BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA
LEISURE&LIFESTYLENUMERO 35 . 2019 . GIUGNOPUBLIMAX EDITRICE . WWW.PUBLIMAX.EUEURO 4.90
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CAMBIA IL TUO SORRISO!FACCETTE E CORONE IN UNA SOLA SEDUTA
Alla Laser Clinic dei Dottori Iaria c’è un reparto specializzato nella progettazione digitale del vostro
nuovo sorriso. Programmi 3D all’avanguardia e tecnologie di ultima generazione permettono di
soddisfare qualsiasi richiesta estetica del paziente.
«I nostri pazienti - spiega il Dr. Matteo Iaria - nella maggior parte dei casi riescono a cambiare il loro
sorriso in una sola seduta con un comfort incredibile, un’ottima estetica e un risultato immediato».
Una telecamera digitale a colori consente di rilevare l’impronta dell’arcata del paziente evitando così
le scomode impronte in silicone. L’impronta rilevata dalla telecamera viene trasmessa ad un computer,
dove poi verranno progettati i nuovi denti. Ultimata la progettazione, il file viene inviato ad uno dei fresatori
Cad Cam presenti nella struttura per la realizzazione finale della faccetta, corona o ponte. Le faccette, le corone
e i ponti vengono realizzati in ceramica integrale, metal free (senza metallo, non si vedrà quindi mai l’antiestetico
bordino nero) o in zirconia estetica stratificata di ultima generazione. Laser Clinic Iaria è stata la prima clinica in
Italia a utilizzare Omnicam, la telecamera digitale a colori. La struttura è inoltre dotata di un laboratorio odontotecnico
interno digitale con 3 fresatori cad cam e tecnologie dentali all’avanguardia, per garantire la massima assistenza e qualità dei lavori.
LASER CLINIC VIA SANT’EUSTACCHIO, 19, 25128, BRESCIA, Italia- Tel. +39 030391239 - [email protected] - www. laserclinicbrescia.it
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AGAZINE • GIUGNO DU
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Annalisa Boni
apre il circoÉ proprio il caso di dirlo. Il circo è aperto e le gabbie pure!Insomma, sembra che quei 10 gradi in più ci abbiano catapul-tati in un mare di follia, quel tormentone estivo che tardava ad arrivare ma che puntualmente si è presentato alla nostra porta. Dopo le serate circensi che ci ha regalato la tv nelle ultime cartucce sparate dalla primavera, carrambate camaleontiche dense di matrimoni fasulli, fidanzati simulati e pedine “rosa” indifendibili persino coi denti, sul mio i-phone sono tornati a brillare i “talenti” di casa nostra che quest’anno però, diversa-mente dagli anni passati, mi stanno regalando emozioni molto più profonde e con un occhio rivolto al passato, quell’eco anni ‘90 che pensavo di aver perso. Superate ormai le instastories girate nei camerini dei negozi più influenti del globo (roba déjà vu) oggi a farla da padrona in uno schermo come nella vita reale è la strumentalizzazione del proprio “potere” che viene espresso in mille maniere possibili tranne che a colpi di neuroni, dagli stagionati lati B come se piovesse, all’amico famoso, dalla casa di Hollywodiana memoria che perde acqua dal soffitto al grandissimo ritorno (quello che amo di più) della rombata a “nolo”.Mentre un tempo ci si accaniva o per lo meno si poteva dibat-tere davanti a un caffè delle 10 sulla presunta autenticità di tali riscatti di vita oggi ci si ritrova per osservare, scuotere la testa a destra e sinistra con fare quasi compassionevole e misericor-dioso. Ma questo fenomeno non è altro che uno degli ultimi strascichi e contraccolpi che ci ha gentilmente donato il buon vecchio Marco Ranzani di Cantù, personaggio radiofonico che all’incirca vent’anni fa amavo follemente e del quale ogni giorno ne invoco il ritorno.Il bello di tutto questo è dettato dall’età, dalla conoscenza e dalla consapevolezza che questo immenso circo non è poi così male e così barbaramente criticabile. É un palcoscenico inferiore molto divertente che ogni tanto amiamo “accendere” per poter ironizzare, scuotendo la testa questa volta dall’alto al basso e renderci conto di una sola cosa, ovvero di come il “potere virtuale”, nelle sue più o meno drammatiche variabili, per tante persone possa assumere oggi il primo posto sul podio della vita.É come se fosse un carrello della spesa carico di ingredienti che dobbiamo per forza condividere con gli altri proprio per manifestare oltremodo le nostre diversità e per marchiare una volta per tutte la nostra web reputation. Un’eredità social che rimarrà segnata a vita per un’immagine, un gesto, una frase.PS. Se andate negli USA quest’estate ricordatevi che nella richiesta di Visto dovrete dichiarare tutti i profili social in “vo-stro” possesso. Anche quelli fake.E chi non è fake scagli la prima pietra!
L’Editoriale di Giugno a cura di Annalisa Boni
2 BRE GIUGNO 2019
BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA
LEISURE&LIFESTYLENUMERO 35 . 2019 . GIUGNOPUBLIMAX EDITRICE . WWW.PUBLIMAX.EUEURO 4.90
BRESerietà, professionalità e completa dedizione al cliente sono i valori che per venticinque anni hanno contribuito a potenziare il successo di Duomo Immobiliare, oggi Agenzia Immobiliare di riferimento a Bresciae Provincia per la compravendita e la locazione di immobili residenziali e commerciali sicuri e attentamente selezionati.Ne parliamo con Roberto Marzo e Maurizio Roversi, titolari della Duomo Immobiliare.
6 DUOMO IMMOBILIAREQUANDO I VALORI DIVENTANO DI CASA
LA COPERTINA DI GIUGNO
IN COPERTINA Maurizio Roversi e Roberto Marzo, titolari di Duomo Immobiliare.Foto di copertina di Matteo Biatta
sommarioLa grande festa ad invito che ha anticipato l’iconica mille miglia si è svolta come di consueto nella splendi-da cornice del Museo Mille Miglia di Brescia.Durante la serata le magnifiche vetture in gara si sono esibite in una sfilata d’eccezione durante la quale sono state premiate: “l’auto più elegante”, “l’auto più spor-tiva” e “l’auto con un il passato storico più impor-tante”. Una serata speciale, tra le più attese dell’anno, all’insegna dell’amicizia, della musica e dell’automo-bilismo storico!
L’appuntamento, ideato da Carmen Moretti de Rosa, che ha dato spazio a momenti di condivisione e soli-darietà a sostegno di due associazioni, Flying Angels e La Cura Sono Io.
Venerdì 10 Maggio, presso la sede espositiva della galleria Paci contemporary di Brescia, si è tenuta l’apertura ufficiale della mostra “Sandy Skoglund WINTER” alla presen-za della grande fotografa americana Sandy Skoglund: una straordinaria anteprima mondiale dell’ultimo lavoro, WIN-TER, in mostra al pubblico dopo ben 10 anni di attesa.
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Premille:il party
Green Garden Souk all’Albereta
Sandy Skoglund“Winter”
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La rivista è on-linewww.bremagazine.it
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AGAZINE • GIUGNO DU
EMILADICIANNOVE •
15 pagine ricche di emozioni, persone e splendide au-tomobili. Il racconto fotografico della nostra Brescia durante il Suo più grande evento. La Mille Miglia.
Un evento straordinario ricco di creatività ed emozioni al Centro Porsche di Brescia a Desenzano del Garda per brindare alla nuova Porsche Cayenne Coupè.
La scienza e la tecnologia si evolvono velocemente, l’innovazione e l’intelligenza artificiale ampliano gli orizzonti della medicina tradizionale proiettandoci in una “Sanità 2.0”. Cosa ne pensano i medici di questo lungo salto dal passato al presente? Ne parliamo con il Dr. Ottavio di Stefano, Presidente dell’Ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Brescia.
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Mille Miglia 2019:il photobook
Nuova Cayenne Coupèl’evento
Intervista al Dr. Ottavio di Stefano
Nate dall’amore e della passione di una giovane coppia di Desenzano del Garda che del sandalo ne ha fatto pura espressione di femminilità, la stessa che indossata da Jackie Kennedy e Grace Kelly ha attra-versato le strade più belle della costiera amalfitana, Le Sirmionesi rappresentano un nuovo esempio di brescianità nel mondo.
38Le Sirmionesi:nasce sul lago di Garda il sandalo piu’ amato d’ Italia
teamPublimax Editrice
EDITOR IN CHIEF Francesco Salvetti
EDITORIAL CONSULTANT Massimo Boni
COORDINATORE EDITORIALE & CO-EDITOR Annalisa Boni
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Annalisa Boni
CONTRIBUTORSLaura Sorlini, Silvia Marelli, Tiziana Adamo,
Lucia Marchesi, Massimo Cominetti,Enrica Ottelli, Velvet,
Fabiana Zanola, Matteo Biatta,Wonka
Publimax Editrice Via XX Settembre 3025122 Brescia Italy
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Supplemento a Casaresart n.96Autorizzazione del Tribunale di Brescia n.12/2003 del
12/03/2003PRINTED BY Pagani, Passirano BS
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ANNALISA BONI
Dal 2005 è coordinatore editoriale di due riviste nazionali di design e di enogastronomia. Trendsetter e attenta osservatrice di tendenze e stili di vita ha il piacere di portare in pagina solo le grandi eccellenze del globo proponendo il più autorevole specchio di una società in continua trasformazione.
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nato con il DNA dell’editoria trasmessogli dalla famiglia, socio aziendale da 25 anni ed esperto conoscitore del mercato, cura e sviluppa l’aspetto commerciale della rivista.
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FRANCESCO SALVETTI,
Da sempre appassionato alla carta stampata entra nel mondo dell’editoria nel 1992 e dal 1997 è socio e direttore responsabile di tutte le pubblicazioni della casa editrice Publimax. Giornalista pubblicista dal 2001 si diletta nel tempo libero in reportage e ritratti last minute.
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CLAUDIA LAZZARI,
Cito una frase di Confucio che sento mia: “vivi come in punto di morte vorresti aver vissuto”.Ogni giorno vivo la vita, gli affetti e il lavoro con lo stesso entusiasmo e gratitudine, come se fosse l ‘ultimo...
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PAOLA RIVETTA,
Giornalista esperta in ambito benessere e stili di vita, presentatrice e moderatrice, sostiene l’importanza della comunicazione in ogni settore. Ama condividere la sua passione per l’arte contemporanea che riesce a dare voce ai sentimenti del presente.
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AGAZINE • GIUGNO DU
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In palazzo anni ‘50 con ascensore, piano 2°, elegante QUADRILOCALE ri-strutturato mq. 140: ingresso, ampio e luminoso salone con vista Duomo, cu-cina abitabile con balcone, 3 camere, 2 bagni, ripostiglio/lavanderia, cantina e box. Classe F, kwh/mqa 146,91. € 375.000,00.
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Serietà, professionalità e completa dedizione al cliente sono i valori che per venticinque anni hanno
contribuito a potenziare il successo di Duomo Immobiliare,oggi Agenzia Immobiliare di riferimento a Brescia e Provincia
per la compravendita e la locazione di immobili residenziali e commerciali sicuri e attentamente selezionati.
. Ne parliamo con Roberto Marzo e Maurizio Roversi, titolari della Duomo Immobiliare.
DUOMOIMMOBILIARE
A cura di Annalisa Boni, immagini di Matteo Biatta
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AGAZINE • GIUGNO DU
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QUANDO I VALORIDIVENTANO DI CASA
Intervista a Roberto Marzo e Maurizio Roversi
Quest’anno festeggiate il 25° anniversario di Duomo Im-mobiliare ma ancora di più l’essere diventati un punto di riferimento per la città e la provincia. Come è cresciuta la vostra agenzia e con quali basi l’avete sostenuta?La Duomo Immobiliare, dopo venticinque anni di seria attività e grande partecipazione in quello che è il mercato immobiliare bre-sciano è cresciuta grazie ad un importante sacrificio e un’attenta programmazione. É un turnover quotidiano in cui nulla è lasciato al caso, all’interno del quale il confronto, l’analisi di team, lo studio, lo screening del-le trattative, il sentiment dei clienti viene costantemente appro-fondito e discusso al fine di risolvere in squadra ogni complessità. Siamo veementi sostenitori di quella professionalità che oggi pur-troppo è sempre più sporadica e proprio per questo da anni (a parlare è Maurizio Roversi) abbiamo aderito alla FIAIP, la Fede-razione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali, il punto di riferimento per tutti i professionisti del settore immobiliare e per le famiglie italiane, la principale associazione di categoria del settore riconosciuta dalla Comunità Europea, con più di 10.000 agenti immobiliari e oltre 500 consulenti del credito.
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Dal 2017 ricopro la carica di Presidente della sezione bresciana e ho scelto di sostenere questa associazione in quanto reputo fondamentale elevare la nostra categoria con tutta la serietà e competenza che necessita. In secondo luogo ritengo che il con-fronto possa considerarsi il terreno migliore sul quale erigere nuove iniziative, per apprendere e migliorare. In 25 anni abbiamo sfruttato tantissimo le nostre capacità e le nostre risorse puntando sulla formazione continua che nel nostro settore rappresenta un dovere dal quale è impossibile esimersi al fine di conquistare quella professionalità necessaria per offrire ad ogni cliente il servizio migliore.
É cambiato il settore immobiliare nell’ultimo decennio?Profondamente, soprattutto con l’avvento del web (dice Roberto Marzo). Nel 1994 siamo partiti con tanto entusiasmo, impegno e serietà ed oggi, dopo ben 25 anni, ci stiamo specializzando sem-pre di più proprio per stare al passo di un mercato complesso, in
grande evoluzione e trasformazione e sempre più competitivo. Quanto dico è confermato dall’aver superato in crescita un lungo periodo di crisi del settore.
Innovarsi in servizi e competenze è fondamentale oggi per diventare leader nel vostro settore?Di norma molti nostri colleghi concludono il rapporto con il clien-te all’atto notarile. Noi abbiamo sposato un altro tipo di condotta professionale vo-tata alla completa soddisfazione e sostegno del cliente. Lo ac-compagniamo anche durante tutte le fasi del post-vendita at-traversando insieme a lui le possibili e più comuni contingenze che dovrà affrontare, come gli allacciamenti, la consulenza negli affitti, per i subentri delle utenze ed una serie di infiniti cavilli che ci trasformano spesso e volentieri in consulenti. Tutti servizi che eroghiamo e che rendono ancora più completa la nostra offerta.
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Il nostro team inoltre, si avvale anche della consulenza di geome-tri ed architetti e di tutti quei professionisti che riteniamo oppor-tuno coinvolgere in determinati ambiti, nella valutazione di una ristrutturazione ad esempio, in modo da prospettare al cliente un quadro ben definito e privo di “sorprese”.Duomo Immobiliare è in grado di consegnare una casa “chiavi in mano” e un’assistenza post-vendita risolutiva in ogni dettaglio.
Nel caso opposto invece? Per tutti coloro che decidono di affidare a voi il proprio immobile?Ai proprietari degli immobili, oltre quanto già detto in fatto di serietà e professionalità, possiamo dire che l’invidiabile posizione del nostro ufficio, nel cuore del centro storico di Brescia, garan-tisce loro un ulteriore mezzo di visibilità e pubblicità degli im-mobili. Le nostre vetrine sono viste quanto i portali immobiliari e favoriscono molto spesso la vendita delle soluzioni proposte in tempi brevi.
Signor Marzo, uno dei vostri punti di forza? Sicuramente la cantieristica, che anche nel passato ci ha regala-to tantissime soddisfazioni. Posso affermare senza presunzione che in questo ambito siamo veramente preparati e competenti. Nei cantieri riusciamo ad esprimere il meglio del nostro sape-re. Se un cantiere ci viene affidato dall’inizio (fase progettuale) dopo aver esaminato le tavole di progetto, per studiare le solu-zioni di maggiore vendibilità, ci confrontiamo con progettisti e costruttori affinchè si possa adattare la nuova costruzione alle
reali necessità della clientela. Diventiamo in pratica i più fedeli interpreti delle esigenze degli acquirenti e quindi, forte di queste esperienze e nozioni, riusciamo a tradurre al meglio ogni neces-sità ed i costruttori che si affidano a noi sono consapevoli che il nostro contributo è importante per finalizzare al meglio le ven-dite. Un altro plus che tengo a sottolineare è la nostra attestata professionalità. Alla Duomo Immobiliare tutti, titolari ed agenti, sono iscritti al ruolo degli agenti immobiliari tenuto dalla Camera di Commercio ed ognuno di noi partecipa a convegni, incontri e corsi formativi per essere in grado di gestire ogni trattativa in tutta la sua complessità.Queste non sono banalità ma dettagli fondamentali per qualifi-care o meno la serietà di ogni agenzia e salvaguardare di conse-guenza il cliente. Il settore immobiliare è ancora troppo “abusivo” ed affidarsi a persone competenti, serie ed efficenti è una prerogativa impre-scindibile, la stessa che può in futuro tener lontani i clienti da brutte e costose sorprese, un aspetto, quello dell’abusivismo, nella professione degli agenti immobiliari, molto sentito anche a livello nazionale tant’è che FIAIP sta lavorando molto al fine di regolarizzare questa situazione per salvaguardare gli investimen-ti di ogni persona.
Vi occupate anche di garantire all’acquirente la regola-rità dell’immobile?Spesso ci troviamo costretti a dover sanare situazioni mal co-municate, abusi che vanno sistemati, contesti che devono essere
regolarizzati, al fine di immetere sul mercato immobiliare un im-mobile “sano”. Per noi la “salute” dell’immobile e la serenità del cliente sono al primo posto. Un tempo ci si limitava a cautelarsi da ipoteche o pregiudizievoli, oggi invece, oltre a questo, ci interessa principalmente la parte urbanistica e catastale, situazioni che devono essere analizzate preventivamente e che non possono essere prese in esame solo al momento del rogito notarile così come non possiamo trascurare l’aspetto fiscale, in quanto, spesso determinante per la conclusio-ne dell’affare.
Quali sono le specificità della vostra clientela e le carat-teristiche della vostra agenzia?Il territorio per il quale siamo più nominati sicuramente è il cen-tro storico di Brescia anche per l’ubicazione della nostra sede, ma ci occupiamo di tutta la città e la provincia. Negli anni la nostra immagine è sempre stata associata agli im-mobili di lusso ma vorremmo comunicare che la Duomo Immo-biliare si completa di un’offerta esauriente, dal monolocale alla villa esclusiva, immobili residenziali e commerciali, in vendita o in affitto che rientrano in tantissimi budget differenti.
Come “sta” il mercato immobiliare bresciano?A Brescia il mercato è ancora abbastanza statico, i prezzi stanno ancora scendendo. Questa condizione di mercato rappresenta la miglior situazione per l’acquisto, il momento ideale per comprare una casa pagando interessi sui mutui tra l’1% e il 2%. In conclusione, riteniamo che mai nel mercato immobiliare ci sia stata l’opportunità di acquistare con prezzi ai minimi storici e con finanziamenti a tassi tendenti allo 0%, in aggiunta a questo gli acquirenti possono usufruire di varie agevolazioni con recu-pero fiscale per le ristrutturazioni, miglioramento dell’efficenza energetica, bonus mobili e giardini. Ciò nonostante il mercato im-mobiliare a Brescia stenta a riprendere, non esiste vendita senza trattativa e il maggior numero delle vendite riguarda immobili a prezzi inferiori ai 200.000 Euro. Le vendite importanti, quelle che in passato ci hanno regala-to moltissime soddisfazioni oggi sono diminuite di numero. Un mercato che gode di maggior salute è rappresentato dalle nuove costruzioni, realizzate in classe A, rispettose dell’ambiente, effi-cienti nelle prestazioni, dotazioni, spazi esterni e parcheggi. Condizioni ideali che disegnano un mercato del nuovo in assoluta ripresa.
Duomo Immobiliare, Via Trieste, 10F - Brescia - Tel. 030 41380duomoimmobiliare.it - [email protected]
Nato a Cremona nel 1963 Luigi Zini vive a Brescia.
Ha conseguito un Master in “Financial Advisor” presso
la fondazione CUOA e un Master in “Family Office” pres-
so AIFO (Associazione Italiana Family Officer).
Nel 1989 inizia l’attività di consulente finanziario e
segue con dedizione tutte le trasformazioni ed evo-
luzioni del settore continuando a svolgere oggi la sua
attività in veste di Private Banker, coordinando, a sua
volta, ulteriori Private Banker. Dal 2014 ricopre inoltre
il ruolo di Consulente Tecnico d’Ufficio presso il Trbu-
nale di Brescia. Nel 2018 con l’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano conquista l’Executive Master in
Banking & Innovation Management. Grazie a trent’anni
di carriera e ad un approccio analitico ha avuto la possi-
bilità di acquisire competenze trasversali, le stesse che
gli permettono di assistere al meglio i clienti in tutte
le scelte finalizzate alla valorizzazione e protezione del
patrimonio personale e societario.
Il family officeBR
EMAG
AZINE • GIUGNO DUEM
ILADICIANNOVE •
A cura di Annalisa Boni
“Ogni Cliente è per me unico, come uniche sono le sue necessità; la mia misson è soddisfare anche l’investitore più esigente”
Ne parliamo con Luigi Zini, Consulente Finanziario
Luigi Zini - cell. 335 7376518 - v.le A.Gramsci 47 - 25100 BresciaIscrizione Albo dei Consulenti Finanziari n°5844
Intervista a Luigi Zini,
Che cosa è un Family Office?Il Family Office è una società che gestisce il Patrimonio di una o più famiglie facoltose agendo come centro di coordinamento per la gestione finanziaria ed amministrativa delle stesse.
Come è la situazione nel mondo dei Family Office?Si stima che attualmente nel mondo i Family Office gestiscano circa 9 trilioni di Dollari di asset e diano lavoro a circa 30 milioni di persone. Sono prevalentemente diffusi negli Stati Uniti e stanno crescendo velocemente in Asia, in Europa, in Germania che vede la più alta concentrazione ed in Italia dove iniziano a diffondersi.
Come opera un Family Office ?Un Family Office offre servizi di gestione professionale del patri-monio e di supporto alle famiglie, e puo’ investire decidendo con la famiglia una strategia di investimento ed essere anche l’esecutore di tale strategia o puo’ solo monitorare il Patrimonio ed in questo caso non si occupa dell’esecuzione della strategia personalmente ma definisce una distribuzione strategica delle risorse al fine di commissionare a varie Banche, Private, gestori di fondi o gestori indipendenti e di conseguenza controllarne la corretta esecuzione.
Quali altri supporti puo’ offrire un Family Office?Altri importanti supporti sono dati da servizi come la corretta pia-nificazione patrimoniale, i sevizi fiscali e legali, l’amministrazione fiduciaria, la gestione degli immobili, i servizi filantropici, l’accesso ad investimenti nel mondo del Prive Equity il tutto con un moni-toraggio integrato delle prestazioni con un attento controllo del rischio.Tutti questi servizi possono essere offerti internamente od in al-ternativa il Family Office collabora con diverse figure professionali esterne coordinandole.L’enorme vantaggio è che tutte le figure consulenziali lavorano in-sieme con lo stesso obiettivo in stretta collaborazione ed il tutto si traduce con brevi tempi di risposta e reazione ottenendo i migliori risultati possibili avendo sempre il controllo totale del Patrimonio in qualsiasi momento.
Il termine Family Office è regolamentato?A causa del fatto che il temine Family Office non è regolamentato oggi chiunque puo’ dichiarare di offrire sevizi di Family Office o puo’ definirsi ‘’Family Officer’’ poiché esiste un numero crescente nel mondo di famiglie benestanti e di conseguenza sta aumentan-do la domanda di servizi specifici.
Qual è la tua opinione a riguardo del Family Office?Io credo fortemente nella valenza dei principi del Family Office.Nel 2015 ho conseguito il primo Master in Italia di ‘’Family Office’’ organizzato da AIFO (l’Associazione Italiana Family Office) diven-tando un ‘’Family Officer’’.Grazie alla partecipazione al Master di AIFO ho acquisito le com-petenze professionali per la messa a fuoco delle strategie di con-sulenza patrimoniale globale volta a ridurre il rischio proteggendo il valore tangibile ed intangibile del cliente.Personalmente credo inoltre che i servizi ed i vantaggi dei principi dello strumento del Family Office non siano ideali solo per alcune limitate Famiglie ma possono essere colti da tutti quei clienti che decidono di avere un Consulente Finanziario di elevata professio-nalità come interlocutore primario, che sia in grado di monitorare tutte posizioni finanziarie e che rapportandosi con tutte le figure professionali della famiglia, coordinandole, porti a pianificare tutte le esigenze portando al raggiungimento degli obiettivi del cliente stesso con coerenza ed indipendenza.Il mercato sta diventando sempre più complesso bisogna ragio-nare in termini di Patrimonio Integrato e di conseguenza è ne-cessaria ed indispensabile una figura di fiducia che sia altamente qualificata. Io sono pronto.
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“io sono pronto”
La grande festa ad invito, organizzata da garedepoca.com, che ha anticipato l’iconica mille miglia si è svolta come di consueto nella splendida cornice del Museo Mille Miglia di Brescia.
Durante la serata le magnifiche vetture in gara si sono esibite in una sfilata d’eccezione durante la quale sono state premiate: “l’auto più elegante”, “l’auto più sportiva” e “l’auto con un il passato
storico più importante”.Una serata speciale, tra le più attese dell’anno,
all’insegna dell’amicizia, della musica e dell’automobilismo storico!
PREMILLEIL PARTY
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AGAZINE • GIUGNO DU
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A cura di Annalisa Boni
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16 BRE GIUGNO 2019
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MILLEMIGLIA
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Il racconto fotografico di “rito” che ritrae Brescia e i brescianidurante l’evento pù importante
dell’anno, la Mille Miglia,la grande festa della città,
la corsa storica più amata al mondo.
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Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno,
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Fondata nel 2010 da Simone Sgotti, l’azienda si oc-cupa della fornitura di attrezzature e minuteria per la panetteria, pasticceria e ristorazione, fornendo ai propri clienti un valido servizio di assistenza post vendita.
Oltre alla vendita, l’azienda cura un efficiente servi-zio di assistenza tecnica in tempi brevi con la pos-sibilità di accordarsi coi clienti per effettuare anche manutenzioni programmate al fine di rispondere alle esigenze anche più difficili. L’esperienza familiare ha portato alla nascita di questa realtà.L’azienda si avvale della collaborazione di marchi principalmente MADE IN ITALY e con un post vendita efficace per offrire la migliore qualità ai propri clienti.I nostri settori di interesse sono: acciaio inox, ar-redamenti, vendita di macchinari, refrigerazione, lavaggio e cottura per quanto concerne panetteria, pasticceria, pizzeria e ristorazione.L’azienda si occupa inoltre di montaggi di impianti collaborando con aziende riconosciute nel settore (per esempio Tagliavini, Moretti Forni etc).
Via Veronica Gambara 14 - Ciliverghe di Mazzano 25080 - Italy - T.+39 348 7942052 - +39 334 2015616 - www.sgotti.it - [email protected]
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SIMONE colosio
L’unicità dello Staff della Gastronomia La Brace di Simone Colosio, che si spende per esaudire le più sfiziose richieste culinarie dei suoi clienti, è da sempre riconosciuta
da tutta la città. Da qui il suo punto forza, ovvero essere sempre a disposizione di tuti coloro che varcano la soglia del suo negozio. Sembra una frase fatta (e scontata), ma non lo è affatto. Di questi tempi, dove l’offerta sul mercato è tanta e variegata, e sem-pre più accessibile, spesso si tende a dimenticare quella caratteristica che a me piace definire con la semplice parola “disponibilità”. In essa racchiudo tutte quelle semplici azioni fatte di ascolto del cliente, consigli sull’alimentazione, ma anche la dedizione a
far diventare possibile quanto tutti definiscono “impossibile”. La Gastronomia Colosio, dunque, è tutto questo: disponibilità.
A cura di Claudia Lazzari e Stefano Bertazzoni
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AGAZINE • GIUGNO DU
EMILADICIANNOVE •
La Brace di Colosio
63 BRE GIUGNO 2019
L’amore per il lavoro, la dedizione all’affezionata clientela, non-
ché il tratto caratteristico della disponibilità, sono tutti segni
distintivi che caratterizzano ogni membro dello staff della Ga-
stronomia Colosio. Il tutto condito da un pizzico di orgoglio deri-
vante dall’essere una delle poche attività storiche sopravvissute
all’interno del centro.
Con l’auspicio di rimanere tale. «Merito del mio Adriano», esordi-
sce Simone. E non si pensi ad un busto di marmo del prodigioso
imperatore Romano che capeggia all’interno della Gastronomia.
Adriano è ben altro, e con ottime altre doti.
Simone ama definirlo “cuoco”, perché «sono bravi tutti ad essere
chef, ma solo pochi ad essere cuochi».
E ci spiega la differenza.
Secondo un detto vintage, infatti, mentre lo chef è settorializzato
e specializzato su un determinato piatto, il cuoco avrebbe una vi-
sione particolare e globale della cucina e dei suoi piatti, partendo
da quello più semplice, approdando ai piatti più elaborati e oltre,
passando per quelli innovativi, pur mantenendo la garanzia ori-
ginale dei sapori.
Il successo della Gastronomia – ci spiega Simone – viene anche
dal grande amore che Adriano apporta nell’elaborazione di ogni
singolo piatto, da quello tradizionale alle richieste più improba-
bili, frutto di una metodologica lavorazione parte di quell’antica
tradizione culinaria che sempre più tende a sparire, soppiantata
dai tanti, forse troppi, fast (and delivered) food.
Adriano, dunque, è il cuoco personale di ogni singolo cliente
della Gastronomia. All’esterno della Gastronomia una coppia di
amici urla a gran voce come “le cose impossibili Simone le fa
diventare possibili”, e questo solo grazie alla forza e alla passione
nella selezione e lavorazione con la massima cura del miglior cibo
di qualità. Forza e passione che accomuna tutto lo staff, e lo uni-
sce, portandolo a svolgere assieme un arduo lavoro: permettere
al cliente di gustare il meglio dell’arte culinaria. Non solo in ne-
gozio, la Gastronomia Colosio è aperta anche fuori sede. Simone,
infatti, offre a clienti privati, ma anche associazioni benefiche ed
aziende, servizi di catering e banqueting, ovvero chef a domici-
lio, predisposti appositamente per soddisfare qualsiasi richiesta
culinaria bizzarra che il cliente vorrà vedersi realizzata.
21 BRE APRILE 2019
Gastronomia La Brace di ColosioVia Mazzini, 22, 25121 Brescia BS
Telefono 030 42301 - www.gastronomialabrace.it
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“Le Sirmionesi” sono comparse sul mio smartphone quest’inverno deviando la mia attenzione “stagionale” e riportandomi quasi per magica illusione ai Bagni Tiberio
completamente travolta dallo charme di una giornata in perfetto stile caprese. Non chiamateli sandali. Sono molto di più. Un concetto di stile, di fascino, di valore e unicità. Sono calzature in grado di stravolgere l’intero outfit catalizzando in termini di raffinatezza e seduzione il potere di essere donna. Ecco perchè, come spesso mi accade, ho deciso di ap-profondire la mia conoscenza (e oggi anche la vostra) andando a ricercare l’anima creativa di queste creazioni uniche: una giovane coppia di Desenzano del Garda che del sandalo ne ha fatto pura espressione di femminilità, la stessa che indossata da Jackie Kennedy e Grace
Kelly ha attraversato le strade più belle della costiera amalfitana.
LE SIRMIONESI
A cura di Annalisa Boni
BREM
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EMILADICIANNOVE •
nasce sul lago di Garda
il sandalo piu' amato d’ Italia
Come nascono “Le Sirmionesi”?Quattro anni fa mi trovavo in Africa per lavoro, un territorio spet-tacolare, ispirante, attraente e ancora profondamente legato ai suoi valori più antichi: la tradizione, l’artigianato locale e la cura spasmodica nel perseguirlo con grande impegno. L’esigenza loca-le richiedeva dei pezzi di artigianato italiano e da quella richiesta nacque l’idea di portare un pò della mia Italia nel Camerun.Le donne africane, caratterizzate da un’anatomia del piede piut-tosto “ingombrante” (mediamente indossano il 42/43), hanno espresso una particolare esigenza, quella di poter acquistare delle calzature comode, adeguate e di alta fattura, necessità che sino ad oggi non riuscivano a “calzare” anche con importanti di-sponibilità economiche. In quel momento cercai di esaudire que-sto bisogno ma al contempo di connetterlo alla mia idea di made in Italy associandolo quindi a quello che rappresenta il mio terri-torio, il Lago di Garda e quindi Sirmione, il paese iconico che più ci contraddistingue per stile, cultura e fascino nel mondo.Proprio così nacquero “Le Sirmionesi”. Il successo in Camerun è stato pressochè immediato tant’è che, per gioco, iniziai a pubbli-carlo sul mio profilo social attraendo e allettando i miei contatti in Italia. Le immagini che postavo ricevevano un tale feedback dall’Italia che la richiesta diventava sempre più massiccia e il fe-nomeno “Le Sirmionesi”, ancora in fase embrionale, si stava fa-cendo strada. All’epoca mi sembrava quasi impossibile dilatare questo mercato e non riuscii purtroppo a soddisfare le richieste ma con la promessa di farlo più avanti. Poco dopo, mi ritrasferii definitivamente sul Garda e presentai la primissima collezione delle “Le Sirmionesi” durante un evento all’hotel Ocelle di Sir-mione. Il successo non solo si è replicato ma l’eco è stato talmen-te importante che non abbiamo più smesso, nemmeno per un attimo, di produrre questi meravigliosi sandali che oggi rivivono nelle vetrine delle boutique più influenti del territorio posizio-nandosi su un segmento di mercato consacrato all’alta qualità.
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I materiali, la produzione e il fashion design delle calzature ne-cessitavano di una qualità estrema e ho individuato in un’azienda di Casalnuovo di Napoli, la Cairo Di Napoli, un partner eccezio-nale per la produzione dei sandali.Loro con una cura maniacale rivolta al dettaglio giorno dopo giorno realizzano il prodotto in tutte le sue molteplici variabili mentre io e mia moglie ne approfondiamo il design, il packaging e il marketing.
Quindi tu e tua moglie curate direttamente il design e l’immagine delle “Le Sirmionesi”?Sì, esattamente. Buona parte dei modelli vengono concepiti da noi così come il packaging al quale destiniamo grandissima at-tenzione e alla collocazione del prodotto nelle migliori boutique che oggi rappresentano le vetrine preferenziali del nord-italia, dal lago di Garda al lago d’Iseo, da Brescia a Bergamo, da Milano a Varese, da Genova a Udine. Per noi, il fatto che le migliori bou-tique si siano avvicinate subito a questo progetto è stato motivo di immensa soddisfazione e dopo solo un anno siamo rappre-sentati da 32 negozio e uno show room presso lo Spazio Goldoni Showroom a Milano lo stesso che al suo interno ospita brand del calibro di Karl Lagerfield, Tommy Hilfiger e Michael Kors, solo per citarne alcuni.Quando oggi passeggiamo per la piazza di Desenzano e vediamo le nostre “Le Sirmionesi” in vetrina ad un anno dalla loro nascita non ci sembra ancora vero e ci riteniamo estremamente soddi-sfatti e grati a tutti coloro che hanno creduto in noi. Siamo felici del successo di questi sandali che viste le richieste per il prossi-mo anno riusciranno a raggiungere nuove boutique ed ulteriori punti di distribuzione.Il nostro sandalo rappresenta in tutta la sua totalità l’Italia. É un made in Italy in purezza, non lavoriamo sui numeri ma sull’alta qualità del prodotto che è frutto dell’autentico artigianato ita-liano. A volte sorrido insieme a mia moglie perché, un progetto nato quasi per gioco in modo veramente inaspettato è diventato un trend ed è proprio questa la “linfa” necessaria per rendere sempre più belli e preziosi i nostri sandali.“Le Sirmionesi” sono frutto di artigianato puro e penso che sia proprio questo ad affascinare le nostre clienti. É una cultura in cui il bello abbraccia il valore e prestigio. É stata proprio la costiera amalfitana a suggerirci dagli anni sessanta ad oggi una cultura votata al bello e all’eleganza e il connubio con Sirmione e quindi con “Le Sirmionesi” è stata una conseguenza di stile ine-vitabile. Sirmione è il territorio magico che ci rappresenta, che il mondo ci invidia e lo abbiamo scelto come “padrino” dei nostri sandali per un senso di affetività e di riconoscenza. “Le Sirmionesi” diventano espressione di questo territorio e lo si evince anche dal loro nome. Ogni modello celebra una zona parti-colare: il Toscolano, il Malcesine, il Garda e il Callas, ad esempio, (perchè è proprio qui a Sirmione che la celebre cantante lirica greca soggiornò dal 1950 al 1959) il nostro fiore all’occhiello, un tripudio di Swarovski che dalla caviglia si arrampica al ginocchio. 37 sono i modelli prodotti, suddivisi in due collezioni, entram-be concepite con altissimi standard qualitativi ma differenti per stile. Una più basic, facile, colorata e molto quotidiana e l’altra senz’altro più preziosa ricca di dettagli e materiali pregiati, un’e-sigenza nata per offrire due differenti codici di stile ma anche di prezzo.
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Esiste una tendenza particolare creata proprio per que-sta stagione?Assolutamente sì. Il sandalo “mamma & figlia” sta riscontrando un successo ina-spettato. Abbiamo inserito in collezione le nuove taglie “baby” in modo da offrire a tutte le mamme la possibilità di vestire le proprie bambi-ne con gli stessi sandali.
Qual è il segreto di queste calzature?Sicuramente la fattura. L’altissima qualità, il cuoio, i pellami, l’ar-tigianalità, le pietre utilizzate, gli Swarovski sono i capisaldi della collezione a cui non rinunceremo mai. “Le Sirmionesi” inoltre stanno conquistando un grande consenso anche da chi sino ad oggi aveva sottovalutato il potere di sandali e infradito relegandoli a momenti da “spiaggia”. Oggi “Le Sirmio-nesi” vuoi per la loro particolarità, per l’estrema comodità, per lo stile e per il design che le contraddistingue stanno diventando un must anche per le “adepte” del tacco 12.
Due aggettivi per descrivere “Le Sirmionesi”?Uniche e inaspettate. Molte donne mi dicono: “finalmente qualcuno che pensa anche ai piedi”. Il piede diventa protagonista e viene impreziosito da calzature spettacolari ideali per il giorno ma irrinunciabili per la sera. E proprio da questo concetto è nato l’ironico hashtag #cipiaccionolepartibasse.
Ci sono delle novità o degli eventi particolari per quest’e-state?Il “ciabattino on the road” griffato “Le Sirmionesi” sarà la grande novità dell’estate. Oggi è necessario fare alcuni passi indietro, valorizzando il made in Italy e proporlo proprio per come è nato. Non ci siamo inventa-ti proprio niente ma abbiamo recuperato il meglio da un passato che molto spesso tendiamo a dimenticare. Un passato ricco, glo-rioso che ha elevato il nostro stile nel mondo. Questi sono i valori da non perdere. Il “ciabattino on the road”, in base a una programmazione, attraverserà le piazze del Garda e confezionerà “hand-made” il sandalo su misura a tutte le clienti che lo richiederanno. Un raffinato mix tra artigianalità, territorio e materia prima. Questa è la formula di “Le Sirmionesi”. Oggi fortunatamente le persone stanno conquistando una mag-giore consapevolezza sia nei confronti del proprio denaro che delle proprie necessità. Siamo finalmente consci e disposti a spendere qualche euro in più pur di appendere nel nostro armadio un oggetto unico e spe-ciale ben distante da quella serialità orientale che non ci appar-tiene.La moda e l’enogastronomia ultimamente stanno rivivendo i “fa-sti” d’un tempo. C’è un sensibile ritorno alla ricerca della materia prima, della qualità con una sensibilità spiccata al bello e al buo-no. La gente oggi preferisce una cosa in meno ma di valore.
Le Sirmionesi, seguici su Instragam: @le_sirmionesi_officialseguici su Facebook: Le Sirmionesi
A che tipo di donna vi ispirate nella realizzazione di questi sandali?Alle donne che amano valorizzarsi. Alle donne che desiderano riservare al proprio piede quel pregio che solo un sandalo gioiello è in grado di consegnare.Le nostre “Le Sirmionesi” vestono ogni donna e diventano il capo protagonista dell’intero outfit, valorizzando la femminilità in ter-mini di fascino e seduzione.
Un pezzo cult della nuova collezione?I pezzi che amiamo maggiormente sono il Gardone e la ciabattina a fascia con Swarovski. Stiamo lavorando molto bene con i det-tagli in corallo ma posso comunque affermare che ogni modello ha uno stile unico.
Per la prossima stagione?Per la prossima stagione porteremo in scena suole di cuoio co-lorate in nuances interessantissime. Il dipartimento creativo sta lavorando sui tessuti fotocromatici, all’apparenza neutri ma ca-maleontici sotto i raggi del sole e poi le borchie, un evergreen che le donne apprezzano molto. Nella vita ci vuole intuizione e fattore C.Crederci sempre è il nostro motto.
Via Padre Giulio Bevilacqua, 7Brescia
+39 347 8909477
+39 340 0842600
www.indice.vision [email protected]
DISPONIBILE IN NEGOZIO
MERCEDES-BENZ ITALIA RINNOVA IL COMODATO
D’USO E CONSEGNA UNA SMART ELECTRIC DRIVE
ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BRESCIA
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Giovedì 23 maggio in piazza della Loggia Mercedes-Benz Italia
ha consegnato, nella persona del sindaco Emilio Del Bono, una
Smart Electric Drive rinnovando il comodato d’uso attivato lo
scorso anno con l’amministrazione comunale. Presenti durante
l’evento di consegna il sindaco Emilio Del Bono, Maurizio
Zaccaria, direttore smart e Innovative sales Italia, Francesco
Bonera, titolare Bonera Spa, Federico Manzoni, assessore
alle Politiche della Mobilità del Comune di Brescia, Paolo Me-
neghini, presidente e amministratore delegato di A2A Energy
Solutions e Riccardo Fornaro, responsabile Soluzioni Energia
sostenibile di A2A Energy Solutions.
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Si è rivelato un successo il Green Garden Souk, la versione estiva del Souk Shopping che da tradizione si tiene ogni anno a dicembre.
Sabato 1 e domenica 2 giugno L’Albereta, il Relais & Chateaux adagiato tra le colline della Franciacorta, ha ospitato un appuntamento ricco di colore
ed emozioni: 300 amici accorsi da tutta Italia hanno avuto l’occasione di vivere un’esperienza speciale, “facendosi del bene e facendo del bene”.
L’appuntamento, ideato da Carmen Moretti de Rosa, ha dato spazio a momenti di condivisione e solidarietà a sostegno di due associazioni,
Flying Angels e La Cura Sono Io.
GREEN GARDEN SOUKALL’ALBERETA
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A cura di Annalisa Boni
E’ stata l’occasione per scoprire come lo shopping possa essere
un momento di benessere condiviso, grazie anche al contributo
di Francesca Senette, giornalista e conduttrice - da sempre
grande sostenitrice del Souk de L’Albereta - che ha accompa-
gnato gli ospiti in un weekend ricco di sorprese.
Il cuore della manifestazione è stato il Souk - ricco di creazioni
originali di una selezione di piccoli artigiani e imprenditori italia-
ni coordinati da La Bottega di Mariella - che ha permesso di rac-
cogliere una cifra importante, a favore di Flying Angels. Maria
Garrone, membro della famiglia fondatrice dell’associazione, ha
spiegato come questi fondi contribuiranno al trasporto aereo di
due bambine gravemente malate che non possono essere curate
nel loro paese.
I partecipanti hanno inoltre potuto scoprire il linguaggio dei fiori,
della musica e del cibo con la “cantafiorista” Rosalba Piccinni,
creativa a tutto tondo, cantautrice habituée del palco del Blue
Note, che ha presentato il libro “Lo dicono i fiori: Scopri che la
vita è un giardino meraviglioso”.
Un altro momento molto speciale è stato lo shooting: modelle
per un giorno, le ospiti hanno indossato uno dei “copripensieri”
– cappello o fascia – realizzati da La Cura Sono Io, e sono state
truccate e preparate da un team di professionisti per prendere
parte a un vero servizio fotografico. Un modo per promuovere
una linea di accessori che celebrano la rinascita e la riscoperta
della bellezza, indossabili da chiunque, indipendentemente dal
loro stato di salute – come ha raccontato Maria Teresa Ferrari,
presidente dell’Associazione che si prende cura delle persone in
terapia oncologica. Gli scatti sono stati esposti già domenica, al
Souk, e sono entrati a fare parte di una mostra più ampia, costi-
tuita da decine di ritratti de La Cura Sono Io, che verrà esposta a
Milano e Verona nel 2020.
MILON nasce dalla forte passione per lo sport e per la preparazione fisica di 4 ragazzi, Eva, Gianni, Sergio e Ivan provenienti da discipline diverse
e con l’idea di creare qualcosa di nuovo che a Brescia ancora non esisteva. Il nome MILON trova la sua origine fin dall’antica Grecia dal tenace atleta vincitore di 7 Olimpiadi Milone da Crotone, che può essere definito il padre dell’allenamento
con sovraccarico. Si narra infatti che il suo allenamento fosse caricarsi un vitello in spalla e con esso correre intorno allo Stadio. Il vitello ogni giorno cresceva sino a diventare
un toro adulto e così giorno dopo giorno anche la forza di Milone.Milon con la sua ideologia di allenamento e con la sua particolare struttura,
non è un semplice luogo dove allenarsi, ma una vera e propria scuola del movimento che ti permetterà di consolidare le tue performance fisiche e di acquisire
e sviluppare nuove abilità e capacità motorie.Tutti i nostri servizi sono disponibili sul sito www.milonbrescia.it,
all’interno del quale sono presenti le nostre affiliazioni, i nostri istruttori e collaboratori professionisti Pablo, Stefano e Pietro
dediti alla riabilitazione e alla cura di ogni problematica legata al movimento.
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Ph. www.dlabphotography.com - Art Director www.deborageraci.it
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l’obbiettivo è il raggiungimento della perfezione del movimento, per risultati
concreti e duraturi.
www.milonbrescia.it
Una forma unica che esiste da molti anni. È stata allungata, sollevata, ribassata, pur restando sempre immutabile. Una forma che ha vinto innumerevoli competizioni. Tutti la conoscono e la riconoscono. Di notte, nella nebbia, ad occhi chiusi.
Questa forma rappresenta tutto ciò che siamo. Il Centro Porsche Brescia di Desenzano del Garda è stato trasformato in una struttura sportiva al cui centro è stato protagonista un ring sul quale si sono esibiti pugili e atleti professionisti. Un luogo in cui è percepibile il desiderio di confrontarsi e di
esprimere la propria energia. Pattinatrici professioniste hanno distribuito cocktail energetici, mentre punching bag e jumping box hanno completato l’ambiente. Il contesto dell’evento ha messo in risalto le caratteristiche della nuova Cayenne Coupé, l’atleta tra i suv.
NUOVA CAYENNE COUPE' PLASMATA DALLA PERFORMANCE
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A cura di Annalisa Boni
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Venerdì 10 Maggio, presso la sede espositiva della galleria Paci contemporary di Brescia, si è tenuta l’apertura ufficiale della mostra “Sandy Skoglund WINTER” alla presenza della grande
fotografa americana Sandy Skoglund: una straordinaria anteprima mondiale dell’ultimo lavoro, WINTER, in mostra al pubblico dopo ben 10 anni di attesa. Fino al 30 settembre sarà
possibile ammirare dal vivo, negli spazi della galleria, l’installazione originale dello splendido paesaggio invernale di “Winter”, da cui lo scorso dicembre è stato tratto il tanto atteso scatto finale. La mostra racchiude tutto il percorso evolutivo di quest’ultimo lavoro che costituisce il
secondo tassello del progetto dedicato alle Quattro Stagioni, dopo la Primavera ritrattanell’opera “Fresh Hybrid” del 2008. Non solo, sarà esposta l’intera produzione di Sandy
Skoglund, dalle prime fotografie documentarie degli anni Settanta, fino ai grandi capolavori degli anni Ottanta che l’hanno resa celebre in tutto il mondo: gli ambienti surreali e croma-ticamente vivaci di “Revenge of the Goldfish”, “The Green House”, “Raining Popcorn”, “Fox
Games”… In concomitanza con l’evento è stata presentata la nuova monografia antologica dedicata a Sandy Skoglund e curata dal Prof. Germano Celant, ora disponibile in galleria.
Proprio in occasione dell’apertura della mostra, abbiamo realizzato una breve intervista a Sandy Skoglund che ci ha messo in luce alcune delle caratteristiche
fondamentali del suo lavoro.
SANDY SKOGLUND
WINTER
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A cura dellai Redazione, immagini dii Alessandro Mombelli
Cosa ne pensi della mostra recentemente inaugurata presso la galleria Paci, dedicata al tuo ultimo lavoro WINTER?Questa mostra è, a tutti gli effetti, una mostra museale. Il mio ultimo progetto WINTER, viene indagato in ogni minimo detta-glio, in ogni minimo aspetto del processo creativo, più approfon-ditamente di quanto io stessa possa ricordare. E’ stato per me emozionante rivivere tutto ciò, dai primi schizzi risalenti a ben 10anni fa, a tutti i vari elementi ed oggetti che ho sperimentato
in corso d’opera e poi abbandonato, ma che Giampaolo Paci ha poi meticolosamente raccolto e voluto mostrare. Sono veramente onorata ed emozionata per questa estrema attenzione nei con-fronti del mio lavoro.
Raccontaci cosa rappresenta per te quest’ultimo lavoro. Da cosa è scaturita l’idea di “Winter”?In generale, non amo soffermarmi tanto sul significato del mio lavoro, quanto sull’emozione che esso è in grado di produrre in
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photo© Publimax
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chi lo guarda. Con Winter ho voluto creare qualcosa che non si fosse mai visto prima nemmeno nella mia produzione. Winter è la combinazione di elementi più semplici ed immediatamente comprensibili ed elementi più complessi. Una delle componenti a cui sono particolarmente legata in quest’ultimo lavoro è la carta usata per la scenografia: i cosiddetti “crumple paper foils”, ossia fogli di alluminio modellati e dipinti a mano da me. Essi rappre-sentano l’intervento diretto della mano dell’artista ed uniscono da un lato la velocità del gesto, l’accartocciamento, dall’altro la meticolosità e la precisione necessarie per la disposizione dell’in-tera scenografia. Poi ci sono i fiocchi di neve, gli “Eyeflakes”, sui quali mi sono soffermata a lungo, la scultura femminile di “Blue Ice”, i gufi...
Proprio in merito alle sculture di Winter, hai spiegato che sono scolpite digitalmente: in cosa consiste questa particolare tecnica?Si, esattamente. Le sculture sono create con un processo digita-le a partire da una modellazione computerizzata in 3D. Questo processo digitale rappresenta qualcosa di nuovo nella mia pro-duzione, che ormai contava già innumerevoli sculture in cerami-ca, terracotta e resina. Per quanto sembri un processo semplice ed immediato, si tratta invece di una realizzazione costosa e con lunghi tempi di progettazione. Le sculture vengono realizzate a partire da un file digitale, il cuore del progetto, e poi trasformate in vere e proprie sculture perché incise direttamente con speciali trapani che intagliano i blocchi di resina seguendo il modello del mio progetto virtuale.
Winter è il lavoro che ti ha impegnato maggiormente in tutta la tua carriera, richiedendo ben 10 anni di lavoro. A cosa sono dovute queste tempistiche così lunghe?
In generale tutta la mia produzione richiede lunghi tempi di la-voro, perché tutto quello che fotografo è creato direttamente da me, dalle sculture, dalla scenografia, al contesto. Ogni mio lavoro è molto di più di una semplice fotografia finale. In Winter, in par-ticolare, i tempi si sono dilatati perché ho impiegato ben 3 anni per apprendere e padroneggiare il processo della scultura digita-le con cui ho realizzato prima il busto femminile, chiamato “Blue Ice”, e poi i gufi, iniziati circa un anno fa.
A cosa si deve la scelta dei gufi in questo paesaggio?Il gufo è più che altro un “perché no?”. Non si tratta di un animale totalmente collegato al tema dell’inverno, ma al contempo nem-meno del tutto sbagliato. Così come i gufi in Winter, nelle tue opere più famose come “Revenge of the Goldfish”, “Fox Games” o “The Green House” gli animali rivestono un ruolo centrale. Che valore hanno per te?E’ vero, mi sono soffermata spesso sulla contrapposizione tra uomo e animale, tra realtà e finzione, natura e cultura. Cosa suc-cederebbe se le volpi di Fox Games potessero parlare? O i cani di Green House, o ancora i pesci di Revenge of the Gold-fish. Si potrebbe creare un’enciclopedia del mondo attraverso la visione di questi animali, non trovi?!
Come si colloca Winter all’interno della tua produzione?Winter è il secondo tassello del progetto dedicato alle Quattro Stagioni. Un progetto che ha interessato gli ultimi 15 anni del-la mia produzione, a partire dall’opera “Fresh Hybrid”, che sim-boleggia la Primavera, iniziata nel 2004, terminata nel 2008 ed esposta a Venezia nel 2009. In entrambi i lavori, ma così come in
tutta la mia produzione, mi sono concentrata sul tema dei con-trasti. Contrasti nella scelta dei colori, accostando ognuno al suo complementare in modo da esaltarli a vicenda, ma anche contra-sti nella scelta degli oggetti, accostando elementi di cultura alta e bassa. Il basso è il kitsch, pop, nel caso di Fresh Hybrid sono, per esempio, gli scovolini con cui è realizzato il pavimento della scenografia.
Un’ultima domanda: in poche parole, cosa rappresenta per te la fotografia?Io vedo la fotografia come il punto finale di tutte le altre arti, una sintesi estrema di ognuna di esse. Alto e basso, performance, di-struzione, attenzione grafia al dettaglio, pittura, scultura: tutto è racchiuso in un unico scatto finale. Qualcuno dice che la Staged Photography è una finzione, ma l’intero mondo in cui viviamo è una finzione. La fotografia mi aiuta ad esprimere la mia particola-re visione della realtà.
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Paci contemporary Borgo Pietro Wuhrer, 53, 25123 Bresciawww.pacicontemporary.comOrari di apertura: da lunedì al sabato 10-13.30 - 15-19.30
photo© Publimax
Venerdì 24 maggio all’Hotel Principe di Savoia 150 ospiti hanno potuto gustare una “cena da regina” preparata da Mark Flanagan chef della Regina Elisabetta,
sostenendo la Fondazione Francesca Rava-NPH Italia, al “Charity Dinner for Haiti”: grazie al Consorzio Tutela Grana Padano e a Giovanni Cova & C. l’intero ricavato
è stato devoluto all’ospedale pediatrico Saint Damien che assiste 80.000 bambini l’anno, per il progetto di Chirurgia pediatrica.
MARK FLANAGAN
CHEF DELLA
REGINA ELISABETTA
PER LA FONDAZIONE
FRANCESCA RAVA
NPH ITALIA
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A cura della Redazione
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AZIONE
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Per salvare e dare un futuro a tanti bambini in Italia in Haiti e nel mondo, nella dichiarazione dei redditi dona il 5x1000 alla Fondazione Francesca Rava, CF97264070158
www.fondazionefrancescarava.org
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La medicina è una materia complessa che si presta sovente a incomprensioni, controversie, ostacoli e limiti che, specie ai nostri giorni, subiscono forti
interferenze da parte dei media e di una rete informatica troppo vasta per essere controllata. Sentiamo parlare di “diritto alla salute”, “medicina di genere o gender
specific”, “pari opportunità”, “diversity”, senza comprendere appieno quale sia realmente la situazione sanitaria al giorno d’oggi. La scienza e la tecnologia si
evolvono velocemente, l’innovazione e l’intelligenza artificiale ampliano gli orizzonti della medicina tradizionale proiettandoci in una “Sanità 2.0”.
Cosa ne pensano i medici di questo lungo salto dal passato al presente? Ne parliamo con il Dr. Ottavio di Stefano, Presidente dell’Ordine dei
Medici chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Brescia.
A cura di Paola Rivetta, immagini di Matteo Biatta
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intervista alDr. Ottavio di Stefano
Quando ha iniziato a esercitare la professione di medico?Ho iniziato a fare il medico quarantatré anni fa. Sono specialista in medicina interna.Ho sempre lavorato presso gli Spedali Civili di Brescia. Per molti anni in Seconda medicina e negli ultimi undici anni della mia at-tività sono stato responsabile della Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Montichiari, sempre degli Spedali Civili.
La scienza e la medicina hanno fatto passi da gigante negli ultimi decenni, ma dal punto di vista professionale e del rapporto con il paziente, pensa ci siano stati cambiamenti significativi?Negli ultimi quarant’anni, o forse anche meno, l’evoluzione della medicina è stata tumultuosa; secondo alcuni studiosi, la medici-na è stata la pratica (intesa come disciplina che utilizza il metodo scientifico ma non solo) che ha avuto il maggiore sviluppo negli ultimi cinquant’anni rispetto a tutte le altre scienze. Oggi curia-mo l’impensabile rispetto a quando mi sono laureato io. L’evolu-zione e la tecnologia si sono imposte in questi decenni in sanità e in medicina tant’è che uno dei maggiori storici italiani della me-dicina, Giorgio Cosmacini, ha coniato il termine “tecnomedicina” nel suo libro “La scomparsa del dottore”. Un titolo provocatorio ovviamente, perché noi ci siamo ancora! Tecnomedicina che in questi anni ha determinato un netto miglioramento delle possibi-lità di cura dei nostri malati, garantendo loro una migliore qualità di vita. Detto questo, il rapporto tra medico e paziente è muta-to; si è interposta un’interfaccia tecnologica che ha comportato una caduta del rapporto “umanologico”. Questa relazione rima-ne, invece, fondamentale, e va rivitalizzata. Un grande medico internista americano, Abraham Verghese, sostiene che l’ascolto e l’esame obiettivo, ovvero la visita, hanno un effetto catartico sul paziente che ora paradossalmente è più importante di prima.
Come dovrebbe essere “una corretta relazione” tra me-
dico e paziente?
Qualche anno fa sul New England Journal of Medicine, la più im-
portante rivista clinica del mondo, sono stati pubblicati commen-
ti diversi rispetto a questo tema.
Nel primo caso si affermava che raggiungeremo un buon sistema
sanitario quando saremo in grado di dare al paziente tutte le spie-
gazioni necessarie per un percorso clinico e lui potrà decidere
quale intraprendere.
Quindi una relazione perfettamente simmetrica.
Nel successivo articolo, sempre sullo stesso numero della rivista,
si diceva che medico e paziente devono incontrarsi ognuno con
la propria forza di attrazione, seppur rimanendo su piani diversi.
La relazione medico paziente si fonda sul tenere insieme asim-
metria e reciprocità: come scrive il bioeticista Luigi Alici, “si dà
reciprocità asimmetrica quando si realizza un’autentica parteci-
pazione a un orizzonte comune entro un dislivello di funzioni”.
Conseguire una laurea in medicina, con relativa specia-
lizzazione, può impegnare da nove a dodici anni. Come
incentivare i giovani a seguire una carriera tanto lon-
tana?
Le considerazioni da fare sono diverse.
Un primo aspetto riguarda l’attuale sistema di accesso alle scuole
di specialità che rappresenta una situazione davvero difficile.
Vi è infatti uno squilibrio fra numero di laureati in eccesso rispet-
to alla disponibilità delle borse di studio delle scuole stesse.
E questo problema va affrontato e risolto in tempi brevi, amplian-
do l’accesso alle specialità e aumentando il numero delle borse di
studio. Naturalmente questo comporta la necessità di strutture
e risorse umane in grado di formare questi studenti e quindi un
rilevante impegno economico.
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Per i giovani l’attrattiva della medicina è ancora forte. Ogni anno incontro molti giovani che si abilitano alla professione di medico e prestano il giuramento di Ippocrate con cui si im-pegnano a curare la gente, solo perché sta male, senza nessuna distinzione di sesso, religione, etnia o condizione sociale. Questi ragazzi sono motivati, studiano moltissimo e si impegnano nella loro professione. Il periodo di studi è lungo, Medicina è una facoltà difficile e pe-sante; devo ammettere che bisogna imparare molte più cose rispetto a quando mi sono laureato io, dal punto di vista delle nozioni cliniche e pre-cliniche. Gli studenti imparano avendo alle spalle una delle rivoluzioni più importanti della medicina, la “evi-dence based medicine”, ovvero la medicina basata sulle prove di efficacia. Si è passati da una medicina basata sull’esperienza, che rimane un valore enorme, all’evidenza scientifica con nozioni che hanno una maggiore validazione. Oggi i grandi studi scientifici elabora-no delle linee guida, cioè delle raccomandazioni di buon compor-tamento clinico. Nella realtà, però, le linee guida possono essere applicate solo nella metà dei casi. Il malato di oggi è un ammalato complesso; spesso si intrecciano varie situazioni che interagisco-no tra loro rendendo difficile applicare delle linee guida generali, che vanno invece adattate in relazione ai bisogni e al contesto di quello specifico paziente. È proprio questo il ruolo del dottore; deve saper contemperare le priorità (bisogni) del paziente con le priorità cliniche. Più si va avanti e più si rende necessaria la figura di un medico che si prenda cura del malato cronico, interagendo con gli specialisti. E’ indispensabile un approccio multidisciplinare e multiprofes-sionale.
Sentiamo spesso parlare di medicina “genere-specifi-ca”, a cosa si riferisce? Esistono alcune situazioni specifiche del genere, maschile o fem-minile, che però sono sempre state poco considerate, in partico-lare per quanto riguarda il lato femminile.La medicina “genere specifica” identifica quelle situazioni pato-logiche specifiche di ogni genere. Cioè, ad esempio, le donne si ammalano di cuore in maniera dif-ferente rispetto agli uomini. Per capirci, se lo studio di un farmaco viene fatto inserendo solo degli uomini nei test avrò una certa risposta: cosa succe-derà somministrando lo stesso farmaco alle donne? Noi medici dobbiamo migliorare la nostra conoscenza della medicina “gene-re-specifica” inserendo nelle ricerche pazienti uomini e donne, in una percentuale paritaria. Il lavoro da fare è molto, ma in questi ultimi anni abbiamo orga-nizzato incontri e attività per sensibilizzare in tal senso.
Parliamo di donne e medicina. Nella fascia sotto i 49 anni le donne medico sono la maggioranza. Quali sono, a suo parere, le differenze più evidenti rispetto agli uo-mini nell’esercizio della professione?Negli ultimi dieci anni il numero delle donne laureate in medici-na è cresciuto rispetto a quello dei colleghi maschi. Tra i medici al di sotto dei quarant’anni le donne raggiungono una percen-tuale del 64%.
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Salendo con l’età, invece, sono ancora in maggioranza i maschi e questo dipende da fattori socio-demografici per cui le donne hanno iniziato a frequentare la facoltà di medicina solo più tardi.Oggi le donne sono ancora in qualche modo discriminate e hanno un minore accesso alle posizioni apicali della carriera ospedalie-ra. Personalmente ritengo che ci siano due riflessioni importanti da fare. La prima riguarda il pesante carico di lavoro delle donne come medici, ma anche in famiglia come casalinghe, madri e figlie di genitori anziani. É vero che la nostra legislazione tutela molto le donne lavoratrici, ma il problema è che bisognerebbe miglio-rare ulteriormente la possibilità delle donne di vivere una vita lavorativa uguale a quella degli uomini.Di conseguenza, e qui arriviamo al secondo punto, proprio per questo doppio ruolo le donne hanno una migliore visione del con-testo di un paziente, che determina esiti clinici migliori rispetto a quelli dell’uomo, seppure di poco (!).
Salute 2020, quali sono i progetti o i propositi per i pros-simi anni? Sorride. Potrei dire davvero molte cose. Ne evidenzio alcune che, dal mio punto di vista, sono molto importanti. Innanzitutto la necessità di giungere a una digitalizzazione completa della medicina, anche se si tratta di un’operazione complessa che richiede di mettere insieme situazioni cliniche diverse. Ci sono ospedali informatiz-zati o parzialmente informatizzati. I medici di medicina generale utilizzano sistemi informatici di gestione delle schede sanitarie e scambiano continuamente flussi di informazioni. Brescia è tra le prime province d’Italia. Tuttavia, se è vero che la digitalizzazione è una necessità assolu-ta, esiste anche un rovescio della medaglia: il rischio di essere da-vanti a un computer e analizzare dati “disincarnati”. Di fatto biso-gna continuare ad andare al letto del paziente, come diciamo noi medici. Curare significa etimologicamente “mettere una mano sul malato”, avere un contatto fisico, e questo non dev’essere perso. L’essenza del lavoro del medico è guardare in volto un paziente e cercare di capire le sue sensazioni, il suo stato d’animo, compren-dere il linguaggio non verbale del corpo.Seconda cosa, le terapie cellulari e genetiche. Si sono aperte pro-spettive incredibili dal punto di vista curativo, ma nello stesso tempo anche dei grandi interrogativi etici. Esistono, ad esempio, terapie che costano centinaia di migliaia di euro a paziente ed è giusto che vi abbiano accesso tutti, indipendentemente dalle disponibilità economiche. Come renderle universali? E poi queste terapie stanno avendo un’evoluzione sconvolgente tanto da mettere perfino in discussione l’antico assioma che la iatriké tecne (la medicina basata su conoscenza ed esperienza) per quanto straordinariamente potente “è infinitamente più de-bole del destino”
Terzo punto, nei prossimi vent’anni, l’intelligenza arti-ficiale (IA). Qualche tempo fa, sul Sole 24 Ore, un bioeticista molto importante, Gilberto Corbellini, scrisse un articolo in cui provocatoriamente sosteneva che l’empatia, ovvero la capacità di entrare dentro il sentire del paziente che hai di fronte, con la IA diventerà inutile, un fatuo miraggio. L’intelligenza artificiale potrà immagazzinare più dati ed elabo-rarli autonomamente, ma la mente di un uomo memorizza “ricor-di”, una parola che ne racchiude un’altra, “cuore”.
La relazione umana è insostituibile. Secondo la mia esperienza, anche in situazioni complicate, la presenza “fisica” del medico è essenziale. Essere a fianco dei propri pazienti anche nei giorni chiusi al futuro è un valore alto della professione, scevro da at-teggiamenti buonisti.
Qual è l’aspetto più importante per un medico?Senza dubbio il rispetto. Il rispetto è fatto di competenza e rela-zione. Essere competenti significa rispettare il diritto alla salute di una persona; senza competenza non c’è rispetto. Abbiamo di fronte una generazione ipertecnologica che, tuttavia, dovrà af-frontare per tutta la vita anche l’aspetto umano del proprio lavo-ro: persone che raccontano i loro disagi di minima o media entità, ma anche grandissimi dolori, in molti casi anche gravi e imme-diati. In quei momenti nessuno schermo può aiutarti o suggerirti cosa dire. Devi far capire al paziente che tu ci sei, la struttura c’è… in un attimo si può spezzare la vita di una persona e di chi la circonda.Scriveva nel 1988 Cicely Sanders, infermeria, assistente socia-le e medico, e prima ispiratrice del concetto di cure palliative “L’esperienza del dolore riferita dai pazienti è in relazione alla malattia ma anche alla mancanza di senso di quanto si sta speri-mentando. La vita priva di senso è il massimo della sofferenza…..La coscienza di questa sofferenza è il primo cardine del rapporto con il malato. Ed è emozionante, sì emozionante pensare che noi dobbiamo riuscire a trovare “senso laddove il senso naturale ha fallito”.
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Se potesse cambiare o migliorare qualcosa, da dove partirebbe?Forse potrebbe sembrare romantico e stupire chi legge ma, se potessi, mi piacerebbe implementare maggiore gentilezza. Qual-che tempo fa ho letto un libro molto interessante, scritto da un esperto di marketing americano. Il termine “gentile” deriva dal latino “gens” ed esprime la qualità più autentica di rispetto e cura benevola. Non ha nulla a che fare con il manierismo o con la buona educazione, la gentilezza è uno strumento eccezionale per poter instaurare un rapporto di fiducia. Non è un optional, ma è fondamentale e vale per tutti, dall’addetto alle prenotazioni allo sportello fino al medico curante.
Seguire un paziente significa dedicargli del tempo che spesso non è abbastanza..Il tempo è una variabile importantissima per i medici e per tutti gli operatori della salute. Dobbiamo recuperare il “tempo clini-co”, perché come diceva un grande medico dell’ottocento ….è più importante sapere quale paziente ha una malattia… ….piut-tosto che quale malattia ha il paziente.E’’ necessaria una riorganizzazione che riduca drammaticamente il carico burocratico ora pressochè insopportabile (circa il 50% del nostro tempo) e che non ci compete. Migliore organizzazione, digitalizzazione, personale comportano un impegno finanziario importante Negli ultimi anni, al contrario, il Sistema Sanitario Na-zionale ha avuto un definanziamento di diversi miliardi di euro. Facendo un passo indietro alla gentilezza questa è importante per costruire un rapporto di fiducia ed anche questo richiede tempo. Non avere tempo per i propri pazienti è causa di frustra-zione per i medici, ma, ed è ciò che più conta, spesso il paziente vive la visita come, se mi passate il termine, un “appuntamento ansioso”.
Come valuta la sanità bresciana? Penso che abbiamo una comunità medica di prim’ordine, con tut-ti i suoi limiti naturalmente. Come ho già detto, dobbiamo restitu-ire il tempo ai medici per entrare in relazione con il paziente, per visitare il malato, vedere gli esami e comprendere il suo proble-ma. Io personalmente ho avuto la fortuna di vivere per vent’anni con dei medici, miei coetanei, che lavoravano nel mio reparto, medici di grande competenza. Per ragioni di spazio condivideva-mo uno studio insieme e, ogni giorno, potevamo parlare dei nostri pazienti, scambiarci osservazioni e consigli. Bisogna ritrovare il tempo di parlarsi tra medici, con gli infermieri, gli specialisti e soprattutto con i nostri malati.
Un pensiero… Ogni mattina dobbiamo svegliarci e pensare: “oggi sbaglierò qual-cosa”. Come dice un famoso neurochirurgo americano, Henry Marsh, “tutti noi abbiamo delle cicatrici nel cervello che, ogni tanto, si risvegliano e ci fanno male, perché ci ricordano quando abbiamo sbagliato”. Infatti, se pensi di non poter sbagliare, non ti accorgi dell’errore e lo rifarai. Errare è umano, ma se tu costrui-sci un ponte tra te e il tuo paziente, e condividi l’errore, è difficile che il giorno dopo tu lo ripeta.
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Mi ricordo di Federica al liceo, quando ci incrociavamo durante le ricreazioni o quando si organizzava una gita a Gardaland insieme. Dieci anni dopo ci siamo ritrovate “colleghe”, a condividere la stessa passione per la scrittura e l’ansia prima dell’Esame. Poi ci sono state le
conferenze stampa, i corsi per accumulare i crediti deontologici e un’amicizia su Facebook che solo pochi giorni fa mi ha permesso una grande riflessione. La Sclerosi Multipla è una malattia invisibile, così invisibile che fino a oggi non sapevo che Federica da 4 anni a questa parte ne soffrisse. In silenzio e senza lamentarsi. Come tutti. A volte sono giorni buoni, altri ci si sveglia già stanchi. Non è pigrizia, ma una lotta silente e continua con il dolore, con i problemi di mobilità e con la fatica. Ma chi non la conosce bene non può saperlo. Io non lo sapevo. Ora che l’ho scoperto, però, non
voglio più basarmi sul sentito dire, ma dare voce a chi quotidianamente “chiede” aiuto, nella speranza che la ricerca possa dare al più presto delle risposte.
A cura di Laura Sorlini
Intervista a Federica Pizzuto,vicepresidente di AISM Brescia
Che Associazione è AISM, dove è presente e in che termi-ni opera?AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, è una ONLUS che esiste dal 1968 e opera su tutto il territorio nazionale inter-venendo a 360 gradi su questa malattia. In che modo? Oltre a promuovere e finanziare la ricerca scientifica, anche fornendo informazioni, orientamento e supporto a chiunque conviva con la SM. È presente su tutti il territorio nazionale con 100 Sezioni provinciali, i Coordinamenti regionali e oltre 60 gruppi operativi, che realizzano attività e iniziative di informazione, accoglienza, orientamento, condivisione, supporto diretto e rappresentanza di diritti. Con oltre 10mila volontari, inoltre, l’Associazione è im-pegnata a sensibilizzare e diffondere una corretta informazione sulla sclerosi multipla, a promuovere servizi socio sanitari ade-guati e a intervenire con attività di volontariato per il migliora-mento della qualità di vita della persona con sclerosi multipla (SM), realizzando iniziative di raccolta fondi per sostenere i suoi fini istituzionali.
Che malattia è la SM, quali sono i sintomi e perché è considerata “invisibile”?La SM è una malattia cronica del sistema nervoso centrale, com-plessa e dal decorso imprevedibile. Complessa perché si esplica in modi diversi e con sintomi diversi che variano da persona a persona. I più frequenti sono problemi di vista, sensibilità altera-ta, fatica e disturbi motori. Io, ad esempio, ho difficoltà a camminare e soffro molto la fatica, oltre che a manifestare una sensibilità alterata, soprattutto con sensazioni di caldo e freddo alterate. Ci sono altre persone, invece, che devono fare i conti con di-plopie (cioè con una percezione sdoppiata dell’immagine), ve-dono sfocato, hanno un campo visivo ridotto oppure convivono con disturbi urinari o sessuali, legati alla mancanza di sensibilità. Altre ancora presentano disturbi cognitivi, di concentrazione, di memoria. In questo caso ti sembra di essere in uno stato confusionale e mostri incapacità di prendere delle decisioni. Immagina di esse-re sul posto di lavoro: il tuo principale “non vede” fisicamente l’“invalidità” e di conseguenza non capisce le tue difficoltà. È per questo che la definiamo una patologia invisibile.
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E come si manifesta?Di solito le prime avvisaglie si presentano con un evento acuto, un’anomalia neurologica che dura circa 24 ore e ti spaventa tal-mente tanto da portarti al pronto soccorso. Ti svegli al mattino e improvvisamente stai male: non vedi più niente oppure senti il braccio o la gamba completamente addor-mentati, con formicolii significativi che persistono per molte ore. Insomma un evento importante e di durata intensa. Superato lo spavento, trattandosi di una manifestazione che non passa inos-servata, i medici possono fare la diagnosi al più presto e prescri-vere la terapia adeguata.
È una diagnosi semplice da fare?Al giorno d’oggi è più facile, ma fino a pochi anni fa non era così e si confondeva con tante altre malattie proprio a causa della va-rietà e diversità di sintomi. L’attrice Antonella Ferrari, ad esem-pio, che tra l’altro è una testimonial di AISM, ha aspettato molti anni anni prima che i medici le dicessero che era affetta da que-sta malattia e di conseguenza prima di iniziare le terapie.
Cosa causa la SM?Nella SM il sistema immunitario attacca i componenti del sistema nervoso centrale scambiandoli per agenti estranei. Questo mecca-nismo di danno si definisce «autoimmune». Uno dei principali ber-sagli della risposta immunitaria alterata è uno dei costituenti della mielina, che danneggiata in più aree del sistema nervoso centrale non riesce a garantire la corretta trasmissione degli impulsi nervosi lungo il corpo. I messaggi trasmessi in questo modo non sono più chiari, non arrivano in modo corretto, veloce, completo.
Quanto è importante la terapia farmacologica e in cosa consiste?È fondamentale. Oggi ci sono a disposizione diverse terapie far-macologiche, sia orali che infusionali, in grado di rallentare il decorso della malattia, di tenerne sotto controllo i sintomi e le ricadute acute, migliorando in questo modo la qualità di vita di chi convive con essa. I trattamenti proposti hanno lo scopo di prevenire danni irreversibili al sistema nervoso centrale che pos-sono verificarsi anche nelle fasi iniziali della malattia. Le terapie in grado di incidere sui meccanismi alla base della malattia sono trattamenti che agiscono con modalità differenti sul sistema im-munitario, cercando sostanzialmente di modularne la risposta. Ciò significa subire un abbassamento delle difese immunitarie ed essere maggiormente esposti a infezioni.
Quando hai scoperto di avere la SM?Circa 5 anni fa, per caso. Era il 2014 e avevo appena compiu-to 29 anni. Dopo oltre un anno di riabilitazione a seguito di un intervento al crociato anteriore del ginocchio sinistro non ero ancora guarita completamente e capitava spesso di inciampare, zoppicare e perdere l’equilibrio. Decisi dunque di approfondire con ulteriori visite: tra i tanti medici che mi visitarono ne trovai uno lungimirante, che provò a eseguire alcuni test di carattere neurologico. Senza dirmi quale fosse il suo sospetto, il medico mi prescrisse altre analisi specifiche, tra cui una risonanza. I risultati confermarono che si trattava di una malattia demielinizzante.
Cos’è stata la cosa che più ti ha spaventato quando hai appreso la diagnosi?
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Il fatto che dall’oggi al domani può cambiare. Non sai cosa ti aspetta e quindi vivi nell’incertezza.
Dicevi che in questi ultimi anni grazie all’avanzare della ricerca sono cambiate molte cose. In che senso?Grazie alle terapie esistenti (che sono ben 16), ad esempio, la SM non è più per forza sinonimo di carrozzina. Oggi, infatti, ci sono tante persone che riescono a tenere la patologia sotto controllo, talvolta quasi silente, convivendoci abbastanza bene. Come an-ticipavo prima, nel 2019 le diagnosi sono sempre più semplici: sono sufficienti una risonanza magnetica, il prelievo del liquor e una visita neurologica per avere un quadro ben chiaro della situazione. Di conseguenza anche il possibile arrivo dell’invalidità grave si è allontanato sempre più.
AISM ha ruolo importante perché è il primo finanziatore della ricerca scientifica in Italia…Esatto. Ricerca che dà una sorta di speranza. Fino a oggi si sono fatti tantissimi passi avanti, però ancora non si conoscono le cau-se di questa malattia. È stato ipotizzato che in qualche modo si-ano influenti anche i fattori ambientali e in piccola parte anche una sorta di predisposizione genetica, ma la certezza non c’è. Tutti noi speriamo che venga individuata al più presto la causa in modo da indirizzare la ricerca in una specifica direzione.
Quali sono i soggetti più colpiti e in quale fascia d’età?In Italia c’è una nuova diagnosi di SM ogni 3 ore. Il rapporto tra donne e uomini è di 2:1, può esordire a ogni età, ma viene per lo più diagnosticata tra i 20 e i 40 anni, in quel momento più ricco di aspirazioni e di progetti per il futuro, e poi dura tutta la vita. E di recente, purtroppo, si è assistito anche all’aumento di casi pediatrici diagnosticati.
Quanti casi a Brescia?A Brescia e provincia si stimano circa 2.400 persone colpite da SM. Purtroppo non sono dati precisi, perché non abbiamo i ri-ferimenti da parte dei Centri clinici e inoltre, purtroppo, molti non fanno parte dell’associazione. Chiedere aiuto non è facile per tutti, così come confrontarsi con altri.
Anche la promozione e la raccolta fondi sono attività fondamentali. Durante l’anno, infatti, diversi sono i mo-menti dedicati ai singoli progetti. Vogliamo citarne al-cuni?Il 30 maggio è la giornata nazionale della sclerosi multipla, e per l’occasione sarà organizzata un’intera settimana di informazione, durante la quale ogni sezione territoriale organizzerà dei momen-ti informativi per sensibilizzare e promuovere la ricerca. Nelle piazze i nostri volontari, molti dei quali sono persone con SM, distribuiranno piantine di erbe aromatiche per raccogliere fondi da destinare solo ed esclusivamente alla ricerca scientifica. Tornando indietro nel tempo, a marzo, in concomitanza della fe-sta della donna, abbiamo organizzato Gardensia (Gardenia + Or-tensia), con stand per la raccolta fondi dedicati alla ricerca e alle attività per le donne (visto che sono le più colpite dalla malattia), mentre a ottobre scendiamo sempre in campo con le mele, grazie alle quali possiamo poi dare avvio a progetti destinati ai giovani.
Quando sei diventata vice presidente della sezione di Brescia di AISM?Qualche anno fa ho avuto modo di conoscere l’attuale presiden-
te di AISM Brescia, Damiano Falchetti, durante una conferenza stampa e in quell’occasione mi ha chiesto di entrare a far parte dell’Associazione. Poco dopo ho iniziato a occuparmi della comu-nicazione di AISM Brescia e da circa un anno sono stata eletta vice presidente.
Cosa è cambiato per te sul piano professionale?Dopo sei anni da collaboratrice al Bresciaoggi, a causa della SM ho dovuto “allentare la presa” perché fisicamente non riuscivo più a tenere i ritmi richiesti. È stato spiazzante, non lo nego, so-prattutto perché sono stata costretta a cambiare i miei progetti di vita. Ma non del tutto fortunatamente. Oggi, infatti, ho rimo-dulato la collaborazione con il quotidiano con tempistiche e im-pegno diversi e al contempo scrivo per un altro giornale online. E poi da grandissima appassionata di auto e velocità ho dovuto accettare di guidare una macchina con i cambi al volante (e so-prattutto di stare tre mesi senza patente).
E dal punto di vista emotivo?Dare un nome a quello che avevo da un lato è stato un sollievo. Ci sono delle persone che ringraziano la malattia, cosa che io non farò mai, però posso dire che mi ha dato modo di capire che tan-te persone affrontano le difficoltà in modo positivo mentre altre altre in negativo, rendendomi così più consapevole delle priorità che voglio dare alla mia vita. La SM ti cambia la scala dei valori e ti fa vedere le cose da un altro punto di vista. Con la SM devi conviverci, è l’unico modo per “accettarla”.
AISM è sempre alla ricerca di volontari, è così?Sempre. I volontari sono il bene più prezioso dell’Associazione, sono il cuore del Movimento. In ciascuna persona che sceglie di diventarlo c’è una motivazione diversa: partecipazione emotiva, spinta di responsabilità, una ricerca che prelude o che completa scelte e percorsi personali e professionali. Qui è davvero possi-bile far valere il proprio impegno, competenze e capacità, per-ché sono tante e diverse le attività promosse dall’Associazione, ciascuna ugualmente importante per il presente e il futuro delle persone con SM.
Per saperne di più visita il sito www.aism.it/brescia , la pagina Facebook AISM Sezione di Brescia, oppure pas-sa in Associazione Via Antica Strada Mantovana, 112 – Brescia – Tel. 030.2305289
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