cristo e l’amore
del Signore per gli uomini di cui il cuore è simbolo. Tradizionalmente nella solennità
del Sacro Cuore di Gesù si celebra la Giornata di santificazione sacerdotale. Nel
Messaggio preparato per questo 2018 la Congregazione per il clero, guidata dal
cardinale prefetto Beniamino Stella. sottolinea che «la Chiesa e il mondo hanno
bisogno di sacerdoti santi! Papa Francesco, nella nuova Esortazione apostolica sulla
santità, “Gaudete et exsultate”, ha richiamato alla memoria i sacerdoti appassionati
nel comunicare nell’annunciare il Vangelo, affermando che “la Chiesa non ha bisogno
di tanti burocrati e funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo
di comunicare la vera vita. I santi sorprendono, spiazzano, perché la loro vita ci
chiama a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante”». La preghiera al Sacro
Cuore. Sono tante le preghiere dedicate al Sacro Cuore di Gesù, a cominciare
dall’atto di consacrazione, ispirato da santa Margherita Maria Alacoque. Di seguito il
testo dell’offerta della giornata, che tanti fedeli ripetono ogni mattina. «Cuore Divino di
Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in
unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di
questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella
grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen».
***
DIOCESI DI ROMA: LA VISITA DI DE DONATIS AI LUOGHI
SIMBOLO DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
L’incontro con gli immigrati che frequentano la Scuola di lingua e cultura italiana in via di San
Gallicano e l’abbraccio con gli ammalati della casa famiglia di via Anicia. È stata una visita nei
luoghi simbolo della solidarietà della Comunità di Sant’Egidio, che celebra il 50°
anniversario di fondazione, quella che l’arcivescovo vicario Angelo De Donatis ha
fatto martedì 5 giugno, accompagnato da don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in
Trastevere. Ad accoglierlo in via di San Gallicano, Marco Impagliazzo, presidente della
Comunità, e Daniela Pompei, responsabile immigrazione. Nata nel 1982, oggi la Scuola di
lingua e cultura italiana conta 2mila stranieri iscritti, a fronte dei 4mila che frequentano gli
istituti di Roma. Provengono da oltre 143 Paesi e i livelli di studio si articolano in cinque corsi,
ai quali si aggiungono anche corsi organizzati per sostenere l’integrazione, tra i quali
caregiver, economia domestica e mediatori culturali, confluiti in corsi universitari in
convenzione con l’università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria e l’università per
stranieri di Perugia. Molti degli insegnanti sono ex studenti che hanno deciso di restituire
«l’accoglienza ricevuta in Italia», ha spiegato Impagliazzo. Il vicario ha visitato le aule e
ascoltato le storie dei migranti, molti dei quali sono giunti in Italia grazie al progetto Corridoi
umanitari. Impagliazzo ha parlato del progetto con il neo vice presidente del Consiglio, Matteo
Salvini, il quale, ha riferito, si è detto d’accordo nel portarlo avanti. «Spero che venga
implementato – ha aggiunto il presidente della Comunità di Sant’Egidio -. A questo nuovo
governo chiederei anche che si lavorasse di più in tema di integrazione e per cambiare e
rendere meno rigide le regole di Dublino». La fuga dalla guerra, la paura di non riuscire a
salvarsi, la prigionia in mano ai trafficanti di uomini: questi i fattori comuni a molti racconti.
Edmund e Amal sono siriani e il primo è nato in una città che è stata rasa al suolo dai
bombardamenti. Da un anno e mezzo è arrivato in Italia con il fratello e il cugino, svolge il
servizio civile e studia alla scuola serale. Amal, vedova da dieci anni, è arrivata in Italia la
scorsa settimana con i suoi tre figli adolescenti. Ha raccontato che a Damasco la vita è
difficile e aveva paura a far uscire i figli di casa. Oggi è felice perché i suoi ragazzi possono
aspirare a un futuro diverso. Ghirmulem e la moglie Amleseth, eritrei, si sono ricongiunti da
una settimana. Lui è arrivato in Italia sei mesi fa. Dopo la fuga dall’Eritrea è stato venduto a
varie tribù e, incatenato, ha dovuto affrontare viaggi estenuanti. «Avete avuto molto coraggio
– le parole del vicario -. Sono colpito dal modo in cui siete stati capaci di reagire tra tante
difficoltà. Fortunatamente sulla vostra strada avete incontrato degli angeli custodi. Penso con
tristezza a tutti quelli che non riescono ad arrivare». Impagliazzo, evidenziando che oggi «la
Chiesa è la prima realtà del mondo al fianco dei migranti», ha ricordato in proposito la veglia
“Morire di speranza” che si terrà il 21 giugno per ricordare quanti sono morti nel tentativo di
raggiungere l’Italia. La scuola è «la dimostrazione che si può vivere felicemente insieme
anche se si proviene da tanti Paesi diversi e si professano vari credi religiosi», ha aggiunto
monsignor Gnavi. Seconda tappa della visita, la casa di accoglienza per malati soli o senza
fissa dimora in via Anicia. Suddivisa in due livelli, la struttura ospita 20 persone, uomini e
donne, provenienti da 14 nazionalità. Il clima familiare e accogliente aiuta gli ammalati ad
avere meno paura della sofferenza e della morte. Gli ospiti raccontano di una paziente morta
la scorsa settimana che ha insegnato loro ad affrontare la malattia con il sorriso. «Qui non
siamo più soli – affermano – ci sosteniamo l’un l’altro anche se tutti sofferenti nel corpo».
Ognuno contribuisce come può. C’è chi prepara il piatto tipico del proprio Paese di origine, chi
rende la terrazza un luogo accogliente per le pause relax. «Essere curati è importante – ha
detto il vicario – ma in questa casa si trova anche la salvezza». La visita si è conclusa con la
consueta preghiera serale della Comunità di Sant’Egidio nella basilica di Santa Maria in
Trastevere, aperta dal saluto del fondatore, Andrea Riccardi. «Nel cuore della Roma antica
portiamo i dolori delle periferie, le sofferenze quotidiane – ha dichiarato -. Una Roma ferita,
umiliata, sempre più etnica e multi religiosa che deve saper leggere i segni dei tempi
guardando i volti della gente. La nostra città ha bisogno di essere ascoltata e stimata».
***
GENERALE, DIACONO, NONNO, VEDOVO. E ORA SACERDOTE
Generale, marito, padre, nonno, vedovo. Infine, da sabato 2 giugno, sacerdote. È la storia di
Antonio Celletti, diacono permanente della diocesi, da pochissimi giorni entrato nell’ordine del
presbiterato. Sessantotto anni, generale dell’Aeronautica militare in pensione, vedovo, padre
e nonno di due bambine, ha ricevuto sabato 2 giugno l’ordinazione dal vescovo Daniele
Libanori, delegato per il diaconato permanente, nella sua parrocchia di Sant’Ireneo, a
Centocelle. «Provo un senso di inadeguatezza per la grandezza del compito a cui sono
chiamato – ha spiegato Celletti ma questa esperienza mi apre necessariamente a una
dimensione più grande e totalizzante, quale è l’amore di Dio, ed è solo Lui la base solida sulla
quale fondare la propria vita». Alla fine di novembre del 2006, Celletti rimase vedovo della
moglie Luciana, «una donna meravigliosa con la quale ho condiviso 31 anni di un matrimonio
felice, nonostante la sua malattia», che ha comportato tanti interventi chirurgici e che in molti
frangenti «ci ha condotto a scorgere l’epilogo doloroso di una vita insieme». In
quell’occasione, «il mio parroco don Paolo Aiello – ha raccontato – mi propose l’esperienza
del diaconato permanente», ottenuto poi nel gennaio del 2015 dopo un percorso di
discernimento e formazione. «Ho conseguito il baccalaureato in Scienze religiose
all’Università Lateranense e ora sono iscritto alla facoltà di Teologia». Il diaconato vissuto
come servizio ai fratelli, «specialmente quelli che sono lontani o fuori dalla Chiesa», è stato
per Celletti una naturale evoluzione dell’impegno in parrocchia, in particolare come
«coordinatore dei 280 adoratori che rendono possibile l’esperienza dell’adorazione eucaristica
perpetua e come responsabile delle attività del gruppo Caritas». Ancora, il nuovo presbitero
assisteva gli ammalati portando loro l’Eucaristia settimanalmente ed era impegnato nel
quartiere con i cenacoli di preghiera nelle case. A un certo punto, però, Celletti ha accolto
come domanda di senso, «in un cammino di ricerca e discernimento che ho chiesto alla
Chiesa», i “segni” di «richieste più ampie, rispetto al mio ruolo di diacono, che mi sembravano
provenire dalle persone che incontravo»: la volontà è stata quella di capire «se fossero
espressione di una volontà di Dio». Quindi, la convocazione da parte del vescovo Libanori lo
scorso aprile e la comunicazione che sarebbe stato il primo diacono permanente, vedovo, a
essere ordinato sacerdote nella diocesi di Roma. «La mia famiglia, mia figlia Barbara in
particolare – ha chiosato Celletti -, ha accolto con stupore ma anche con gioia intensa questa
notizia, pur nella preoccupazione per la mancanza delle abitudini quotidiane che non
condivideremo più come prima». Chi ha fatto più domande è stata Maria, la nipotina più
grande di Antonio, che ha 9 anni e si sta preparando a ricevere il sacramento dell’Eucaristia:
«Ha voluto essere rassicurata su due cose – ha concluso il novello sacerdote -: che rimarrò
sempre il suo nonno, anche se mi vedrà dietro l’altare, e che potrò ancora giocare e parlare
con lei quando ne avrà voglia e bisogno».
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CONTATTO WHATSAPP DELLA PARROCCHIA
.
E' ATTIVO IL NUOVO NUMERO DATI DELLA PARROCCHIA
DA CUI POTETE RICEVERE DIRETTAMENTE SU WHATSAPP
GLI AVVISI PARROCCHIALI
CHI ANCORA NON RICEVE I MESSAGGI PUO'
SCRIVERE SU WHATSAPP AL NUMERO
338.41.23.930
INDICANDO IL PROPRIO NOME E COGNOME
E VERRÀ AGGIUNTO ALLA RUBRICA.
***
RISTORANTE AURORA 10 DA PINO IL SOMMELIER
Il Maestro Chef Pino riprende alla grande la preparazione delle sue
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COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA:
TI RENDO LODE O PADRE
La gioia dei discepoli per il successo della loro missione provoca un sussulto di
esultanza anche in Gesù. Non è solo una gioia fisica, ma soprattutto interiore,
spirituale. E' ridondanza dello Spirito Santo che abita in lui fin dal suo concepimento
(Lc 1,35), dal battesimo (Lc 3,22), dall'investitura ricevuta nella sinagoga di Nazaret
(Lc 4,18). Egli si rivolge a Dio chiamandolo Abbà, termine che nella famiglia ebraica
era usato normalmente dai figli più piccoli per chiamare il proprio papà. Gesù lo usa
per sottolineare il grado di intimità che lo lega a Dio. Il Papà di Gesù è il Creatore del
cielo e della terra, ma nei confronti dell'uomo è un carissimo amico, un familiare, il
papà. Anche in questa circostanza Gesù si impegna a liberare l'uomo dal terrore di
Dio. La gioia di Gesù è motivata dal criterio che Dio ha scelto nella manifestazione dei
suoi misteri. Li ha nascosti ai sapienti e agli intelligenti e li ha rivelati ai piccoli. Cristo e
il suo messaggio non sono stati accettati da persone colte e istruite come le autorità
del popolo giudaico, ma sono stati capiti e accolti dalle persone semplici, povere e
umili. La sapienza di Dio, espressione del suo amore, è stupidità e debolezza di uno
che ama fino alla morte di croce (1Cor 1-2). E' esattamente il contrario della sapienza
umana, manifestazione dell'egoismo, che cerca di salvarsi a tutti i costi dalla morte.
Queste due sapienze si oppongono come menzogna e verità, paura e fiducia,
egoismo e amore, possesso e dono, morte e vita. Dio, nel suo sapiente disegno,
distrugge la sapienza dei sapienti e annulla l'intelligenza degli intelligenti (cfr 1Cor
1,19-21; Is 29,14). La rivelazione della paternità di Dio è la salvezza dell'uomo:
"Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato,
Gesù Cristo" (Gv 17,3). Il tutto che il Padre dona al Figlio è la vita eterna. Il mistero
del Padre è nel Figlio. Egli ci rivela chi è Dio e chi siamo noi per lui. Ci dona la sua
stessa conoscenza del Padre, perché lo amiamo con il suo stesso amore. I discepoli
devono essere pieni di gioia perché vedono Gesù. In lui possono vedere ciò che i
profeti, i re e l'intero popolo di Dio hanno desiderato vedere e non hanno visto. Tutto
Israele è vissuto nell'attesa di questo giorno, e solo loro, i pochi discepoli di Gesù,
possono vedere la realizzazione delle promesse di Dio e ascoltare il vangelo della
salvezza.
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CALENDARIO LITURGICO
E
RICORRENZE SETTIMANALI
11 GIUGNO
SAN BARNABA
Barnaba (figlio della Consolazione), cipriota, diede agli Apostoli ciò che ricavò dalla vendita
del suo campo: "Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba "figlio
dell'esortazione", un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne
consegnò l'importo ai piedi degli apostoli e uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e
di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. Accreditò Paolo di fronte
alla Chiesa, fu suo compagno nel primo viaggio missionario e nel primo Concilio di
Gerusalemme. Martirologio Romano: Memoria di san Barnaba, Apostolo, che, uomo mite e
colmo di Spirito Santo e di fede, fu annoverato tra i primi fedeli di Gerusalemme. Predicò il
Vangelo ad Antiochia e introdusse Saulo di Tarso da poco convertito nel novero dei fratelli,
accompagnandolo pure nel suo primo viaggio per l’evangelizzazione dell’Asia; partecipò poi
al Concilio di Gerusalemme e, fatto ritorno all’isola di Cipro, sua patria di origine, vi diffuse il
Vangelo.
13 GIUGNO
SANT'ANTONIO DA PADOVA
Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo,
tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220
giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano
recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale
francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori
mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani
a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo
personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell'eremo di Montepaolo. Su mandato dello
stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in
Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale proseguendo nell'opera di
predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentondosi male, chiede di
rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell'Arcella.
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SACRAMENTI
BATTESIMO
I modi e tempi sono da concordare con la Segreteria Parrocchiale, per la preparazione
dei genitori, per la scelta adeguata dei padrini e delle madrine, per la presentazione dei
documenti richiesti; per il battesimo degli adulti sarà richiesto un percorso
individualizzato
CONFESSIONI
Le confessioni sono disponibili in Parrocchia DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ prima e dopo
la Santa Messa delle 13.30 e OGNI DOMENICA dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
CRESIMA
Al termine del cammino di preparazione (iniziazione cristiana), si potrà accedere al
sacramento della Confermazione in data e modalità da concordare col Parroco.
COMUNIONE AI MALATI
Per le persone trattenute in casa da una lunga o invalidante malattia si prega
di contattare la Segreteria Parrocchiale per la visita del sacerdote a portare
l’Eucaristia nelle case.
UNZIONE DEGLI INFERMI
l’Unzione è chiesta in caso di malattia di lunga durata o in pericolo di vita, in questi
casi si prega di contattare il Parroco h24 .
CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE (FUNERALI)
La data e l'ora della celebrazione delle esequie sono fissate d'intesa coi familiari,
previo contatto con la Segreteria .
MATRIMONIO
per ricevere informazioni circa le pratiche civili e Parrocchiali, richieste dalla disciplina