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CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGIRassegna Stampa del 06/09/2010
INDICE
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI
05/09/2010 Il Mattino di Padova - Nazionale
«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con il federalismoscolastico
9
05/09/2010 La Nuova Venezia - Nazionale
«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con il federalismoscolastico
11
05/09/2010 La Tribuna di Treviso - Nazionale
«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con il federalismoscolastico
13
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
06/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
«Questa è la nostra vita sappiamo cosa rischiamo»16
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
L'identikit dei sei licei pronti all'inaugurazione18
05/09/2010 La Repubblica - Palermo
I dubbi dello psicologo "Dovrà ripartire da zero"24
05/09/2010 La Repubblica - Milano
Piero Colaprico "Va bene, confesso c'è un lato di Milano che vorrei far fuori"25
06/09/2010 La Repubblica - Nazionale
"È un simbolo dell'oppressione porta su di sé il peso della barbarie"26
06/09/2010 La Stampa - TORINO
Hutter: «Se lui sarà disponibile al dialogo noi riporremo subito cartelli e striscioni»Specchio dei tempi
27
04/09/2010 Il Messaggero - UMBRIA
Rimedi per disfunzioni degli uomini adulti29
05/09/2010 Il Giornale - Genova
AUSTRIA In vacanza con lo psicologo30
05/09/2010 Avvenire - Nazionale
Trapani, in diocesi spazio ai progetti dei giovani31
05/09/2010 Avvenire - Nazionale
La domanda più grande oltre ogni disciplina32
05/09/2010 Il Gazzettino - TREVISO
Nuovo servizio a Resana: psicologo gratuito per chi è in difficoltà33
06/09/2010 Il Secolo XIX - La Spezia
SONO STATE 189 LE RICHIESTE DI AIUTO A "TELEFONO DONNA"34
06/09/2010 Il Secolo XIX - Nazionale
NON ESISTONO MADRI IN RITARDO35
06/09/2010 Il Tempo - Latina
Un robot ed uno psicologo nel Taekwondo37
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE
In campo gli psicologi dell'Arma38
04/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA
Un villaggio tridimensionale per curare il disagio psichico39
05/09/2010 La Nazione - La Spezia
Piccole vittime di troppo amore Storie di abusi e di padri-padroni40
04/09/2010 D Repubblica
TEMPO DI GIOIA41
05/09/2010 Osservatore Romano
L'unità della conoscenza42
03/09/2010 Carta
il costo occulto del disastro del Golfo44
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
04/09/2010 Il Sole 24 Ore
Corsa alla conciliazione49
03/09/2010 Il Messaggero - FROSINONE
«Basta con gli alibi, aprite l'ospedale»51
04/09/2010 Il Messaggero - ABRUZZO
Rivoluzione anti-burocrazia Soddisfatti gli architetti52
04/09/2010 Libero - Nazionale
«Renzi non è nessuno È malato di protagonismo»53
04/09/2010 Il Tempo - Abruzzo Pe
Al via i controlli a campione54
05/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA
«Il Global service? Appalto trasparente»55
06/09/2010 La Nazione - Umbria
Lavoro nero: Regione in campo56
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Professionisti incastrati tra maggiori responsabilità57
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Qualità sempre più diffusa a studio58
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI
04/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
«Nessun vuoto allo Sviluppo, presto il ministro»61
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Sanità etnica più federalista63
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Meno docenti e aule più affollate66
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Fattura elettronica in forma libera con controlli interni71
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Un meccanismo combinato può evitare contestazioni73
04/09/2010 La Repubblica - Napoli
Comune, riparte il concorsone74
05/09/2010 Il Messaggero - Nazionale
Il rendimento dei figli è in rete, voti e assenze via email o sms75
05/09/2010 Il Giornale - Nazionale
«Meglio il web delle filiali Ma attenzione alle chat»77
05/09/2010 Il Giornale - Genova
A Recco connessione wi-fi gratis per chi passeggia sul lungomare78
04/09/2010 Il Secolo XIX - Nazionale
«Ripresa impossibile se si rompe l'unità sindacale»79
06/09/2010 Il Secolo XIX - La Spezia
Assessore donna perseguitata da folle80
05/09/2010 Il Tempo - Nazionale
Un'impresa su 4 ha chiuso i battenti nell'ultimo anno82
04/09/2010 ItaliaOggi
Domanda via pec per i concorsi83
05/09/2010 La Nazione - La Spezia
Burocrazia-lumaca, il caso va in tv85
04/09/2010 La Padania
Settimana prossima la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo86
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali per riqualificare il territorio87
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Da travet a grand commis di stato88
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Ora si apre al privato89
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Istituti ad hoc per enti locali, interno ed economia90
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali per riqualifi care ilterritorio
91
04/09/2010 Milano Finanza
Un patto ad alta tecnologia92
UNIVERSITA
04/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
Università, chi passa i test si laurea prima e trova lavoro96
04/09/2010 Il Sole 24 Ore
L'università scende in pista a Varano97
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Università, con il test d'italiano è partita l'odissea per il visto99
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
In università a lezione di start up101
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Un premio valorizza le migliori idee103
06/09/2010 Il Sole 24 Ore
Master per gestire patrimoni sottratti alle mafie104
04/09/2010 La Repubblica - Napoli
La sfida dei futuri dentisti uno su trenta ce la farà105
05/09/2010 La Repubblica - Torino
Università e Politecnico tutto il potere ai nuovi cda106
06/09/2010 La Stampa - TORINO
Quanto costa brevettare una buona idea107
06/09/2010 La Stampa - NAZIONALE
Casoli: "Ma il governo sta lavorando bene"108
04/09/2010 Il Messaggero - Nazionale
Medicina senza test in Romania: novemila euro e passa la paura109
04/09/2010 Il Messaggero - CIVITAVECCHIA
«L'Università è una risorsa per il nostro territorio»111
04/09/2010 Il Messaggero - UMBRIA
Unitre, nuovi corsi: tutti pazzi per il Burraco112
05/09/2010 Il Messaggero - CIVITAVECCHIA
«L'università deve guardare all'Europa»113
04/09/2010 Il Giornale - Nazionale
Da «Avvenire» l'invito a tutelare gli studenti E il web si inventa la guerra Cei-Gelmini114
04/09/2010 Il Giornale - Milano
«No ai test per l'università: medici assunti dagli ospedali»115
05/09/2010 Il Giornale - Nazionale
In 27 anni scrive un poema lungo più del doppio della «Divina Commedia»116
04/09/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara
Il legame tra città e Ateneo raccontato da Andrea Maggi119
04/09/2010 Il Resto del Carlino - Ancona
Margherita Hack malata Il seminario deve far senza120
05/09/2010 Il Resto del Carlino - Macerata
Accordo tra gli atenei Si moltiplicano gli incontri121
05/09/2010 Avvenire - Nazionale
Scuola, non solo conti: «Puntiamo alla qualità»122
05/09/2010 Il Gazzettino - PADOVA
La natura in un tubo, riprodotta la fotosintesi123
06/09/2010 Il Giorno - Como Lecco
Il Politecnico abbatte le frontiere Si iscrive qui uno straniero su tre124
04/09/2010 Libero - Nazionale
«Cei contro la Gelmini» La sinistra si inventa i vescovi anti-governo125
06/09/2010 Il Secolo XIX - La Spezia
Caccia allo storno sì o no la parola all'Università126
04/09/2010 ItaliaOggi
Un vigneto più ecologico127
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE
Test a Medicina «Più facili del 2009»128
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE
Federazione universitaria Puglia-Basilicata-Molise129
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA
«Noi futuri medici, forse no» Il test va buca? Via con gli altri130
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - FOGGIA
«Domande da pazzi forse ho sbagliato»131
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - LECCE
Dalla laurea al lavoro ecco i servizi offerti agli studenti132
03/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - TARANTO
«Va bene l'alleanza tra le Università ma adesso si investa sul serio»134
04/09/2010 La Gazzetta Del Mezzogiorno - NAZIONALE
Salviamo le nostre università135
04/09/2010 Finanza e Mercati Sette
SOLDI BEN SPESI136
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
La Scuola punta all'etica137
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Le scuole legali aprono i battenti138
06/09/2010 ItaliaOggi Sette
Le scuole legali aprono i battenti139
05/09/2010 Osservatore Romano
I vescovi dell'Ecuador sulla nuova legge per le università141
03/09/2010 Il Roma
Nell'inferno dei test: caos e polemiche142
03/09/2010 Il Roma
Spesi fino a 3mila euro per un corso143
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINEDEGLI PSICOLOGI
3 articoli
«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con ilfederalismo scolastico Settimana corta Premi ai i docenti più meritevoli Guerra agli ordini e agli esami di Stato SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Varata la riforma Gelmini, anche il Veneto punta alla sua personale rivoluzione, con il progetto di
legge sulla scuola che dovrebbe vedere la luce nel 2011. Lo annuncia l'assessore regionale all'Istruzione, a
una settimana dall'avvio dell'anno scolastico: «E' il mio obiettivo per questa legislatura - sostiene Elena
Donazzan - siamo quasi pronti: prima però dobbiamo cambiare il regolamento d'aula, sennò non ce la faremo
mai ad approvare una legge così importante. Innanzitutto chiederemo il federalismo scolastico».
Ovvero?«Il passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare la programmazione della spesa. E
l'introduzione dei costi standard: voglio sapere quanto costa uno studente».
Metterà mano anche al calendario scolastico?«Così com'è concepito è superato. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più male che bene stare
a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più articolate: una settimana di
stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più grandi. E' più facile gestire
lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro, che poi è quello della vita».
Ma non teorizzava di tornare sui banchi a ottobre?«Far slittare di una settimana la fine e l'inizio delle lezioni è quello che potrei fare a normativa vigente, ma con
il federalismo scolastico la gestione passerebbe completamente in mano nostra».
La rivoluzione riguarderà solo il calendario?«No, la scuola deve diventare il punto di riferimento di tante attività, nell'ambito della settimana corta.
Vogliamo mense per tutti, ragazzi a scuola di pomeriggio e nelle settimane in cui la didattica è sospesa per
fare sport e studiare l'inglese».
Non le sembra un progetto un po' dispendioso rispetto alle risorse?«No. Abbiamo verificato che se ci dessero quello che ci spetta con il federalismo scolastico saremmo a
posto».
Tra poco ricomincia la scuola. Il Veneto è pronto?«Prontissimo. Ma non raccontiamoci storie: fino a due anni fa la scuola era drogata. C'è stato chi ha assunto
oltre il limite, illudendo intere generazioni che ora sono in difficoltà. Parlo per esperienza: mia sorella è
precaria da 10 anni. La scuola è in sofferenza, ma il grosso dei tagli lo abbiamo già affrontato, inoltre
possiamo contare su un numero importante di pensionamenti. Abbiamo appena stanziato 2 milioni per
integrare il sussidio di disoccupazione dei precari con un'indennità che consenta loro di continuare ad
aggiornarsi. Certo, il mondo della scuola andrebbe gestito in maniera più privatistica».
Cosa significa?«Puntare sulla valutazione degli insegnanti. Nella riforma ho fatto inserire al ministro la clausola che il 30%
dei risparmi venisse destinato per premiare gli insegnanti che fanno di più e meglio».
C'è chi chiede di limitare l'accesso ai test di ammissione universitaria ai veneti. L'appartenenza è unvalore anche in questo caso?«Diciamo che i veneti devono essere i migliori. Ma il test di medicina così com'è congegnato non funziona, è
affidato alla fortuna. L'ho passato anch'io, che non ho attitudini mediche. I criteri devono essere scientifici,
puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere selezionati sulle
competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini professionali e agli esami
05/09/2010 10Pag. Il Mattino di Padova - Ed. nazionale(diffusione:30823, tiratura:37705)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 9
di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità e dal nepotismo. Gli ordini
devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie d'accesso».
E sui presidi, meglio puntare sui veneti?«Da quando la Gelmini ha introdotto l'obbligo di risiedere per 3 anni nella regione d'impiego, le adesioni dal
Sud sono crollate. L'anno scorso ne abbiamo avute 5, le più motivate. A me questo interessa, non avere
presidi veneti, ma persone preparate e motivate. Dopodiché, tornerò a chiedere al ministro di estendere
l'obbligo a 5 anni, un ciclo di studi».
Cattedre e direzioni, tutte coperte?«No, mancano i dirigenti scolastici: quest'anno avremo 150 scuole in reggenza, perché il concorso sarà
bandito nel 2011. Sul fronte degli insegnanti, invece, in base agli organici di fatto, abbiamo chiesto al ministro
altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo che
otterremo risposta positiva».
Tagli al tempo pieno?«No, a settembre parte lo stesso numero di prime dello scorso anno. In seguito alla diminuzione delle
richieste, però, abbiamo ridotto il tempo prolungato alle medie».
05/09/2010 10Pag. Il Mattino di Padova - Ed. nazionale(diffusione:30823, tiratura:37705)
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CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 10
«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con ilfederalismo scolastico Settimana corta Premi ai i docenti più meritevoli Guerra agli ordini e agli esami di Stato SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Varata la riforma Gelmini, anche il Veneto punta alla sua personale rivoluzione, con il progetto di
legge sulla scuola che dovrebbe vedere la luce nel 2011. Lo annuncia l'assessore regionale all'Istruzione, a
una settimana dall'avvio dell'anno scolastico: «E' il mio obiettivo per questa legislatura - sostiene Elena
Donazzan - siamo quasi pronti: prima però dobbiamo cambiare il regolamento d'aula, sennò non ce la faremo
mai ad approvare una legge così importante. Innanzitutto chiederemo il federalismo scolastico».
Ovvero?«Il passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare la programmazione della spesa. E
l'introduzione dei costi standard: voglio sapere quanto costa uno studente».
Metterà mano anche al calendario scolastico?«Così com'è concepito è superato. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più male che bene stare
a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più articolate: una settimana di
stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più grandi. E' più facile gestire
lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro, che poi è quello della vita».
Ma non teorizzava di tornare sui banchi a ottobre?«Far slittare di una settimana la fine e l'inizio delle lezioni è quello che potrei fare a normativa vigente, ma con
il federalismo scolastico la gestione passerebbe completamente in mano nostra».
La rivoluzione riguarderà solo il calendario?«No, la scuola deve diventare il punto di riferimento di tante attività, nell'ambito della settimana corta.
Vogliamo mense per tutti, ragazzi a scuola di pomeriggio e nelle settimane in cui la didattica è sospesa per
fare sport e studiare l'inglese».
Non le sembra un progetto un po' dispendioso rispetto alle risorse?«No. Abbiamo verificato che se ci dessero quello che ci spetta con il federalismo scolastico saremmo a
posto».
Tra poco ricomincia la scuola. Il Veneto è pronto?«Prontissimo. Ma non raccontiamoci storie: fino a due anni fa la scuola era drogata. C'è stato chi ha assunto
oltre il limite, illudendo intere generazioni che ora sono in difficoltà. Parlo per esperienza: mia sorella è
precaria da 10 anni. La scuola è in sofferenza, ma il grosso dei tagli lo abbiamo già affrontato, inoltre
possiamo contare su un numero importante di pensionamenti. Abbiamo appena stanziato 2 milioni per
integrare il sussidio di disoccupazione dei precari con un'indennità che consenta loro di continuare ad
aggiornarsi. Certo, il mondo della scuola andrebbe gestito in maniera più privatistica».
Cosa significa?«Puntare sulla valutazione degli insegnanti. Nella riforma ho fatto inserire al ministro la clausola che il 30%
dei risparmi venisse destinato per premiare gli insegnanti che fanno di più e meglio».
C'è chi chiede di limitare l'accesso ai test di ammissione universitaria ai veneti. L'appartenenza è unvalore anche in questo caso?«Diciamo che i veneti devono essere i migliori. Ma il test di medicina così com'è congegnato non funziona, è
affidato alla fortuna. L'ho passato anch'io, che non ho attitudini mediche. I criteri devono essere scientifici,
puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere selezionati sulle
competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini professionali e agli esami
di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità e dal nepotismo. Gli ordini
devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie d'accesso».
05/09/2010 10Pag. La Nuova Venezia - Ed. nazionale(diffusione:12660, tiratura:84000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 11
E sui presidi, meglio puntare sui veneti?«Da quando la Gelmini ha introdotto l'obbligo di risiedere per 3 anni nella regione d'impiego, le adesioni dal
Sud sono crollate. L'anno scorso ne abbiamo avute 5, le più motivate. A me questo interessa, non avere
presidi veneti, ma persone preparate e motivate. Dopodiché, tornerò a chiedere al ministro di estendere
l'obbligo a 5 anni, un ciclo di studi».
Cattedre e direzioni, tutte coperte?«No, mancano i dirigenti scolastici: quest'anno avremo 150 scuole in reggenza, perché il concorso sarà
bandito nel 2011. Sul fronte degli insegnanti, invece, in base agli organici di fatto, abbiamo chiesto al ministro
altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo che
otterremo risposta positiva».
Tagli al tempo pieno?«No, a settembre parte lo stesso numero di prime dello scorso anno. In seguito alla diminuzione delle
richieste, però, abbiamo ridotto il tempo prolungato alle medie».
05/09/2010 10Pag. La Nuova Venezia - Ed. nazionale(diffusione:12660, tiratura:84000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 12
«Vacanze estive di un mese» Donazzan: cambio il calendario con ilfederalismo scolastico Settimana corta Premi ai i docenti più meritevoli Guerra agli ordini e agli esami di Stato SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Varata la riforma Gelmini, anche il Veneto punta alla sua personale rivoluzione, con il progetto di
legge sulla scuola che dovrebbe vedere la luce nel 2011. Lo annuncia l'assessore regionale all'Istruzione, a
una settimana dall'avvio dell'anno scolastico: «E' il mio obiettivo per questa legislatura - sostiene Elena
Donazzan - siamo quasi pronti: prima però dobbiamo cambiare il regolamento d'aula, sennò non ce la faremo
mai ad approvare una legge così importante. Innanzitutto chiederemo il federalismo scolastico».
Ovvero?«Il passaggio del personale alla Regione, con la possibilità di aumentare la programmazione della spesa. E
l'introduzione dei costi standard: voglio sapere quanto costa uno studente».
Metterà mano anche al calendario scolastico?«Così com'è concepito è superato. Anche gli psicologi sostengono che ai ragazzi fa più male che bene stare
a casa tre mesi di fila. Dovremmo avvicinarci al modello tedesco, con vacanze più articolate: una settimana di
stop ogni due mesi e un mese di interruzione d'estate, in agosto. Almeno per i più grandi. E' più facile gestire
lo stress, senza contare che è giusto che si abituino subito al ritmo scuola-lavoro, che poi è quello della vita».
Ma non teorizzava di tornare sui banchi a ottobre?«Far slittare di una settimana la fine e l'inizio delle lezioni è quello che potrei fare a normativa vigente, ma con
il federalismo scolastico la gestione passerebbe completamente in mano nostra».
La rivoluzione riguarderà solo il calendario?«No, la scuola deve diventare il punto di riferimento di tante attività, nell'ambito della settimana corta.
Vogliamo mense per tutti, ragazzi a scuola di pomeriggio e nelle settimane in cui la didattica è sospesa per
fare sport e studiare l'inglese».
Non le sembra un progetto un po' dispendioso rispetto alle risorse?«No. Abbiamo verificato che se ci dessero quello che ci spetta con il federalismo scolastico saremmo a
posto».
Tra poco ricomincia la scuola. Il Veneto è pronto?«Prontissimo. Ma non raccontiamoci storie: fino a due anni fa la scuola era drogata. C'è stato chi ha assunto
oltre il limite, illudendo intere generazioni che ora sono in difficoltà. Parlo per esperienza: mia sorella è
precaria da 10 anni. La scuola è in sofferenza, ma il grosso dei tagli lo abbiamo già affrontato, inoltre
possiamo contare su un numero importante di pensionamenti. Abbiamo appena stanziato 2 milioni per
integrare il sussidio di disoccupazione dei precari con un'indennità che consenta loro di continuare ad
aggiornarsi. Certo, il mondo della scuola andrebbe gestito in maniera più privatistica».
Cosa significa?«Puntare sulla valutazione degli insegnanti. Nella riforma ho fatto inserire al ministro la clausola che il 30%
dei risparmi venisse destinato per premiare gli insegnanti che fanno di più e meglio».
C'è chi chiede di limitare l'accesso ai test di ammissione universitaria ai veneti. L'appartenenza è unvalore anche in questo caso?«Diciamo che i veneti devono essere i migliori. Ma il test di medicina così com'è congegnato non funziona, è
affidato alla fortuna. L'ho passato anch'io, che non ho attitudini mediche. I criteri devono essere scientifici,
puntare su merito e motivazione. Architetti, ingegneri e dottori dovrebbero essere selezionati sulle
competenze specifiche, non in base alla cultura generale. Darò battaglia agli ordini professionali e agli esami
di Stato. I professionisti della mia generazione sono stati selezionati dalla casualità e dal nepotismo. Gli ordini
devono essere organismi di autoregolamentazione deontologica, non griglie d'accesso».
05/09/2010 10Pag. La Tribuna di Treviso - Ed. nazionale(tiratura:23555)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 13
E sui presidi, meglio puntare sui veneti?«Da quando la Gelmini ha introdotto l'obbligo di risiedere per 3 anni nella regione d'impiego, le adesioni dal
Sud sono crollate. L'anno scorso ne abbiamo avute 5, le più motivate. A me questo interessa, non avere
presidi veneti, ma persone preparate e motivate. Dopodiché, tornerò a chiedere al ministro di estendere
l'obbligo a 5 anni, un ciclo di studi».
Cattedre e direzioni, tutte coperte?«No, mancano i dirigenti scolastici: quest'anno avremo 150 scuole in reggenza, perché il concorso sarà
bandito nel 2011. Sul fronte degli insegnanti, invece, in base agli organici di fatto, abbiamo chiesto al ministro
altri 140 posti, di cui ne sono già stati autorizzati 40. Ho domandato un'ulteriore integrazione e credo che
otterremo risposta positiva».
Tagli al tempo pieno?«No, a settembre parte lo stesso numero di prime dello scorso anno. In seguito alla diminuzione delle
richieste, però, abbiamo ridotto il tempo prolungato alle medie».
05/09/2010 10Pag. La Tribuna di Treviso - Ed. nazionale(tiratura:23555)
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CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 06/09/2010 14
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
20 articoli
La reazione I piloti, da Rossi a Pedrosa, confidano paure e risvolti psicologici «Questa è la nostra vita sappiamo cosa rischiamo» «La difesa è non pensare alla morte, sennò è finita» I campioni Rossi: «Quello che noi vogliamo è essere lì,in pista». Pedrosa: «Nei suoi 19 anni Tomizawa è stato felice» Papà Graziano Graziano Rossi: «Noipensiamo che il rischio non ci riguardi, lo facevo quando correvo io e lo faccio adesso con Valentino» Alessandro Pasini MISANO ADRIATICO - È la loro vita. Si può prendere o lasciare ma non giudicare, soprattutto se siamo fra gli
spettatori che si esaltano con i loro show. I piloti sono i primi a sapere che in moto non sono mai soli e intorno
c'è sempre quella cosa chiamata morte, ma ci hanno fatto i conti fin da subito, sennò non starebbero qui.
Sospesi tra eroismo e fatalismo, tra la retorica spicciola della vita spericolata e il cinismo del «non siamo
farmacisti» (Giacomo Agostini), i piloti non tematizzano mai la morte fino a che non compare nei loro dintorni.
Solo allora la riconoscono e malvolentieri ne parlano, ma solo per ricordare che non sarà certo lei a fargli
cambiare idea. Per così poco?
«Da piccolini sulle minimoto pensi solo ad andare forte e non ci pensi. Poi, quando diventi grande e cominci
ad avere degli incidenti e farti male, qualcosa capisci. Però questa è la nostra passione. Quello che vogliamo
noi è essere lì in pista. La paura? Ne serve solo un po', per non rischiare più del lecito». Se siamo di quelli
che accettano la teoria, nessuna sorpresa, il discorso finisce qui. Se siamo di quelli che la respingono, le
parole di Valentino Rossi possono generare inquietudine. In fondo lo diceva anche Ayrton Senna: si corre
sempre in due, tu e lei, lo sanno tutti, c'è da sorprendersi se qualche volta succede l'ineluttabile? Al massimo,
dopo, a chi rimane accade di sentirsi come Dani Pedrosa: «Senti un grande vuoto e ti si chiarisce quello che
di solito ti gira in testa vagamente: sei uno che rischi, i tuoi amici rischiano». C'è una via d'uscita? Certo che
no, a parte cambiare sport, cioè vita: «La vita ti dà l'opportunità di scegliere. Noi sappiamo che la moto è
rischiosa, ma è questo che ci piace. Shoya faceva quello che gli piaceva. In questi 19 anni è stato felice».
Parlare di morte felice suona sempre come un non senso, una contraddizione logica, persino una presa in
giro. Ma se ci fosse una logica nessuno andrebbe a 300 all'ora su una motocicletta, così esposto, così fragile,
così apparentemente suicida per il resto dell'umanità. Chiunque sia mai stato a bordo pista a vedere le moto
da vicino - magari al Cavatappi di Laguna Seca o sulle collinette di Phillip Island - non può non meravigliarsi
che la morte appaia così raramente su queste scene. «La morte è sempre presente, solo che tu non ci pensi
mai», dice Jorge Lorenzo a bassa voce, scosso ma definitivo. Lui ieri aveva capito tutto già prima di partire,
dice che ha fatto fatica a concentrarsi, ma poi ovviamente ha corso. «Ora sarà difficile tornare ai pensieri
normali», butta lì. In realtà ci era tornato un secondo dopo aver appreso la notizia, sulla griglia di partenza
della sua gara, l'unica cosa che conta, il centro di gravità della propria vita che va avanti. Non è quello che
cerchiamo di fare anche noi dopo un dramma? Solo che i piloti lo fanno più in fretta, ai loro ritmi. Codici
diversi, differenti tecniche di sopravvivenza di un'altra tribù. Jorge con la paura ha avuto un pericoloso flirt in
passato: cadeva, si spaventava, ricadeva, si spaventava sempre più. Gli è servito lo psicologo per uscirne e
sbocciare come campione. Forse è così: il prezzo per correre è mettere in ghiaccio le emozioni. Se ti va,
prendi. Altrimenti, lasci.
È una vecchia storia, la conoscono bene anche quelli delle vecchie generazioni. Quelli che, come dice Marco
Lucchinelli, «ogni anno un paio di amici se ne andavano». Allora era molto peggio: materiali inadatti, moto
come armi, asfalti trappola, strutture obsolete. Ora, almeno, le norme di sicurezza ci sono. Ma il punto è un
altro, il solito, così semplice, così banale: «La moto - dice Lucchinelli - è uno sport pericoloso». Non lo
scrivono anche sui pass e i biglietti delle corse? In presenza della sicurezza garantita, dei soccorsi
organizzati e di tutte le cose fatte per bene, questo allora resta nella comunità delle moto, fra le lacrime e il
ricordo commosso di un ragazzo che piaceva a tutti: succede, e tu non puoi farci niente.
Ieri, tutti concordano, è stata «fatalità». Perché succede di vivere e succede di morire. È lo stesso anche per
noi, solo che noi ci pensiamo. La differenza fra i piloti e il resto dell'umanità sta tutta qui. «La mia arma di
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difesa è pensare che il rischio non mi riguardi. Lo pensavo quando correvo io e lo penso quando corre
Valentino. Ho paura, molta, ma se ci pensassi è la fine»: Graziano Rossi, uomo, padre, ma soprattutto,
irrimediabilmente e per sempre, pilota.
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I LICEI Dopo la riforma L'identikit dei sei licei pronti all'inaugurazione Bocciatura in arrivo con più di 50 giorni di assenza IL RIORDINO I debuttanti, nati nel 1996, si confronterannocon le novità: programmi rivisti, orario ridotto, stop alle sperimentazioni PAGINA A CURA DI
Giovanni Scaminaci
Sei licei, fine della giungla delle sperimentazioni, nuovi programmi e meno ore di lezioni. E gli alunni che
faranno troppe assenze non saranno neanche scrutinati e dovranno ripetere l'anno. Sono queste le novità più
rilevanti che trovano in classe gli alunni che quest'anno scolastico hanno scelto l'istruzione liceale. Spetta a
loro, i ragazzi nati nel 1996, sperimentare la riforma generale dei licei, la prima dopo oltre ottant'anni. Per chi,
invece, frequentava già un liceo non cambierà nulla e andrà avanti con le vecchie regole fino al diploma.
In tutti i nuovi licei è di cinque anni. L'ultimo anno, superato l'esame di stato, allo studente viene rilasciato un
diploma indicante la tipologia e l'eventuale indirizzo seguito e le competenze acquisite. Il diploma è valido a
tutti gli effetti previsti dall'ordinamento. È titolo necessario per l'accesso all'università, agli istituti tecnici
superiori, agli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica.
L'istruzione liceale riformata ha subito riscontrato il favore delle famiglie facendo registrare un'impennata
delle iscrizioni pari al 3,5%; si è, invece, ridotta la percentuale di iscritti che ha scelto l'istruzione tecnica e
professionale.
La prima delle novità in vigore riguarda la semplificazione e l'ammodernamento degli indirizzi. I licei sono sei,
articolati in quattordici percorsi. Due licei (classico e linguistico) sono privi di indirizzi e di articolazioni interne.
Due sono caratterizzati da opzioni: nei licei scientifici, accanto al percorso tradizionale è possibile attivare
l'opzione Scienze applicate (dove non è previsto lo studio del latino, sostituito dal rafforzamento delle materie
scientifiche e informatiche); nei licei delle scienze umane si può attivare l'opzione economico-sociale. Gli altri
due licei sono articolati uno in indirizzi, l'altro in sezioni: il liceo artistico è articolato in sei indirizzi a partire dal
terzo anno; il liceo musicale e coreutico è articolato in due sezioni a partire dal primo anno: musicale e
coreutica. Tra le new entry c'è l liceo linguistico statale e il liceo musicale e coreutico. Il liceo delle scienze
umane (ex magistrale) ha anche un indirizzo "Giuridico-sociale", anch'esso senza latino, con due lingue
straniere e il rafforzamento delle materie economiche.
Tempi diversi
L'orario obbligatorio delle lezioni risulta notevolmente ridotto ma con differenziazioni significative nei vari
indirizzi: nel liceo scientifico, linguistico e delle scienze umane è di 27 ore settimanali nel biennio e 30 nel
triennio; nel liceo classico di 27 ore settimanali nel biennio e 31 nel triennio; nel liceo musicale di 32 ore; la
durata massima è nei licei artistici: 34 ore settimanali nel biennio e 35 nel triennio. Nel vecchio ordinamento,
grazie anche alle sperimentazioni, l'orario settimanale di quasi tutti gli indirizzi di studio oscillava fra le 32 e le
36 ore settimanali. Oltre agli insegnamenti obbligatori, destinati a tutti gli studenti, le scuole possono inserire
altre materie nei piani di studio per ampliare la propria offerta formativa; in particolare, possono organizzare,
nei limiti delle loro disponibilità di bilancio, degli insegnamenti aggiuntivi, la cui scelta è facoltativa per gli
studenti. Nelle classi successive a quelle iniziali, dove non si applica la riforma, resta in vigore l'orario delle
lezioni del vecchio ordinamento, che è quasi sempre più lungo.
Alt alle assenze
Da quest'anno scolastico arriva nella scuola superiore, compresi i licei, una regola già applicata nella media
che ha lo scopo di scoraggiare le assenze degli studenti: ai fini della validità dell'anno scolastico è richiesta la
frequenza di almeno tre quarti dell'orario annuale personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire,
per casi eccezionali, motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite. Il mancato conseguimento del limite
minimo di frequenza comporta l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o
agli esami.
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Una materia in inglese
Nel quinto anno di tutti i nuovi percorsi liceali è previsto l'insegnamento in lingua straniera di una disciplina
non linguistica compresa tra gli insegnamenti obbligatori o tra quelli attivabili dalle istituzioni scolastiche. Non
si sa ancora chi dovrà insegnarla, e il Regolamento di riforma dei licei rinvia a un successivo decreto
ministeriale la definizione delle linee guida e l'individuazione dei requisiti richiesti per impartire il suddetto
insegnamento.
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Il quadro
Classico Il vecchio liceo classico ha una lunga tradizione che la riforma cerca di mantenere e di sviluppare, lasciando
immutate le linee portanti del piano di studi. Il nuovo liceo classico somiglia molto all'ordinamento originario,
"ripulito" di tutte le discipline aggiunte nel tempo con le varie sperimentazioni. Il cuore del piano di studi è
quello di sempre, con Italiano, Latino, Greco, Storia e Filosofia in primo piano. L'biettivo fondamentale resta
quello di approfondire la conoscenza della civiltà classica e umanistica, «riservando attenzione anche alle
scienze matematiche, fisiche e naturali».
La specificità di questo percorso di studi, l'unico nel quale si studia anche il greco, rimane lo «studio della
civiltà classica e della cultura umanistica», finalizzato a favorire «una formazione letteraria, storica e filosofica
idonea a comprenderne il ruolo nello sviluppo della civiltà e della tradizione occidentale».
Gli studenti, a conclusione del percorso di studio, dovranno raggiungere una conoscenza approfondita dello
sviluppo della nostra civiltà, anche attraverso lo studio diretto di opere, documenti e autori significativi, ed
essere in grado di riconoscere il valore della tradizione come possibilità di comprensione critica del presente.
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Scienze umane Il liceo delle scienze umane è una novità dove confluiscono le sperimentazioni degli ex Istituti magistrali. Le
Scienze umane cui fa riferimento la denominazione di questo percorso e che occupano un ruolo centrale nel
piano di studi sono: Antropologia,
Pedagogia, Psicologia, Sociologia.
Oltre al percorso base, è prevista la possibilità di istituire l'opzione "Economico-sociale", nel cui piano di studi
non c'è il latino,
sostituito da materie giuridiche ed economiche.
Il piano di studi del percorso base
prevede lo studio per tutto il quinquennio del latino, di una lingua straniera, di Scienze umane. Nel biennio
iniziale è presente l'insegnamento di Diritto ed Economia; nel triennio di Filosofia, Storia e Storia dell'arte.
Il percorso base ha lo scopo di far acquisire agli studenti le conoscenze dei principali campi d'indagine delle
scienze umane mediante gli apporti specifici e interdisciplinari della cultura pedagogica, psicologica e socio-
antropologica. A conclusione del quinquennio, i ragazzi dovranno
raggiungere i seguenti traguardi: conoscenza delle principali tipologie educative, relazionali e sociali proprie
della cultura occidentale e del ruolo da esse svolto nella costruzione della civiltà europea; saper identificare i
modelli teorici e politici di convivenza, le loro ragioni storiche, filosofiche e sociali, e i rapporti che ne
scaturiscono sul piano etico-civile e pedagogico-educativo; saper confrontare teorie e strumenti necessari
per comprendere la varietà della
realtà sociale, con particolare attenzione ai fenomeni educativi e ai processi formativi, ai luoghi e alle
pratiche
dell'educazione formale e non, ai servizi alla persona, al mondo del lavoro, ai fenomeni interculturali.
Nell'opzione "Economico-sociale" non è previsto lo studio del latino
ed è ridotto il numero delle ore di Scienze naturali e di Scienze umane.
06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Risultano, invece, potenziate: le ore di Diritto ed Economia politica e le ore di Matematica; è previsto lo
studio di una seconda lingua straniera dal primo al quinto anno.
Questa opzione può essere attivata
«nel rispetto della programmazione
regionale dell'offerta formativa» e «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
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Scientifico Il liceo scientifico somiglia molto all'ordinamento originario. La sua fisionomia è stata in forse fino all'ultimo
momento. Si discuteva dell'ipotesi di eliminare il latino o di renderlo opzionale per dare più spazio alle materie
scientifiche. Alla fine è rimasto il percorso tradizionale, con il latino, ma si è deciso di istituire anche l'opzione
"Scienze applicate", dove il latino è stato sostituito dall'incremento delle ore di scienze e di informatica. Il
carico orario settimanale è identico nei due percorsi: 27 ore nel biennio e 30 nel triennio.
A parte il latino, previsto solo nel percorso base, le materie sono identiche nelle due articolazioni, sia quelle
di carattere generale (lingua straniera, filosofia, storia, disegno e storia dell'arte) sia quelle di indirizzo
(matematica, fisica, scienze naturali). Nell'opzione "Scienze applicate" risultano potenziate le Scienze naturali
ed è previsto lo studio di Informatica come disciplina autonoma mentre nel percorso base è associata alla
matematica.
Il liceo scientifico ha lo scopo di far acquisire ai ragazzi una formazione culturale equilibrata nei versanti
linguistico-storico, filosofico e scientifico; di far comprendere i nodi fondamentali dello sviluppo del pensiero e
i nessi tra i metodi di conoscenza propri della matematica e delle scienze sperimentali e quelli propri
dell'indagine di tipo umanistico. A conclusione del corso di studi gli studenti dovranno: saper cogliere i
rapporti tra il pensiero scientifico e la riflessione filosofica; comprendere le strutture portanti dei procedimenti
argomentativi e dimostrativi della matematica; usarle in particolare nell'individuare e risolvere problemi di
varia natura; saper utilizzare strumenti di calcolo e di rappresentazione per la risoluzione di problemi; aver
raggiunto una conoscenza sicura dei contenuti fondamentali delle scienze fisiche e naturali e, anche
attraverso l'utilizzo del laboratorio, una padronanza dei linguaggi specifici e dei metodi di indagine delle
scienze sperimentali.
L'opzione "Scienze applicate" può essere attivata «nel rispetto della programmazione regionale dell'offerta
formativa» e «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
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Linguistico È una novità per l'istruzione statale, che non ha mai avuto questo percorso di studi: in atto esistono solo licei
linguistici non statali, oltre che varie sperimentazioni centrate sullo studio delle lingue straniere.
Il liceo linguistico è finalizzato allo studio di tre lingue straniere, a ognuna delle quali sono dedicate dalle tre
alle quattro ore settimanali. Per ciascuna lingua è prevista anche un'ora settimanale di conversazione con un
docente madrelingua. Nel biennio si studia il latino per due ore settimanali: la scelta sembra poco opportuna
perché finisce per appesantire un curriculum già abbastanza corposo dal punto di vista dello studio delle
lingue. È previsto, inoltre, lo studio della filosofia, della storia dell'arte e della fisica nel triennio; della
matematica e delle scienze naturali tutti e cinque gli anni.
Per assicurare un'ottima padronanza delle lingue è previsto, dal terzo anno, l'insegnamento in lingua
straniera di una disciplina non linguistica compresa nel piano di studi; dal quarto anno è inoltre previsto
l'insegnamento, in una diversa lingua straniera, di una materia non linguistica.
Gli studenti, a conclusione del percorso di studio, dovranno saper comunicare in tre lingue moderne in vari
contesti sociali e in situazioni professionali; dovranno saper riconoscere gli elementi strutturali caratterizzanti
le lingue studiate ed essere in grado di affrontare in lingua diversa dall'italiano specifici contenuti disciplinari.
Va anche garantita la conoscenza delle cultura dei Paesi di cui si studia la lingua.
06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4rifbg_rea.jpg" XY="307 204" Croprect="0 3 282 143"
Artistico La specificità dei sei indirizzi del nuovo liceo artistico sta nella loro finalizzazione allo «studio dei fenomeni
estetici e alla pratica artistica». Il corso di studi tende a favorire «l'acquisizione dei metodi specifici della
ricerca e della produzione artistica e la padronanza dei linguaggi e delle tecniche relative». Fornisce allo
studente gli strumenti culturali necessari per conoscere il patrimonio artistico, guidandolo ad «approfondire e
a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze necessarie per dare espressione alla
propria creatività e capacità progettuale nell'ambito delle arti».
Il liceo artistico è articolato, a partire dal terzo anno, in sei indirizzi. Il piano di studi del primo biennio è
comune ai sei percorsi, per cui lo studente sceglie l'indirizzo solo al terzo anno. Fin dal primo anno si studiano
alcune materie specialistiche: discipline grafiche e pittoriche, geometriche, plastiche e scultoree. La didattica
laboratoriale inizia anch'essa nel primo biennio, dove sono previste tre ore settimanali di "Laboratorio
artistico". Dal terzo anno gli studenti seguono piani di studio differenziati a seconda del percorso scelto. Agli
insegnamenti specifici di ciascun indirizzo sono dedicate 12 ore settimanali in terza e quarta, e 14 in quinta,
da svolgersi prevalentemente in laboratorio. Tutti gli indirizzi sono caratterizzati dalla presenza di laboratori
specifici.
Con la riforma, confluiscono nei nuovi licei artistici gli istituti d'arte del vecchio ordinamento e le relative
sperimentazioni. Il Regolamento di riordino dei licei prevede che gli istituti d'arte possono presentare agli uffici
scolastici regionali proposte finalizzate alla confluenza negli istituti professionali per l'industria e l'artigianato.
Le proposte presentate dalle istituzioni scolastiche statali sono valutate dalle Regioni nell'ambito della
programmazione dell'offerta formativa regionale.
foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4rifbq_marka.jpg" XY="248 162" Croprect="0 0 242 121"
Musicale e coreutico Il liceo musicale e coreutico è articolato in due sezioni. È l'unico corso di studi dove l'accesso non è aperto a
tutti. Il Regolamento di riforma prevede, infatti, una prova d'ingresso che ha lo scopo di verificare il possesso
di «specifiche competenze musicali e coreutiche».
L'attivazione della sezione musicale è subordinata alla stipula di una convenzione con i Conservatori di
musica e gli istituti musicali pareggiati. Le discipline di indirizzo sono presenti dal primo all'ultimo anno:
Esecuzione e interpretazione; Teoria, analisi e composizione; Storia della musica; Laboratorio di musica
d'insieme; Tecnologie musicali. Tra le competenze da acquisire nel quinquennio è prevista la capacità di
eseguire e interpretare opere di epoche, generi e stili diversi; partecipare a insiemi vocali e strumentali;
utilizzare, a integrazione dello strumento principale, un secondo strumento; conoscere i fondamenti della
corretta emissione vocale; usare le principali tecnologie elettroacustiche e informatiche.
Per l'istituzione della sezione coreutica è richiesta una convenzione con l'Accademia nazionale di danza. Per
tutto il quinquennio si studiano otto ore settimanali di Tecniche della danza; nel biennio iniziale c'è Teoria e
pratica musicale per la danza e quattro ore settimanali di Laboratorio coreutico; nel triennio è previsto lo
studio di tre ore di Laboratorio coreografico, due ore di Storia della danza e un'ora di Storia della musica. Tra
le competenze da acquisire nel quinquennio è prevista la capacità di eseguire ed interpretare opere di
epoche, generi e stili diversi; analizzare il movimento e le forme coreutiche nei loro principi costitutivi e
padroneggiare la rispettiva terminologia; utilizzare, a integrazione della tecnica principale, classica ovvero
contemporanea, una seconda tecnica, contemporanea ovvero classica.
foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4rifbj_tips.jpg" XY="308 205" Croprect="0 0 304 151"
Il ventaglio delle proposte
Artistico Classico Linguistico
06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 21
Scientifico Scienze umane Opzioni:
Scienze applicate
Indirizzi:
Arti figurative
Architettura e ambiente
Design
Audiovisivo e multimediale
Grafica
Scenografia
Sezioni:
Musicale
Coreutica
Opzioni:
Economico - sociale
Musicale e coreutico foto="/immagini/milano/photo/201/14/4/20100906/p4licei2_emblema.jpg" XY="200 300" Croprect="0 0 200
291"
DA SAPERE
- Indirizzi, opzioni e sezioni
Le tre denominazioni
indicano diversi livelli
di differenziazione dei percorsi.
Le «sezioni» sono connotate
dal massimo livello di differenziazione: fin dal primo anno il piano di studi prevede
un numero consistente di ore dedicato a materie specifiche.
Gli «indirizzi» hanno un livello medio di differenziazione:
il biennio è comune, e le materie
di indirizzo si studiano
dal terzo anno.
Le «opzioni» hanno il livello
di minore differenziazione:
c'è solo la sostituzione
e il potenziamento
di qualche disciplina
- I percorsi
Rispetto alle circa 500 sperimentazioni esistenti
lo sfoltimento degli indirizzi
è radicale. Il liceo artistico
è articolato in sei indirizzi,
un numero che rappresenta
quasi la metà di tutti i percorsi liceali. Solo due licei sono
privi di indirizzi e di articolazioni interne: liceo classico
e liceo linguistico. Due sono caratterizzati da opzioni:
nei licei scientifici accanto al percorso tradizionale è possibile attivare l'opzione Scienze applicate; nei licei
delle scienze umane si può attivare l'opzione economico-sociale.
06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 22
Gli altri due licei sono articolati uno in indirizzi, l'altro in sezioni:
il liceo artistico è articolato
in sei indirizzi a partire
dal terzo anno; il liceo musicale
e coreutico è articolato
in due sezioni a partire
dal primo anno:
musicale e coreutica
- Il diploma
Superato l'esame di Stato,
allo studente viene rilasciato
un diploma indicante la tipologia
e l'eventuale indirizzo
seguito e le competenze
acquisite. Il diploma
è valido a tutti gli effetti
previsti dall'ordinamento.
È titolo necessario per l'accesso all'università, agli istituti tecnici superiori, agli istituti di alta formazione
artistica, musicale
e coreutica.
- L'orario medio settimanale
Non è uguale in tutti i licei,
ci sono delle differenziazioni significative nei vari percorsi,
per cui la settimana scolastica dura da un minimo di 27 a un massimo di 35 ore. Nel liceo scientifico,
linguistico e delle scienze umane è di 27 ore settimanali nel biennio
e 30 nel triennio; nel liceo
classico di 27 ore settimanali
nel biennio e 31 nel triennio;
nel liceo musicale di 32 ore;
la durata massima è nei licei artistici: 34 ore settimanali
nel biennio e 35 nel triennio.
Si tratta di ore di 60 minuti,
per cui non si noterà la riduzione d'orario dove attualmente
si utilizzano le ore di 50 minuti senza recupero.
- Università e lavoro
Il Regolamento di riforma
dei licei stabilisce che, a partire dal secondo biennio, i licei
anche d'intesa con le università, con l'alta formazione e con l'istruzione tecnica superiore, individuano
modalità specifiche per l'approfondimento delle conoscenze richieste per
l'accesso ai relativi corsi di studio e per l'inserimento nel mondo
del lavoro. Tale approfondimento può essere realizzato anche nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro,
nonché con l'attivazione di progetti di studio-lavoro, con esperienze pratiche e di tirocinio
grafico="/immagini/milano/graphic/203//g_lg_glossario.eps" XY="312 317" Croprect="0 0 312 317"
06/09/2010 16Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 23
L'intervista Franco Di Maria: "Una situazione di conflitto catastrofica" I dubbi dello psicologo "Dovrà ripartire da zero" "Alla bimba serve un posto stabile in cui andare a scuola e socializzare" «È una situazione catastrofica.
Questa bambina resterà segnata dall'idea del conflitto». Franco Di Maria, ordinario di psicologia dinamica
all'Università di Palermo, non usa mezzi termini sulla vicenda di Mariam.
Professore, come è cresciuta finora questa bambina? «Di certo non ha avuto uno sviluppo psichico normale.
Il suo mondo affettivo ed emozionale è stato segnato dall'obbligo di dover scegliere tra il padre e la madre. La
dimensione del viaggio continuo l'ha fatta crescere senza riferimenti sociali né legami affettivi. In casi come
questi il dramma è quello di creare un immaginario conflittuale: qualunque cosa succeda, alla fine si sentirà
abbandonata».
Quindi i problemi sono con entrambi i genitori? «Alla sua età non è in grado di concepire l'idea del rapimento,
perciò ai suoi occhi la madre resterà quella che l'ha abbandonatae il padre quello che la tiene con sé con la
forza. Un genitore lontano e assente e l'altro aggressivo e prepotente: una situazione catastrofica». Ma si
ricorderà della madre? «Al massimo potrà avere qualche immagine fotografica nella mente. Quando la vedrà,
la prima reazione sarà probabilmente di stupore per aver ritrovato un affetto perduto. Riportarla dalla madre,
quindi, rischia di aggravare il problema. La donna dovrà costruire un legame con la bambina, che però la
riterrà colpevole di averla abbandonata».
E il rapporto con il padre, invece? «Il legame nei confronti del padreè comunque di natura patologica. Non
parlerei di amore né di affetto, ma piuttosto di attaccamento come ricerca di sicurezza: lui è stato il suo unico
referente».
Quale potrebbe essere la soluzione migliore adesso? «Dovrà ricostruire tutto da zero. Spesso le situazioni di
affidamento creano una conflittualità senza considerare gli effetti psichici, affettivi ed emozionali. Alla
bambina serve un posto stabile in cui possa andare a scuola, socializzare in modo normale. Per recuperare
le servirà l'assistenza costante di uno psicologo». cri.s.
Foto: Franco Di Maria
05/09/2010 7Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 24
Il presente L"Quando era in salute dormiva poco e si alzava presto, con un sorriso Ora ringhia e vive sottopsicofarmaci " Il futuro "Vorrei che acqua, terra e aria tornassero visibili in mezzo al cemento Perché la cittàritrovi il suo cuore in mano" Piero Colaprico "Va bene, confesso c'è un lato di Milano che vorrei farfuori" Il giallista torchiato dal suo detective Sesto senso ANTONIO DIPOLLINA LA SCUOLA con la preside che invita gli studenti a portarsi le sedie da casa è l'immagine per prepararci ai
giorni che verranno. La preside dovrebbe fare ben altro: dire che il primo giorno di scuola le lezioni le terrà
qualche tizio della tv (non serve Gerry Scotti, va bene l'ultimo della fila). A quel punto la Gelmini medesima
porterà le sedie. Le hanno spiegato che deve stare lì per perpetuare un paese in cui se la scuola funziona la
tv funziona poco. E ciò non sarebbe bello. Il suo capo, peraltro, considera gli italiani una massa di asini
dell'ultimo banco, ideali per la tv. E anche qui l'operazione è scientificamente perfetta. «Bagni, Bagni... Te l'ho
insegnato io, il metodo. Non si fanno domande se non si sanno le risposte. Sono stato diplomatico sino ai 40,
ora ho scollinato i 50, non ho mire fuori da me».
Colaprico, non esageri. Vorrebbe farsele lei, le domande? «Perché no? Senti questa: Milano era una città in
grande salute, che andava a letto tardi, dormiva poco e si svegliava con il sorriso.
Ora è una città sotto psicofarmaci, ringhiosa, che non trova né uno psichiatra né un prete in grado di liberarle
la coscienza. Nelle grandi decisioni campicchia, tra le sue strade c'è il più alto consumo europeo di droghe
cosiddette sociali come la cocaina. Come mai? È tutto un berciare contro gli stranieri e contro gli ultimi, tutto
un dividere e iniettare veleno. È questa Milano che, per legittima difesa, qualcuno dovrebbe uccidere».
Qualcuno chi? «E io che ne so?».
Non faccia il furbo, che è tardi.
«Bagni, quando torno a casa io, nella mia periferia, la strada è così buia e malfamata che gli albanesi mi
vedono e cambiano marciapiede. Tu stai verso corso Buenos Aires, giusto? Ecco, pensa questo.
Tra vent'anni, chi vuoi vedere camminare in Buenos Aires?».
Lei vuole disseppellire i Navigli, è vero? «Sì vorrei che acqua, aria e terra tornino visibili in mezzo al
cemento, perché questa città deve ritrovare il "cuore in mano"».
Ma se nei suoi libri la sfotte e la chiama "Città di M."... «È stata ed è una città di m., tante volte, troppe».
E allora perché ci ambienta le sue storie? «Perché gli omicidi in campagna, se non li segue Maigret, mi
conciliano il sonno. E Milano ha sempre avuto contraddizioni fantastiche da esplorare, o situazioni
sotterranee da portare a galla. Bagni, a proposito, è tardi davvero, perché non vai ad arrestare qualcuno,
invece di interrogare me?».
05/09/2010 9Pag. La Repubblica - Milano(diffusione:556325, tiratura:710716)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 25
L'intervista Parla la storica della psicanalisi Roudinesco, firmataria dell'appello per la donna iraniana "È un simbolo dell'oppressione porta su di sé il peso della barbarie" ANAIS GINORI PARIGI - «Novantanove frustate?». Elisabeth Roudinesco fa una leggera pausa, come se stesse provando
ad immaginare l'orrore della pena corporale inflitta a Sakineh. «Ma non è il Medioevo, perché almeno in quel
periodo potevano circolare alcune idee. Questo è l'oscurantismo, piuttosto». La storica della psicoanalisi,
autrice di una biografia di Lacan, ha firmato l'appello per salvare la donna iraniana, insieme ad altri
intellettuali europei. Un appello che ha già raccolto oltre 110mila firme sul sito di Repubblica. Roudinesco non
è sorpresa. «E' diventata un simbolo - dice - ma non dimentichiamoci che è anche una donna in carne e
ossa».
La mobilitazione cresce. E' intervenuto anche il Vaticano.
Sarà possibile salvare Sakineh? « E' una domanda che non bisogna mai porsi. Non credo alla prudenza in
queste situazioni.
Certo non firmerei una petizione contro il piano nucleare iraniano, perché è una questione delicata, tra l'altro
al centro di complessi negoziati diplomatici. Ma questo è un caso emblematico, davanti al quale non ci si può
tirare indietro. Sakineh porta su di sé il peso della barbarie». Cosa accomuna tutte le persone che stanno
protestando attraverso il mondo? « Io non ho avuto esitazioni, anche se ho firmato l'appello insiemea persone
che magari non la pensano come me su altri temi. Ci sono molte aspetti orribili in questa vicenda. Sakineh è
stata condannata per adulterio, un delitto che per fortuna non esiste più in Occidente. Le autorità iraniane
hanno estorto da lei una confessione con metodi degni dell'Inquisizione». Qual è la sua conoscenza dell'Iran?
« So per esempio quello che scrivono di personaggi come Freud, Sartre, Simone de Beauvoir. Ne ho parlato
nel mio libro Retour sur la question juive. Per loro, sono intellettuali che rappresentano Satana. L'Iran è un
paese che non autorizza la libertà sessuale. Una società ancora patriarcale, nella quale donne e omosessuali
sono perseguitati. Anche Darwin è bandito in Iran, dove si insegna ancora il creazionismo. Per questo non mi
stupisce la reazione che ha avuto la stampa di regime nei confronti di chi si mobilita».
Fa riferimento agli insulti e alle minacce a Carla Bruni? « Se la sono presa anche con Simone Veil e Martine
Aubry, che pure avevano espresso il loro sostegno a Sakineh e sono persone molto diverse dalla Bruni.
Guarda caso, però, si tratta sempre di donne. Come Sakineh. Credo veramente che lei possa rappresentare
il segnale di una svolta. E se anche Sakineh fosse lapidata, non bisognerà mai arrendersi. Sono convinta che
l'Iran sarà costretto ad abbandonare una barbarie ormai fuori dal tempo. Ci vorrà del tempo, ma accadrà. E'
inevitabile».
Sul sito si può sottoscrivere l'appello: oltre 110mila le firme già raccolte
@ PER SAPERNE DI PIÙ http://freesakineh.org http://iranhr.net
Foto: STORICA Storica della psicanalisi e lei stessa psicanalista, Elisabeth Roudinesco si è formata alla
scuola parigina di Jacques Lacan
06/09/2010 15Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 26
«Undicenne abbandonato dall'Asl» - «L'Esercito fa da jolly» - «Troppo caldo, sui bus si sviene» - «Al Cto unutilizzo improprio del Pronto Soccorso» Hutter: «Se lui sarà disponibile al dialogo noi riporremo subito cartelli estriscioni» Specchio dei tempi Un lettore scrive:
«Mio cugino Gabriele, 11 anni, soffre di problemi psicologici, con crisi molto violente. E' seguito da psicologi e
psicoterapeuti infantili sia dell'Asl sia privati. L'uica soluzione proposta è quella di ricoverare il bambino
presso un centro a Casalnoceto in provincia di Alessandria (i miei zii abitano a Chieri) dove è pronto uno staff
medico a completa disposizione del bambino.
«Il problema insormontabile è che la struttura ha fatto una richiesta all'Asl di un costo preventivato in 225
euro giornalieri, mentre l'Asl è disposta a pagarne solo 158 e non intende sentire le ragioni della controparte.
Ma a queste condizioni la struttura alessandrina si rifiuta di accogliere Gabriele. Il piccolo ha problemi che
peggiorano rapidamente e i medici che lo seguono insistono per un ricovero immediato. Come al solito è solo
una questione di soldi, ma è così che la sanità pubblica aiuta i più deboli?».
MICHELE CARBONE
Un lettore scrive:
«Tra le ipotesi per risolvere alcuni problemi legati alle ultime elezioni regionali si ipotizza anche l'impiego
dell'Esercito per il conteggio delle quindicimila schede elettorali contestate.
«Sono passati più di trent'anni da quando studiavo regolamenti come allievo ufficiale; ancora adesso ricordo
chiaramente che tra i compiti delle Forze Armate vi erano "la salvaguardia delle libere istituzioni" e il concorso
in caso di "pubbliche calamità".
«Il presidio ai seggi rientrava nella prima definizione, i vari disastri nella seconda.
«Non è che quando non si sa che pesci pigliare si pesca il jolly...».
GIUSEPPE CICO
Una lettrice scrive:
«L'aria condizionata, sul bus 1 passato alla fermata di via Genova angolo via Vado il 24 agosto alle 16.45, a
detta dell'autista, non funziona. E lui, dal posto di guida, non è in grado di intervenire in alcun modo
«Il tragitto più lungo è fino a Porta Nuova e siamo in tanti ad arrivare sin lì. Per la precisione lo sto facendo
mentre scrivo. Pago un abbonamento e viaggio 9 volte su 10 in condizioni disumane, perché il servizio è
decisamente vergognoso.
«Vorrei delle risposte, perché tutti i torinesi conoscono questi disagi quando fa caldo. Io soffro di pressione
bassa e rischio ogni volta di svenire o di essere colta da un collasso, grazie alla Gtt...».
CRI
Il direttore sanitario del Cto scrive:
«Quanto riportato dalla signora Paola Bruno nella sua segnalazione sui fatti accaduti nella serata del 2
agosto non è in alcun modo legato all'organizzazione dell'attività del Cto nel mese di agosto, in particolare per
quanto riguarda le prestazioni in urgenza del Pronto Soccorso.
«La signora, nell'impossibilità di fruire della prestazione sanitaria dal proprio medico di medicina generale, si
è infatti rivolta al Pronto Soccorso dell'ospedale per una patologia non traumatica che lei stessa ha dichiarato
essere presente da più giorni.
«Si è trattato, nella fattispecie, di una sorta di utilizzo improprio del Pronto Soccorso.
«L'informazione del medico ortopedico sul lungo tempo di attesa prevedibile per i codici bianchi andava letta
come premurosa attenzione resa ai pazienti e non già come la volontà di negare o posporre la prestazione
sanitaria verso la paziente».
ROBERTO GERBI
06/09/2010 59Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 27
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 28
Rimedi per disfunzioni degli uomini adulti di MARIA RITA CHIACCHIERA LA DISFUNZIONE erettile è l'incapacità nell'uomo di ottenere o mantenere
una sufficiente erezione nell'ambito della gestione del rapporto sessuale. Tale fatto può verificarsi
saltuariamente e senza indurre problemi psicologici o gestionali, ma quando si ripete più volte, e il difetto
erettile diventa più importante per qualità e/o quantità, allora si attivano le problematiche con essa connesse.
La disfunzione erettile frequente, induce sia questioni emotive che di relazione, e molto spesso induce la
riduzione dell'autostima, con un rafforzamento dei processi disfunzionali. Le cause sono numerose e diverse,
e non tutte sempre chiare o semplici da dimostrare e quindi trattare. La disfunzione erettile peraltro, non è la
conseguenza inevitabile dell'invecchiamento. «L'incidenza della disfunzione erettile - spiega il dottor Gianluigi
Rosi di Perugia, angiologo e specialista in endocrinologia - è di circa il 10% della popolazione occidentale, ma
arriva al 50% nell'età compresa tra i 40 e i 70 anni. Purtroppo la questione viene affrontata adeguatamente
solo da una piccolissima parte degli uomini interessati in tutte le età, ed in particolare negli uomini giovani, sia
per minimizzazione, che per timore o vergogna. Questo atteggiamento porta spesso al peggioramento del
quadro complessivo, che invece spesso può essere risolto anche abbastanza facilmente , se non sempre
rapidamente, dopo l'accurata diagnosi delle cause". E' stato più volte documentato, come la DE possa
rappresentare un importante predittore di morbilità cardiovascolare e debba essere pertanto considerata
come un vero e proprio indicatore di rischio, con necessità di un più attento controllo degli altri fattori
associati. Inoltre, dal punto di vista soggettivo, la presenza di DE è responsabile di un grosso impatto sulla
qualità di vita dell'individuo». Quanto è frequente? «La prevalenza globale è del 13% (2% tre i 18 e i 34 anni)
e sale sopra il 48% per i soggetti over 70. Da rilevare che alcune patologie fanno alzare notevolmente tali
percentuali. Classicamente in primaria e secondaria, a seconda che vi sia stato o no, un periodo di attività
sessuale normale. Poi in generalizzato e situazionale, a seconda che sia sempre presente, o solo in
determinate e particolari situazioni. Infine secondo la natura, si divide in organica e psicologica». Quali sono
le più comuni cause? «Molto frequenti sono i fattori fisici e psicologici, spesso concomitanti, tra loro: l'ansia, la
depressione, lo stress, i condizionamenti ambientali. Le cause organiche possono essere di tipo: endocrino,
vascolare, neurologico, o legate a malattie croniche , all'assunzione di farmaci o a trattamenti medici. La
probabilità di insorgenza di DE, aumenta da numerosi fattori di rischio: l'età, il fumo, il consumo cronico di
droghe o alcool, la carenza di esercizio, l'ipercolesterolemia, l'obesità». Quali sono i trattamenti terapeutici
della DE? «Il trattamento terapeutico può essere articolato in diverse soluzioni, e deve sempre prevedere le
eventuali terapie per le patologie connesse, o sottostanti, di tipo organico riguardanti altri organi, sia genitali o
di altri distretti: queste andranno risolte o riequilibrate prima o contemporaneamente al trattamento specifico
per la disfunzione erettile. Se l'origine è psicologico, il trattamento elettivo è la psicoterapia sessuologia. Se la
causa è invece di natura organica, ormai da tempo esistono farmaci orali che danno ottimi risultati, o terapie
ormonali. Di secondo livello si può ricordare l'uso iniettivo locale di vasodilatatori». Quando una persona
dovrebbe rivolgersi al proprio medico? «La presenza di DE assume grande rilevanza dal punto di vista clinico
e soggettivo: pertanto chiunque abbia problemi, deve prima parlarne con il proprio medico di fiducia, il quale
provvederà delle specifiche analisi, e dopo un'accurata anamnesi, definirà il problema, e deciderà se è il caso
di trattare (ed eventualmente come), o di rinviare la decisione ad uno specialista». RIPRODUZIONE
RISERVATA
04/09/2010 40Pag. Il Messaggero - umbria(diffusione:210842, tiratura:295190)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 29
AUSTRIA In vacanza con lo psicologo Se rilassarsi non basta per ritrovare il benessere, una settimana di vacanza in compagnia di uno psicologo
potrebbe aiutare a ricaricare le batterie, ridurre il sovraccarico da stress, gestire i pensieri: è la proposta del
Traumhotel liebes Rot-Flüh di Haldensee, con un percorso di passeggiate nella natura, fitness, tecniche di
rilassamento, trattamenti Spa personalizzati, forum e laboratori per rinforzare difese ed energie e prevenire le
tensioni. A partire da 1428 euro con trattamento di pensione completa, www.rotflueh.com, tel.
0043.567564310.
05/09/2010 51Pag. Il Giornale - Genova(diffusione:192677, tiratura:292798)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 30
l'esperienza Trapani, in diocesi spazio ai progetti dei giovani Dal lavoro di un gruppo di ragazzi assieme al vescovo e ad alcuni esperti è nato un vademecum dedicato aipercorsi pastorali per le nuove generazioni. Miccichè: «Lasciamoci provocare dalle loro voci» LILLI GENCO N « el primo anno dedicato all'emergenza educativa, la Chiesa di Trapani prova a lanciare un sasso e a
mettersi in gioco assieme ai giovani». Con queste parole il vescovo di Trapani, Francesco Miccichè, ha
consegnato il vademecum per il nuovo anno pastorale a 60 giovani che hanno contribuito all'elaborazione
dello strumento di lavoro partecipando ai laboratori tematici tenuti durante una tregiorni residenziale, che si è
tenuta nei primi giorni di luglio a Valderice. Da questa esperienza di confronto aperto in cui i giovani sono stati
i protagonisti assieme al vescovo e ai responsabili degli uffici di curia, ad alcuni esperti (come il responsabile
del Servizio nazionale per la pastorale giovanile don Nicolò Anselmi, docenti universitari, pastoralisti e
psicologi) è nato il vademecum. Il volume, dopo un'introduzione del vicario generale monsignor Liborio
Palmeri, si apre con una lettera pastorale del vescovo dal titolo «E fissatolo lo amò», in cui Miccichè afferma
che la Chiesa e la società hanno un debito nei confronti dei giovani. «È l'ora di riconoscere lo spazio e il
valore della componente giovanile che preme, incalza, scalpita, grida il proprio disagio, il proprio bisogno di
senso, la propria insoddisfazione. Scegliamo di ascoltali e di lasciarci cambiare», invita il presule. Il
vademecum, poi, si divide in aree tematiche con alcuni progetti che delineano le iniziative che la Diocesi
metterà in campo, con e per i giovani, nel corso del prossimo anno: il progetto Gio.N.A. , il progetto Oasi e il
progetto Adonai per l'area umanistico-pastorale con momenti dedicati alla formazione e alla vita spirituale e,
per l'area socio-culturale il progetto Paideia con iniziative nel campo dell'educazione e della scuola e il
progetto Polis per la formazione ai temi della cittadinanza e della Dottrina sociale della Chiesa. Proposte
semplici che hanno il valore aggiunto di essere state formulate dai giovani che, in un confronto ancora aperto,
continuano il loro dialogo sul sito internet Facebook.com. «L'esperienza dei laboratori con i giovani ha
evidenziato i meriti di uno stile di tipo sinodale e, per la gioia e l'impegno corale che l'ha caratterizzata, ha
rimarcato la convinzione comune che i giovani possiedono una ricchezza interiore e una energia enormi, le
quali, messe a servizio del Vangelo, possono davvero essere un elemento trasformante e vitalizzante della
routine pastorale - scrive il vicario Liborio Palmeri -. Da questi 60 ragazzi si può partire per un cammino
dentro cui coinvolgere quelli più grandi e soprattutto tanti altri giovani lontani dalla comunità ecclesiale.
Naturalmente occorre un cammino di apertura di tutte le realtà ecclesiali della diocesi verso le problematiche
giovanili avendo il coraggio di rischiare in una pastorale difficile e poco gratificante nei suoi risultati immediati,
ma vero ponte gettato verso il futuro; perché il futuro non sia quello di una volta ma migliore». L'ultima parte
del volume è dedicata alla definizione della struttura della Pastorale giovanile diocesana e ai contributi degli
esperti. Tra questi appare un'interessante indagine sull'associazionismo giovanile in provincia di Trapani a
cura di Ignazia Bartholini, docente di sociologia della devianza all'Università di Palermo, e un
approfondimento sulla funzione genitoriale e l'emergenza giovanile dello psicologo Antonio Bica. «Ai giovani
vorrei rivolgere l'invito a non lasciarci tranquilli, a pungolarci per non abbassare la guardia, per costruire un
mondo più giusto e fraterno, una Chiesa più credibile, un cristianesimo di sostanza e e non di facciata»,
conclude il vescovo.
05/09/2010 26Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 31
L'ASTROFISICO HAWKING E LE «PROVE La domanda più grande oltre ogni disciplina C C ARLO ARDIA on periodica cadenza filosofi e scienziati rendono noto di aver trovato la prova definitiva
che Dio non esiste, che è morto, che non c'è più bisogno di lui. Quest'ultima affermazione sembra sia
contenuta nel libro del celebre astrofisico inglese Stephen Hawking, The Grand Design , che sta per uscire e
che preluderebbe alla scoperta della teoria unificata, della teoria che spieghi i passaggi dell'origine
dell'universo, le leggi che lo regolano, e cancellino il mistero sino a oggi conservato nelle galassie e nelle
particelle infinitamente piccole. Hawking è scienziato tra i più seri, in passato ha riconosciuto che la scienza
procede per tappe e approssimazioni, ha rivisto alcune sue teorie, senza escludere l'esistenza di una
dimensione religiosa che non appartiene alla sfera della scienza. A quanto sembra, privilegerebbe
attualmente la teoria dell'eternità dell'universo, capace di autoriprodursi, e la possibile pluralità di universi.
L'enfatizzazione che la stampa ha dato ad alcuni brani del volume di Hawking, e pubblicati dal Times , va
quindi relativizzata e verificata nella lettura del testo. Resta, però, l'importanza dell'interrogativo che gli
scienziati ancora pongono circa la possibilità che Dio sia fondamento del cosmo, perché è la grande, eterna,
domanda, dell'uomo sulla propria origine e sul proprio destino. E' una domanda alla quale non può dare una
risposta né una scienza particolare, sia essa la fisica o la chimica, la paleontologia o l'astronomia, la medicina
o la psicologia, né le scienze tutte insieme perché Dio le trascende e le supera pur essendone la fonte e
l'origine. Le scienze svolgono un'eccezionale funzione per la crescita della conoscenza, ci avvicinano alla
comprensione del cosmo, e i loro risultati sono decisivi perché la mente umana ottenga sempre più risposte
alle domande che si pone da quando esiste. Ma lo scienziato è di fronte al mistero nella stessa posizione in
cui è il poeta di fronte all'infinito, il musicista che cerca melodie e armonie: lo scienziato, il poeta, il musicista,
rispondono alla domanda su Dio senza bisogno di equazioni o di coordinate scientifiche, di poesia o di
musica, o con ragionamenti più o meno coerente, ma con tutto il proprio essere, con la ragione e il cuore, con
la conoscenza e il sentimento, con una sintesi cioè che rappresenta il mistero dell'uomo in sé. Non è facile
trovare un uomo che scelga Dio, o lo rifiuti, perché ha studiato fisica o psicologia, come è difficile che la
conoscenza della storia dell'uomo, dell'universo, e di tante altre storie, determini la scelta interiore a favore di
Dio. È assai frequente, invece, che scienziati, poeti, storici, musicisti, muovendo dalla speciale propensione
(o vocazione) al vero, al bello, al giusto, siano meglio motivati per l'opzione a favore di un Dio che
rappresenta la sintesi della verità, della bellezza, della giustizia. Compiuta la scelta di fede, si forma nell'uomo
una corrente ascensionale che trasfigura anche ciò che l'uomo vede e studia, perché l'universo apparirà agli
occhi del credente nella sua grandezza e meraviglia, anziché come la somma di tante particelle insignificanti;
l'universo, il creato, la natura, faranno sentire una musica che parla all'animo con mille e mille note che si
scompongono e si ricompongono in armonie sempre più perfette; anche la storia dell'uomo si presenterà
come il grande scenario della nascita e dello sviluppo di una umanità che cerca di raggiungere ideali e
traguardi che la trascendono. La ricorrenza con la quale gli scienziati si pongono la domanda su Dio, al di là
delle risposte che danno alternativamente, è il riflesso dell'aspirazione all'infinito che esiste nella coscienza
dell'uomo. Ma la scelta di fede non è riducibile ad una legge di natura, ad una teorica scientifica più o meno
esauriente, perché è un atto libero e volontario di adesione ad un progetto che dà senso e significato alla vita,
alla sofferenza e all'amore, all'impegno e alla speranza più alta: questo concetto, oltre che nella Bibbia, è
contenuto nella Critica della ragion pratica di Immanuel Kant per il quale senza la realtà di Dio e
dell'immortalità dell'anima viene meno per l'uomo il fondamento della libertà, della moralità, della felicità. La
libera scelta di fede è compiuta nelle profondità della coscienza, con motivazioni e modalità che nessuna
disciplina saprà mai decrittare perché appartengono alla dimensione dell'infinito.
05/09/2010 2Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 32
Domenica 5 Settembre 2010, Nuovo servizio a Resana: psicologo gratuito per chi è in difficoltà RESANA - Uno psicologo gratuito grazie al Comune di Resana. Inizierà infatti mercoledì prossimo (8
settembre) un nuovo servizio promosso dall'Assessorato all'assistenza sociale del Comune che vuole dare un
aiuto a tutte quelle persone in difficoltà che hanno bisogno di avere un sostegno psicologico. «È un servizio
professionale che non sempre è accessibile a tutti, vuoi per le ristrettezze economiche o per le lunghe liste di
attesa presso il servizio socio-sanitario pubblico - ha detto in sede di presentazione dell'iniziativa l'assessore
Pierino Luisetto - ecco allora che abbiamo pensato di offrire questo servizio, interamente gratuito, grazie alla
collaborazione della psicologa dott.ssa Anna Simionato». Lo sportello di consulenza psicologica sarà aperto
tutti i mercoledì dalle 17 alle 20 presso il Centro Culturale di Resana. «Che si tratti di italiani o stranieri con
contesti sociali, culturali e geografici differenti - ha aggiunto Luisetto - ciò che rimane universale è
l'esperienza del dolore, così come costante è la difficoltà, nei momenti difficili, ad entrare in relazione con
l'altro. Ecco perchè vogliamo aiutare tutte le persone in difficoltà». Stefano Bosa
05/09/2010 12Pag. Il Gazzettino - Treviso(tiratura:114104)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 33
L'IMPEGNO DELL'UDI NELL'ULTIMO ANNO SONO STATE 189 LE RICHIESTE DI AIUTO A "TELEFONO DONNA" FRANCA BELTRAMO «Purtroppo in città gli episodi di violenza sono numerosi con un trend in crescitasoprattutto tra gli extracomunitari» «UN'AGGRESSIONE sessuale è una violenza traumatica che richiede tempo e fatica, per essere superata: in
una adolescente, è un'esperienza ancora più grave. Occorrono pazienza, affetto, vicinanza, e professionalità
adeguati, capaci di tutto il tatto possibile». Franca Beltramo, presidente Udi spezzina, non nasconde quanto
possa essere devastante un tentativo di stupro: «Non conosco i dettagli di questo caso - premette - se
confermato, tuttavia, è un episodio molto grave. Ho seguito vicende di violenza, e so quanto sia faticoso il
recupero della serenità: tanto più in giovane età. So però anche che è possibile uscirne, e ritrovare se
stesse». La città non è immune dalla violenza di genere: «Purtroppo no - esclude - gli episodi sono numerosi:
e, in linea con i dati nazionali, interessano con un trend in crescita anche qui da noi più extracomunitari». Udi
ha un servizio di ascolto "Telefono Donna",(0187 /70.33.38): «Sono sta te 189 le richieste di supporto -
spiega la responsabile Gaia Beltramo 107 di loro hanno fatto un percorso di uscita dal disagio, 12 sono state
inviate dalle assistenti sociali, le altre hanno cercato informazioni, parole, conforto». Le donne vittime di abusi
- siano fisici o psicologici cercano soprattutto risposte e tutela in materia legale (76 sul totale, il 71% circa),
anche per conflitti tra genitori e figli, mobbing e stalking. Sono aumentate le richieste relative a stati di
indigenza, a sfratti o a disoccupazione. Richiedono consulenze psicologiche (30 sul totale, il 29%) o anche
solo ascolto (il 13%). L'associazione - onlus, auto finanziata - offre un colloquio introduttivo, che può avvenire
tramite telefono, e poi la consulenza. Le operatrici sono in sede, Via Corridoni 5 alla Spezia, il lunedì,
mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle 18. Telefono Donna è operativo 24 su 24 grazie ad una segreteria
telefonica.
06/09/2010 15Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 34
FESTIVAL DELLA MENTE NON ESISTONO MADRI IN RITARDO L'analista Ravasi Bellocchio: «Un tempo si moriva a 40 anni, non è uno scandalo se il tempo dellariproduzione si allunga» dal nostro inviato RENZO PARODI SARZANA. Femmina e madre è il doppio inscindibile che convive in ogni donna. Lella Ravasi Bellocchio,
analista junghiana, ha affascinato la platea dell'ultima giornata del Festival della Mente di Sarzana
ripercorrendo le opposte tensioni che si agitano in ogni donna: il desiderio di autoaffermazione e il bisogno di
dipendenza. Il legame madrefiglia, dialettico e spesso apertamente conflittuale, è il dato originario. Gianna
Nannini sarà madre a 54 anni, Heather Parisi lo è stata a 50, Antonella Clerici a 46. È la dimostrazione di
quanto sia inestirpabile l'istinto materno? «Cento anni fa la mortalità femminile si aggirava sui 35/40 anni. Non
si studiava la menopausa perché le donne non arrivavano a vivere quella stagione della vita. Con la
trasformazione anche biologica della mente non mi pare un problema che sia andato avanti anche il tempo
della riproduzione. Posso solo fare tanti auguri a Gianna Nannini e alle altre mamme in ritardo». "Ogni donna
contiene in sé la propria madre e la propria figlia", ha scritto Jung... «Le donne hanno dentro di sé un doppio,
quando una madre fa un gesto sa che le viene dalla propria madre e lei lo ha introiettato». È un dato
biologico? «E' un dato biologico e culturale. Sul piano culturale si può dire: "Non farò mai come mia madre" e
poi invece ripetere le stesse cose, nel bene e nel male. Nel rapporto con una madre disturbante ci può essere
il tentativo, da parte della figlia, di giocare con la propria figlia qualcosa di diverso e addirittura di opposto a
ciò che si è vissuto. Il rapporto con la madre in genere migliora quando si è avuto un figlio. Allora si aprono gli
occhi: "Adesso capisco che cosa ha fatto mia madre"». Il rapporto dialettico riguarda anche il figlio maschio?
«Anche il figlio maschio, che però, dal momento che non sarà mai madre, entra in rapporto con un'altra
donna sulla quale sposterà la sua attenzione, il suo desiderio, quella che si definisce la relazione edipica. La
madre deve essere capace di lasciare il figlio maschio al proprio destino. Altrimenti il figlio proietta sulla
sventurata le eventuali frustrazioni e i disturbi che lo hanno afflitto nel rapporto con la madre». I bamboccioni
italiani sono anche la conseguenza dell'educazione mammista, superprotettiva, castrante tipica delle mamme
italiane? «Sì. Ma lo stesso meccanismo agisce anche sulle figlie femmine. Le madri mica le mollano
facilmente». Che cosa è saggio che una madre eviti di fare alla figlia? «Imporre il proprio modello, in modo
subdolo. Dalla cucina al tipo di mobile da acquistare, la madre si astenga dal proiettare, imponendoli, i propri
modelli, le proprie scelte, i propri gusti. Il messaggio deve essere: "Mi fido di te". Anche a costo di vederla
sbagliare». Perché due metodi identici di educazione utilizzati con due figli producono risultati anche molto
differenti? «Questo è un mistero. Ogni persona è diversa da un'altra e quindi il medesimo modello educativo
evoca situazioni e smuove sentimenti diversi. Non esiste uno stampino, non siamo legati a modelli fissi,
predeterminati. E poi ci sono dati strutturali della singola persona, elementi del carattere che agiscono nei
rapporti. Non è vero che si nasce tutti uguali. Sul piano educativo chi ha un temperamento più ombroso non
diventerà estroverso. L'educazione lavora a mitigare e a trasformare ma il dato strutturale resiste». Lei si
occupa di madri e di figlie contemporaneamente? «No, mai. Se accetto una madre in analisi non accetto la
figlia. Con i bambini invece può capitare che i genitori intervengano: in una stanza con il bambino e la madre
è facile L'ERRORE FATALE cogliere immediatamente la qualità del rapporto madrefiglio. Uno degli sviluppi
più interessanti della psicanalisi degli ultimi anni è l'osservazione del neonato nei primissimi mesi di vita. Da
come il bambino si attacca al seno ad esempio si capisce se la madre è ansiosa e si possono decidere
interventi correttivi». I primissimi anni sono fondamentali nello sviluppo della personalità del bambino? «I
primi mesi. Freud assegnava l'Edipo e la castrazione ai tre anni, oggi si ritiene che siano decisivi nella
costruzione della personalità della persona i primissimi mesi di vita. Addirittura si tende a riconoscere il
periodo prenatale, fetale. Le neuroscienze sono uno strumento importantissimo, che dà validità scientifica a
quelle che in psicanalisi sembravano fantasie. Si è visto che il feto negli ultimi mesi della gestazione sogna
06/09/2010 12Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 35
quando sogna la madre». Quali informazioni preziose forniscono le neuroscienze? «Dai due ai tre anni non si
sono ancora strutturati i circuiti cerebrali deputati alla memoria. Tutto ciò che rientra in quel periodo è
memoria implicita, cioè memoria del corpo. A volte possono esserci dei lampi nei sogni che richiamano
situazioni significative dell'infanzia. Tutto materiale utile all'analista che deve ricostruire le vicende del
paziente».
Foto: BANCA DEL SEME Gianna Nannini diventerà madre a 54 anni. Secondo la produttrice discografica
Mara Maionchi, la cantante non ha fatto ricorso alla banca del seme. «È una donna trasgressiva nella musica
ha detto a "Gente" ma tradizionalista per quanto riguarda la famiglia: non darà mai alla luce un figlio senza
un padre che lo segua ».
Foto: È sbagliato imporre il proprio modello. Il messaggio ai figli deve essere: "Mi fido di te"
06/09/2010 12Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 36
Un robot ed uno psicologo nel Taekwondo @BORDERO:#BERROS-LATI@%@Rossella Bersani
TERRACINA Farà la comparsa Ssaurab alla riapertura della stagione agonistica 2010-2011 della Scuola
Taekwondo Terracina 1984, prevista per oggi. Si tratta dell'unico robot in Italia con colpitori sensorizzati, un
sistema che, assieme alle corazze elettroniche, verrà adottato prossimamente nella disciplina marziale. Ma
per la società sportiva del M° Andrea Di Girolamo e del M° Francesco Bersani non sarà questa l'unica novità
della nuova stagione. Lo staff tecnico sarà affiancato persino da uno psicologo.
Nel dicembre scorso ha compiuto i suoi primi 25 anni di vita la Scuola Taekwondo Terracina, fino ad un anno
fa l'unica scuola di taekwondo riconosciuta ed autorizzata dal Coni a divulgare la disciplina olimpica a
Terracina. Il fondatore ne è stato il M° Paolo Serapiglia, tra i primi allievi del M° Park Young Ghil, colui che
quasi 50 anni fa iniziò a divulgare una tale arte marziale koreana in Italia ed in particolar modo a Terracina.
La Scuola ha avuto nel passato 6 atleti azzurri: Francesco Bersani (cintura nera 5° Dan), Gianluca Attanasio,
il M° Andrea Di Girolamo (cintura nera 5° Dan), M° Paolo Serapiglia (cintura nera 6° Dan), Pierpaolo chimera,
oltre a Gino Giubilei e a Marco Palmacci, attualmente atleti professionisti del gruppo sportivo della Polizia di
Stato FF.OO. Il medagliere dei campionati italiani Fita-Coni annovera in totale 24 ori, 17 argenti e 10 bronzi.
Gianluca Attanasio, Andrea Di Girolamo e Marco Palmacci sono stati in predicato di vestire la maglia azzurra
alle Olimpiadi di Sidney 2000. Quanto al medagliere degli allievi dei maestri Di Girolamo e Bersani nei
campionati italiani si sono registrati 9 ori, 9 argenti e 6 bronzi. Le «speranze» si chiamano Yuri Guglietti,
Mauro D'Amico, Claudia Di Lello, Valentina Nardelli, Roberta Nardelli, Rosita D'Amico, Daniele Neri.
La Scuola Taekwondo Terracina 1984, ormai affermatasi come importante realtà sportiva nella città, ha
concluso un esaltante tour estivo dimostrativo e per il 29 di questo mese organizzerà il 1° Torneo sociale.
06/09/2010 Il Tempo - Latina(tiratura:76264)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 37
In campo gli psicologi dell'Arma Come funziona il Reparto analisi criminologiche (Rac) che collabora alle indagini di Avetrana • Si chiamano «criminal profiler». A farceli conoscere ed apprezzare sono state decine di telefilm che, negli
ultimi anni, impazzano sulle reti televisive. L'arma dei carabinieri, da un paio di anni, ha istituito una sezione
speciale la cui sigla, «Rac», sta per Reparto analisi criminologiche. Si tratta di un gruppo di lavoro «preposto
ad attività di supporto alle indagini, mediante la ricerca di elementi di connessione e analogia con altri fatti
delittuosi - come spiegano gli stessi carabinieri -, e valutazione del profilo crimilogico degli autori dei delitti;
all'effetuazione di studi e ricerche sulle tecniche di esame della scena del crimine ed all'alimentazione di una
banca dati sui crimini violenti». Solo i professionisti vengono destinati al Rac. Si tratta di militari specializzati
in attività interdisciplinari. Sono psicologi, sociologi, psichiatri, in grado di fornire ai colleghi dei reparti
territoriali impegnati nelle indagini di un caso, come questo della scomparsa di una 15enne, un'alta
consulenza. Il loro supporto è fondamentale per inquadrare la personalità del soggetto su cui si indaga, per
orientare il lavoro di investigazioni nella direzione più appropriata. Il Rac dipende dal Racis dei carabinieri,
ovvero il Raggruppamento investigazioni scientifiche. I professionisti in uniforme, attraverso lo studio degli
scritti lasciati dalla persona scomparsa, dei libri che leggeva, delle sue abitudini, sono in grado, nella maggior
parte dei casi, di tracciare un profilo psicologico che consente agli investigatori di capire meglio chi si ha di
fronte.
03/09/2010 4Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 38
Un villaggio tridimensionale per curare il disagio psichico In comodato gratuito un suolo nella zona artigianale • TROIA. Sarà dedicato al trattamento del «disagio diffuso» con il «metodo alla salute», una particolare
attività terapeutica, messa a punto da Mariano Loiacono, che non prevede l'uso di psicofarmaci. Il Comune di
Troia ha deliberato di concedere alla Fondazione 'Nuova Specie', in comodato gratuito, un suolo in zona Pip
(piano insediamenti produttivi area a servizi) per la realizzazione del «Villaggio quadrimensionale». Si tratta di
un complesso ricettivo dedicato al trattamento del 'disagio diffuso', realizzato con il 'metodo alla salute' il cui
antesignano è il dottor Mariano Loiacono, psichiatra, responsabile del Centro di Medicina Sociale -
Dipartimento di Neuroscienze - degli Ospedali Riuniti di Foggia Ospedaliero-Universitaria. Si tratta di una
particolare attività terapeutica che non prevede l'uso di psicofarmaci e utilizza modalità nuove e atipiche di
psicoterapia per trattare la fenomenologia legata al disagio collegato alla conflittualità - coppia, famiglia,
gruppi, istituzioni -, alle dipendenze da sostanze psicoattive - alcol, droghe, psicofarmaci -, agli attacchi di
panico, disturbi dell'alimen - tazione, disturbi fobici, ossessività, depressioni, patologie autoimmunitarie,
disabilità semplici e complesse, disturbi di personalità, disturbi dell'umo - re, sindromi psicotiche, ecc. L'area,
una superficie di 5.500 metri quadrati, lunga ben 130 metri, si presta particolarmente per l'attività della
Fondazione in quanto circondata di verde, valli coltivate a grano, con una alternanza stagionale di colori,
profumi e natura. Saranno realizzate sale per i gruppi ordinari, per i corsi settimanali, per la ristorazione, una
biblioteca con annesso Centro Documentazione, uno spazio interno dedicato alle attività teatrali, una zona
residenziale per gli operatori e per i pazienti in trattamento, magazzini, depositi seminterrati e uffici vari (per
medici, operatori, visite, ecc.). E', inoltre, prevista la realizzazione di serre, qualche coltivazione ed annesso
allevamento di animali di piccola taglia, locali per rielaborare, per fare silenzio, e un grande spazio di
aggregazione, il cuore del Villaggio, prospiciente la valle e in diretto contatto con lo scenario naturale del
luogo. L'idea progetto, ancora allo studio, nasce dall'inter pretazione della realtà umana vista in quattro
dimensioni (Quadrimensionalismo): "un nuovo linguaggio che può essere applicato alle diverse 'situazioni
umane' e ai diversi 'Saperi'(Religione, Sociologia, Biologia, Scienze delle Devianze, Politica, Storia, ecc.) per
farne scaturire una cultura quadrimensionale, capace si semplificare la complessità". Soddisfazione è stata
espressa dall'assessore comunale ai Lavori Pubblici e Urbanistica Domenico La Salandra che ha dichiarato:
"siamo fieri di poter contribuire concretamente allo sviluppo del 'metodo alla salute' del dottor Mariano
Loiacono, che da oltre trent'anni dedica la sua attività e i suoi studi a questa particolare attività terapeutica. Le
attenzioni della nostra Amministrazione sono legate a tutto ciò che riguarda il disagio delle famiglie e dei
singoli cittadini. Il Comune diventerà socio della Fondazione contribuendo in maniera ancora più incisiva a
questo progetto supportandone anche le attività. Il 'Villaggio quadrimensionale', quindi, sarà ben presto una
importante realtà".
04/09/2010 13Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Foggia(tiratura:63756)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 39
Piccole vittime di troppo amore Storie di abusi e di padri-padroni Una spezzina responsabile della Carta dei diritti della bambina per Fidapa BAMBINE SOLE, abbandonate, con problemi di socializzazione. Piccole che subiscono violenze sia tra le
mura di casa che per strada: maltrattamenti, soprusi, pressioni psicologiche e, purtroppo, anche veri e propri
abusi sessuali. Dalla più tenera età fino all'adolescenza: sono tante le storie raccontate da Alessandra Del
Monte, già presidente spezzina di Telefono Azzurro -non più presente sul territorio - e, attualmente
responsabile della Carta dei diritti della bambina per Fidapa (acronimo di Federazione italiana donne arti,
professioni, affari). Un documento che raccoglie ed elabora i diritti dell'infanzia sanciti dalla Convenzione Onu
del 1989, ratificata in Italia nel 1991. IN BASE ai dettami della Carta ogni bambina o ragazza deve aspettarsi
di "essere trattata con rispetto e giustizia dalla famiglia" e di essere "protetta da abusi fisici, emotivi o sessuali
tale da superare qualsiasi diritto degli adulti a praticare tradizioni religiose o culturali". È proprio in ambito
familiare che si registrano i maggiori disagi: «La trascuratezza e l'eccesso d'amore sono forme di violenza -
spiega la Del Monte - ci sono genitori che hanno poco tempo da dedicare ai figli e altri troppo autorevoli:
siamo nel 2010 ma esistono ancora casi di padre-padrone». Storie da far rabbrividire, come quella di una
studentessa delle medie che non aveva mai visto il mare, pur abitando alla Spezia: una ragazza che nel fior
fiore dei suoi anni era costretta da un padre particolarmente possessivo ad uscire di casa solo per andare a
scuola. Adolescenti invece abbandonati a se stessi, come la giovane di 13 anni finita al Pronto soccorso in
coma etilico: una fanciulla sempre sola con genitori troppo permissivi o "distratti". CALIAMO poi un velo sulle
orribili storie degli abusi sessuali subiti dalle minori, o sulle mutilazioni genitali praticate alle bimbe
musulmane. Sono tante, quindi, le minorenni che hanno bisogno d'aiuto: nello spezzino operano in loro aiuto
numerosi enti ma un ruolo decisivo è svolto dai pediatri, dalle forze dell'ordine, e soprattutto dagli psicologi.
Perché l'unica via d'uscita è il "parlare e soprattutto l'ascoltare": obiettivi perseguiti anche da Fidapa, attiva nel
far conoscere la "cultura della violenza" proprio per contrastarne la sua diffusione. Laura Provitina Image:
20100905/foto/7952.jpg
05/09/2010 6Pag. La Nazione - La spezia(tiratura:176177)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 40
FeelGood! PSICHE TEMPO DI GIOIA Claudia Bortolato «Un buon 50% dei problemi psicologici e comportamentali può essere risolto nell'arco di dieci sedute». Ne è
convinto - tanto da scriverlo nel Dizionario Internazionale di Psicoterapia, in corso di pubblicazione - Gianluca
Castelnuovo, psicologo e docente alla facoltà di Psicologia dell'Università Cattolica di Milano. Ad avallare
questa tesi, anche studi dell'American Psychological Association. «Per un altro 25%», prosegue lo
psicoterapeuta, «è previsto invece un trattamento che non supera le 30 sedute. Solo per il restante 25% si
prospetta una terapia più lunga». In base a quali criteri scegliere a priori la lunghezza della terapia? «Un
conto è la psicanalisi, finalizzata alla conoscenza di sé. È una terapia che si occupa della crescita personale,
dell'evoluzione dell'individuo o della cura dei cosiddetti disturbi di personalità. Tutt'altro è la necessità di
risolvere un disagio contingente, come attacchi di panico, fobie, compulsioni. Sono disturbi invalidanti, che si
ripercuotono sulla qualità di vita del paziente. Che fare, allora, se non cercare di porvi rimedio in tempi
rapidi?». Per non parlare dell'aspetto economico: «Se il problema ha origine in un remoto passato, non
significa che siano necessari decenni per risolverlo, investendo una fortuna. Tanto più che i primi incontri
sono i più efficaci. È lì che si gioca tutto. La letteratura scientifica lo testimonia e il terapeuta lo sa. Quindi una
terapia breve non è affatto penalizzante, ma ha pari dignità di quelle a lungo termine. Sono le diverse forme
di disagio a legittimare processi e durata differenti». Non tutti ne sono convinti: «Non avrebbe molto senso
sostenere terapie molto lunghe, se solo ci fosse la possibilità di accorciare i tempi», sostiene Paolo Migone,
psicoanalista e condirettore di Psicoterapia e scienze umane, che ha iniziato ad interessarsi al problema delle
terapie brevi nel 1981. «Che bisogno c'è di impostare il time-limit setting, cioè di specificare all'inizio che si
farà una terapia breve? È solo uno slogan illusorio dettato da una serie di esigenze psicologiche, sia dei
pazienti che degli psicoterapeuti. Forse entrambi devono essere rassicurati circa la possibilità di curare e
guarire in fretta. Al tempo stesso, va tenuto conto delle pressioni economiche e sociali del sistema sanitario».
04/09/2010 227Pag. D Repubblica - N.709 - 4 settembre 2010(diffusione:385198, tiratura:546033)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 41
Comprendere il mondo tra fisica, psicanalisi e Qabbalà L'unità della conoscenza Nel romanzo «Triad» Tom Keve arriva a una sintesi fra le scienze della natura e quelle dell'anima trovandouna radice unificante nel pensiero mistico ebraico do. E possibile quindi fare sintesi fra scienze della natura e quelle dell'anima? Sì, risponde Keve e trova la
radice unificante nella Qabbalà che, quantomeno, ha sfiorato la genealogia e l'educazione dei dei diversi
campi e si giocano assieme a documenti, estratti di lettere, giornali e cibi mitteleuropei, palazzi aviti, ascesi
sociali, la teoria della relatività e lo Zohar. L'opera si propone proprio come il Talmud, nella compresenza di
un argomento ben difeso e bene esposto e del suo esatto contrario, ma anche come i grandi dialoghi di
Platone, ricco di humour e mille curiosità ora esplicitate, ora lasciate alla ricerca personale del lettore. In una
sorta di pilpul contemporaneo non in un misch-masch eterogeneo, trapassato niente di meno che da Abulafia:
«La via qabbalistica consiste nell'amalgamare nell'anima i principi della scienza matematica e naturale, dopo
che l'uomo ha dapprima studiato i significati letterali della Torah e della fede, per eserciUn saggio si legge alla
scrivania muniti di carta e penna, un romanzo distesi sulla spiaggia, una storia delle idee in veste letteraria
richiede una comoda poltrona per godersi, paradossalmente, un viaggio nel «mondo di fuori e nel mondo
interiore», in compagnia di grandi geni, della fisica, della psicanalisi e della Qabbalà, ma come osarlo ben
sapendo di non essere «genio» e neppure qualificato esperto in almeno uno dei tre campi? Tom Keve, fisico
ebreo ungherese, si è posto il problema e ne ha indicato la soluzione: l'umanità dei grandi, i loro scacchi e i
loro problemi palesano la strada che consente a chi, genio non è, di comprendere quanto costoro hanno
intuito ed elaborato. Perché mai questa triade, di intreccio e di incrocio, per di più in piena Mitteleuropa? La
copertina dell'edizione francese ( Triad , Paris, Albin Michel, 2010) introduce suggerendo un interrogativo: chi
mai sono i sei personaggi? Inizia così la prima tappa del grande viaggio che, avanzando nelle cinquecento e
più pagine, si rivelerà iniziatico, proprio come lo fu per l'autore: fisico di professione, naturalizzato in
Inghilterra, che attraversò il deserto della depressione ed entrò in analisi. Malgrado la difficoltà organica ed
esistenziale, Keve rimase molto percettivo su quanto gli avveniva: scrutando se stesso, scoprì «le differenti
correnti» che lo abitavano e, nel contempo, abitavano il mondo. Ne conseguì la lettura appassionata di Jung
e la scoperta dell'amicizia dello psicanalista con il fisico Wolfgang Ernst Pauli, tesi a comprendere loro stessi,
ma anche il mondo. La sollecitazione alla sintesi personale ormai era attivata. L'elemento religioso, nell'ebreo
non praticante Keve era assente, tuttavia poté di più la curiosità e la potenza della stirpe: «È la mia eredità e
non ne so nulla», iniziò allora la ricerca. La triade si compose da sé: fisica quantistica, psicanalisi e Qabbalà.
La sfida era aperta e sferrata. La stesura nella forma saggio sarebbe potuta apparire solo ovvia ed esigere un
rimontare nel tempo cronologicamente, invece il desiderio della forma letteraria, che covava nel suo animo,
ebbe la meglio nel solo ritornare indietro. Nella narrazione infatti il gioco è fatto: si eliminano tutti i limiti che la
natura del saggio impone e domina l'arte della suggestione invece della distante dimostrazione. Triad ,
pubblicato in Inghilterra a spese dell'autore, pescato da Feltrinelli e poi da Albin Michel, può sembrare, di
primo acchito, esoterico o farraginoso, entrando invece nella matassa, il filo conduttore guida ed emerge:
l'autobiografia, in prima persona, di S á ndor Ferenczi tiene il filo sullo sfondo della storia della critica della
Mitteleuropa e si ritorna agli anni Trenta del Novecento approdando a Londra, New York, Gerusalemme, in
compagnia di Sigmund Freud, Carl-Gustav Jung e Ferenczi, Hevesy, Bohr, illustri premi Nobel, Lou Andreas
Salomé, assieme ai grandi editori e librai. Keve, nel corso della accurata documentazione che sostiene la sua
opera, scoprì quanto la realtà fosse vicina al suo desiderio scoprendo un movimento contrario in se stesso: le
tessere del puzzle reale entravano perfettamente nel quadro mentale da lui desiderato, Einstein, Bohr, Pauli,
la struttura della materia conducono a una teoria che, indubbiamente, portò a reimpostare l'interpretazione
del mongrandi protagonisti, ma anche la sua propria. Ecco allora balzare dalle pagine l'educazione di una
generazione impressa da Chatam Sofer che, quando giunse a Presburg, «era accompagnato solo da un
pugno di suoi allievi, giovani magri, pallidi e dallo sguardo intenso», mentre la yeshivà era minacciata: sul
05/09/2010 5Pag. Osservatore Romano(tiratura:60000)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 42
fronte politico esterno da Napoleone e sul fronte ebraico interno dai riformatori. Pappenheim, potente
mercante (e padre di «Anna O»), passeggiava lungo il Danubio con Chatam Sofer, dirigendosi al cimitero
ebraico: la conversazione verteva sui fondamenti razionali o meno della colpevolezza. Il maestro suggerì di
iniziare un viaggio iniziatico fondato sulla preghiera, la meditazione, il digiuno e il sogno. Viaggio qabbalistico,
perché «la realtà non è razionale». Qabbalà e Traumdeutung («interpretazione dei sogni»), gusto della
trasgressione, limiti umani, passioni dei personaggi, immagine del padre, dialoghi, discussioni, dibattiti, si
alternano in questa «storia delle idee», con l'introspezione e l'interpenetrazione tare così il suo spirito
attraverso il mezzo delle dialettiche penetranti e per non credere come un babbeo. Ha bisogno di tutto questo
perché è tenuto prigioniero dal mondo della natura». «Shlomo» Freud, ormai consapevole della morte vicina,
ritorna alla Bibbia di famiglia con la dedica scritta in ebraico dal padre ma muore, sedato dalle tre iniezioni di
morfina, con un proverbio francese come guida: «Il rumore è per il fatuo, la pena è per lo sciocco: l'uomo
onesto tradito se ne va senza pronunciare parola». Allora affiora il grande interrogativo: che resta della
cultura, della morale, della civilizzazione, della tradizione? Nulla. Nulla. Tranne la conoscenza. Fin qui Keve,
ma non potrebbe rimanere anche il gusto del grande viaggio iniziatico nel mondo delle idee che giunga non
solo al Mosè di Freud ma anche a quello della tradizione rabbinica che, al culmine del suo proprio grande
viaggio, muore nel bacio dell'Altissimo?
Foto: Wolfgang Ernst Pauli insieme ad Albert Einstein
Foto: Sándor Ferenczi
05/09/2010 5Pag. Osservatore Romano(tiratura:60000)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 43
atlante il costo occulto del disastro del Golfo Passata la fase più acuta, l'emergenza davanti le coste della Louisiana scivola in fondo all'agenda. Ma il verocosto dell'avidità della Bp è ancora tutto da quantificare SIAMO QUASI ARRIVATI al punto del tutto è bene quel che finisce bene, con la storia della perdite di greggio
del Golfo del Messico. Il pozzo è stato chiuso, le spiagge vengono pulit e e lo stralunato Tony Hayward [a.d.
della Bp negli Usa, ndt] è stato spedito in Bussia. Tutto ciò che resta da fare ora alla Bp è trasformare in
vantaggio il danno causato. La compagnia ha accantonato 32 miliardi di dollari per far fronte alle proprie
responsabilità ma intanto lavora alacremente per cercare di contenere il danno al di sotto di questa cifra.
Anche se dovesse pagarla tutta, avrebbe comunque vinto uno dei più grossi affari della storia aziendale. Il
vero debito della Bp è di gran lunga più alto di qualsiasi cifra sia stata proposta finora. Il grosso dei costi è
ancora invisibile. È stato chiaro ben presto che la Bp stava tentando di controllare la percezione pubblica
della perdita di greggio come se stesse operando per ripulirla. Poco dopo aver lanciato la sua operazione di
pulizia, Bp ha proibito ai fotografi di fare immagini aeree del sito della falla, usando come alibi le ragioni di
sicurezza. Metodi simili continuano a essere usati per evitare che i media accedano ai siti chiave e Bp ha
manipolato le foto per fare in modo che i suoi sforzi di ripulitura sembrassero più strenui. Oltre a fare in modo
che la falla fosse sotto-rappresentata, la multinazionale ha lavorato anche per far sì che se ne vedesse il
meno possibile. Oltre ai detenuti «noleggiati» in saldo per ripulire le spiagge, in mare sono stati usati più di u
n miliardo e ottocento milioni di galloni [un gallone equivale a quattro litri, ndt] di solventi Corexit, per far
sparire il petrolio dalla vista. Questi solventi sono proibiti dall'Epa, l'agenzia federale di protezione ambientale,
ma la Guardia costiera ha emesso, in quarantotto giorni, circa 72 deroghe. Ha funzionato: il principale
problema della Bp è letteralmente scomparso. «Non credo che vedremo altro petrolio sulle spiagge - ha detto
il n u o v o a.d. della Bp Bob Dudley al m o m e n t o di assumere l'incarico - E dove n o n c'è petrolio, n o n
c'è bisogno di persone in giro in tute protettive». In altre parole: se il petrolio non si vede, il pericolo è
passato. Hittavia, l'approccio «se non si vede, non c'è» non è scientificamente fondato. Il petrolio entra nella
catena alimentare più facilmente sotto forma di emulsione di quanto non faccia come chiazza arcobaleno. Gli
scienziati hanno già trovato la firma del greggio nelle larve di granchio, anche se le conseguenze ambientali
del m i x di petrolio e solventi per gli ecosistemi del Golfo non sono note e non lo saranno per molti axmi.
Usando il Corexit, Bp ha non solo nascosto il danno ma ha anche seminato dubbi sulla possibilità di
tracciarne l'estensione e le conseguenze. Questa ignoranza non è un caso, per Bp è una manna: rende
possibile dire che la compagnia non può essere considerata responsabile per i danni che non sono
direttamente connessi con la fuoriuscita di petrolio. In effetti Dudley non sarebbe un bravo a.d. se non usasse
ogni possibile dubbio sull'estensione del danno per ottenere concessioni dal governo. La stima, molto
discussa, del governo federale sull'entità della perdita è di 4,9 milioni di barili, dei quali circa 800 mila sono
stati recuperati. Se un tribunale federale stabilisse che l'incidente è stato causato da grave negligenza, Bp
dovrebbe rispondere di un danno che potrebbe arrivare a 4300 dollari al barile, per un totale di 21 miliardi di
dollari. È improbabile che Dudley riesca a negoziare fino a far scendere le stime alla valutazione iniziale data
dalla compagnia [1000 barili al giorno], ma la Bp è stata bravissima in simili negoziati in passato. Detto ciò, se
il governo d o v e s s e essere tenero con la Bp, c o m e sembra che si prepari a fare, ci sono altri interlocutori
pronti a fare causa. Un rapporto calcola in 1,2 miliardi di dollari e 17 mila posti di lavoro persi l'impatto
economico del disastro entro la fine dell'anno. Altre cifre sono ancora più alte. La Us Travel association ha
commissionato alla Oxford Economy uno studio che valuta l'impatto negativo sul turismo, per i prossimi tre
anni, in 22,7 miliardi di dollari. In risposta, la Bp sta cercando di nascondere, offuscare e minimizzare,
mettendosi d'accordo con possibili controparti per somme irrisorie ancora non rivelate versate in cambio della
rinuncia a ogni possibile causa futura contro la compagnia, e comprando scienziati dalla Louisiana State
University, dall'University of Southern Mississippi e dalla Texas A&M per 250 dollari l'ora per assistere i suoi t
03/09/2010 28Pag. Carta - N.28 - 3 settembre 2010
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 44
e a m di avvocati. Dopo che avrà chiuso i conti con il governo e con i privati, Bp si aspetta di avere ancora un
po' di soldi nel suo fondo ad hoc, alla fine degli anni di controversie legali. Non dovremmo essere sorpresi dal
comportamento di aziende come la Bp, che esternalizzano i costi ambientali e sociali e internalizzano i
profitti. Dopo tutto, sono queste le regole del gioco economico. Tuttavia la vera ragione per cui Bp
probabilmente non vedrà mai il conto completo delle sue azioni non risiede tanto nella sua politica
machiavellica, né nella tattica di nascondere il danno o intorbidare le acque con i dubbi, quanto piuttosto nella
cecità insita nel capitalismo moderno. Il nostro sistema economico non è tarato per misurare i più ampi costi
delle sue attività e il caso del disastro nel Golfo del Messico lo illustra dolorosamente bene. Completamente
assenti dalla valutazione dei danni economici, per esempio, sono i vantaggi che gli ecosistemi del Golfo
portano agli esseri umani. Gli abitanti delle zone costiere godono di una serie di «servizi» che l'ambiente
fornisce «gratis» ma che hanno un i m m e n s o valore materiale. Economisti ecologi hanno valutato, prima
del disastro, per la regione del Delta del Mississippi, i «servizi» di «protezione dagli uragani, stabilità
climatica, rifornimento di acqua, cibo, habitat, fornitura di materie prime» e altre cose. La stima è compresa
tra 12 e 47 miliardi di dollari l'anno. Lo stesso gruppo di scienziati ha valutato l'impatto complessivo della
perdita di greggio tra i 34 e i 670 miliardi di dollari, una cifra che miniaturizza le valutazioni correnti. Se questi
ricercatori avessero gettato la rete più lontano, per comprendere anche gli ecosistemi del Golfo, la cifra
sarebbe ancora più alta. E poi c'è il danno fisico e psicologico fatto alle comunità costiere. Il danno è reale,
profondo e difficile da quantificare. Ma se in tempi normali circa il 6 per cento degli adulti statunitensi soffre di
seri problemi mentali - un segmento di popolazione che guadagna in media il 40 per cento in meno rispetto
agli altri - che succederà nella regione del Golfo, dove la depressione dilaga e il danno psicologico deve
ancora essere calcolato? Anche in assenza di ima fuoriuscita devastante, la realtà è che le compagnie
petrolifere danneggiano con la loro attività quotidiana. Come l'industra del tabacco, quella del petrolio crea un
prodotto che, se usato secondo le istruzioni, causa danni. Il governo statunitense ha da poco pubblicato il suo
annuale rapporto sullo stato del clima, rafforzando i risultati che dimostrano l'impatto umano sui cambiamenti
climatici, un fenomano che le grandi compagnie petrolifere cercano di nascondere e attivamente evitano che
sia affrontato. La devastazione della falla della Bp c o m p r e n d e costi che s o n o nient'altro che parte del
bilancio. Un recente studio suggerisce che entro il 2030 il costo per far fronte agli effetti dei cambiamenti
climatici potrebbe arrivare a 300 miliardi di dollari l'anno. Costi che saranno pagati, ma non dall'industria
petrolifera. Per una valutazione complessiva del costo del disastro - è utile usare una nozione centrale
dell'economia: il «costo opportunità» cioè «la più vicina cosa migliore che avrebbe potuto essere fatta in un
determinato set di possibilità». Dunque, qual è l'alternativa più vicina a un'industria da molti miliardi di dollari,
l'inquinamento e tutto il resto? Porsi questa domanda vuol dire chiedersi in che sistema economico siamo e
che sistema economico v o gliamo. Valutare i costi opportunità significa valutare le alternative e confrontarle
tra loro. E alcune di queste alternative, a un più attento esame, non sembrano molto diversi dal presente. Un
gruppo di potenti aziende sta già spingendo per la propria alternativa al petrolio. L'industria dell'etanolo
ricavato dal mais ha di recente sfruttato l'occasione per spingere con ima campagna per guarire l'America
dalla sua dipendenza dai combustibili fossili, con lo slogan «Etanolo: il momento è adesso» [sottotitolo:
«Nutriamo il mondo. Possiamo anche farlo andare»]. Secondo la National corn growers association [la
potente associazione dei coltivatori di mais, ndt], l'alternativa a lungo termine ai pozzi off shore è coltivare
cibo non per mangiarlo ma per bruciarlo. Perché ciò sia redditizio, secondo uno studio della Iowa University,
c'è bisogno che il Congresso rinnovi uno sgravio fiscale che già è costato ai contribuenti 6 miliardi di dollari.
Prima della falla, l'inquinamento agricolo e da allevamento lungo il Mississippi aveva creato nel Golfo una
«zona morta» grande quanto il N e w Jersey. N e s s u n o sa come le «emissioni» di Re Mais interagiranno
con i cocktail di Big Oil ma di sicuro per evitare di dover pagare per il disastro, l'uno accuserà l'altro. Una
seria valutazione di alternative meno tossiche richiede quel tipo di dibattito pubblico che va oltre domande del
tipo «quante persone hanno perso il loro reddito a causa della falla?». Bisognerebbe chiedere non solo quale
sia il costo della falla, ma anche quale sono i costi reali dei nostri bisogni energetici. Non è una
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/09/2010 45
conversazione facile, specialmente in un paese che consuma, a testa, più energia di qualsiasi altro nel
mondo. Ma dobbiamo mettere questi costi invisibili al centro della discussione, perché, come per il petrolio, il
fatto che non li vediamo non vuol dire che non esistono. Questi costi sono un icebei-g: solo una frazione è
visibile al nostro miope sistema economico, il resto è invisibile, nascosto e scaricato sulle «piccole persone»,
come il presidente della Bp Carl-Henric Svanberg ha definito gli abitanti delle zone costiere del Golfo. In tutto
il pianeta, già 300 mila persone per la maggior parte povere e soprattutto donne - muoiono ogni anno a causa
dei cambiamenti climatici. Un costo che noi ricchi abbiamo scaricato sui poveri e una responsabilità di cui ci
siamo liberati. Per f o r t u n a non è u n quadro del tutto fosco. La Bp non è riuscita ancora a disperdere tutta
l'opposizione. Un cospicuo numero di organizzazioni, soprattutto fuori dagli Stati uniti, chiede u n futuro s e n
z a emissioni e il risarcimento dei danni che il Nord del m o n d o ha causato al Sud. Perché questi sforzi abb
i a n o s u c c e s s o anche in q u e s t o paese, la falla nel Golfo del Messico dovrebbe essere un richiamo: a
reimmaginare la nostra economia, la nostra politica, i nostri bisogni energetici o a essere pronti a calcolare
quanto ancora siamo disposti a perdere.
Operazioni ANCHE SE il petrolio non esce più dalla bocca del pozzo a oltre 1500 metri di profondità, le
operazioni per sigillare la falla non sono ancora concluse. Bp sta cercando di rimuovere i pezzi di tubo rimasti
dopo l'esplosione del 20 aprile scorso prima di poter procedere a installare una nuova valvola di sicurezza sul
pozzo e iniziare a scavare un pozzo parallelo per arrivare comunque al giacimento che, nonostante tutto, Bp
non ha intenzione di mollare.
Impatto FINO a novembre l'opinione pubblica statunitense potrebbe aver digerito il disastro in Louisiana.
Tuttavia, secondo alcuni analisti, l'impreparazione dimostrata dal governo federale nella gestione
dell'emergenza potrebbe essere uno degli argomenti delle elezioni di mid-term in cui Obama si gioca molto
del suo futuro politico come presidente. Tra i 37 seggi del senato che il 2 novembre dovranno essere
rinnovati, c'è infatti anche un seggio della Louisiana, attualmente occupato dal senatore repubblicano David
Vitter. The Nation Questo articolo è stato pubblicato il 5 agosto sul sito del settimanale statunitense The
Nation, uno dei punti di riferimento della stampa indipendente negli Usa. Raj Patel ha concesso a Carta la
possibilità di tradurlo e pubblicarlo in Italia www.thenation.com
Negoziati www.publicintegrity.com a un suo impianto a soli tre e la conseguente multa da 85 mila a 12 mila
dollari. Nel 2008 la Bp è riuscita a ridurre tredici capi d'accusa per violazioni di sicurezza
L'immagine della Bp Queste foto sono state prese dal sito della Bpoil America [www.bp.com]. L 'azieda
contribuisce a ripulire la sua immagine mettendo a disposizione le immagini della pulizia delle spiagge.
Il record della Bp Non è la prima volta che la British Petroleum [Bp, Beyond petroleum, «Oltre il petrolio»,
nelle sue più recenti campagne pubblicitarie] si trova coinvolta in «incidenti» negli Usa. A marzo del 2005 la
raffineria della Bp a Houston, Texas, fu sconvolta da una massiccia esplosione di una torre dell'impianto.
Morirono 15 operai e altri 170 rimasero feriti. Dalle indagini emerse che la multinazionale aveva ignorato i
propri protocolli di sicurezza è che il sistema di allarme era disattivato. L'azienda se la cavò con una multa da
50 milioni di dollari. Un anno più tardi, si scoprì che 4800 barili di petrolio si erano riversati nel terreno in
Alaska a causa di una perdita nell'oleodotto della Bp a Prudhoe Bay. Bp chiuse temporaneamente gli impianti
di Prudhoe Bay mandando in tilt il sistema di rifornimento petrolifero degli Usa. Secondo le indagini, il
malfunzionamento dell'oleodotto era stato causato dalle «draconiane» misure di risparmio decise dalla
compagnia per ridurre i costi. La multa quella volta fu di 12 milioni di dollari.
Microbi Ottimo esempio di lavoro informativo: i media statunitensi hanno dato grande rilievo a uno studio
dell'università di Berkeley secondo cui un nuovo microbo del Golfo stava divorando il petrolio disperso in
mare. L'istituto che ha prodotto lo studio, però, è finanziato dalla Bp. www.propublica.org
Informazioni II Comando unificato delle agenziefederali coinvolte nell'intervento nell'area del disastro ha un
nuovo sito ufficiale dedicato, ora, agli interventi di ripristino ambientale WAMW .restorethegulf.gov
Foto: Raj Patel
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Foto: Economista, ha scritto «I padroni del cibo» e il recente «Il valore delle cose», entrambi editi in Italia da
Feltrinelli.
Foto: A sinistra Robert Sprinkle, prima del disastro della Bp riparava le reti da pesca a Bayou La Batre in
Alabama, a destra, Uomini della Bp ripuliscono la spiaggia diOrange beach [Alabama]
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI
9 articoli
Giustizia. Forte aumento delle richieste di iscrizione al Registro societario da parte degli enti Corsa alla conciliazione La spinta dalla prospettiva dell'avvio della mediazione dal 2011 L'ATTUAZIONE In dirittura d'arrivo ilregolamento del ministero di via Arenula sui requisiti degli organismi, le tariffe e il profilo dei mediatori Giovanni Negri
MILANO
Corsa di iscrizioni al Registro dei conciliatori. Almeno a quello dedicato alle controversie societarie. Gli iscritti
attuali sono oltre 100, ma il ritmo delle autorizzazioni del ministero della Giustizia è enormemente cresciuto
nel corso di questi primi otto mesi dell'anno. Sono stati infatti 43, sui 103 totali, gli organismi inseriti nel
Registro durante il 2010. Un ritmo tanto sostenuto da imporre una spiegazione. Che non può che essere
cercata nel fervore che anima il mondo della conciliazione e scovata tra le pieghe delle normativa o della sua
interpretazione.
Sulla base del decreto legislativo n. 28 del 2010, infatti, nella primavera dell'anno prossimo debutterà una
nuova formula di conciliazione, come condizione di procedibilità, nelle cause avviate su materie cruciali per il
contenzioso civile come l'infortunistica stradale o il condominio. Previsione che, oltre ad avere sollevato la
forte opposizione dell'avvocatura (si veda anche l'intervento del presidente del Cnf, Guido Alpa, a lato), ha
anche evidentemente ingolosito una galassia di soggetti che ha fiutato il possibile affare.
Perché a venire scaricate sui tavoli dei futuri conciliatori sarà indubbiamente una mole considerevole di
controversie. Solo a Milano esiste una stima, sia pure approssimativa, che quantifica tra 20 e 30mila le liti che
rientrano nel perimetro della mediazioni 2011. Se il timore è quello che tutto finisca come per la conciliazione
nelle controversie lavoristiche, cioè con un nulla di fatto e nessun effetto di filtro del contenzioso, la
prospettiva di potere contare su un notevole incremento del business ha decisamente smosso le acque.
Il ministero della Giustizia sta ancora lavorando alla stesura del regolamento che dovrà fissare, tra l'altro, i
requisiti per l'iscrizione al registro, per le eventuali cancellazioni e le tariffe da applicare, ma anche il profilo
dei mediatori e dei futuri formatori dei conciliatori (anche su questo versante il fermento è grande con un
pullulare di offerte di corsi). Il testo, sul quale il Consiglio di Stato, avrebbe chiesto alcune correzioni, sarebbe
però ormai in dirittura d'arrivo. Tanto che si parla di una sua pubblicazione intorno al 20 settembre. Nodo
cruciale da sciogliere sarà quello delle tariffe con un orientamento che sta prendendo piede per considerare
come punto di riferimento gli importi applicati dalle Camere di commercio (parametrati sul valore della causa)
comprensivi anche dell'importo Iva. Il costo della conciliazione, per cercare di incentivarne il più possibile
l'utilizzo, sarà però oggetto di uno sgravio fiscale a favore della parte.
Di fatto al registro saranno iscritti su semplice richiesta, senza particolari esami aggiuntivi, gli enti costituiti
dalle camere di commercio e dagli ordini professionali. Per tutti gli altri il ministero della Giustizia dovrà
provvedere a una valutazione delle condizioni di affidabilità e solidità. È chiaro però che il messaggio
passato, a torto o ragione, è che essere iscritti nell'attuale registro, previsto solo per chi ambisce a essere
risolutore delle controversie in materia societaria, in accordo con la riforma del 2003, rappresenta una carta
importante da spendere. Per essere inseriti magari su una corsia preferenziale e contare su una valutazione
più morbida. Di qui il notevole aumento delle richieste e delle successive autorizzazioni, in gran parte
riguardanti enti privati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il boom del 2010La scadenza
La conciliazione nel settore civile debutterà a partire dal marzo 2011 per i procedimenti introdotti a partire da
quella data
04/09/2010 25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 49
I settori
La mediazione sarà considerata come condizione di procedibilità per i procedimenti in materie come gli
incidenti stradali e il condominio
I conciliatori
Gli enti cui è affidata l'opera di mediazione dovranno essere inseriti in uno specifico Registro al quale
saranno iscritti dietro semplice domanda gli organismi delle camere di commercio e degli ordini professionali
In questi mesi è fortemente cresciuto il numero degli enti che chiede di iscriversi al Registro dei conciliatori in
materia societaria
Il regolamento
Il ministero della Giustizia sta mettendo a punto il regolamento che dovrà precisare, tra l'altro, l'importo delle
tariffe i requsiti per l'iscrizione e il profilo dei mediatori
103
Gli enti
Sono gli organismi del registro tenuto dal ministero della Giustizia deputati a gestire i tentativi di conciliazione
43
I nuovi ingressi
È il totale dei nuovi soggetti iscritti nell'elenco nei soli primi 9 mesi del 2010 (il dato è aggiornato a ieri). Un
numero quasi doppio rispetto al 2009 (23 iscritti). Nel 2008, invece, i soggetti ammessi al registro erano stati
in tutto 15, mentre nel 2007 il loro numero complessivo era stato di 22
36
Le modifiche
Sono tutti i provvedimenti di modifica e rettifica dei requisiti pervenuti da tutti gli enti e pubblicati in Gazzetta
Ufficiale nel solo 2010. Inclusa la cancellazione dell'ente alla posizione 47 del registro
VERSO LA MEDIAZIONE
I NUMERI
04/09/2010 25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 50
«Basta con gli alibi, aprite l'ospedale» di DENISE COMPAGNONE Le associazioni e i comitati civici preparano il pressing su Mirabella e sulla
Regione Lazio. La sentenza del Consiglio di Stato - è il sunto della loro posizione - ha eliminato un altro
grande ostacolo che si frapponeva all'apertura dell'ospedale nuovo di Frosinone. Della serie: ora non resta
che aprire. Proprio la sospensiva decisa dal Tar lo scorso giugno sulla gara per la fornitura di macchinari al
nuovo ospedale di Frosinone Fabrizio Spaziani, era stata indicata, infatti, dal commissario straordinario della
Asl Carlo Mirabella, come uno degli ostacoli principali al trasferimento nel nuovo Fabrizio Spaziani. "Uno dei
maggiori ostacoli - aveva detto Mirabella in una delle sue prime conferenze stampa -. Maggiore anche
rispetto alla carenza di personale: in questo senso, infatti, abbiamo avuto rassicurazioni da Renata Polverini
sulla deroga per le assunzioni". L'altro ieri però, il Consiglio di Stato si è pronunciato positivamente
sull'appello della Asl di Frosinone che aveva chiesto ai giudici di annullare la sospensiva decisa dal Tar, nei
fatti quindi dando via libera all'apertura. Se infatti procederà l'iter giudiziario (l'udienza nel merito è prevista il
prossimo 3 novembre e la ditta ricorrente, la Draeger, chiederà i danni alla Asl) questo riguarderà,
eventualmente, solo l'aspetto economico. Perché i macchinari all'interno della struttura ci sono già. E sul
giudizio dei giudici è prevalso l'interesse pubblico: "Sono stati positivamente valutati gli sforzi della direzione
aziendale che hanno permesso di anticipare di 3 mesi l'udienza - hanno scritto ieri dalla Asl - e si è tenuto
conto che, come sottolineato nel documento consegnato ai giudici, è in ballo un interesse pubblico generale".
Da oggi, quindi, si guarda avanti. "Guardiamo con fiducia ai prossimi impegni" ha infatti confermato ieri
Mirabella, non pronunciandosi però su date e tempi. E' quello che invece gli chiedono le associazioni.
"Bisogna insistere - ha per esempio affermato Francesco Notarcola, presidente della consulta delle
associazioni - perché si abbia questo benedetto cronoprogramma sia sul trasferimento dell'ospedale sia sulla
realizzazione del Dea. Ed è importante averlo nel più breve tempo possibile". E' per questo che già da
stasera sono in programma una serie di incontri per decidere le iniziative da attuare, prime fra tutte il rinnovo
della richiesta, alla Regione Lazio, di tenere una seduta di consiglio regionale, magari aperta, a Frosinone.
Stasera sarà la volta della consulta delle associazioni comunali che sta pensando di incontrare tutti i partiti e
gli ordini professionali della città; mentre martedì pomeriggio alle 16, l'esecutivo della consulta incontrerà il
direttivo della consulta degli anziani della provincia. Del resto la sanità riguarda anche e soprattutto loro.
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03/09/2010 30Pag. Il Messaggero - frosinone(diffusione:210842, tiratura:295190)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 51
Rivoluzione anti-burocrazia Soddisfatti gli architetti di BARBARA SCORRANO La "rivoluzione" nel campo dell'edilizia comincia con il cambio di un acronimo, la
sostituzione della sigla Dia, la dichiarazione di inizio attività, con la Scia, la segnalazione certificata di inizio
attività. Non una semplice differenza di lemmi, ma una sostanziale modifica delle procedure da mettere in atto
nel momento in cui si dà inizio ad un'attività edilizia. Se infatti prima dovevano passare 30 giorni tra la
presentazione del progetto agli uffici comunali e il successivo inizio delle attività, ora viene data la possibilità
di dare il via ai lavori nello stesso giorno in cui viene consegnata la relativa documentazione ai funzionari di
Palazzo di Città. Il Comune avrà poi 60 giorni di tempo per effettuare eventuali controlli sulla liceità degli
interventi effettuati. Come ha spiegato l'assessore comunale all'urbanistica, Marcello Antonelli «la novità è
stata accolta con grande favore dagli ordini professionali degli architetti e degli ingegneri, che ne hanno colto
la portata innovativa. La Scia segna dunque una velocizzazione nell'ambito delle attività edilizia che va di pari
passo con l'assunzione di responsabilità per i tecnici che certificano la legittimità degli interventi». La
possibilità per i cittadini di ricorrere a questa nuova procedura, decisa attraverso un decreto del Governo
convertito in legge il 30 luglio scorso, è valida per interventi di manutenzione straordinaria comportanti
modifiche sulle strutture, aumento delle unità immobiliari e incremento dei parametri urbanistici;opere di
restauro e risanamento conservativo e ristrutturazioni edilizie che non comportano modifiche dell'edificio. Per
quanto invece riguarda gli interventi di nuove costruzioni, demolizioni, ristrutturazioni edilizie innovative,
variazione della destinazione d'uso rimane necessario ottenere il permesso per costruire. Analogamente, non
può essere applicata la Scia in tutti i casi in cui sussistono vincoli ambientali, paesaggistici e culturali.
«Sarebbe sbagliato però pensare che la novità rappresentata dalla Scia - continua l'assessore Antonelli -
lasci aperta la porta a furberie e a situazioni di "deregulation". Nel caso in cui venissero fatte false attestazioni
nelle progettazioni presentate, saremo pronti a far scattare le denunce penali e a ricorrere alle sanzioni
previste. Dunque ci auguriamo che si faccia un ottimo uso di questa opportunità, senza però pensare che sia
venuto meno il controllo da parte degli organismi comunali». Per meglio chiarire i criteri applicativi della Scia,
l'assessorato all'urbanistica ha deciso di organizzare due giornate formative, il 21 e il 30 settembre aperte ai
professionisti e gli addetti ai lavori. RIPRODUZIONE RISERVATA
04/09/2010 40Pag. Il Messaggero - abruzzo(diffusione:210842, tiratura:295190)
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L'attacco del democratico Martinelli «Renzi non è nessuno È malato di protagonismo» LORENZO MOTTOLA MILANO Toscano, ma di stanza a Milano, Ettore Martinelli è uno dei più fieri oppositori di Matteo Renzi. A
quarant'anni è già nella segreteria di Bersani e, secondo sindaco di Firenze, dovrebbe essere uno dei giovani
Pd pronti a sfrattare dal partito tutti i dirigenti over 50. Un'idea che non pare condividere: «Parliamo di una
persona con dei problemi», spiega, «Renzi è malato di protagonismo». Renzi invoca una nuova guida per il
Pd. «Il problema è che in questi anni il partito è riuscito ad avere derive leaderistiche senza avere un leader.
Mi spiego: siccome la destra ha un "padrone", ovvero Berlusconi, qualcuno tra di noi si è messo a cercarne
uno senza pensare che fosse più importante lavorare ai progetti. Per questo il ragionamento che fa Renzi mi
sembra veramente allucinante». Pare di capire che il fronte dei "giovani" Pd non è compatto. «No. E per la
verità neppure in Toscana Renzi ha il partito dalla sua parte. Sono schierati con il governatore Rossi, uno che
qualche risultato l'ha raggiunto. È così che si diventa autorevoli, dimostrando di saper fare e affrontando
tematiche complesse. Lui invece si limita a una spasmodica ricerca di visibilità». Manca esperienza? «Renzi
non è Chiamparino, non ha dimostrato nulla. Governi bene la sua città e poi parli. Non può pensare di basarsi
solo su ciò che si legge su Facebook, perché su internet sarà anche il politico del mondo, ma la realtà del
Paese è un po' diversa. Per di più la sua predica ai professionisti della politica mi sembra risibile, visto che mi
pare che lui faccia pienamente parte della categoria». Lui si definisce un dirigente d'azienda. «Ma quando
avrebbe fatto impresa? Ha 35 anni ed è già stato presidente della Provincia. Mi sembra che la maggior parte
della sua vita adulta sia stata spesa in politica. Poi c'è un altro fatto». Quale? «Anch'io alle primarie non ho
votato Bersani, ma lui ha preso un milione di voti e metterlo in discussione non ha senso: Renzi lo fa solo
perché ha dei problemi caratteriali, è alla ricerca continua di visibilità».
04/09/2010 4Pag. Libero - Ed. nazionale(tiratura:224026)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 53
TeramoSulle perizie giurate per la richiesta dei danni Al via i controlli a campione TERAMO A distanza di oltre un anno dal terremoto che ha devastato L'Aquila, la Provincia di Teramo dà il via
alle operazioni di sorteggio per il "controllo a campione" delle perizie giurate relative alla richiesta dei danni
da terremoto nei Comuni fuori dal cratere. Una decisione, quella concordata dall'assessorato provinciale
all'urbanistica e dagli ordini professionali, destinata a sbloccare una situazione ferma ormai da troppo tempo
e che stava causando non pochi disagi ai diretti interessati. «A creare perplessità - spiega l'assessore
Vincenzo Falasca - era la circolare in cui si diceva che il Genio civile deve compiere delle verifiche e quindi
dei sopralluoghi a campione su quei progetti periziati dai professionisti e non dalla Protezione civile. Poichè la
maggior parte delle richieste di rimborso è stata curata proprio dai professionisti era impensabile poterle
controllare tutte». Da qui la decisione di procedere con i controlli a campione, attraverso una procedura
pubblica di sorteggio che avverrà lunedì mattina alle 9.30 nella sede del Genio Civile. Tutte le pratiche non
sorteggiate verranno invece restituite ai Comuni che potranno procedere con le proprie valutazioni in merito
alla richieste di rimborso avanzate dai cittadini.
Al.Mar.
04/09/2010 Il Tempo - Abruzzo pe(tiratura:76264)
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«Il Global service? Appalto trasparente» L'ex presidente Stallone: «Pronto ad un confronto anche davanti a un magistrato» • «Sono veramente amareggiato per le parole in libertà dette a proposito del Global service per la
manutenzione della rete stradale provinciale, ma non posso consentire a Mimmo Farina (assessore ai lavori
pubblic, ndr) di affermare che per quell'appalto mancava solo la faccia dell'impresa vincitrice perché la mia
amministrazione di centrosinistra si è distinta per la trasparenza degli atti». Dopo quasi due anni di silenzio
ecco spuntare l'ex presidente dell'Amministrazione provinciale di Foggia, Carmine Stallone. Un intervento
dettato - dice - «dalla necessità di fare chiarezza, anche in un dibattito pubblico, anche davanti alla
magistratura se necessario, perché abbiamo fatto le cose per bene ed in regola e non posso consentire a
nessuno di infangare il mio nome e quello della precedente amministrazione». La questione «global service»
- ovvero l'affidamento pluriennale attraverso un appalto della manutenzione ordinaria delle strade - è tornata
prepotentemente all'attenzione del dibattito pubblico dopo la protesta dei sindaci dei Monti Dauni che si
sentono trascurati dalla Provincia. La precedente giunta di centrosinistra aveva individuato nel «global
service» una soluzione che, invece, la giunta di centrodestra ha revocato. «E' opportuno precisare che il
global service viene praticato nelle amministrazioni più avanzate. Ma a parte questo, voglio ricordare che in
un primo momento i Ds proposero un solo appalto per l'intera provincia, io sulla scorta di quanto era accaduto
in precedenti esperienze, avevo invece chiesto cinque appalti: due per i Monti dauni, settentrionale e
meridionale, uno per il Gargano, due per la piana con l'alto ed il basso Tavoliere. Effettivamente ci rendemmo
conto che le spese per cinque appalti avrebbero drenato altre risorse, allora decidemmo per tre appalti: Monti
Dauni, Tavoliere e Gargano, anche perché era giusto differenziare gli investimenti proprio per l'articolazione
del territorio. A questa soluzione ci arrivammo dopo incontri, pubblici, con i sindaci, gli ordini professionali, le
associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali. Nessuna decisione presa in qualche stanza segreta.
Non abbiamo portato a termine l'operazione perché eravamo in scadenza di mandato ed io non ero
ricandidato. Mi era sembrato corretto, nei confronti di Pepe o Campo, far trovare il lavoro bello e pronto ma
lasciare a loro ogni decisione. Pepe ha deciso di revocare il bando ma le motivazioni non credo che siano
collegate alla formula del global service. Volevano solo tornare a fare le gare d'appalto», afferma ancora
Stallone che manifesta tutta la sua delusione per certi comportamenti: «Credo di aver lasciato un tesoretto,
risorse economiche, un aeroporto che grazie a noi si è rimesso in vita, il Piano territoriale di coordinamento
che abbiamo preparato noi, il progetto del bike sharing ancora fermo. In questi due anni ho visto francamente
poco, una Provincia assente quando si deve andare allo scontro. Con la Regione e con lo Stato occorre
negoziare, ma si deve cercare almeno di farlo. Invece ho visto che sono stati persi anche dei finanziamenti
altro che ente virtuoso». Una posizione sorprendente quella di Stallone che, dopo la non conferma per il
secondo mandato, aveva dato anche segnali di simpatia per Pepe. «Il presidente è un caro amico, io faccio
un discorso politico. Mi dicevano che ero un mediocre, ma in tutta franchezza rispetto al nulla mi sento un
gigante. E comunque sono pronto a tornare in pista, sento che accadrà qualcosa. Sono un moderato, ma è
evidente che non si può stare col centrodestra. Attendo le evoluzioni nel centrosinistra, ci saranno anche a
Foggia e in Capitanata ed io non resterò alla finestra», dice a chiare lettere l'ex presidente.
05/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Foggia(tiratura:63756)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 55
SICUREZZA NEI CANTIERI SCATTA LA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE Lavoro nero: Regione in campo - PERUGIA - CONTINUA l'impegno della Regione nella promozione della cultura della prevenzione e tutela
della salute e sicurezza nei cantieri edili privati. Lo sottolinea l'assessore regionale Stefano Vinti (foto),
evidenziando che proprio in questi giorni la Regione con i Comuni di Spoleto, Trevi, Cascia, Norcia, Vallo di
Nera e Campello sul Clitunno e, in accordo con l'Asl 3, gli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti e il Collegio
dei Geometri della Provincia di Perugia, hanno siglato un protocollo d'intesa. L'assessore ha ricordato anche
l'inizio del secondo stralcio del progetto "Campagna di informazione ai diversi soggetti coinvolti ed in
particolare ai committenti privati, in materia di sicurezza nei cantieri e Durc", per sensibilizzare i cittadini e tutti
gli operatori del settore edilizio sulla necessità di contrastare il "lavoro nero" e ottenere così una maggiore
sicurezza nell'esecuzione dei lavori edili. «Questa campagna di 'civiltà' - ha detto Vinti - che mette al centro il
cittadino e lo invita a conoscere, valutare e agire con coscienza, perché sicurezza e rispetto delle regole sono
i presupposti per un lavoro 'etico', rimane l'impegno cardine della Regione, rafforzato anche dai risultati
decisamente positivi e ragguardevoli conseguiti con la precedente edizione. Questa nuova campagna di
informazione continuerà attraverso opuscoli informativi, manifesti, poster, locandine e depliant disponibili su
internet». Image: 20100906/foto/5555.jpg
06/09/2010 2Pag. La Nazione - Umbria(tiratura:176177)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 56
Professionisti incastrati tra maggiori responsabilità La semplificazione dell'autorizzazione paesaggistica incastra il professionista: è il progettista che deve
prendersi la responsabilità di attestare che il progetto rispetti i canoni di legge. In sostanza i benefici in termini
di accelerazione dell'istruttoria da parte della pubblica amministrazione si pagano con la responsabilità del
professionista. L'istanza di autorizzazione paesaggistica, infatti, è corredata da una relazione paesaggistica
semplificata, redatta da un tecnico abilitato. Il tecnico deve indicare le fonti normative o provvedimentali della
disciplina paesaggistica, deve descrivere lo stato attuale dell'area interessata dall'intervento, e, soprattutto,
deve attestare la conformità del progetto alle specifiche prescrizioni d'uso dei beni paesaggistici, se esistenti,
oppure deve documentare la compatibilità con i valori paesaggistici, indicando le eventuali misure di
inserimento paesaggistico previste. E non basta.Nella relazione il tecnico abilitato deve anche attestare la
conformità del progetto alla disciplina urbanistica ed edilizia. Ancora: se l'autorità preposta al rilascio
dell'autorizzazione paesaggistica non coincide con quella competente in materia urbanistica ed edilizia,
l'istanza deve essere corredata dall'attestazione del comune territorialmente competente di conformità
dell'intervento alle prescrizioni urbanistiche ed edilizie; ma in caso di intervento soggetto a dichiarazione di
inizio attività, la relazione deve essere corredata dalle asseverazioni di cui all'articolo 23 del T.u. edilizia e le
asseverazioni di conformità dell'intervento sono sempre a firma del progettista.In sostanza la semplificazione
del procedimento si basa sulle attestazioni e dichiarazioni di regolarità del progetto: così si mette in campo
una responsabilità diretta del professionista, chiamato a districarsi nel ginepraio della normativa urbanistica,
edilizia e paesaggistica nazionale e locale. Una responsabilità che può sfociare nel penale a fronte di
dichiarazioni inveritiere. La responsabilità può anche registrarsi sul piano disciplinare con un controllo da
parte degli ordini professionali nel caso di attività svolta con imperizia o negligenza. Un altro fronte di
responsabilità è quello civile che vede contrapposti professionista e cliente.
06/09/2010 10Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 57
Cresce il numero di law firm, di network e di ordini e associazioni con il bollino blu Qualità sempre più diffusa a studio Molti legali hanno adottato sistemi di gestione organizzativi Anche nel settore dei servizi, e di quelli legali in particolare, cresce la diffusione dei Sistemi di gestione
organizzativi, mutuati dall'esperienza aziendale: se infatti, sin dai primi anni '90 e così per oltre un ventennio
lo standard più riconosciuto al mondo per lo sviluppo di modelli di efficienza organizzativa e di certificazione
di prodotto/servizio o processo è stata la norma internazionale e tecnica Uni En Iso 9001 (Sistemi di Gestione
Qualità- Requisiti), oggi anche i professionisti - e le organizzazioni di professionisti- hanno imparato a
utilizzare e gestire anche altri strumenti per la conoscenza e la gestione dei rischi. Le logiche del mercato
internazionale e globale che si trasforma con estrema rapidità, unite all'estrema dinamicità della legislazione
e delle regole, li spinge a dotarsi di strumenti per ottimizzare i rischi: informatici, di privacy e antiriciclaggio,
finanziari, quelli legati al mercato e ai paesi in cui si opera, alla concorrenza, al servizio offerto, alla gestione
del personale, alla sicurezza e salute dei lavoratori, alla responsabilità sociale ed ambientale. La parola
d'ordine sembra quindi essere «realizzare un Sistema di gestione integrato» (SGI). Ossia un Sistema
gestionale, capace di integrare con flessibilità i requisiti di organizzazione - già resi possibili dalla famiglia
delle norme Iso 9001 sui Sistemi di gestione per la qualità (SGQ)- con altri modelli volti a soddisfare nuovi ed
importanti requisiti: di tutela delle persone (dipendenti, clienti, altre parti interessate); di rispetto dell'etica
(sostenibilità e responsabilità sociale) e dell'ambiente (sia micro che macro); di gestione del rischio,
ampiamente inteso. In questa direttrice, viaggiano peraltro anche le più recenti previsioni di legge che sempre
più spesso impattano su diversi aspetti dell'attività. In materia di gestione sicura di dati ed informazioni vige
ad esempio il Dlgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), cui si associa il dettaglio
applicativo della norma tecnica Iso Iec 27001. Ancora, per quanto attiene alla gestione del rischio di
riciclaggio, vige il dlgs. n. 231/2007 (attuazione della direttiva 2005/60/CE-) che sul piano organizzativo e
procedurale trova una possibile realizzazione applicativa nello standard Iso 9001 (SGQ). Infine, per una
ampia gamma di "rischi di reato" suscettibili di ingenerare una responsabilità amministrativa degli enti in virtù
del dlgs 231/2001, proprio il dettato normativo suggerisce espressamente l'adozione dei modelli di cui alle
norme tecniche sui Sistemi gestionali detti; a fungere da possibili "esimenti", dai reati imputabili ai vertici. Dal
parallelismo «norme prescrittive» e «misure organizzative di adeguamento/prevenzione del rischio» discende
il proliferare di Sistemi gestionali, singoli o integrati, per l'adeguamento agli adempimenti di normativa
cogente e per esprimere una "governance attenta" ed "efficacemente rispondente" ai diversi rischi che
incombono nello sviluppo delle prestazioni. Ma per applicarle in ambito professionale e legale in particolare,
esse richiedono risposte comuni, a situazioni sempre più complesse ed articolate. I Sistemi di gestione
approdano così sempre più di frequente anche negli studi tradizionali e di piccole dimensioni. Il dominus di
studio necessita di un modello di riferimento per riorganizzare la distribuzione dei ruoli e dei carichi di lavoro,
ovvero per affrontare il passaggio generazionale o, ancora, per differenziarsi dalla concorrenza, conseguendo
la relativa certificazione di conformità, che, come noto, rientra nel novero degli strumenti di comunicazione
informativa ammessi dal Codice deontologico forense, ed è spendibile, assieme al logo di studio, su tutti i
principali strumenti di marketing legale. Gli studi legali certificati Iso 9001 a oggi, raggiungono il centinaio, dei
quali la maggior parte da organismi accreditati da Accredia. È da rilevare il trend in crescita nell'ultimo biennio
2009-2010 (+ 26 %), forse anche sulla scia dell'avvenuta certificazione Iso 9001:2008 del Cnf avvenuta nel
2008, anche per il fatto che la maggior parte delle organizzazioni legali certificate risiede al Nord (57 %) e al
centro (23 %).In crescita anche il numero degli studi singoli che, con l'intento di realizzare nuove formule
associative, federazioni o network, ricorre alla normativa tecnica Iso 9001 per esigenze di organizzazione
interna alla struttura e imporre metodologie e standard uniformi, con efficacia vincolante per tutti agli «Studi di
filiera». In questi casi di «strategie organizzative allargate», è il network a richiedere di certificarsi, a beneficio
e vantaggio di tutti gli studi aderenti. Infine aumentano anche gli Ordini, le scuole, le fondazioni, e le
06/09/2010 208Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 58
associazioni forensi interessate della materia; per applicare essi direttamente i precetti dettati dallo standard
di riferimento a scopi di migliorare l'efficienza organizzativa dei servizi resi ai loro iscritti, ma anche
sviluppando, se non veri e propri "codici di condotta", apposite "linee guida" illustrative ed interpretative del
quadro normativo e tecnico di riferimento.© Riproduzione riservata
06/09/2010 208Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/09/2010 59
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTIPUBBLICI
21 articoli
«Nessun vuoto allo Sviluppo, presto il ministro» Al Paese serve una seria politica industriale. Ci vuole un ministro dello Sviluppo? Beh, allora passo la voce,passo la voce Giorgio Napolitano, 2 settembre Berlusconi replica a Napolitano: «Nomina in settimana». E suRomani: il Colle non ha bocciato candidati Lorenzo Fuccaro ROMA - «Vedo che da più parti si chiede la nomina di un nuovo ministro per lo Sviluppo, sostenendo che
sino ad ora ci sarebbe stato un vuoto in questa funzione». È l'inizio di una nota del presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi in risposta - anche se il suo nome non compare mai - al presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, che venerdì a Venezia aveva ironizzato sulla mancanza di un successore di Claudio Scajola e
soprattutto di una politica industriale. Berlusconi annuncia inoltre che «la prossima settimana sottoporrà al
capo dello Stato la nomina di un nuovo ministro dello Sviluppo», lasciando così l'interim da lui ricoperto
sinora.
Le parole di Napolitano, comunque, sono al centro di un caso sollevato dall'animatore del sito Il predellino.
Giorgio Stracquadanio sostiene che se non c'è un ministro la colpa è delle norme della Costituzione.
Secondo la nostra carta, afferma, «i ministri sono nominati dal presidente della Repubblica e ad oggi una
proposta informale di nomina è stata rifiutata dal capo dello Stato». Stracquadanio allude alle voci, riportate
dai giornali, secondo cui il Quirinale non avrebbe gradito Paolo Romani nell'incarico che fu di Scajola. Questa
ricostruzione non piace a Berlusconi. «Devo precisare - afferma il premier in un comunicato - che il capo dello
Stato non ha mai respinto alcuna candidatura per l'incarico di ministro per lo Sviluppo, anche perché, nella
mia veste di presidente del Consiglio e per il mandato costituzionale che mi spetta, non ho mai proposto
finora candidati al capo dello Stato».
Questa ulteriore messa a punto nasce probabilmente dall'esigenza di non esacerbare i rapporti con il Colle
alla luce proprio delle affermazioni di Napolitano alle quali Berlusconi replica con un puntiglio inusuale,
rimandando a una successiva e dettagliatissima nota, la terza sullo stesso argomento, con la quale sostiene
che la politica industriale del governo non è mai venuta a mancare. «Mi permetto di garantire che il mio
interim - si legge - non è stato un vuoto ma un pieno, un vero e proprio pieno di decisioni e di provvedimenti e
che il dicastero di via Veneto è stato ed è nelle mani di una delle istituzioni più autorevoli del Paese, quella
del presidente del Consiglio». Berlusconi fa presente che sono state prese un sacco di decisioni e «tenute
molteplici riunioni con i rappresentanti delle imprese, dei lavoratori, degli enti territoriali». Si è insomma,
ricorda Berlusconi, «operato incessantemente a supporto di imprese, investimenti, innovazione,
telecomunicazioni, intermediazione delle imprese, settore dell'energia, con una decisione e con una
concretezza mai viste prima, come credo nella storia del ministero».
In dettaglio, il Cavaliere fa notare che «sono stati più di 300 provvedimenti che hanno recato la mia firma,
anche per tutto il mese di agosto». E tra di essi il premier cita la «cosiddetta legge Berlusconi» inserita nella
manovra. Si tratta, spiega poi, «di una norma che comporta una rivoluzione liberale del nostro sistema di
rapporti con la pubblica amministrazione poiché introduce il principio per cui mentre sino ad ora al cittadino
era consentito soltanto ciò che era espressamente consentito come tale dalla legge, da ora in avanti sarà
consentito tutto ciò che non è espressamente vietato». In concreto, chiunque voglia avviare un'impresa lo
potrà fare senza attendere i permessi, sostituiti da una verifica a posteriori da parte della pubblica
amministrazione.
RIPRODUZIONE RISERVATA I punti Ecco gli assi lungo i quali - secondo il comunicato emesso ieri da
Palazzo Chigi - si è mossa l'azione del ministero dello Sviluppo economico da quando Silvio Berlusconi ha
assunto l'interim: era il 5 maggio, il giorno dopo le dimissioni
di Claudio Scajola Tele
04/09/2010 5Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 61
comunicazioni Accordo sugli esuberi di Telecom Italia; tavolo con gli operatori di Tlc per le infrastrutture di
rete di nuova generazione; soluzione della crisi all'Alcatel Lucent di Battipaglia; calendario di switch off al
digitale terrestre del 2010 per il Nord Imprese
Fondo da 70 milioni di garanzie al credito
per operazioni
di ristrutturazione aziendale; partecipazione ai Tavoli Fiat
di Pomigliano e Mirafiori, bando
per Termini Imerese; accordo
per Eurallumina; avvio bando e cessione per Itierre, Vinyls e Merlon Internazionalizzazione
Organizzazione con l'Ice
delle missioni
imprenditoriali in Cina, Brasile, Giordania, Libano e Camerun, con la partecipazione di centinaia di imprese;
preparazione della missione di sistema nei Paesi
del Golfo prevista a novembre Energia
Decreto per aumentare la concorrenza nel mercato del gas e incrementare le infrastrutture; decreto per
assegnazione quote CO2 ai nuovi entranti; decreto per risoluzione volontaria del Cip 6; fonti rinnovabili:
trasmissione alla Ue del Piano di Azione Nazionale
Foto: Il premier
Foto: Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, 73 anni: ieri ha reagito con una lunga nota alle accuse di
«vuoto» nella politica industriale del governo
04/09/2010 5Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 62
Politiche locali. La mappa che emerge da uno studio promosso dal ministero della Salute con la Caritas Sanità etnica più federalista Regioni in ordine sparso sull'assistenza agli immigrati regolari e non FONTE DI CONTRASTO La tematica èsospesa tra la competenza esclusiva dello stato e quella concorrente a livello locale A CURA DI
Francesca Maffini
Regioni in ordine sparso sull'assistenza sanitaria agli immigrati. È variegata, infatti, la cartina delle politiche
adottate che emerge dallo studio «Migrazione e salute» (promosso e finanziato dal ministero della Salute e
coordinato dall'Istituto superiore di sanità). Nello specifico, il focus sulle azioni locali è stato seguito
dall'Osservatorio per l'assistenza sanitaria agli stranieri della Caritas romana. Sette i parametri monitorati: le
linee guida dell'offerta sanitaria, la presenza o meno di osservatori, gli interventi di prevenzione rivolti
esclusivamente agli immigrati, la formazione degli operatori, l'uso di strumenti di mediazione culturale,
l'assistenza a comunitari e irregolari. Parametri riassunti in un indice che mette a confronto quanto finora
realizzato. Ebbene, la Puglia è l'unica regione con un eccellente impatto delle politiche sanitarie sugli
immigrati. La Calabria, al contrario, rimane in coda, non avendo ancora avviato un'azione organica nella
normativa. Nel mezzo si collocano le altre regioni. Come la Sardegna che ha una buona normativa ma forti
carenze nell'applicazione. O il Veneto che spicca per gli strumenti di analisi dei bisogni.
«Abbiamo analizzato gli atti formali, ovvero leggi, direttive, circolari emanati negli ultimi 15 anni -spiega
Salvatore Geraci, responsabile dell'area sanitaria della Caritas di Roma -. Il risultato della ricerca fa
riferimento alla capacità di formalizzare la politica locale in atti normativi. Non è detto che tutto ciò che è
scritto venga applicato. È anche vero che è molto più difficile avere azioni efficaci con un vuoto normativo».
La Puglia prevale proprio nell'impegno legislativo. «La regione - spiega Geraci - ha saputo individuare le
scelte strategiche migliori per la popolazione immigrata, regolare e non». Oltre ad aver istituito l'Osservatorio
regionale sull'immigrazione e il diritto di asilo, ha specificato le condizioni di diritto all'assistenza per tutti:
immigrati regolarmente soggiornanti e familiari a carico iscritti al Servizio sanitario regionale (Ssr), regolari
che possono scegliere tra il Ssr o una polizza sanitaria valida sul territorio nazionale, stranieri detenuti iscritti
o meno al Ssr, cittadini temporaneamente presenti non in regola con il permesso di soggiorno, comunitari
privi dei requisiti per l'iscrizione al Ssr. «Un buon lavoro lo stanno facendo molte regioni, dal Lazio alla
Toscana, dal Piemonte alla Liguria», sottolinea Geraci. Quest'ultima assicura ai minori stranieri in affidamento
temporaneo per le vacanze terapeutiche l'iscrizione al Ssr per la durata del loro permesso di soggiorno
(schede a lato).
La tematica "salute e immigrazione" è sospesa tra la legislazione esclusiva dello stato (in tema di
immigrazione) e quella concorrente delle regioni (in tema di attuazione della tutela della salute). E questo nel
tempo ha creato contrasti.
Il testo unico sull'immigrazione prevede che tutti gli stranieri legalmente presenti in Italia siano iscritti al Ssn,
anche nel periodo di rinnovo del permesso di soggiorno e che i clandestini ricevano le cure essenziali
attraverso l'utilizzo di un codice regionale Stp (straniero temporaneamente presente). Ma sono le regioni che
devono individuare le modalità opportune per garantire l'accesso alle prestazioni. E può accadere che
iniziative legislative locali in favore degli immigrati vengano bloccate o messe in discussione dal governo
centrale
Così è successo proprio alla legge sull'immigrazione pugliese, la n. 32/2009, impugnata dal consiglio dei
ministri davanti alla Corte costituzionale per essere andata oltre la competenza regionale, anche per la
presenza di disposizioni a favore degli irregolari. Stessa sorte era toccata alle disposizioni in materia di
Marche, Emilia Romagna e Toscana. Per quest'ultima regione è di recente arrivato il via libera della Consulta,
che con la sentenza 269 del 7 luglio 2010, ne ha "promosso" la legge 29/2009, in particolare nel punto in cui
«provvede ad assicurare anche agli stranieri irregolari le fondamentali prestazioni sanitarie ed assistenziali
06/09/2010 11Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 63
atte a garantire il diritto all'assistenza sanitaria».
Nella stessa data di cinque anni fa la Corte costituzionale respingeva, con identiche motivazioni, il ricorso del
governo sulla legittimità della legge 5/2004 dell'Emilia Romagna. Nessuna pronuncia, invece, sulla normativa
delle Marche: è stata la stessa regione, con una legge successiva, la 28/2009 ad abrogare le disposizioni
della legge 13/2009 censurate dal governo che il 14 febbraio scorso ha così rinunciato all'impugnazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
La percentuale dei professionisti qualificati nei servizi sanitari sul totale dei lavoratori stranieri (sono esclusi i
mediatori culturali)
I RICOVERI
459.693 Ricoveri in regime ordinario di cittadini stranieri nelle strutture sanitarie italiane (dati 2008 del ministero della
Salute)
SUL FRONTE DEL LAVORO
1,6% PER L'ASSISTENZA SANITARIA
17,6% La percentuale impegnata per l'assistenza sanitaria sul totale dei servizi erogati in Italia a stranieri (dato
ministero dell'Interno)
LE VISITE IN «AREA CARITAS»
20mila Visite, di base e specialistiche, erogate nel 2009 agli immigrati dalla rete di ambulatori dell'area sanitaria della
Caritas romana
foto="/immagini/milano/photo/202/16/11/20100823/pag11_visita_tips.jpg" XY="305 203" Croprect="53 1 209
203"
LE INIZIATIVE LEGISLATIVEABRUZZO
Nel piano sanitario regionale 2008-2010, per facilitare l'accesso alle cure, sono previste schede
anamnestiche bilingui per le principali comunità straniere presenti sul territorio. Inoltre, viene utilizzata l'opera
di mediatori culturali per agevolare la comunicazione con gli operatori.
BASILICATA
La regione ogni anno approva i «programmi di assistenza sanitaria in favore di bambini e adolescenti
provenienti da paesi extracomunitari» realizzati dall'azienda ospedaliera San Carlo di Potenza e dal Crob
(centro di riferimento oncologico della Basilicata) di Rionero in Vulture.
CAMPANIA
Nel marzo del 2010 è stato stipulato un accordo con l'Inmp - vale a dire l'Istituto nazionale per la promozione
della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie di povertà - coinvolgendo le aziende
sanitarie campane.
EMILIA ROMAGNA
Nel piano sociale e sanitario 2008-2010 grande rilevanza è data alla prevenzione delle malattie infettive per i
soggetti più deboli. Un'iniziativa portata avanti a livello regionale è quella degli «Spazi per donne immigrate e
i loro bambini».
LAZIO
Il piano sanitario indica come indispensabile il coinvolgimento dei cittadini stranieri nella pianificazione delle
attività sanitarie, attraverso «Consulte per una salute interculturale». Lo stesso piano fa anche riferimento a
«mappe di fruibilità» con informazioni dettagliate sulla dislocazione territoriale delle varie strutture.
06/09/2010 11Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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LIGURIA
La regione assicura ai minori stranieri in affidamento temporaneo per le vacanze terapeutiche l'iscrizione al
servizio sanitario regionale, che "copre" i ragazzi per tutta la durata del loro permesso di soggiorno.
LOMBARDIA
Per l'assistenza agli irregolari la regione ha previsto il solo ricorso al pronto soccorso per gli Stp (sigla che
sta per «straniero temporaneamente presente»). La circolare del 3 febbraio 2009 prende atto della mancanza
normativa e invita le aziende sanitarie a pensare di realizzare progetti sperimentali di assistenza agli
irregolari. Il punto debole resta la mancanza di disponibilità finanziarie.
MARCHE
Nel 2006 è stato avviato il progetto «Promozione della salute materno-infantile della popolazione immigrata
nella regione Marche» che utilizza un video di educazione sanitaria plurilingue dal titolo «Per la vostra salute
donne del mondo. Il filmato viene proiettato all'interno dei punti nascita e i principali consultori familiari.
MOLISE
Al termine del 2009 l'azienda sanitaria regionale del Molise ha avuto il compito di attuare, in via sperimentale
per due anni, gli ambulatori di medicina generate per Stp (stranieri temporaneamente presenti), rifugiati e
richiedenti asilo, con procedure che semplifichino gli ostacoli burocratici esistenti.
PIEMONTE
La regione riconosce agli stranieri temporaneamente presenti, domiciliati nel territorio piemontese e registrati
presso i centri Isi (Centri informazione salute immigrati) la possibilità di usare il servizio di trasporto sanitario
per la terapia dialitica, l'ossigenoterapia domiciliare e l'assistenza per malattie terminali.
PUGLIA
Tutti i cittadini stranieri, regolari o meno, hanno diritto alle cure sanitarie. In particolare, la legge impugnata
dal governo specifica che per i minori provenienti da paesi nei quali non sono accessibili le competenze
mediche e con i quali non ci siano accordi di reciprocità sull'assistenza sanitaria, il Ssr (Servizio sanitario
regionale) è autorizzato all'erogazione di prestazioni di alta specializzazione.
SICILIA
All'inizio del 2010 la regione ha firmato un protocollo di accordo con i Lions siciliani sulle linee guida nella
«cooperazione euro mediterranea sui migranti». Per favorire l'integrazione dei migranti e la tutela della salute
delle donne e dei minori, inoltre, verrà costituito un Centro di osservazione umanitario sui migranti che avrà
sede a Pantelleria.
TOSCANA
Nel piano sanitario 2008-2010 un focus di attenzione è dedicato alla salute delle donne immigrate e dei loro
bambini: in particolare, per migliorare l'accesso ai servizi di assistenza alla gravidanza, al parto e al post
parto. Si vuole aumentare l'offerta dei consultori soprattutto per coloro che si trovano in precarie condizioni di
lavoro.
UMBRIA
Da circa cinque anni è stato attivato il «Centro internazionale per la realizzazione di un servizio a rete di
mediazione culturale nelle aziende sanitarie»; gli obiettivi sono quelli di sostenere gli operatori, fungere da
osservatorio sul fenomeno migratorio, coordinare a livello regionale tutti i servizi socio-sanitari.
VENETO
La regione ha prodotto negli anni parecchi atti normativi. Tra gli altri, la nota regionale del 27 febbraio 2007
che stabilisce che per i familiari a carico di cittadini extracomunitari iscritti al Servizio sanitario nazionale
l'iscrizione senza contributo deve essere mantenuta quando al compimento del diciottesimo anno ottengono
un permesso di soggiorno per studio.
06/09/2010 11Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 65
IL PRIMO CICLO Le novità Meno docenti e aule più affollate Maestro unico a regime in prima e in seconda elementare: persi 12mila posti PAGINA A CURA DI
Claudio Tucci
Meno 8.711 insegnanti alle elementari e 3.661 alle medie. In controtendenza la scuola dell'infanzia, che
invece guadagna 560 docenti, attraverso il trasferimento in organico di diritto dei posti in più attivati lo scorso
anno. A pochi giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico, si conferma per il primo ciclo la cura dimagrante agli
organici, inauguarata con la manovra 2008, che quest'anno segna complessivamente una riduzione di 12.372
posti.
In crescita invece il numero degli studenti iscritti. Lo scorso anno hanno frequentato la scuola primaria -
obbligatoria per tutti i ragazzi italiani e stranieri che abbiano compiuto sei anni entro il 31 dicembre - poco più
di due milioni e mezzo di bambini (2.578.650, per l'esattezza), in aumento di circa 7mila unità rispetto al
2008-2009. Anche la scuola media ha registrato incrementi di iscritti negli ultimi tre anni, passando dai
2.572.257 del 2006-2007, ai 2.578.650 del 2009-2010. E con un trend previsto in crescita anche nel 2010-
2011 (i dati definitivi saranno resi noti a scuola iniziata) per tutto il primo ciclo.
Conseguenza: meno insegnanti e classi più affollate, che probabilmente aiuterà a centrare l'obiettivo di
raggiungere, entro il 2011-2012, l'innalzamento del rapporto alunni-docenti di almeno un punto percentuale.
Una situazione che sarà alleggerita dalle nuove immissioni in ruolo, autorizzate dal Tesoro. Il 1° settembre
sono entrati in organico 1.740 docenti alle medie, 1.681 all'infanzia, 792 alle elementari.
Rispetto allo scorso anno, poche le novità sul fronte organizzativo. La riforma della scuola primaria,
contenuta nel Dpr 89/2009, e caratterizzata in particolare dall'introduzione del maestro unico e
dall'eliminazione delle compresenze, è stata avviata lo scorso anno nelle classi prime. Quest'anno, sarà
estesa alle seconde. Ciò ha inciso nel calcolo degli organici, che per classi prime e seconde, sono stati
assegnati in ragione di 27 ore settimanali per classe, diviso per 22, cioè l'orario contrattuale di lezione di un
docente. E questo ha determinato la contrazione di professori subìta dalle scuole. A differenza invece delle
classi successive alle seconde, ancora non toccate dalla riforma, dove la dotazione organica è rimasta fissata
in 30 ore settimanali per classe, diviso sempre per 22.
Nessuna novità invece per l'orario scolastico. In base al regolamento di riordino, nelle classi prime è
possibile optare per due regimi orari differenti. Il modello a 24 ore, che scatterà però solo in presenza di un
numero di richieste tali da consentire la formazione di una classe.
L'alternativa, di cui però beneficiaranno anche le classi seconde, è l' orario a 27 ore settimanali, che possono
essere elevate fino a 30, ma esclusivamente «nei limiti delle risorse di organico assegnate». Ovviamente, i
criteri per la definizione degli organici a livello nazionale non tengono conto delle scelte fatte dai genitori degli
alunni al momento delle iscrizioni, ma si basano - come visto - su calcoli matematici. Spetterà quindi alle
singole scuole far quadrare i conti utilizzando le risorse assegnate.
Un esempio di questa situazione è dato dal cosidetto "tempo pieno". Vale a dire classi che funzionano per 40
ore settimanali, comprensive del tempo mensa, con due docenti per classe, senza compresenze, e con
l'obbligo dei rientri pomeridiani. Una soluzione molto gradita dai genitori, specie se lavoratori, ma che non
sempre è possibile accontentare, visto che tale scelta è condizionata alla disponibilità «di strutture idonee e di
risorse all'interno della scuola». Quest'anno però, sottolineano dal ministero, la situazione è migliorata e sono
state attivate nella primaria 782 classi a tempo pieno in più. Gli incrementi maggiori ci saranno in Puglia
(+233), Lombardia (+162), Sardegna (+150), Veneto (+113).
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Il vademecum
06/09/2010 14Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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La classe Elementari
Quest'anno alle elementari è previsto un aumento degli alunni per classe fino a un massimo di 26 bambini,
elevabili a 27 in presenza di resti. Nel 2009-2010 il "tetto" era fissato a 25. La presenza minima in classe di
studenti è fissata a quota 15, che scende a 10 nelle zone di montagna e nelle piccole isole. Per le pluriclassi il
range di presenze varia da non meno di 8 a non più di 18 studenti
Materna
Le sezioni di scuola d'infanzia possono accogliere fino a un massimo di 26 bambini (il precedente parametro
era 25, con resti fino a 28) e non meno di 18. Eventuali eccedenze saranno ripartite fino a 29 alunni per
classe.
Secondaria primo grado
Alle medie le classi prime sono costituite di norma da non più di 27 alunni e non meno di 18. Le eventuali
eccedenze sono ripartite fino a un massimo di 29 alunni. Si costituisce un'unica classe qualora il numero di
iscritti sia inferiore a 30. Lo scorso anno le classi prime erano costituite da 25 alunni, il minimo 15, il massimo
in presenza di resti, 27, che poteva salire a 29 in caso di esistenza di una sola classe. Le classi seconde e
terze dovranno essere in numero pari alle prime e seconde, rispettivamente, a condizione però che il numero
medio non sia inferiore a 20 alunni per classe (il vecchio paramento medio era 15). Nelle aree geografiche
più svantaggiate, il numero minimo da rispettare scende da 18 a 10.
Alunni disabili
Le classi di ogni ordine e grado che accolgono alunni disabili sono costituite di norma con non più di 20
ragazzi. Prima si poteva arrivare a 25. La certificazione di disabilità deve venire dalle Asl, attraverso strutture
collegiali, con indicato: patologia (stabilizzata o progressiva) e carattere di gravità. Quest'anno sono entrati in
ruolo 5.022 docenti di sostegno ed è stato confermato l'organico di fatto del 2009-2010, con deroghe in
aumento "in caso di particolari gravità".
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rif1_tamtam.jpg" XY="292 195" Croprect="48 6 289 173"
Il tempo pieno e libri Tempo pieno
Quest'anno nella scuola primaria ci saranno 37.275 classi a tempo pieno. Con un aumento, rispetto allo
scorso anno, di 782 classi che funzioneranno per 40 ore settimanali. Anche il 2009-2010 aveva fatto
registrare un incremento del tempo pieno: ben 2.176 classi in più, rispetto al 2008-2009. Complessivamente
quindi negli ultimi due anni scolastici, per effetto dell'introduzione del maestro unico e della graduale
abolizione delle compresenze, si è segnata una crescita di 2.958 classi a tempo pieno.
Medie
Alle medie il tempo prolungato dura 36 ore settimanali, eccezionalmente prolungabili fino a 40, anche se per
l'attivazione è necessaria la presenza di servizi tali da rendere possibili due o tre rientri pomeridiani e il
funzionamento di un corso intero, fatte salve le classi già attivate prima dell'anno scolastico 2008-2009.
L'organico complessivo del tempo prolungato è calcolato su 38 ore. L'orario normale invece, sempre alle
medie, è di 30 ore settimanali: 29 curriculari, più un'ora di approfondimento di italiano. Nel tempo normale, le
cattedre sono tutte di 18 ore.
Libri di testo
I libri di testo alle elementari sono gratis, come prevede l'articolo 156 del Dlgs 297 del 1994, e vengono forniti
dai comuni, che ricevono ogni anno 103 milioni di euro per questa finalità. Il ministero può solo fissare i prezzi
delle copertine. Per esempio, il libro della prima classe costa 9,87 euro, il sussidiario, 33,58, il libro di lingua
straniera, 26,80. L'intero corredo dei libri, che comprende altri due sussidiari e il testo di religione, dovrà avere
un prezzo di copertina, complessivo, di 145 euro. Alle medie e alle superiori invece esiste un tetto di spesa:
286 euro per la prima media, 111 per la seconda, 127 per la terza. Alle superiori, la spesa oscilla dai 120
euro ai 370, a seconda della classe e dell'indirizzo scolastico prescelto. Novità importante sul fronte
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dell'adozione dei libri: i testi scelti non potranno essere cambiati per almeno cinque anni nella primaria e sei,
alle medie e superiori. Risparmio previsto da viale Trastevere: fino al 30 per cento.
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/08-norme-libri-tips.jpg" XY="307 205" Croprect="13 1 304
203"
L'inglese e i voti Lingua straniera
L'orario di insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria è distribuito con un'ora settimanale nelle
prime, due ore nelle seconde e tre ore nelle classi successive. All'insegnamento della lingua di Shakespeare
provvedono i docenti di classe in possesso dei requisiti prescritti. Nel caso in cui nessun docente abbia i
requisiti richiesti, può essere utilizzato un altro docente della classe. Come ultima ipotesi, è ancora prevista la
possibilità di assegnare tale insegnamento a un docente specialista esterno, il quale deve insegnare per
almeno 15 ore settimanali in sette od otto classi. Il loro numero però dovrebbe ridursi sempre più, con
l'istituzione dei corsi di formazione. A tal fine, ha fatto discutere la soluzione adottata da viale Trastevere, di
"avallare" quest'anno l'insegnamento dell'inglese in prima e seconda elementare di circa 2mila docenti che
hanno frequentato appena 50 ore di formazione (di cui 20 on line) delle 340 complessive previste nel triennio.
Una decisione presa a seguito del ritorno all'insegnamento non specializzato di oltre 10mila docenti.
Inglese potenziato
L'insegnamento potenziato dell'inglese (cinque ore, anzichè tre) è una facoltà rimessa ai genitori, che hanno
iscritto il ragazzo in prima media. La scelta ha valore vincolante fino alla terza media. L'autorizzazione si avrà
solo in organico di fatto, a patto però che ci siano richieste sufficienti per la formazione di almeno una classe,
compatibilmente con le disponibilità di organico e in assenza di esubero dei docenti delle seconde lingue
comunitarie, sia a livello di scuola interessata, sia a livello provinciale.
Voti
Anche quest'anno, le pagelle di tutti gli studenti saranno compilate con i voti numerici. Solo per la religione
cattolica è previsto ancora un giudizio sintetico. Alle medie e superiori poi il voto di condotta è accompagnato
da una nota di illustrazione. All'esame di terza media e alla maturità si è ammessi con la sufficienza in tutte le
materie.
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rifj_fotogramma.jpg" XY="309 206" Croprect="0 0 299
206"
Alunni stranieri Il tetto
Nelle prime classi di elementari, medie (e superiori) quest'anno si sperimenterà il tetto del 30% di presenza
di alunni stranieri, previsto dalla circolare n. 2 dell'8 gennaio 2010, per favorire l'integrazione tra ragazzi di
diversa nazionalità. Lo scorso anno risultavano iscritti 629.360 alunni stranieri, il 7% del totale. La novità sarà
estesa gradualmente in tutte le altre classi. Secondo i primi dati resi noti da viale Trastevere il tetto (che è
variabile e non si applica ai minori non italiani, ma nati nel Belpaese) è stato rispettato dalla stragrande
maggioranza delle scuole, con pochissime eccezioni. Nel Lazio per esempio solo sei istituti hanno superato il
30 per cento. In Toscana, appena due (nella provincia di Prato) e venti in Piemonte.
Le regole da rispettare
La normativa voluta dal ministro Gelmini non modifica le competenze per la definizione dei criteri per la
formazione delle classi, che restano incardinate alla scuola. O più precisamente, dispone il DLgs 297 del
1994, al consiglio di circolo o d'istituto e al collegio docenti. Né tanto meno si tratta di un tetto "rigido". Il 30%
infatti si può innalzare (con determinazione del direttore dell'ufficio scolastico regionale) nel caso di presenza
di alunni stranieri già in possesso di un'adeguata competenza in italiano. Potrà invece essere abbassato
(sempre con provvedimento dell'Usr) se, all'atto di iscrizione, ci si trovi in presenza di ragazzi che non
padroneggiano ancora bene la nostra lingua. In questo caso però è necessario predisporre un percorso
d'inserimento ad hoc per iscriverlo nella classe adatta: di regola quella corrispondente all'età anagrafica, ma
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potrà anche essere "retrocesso" di 2-3 anni rispetto alla propria età. In genere, le deroghe al tetto sono
ammesse quando non si riescono a trovare soluzioni alternative. In ogni caso si dovranno potenziare i corsi
d'italiano. Alle medie, per questa finalità, si potrà utilizzare una quota di ore di insegnamento della seconda
lingua comunitaria.
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rifk_tam.jpg" XY="292 195" Croprect="25 10 267 177"
Scuola digitale Lavagne digitali
Lo scorso anno il ministero dell'Istruzione ha consegnato alle scuole oltre 7mila lavagne digitali. A queste si
sono aggiunte, tramite il programma E-Gov 2012 targato Brunetta, altre 3.300 nuove lavagne e altrettanti pc
portatili, destinati a circa 1.100 istituti scolastici. Parallelamente sono entrati in programmi di formazione
100mila docenti. Il percorso coinvolge la scuola primaria e secondaria e ha visto il supporto anche di partner
privati, come Microsoft, Intel, Ibm e Telecom. L'obiettivo per quest'anno è proseguire nella digitalizzazione
della scuola e creare altre 20mila nuove classi "attrezzate". In prospettiva, anche grazie al contributo
governativo di 150 euro, quello di consentire entro fine legislatura a tutti i ragazzi delle medie di poter avere
un mini pc portatile da utilizzare per la didattica quotidiana in classe e a casa
Libri elettronici
Novità anche sul fronte "e-book", in cui il ministero ha investito più di 2 milioni di euro. Già da quest'anno è
stato chiesto ai professori di individuare "preferibilmente" libri disponibili, in tutto o in parte, su internet. Dal
2011 invece il collegio dei docenti dovrà adottare esclusivamente testi utilizzabili nelle versioni on line
scaricabili dal web o miste (con sezioni digitali e cartacee).
Pagelle online
Sono già una realtà in molte scuole le pagelle on line (visibili dai genitori attraverso una password salva
privacy) e le comunicazioni di assenze - e altre informazioni didattiche - via sms. Molto gettonato è anche il
progetto Cl@ssi 2.0, che permette ad alunni e docenti di avere dispositivi tecnologici e multimediali, ma
anche aule dotate di connessione a internet. Il progetto è partito lo scorso anno scolastico, con 156 classi
della scuola media. Per quest'anno è prevista l'estensione alle primarie e superiori. Ogni istituto potrà
candidare una sola classe: la terza alla primaria, la prima alle superiori. Quelle ritenute idonee riceveranno un
finanziamento di 15mila euro.
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/p2rifl_milestone.jpg" XY="307 204" Croprect="5 10 252
180"
INTERNET
Sul portale del ministero dell'Istruzione è possibile avere una panoramica delle novità legislative e ottenere
informazioni pratiche per studenti e docenti.
ALLA SCOPERTA DEL MINISTERO
www.istruzione.it
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/01-2.jpg" XY="209 119" Croprect="6 0 190 119"
È il sito dell'istituto che valuta il grado di istruzione degli studenti. Si possono trovare le date delle prove e
alcune informazioni pratiche sui test.
PREPARARSI ALLE VERIFICHE
www.invalsi.it
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/02-2.jpg" XY="208 119" Croprect="0 1 183 119"
È il sito del forum delle scuole milanesi per la difesa dell'insegnamento pubblico. Ospita le voci di insegnanti e
addetti ai lavori.
www.retescuole.net
LO SGUARDO CRITICO
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/03-2.jpg" XY="183 119" Croprect="0 0 183 119"
06/09/2010 14Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Il portale contiene informazioni pratiche, aggiornamenti sull'attualità scolastica e appunti sulle materie di
studio per gli studenti delle superiori.
DALLA PARTE DEGLI STUDENTI
www.studenti.it
foto="/immagini/milano/photo/201/14/2/20100906/04-2.jpg" XY="196 119" Croprect="0 0 184 119"
06/09/2010 14Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Fisco e imprese LE REGOLE COMUNITARIE Fattura elettronica in forma libera con controlli interni Per la Ue l'emittente è il garante PAGINA A CURA DI
Alessandro Mastromatteo
Benedetto Santacroce
Semplificate le regole di emissione delle fatture elettroniche con libertà per i soggetti passivi di strutturare
controlli interni di gestione idonei ad assicurare l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto
documentale. Sinora tali requisiti potevano essere garantiti solamente attraverso l'apposizione di firma
digitale o l'utilizzo di trasmissioni Edi (Electronic data interchange), vale a dire l'interscambio di dati tra sistemi
informativi.
Con la duplice finalità di ridurre i costi per le imprese accrescendone l'efficienza, il Consiglio europeo con la
direttiva 2010/45/Ue del 13 luglio 2010 (nella «Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea» del 22 luglio 2010) ha
introdotto infatti modifiche alla normativa Iva, incoraggiando il ricorso alla fatturazione elettronica mediante la
soppressione degli ostacoli giuridici alla trasmissione e all'archiviazione dei documenti dematerializzati. Le
norme dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 31 dicembre 2012 per rendere applicabili le nuove
disposizioni dal successivo 1° gennaio.
La svolta
Viene superata la nozione di documento a favore del riconoscimento della validità di un processo di
formazione documentale caratterizzato dall'utilizzo di apposite piste di controllo gestionale, interne al
soggetto emittente, tali da garantire la perfetta corrispondenza tra fattura emessa e prestazione o cessione
effettuata. Sembra comunque in ogni caso riconoscersi una sorta di presunzione legale a favore del
contribuente che abbia utilizzato firma digitale e trasmissione Edi, tecnologie in grado di assicurare di per sé
l'autenticità dell'origine e l'integrità del contenuto.
La decisione di non imporre nulla ma di riconoscere ufficialmente valide anche la firma digitale e la
trasmissione Edi fa sì che gli operatori che hanno già implementato questi sistemi risultano garantiti anche
sotto il nuovo regime, mentre coloro che non sono passati alla fatturazione elettronica potranno agevolmente
farlo senza vincoli di sorta. Il ricorso a una fattura elettronica resta infine ancora subordinato all'accordo del
destinatario, a differenza di quanto in precedenza proposto con la COM (2009)21 della Commissione
europea. Massima libertà tuttavia su come il consenso deve essere manifestato.
Le caratteristiche
In virtù della modifica dell'articolo 217 della direttiva 2006/112/CE, la fattura elettronica viene definita come
una fattura contenente le informazioni richieste, emessa e ricevuta in formato elettronico. È quindi data
rilevanza assoluta al formato della fattura e non alle modalità di trasmissione della stessa. La volontà
istituzionale di deregulation è evidenziata dall'inclusione nel titolo XI, capo 3, sezione 5 della direttiva
2006/112/CE tanto della disciplina di queste fatture quanto di quelle cartacee, così equiparando le due
modalità anche sul piano puramente normativo.
Gli altri aspetti
La parità di trattamento tra fatture cartacee ed elettroniche si applica anche con riguardo alle competenze
delle autorità fiscali. I poteri di controllo e i diritti e gli obblighi dei soggetti passivi sono identici
indipendentemente dal fatto che il soggetto passivo scelga di emettere fatture cartacee o fatture elettroniche.
Inoltre se un soggetto passivo conserva in modalità sostitutiva le fatture da esso emesse o ricevute tramite un
mezzo elettronico, anche lo Stato membro nel quale è dovuta l'imposta ha diritto ad accedere a tali fatture per
eventuali controlli oltre allo Stato membro nel quale il soggetto passivo è stabilito.
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Istruzioni per l'uso IL CALENDARIO
I PUNTI CHIAVE
IL QUADRO DELLE NOVITÀ 11 agosto 2010
È la data in cui è entrata
in vigore la direttiva 2010/45/Ue del 13 luglio 2010: si tratta del ventesimo giorno successivo alla
pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea» (avvenuta il 22 luglio scorso)
31 dicembre 2012
È la data entro cui gli Stati membri dovranno adeguare le loro disposizioni
alla direttiva
La direttiva 2010/45/Ue interviene a semplificare le regole di emissione delle fatture elettroniche. Queste
ultime dovranno comunque rispondere ai requisiti di autenticità dell'origine, integrità del contenuto e leggibilità
del documento. Tali caratteristiche, infatti, devono essere presenti
e assicurate in tutti i passaggi della "filiera": dall'emissione sino al termine del periodo di conservazione della
fattura
logo="/immagini/milano/photo/201/1/95//z_calendar.eps" XY="29 29" Croprect="0 0 29 29"
logo="/immagini/milano/photo/201/1/95//z_computer.eps" XY="30 30" Croprect="0 0 30 30"
I possibili cambiamenti
grafico="/immagini/milano/graphic/203//nuo_norme2.eps" XY="2075 2300" Croprect="0 0 2075 2300"
Gli effetti della direttiva 2010/45/Ue
06/09/2010 36Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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La prevenzione. Con firma digitale avanzata e monitoraggio interno di gestione Un meccanismo combinato può evitare contestazioni Idonei controlli interni di gestione, nell'organizzazione del soggetto emittente la fattura, possono essere
utilizzati per effettuare riscontri affidabili tra fatture e cessioni o prestazioni. Il legislatore comunitario ha
comunque riconosciuto espressamente la possibilità di continuare ad utilizzare a tal fine la firma elettronica
avanzata ai sensi della direttiva 1999/93/CE e la trasmissione elettronica di dati Edi. In questo modo, gli
operatori che hanno già implementato tali sistemi possono continuare ad utilizzarli, mentre coloro che non
sono passati alla fatturazione elettronica potranno agevolmente farlo senza vincoli di sorta.
I controlli di gestione, seppure in linea teorica sempre potenzialmente idonei a garantire la valida emissione
di una fattura elettronica, sembrerebbero invece richiedere un' ulteriore validazione da parte di un soggetto
terzo, sia esso l'amministrazione finanziaria o un revisore esterno all'azienda. In sede di verifica, potrebbero
infatti essere ritenuti non soddisfatti i requisiti di autenticità ed integrità del documento come realizzati dal
contribuente attraverso la propria infrastruttura tecnologia e di gestione, disconoscendo così la natura
elettronica del documento.
Il collegamento
Per garantire l'emissione di una fattura elettronica senza l'utilizzo di firma digitale o trasmissione Edi, la
struttura gestionale interna all'azienda dovrebbe essere tale da realizzare una pista di controllo sicura e
garantita tra la fattura emessa e l'operazione Iva realizzata. In particolare, deve esistere un collegamento
inequivocabile tra tutta la documentazione rilevante nel ciclo di fatturazione: partendo dagli accordi
commerciali, originariamente intercorsi tra fornitore e cliente, si deve potere arrivare alla quietanza di
pagamento e alle registrazioni contabili passando per eventuali bolle di consegna della merce e, logicamente,
per la fattura emessa. Il percorso di ricerca deve essere reso possibile anche a contrario. Il processo di
controllo si completa infine con conservazione sostitutiva dei documenti così da garantire nel tempo non solo
la non alterabilità del contenuto ma anche e soprattutto la loro leggibilità.
L'intero sistema dovrebbe inoltre operare in ambiente sicuro, così da tenere traccia di qualsiasi modifica
apportata al documento purchè autorizzata. La validità di un sistema di controllo così strutturato dovrebbe
comunque essere certificata dall'amministrazione finanziaria anche in base ad eventuali ulteriori verifiche
effettuate da revisori esterni all'azienda.
La combinazione
Probabilmente solo un impiego combinato di firma elettronica avanzata, o trasmissione Edi, e di controlli
interni di gestione potrebbe mettere al riparo il contribuente da qualsiasi contestazione da parte
dell'amministrazione finanziaria. Si ipotizzi il caso di un fornitore che invia, come allegato e-mail, una fattura in
formato Pdf, cui non è stata apposta firma digitale. Il cliente, ricevuto il documento, ritiene che attraverso i
propri controlli interni di gestione è in grado di assicurarne solamente l'autenticità dell'origine, cioè la sua
provenienza, ad esempio perché conserva traccia del messaggio di posta elettronica e della sua data di
ricezione. Per assicurare anche l'integrità del contenuto della fattura ricevuta, il destinatario della fattura
potrebbe quindi decidere di apporre la propria firma digitale e una marca temporale così da blindare la fattura
attribuendole anche data certa.
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Comune, riparte il concorsone Dal 20 settembre la seconda prova per i 3785 candidati LUIGI CARBONE POLEMICHE, ricorsi, accuse, sit-in di protesta sono alle spalle. Il concorsone che porterà
all'assunzione di 534 persone al Comune di Napoli riparte. Il 20 settembre, con l'inizio della seconda prova,
quella di diritto, informatica e lingua. Dieci giorni di passione per i 3785 candidati ancora in corsa. Ai nastri di
partenza, il 17 maggio, si presentarono 67 mila dei 112 mila iscritti. Il calendario delle prove, approvato dalla
commissione interministeriale, è stato pubblicato ieri sul sito internet del Comune di Napoli e su quello del
Formez, il centro servizi per l'ammodernamento della pubblica amministrazione che cura le diverse fasi della
selezione.
I candidati avranno a disposizione un minuto a domanda: cento quesiti per un'ora e quaranta di tempo. Il test
a risposta multipla è diviso in tre macroaree: i primi sessanta quesiti riguardano il diritto costituzionale e
amministrativo, il funzionamento della pubblica amministrazione e le materie relative alle competenze
specialistiche dei singoli profili professionali.
Poi ci saranno venti domande sulle nuove tecnologie informatiche e della comunicazione, quindi altre venti di
lingua straniera. Il via alla seconda fase il 20 settembre: i 21 aspiranti istruttori direttivi amministrativi sono
convocati alle 8.30. Nel pomeriggio dello stesso giorno sarà la volta dei 175 candidati ai posti da istruttori
direttivi economico finanziari. Appuntamento alle 15. Il 21, alle 8.30, tocca ai 165 funzionari economico
finanziari; alle 15 ai 182 funzionari ingegneri. Il 22 è la volta dei 126 funzionari informatici, alle 8.30, e dei 425
ragionieri alle 15.
La sessione per i 152 istruttori amministrativi risultati idonei è fissata per il 23 settembre alle 8.30; quella per i
177 architetti lo stesso giorno alle 15.
Le prove di questi quattro giorni e otto categorie si terranno al Palavesuvio di Ponticelli, in via Argine 927.
Sede diversa invece per i test degli aspiranti vigili e assistenti sociali che si terranno al Palapartenope di
Fuorigrotta, in via Barbagallo. I primi,1206, svolgeranno l'esame il 29 settembre alle 9, i secondi, 1157, allo
stesso orario del 30 settembre.
Chi non si presenta viene automaticamente escluso dal concorso. I candidati che desiderano invece
assistere ai sorteggi dei quesiti delle diverse prove possono presentarsi nelle sedi d'esame sessanta minuti
prima dell'orario di convocazione. I partecipanti non potranno portare nessun libro o pubblicazione. Vietati
anche cellulari, palmari, i-pod e qualunque apparecchiatura elettronica.
L'esito del test sarà reso pubblico seduta stante, al termine di ogni sessione, mentre i nomi dei candidati che
accedono alla fase successiva della selezione, quella orale, verranno pubblicati sul sito web del Formez dal
14 ottobre.
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Il punto IL CALENDARIO Le prove per le dieci categorie dal 20 al 30 settembre. Il 14 ottobre l'elenco degli
idonei IN CORSA In corsa 3785 candidati: più numerosi i vigili, 1206, e gli assistenti sociali, 1157 IL TEST La
seconda prova comprende 100 quesiti a risposta multipla, 100 i minuti a disposizione PER SAPERNE DI PIÙ
www.comune.napoli.it www.formez.it
04/09/2010 4Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)
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LA SCUOLA AL VIA Attivato il portale in collaborazione tra i ministeri dell'Istruzione e della Funzionepubblica. Dal 2012 obbligatorie le pagelle digitali Il rendimento dei figli è in rete, voti e assenze via email o sms Tremila istituti pronti da quest'anno, soprattutto superiori ALESSANDRA MIGLIOZZI ROMA - Fino a qualche anno fa erano un'eccezione mal vista dagli studenti assenteisti e da qualche cultore
della privacy a tutti i costi. Oggi le scuole che comunicano alle famiglie assenze e voti dei figli via web o sms
sono una realtà in crescita. Tanto che quest'anno oltre 3.000 istituti, il 30% del totale, saranno dotati di
piattaforme elettroniche per curare le comunicazioni con i genitori e agevolare la burocrazia. È questo, infatti,
il numero di scuole (il 50% sono superiori) che hanno aderito all'iniziativa del governo, il portale Scuola Mia,
che dà loro la possibilità di utilizzare software innovativi per permettere alle famiglie di visualizzare le pagelle
da casa, tenere sotto controllo le assenze dei figli, prenotare i colloqui con i docenti, leggere avvisi, circolari,
comunicazioni sulle visite di istruzione. Ma anche di poter monitorare il rendimento della prole già durante
l'anno, senza dover aspettare le pagelle finali, con l'accesso ai voti di compiti e interrogazioni prontamente
caricati su Internet dai prof, e di ottenere certificati, come i nulla osta, senza spostarsi dall'ufficio o dalla
propria abitazione. Il portale Scuola Mia di fatto consente alle scuole di attivare questi servizi (tutti o solo
quelli prescelti da presidi e professori) gratis. Un dato non secondario. Lo stato si accolla per la prima volta
spese che fino a ieri erano a carico degli istituti. Gestire un registro elettronico può costare fino a 2.500 euro
solo di software. «Ora i presidi potranno liberare risorse e spenderle per qualcos'altro», fanno notare dal
dipartimento per la digitalizzazione della Pa. Nel 2008 i ministri Brunetta (Funzione pubblica) e Gelmini
(Istruzione) hanno firmato un protocollo, nell'ambito del piano e-government 2012, per digitalizzare le scuole,
ma, soprattutto, per uniformare i servizi offerti alle famiglie. A causa dei costi proibitivi dei software, infatti,
molti istituti negli anni passati non hanno potuto attivare i nuovi canali di trasmissione digitale delle
comunicazioni. Ora il vento sta cambiando e al dipartimento per l'innovazione digitale della Pa festeggiano
l'adesione delle prime tremila scuole come un successo. «Dal 2012- spiegano- per effetto di un disegno di
legge collegato alla finanziaria 2009, le pagelle on line diventeranno obbligatorie. Oggi siamo già ad un terzo
delle scuole che hanno aderito alla nostra piattaforma, il cambiamento è in atto». Nella Capitale o in città
come Milano alcuni istituti negli anni passati hanno fatto da pionieri, a loro spese, introducendo sms per
comunicare le assenze e voti on line. Nell'area capitolina tra le scuole che hanno precorso i tempi c'è il liceo
classico Giulio Cesare, a Milano il Berchet. Ma ora il servizio è in espansione. Le scuole per attivare i prodotti
offerti dal portale statale devono iscriversi, così come i genitori, i quali possono decidere di utilizzare tutte le
novità offerte oppure solo alcune. Ci sono mamme e papà, ad esempio, che sono contrari a ricevere sms
sulle assenze dei figli. Se vorranno iscriversi senza attivare questo servizio potranno farlo. Presto sul portale
saranno disponibili anche strumenti per fare le iscrizioni da casa e per pagare le tasse scolastiche. Si sta
pensando pure a come dotare i presidi di firma digitale. Quando sarà fatto anche questo passo le pagelle,
oltre ad essere visionate sul web, potranno anche essere scaricate avendo valore di documento ufficiale in
quanto siglate dal dirigente scolastico. Il progetto del portale è costato 4 milioni di euro cofinanziati da Gelmini
e Brunetta a cui si somma un milione a cui le scuole superiori potevano attingere (per un massimo di mille
euro ciascuna) per implementare i servizi tecnologici, ad esempio per comprare i badge o i palmari per
registrare le entrate degli studenti. Il milione è andato esaurito. Resta un fronte di scettici, comunque,
secondo i quali le comunicazioni on line raffreddano i rapporti scuola-famiglia. I fautori della novità invece
spiegano che «il genitore su Internet riesce a tenere d'occhio tutta la situazione, senza dover aspettare il
colloquio con i docenti per scoprire che il figlio è assenteista o va male a scuola».
ANCHE ISCRIZIONI, TASSE E CIRCOLARI
Si sta pensando a come dotare i presidi di firma digitale per scaricare documenti
05/09/2010 12Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 75
Foto: Il 30% deglle scuole ha aderito all'iniziativa del governo Nel tondo il ministro Gelmini
05/09/2010 12Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 76
L'INTERVISTA FRANCESCA TEDESCHI «Meglio il web delle filiali Ma attenzione alle chat» "Utili le card a micro-circuito e le password mono-uso Francesca Tedeschi, è la responsabile di Of-Osservatorio finanziario che da dieci anni monitora i servizi e i
siti di home e mobile banking. Le chiediamo se i timori di alcuni nell'operare con banche on line sono fondati?
«Sono infondati se si opera con prudenza. Ricordo che oggi è più pericoloso entrare in una filiale di una
banca, che usare il conto online o con il cellulare. Operare con prudenza significa prima di tutto conoscere
quali sono i rischi, come il phishing cioé la frode che arriva con e-mail o siti falsi, e poi scegliere la banca che
mette a disposizione sistemi di sicurezza più efficaci usandoli con diligenza». Le frodi nel banking online sono
in crescita o in diminuzione? «Gli attacchi sono in costante crescita, mentre per fortuna le frodi come il
phishing sono calate di oltre l'80%. Significa che le persone sono più prudenti e preparate. Ciò non toglie che
i criminali sul web utilizzino sistemi sempre più fantasiosi e sofisticati per cercare di aggirare le persone: ad
esempio, ad agosto il report sullo spam di Symantec rileva che i nuovi attacchi colpiscono le web chat di aiuto
online». Che cosa fanno le banche per proteggere i clienti? «Le banche si stanno muovendo bene, ormai
oltre il 90% del campione di quelle monitorate da Of offrono sistemi di sicurezza all'accesso avanzati con
password mono uso sia generate da un token , cioè da un oggettino simile a un portachiavi, sia via cellulare
con sms. Le migliori offrono anche sistemi con firma digitale leggera, che è il futuro in questo ambito. E poi
fanno molta informazione sia sul web che con mezzi tradizionali. Le migliori hanno attivato controlli sull'uso
che il cliente fa del proprio conto, in modo da rilevare malfunzionamenti e anche l'uso anomalo dei flussi di
denaro». Esiste uno strumento di protezione migliore di un altro, oppure tutti sono validi? «I sistemi migliori
per l'accesso sono quelli che fanno uso delle card a micro-circuito e di un lettore che poi genera password
mono-uso. Di solito queste card sono carte di credito o prepagate. Ma il futuro è del mobile banking dove la
sicurezza è ancora più garantita dalla sim card, dove le informazioni sono crittografate e rese sicure dall'uso
di una doppia password: il pin per accedere alla sim card e quello per accedere all'home banking. Per quanto
riguarda i controlli delle transazioni, i sistemi migliori sono quelli che fanno uso di sofisticati software di
intelligenza artificiale che, pur rispettando la privacy dei clienti, riescono ad intercettare e a bloccare
operazioni anomale» Quali sono le regole di base da rispettare per operare in sicurezza online? «Prima
regola, scegliere la banca che mette a disposizione sistemi di accesso e di controllo adeguati. Secondo:
usare i sistemi di sicurezza in modo oculato, ad esempio non lasciando identificativo, password e token nello
stesso luogo o sparsi in giro per casa o in ufficio e ovviamente non dare a terzi le password. Terzo: evitare il
rischio furto d'identità proteggendosi con servizi adeguati che informano subito nel caso qualcuno si sia
appropriato dei nostri dati per richiedere un prestito o fare acquisti. Quarto: mantenere il proprio computer
aggiornato e protetto da programmi adatti. Quinto: consultare spesso il proprio conto, ad esempio facendo
uso degli alert con sms che informano sul saldo e sui movimenti in conto. Sesto: usare possibilmente conti di
deposito collegati a un conto corrente lasciando su quest'ultimo poco denaro, spostandolo solo quando
serve. In questo modo si ottengono due vantaggi: si rischia di meno e in più si ha anche la possibilità di una
remunerazione del proprio risparmio». Buz Contro le frodi
05/09/2010 18Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 77
INTERNET A PORTATA DI TUTTI A Recco connessione wi-fi gratis per chi passeggia sul lungomare Sempre più tecnologico il Comune di Recco che lancia l'iniziativa «Recco wi-fi», un sistema pubblico e
gratuito di accesso ad internet in mobilità che il Comune di Recco mette a disposizione di cittadini ed ospiti, in
aree pubbliche e aperte, come Piazza Nicoloso e lungomare Bettolo, ad alta densità giovanile e turistica
(aree chiamate hot spot). L'accesso agli Hot Spot è gratuito ed aperto a tutti tramite procedura di
registrazione o, per utenti già registrati, di autenticazione. Il servizio permette la navigazione Internet, email,
accesso ai social forum come facebook,twitter e a tutte le risorse della rete, salvo le limitazioni previste nelle
norme di navigazione. L'intenzione dichiarata dall'amministrazione comunale è di essere il soggetto capace di
recepire le necessità presenti e l'orientamento futuro della collettività, in modo particolare dei giovani,
incentivando l'utilizzo di nuove tecnologie di comunicazione che saranno, nel prossimo futuro, il mezzo
principale di dialogo tra cittadini e pubblica amministrazione. «Rendere semplice e comodo l'utilizzo del
servizio da parte di tutti, riteniamo sia il modo migliore per favorirne la massima diffusione e affezione,
favorendo così la possibilità di crescita del progetto» spiega l'amministrazione tramite una nota scritta per
spiegare il funzionamento del sistema. Il sistema di identificazione consente la registrazione dell'utente in 3
modalità: l'sms, sistema immediato e automatico, che consente di ricevere la password via sms sul proprio
telefonino. È un metodo utilizzabile da tutti i cittadini che hanno un cellulare con carta sim italiana (di qualsiasi
gestore). L'sms va inviato solo la prima volta, successivamente deve essere inserita la sola password che ha
la durata di 1 anno. In alternativa c'è il voucher cartaceo (card): per tutti coloro che non hanno la possibilità di
usare il telefonino per autenticarsi. In particolare questo metodo dovrebbe essere utilizzato dai turisti stranieri
e prevede l'esistenza di punti di distribuzione abilitati al rilascio della card, ad esempio: ufficio informazioni
turistiche, esercizi pubblici e commerciali. È disponibile anche l'autenticazione via carta di credito (con
pagamento del traffico). Quest'ultima modalità di registrazione copre il caso, ad esempio, di un turista
straniero che arriva in orario notturno e non può usare né il telefonino né farsi rilasciare un voucher cartaceo.
Masi ritiene che i primi 2 metodi possano coprire oltre il 95% delle richieste. INTERNET Chi non si separa
mai dal suo pc a Recco si trova come a casa [Ansa]
05/09/2010 52Pag. Il Giornale - Genova(diffusione:192677, tiratura:292798)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 78
PARLA L'EX MINISTRO L'INTERVISTA «Ripresa impossibile se si rompe l'unità sindacale» Visco: «Copiare i tedeschi? Magari...» ILARIO LOMBARDO L'EX MINISTRO Vincenzo Visco prende atto delle parole del governatore di Bankitalia Mario Draghi e di
Napolitano, che hanno esortato l'Italia a seguire l'esempio della Germania, mentre il Presidente dlla
Repubblica ha anche sollecitato la nomina del ministro dello Sviluppo economico. Ma il suo invito è alla
cautela: «Non siamo la Germania. La loro è un'economia fortissima. Mi accontenterei anche di meno». Per
esempio? «Di un governo che pensi all'economia. È evidente che negli ultimi dieci anni il problema dell'Italia
è stata la crescita più bassa in Europa. Rispetto alla Germania abbiamo perso una trentina di punti di
competitività. E questo ha a che vedere con la mancanza di strategia della politica miope del governo». Cosa
ci manca per essere la Germania? «Da noi c'è un problema di relazioni industriali. In Germania c'è invece
una forte collaborazione tra sindacati e imprese, per cui riescono a gestire situazioni molto complicate. Il
nostro governo, invece, ha pensato solo a rompere l'unità sindacale. E ce l'ha fatta. Poi sono tedeschi: è nella
loro natura far sì che tutto sia pianificato e ordinato, a partire dalla Pubblica amministrazione. Le loro imprese,
poi, sono tutte grandi o medie. Le nostre sono per la maggior parte micro imprese che operano in un tessuto
economico dissestato. Dove non ci sono infrastrutture adeguate, dove gli enti non sono educati al risparmio,
e dove la gente non paga le tasse perché è abituata ai condoni». Ma è giusto pensare che si possa inseguire
la Germania? «Noi siamo costretti a inseguire la Germania. Sono d'accordo con Draghi, perché per diventare
un Paese serio e più produttivo dobbiamo prendere esempio. Anche se non penso che le politiche
economiche tedesche siano le migliori. Vanno bene per la Germania, non per l'Europa». Perché? «Perché
creano squilibri e stanno condizionando negativamente l'intero Continente. I tedeschi puntano tutto sull'export
massiccio verso i nuovi mercati, e invece dovrebbero pensare a creare domanda interna all'Europa, e non
solo in Cina, in modo da consentire a ogni Paese membro di crescere. L'euro per la Germania è stato un
grande vantaggio. Se noi perdiamo competitività, come stiamo facendo e come avviene negli altri Paesi, la
Germania ci inonda di prodotti. Invece dovrebbe farsi carico del ruolo che ha nell'Unione Europea». E il
nostro, di export? Facciamo abbastanza, per esempio, verso un mercato come quello cinese? «Non siamo
affatto deboli, esportiamo molto, anche se possiamo fare meglio. Abbiamo un buon gruppo di medie imprese
che esportano bene, ma saranno al massimo un migliaio, e sono poche. Adesso per noi, però, è necessario
produrre merci, di qualità e di alta tecnologia. Per farlo dobbiamo investire nella ricerca. E invece si pensa
solo ai processi brevi». È d'accordo con chi dice che dobbiamo puntare sull'industria perché altrimenti
rischiamo di diventare un Paese di soli servizi? «Non dobbiamo perdere la capacità di creare merci. Perché
assieme alla Germania siamo ancora il Paese più industrializzato. Gli Stati Uniti hanno invece molti più servizi
e nel confronto perderemmo. Ma il fatto di averne meno è sintomo anche del nostro ritardo. Quello che
dovremmo recuperare è un settore di servizi moderno e più efficiente».
I RAPPORTI CHE MANCANO
Da noi c'è un problema di relazioni industriali. In Germania esiste una forte collaborazione fralavoratori e imprese VINCENZO VISCO Economista, ex ministro
04/09/2010 3Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 79
DENUNCIATO UN NUOVO CASO DI STALKING LA STORIA Assessore donna perseguitata da folle Un uomo vuol salvare insieme a lei il mondo dall'olocausto atomico SONDRA COGGIO AVEVA appena 17 anni, quando quel ragazzo timido e impacciato, al quale aveva rivolto un saluto per pura
cortesia, aveva iniziato ad ossessionarla con una storia surreale: sostenendo di essere un eroe predestinato
a salvare il mondo dall'olocausto atomico, e di avere bisogno proprio di lei, come eroina, per compiere la sua
missione. Tanto tempo è passato, almeno vent'anni: ma all'improvviso lui è tornato. Si è materializzato
attraverso la rete internet. E ancora, dopo così tanto tempo, e lunghe cure mediche che avrebbero dovuto
riportarlo alla lucidità, ha ricominciato a cercarla. E' un caso di stalking da manuale, quello che vede
involontaria protagonista una donna spezzina impegnata in politica, nella pubblica amministrazione: costretta
a rivivere una vicenda che aveva dimenticato, perché nel tempo si è sposata, ha cambiato città, è diventata
mamma, ed ha un luminoso futuro nella politica. Tutto bene, insomma: finché s'è ritrovata di fronte ad un
fantasma, che credeva appartenesse al passato. E per questo è stata costretta a rivolgersi alla polizia, per
denunciare a malincuore questa situazione: con tutti il rispetto per quel suo persecutore, forse inerme, ma
non piacevole. «E' cominciato tutto tanti anni fa - ha raccontato - vivevo altrove: andavo ancora a scuola.
C'era un ragazzo impacciato, con i classici occhiali, un po' sovrappeso: mi guardava, quando passavo vicino
a casa sua. Vedendolo così, triste, lo salutai. Un gesto da crocerossina, nei miei intenti: insomma, non gli
parlava mai nessuno, era sempre solo. Non ci detti peso. Lui sì». La giovane dimenticò subito quel semplice
gesto di cortesia. Finché, passato qualche tempo, si trovò il "nerd" - come lo slang attuale codifica i ragazzi
un po' asociali - sotto casa. «Mi disse che eravamo due predestinati, che aveva avuto una visione: dovevamo
salvare il mondo dall'olocausto atomico. Ancora una volta, mi limitai a rassicurarlo: se mi fosse apparsa la
stessa visione, glielo avrei fatto sapere. Insomma: pensavo di farlo smettere così, semplicemente ...». Lei
racconta tutto in casa, spera che sia finita. Invece no: le visite di lui si fanno assillanti, le profezie soffocanti. Il
giovane vuole fuggire insieme al triangolo delle Bermuda. Sceglie come data simbolica il 25 di Natale: le
propone di morire, una volta a destinazione, per poter entrare in una dimensione diversa, e diventare due
eroi, salvatori dell'universo. E' troppo. Scattano le segnalazioni: l'episodio mette a nudo una personalità
disturbata, e conferma che quel ragazzo va seguito dall'igiene mentale. «Provai pena per lui confida la
donna - e devo dire che mia madre, abbracciandomi, mi sgridò anche: in qualche modo, inconsapevolmente,
ero diventata per quel giovane un'ossessione, ma davvero non volevo». Certo che no. Capita a tante attrici. E
lei bella, due grandi occhi, capelli chiari - da studentessa lavorava anche come fotomodella. Probabilmente,
per quel ragazzo, era qualcosa di irraggiungibile: forse, sperò che inventandosi un ruolo da eroe, potesse
accadere un miracolo. Invece, era solo l'inizio di un disturbo mentale: che evidentemente c'è ancora. Infatti,
uscito dal centro di cura, poche settimane fa ha ricominciato daccapo. E' stato dichiarato guarito: ma
attraverso Internet ha cercato ancora la sua "eroina", nonostante viva oggi in città, e non più nel suo luogo di
origine. L'ha trovata attraverso internet: l'ha contattata all'indirizzo e mail della pubblica amministrazione in cui
è stata eletta, e ha un incarico. Dunque: stessa fissazione, stesso mondo da salvare. «Mi ha impressionato,
ritrovarlo così, a distanza, identico a quando eravamo due ragazzini - ha raccontato la vittima alle forze dell'
ordine - è come se più di vent'anni per questa persona, che in fondo nemmeno conosco, non fossero
trascorsi: io ho fatto la mia vita, realizzandomi come moglie, madre, ed in politica. Lui è ancora lì, ad
aspettare di salvare il mondo. Provo infinita pena: e non ho paura per me, anche se sono rimasta turbata. Più
che altro, non mi pare purtroppo che sia guarito, e non sono tranquilla, all'idea che possa provare a
raggiungermi». In passato, il ragazzo era arrivato a pedinarla, seguirla agli studi di Cinecittà, e in qualche
caso anche a minacciarla: tu - le aveva sussurrato - mi stai impedendo di realizzare la missione per la quale
sono nato. Se vent'anni non hanno cancellato la sua ossessione, non è escluso che possa mettersi in viaggio
e provare ancora a convincerla a salvare il mondo insieme: solo che questa volta ci sono anche una famiglia
06/09/2010 17Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 80
e dei bambini, che non capirebbero perché quell'uomo venuto dal nulla dia fastidio alla propria mamma.
Foto: La donna teme di esser pedinata
06/09/2010 17Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 81
Un'impresa su 4 ha chiuso i battenti nell'ultimo anno Antonio Sbraga
Gli effetti della crisi economica mordono anche il Quadrante Est dell'hinterland romano e l'Ordine dei
commercialisti di Tivoli propone di aprire un tavolo permanente di collaborazione con i 75 Comuni del
circondario tiburtino.
Nella sezione fallimentare del tribunale di Tivoli il numero delle dichiarazioni di insolvenza per le imprese è
aumentato del 28 per cento nell'ultimo anno (41 aziende, nove in più rispetto alle 32 dei dodici mesi
precedenti). E le richieste di dissesto presentate presso la cancelleria fallimentare dai creditori insoddisfatti
sono incrementate addirittura del 32 per cento (130 contro le 98 del 2009). L'Ordine dei commercialisti ha
stilato il Dossier su esecuzioni e fallimenti presso il tribunale di Tivoli e ha proposto ai sindaci dei 75 Comuni
del circondario (un bacino di oltre mezzo milione di residenti) la sottoscrizione di un protocollo di intesa anti-
crisi, «fiduciosi di poter contribuire a rendere più coeso e vivibile il nostro territorio», come scrive il presidente
Renzo Bitocchi. E, dopo aver costituito le rappresentanze territoriali di Palestrina, Subiaco, Campagnano di
Roma e Monterotondo, ora l'Ordine dei commercialisti tiburtino mette a disposizione dei 75 Comuni,
gratuitamente, le 27 commissioni consultive anche per pareri su peculiari aspetti che la normativa, per effetto
delle varie Leggi Finanziarie, è sempre in costante evoluzione.
Dall'Area Servizi pubblici locali (per i progetti di costituzione e gestione delle società comunali e miste inerenti
i servizi) a quella dei project financing. Fino all'Area Fiscale (per la lotta all'evasione tributaria e
l'individuazione di politiche fiscali comunali) e quella della Finanza e Mutui (per disinnescare i campi minati
dei contratti derivati, sottoscritti negli anni scorsi da numerosi Comuni).
Il protocollo d'intesa verrà sottoscritto da ognuno dei 75 Comuni: dal meno popoloso della provincia romana
(Saracinesco, con appena 164 anime) a quello più densamente abitato (Guidonia, con oltre 85mila residenti).
Con Tivoli, e le sue 4.382 imprese registrate, che si candida al ruolo di «protagonista della ripresa
economica, direttrice dell'asse orientale della città metropolitana e centro di attrazione del turismo per le
bellezze monumentali e archeologiche ma anche paesaggistiche e naturali», come va ripetendo sin
dall'elezione dell'aprile scorso il nuovo sindaco Sandro Gallotti.
05/09/2010 10Pag. Il Tempo - Ed. nazionale(tiratura:76264)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 82
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Il ministro Brunetta fornisce le linee guida per l'utilizzo della postaelettronica certifi cata Domanda via pec per i concorsi Norme in vigore, non servono regolamenti dei singoli enti ANTONIO CICCIA Utilizzare la posta elettronica certificata per iscriversi al concorso pubblico. Da subito. Non c'è bisogno di
alcun regolamento dell'ente pubblico che recepisca le norme nazionali sulla Pec. Lo ha precisato il ministro
Renato Brunetta, che ha firmato la circolare 12/2010 del dipartimento della funzione pubblica datata 3
settembre 2010 (in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ). La circolare, che risponde alle richieste di
chiarimento avanzate dal Consiglio nazionale degli agrotecnici (si veda ItaliaOggi del 24 agosto) fornisce le
linee guida per la informatizzazione delle procedure concorsuali con l'obiettivo di lanciare l'uso massiccio
della pec nei rapporti con la pubblica amministrazione in un settore cruciale. La circolare, da questo punto di
vista, è un punto fermo per le amministrazioni, in quanto rassicura sulla utilizzabilità della pec, valevole a tutti
i fini di legge, e spiega come applicare alla pec le disposizioni su momenti cruciali della procedura
concorsuale. Si pensi ad esempio all'individuazione esatta della data di presentazione della domanda ai fini
della valutazione della eventuale esclusione della domanda stessa. La fonte generale che legittima l'uso della
pec è l'articolo 38 del dpr 445/2000, che prevede espressamente che tutte le istanze e le dichiarazioni da
presentare alla pubblica amministrazione o ai gestori o esercenti di pubblici servizi possono essere inviate
anche per fax e via telematica (queste ultime devono essere conformi a quanto disposto dal dlgs 82/2005).
Con riferimento specifico alla pec è il dpr 68/2005 a prevedere che l'invio di messaggi con la pec è valido agli
effetti di legge. La ricostruzione normativa è importante per tranquillizzare tutte le amministrazioni. È, infatti,
vero che l'articolo 4 del dpr 487/1994 prevede quali modalità di presentazione della domanda di
partecipazione ai concorsi la consegna a mano e la raccomandata A/r «con esclusione di qualsiasi altro
mezzo». Ma è anche vero che la norma è superata dalle disposizioni sopravvenute e, quindi, non c'è da
dubitare che la trasmissione per posta certificata è equivalente alla notificazione per mezzo della posta. Il
problema delle domande presentate alla p.a. è la verifica della firma delle stesse. Se il mezzo usato per la
spedizione è la pec, occorre comprendere quali sono le regole. A questo quesito la circolare risponde citando
il codice dell'amministrazione digitale (dlgs 82/2005). Le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche
amministrazioni per via telematica, sono valide in quattro casi: 1) se sottoscritte mediante la firma digitale; 2)
quando l'autore è identificato dal sistema informatico con l'uso della carta d'identità elettronica o della carta
nazionale dei servizi; 3) quando l'autore è identificato dal sistema informatico con i diversi strumenti previsti
dalla normativa vigente; 4) quando l'autore è identificato dal sistema informatico attraverso le credenziali di
accesso relative all'utenza personale di posta elettronica certificata. In queste ipotesi le istanze e le
dichiarazioni inviate o compilate sul sito sono equivalenti alle istanze e alle dichiarazioni sottoscritte con firma
autografa apposta in presenza del dipendente addetto al procedimento. Ecco dunque la risposta al quesito.
L'inoltro tramite posta certificata è di per sé sufficiente a rendere valida l'istanza, a considerare identificato
l'autore di essa e, conclude sul punto la circolare, a ritenere la stessa regolarmente sottoscritta. Non occorre
la firma digitale o altro requisito. Beninteso, sottolinea Brunetta, se il candidato utilizza la firma digitale le
istanza sono senz'altro da considerare valide da parte dell'amministrazione. Altro aspetto da analizzare in
relazione all'uso della pec è la prova della data di spedizione in relazione al termine entro il quale deve
essere spedita la domanda. Per la pec la normativa di settore prevede la certificazione di data e ora dell'invio
e della ricezione delle comunic a z i o n i e l'integrità del contenuto delle stesse. Con lo stesso risultato della
posta cartacea. Infine la pec può essere usato dalla p.a. per le comunicazioni al candidato. Per rendere
operative le indicazioni illustrate la circolare sottolinea che non sono necessari regolamenti degli enti o
clausole specifiche nel bando di concorso. Con proprio regolamento o apposite previsioni contenute nel
bando invece le amministrazioni possono individuare ulteriori semplificazioni della comunicazione con i
04/09/2010 20Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 83
candidati e delle modalità di acquisizione delle domande di concorso, sempre nel limite del rispetto dei
principi essenziali di certezza e trasparenza. Le precisazioni La pec può essere utilizzata per presentare le
domande ai concorsi anche se non espressamente prevista dal dpr 487/1994. Per la fi rma della domanda
basta la pec; non occorre la fi rma digitale, carta identità elettronica, carta di servizi. La prova della data di
spedizione è fornita dal rapporto della pec. Non sono necessari preventivi regolamenti degli enti o clausole
del bando per usare la pec. La pec può essere usata dalla p.a. per comunicazioni ai candidati. La pec può
essere utilizzata per presentare le domande ai concorsi anche se
Foto: Renato Brunetta
04/09/2010 20Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 84
ARCOLA LA CARROZZERIA CHE ASPETTA L'AUTORIZZAZIONE Burocrazia-lumaca, il caso va in tv ALCUNE settimane fa Confartigianato della Spezia aveva sollevato il tema della burocrazia che oltre a creare
danni alla competitività delle imprese esistenti, scoraggia nuovi investimenti. Fra i tanti casi di "lentezza" della
pubblica amministrazione quello di una carrozzeria di Arcola che, dovendo sostituire la propria vecchia cabina
di verniciatura con una di nuova tecnologia ad emissioni zero, aveva iniziato l'iter burocratico a marzo del
2009 e, ad oggi, non ha ancora ricevuto la relativa autorizzazione. La Confartigianato della Spezia ha portato
il caso a livello nazionale e martedì mattina se ne occuperà anche la trasmissione di RA3 "Cominciamo bene"
in onda a partire dalle 10 e 30 e condotta da Michele Mirabella con Arianna Ciampoli. In studio il titolare della
carrozzeria Luciano Seremedi, il direttore di Confartigianato Giuseppe Menchelli e in collegamento telefonico
il vice sindaco di Arcola Argenio Bertucci. Image: 20100905/foto/5039.jpg
05/09/2010 4Pag. La Nazione - La spezia(tiratura:176177)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 85
Berlusconi "cede" agli appelli di "riempire la casella" Settimana prossima la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo Il premier: «Durante il mio interim non c'è stato un "vuoto" di carica, anzi, si sono prese importanti iniziative» Da Villa d'Este di Cernobbio arrivano gli ultimi appelli a nominare finalmente il ministro dello Sviluppo
economico. Dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera al presidente di Telecom
Gabriele Galateri di Genola al numero uno di Edison Umberto Quadrino, tutti chiedono di «riempire la casella
rimasta vuota». Richiesta caldeggiata in questi giorni anche dal Colle. E a stretto giro è arrivato l'annuncio in
una nota scritta del premier che la settimana prossima al Quirinale verrà proposto il nome di un nuovo
ministro dello Sviluppo che prenda il posto che fu di Claudio Scajola. Ma nella nota il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi risponde a chi, chiedendo la nomina di un nuovo ministro per lo Sviluppo, msostiene che
sino ad ora ci sarebbe stato un vuoto in questa funzione». «Mi permetto - ribatte il premier - di garantire che il
mio "interim" non è stato un vuoto, ma "un pieno", un vero e proprio pieno di decisioni e di provvedimenti e
che il dicastero di via Vittorio Veneto è stato ed è nelle mani di una delle istituzioni più autorevoli del Paese,
quella del presidente del Consiglio. Sono state assunte molteplici decisioni organizzative, tutte tese
all'efficacia e all'efficienza, sono state tenute molteplici riunioni con i rappresentanti delle imprese, dei
lavoratori, degli enti territoriali, si è operato incessantemente a supporto di imprese, investimenti,
innovazione, telecomunicazioni, intermediazione delle imprese, settore dell'energia, con una decisione e con
una concretezza mai viste prima, come credo, nella storia del ministero. Sono stati più di 300 i provvedimenti
che hanno recato la mia firma, anche per tutto il mese di agosto. Voglio citarne uno: la cosiddetta legge
Berlusconi inserita nella Manovra, una norma che comporta una vera rivoluzione liberale del nostro sistema
di rapporti con la Pubblica amministrazione. Questa norma introduce infatti il principio per cui, mentre sino ad
ora al cittadino era consentito soltanto ciò che era espressamente previsto come tale dalla legge, da ora in
avanti sarà consentito tutto ciò che dalla legge non è espressamente vietato. Questo permetterà, per fare un
esempio, di aprire una qualsiasi impresa senza dover ottenere le tante autorizzazioni che oggi sono
necessarie (a volte più di dieci), sostituite tutte da una verifica "a posteriori" da parte della Pubblica
Amministrazione circa la conformità alle varie norme di quanto realizzato. Davvero una assoluta rivoluzione.
Comunque - conclude la nota del premier - la settimana prossima sottoporrò al Capo dello Stato il nome di un
nuovo ministro dello Sviluppo».
04/09/2010 5Pag. La Padania(tiratura:70000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 86
Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali per riqualificare ilterritorio Il federalismo demaniale nasce per consentire una migliore valorizzazione dei beni pubblici. Lo Stato, distante
dal territorio e spesso in contrasto con gli interessi locali, non ha storicamente avuto successo nel creare
valore. Neanche le norme che ipotizzavano la ripartizione degli effetti della valorizzazione con il Comune di
riferimento hanno avuto successo. È auspicabile che alcuni Enti locali, se non tutti, riescano a mettere in
moto procedure che porteranno i beni oggetto di trasferimento verso la destinazione ottimale sia sul piano
sociale che su quello economico finanziario. Dal punto di vista dell'assistenza legale, sia al privato sia agli
operatori pubblici, che deriverà dalla nuova normativa è da sottolineare che la valorizzazione del patrimonio
pubblico è una attività correlata direttamente all'urbanistica, alla produzione di energia alternativa, alle
locazioni, agli appalti, all'M&a, alla pianificazione fiscale. Sarà infatti essenziale una assistenza specializzata
ma necessariamente interattiva con tutte le branche del diritto interessate in tali processi. Solo operando in
modo integrato, a fianco dei progettisti e degli economisti, è possibile immaginare un programma che, nella
distinzione dei ruoli di ciascuno, consenta di attingere alle risorse pubbliche e private per una riqualificazione
urbana che sia ad un tempo sostenibile ed attraente per gli investitori. A titolo esemplificativo, per chiarire
questo concetto, si potrebbe pensare al caso della progettazione urbanistica e edilizia di un pezzo di città che
dovrebbe essere sotto il controllo della pubblica amministrazione, la quale però non è dotata dei capitali per
affrontare tale spesa. I privati in questo caso, non avendo certezze sui tempi, alle volte biblici, dei processi
decisionali degli enti locali, non investirebbero se non a valle del procedimento di trasformazione urbanistica.
In questo gioco entrerebbero così in campo la disciplina delle procedure di evidenza pubblica (gare), i
contratti di progettazione, lo studio della struttura societaria o dei fondi immobiliari preposti allo sviluppo, la
disciplina dei contratti, preliminari e/o definitivi, di locazione e di compravendita anche di cosa futura. Tutto ciò
comporterebbe la necessità di una approfondita conoscenza della materia dei fondi immobiliari e quella della
pianificazione territoriale anche a livello locale (regionale, provinciale e comunale). Da ultimo una buona
programmazione dell'intervento non potrebbe prescindere dalla disciplina del risparmio energetico e della
qualificazione o riqualificazione ambientale.La soluzione che potrebbe essere prospettata potrebbe essere
quella di una società di trasformazione urbana a partecipazione pubblica che stipuli un contratto con un
gruppo privato (selezionato con una procedura competitiva). In tale accordo il privato s'impegnerebbe a
fornire alla Stu i mezzi finanziari per progettare gli interventi. La Stu a sua volta s'impegnerebbe a conferire in
un fondo di sviluppo, gestito dal privato, tutti gli immobili, aree e/o edifici, suscettibili, al termine della fase
progettuale, di utilizzazione commerciale privata. Il privato avrebbe così il ritorno del proprio investimento e
una rendita gestionale di lunga durata. Tutto ciò implicherebbe ovviamente mille dettagli da mettere a fuoco,
quali: classi di quote del fondo, commissioni di gestione, collocamento nel mercato delle quote del fondo,
pluralità degli investitori nel fondo, livello di indebitamento, richiedendo dunque un'assistenza legale integrata
e molto articolata che solamente i grandi studi possono mettere a disposizione. Il federalismo demaniale
rappresenta quindi una importante occasione per gli studi legali che dovranno organizzarsi per poter fornire
risposte complesse sia al privato sia alle società partecipate dagli operatori pubblici. Rimane comunque
doveroso ricordare che a monte di queste enormi possibilità non mancano anche i lati negativi della
normativa quali il mancato coordinamento con la normativa sulle procedure, la mancata semplificazione dei
nulla osta delle troppe autorità che intervengono nel processo di valorizzazione e talvolta l'incertezza del
diritto nel nostro Paese che può allontanare gli investitori internazionali.© Riproduzione riservata
06/09/2010 203Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 87
Modalità e requisiti per accedere all'istituto di formazione della pubblica amministrazione Da travet a grand commis di stato Sui banchi della Scuola superiore per salire alla dirigenza È chiamata a selezionare e formare le future leve della dirigenza pubblica italiana. Dirigenti e funzionari dei
ministeri, della sanità o di agenzie fiscali, in sostanza tutti i vertici della pubblica amministrazione devono,
obbligatoriamente, prima o poi, passare attraverso i banchi della Scuola superiore della pubblica
amministrazione (Sspa). È lì che avviene la prima selezione della futura dirigenza pubblica e, sempre lì, il
successivo aggiornamento professionale. Ma non solo pa, perché sulla spinta della riorganizzazione del
comparto messa in moto dalla riforma Brunetta (dlgs 150 del 2009) nel prossimo futuro la scuola guarderà
anche al variegato mondo di tutti quei dirigenti che fanno parte di amministrazioni diverse dallo stato. Non
pochi, considerando che secondo l'ultimo rapporto Unioncamere sui fabbisogni occupazionali delle imprese
italiane, solo per l'anno in corso sono previste oltre 2 mila assunzioni del comparto dirigenziale il 30% dei
quali sarà difficile da trovare. I compiti della scuola. La principale attività della scuola è quella di selezionare e
reclutare dirigenti e funzionari dello stato e delle amministrazioni pubbliche. Una volta avvenuta questa
scrematura iniziale l'istituto guidato da Giovanni Tria si occupa di formare queste figure con l'obiettivo di
favorirne la crescita culturale e la competenza professionale soprattutto rispetto ai processi di riforma e di
innovazione delle pubbliche amministrazioni. E la formazione non è destinata solo a dipendenti italiani perché
alcuni servizi sono rivolti anche al personale amministrativo di altri stati. E sempre in ambito formativo uno dei
compiti della scuola è quello di fare attività di ricerca e analisi nonché di consulenza e di supporto tecnico al
governo e alle amministrazioni pubbliche, qualora richiesto dalla presidenza del consiglio dei ministri.I corsi. A
seconda delle esigenze delle pubbliche amministrazioni e dei diversi obiettivi la scuola propone varie tipologie
didattiche. Accanto ai corsi tradizionali e a quelli di breve durata la Sspa ha messo a punto la formula dei
percorsi formativi, articolati in moduli didattici che possono essere frequentati singolarmente. Negli ultimi anni
poi sono stati promossi master specialistici per soddisfare l'esigenza di formazione professionale avanzata.
Questi sono destinati ai laureati e presuppongono una solida preparazione di base in relazione all'ambito
trattato. Poi ci sono i corsi di eccellenza destinati a coloro che, avendo già frequentato un master
specialistico, intendono acquisire un alto perfezionamento professionale nella disciplina scelta. Infine i
seminari: brevi corsi di aggiornamento di durata non superiore a due o tre giorni tenuti da esperti della
materia, coordinati da un relatore, nati con l'obiettivo di analizzare un argomento o una questione di
attualità.Gli stipendi. E che fare il dirigente convenga soprattutto in termini di retribuzioni non è un mistero per
nessuno. Basta scorrere le retribuzioni di ministeri o agenzie fiscali ma anche di alcune aziende sanitarie
locali per accorgersi come i dirigenti, sia di prima che di seconda fascia, possano contare su un portafoglio
piuttosto gonfio. I dirigenti di prima fascia cioè i capi dipartimento e direttori generali di un qualsiasi ministero
partono da una retribuzione base (tabellare) di oltre 55 mila euro. Se a queste si aggiungono le parti variabili
o le diverse indennità gli stipendi lievitano fino a superare i 200 mila euro per i capi dipartimento al massimo
dell'anzianità ma anche i 150 mila per i dirigenti generali. Per i dirigenti di seconda fascia (amministrativi o
tecnici) la retribuzione tabellare fissa annua ammonta a 43 mila euro che tra indennità e retribuzione di
risultato può arrivare a una media di 100 mila euro annui. Non si discostano poi molti i dirigenti per esempio
dell'Agenzia dell'entrate. Quelli di prima fascia partono da una retribuzione base di 51 mila euro, ma qui la
parte del leone la fa la quota di posizione variabile che, quando è al massimo, può superare i 160 mila euro (il
minimo è 43 mila) così come la retribuzione di risultato che va da un minimo di 28 mila euro a un massimo di
99 mila Insomma a conti fatti un dirigente di prima fascia al top può portarsi a casa anche 350 mila euro.
06/09/2010 50Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 88
L'intervista Ora si apre al privato C'è una possibilità concreta di entrare nei ranghi della dirigenza pubblica passando per la porta principale. La
porta è quella che apre la Scuola superiore della pubblica amministrazione che con il suo corso-concorso
offre la possibilità un laureato qualunque, con adeguata preparazione, di diventare un dirigente della
pubblica amministrazione. Questo la rende, come precisa il presidente della scuola Giovanni Tria, «una
competizione aperta in cui, dopo un'accurata selezione, passano solo i migliori». Domanda. È davvero una
competizione aperta o lo è solo sulla carta?Risposta. È così: da una parte ci sono i funzionari pubblici e
dall'altra qualsiasi giovane laureato ovviamente molto ben preparato. Non c'è nessuna corsia preferenziale
per chi è già dentro, perché conta solo la preparazione. E poi i migliori saranno automaticamente assunti.D.
Come è cambiata la scuola con la riforma Brunetta?R. La riforma ha reso la formazione un obiettivo fondante
della scuola. Ma soprattutto ha aperto un vasto fronte di riflessione sulle nuove competenze necessarie alle
pubbliche amministrazioni rispetto all'intero ciclo di carriera del dipendente pubblico. D. Questo cosa ha
significato per voi?R. Una programmazione mirata e aderente a tutte le riforme della pubblica
amministrazione. Abbiamo quindi predisposto corsi per l'applicazione stessa della riforma, ma anche per
quella del bilancio e della contabilità di stato, corsi per la digitalizzazione e per la trasparenza. Rispetto alla
formazione poi ha per esempio stabilito che i dirigenti di prima fascia debbano obbligatoriamente avere un
periodo di formazione all'estero. D. Altre novità?R. La consulenza alle amministrazioni, cioè il compito di
svolgere una consulenza sulla metodologia e sui criteri di valutazione della formazione offerta alla pubblica
amministrazione da istituzioni pubbliche e private. Questa attività è rivolta a tutte quelle amministrazioni che
ne fanno richiesta, tramite la sottoscrizione di apposite convenzioni nel caso in cui queste non siano
amministrazioni dello stato.D. Quindi apertura anche al privato?R. Esatto, sempre grazie alla riorganizzazione
prevista dalla legge. Uno dei primi corsi che abbiamo in mente di programmare sarà grazie ad una
convenzione con Confindustria Sicilia nell'ambito della trasparenza e dell'anticorruzione.
06/09/2010 50Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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Istituti ad hoc per enti locali , interno ed economia Accanto alla Sspa ci sono altre realtà per la formazione dell'utenza pubblica. Una di queste è la Scuola
superiore pubblica amministrazione locale che come tutte ha fatto della formazione uno dei suoi cavalli di
battaglia a partire dai corsi per segretari organizzati e gestiti a livello nazionale. Questi sono articolati in tre
attività: il corso-concorso per l'abilitazione all'iscrizione all'albo dei segretari comunali e provinciali tramite il
quale si accede in carriera e due corsi di specializzazione per il conseguimento dell'idoneità a Segretario
generale in comuni e amministrazioni provinciali. Ci sono poi i corsi per i dirigenti della pubblica
amministrazione locale e quelli per gli amministratori locali. C'è poi la Scuola superiore dell'amministrazione
dell'interno nata soprattutto con l'obiettivo di formare e aggiornare il personale del Viminale. La Scuola è
anche sede di convegni di studio e di conferenze e da pochi mesi assicura la funzione di documentazione
generale e di statistica a sostegno dell'attività di amministrazione generale del ministero e delle prefetture.
Infine la Scuola di formazione del ministero dell'economia e delle finanze nata con il compito di curare la
formazione e l'aggiornamento del personale civile del Mef in materia tributaria. Negli anni la scuola ha
ampliato il raggio delle competenze e quindi oltre a formare e aggiornare il personale si occupa di redigere
studi e ricerche su temi di interesse del ministero di via XX Settembre e di curare la formazione e la
preparazione di neolaureati che aspirano all'accesso nel pubblico impiego.
06/09/2010 50Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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Gli avvocati al fianco delle amministrazioni locali perriqualifi care il territorio Il federalismo demaniale nasce per consentire una migliore valorizzazione dei beni pubblici. Lo Stato, distante
dal territorio e spesso in contrasto con gli interessi locali, non ha storicamente avuto successo nel creare
valore. Neanche le norme che ipotizzavano la ripartizione degli effetti della valorizzazione con il Comune di
riferimento hanno avuto successo. È auspicabile che alcuni Enti locali, se non tutti, riescano a mettere in
moto procedure che porteranno i beni oggetto di trasferimento verso la destinazione ottimale sia sul piano
sociale che su quello economico fi nanziario. Dal punto di vista dell'assistenza legale, sia al privato sia agli
operatori pubblici, che deriverà dalla nuova normativa è da sottolineare che la valorizzazione del patrimonio
pubblico è una attività correlata direttamente all'urbanistica, alla produzione di energia alternativa, alle
locazioni, agli appalti, all'M&a, alla pianifi cazione fi scale. Sarà infatti essenziale una assistenza specializzata
ma necessariamente interattiva con tutte le branche del diritto interessate in tali processi. Solo operando in
modo integrato, a fi anco dei progettisti e degli economisti, è possibile immaginare un programma che, nella
distinzione dei ruoli di ciascuno, consenta di attingere alle risorse pubbliche e private per una riqualifi cazione
urbana che sia ad un tempo sostenibile ed attraente per gli investitori. A titolo esemplifi cativo, per chiarire
questo concetto, si potrebbe pensare al caso della progettazione urbanistica e edilizia di un pezzo di città che
dovrebbe essere sotto il controllo della pubblica amministrazione, la quale però non è dotata dei capitali per
affrontare tale spesa. I privati in questo caso, non avendo certezze sui tempi, alle volte biblici, dei processi
decisionali degli enti locali, non investirebbero se non a valle del procedimento di trasformazione urbanistica.
In questo gioco entrerebbero così in campo la disciplina delle procedure di evidenza pubblica (gare), i
contratti di progettazione, lo studio della struttura societaria o dei fondi immobiliari preposti allo sviluppo, la
disciplina dei contratti, preliminari e/o defi nitivi, di locazione e di compravendita anche di cosa futura. Tutto
ciò comporterebbe la necessità di una approfondita conoscenza della materia dei fondi immobiliari e quella
della pianificazione territoriale anche a livello locale (regionale, provinciale e comunale). Da ultimo una buona
programmazione dell'intervento non potrebbe prescindere dalla disciplina del risparmio energetico e della
qualifi cazione o riqualifi cazione ambientale. La soluzione che potrebbe essere prospettata potrebbe essere
quella di una società di trasformazione urbana a partecipazione pubblica che stipuli un contratto con un
gruppo privato (selezionato con una procedura competitiva). In tale accordo il privato s'impegnerebbe a
fornire alla Stu i mezzi finanziari per progettare gli interventi. La Stu a sua volta s'impegnerebbe a conferire in
un fondo di sviluppo, gestito dal privato, tutti gli immobili, aree e/o edifi ci, suscettibili, al termine della fase
progettuale, di utilizzazione commerciale privata. Il privato avrebbe così il ritorno del proprio investimento e
una rendita gestionale di lunga durata. Tutto ciò implicherebbe ovviamente mille dettagli da mettere a fuoco,
quali: classi di quote del fondo, commissioni di gestione, collocamento nel mercato delle quote del fondo,
pluralità degli investitori nel fondo, livello di indebitamento, richiedendo dunque un'assistenza legale integrata
e molto articolata che solamente i grandi studi possono mettere a disposizione. Il federalismo demaniale
rappresenta quindi una importante occasione per gli studi legali che dovranno organizzarsi per poter fornire
risposte complesse sia al privato sia alle società partecipate dagli operatori pubblici. Rimane comunque
doveroso ricordare che a monte di queste enormi possibilità non mancano anche i lati negativi della
normativa quali il mancato coordinamento con la normativa sulle procedure, la mancata semplifi cazione dei
nulla osta delle troppe autorità che intervengono nel processo di valorizzazione e talvolta l'incertezza del
diritto nel nostro Paese che può allontanare gli investitori internazionali. * partner NCTM Studio Legale
Associato
06/09/2010 30Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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INTERVISTA integrazione dei sistemi già esistenti. fisco morbido per chi assume giovani, meno irap per legreen tech, dematerializzazione in pa e nelle imprese il capo di ibm italia, nicola ciniero, ha idee precise peragevolare lo sviluppo Un patto ad alta tecnologia Gabriele Capolino Per essere il capo di Ibm in Italia, ha un curriculum insolito. Ben sette società cambiate in 31 anni di attività,
prima di approdare in Ibm Italia nel 2008 prima come general manager sales e, dal maggio 2009, come
amministratore delegato e direttore generale. A Nicola Ciniero, 54 anni, milanese ma di origini pugliesi, il
cambiamento non fa paura. Del resto, abituato a correre con le auto d'epoca di cui è anche collezionista, i
rischi sa calcolarli. Dalla tolda di Segrate, Ciniero in questa intervista a Milano Finanza fa il punto sulla sua
esperienza al vertice di una multinazionale che non sembra conoscere crisi, e sui passi che il sistema Italia
dovrebbe compiere per uscire dal declino. Domanda. Ibm è un punto privilegiato per capire come stia girando
il mondo, sia per quello che fa sia per come cambia pelle. Qualè la situazione in questo momento? Risposta.
Penso basti vedere l'evoluzione del fatturato negli ultimi trimestri, in special modo dei paesi cosiddetti Brics
(Brasile, Russia, India, Cina, ndr), saliti tra aprile e giugno 2010 del 16% rispetto allo stesso periodo dell'anno
scorso. La crescita globale c'è, ma proviene da altre direzioni. In Europa resta l'evidenza non della
recessione, ma di una situazione di stallo. Soprattutto per i tempi più lunghi dell'assorbimento della bolla
immobiliare e delle sue conseguenze sui bilanci delle banche e delle famiglie. Se si guarda bene, in Europa
permane lo stato di convalescenza in Gran Bretagna e in Spagna. In Francia Sarkozy ha fatto all'inizio della
sua presidenza cose molto importanti nel ristabilire il giusto rapporto tra le parti sociali e questo aiuterà il
paese nell'accelerare la crescita. La Germania è ripartita anche se il conto della crescita, come nel caso della
riunificazione, finiranno per pagarlo in parte gli altri paesi europei. Nelle regioni che in Ibm chiamano Alps
(Svizzera & c., ndr), hanno mantenuto il franco basso per due anni e mezzo e ora stanno capitalizzando i
sacrifici fatti. D. Resta l'Italia... R. In Italia la bolla immobiliare ha fatto meno danni che altrove, merito anche
della differente mentalità. Ma per il resto si presenta come un'economia a molte velocità. Da una parte c'è il
ministero dello sviluppo economico senza un ministro da molti mesi e 300 mila lavoratori in cassa
integrazione straordinaria. Dall'altra un ministro dell'Economia che sopperisce con operazioni di grande
rilievo, come quelle di individuazione delle sacche di inefficienza fiscale degne di un paese fondatore della
Ue. D. E il presidente della Repubblica ricorda a tutte le parti politiche che sarebbe ora di occuparsi
dell'economia. R. È proprio quello il punto: il Paese è dilaniato da aspetti che nulla hanno a che vedere con
l'economia. Qui occorre un piano con una traiettoria a tre anni che innesti un ciclo virtuoso per la crescita, che
si basi su elementi precisi. D. Quali? R. In ordine: investimenti nell'integrazione delle tecnologie esistenti,
usando parte dei fondi strutturali a vantaggio delle infrastrutture digitali; defiscalizzazione di un 5% per chi
assume giovani come forza lavoro per la ricerca; diminuizione dell'Irap per quanti investono in green
technology; aggregazione a sistema delle aziende impegnate sulle frontiere più competitive, come per
esempio le nanotecnologie; dematerializzazione nella Pa e nelle imprese, con la definitiva adozione della
firma digitale. Quindi, i giovani: ho letto di recente che in Italia ci sono 900 mila ragazzi che non studiano e
non lavorano. Sono res nullius.È una cosa che fa pensare, quando poi vedi che nelle cucine dei ristoranti non
si parla più italiano o che nelle vendemmie trovi solo extracomunitari. Sono segnali deboli, d'accordo, ma non
è da qui che comincia il declino di una civiltà? D. È un problema che riguarda per lo più il Sud. R. È un fatto
che il Sud e alcune zone del Centro del Paese devono essere rese vivibili e funzionali. Sono una risorsa near
shore, indispensabile e da privilegiare. Io per metodo e per passione faccio in continuazioni colloqui con
candidati a entrare in Ibm. Vedo nelle persone che provengono dal Sud un senso di fedeltà e di appartenenza
all'azienda completamente diverso, unico. Nel Sud occorre crederci, e in Ibm lo dimostriamo con i nostri centri
di eccellenza a Bari, Napoli, Catania e Cagliari, senza dimenticare Roma che sviluppa per tutto il mondo i
software Tivoli. Se non iniziamo noi a fare impresa da queste parti, perché dovrebbero farlo gli altri? D.
04/09/2010 23Pag. Milano Finanza(tiratura:169909)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 92
Hanno ragione gli imprenditori a lamentarsi dei banchieri che, da quando piove, hanno portato via l'ombrello
alle aziende, o i banchieri che ribattono dicendo che in Italia le imprese sono povere ma gli imprenditori sono
ricchi? R. In Italia lo sviluppo economico è sempre stato innescato da iniziative di matrice pubblica: basta
ricordare l'Iri di Beneduce o il piano Marshall del dopoguerra, fino a tutti gli incentivi della Cassa del
mezzogiorno. Anche per questo, il convento è stato sempre povero e i frati ricchi. Ora però le banche stanno
facendo una politica sul territorio molto più attenta di prima, si stanno rendendo conto dei dislivelli. Corrado
Passera ha detto di recente cose molto illuminanti al riguardo. D. Sergio Marchionne ha rilanciato la necessità
di una specie di patto sociale, in cui condividere impegni, responsabilità e sacrifici... R. Sono d'accordo. Ma
per farlo ci vogliono delle parti sociali forti, che siano in grado di tracciarne le linee guida. Vedo invece da una
parte un'associazione di categoria delle imprese un po' sballottata e che non rappresenta, almeno nel settore
Ict, tutta la realtà industriale. E dall'altra un sindacato in cerca di un'identità diversa, che forse non ha ancora
compreso che i lavoratori hanno un livello medio di preparazione molto più elevato che in passato e che non
possono essere più attori passivi del cambiamento. D. Ma se questa è la situazione, come si fa? R. Mi
permetto sommessamente di proporre un innesto più robusto in politica e nell'amministrazione pubblica di
donne e uomini che provengono dal mondo delle aziende. Sono indispensabili per un vero piano di rilancio.
D. In passato, innesti del genere non sempre hanno funzionato. Imprenditori e manager hanno uno stile di
direzione diverso dal commis de l'état. R. Dipende anche dal contesto e dalle regole entro cui devono
muoversi. In Italia ci sono troppe norme figlie dirette dello statuto albertino o del codice Rocco: non danno
certezze e non sono più adeguate. Ma le qualità di chi amministra restano cruciali: devo dare atto che agli
Interni, all'Economia e alla Pubblica istruzione ultimamente sono state fatte cose mai realizzate prima. Il
paese si deve muovere, perché quando si vuole le cose poi si fanno. D. L'informatica che ruolo gioca in tutto
ciò? R. È la direttrice dello sviluppo. È quella che abilita il processo di crescita. In Italia è il secondo datore di
lavoro. È un settore che si può esportare, anche perché il livello di complessità che c'è in Italia in alcuni campi
di applicazione dell'Ict non c'è altrove. Pensate all'ottimo lavoro fatto da Broggi alla Consip. Se potessi, quella
piattaforma l'adotterei anch'io per Ibm. Perché non renderla obbligatoria per tutti? Oppure pensiamo alla
firma digitale, e al gran risparmio di burocrazia che comporta, o ai superati problemi di standard tra le diverse
regioni, grazie all'impulso del ministro Brunetta. Perché si sviluppi l'informatica è cruciale anche l'età
anagrafica di chi deve prendere le decisioni. D. Che vuol dire? R. In Gran Bretagna o in Finlandia i ministri
hanno meno di 40 anni. Per loro l'informatica non è solo l'email. Sanno perfettamente come usare e come si
possono sfruttare i pc e gli smartphone. L'Italia è ancora agli ultimi posti per esempio nella trasmissione
elettronica delle fatture! D. Smarter planet è stato lo slogan con cui Ibm ha portato all'attenzione di tutti
tecnologie già disponibili che possono migliorare drasticamente la vita di tutti i giorni. A tre anni dal lancio,
qual è il bilancio? R. Quello è un esempio di come la tecnologia possa inventare nuovi mestieri e nuove
professioni, sviluppando sistemi che possono controllare, identificare, regolare l'utilizzo delle risorse,
alleviando problemi atavici come il traffico o l'inquinamento e basandosi il più delle volte su infrastrutture già
esistenti ma che non sono state messe in rete. Smarter Planet ha prodotto uno straordinario risultato per Ibm,
tanto che il presidente Obama ha sentito anche Sam Palmisano (il ceo di Ibm, ndr) quando si è trattato di
rilanciare l'economia americana. In Italia stiamo realizzando molti progetti con i comuni di Parma, Firenze,
Salerno, Pisa, Trento, Bolzano, Verona, su temi legati alla sicurezza, al traffico. E anche lì ho constatato
quanti giovani amministratori locali in gamba e con voglia di fare ci siano. D. Avete presentato nuove
soluzioni per un caposaldo del made in Italy, la filiera della moda e del lusso. R. Un altro esempio di
tecnologia sviluppata in Italia a beneficio del resto del mondo Ibm. Abbiamo sviluppato un corner tecnologico
dedicato ai negozi di moda, con specchi elettronici che permettono di provare modelli diversi di montature di
occhiali senza indossarli fisicamente, sistemi che analizzano l'attenzione e il comportamento d'acquisto del
cliente, soluzioni che consigliano i migliori accostamenti tra un capo e gli accessori. D. Qual è il consiglio che
dà a un giovane studente, magari di informatica? R. Come dicevo, faccio spesso colloqui di lavoro e trovo
che i giovani oggi siano molto diversi da come li descrive la vulgata. Le famiglie stanno lavorando bene: sono
04/09/2010 23Pag. Milano Finanza(tiratura:169909)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/09/2010 93
aperti, senza paure, non abbassano lo sguardo e fanno domande che ai tempi miei non mi sarei sognato di
fare.A loro dico: abbiate sempre lo stesso entusiasmo di quando ci si è iscritti all'università. La vita
professionale è fatta di alti e bassi, non bisogna avere paura del cambiamento. (riproduzione riservata)
04/09/2010 23Pag. Milano Finanza(tiratura:169909)
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La ricerca I dati sulle prove d'ingresso. «Andrebbero unificate per tutta Italia» Università , chi passa i test si laurea prima e trova lavoro Il dossier: meno abbandoni nelle facoltà a numero chiuso I tempi A Medicina l'81,5% si laurea nei tempiprevisti dal corso, contro una media nazionale del 37,2 Gli studi La media di chi lascia scende fino al 4% neicorsi a numero chiuso, contro il 30-40% del dato nazionale Paolo Foschi ROMA - «Certo, chiedere "Chi ha vinto miss Italia nel 1992?" in una selezione per accedere alla facoltà di
medicina può sembrare una bizzarria e probabilmente lo è anche. Ma i singoli errori nell'uso dello strumento
non possono delegittimarne l'uso corretto».
A difendere i test per l'ingresso all'università che in questi giorni sono finiti sotto accusa da parte di studenti,
professori e persino del ministero che addirittura annuncia alcuni cambiamenti per l'anno prossimo, è Alberto
Sironi, amministratore delegato della Alpha Test, società che da vent'anni si occupa - fra le varie attività - di
preparare gli studenti alle prove di accesso alle facoltà a numero chiuso: «È chiaro che essendo un operatore
del settore sono anche parte in causa e in qualche maniera interessato, però non espongo convinzioni
personali basate sul nulla, ma dati».
E i dati sono stati raccolti in un dossier: nelle facoltà in cui è prevista una prova di selezione per l'accesso ai
corsi di laurea non solo il tasso di abbandono (cioè la percentuale che misura chi lascia l'università prima di
finire) scende fino al 4 per cento (dai casi limite del 30-40 per cento nel caso di accesso libero). Ma quanto
più è alto il punteggio al test di ingresso, tanto più è breve il tempo di conseguimento della laurea; e il tasso di
occupazione dopo la tesi è maggiore rispetto alle facoltà senza selezione. Tradotto in cifre: nei corsi dell'area
medica, per esempio, gli studenti che si sono laureano nei tempi previsti dal corso di laurea sono l'81,5 per
cento contro un dato medio nazionale pari a circa il 37,2 per cento.
Una situazione che secondo Alpha Test è determinata da vari fattori: prima di tutto si tratta di studenti più
motivati, perché per superare il test di ingresso devono comunque studiare; poi il fatto di aver già effettuato
una selezione prima dell'inizio del corso di laurea, evita l'imbuto che possono trovare i laureati di facoltà come
giurisprudenza o lettere quando vanno a cercare lavoro.
Anche se contestati per i loro contenuti, alcuni vantaggi della selezione attraverso i test, invece che con i più
tradizionali metodi del colloquio o del curriculum, sono riconosciuti da tutti: non c'è, ad esempio, quella
discrezionalità nella valutazione che invece inficia gli esami classici come quello di maturità. E non solo: il
sistema è rapidissimo perché il controllo è automatico e non possono esserci favoritismi. Infine è un sistema
economico che permette di valutare in poche ore decine di migliaia di persone.
I test d'ingresso hanno ovviamente anche dei limiti. Il peso delle materie e delle domande va aggiornato in
continuazione, sulla base di statistiche serie e rigorose perché è necessario vedere come cambia il
rendimento all'università e la capacità di inserimento dopo la laurea sulla base del tipo differente di test di
ingresso effettuato. E, secondo il dossier, per migliorare ulteriormente lo strumento si potrebbe pensare a test
unificati in tutta Italia, per permettere poi a chi li passa di scegliere sulla base della graduatoria finale a quale
università iscriversi.
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04/09/2010 27Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 96
Innovazione. Al via Formula Sae Italia: in gara 50 auto progettate dagli studenti di tutto il mondo L' università scende in pista a Varano BOLIDI FATTI IN CASA Per i team italiani un budget medio intorno ai 20mila euro per realizzare modelli da200 chilometri all'ora Marco Ferrando
VARANO (Parma). Dal nostro inviato
Mille studenti da tutto il mondo, cinquanta monoposto, i massimi esperti di auto in Italia. Per capire dove va il
mondo delle quattro ruote, o più semplicemente per conoscere chi ne sarà protagonista nei prossimi
vent'anni, nei panni del manager o dell'ingegnere, basta fare un salto sulla pista di Varano.
Tra i colli dov'è nato e cresciuto il mito Dallara, da ieri fino a lunedì fa tappa in Italia il circuito Formula Sae,
campionato mondiale delle auto concepite e realizzate in università. Una marea di tedeschi, più di cento
italiani, qualche austriaco, un drappello di indiani e greci, quasi tutti a campeggiare a due passi dal circuito.
Ma guai a fermarsi all'aspetto romantico da Woodstock degli ingegneri: in pista, fino a lunedì, ci sono bolidi
da 200 chilometri all'ora che toccano i 100 in meno di quattro secondi, studiati sui banchi dell'università e
costruiti un componente alla volta, di solito nel tempo libero, spesso nel cuore della notte; come nel caso
della 28/10/RR dell'Università di Firenze, in forse fino all'ultimo perché giovedì ha rotto la sospensione
anteriore destra: «Una notte in bianco e le abbiamo sostituite tutte e quattro», dice orgoglioso il team leader,
Andrea Massini. Idem per i romani della Sapienza, con la loro «Gajarda» nata in otto mesi da un foglio di
carta e costruita pezzo per pezzo all'ombra del Colosseo, «più col buio che alla luce», sorride Andrea
Giovannini.
A sancire il vincitore sarà una lista sterminata di requisiti tecnici da osservare senza deroghe, paletti
strettissimi per non cedere a compromessi sul versante della sicurezza e un plotone di verificatori tecnici:
soltanto chi saprà dimostrare che la propria auto accompagna soluzioni tecniche altamente performanti un
business plan credibile potrà puntare al podio, dopo essersi confrontato tra i birilli, in frenata, nella prova di
endurance e davanti alle slide che sintetizzano costi e ricavi di un eventuale produzione di serie.
Qui a vincere non è l'auto più veloce, ma quella perfetta. In pratica, «chi sa fare il massimo con il minimo»,
dice Paolo Coeli, direttore di gara per hobby e responsabile prodotto di Elasis (Fiat) nella vita. Insieme con
l'imprenditore torinese Giacomo Danisi e Paolo Citti dell'Università di Firenze, sono loro ad aver importato nel
2005 una formula nata in America negli anni '80. L'evento è organizzato dall'Ata, l'associazione tecnica
dell'auto, e tra i maggiori sostenitori c'è Dallara, che qui non si limita a fare gli onori di casa: «La gara è una
fonte inesauribile di idee - dice Gian Paolo Dallara -. Queste auto rappresentano uno stimolo importantissimo
in termini di discontinuità: i ragazzi sono capaci di individuare soluzioni coraggiose, a cui nessuno avrebbe
mai pensato semplicemente per abitudine». Non a caso la stessa Dallara da qualche anno a questa parte è
nel paddock della Formula Sae che recluta i suoi giovani: «Chi viene qui non solo ha le competenze, ma
anche una straordinaria passione», racconta l'ad di Dallara, Andrea Pontremoli: «Adesso sono con noi i team
leader delle ultime squadre di Parma, Cagliari, Messina, Graz».
Proprio Graz è tra le favorite della quattro giorni insieme con i tedeschi, squadre che ben poco hanno da
invidiare alla Formula uno con i loro budget a cinque zeri. E gli italiani? Da bravi universitari, fanno quel che
possono, si pagano le trasferte, viaggiano in pochi, non sprecano neanche un centesimo perché a
disposizione, di solito, ci sono appena 20-30mila euro all'anno. Un po' meglio se la passa il Politecnico di
Torino, che ha intorno una nutrita schiera di sponsor tecnici e quest'anno ha ricevuto 70mila euro dal suo
ateneo; non a caso è il favorito tra gli italiani: «Preferiamo non sbilanciarci», mettono le mani avanti Dario
Donetti e Giorgio Scalici. «Però puntiamo a una medaglia, è vero. Più d'argento che di bronzo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA In gara. La monoposto realizzata dalla squadra corse del Politecnico di
Torino (in alto a sinistra) , tra le favorite della gara insieme con quella dell'University of technology di Graz (in
04/09/2010 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 97
alto). Budget più limitato ma esperienza di vecchia data per l'Università
di Firenze, (a fianco) il primo ateneo italiano a prendere parte,
nel 2005 a Silverstone,
a una gara del circuito Formula Sae. (foto Fausto Di Sciullo)
04/09/2010 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 98
Extracomunitari. Meno immatricolazioni dei posti riservati agli stranieri Università , con il test d'italiano è partita l'odissea per il visto Leonard Berberi
C'è anche una coppia albanese fresca di fidanzamento ufficiale a fare il test di conoscenza della lingua
italiana. Un passaggio obbligatorio per gli studenti extracomunitari che vogliono iscriversi nelle nostre
università. Lei si chiama Izuela Stafa e ha 18 anni. Lui è Entjol Osmani e ha un anno in più. Entrambi di
Tirana, si sono promessi amore eterno in Albania e hanno deciso di proseguire insieme anche nella vita
accademica. Vorrebbero iscriversi a un corso economico all'università Bicocca di Milano, ma prima - dicono -
«dobbiamo risolvere un bel po' di cose». Per esempio: trovare un alloggio e capire le scadenze
amministrative. Soprattutto: districarsi nella burocrazia italiana. Che tra visti, certificati e permessi di
soggiorno per motivi di studio rischia di trasformare l'immatricolazione in una corsa a ostacoli lunga
settimane.
«Non ho ancora capito bene cosa devo fare per chiedere il permesso», continua Entjol. Anche Zineida
Surric, moldava di Chisinau di 23 anni, chiede lumi su quello che deve fare ora che ha passato il test (lettura
di un articolo di giornale, domande di comprensione e sulla Costituzione). «Mi piacerebbe iscrivermi al corso
di laurea in Comunicazione e società a Milano - dice -. Ma mi hanno consigliato tutti di risolvere prima la
questione del permesso, poi di dedicarmi all'università».
«Le informazioni su cosa fare e dove rivolgersi per chiedere il permesso di soggiorno per motivi di studio non
sono sempre tempestive e nemmeno chiare», dice Blerina Kushta, una ragazza albanese fresca di laurea
che ha passato gli ultimi anni a dare una mano agli studenti stranieri. Attraverso l'associazione "New Age"
(dove Age sta per Albanian Generation Era) e insieme ad altri stranieri, fornisce le indicazioni dettagliate ai
nuovi arrivati. A partire da quella più importante: per il permesso bisogna recarsi in un ufficio postale e
compilare la domanda. Una procedura che il professore Marino Regini, prorettore dell'Università Statale di
Milano con delega all'internazionalizzazione, non esita a criticare. «Non è possibile che chi viene a studiare
qui da noi si ritrova ad essere messo sullo stesso piano di altre categorie di stranieri - spiega -. È anche per
questo motivo che il nostro sistema accademico è tra i meno appetibili al mondo».
Tradotto in numeri: lo scorso anno accademico si sono immatricolati 12.890 cittadini con passaporto non
italiano. Ma solo 3.851 avevano una residenza all'estero. Il resto apparteneva alla seconda generazioni di
immigrati o veniva dai paesi Ue. Quest'anno, 82 atenei hanno messo a disposizione 42.562 posti destinati
agli studenti stranieri sia nelle lauree triennali che in quelle magistrali. Un numero che i docenti ritengono fin
troppo alto rispetto alla domanda reale.
«La lingua italiana è poco spendibile sul mercato globale, per questo si iscrivono pochi stranieri - spiega
Franco Donzelli, docente di Economia politica alla Statale di Milano -. Ma se a questo handicap aggiungiamo
le lungaggini burocratiche della nostra pubblica amministrazione, rischiamo di perdere anche quei pochi
stranieri». Per questo, il professore ha dato il via due anni fa a Economics and Political Science, un corso di
laurea specialistica tutto in inglese. «I risultati sono incoraggianti - racconta -. Ci sono decine di studenti
extracomunitari che vogliono iscriversi». Ma i problemi restano gli stessi: «Difficoltà a reperire informazioni
attraverso i nostri consolati, poca informazione sui corsi di laurea e un sistema di accoglienza universitaria
che da noi è molto scarsa». Senza parlare delle prove di ammissione. «Non ha senso costringere il candidato
uzbeko o cinese a pagare un biglietto aereo per venire da noi a sostenere, per esempio, il test di lingua -
prosegue il professore -. Sono spese inutili. La selezione si può fare benissimo anche via Skype». E poi
«bisognerebbe snellire anche l'iter per l'immatricolazione degli stranieri».
«Le politiche migratorie del nostro paese così come sono non vanno bene per chi viene a studiare qui -
aggiunge il professore Regini -. Ha ragione Confindustria quando propone percorsi facilitati per chi vuole
investire da noi il suo capitale umano». Secondo il prorettore un modo per velocizzare il rilascio del permesso
06/09/2010 11Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 99
di soggiorno per motivi di studio ci sarebbe: «Si potrebbero aprire degli uffici della questura all'interno delle
università italiane. Almeno facciamo risparmiare ai ragazzi extracomunitari mesi di inutile burocrazia».
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IN ATENEO42.562
Posti riservati a stranieri
La facoltà di Ingegneria è quella che mette a disposizione la quota maggiore (7.551 posti). Seguono
Economia (7.214) e Scienze matematiche, fisiche e naturali (5.520)
12.890
Le immatricolazioni 2009
Di questi solo 3.851 avevano una residenza fuori dal territorio nazionale. La parte restante risiedeva già in
Italia e apparteneva alla cosiddetta seconda generazione di immigrati
5.882
I laureati 2009
Quasi un quarto di questi ha studiato in Lombardia. A livello di nazionalità, gli albanesi sono quelli con il
numero di laureati più alto. Seguiti dai romeni e dai cinesi
06/09/2010 11Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 100
Avviare un'attività. Dagli atenei un sostegno non solo finanziario per chi vuole creare aziende innovative In università a lezione di start up Progetti legati soprattutto a ingegneria, architettura e nuove tecnologie A CURA DI
Eleonora Della Ratta
Per aiutare i giovani a realizzare le proprie idee le università mettono a disposizione un sostegno di
avviamento delle nuove start up. L'obiettivo è di incentivare la nascita di imprese innovative che mettano a
frutto i risultati della ricerca, favorendo così anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Nascono così gli
incubatori di start up che possono avere dagli atenei un finanziamento, ma anche l'appoggio di consulenti,
supporto manageriale, servizi di assistenza tecnica o commerciale e laboratori. Gli studenti e i neo laureati
che vogliono avviare un'impresa possono presentare domanda presso il proprio ateneo: le università, spesso
in collaborazione con le Camere di commercio o gli enti locali, pubblicano ogni anno un bando dedicato alle
start up e selezionano le domande in base alla fattibilità del business plan che viene presentato. Una
possibilità che viene data a tutti i settori, ma che vede la realizzazione soprattutto di progetti legati
all'ingegneria, all'architettura e alle nuove tecnologie.
Uno dei primi atenei a creare un sostegno per le start-up di giovani neolaureati è stato il Politecnico di
Milano, che già nel 2000 ha creato l'Acceleratore d'impresa: oggi nelle tre sedi di Milano, Como e Lecco
sostiene 18 imprese in fase di avvio che operano in diversi ambiti, dall'Ict alla bioingegneria, dal design alle
clean technologies che offrono innovazioni per i problemi energetici e ambientali. Il Politecnico, insieme alle
altre università lombarde (Università degli Studi di Milano, Università Cattolica di Milano, Università degli
Studi di Bergamo, Università Liuc, Università degli Studi dellìInsubria), ogni anno organizza una gara per gli
studenti, laureati e dottorandi, che vogliono creare una start-up innovativa: fino al 12 settembre è possibile
partecipare al bando (www.startcupml.net) presentando il proprio business plan.
Anche le università di Bologna e di Modena puntano sulle tecnologie innovative: fino al 20 settembre è
possibile presentare la domanda (per la redazione del business plan c'è tempo fino al 27 settembre) per
vincere un contributo di 5mila euro a fondo perduto ed essere selezionati per partecipare alla start cup
nazionale. Possono partecipare sia singoli che gruppi di studenti e neolaureati, ma è requisito necessario
avere un'idea che impieghi tecnologie innovative. In Piemonte l'Università di Torino e il Politecnico offrono un
contributo di 3mila euro per la costituzione di una società e altri 3mila per ogni soggetto che ne faccia parte
(fino a un massimo di cinque soci): per accedere ai servizi si deve essere iscritti all'ateneo o aver conseguito
il titolo (laurea o dottorato) da meno di due anni. Oltre al contributo finanziario viene offerto un servizio di
tutoraggio per la pianificazione finanziaria e commerciale del progetto.
È allargato anche a docenti e ricercatori il bando dell'Università di Messina (www.careci.it), che si è appena
chiuso. Contributi fino ai 12mila euro vengono erogati dall'Università di Palermo (www.startcuppalermo.it) alle
tre migliori idee imprenditoriali che gli iscritti al bando possono presentare entro il 3 ottobre: possono
partecipare studenti, dottorandi e ricercatori anche in gruppi, purché almeno un rappresentante sia residente
in Sicilia. Dodici mesi di tempo è anche il limite dato dall'Università del Molise (http://ilo.unimol.it) ai giovani
che vincono il bando per dare avvio concretamente al proprio progetto: l'università mette a disposizione sia
una sede che i propri consulenti per un'analisi di fattibilità finanziaria.
La difficoltà maggiore, infatti, sembra essere soprattutto la pianificazione concreta degli investimenti: per
questo le università di Padova, Verona e Ca' Foscari a Venezia richiedono ai partecipanti un piano molto
dettagliato, dove sia indicato il piano strategico operativo e di marketing, il fabbisogno finanziario dell'impresa
e un piano economico proiettato su tre anni.
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I bandi aperti
06/09/2010 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 101
per la tabella fare riferimento al pdf
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06/09/2010 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 102
Associazione incubatori. Già nate più di 300 imprese Un premio valorizza le migliori idee Le forme di sostegno all'avvio di un'impresa si dipanano con modalità diverse a seconda degli atenei,
dall'aiuto finanziario alla disponibilità di laboratori e consulenti. I progetti di sostegno nascono anche dalla
collaborazione tra gli atenei di una stessa regione e si rivolgono, in genere, a ragazzi laureati da meno di due
anni, ricercatori o dottorandi. Fondamentale per avere un contributo è presentare un piano di fattibilità e
avviare la propria attività entro un termine stabilito, in genere un anno. Spesso l'ateneo coinvolge il progetto
in un incubatore d'impresa dove vengono messi a disposizione dei neoimprenditori attrezzature e strutture
condivise, affiancate a volte anche da servizi di formazione.
Le migliori idee imprenditoriali dei giovani studenti o neolaureati vengono poi selezionate ogni anno anche a
livello nazionale. Il Premio nazionale per l'innovazione, gestito dall'Associazione incubatori universitari,
seleziona le migliori start up tra quelle che hanno partecipato a uno dei bandi degli atenei aderenti al Pni o
che hanno usufruito dei servizi degli incubatori delle università. Un modo per valutare e valorizzare le società
che sono nate grazie al sostegno degli atenei: alla società vincitrice andrà sia un premio di 5mila euro, sia un
percorso di formazione, per sei mesi, nella Silicon Valley.
Quest'anno la selezione è avvenuta tra le imprese nate nel 2006: i progetti analizzati dalla commissione
sono stati 65, presentati da 49 università aderenti al Pin.
Tra le dieci finaliste il miglior risultato è stato raggiunto dalla Genefinity srl, un'azienda nata all'interno dell'
Università di Trento e specializzata nella creazione di film sottili in settori tecnologicamente avanzati, come
quello dei biosensori o dei sistemi fotovoltaici. L'impresa è nata da un'idea di cinque ragazzi laureati in
ingegneria, che quattro anni fa hanno vinto il bando dell'Università di Trento per il sostegno alle start up.
Delle 306 imprese che, dal 2003 a oggi, sono nate con il contributo delle università aderenti al Pni, il 27% è
specializzato nell'It e hanno registrato ben 141 brevetti.
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06/09/2010 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 103
Formazione. A Napoli Master per gestire patrimoni sottratti alle mafie PER LAUREATI UNDER 35 Il corso dell' Università Suor Orsola Benincasa si svolge in collaborazione con«Libera» ed è sostenuto dalla Fondazione per il Sud Lucilla Vazza
Nasce a Napoli il master post lauream in gestione del patrimonio sottratto alle mafie. L'iniziativa, a costo zero
per i partecipanti, è dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e viene realizzata in collaborazione con
l'associazione Libera e con il sostegno economico della Fondazione per il Sud. Un nuovo passo in questo
specifico ambito dopo l'annuncio (si veda Il Sole 24 Ore dello scorso 28 luglio) dell'istituzione - all'Università
di Palermo - di un corso di alta formazione in materia, rivolto a professionisti e destinato a creare manager
specializzati nell'amministrazione di beni sequestrati.
Nel capoluogo campano giovani laureati meridionali sono chiamati a confrontarsi con gli strumenti pratici per
gestire quei terreni, quegli appartamenti e immobili di ogni genere che ogni anno vengono sottratti ai clan per
essere destinati ad attività di sviluppo locale. La prima edizione del master è aperta a 20 neolaureati (laurea
triennale, diploma universitario o laurea quadriennale) di età inferiore ai 35 anni, residenti nelle regioni del
Sud.
Si cerca di formare un team di persone in grado di sviluppare con competenza, e anche creatività, beni che
rischiano di rimanere abbandonati. In questo modo è possibile fare fronte comune contro le mafie attraverso
la formazione. Negli ultimi due anni sono stati sequestrati 20.439 possedimenti mafiosi e confiscati 4.768 beni
per un valore di 2.066 milioni di euro. Numeri da capogiro, che hanno bisogno di una gestione efficiente e di
procedure di affidamento più snelle da parte dello Stato affinché questi patrimoni non restino inutilizzati.
Il termine di presentazione delle domande di ammissione è il 7 ottobre 2010 (il modulo per la domanda di
ammissione è scaricabile online: www.unisob.na.it/universita/dopolaurea/master/). Il master, dopo una prima
fase di formazione d'aula, prevede la realizzazione di project work e stage presso istituzioni, agenzie
pubbliche e sedi dei beni confiscati in Campania.
Il corso rappresenta una delle sei "iniziative esemplari" per il contrasto alla fuga dei cervelli, sostenute dalla
Fondazione per il Sud, attraverso l'invito «Sviluppo del capitale umano di eccellenza» rivolto agli atenei
meridionali. L'obiettivo generale è trattenere i giovani talenti attraverso la messa in rete delle migliori risorse
ed energie del territorio.
Complessivamente, il sostegno della Fondazione per il Sud ai sei progetti formativi è di circa 2,1 milioni di
euro. Alla proposta appena illustrata si affianca, per fare un esempio, il progetto "So.S. Scampia", dove la
sigla So.S. sta per "Solidarietà e Sviluppo". L'iniziativa prevede la combinazione di una serie di azioni
educative, formative e di inserimento lavorativo attraverso l'istituzione di dieci borse di studio del valore di
2.500 euro, ognuna destinata a studenti meritevoli residenti a Scampia.
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06/09/2010 30Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 104
Università Test a Odontoiatria: 1500 candidati per 54 ingressi in facoltà La sfida dei futuri dentisti uno su trenta ce la farà Lunedì in aula 843 aspiranti veterinari per 74 posti, martedì tocca ad Architettura È IL test più difficile. Solo uno su trenta ce la farà. Ma a molti studenti, che sono tornati in aula il giorno dopo
aver affrontato il quiz d'ingresso alla facoltà di Medicina, è sembrato più facile. Ieri era il turno degli aspiranti
dentisti. In mille si sono iscritti alla prova di accesso a Odontoiatria della Federico II. A Monte Sant'Angelo
sono arrivati in 890, l'11 per cento ha rinunciato. Comunque un esercito alla conquista di appena 30 posti.
«È la dimostrazione del vivo interesse per l'area sanitaria», dice il presidente della commissione Luca
Ramaglia. La selezione è stata più facile da gestire rispetto all'assalto di giovedì. Undici le sale del complesso
universitario utilizzate. «Mi sembra che le domande siano state più semplici rispetto a quelle del test di
Medicina», dice un ragazzo uscendo. Sensazione condivisa dagli altri studenti sui forum online dedicati al
quiz. Il confronto sulle risposte tra gli aspiranti dentisti è comunque serrato. Le domande di logica creano
come sempre forti dubbi, «come quella sul coraggio di pompieri e piloti», sorride Anna. Biologia e chimica
sono risultate meno ostiche rispetto al giorno prima. Tra i quesiti di cultura generale la fine del Fascismo, il
doping, la Breccia di Porta Pia. «Mi auguro che almeno uno dei due test sia andato bene», è la speranza di
Francesco.
Alla Mostra d'Oltremare, alla prova di accesso della Seconda università di Napoli i candidati sono invece 687
per 24 posti. Possibilità di entrare, in percentuale, molto vicina a quella dei colleghi dell'ateneo federiciano.
Più alta di uno scarso due per cento. Nel padiglione della Fiera che ha ospitato la selezione non si sono
presentati 69 iscritti. Nessuna irregolarità, la prova fila liscia.
Archiviati gli esami più delicati, il calendario di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso è ancora ricco.
Sfide dure.
Alla Federico II il 6 settembre in aula si presenteranno 843 aspiranti veterinari, i posti disponibili sono 74. Il
giorno dopo tocca agli aspiranti studenti del corso di Architettura e di Ingegneria edile. L'8 è la volta di
Professioni sanitarie, il 9 di Scienze del turismo, facoltà di Economia, e di Biotecnologie, il 10 di Scienze e
tecniche psicologiche mentre il 15 sono chiamati alla prova d'ingresso gli aspiranti farmacisti. Una curiosità. Il
9 settembre è anche il giorno della selezione per accedere al corso di laurea in Viticoltura ed enologia della
facoltà di Agraria: gli iscritti sono 93 per un corso riservato a 35 alunni.
Alla Sun la prova per gli aspiranti farmacisti è fissata per il 21 settembre, mentre due giorni dopo si terranno i
test per entrare a Biotecnologie. (luigi carbone) © RIPRODUZIONE RISERVATA PER SAPERNE DI PIÙ
www.istruzione.it www.csa.napoli.bdp.it
Foto: I test di Medicina
04/09/2010 3Pag. La Repubblica - Napoli(diffusione:556325, tiratura:710716)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 105
Università e Politecnico tutto il potere ai nuovi cda La rivoluzione "azzera" il Senato Sarà un gruppo non eletto di undici persone a prendere ogni decisione Iricercatori criticano l'atteggiamento ritenuto morbido dei due rettori OTTAVIA GIUSTETTI UNIVERSITÀ come aziende, con il potere fortemente accentrato al vertice e gestito dalle mani di pochissimi.
La struttura piramidale che si esaspera e relega il Senato accademico - da sempre organo decisionale per
eccellenza dell'ateneo - a poco più che un ritrovo ricorrente tra colleghi cui resta giusto la facoltà di discutere
e proporre qualche parere. Infine, un Consiglio di amministrazione, non eletto ma nominato secondo proposta
del rettore, e composto di soli undici membri (di cui almeno tre provenienti dall'esterno)a detenere
praticamente il potere di ogni delega. Questo diventeranno, a breve, l'Università di Torino e il Politecnico,
quando il ddl Gelmini sarà approvato in via definitiva, e di questo si è discusso alla festa del Pd nel dibattito al
quale hanno partecipato Marco Meloni, responsabile università Pd e Paola Poggi, docente all'Università di
Torino. La riforma è passata a fine luglio al Senato e ora torna alla Camera per l'approvazione definitiva
prevista entro la fine del 2010. Il Partito democratico ha pubblicamente dichiarato guerra al ddl Gelmini fin dai
tempi della prima presentazione della legge, ma la vera opposizione sembra arrivare in realtà dalla grande
mobilitazione dei ricercatori che da mesi raccolgono adesioni per una forma di protesta che minaccia di
paralizzare o quantomeno di compromettere seriamente il funzionamento dei due atenei torinesi già nelle
prossime settimane. Il Politecnico è stato costretto a rimandare l'apertura dell'anno accademico di oltre un
mese, mentre a Palazzo Nuovo si dovrà rinunciare a un buon numero di corsi di laurea per carenza di
docenti.
Molti ricercatori infatti per quest'anno accademico accetteranno solamente di insegnare per quel massimo di
ore cui il regolamento li obbligae abbandoneranno invece l'aula nelle ore facoltative. Nonostante Anna Maria
Poggi, durante il dibattito abbia ricordato il sostegno degli ordinari alla protesta dei ricercatori - che saranno
cancellati dalla legge Gelmini nel loro ruolo di docenti - la riforma sembra solleticare parecchio l'appetito di
coloro che già detengono posizioni di potere all'interno delle università. Tanto che dopo aver sottoscritto
qualche dichiarazione di solidarietà nei consigli di facoltà, in molti dipartimenti si sta ora rapidamente
provvedendo a rimpiazzare i ricercatori "infedeli" affidando la titolarità dei corsi a docenti esterni o a borsisti, e
alimentando così una subdola guerra tra poveri. In altri casi i ricercatori stessi vengono obbligati a sostenere
in aula un numero di ore, uguale a quello cui hanno rinunciato, per far fronte alle esercitazioni. La Crui, che è
la conferenza di tutti i rettori italiani, ha risposto con tale entusiasmo alle proposte di riforma del ministro, che
ha sollecitato già mesi fa, con una lettera, l'approvazione quanto mai rapida del Ddl. «Questo atteggiamento
fortemente corporativo dei rettori di tutta Italia non trova conferma qui a Torino - ha detto Marco Meloni - mi è
parso invece che Ezio Pelizzetti e Francesco Profumo siano fortemente scettici di fronte ai cambiamenti che
porterà questa riforma». Non abbastanza, rispondono i ricercatori, che avrebbero voluto prese di posizione
più forti di questi due atenei che, per ragioni diverse rappresentano l'élite delle università italiane, e che
avrebbero potuto schierarsi apertamente a fianco degli oppositori dando un segnale importante nel resto del
Paese.
I punti IL RETTORE Resta eletto dalle varie componenti dell'ateneo secondo lo statuto ma può essere
sfiduciato su proposta dei 3/4 dei senatori IL SENATO Avrà facoltà di formulare proposte e pareri (mai
vincolanti) in materia di didattica e di ricerca e di attivare o sopprimere corsi di laurea IL CDA Composto da
11 membri scelti su indicazione del rettore avrà almeno tre consiglieri esterni e potere su ogni decisione I
RICERCATORI Non esisteranno più. Al loro posto docenti con contratto a tempo. Alla fine se non
diventeranno associati saranno licenziati
Foto: AL VERTICE Ezio Pelizzetti (a sinistra) e Francesco Profumo guidano l'Ateneo e il Politecnico: sono
criticati dai ricercatori
05/09/2010 4Pag. La Repubblica - Torino(diffusione:556325, tiratura:710716)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 106
CREATIVITÀ LE DOMANDE DI TUTELA NEL 2009 SONO STATE OLTRE 66 MILA Quanto costa brevettare una buona idea Nonostante la crisi, siamo sempre un popolo di inventori. In un anno di difficoltà economiche come il 2009
sono state presentate in Italia 66.460 domande di deposito di brevetti e marchi, con un incremento del 2,2%:
un andamento positivo, che va dall'1,7% del deposito di disegni al 2,1% dei marchi, al 2,4% delle invenzioni,
al 5,3% dei modelli di utilità. Un segnale di dinamismo del sistema e dei singoli cittadini. Un buon segno
anche per il battesimo del nuovo Codice della proprietà industriale, entrato in vigore quattro giorni fa. Ma
come si deve muovere chi vuole brevettare un'idea?
Come si fa
Le idee non sono brevettabili. Sono brevettabili dei congegni, dei supporti fisici, dei disegni, dei marchi, ma
non le pure idee che non siano state in qualche modo materializzate. Inoltre il Codice stabilisce norme contro
gli abusi e le contraffazioni e ribadisce la non brevettabilità del corpo umano, di invenzioni contrarie alla
dignità umana, di una semplice sequenza di Dna e di varietà vegetali e animali. Per brevettare e proteggere
un'idea, è consigliabile avvalersi di esperti piuttosto che seguire la strada del fai da te.
Le mosse
Il primo passo è informarsi sul mercato, per non dover scoprire che la nostra invenzione è già stata realizzata
da altri. Un utile supporto è la rete degli sportelli diffusi sul territorio presso Camere di commercio e Università
dei Pip e dei Patlib (Patent information point e Patent library), nati per la diffusione delle informazioni a livello
europeo. Presso questi uffici è disponibile personale che fornisce assistenza e la consultazione di banche
dati. L'altra mossa è visitare il sito dell'Ufficio italiano marchi e brevetti, presso il ministero dello Sviluppo, per
avere le prime risposte ai quesiti dell'aspirante Archimede (www.uibm.gov.it).
Quanto costa
Per registrare un brevetto in Italia e mantenerlo in vita si va da un minimo di 50 euro (sintesi telematica) fino a
600 euro per il riassunto cartaceo dell'idea oltre le 50 pagine. Per la tutela ogni anno oltre al quarto si pagano
dai 60 ai 650 euro sino al ventesimo, oltre il quale l'invenzione è libera. Vanno aggiunti gli utilizzi di consulenti
privati, che cambiano a seconda del progetto e ammontano almeno a 2-3 mila euro. Per la tutela a livello
mondiale di un paio d'anni è consigliabile seguire la procedura Pct (Patent cooperation treaty), depositando la
domanda presso la Wipo di Ginevra, l'organizzazione mondiale della proprietà intellettuale.
L'inventore dipendente
Molte invenzioni avvengono in imprese e università, che si accollano i costi. Mentre nel settore pubblico e
nelle università in Italia l'inventore-ricercatore può registrare l'invenzione a titolo personale, avvalendosi di
beni e conoscenze frutto anche di altri, nelle aziende private l'invenzione è di proprietà aziendale e il
dipendente può ottenere un riconoscimento e un equo compenso.
Le aree creative
I Paesi più inventivi sono Stati Uniti, Giappone, Germania e Corea. In Italia le regioni più creative sono
Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.
06/09/2010 28Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 107
Intervista/2 Casoli: "Ma il governo sta lavorando bene" MODELLO DA SEGUIRE «Possiamo fare come i tedeschi con ricerca, università e imprese» LUIGI GRASSIA TORINO Anche Francesco Casoli, come Illy, è imprenditore (presidente di Elica, cappe da cucina) e politico, però
essendo schierato su un fronte diverso (è senatore del Pdl) sottolinea in positivo un altro passo dell'intervista
della Marcegaglia: «La presidente di Confindustria fa il suo mestiere e fa bene a pungolare il governo, ma
dice anche che il governo deve andare avanti. Certo nessuno ha la bacchetta magica, non ce l'ha neanche
Barack Obama in America, ma mi pare che da parte di Emma Marcegaglia ci sia un riconoscimento di quello
che di buono si sta facendo». re il meglio del modello tedesco. A che punto siamo? «Per il lavoro, l'industria e
la crescita abbiamo fatto passi importanti. La prima cosa che mi chiedono i miei colleghi imprenditori è che mi
impegni per l'università e la ricerca, e questo faccio ogni giorno. La Germania sta capitalizzando anni di
investimenti nella ricerca di base, nella chimica, nelle energie alternative, nella produzione di brevetti.
Purtroppo in Italia abbiamo ancora università blasonate che continuano orgogliosamente a tenere nei cassetti
le idee degli studenti, perché pensano che tirarle fuori vorrebbe dire sporcarsi le mani. Ho trovato molta
ruggine fra il mondo dell'accademia e quello dell'industria e stiamo cercando di fluidificare, di spingere le
università a tirare fuori le idee dai cassetti». L'altra gamba del modello tedesco è la cooperazione fra capitale
e lavoro. «Alla Opel è stato fatto un accordo di riduzione del costo del lavoro ben al di là di quello che sta
provando a fare Fiat». Lei è d'accordo con l'appello di Marcegaglia per un patto sociale? È possibile con
relazioni sindacali così tese? «Adesso le porto il mio esempio personale. La mia impresa ha ricevuto il premio
di "Great Place to Work" come numero uno fra le imprese italiane in Italia (davanti a noi c'erano solo
Microsoft e Coca-Cola) e come numero dieci in Europa. Su un giornale locale un dirigente della Fiom Cgil mi
ha fatto i complimenti per lo stile con cui conduco le trattative. Io credo che si possa trovare la quadra
sedendosi a un tavolo e dicendosi le cose buone e le cose cattive».
06/09/2010 8Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 108
DRIBBLARE IL NUMERO CHIUSO Università straniere, pubbliche e private, consentono un accesso"facilitato". Da Bucarest a Madrid Medicina senza test in Romania: novemila euro e passa la paura Molti studenti "espatriano" per saltare il quiz, poi tornano in Italia ALESSANDRA MIGLIOZZI ROMA - Ottanta domande in centoventi minuti. Funziona così la roulette russa dei corsi a numero chiuso per
le professioni sanitarie. Ma anche no. Nel senso che lo sbarramento si può dribblare. Se si hanno abbastanza
soldi da spendere e la voglia di imparare una lingua straniera come il rumeno o lo spagnolo, c'è la possibilità
di volare all'estero e di entrare in una facoltà che consente di ottenere un titolo spendibile in tutta Europa
senza doversi affidare al massacro dei quiz a crocette. Solo nell'ultimo anno accademico nelle università di
Madrid pubbliche e private c'erano oltre 400 italiani che studiavano odontoiatria, la facoltà medica più
gettonata fra gli espatriati del numero chiuso. Ormai la presenza di nostri studenti negli indirizzi sanitari è tale
che ci sono istituzioni come la Uax, la Universidad Alfonso X El Sabio, ateneo privato di Madrid, che si sono
attrezzati con personale che parla italiano e un sito web scritto nella nostra lingua. Il test? È psicoattitudinale,
niente quizzone. Si parla con il personale di ateneo, si cerca di capire se il ragazzo è adatto alla professione
medica e si viene iscritti. Tre anni fa, ci spiegano dalla Uax, gli studenti italiani di odontoiatria erano 30, due
anni fa sono saliti a 100, l'anno scorso erano 300. Quest'anno il ministero ha messo un limite ai posti. La Uax
ne avrà 200, già si sa che la metà saranno italiani. «La maggior parte di quelli che vengono da noi - ci
raccontano sono figli di dentisti che hanno uno studio avviato e che vogliono avere la certezza di poter fare
questi studi. Ci sono quelli che hanno già provato più volte il test in Italia e sono stufi, e quelli che cominciano
a venire direttamente dopo il liceo». L'avventura spagnola costa, in un ateneo privato, poco meno di 16mila
euro all'anno. In questi giorni c'è un flusso ininterrotto di famiglie italiane che stanno visitando il campus. Il
titolo vale in tutta Europa come quello che si prende in alcuni atenei privati rumeni collegati con società di
servizi italiane che rispondono per lo più a telefoni cellulari chiamando i quali si scopre che, sostanzialmente,
l'ammissione si può comprare. Non che il test sia difficile. Anche in Romania non c'è lo stesso quiz italiano.
Ma ci sono società che dicono di poter garantire l'entrata in alcuni atenei con 6.000 euro di tariffa per il
servizio di documentazione e un corso di lingua intensivo. Il 50% si paga subito, l'altra metà dopo il test, ci
dicono mentre ci fingiamo interessati al servizio. E se non si passa? «Assolutamente non c'è questa
possibilità», assicurano, «abbiamo un protocollo di intesa con la facoltà da sette anni, abbiamo portato un
sacco di studenti, abbiamo canali privilegiati». La lingua? «Si impara in 3-5 mesi. E gli esami al primo
semestre si fanno al computer: se si prende un certo voto non serve fare l'orale». I posti per gli stranieri sono
150 nell'università proposta che non è lontana dall'aeroporto internazionale di Timisoara, città in cui operano
molti dentisti italiani. La tariffa per studiare è di 8-9mila euro all'anno di cui poco più di 3mila di iscrizione, il
resto sono divisi fra alloggio, aerei, vitto. E si riesce a lavorare in Italia: «Assolutamente sì», garantiscono,
confermando anche qui che molti figli di professionisti scelgono questa via per avere la sicurezza di poter
continuare sulla strada dei genitori. Ci viene poi spiegato che, una volta presa la residenza in Romania, si
può anche tentare il rientro in Italia occupando i posti liberi lasciati dagli stranieri e sostenendo una prova di
lingua italiana. «Questi fenomeni migratori ci sono noti - spiega Gianfranco Prada, presidente dell'Andi,
l'Associazione nazionale dei dentisti - Da una parte andrebbe rivisto il numero chiuso che è penalizzante e
non sempre seleziona i migliori. Dall'altra, però, bisognerebbe che a livello europeo si riuscisse ad avere una
normativa comune sugli accessi alle facoltà mediche. In Spagna stanno introducendo una maggiore
selezione, in Romania non so». Michele Bonetti, avvocato che segue le cause che l'Unione degli studenti fa
da anni contro il numero chiuso, lamenta: «Il numero chiuso danneggia il paese. Ne sono prova il
trasferimento dei nostri studenti all'estero e il trasferimento dei nostri professionisti in altri paesi come la Gran
Bretagna». Secondo i dati della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri,
negli albi ci sono 1.368 medici nati in Italia che hanno conseguito il titolo all'estero. I dentisti sono 189, ad
04/09/2010 9Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 109
oggi. Ma per formare queste figure ci vogliono 5-6 anni. I ragazzi che emigrano si iscriveranno fra qualche
tempo. «E' certo anche davanti a questi fenomeni - chiude Amedeo Bianco, presidente Fnomceo - che
bisognerà fare pressioni sull'Europa affinché tutti si adeguino a parametri comuni di programmazione dei
posti di queste facoltà».
GIANFRANCO PRADA, ASSOCIAZIONE DENTISTI
«Ci sono noti questi fenomeni migratori, bisogna trovare una normativa europea comune perl'accesso alle facoltà»Foto: In alto studenti italiani alle prese con i test. Nel tondo Timisoara, città romena in cui operano molti
dentisti italiani
04/09/2010 9Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 110
«L' Università è una risorsa per il nostro territorio» di STEFANIA MANGIA «Cosa dobbiamo rispondere agli studenti delle superiori che ci chiedono se l'
Università di Civitavecchia ha un futuro o meno?», La domanda del professore Mauro Adamo (delegato per
l'orientamento universitario all'Itcg Baccelli) alimenta il dibattito aperto giorni fa sul futuro del polo
universitario. «In città da oltre dieci anni, l'università è una scommessa vinta dall'amministrazione comunale
di allora che, tra lo scetticismo di molti e mille difficoltà, riuscì a portare qui un polo, coinvolgendo La
Sapienza e La Tuscia. Giusta anche la scelta di puntare su economia ed ingegneria, corsi (secondo i dati
Istat ed Almalaurea) che avevano ed hanno alte percentuali di occupazione. Ingegneria della sicurezza è
stato, tra l'altro, il primo corso italiano attivato in un settore così delicato ed importante. Se aggiungiamo -
continua - tecniche erboristiche e scienze biologiche ad indirizzo marino sono ormai in totale qualche
centinaio gli studenti laureatisi in loco. Anche gli studenti delle superiori hanno tratto vantaggio dalla presenza
del polo: incontri di orientamento con i docenti universitari presso le scuole, accordi di collaborazione didattica
e lezioni magistrali. Ad esempio il Baccelli in collaborazione con ingegneria della sicurezza e i soldi della
Fondazione Cariciv ha realizzato tre corsi per coordinatori della sicurezza nei cantieri, che hanno formato
gratuitamente oltre 100 giovani diplomati geometri e periti del comprensorio. Ma va citato pure il Marconi che
in passato ha ospitato corsi e lo stesso Baccelli che accoglie tecniche erboristiche dallo scorso anno. Eppure
- conclude Adamo - per l'università poco o nulla è stato fatto negli ultimi anni: sedi improprie e inadeguate,
fondi esigui e tardivi, consorzi che chiudono e aprono... anche se non va dimenticata la Fondazione Cariciv,
che ha offerto la sede alla facoltà di economia e finanziamenti per la ricerca e borse di studio. E pur il
Comune che, per l'anno accademico in corso, ha previsto rimborsi spese ed interventi di tutoraggio per gli
studenti civitavecchiesi». RIPRODUZIONE RISERVATA
04/09/2010 33Pag. Il Messaggero - civitavecchia(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 111
Unitre, nuovi corsi: tutti pazzi per il Burraco di SELENIO CANESTRELLI L'Università della Terza Età di Perugia apre le iscrizioni ai nuovi corsi, ed è già
boom di preferenze. Gli studenti dai capelli grigi hanno fretta di iniziare, perché quest'anno le offerte
didattiche e le attività del tempo libero sono state incrementate ed ampliate, così l'offerta di nuovi seminari e
approfondimenti su materie di interesse generale, quali la Storia di Perugia e la sicurezza stradale, per fare
solo due esempi. Aperte le iscrizioni (fino al 22 ottobre) e già sono arrivate preferenze per la nuova proposta
per il tempo libero: il Burraco, il gioco di carte che sta appassionando un po' tutti si può imparare tra i banchi
dell'Unitre. «Voglio lanciare uno slogan - dice Rina Pesaresi De Angelis, presidente dell'Università perugina -
Le nostre attività allungano la vita, e grazie al rinnovato entusiasmo dei nostri docenti volontari, del personale
di segreteria e dei corsi siamo pronti ad aprire quest'anno con i migliori auspici. Per il prossimo anno
avremmo anche nuove aule offerte dall'Università degli studi di Perugia, rendendo sempre più fruibile i nostri
corsi e le nostre attività». Lo statuto dell'Unitre parla chiaramente. Le finalità principali sono quelle di educare,
formare, informare, fare prevenzione, nell'ottica di un'educazione permanente ricorrente e rinnovata di
invecchiamento attivo, e tra le altre cose, "aprirsi al sociale e al territorio, contribuendo alla promozione
culturale e sociale mediante l'attivazione di corsi e laboratori su argomenti specifici e la realizzazione di altre
attività predisponendo ed attuando iniziative concrete". Tra le materie di quest'anno spiccano l'Arabo,
l'Archeologia, l'armonizzazione corporea, l'attività motoria (che avrà inizio nel mese di settembre presso la
palestra Fortebraccio di pian di Massiano) e poi il ballo, il cinese, il giardinaggio, l'informatica, e come detto la
Letteratura italiana, le letture dantesche e così via. Corsi e attività saranno attivati anche presso la sede
didattica di Ponte San Giovanni, con attività, ad esempio, di educazione al movimento e terapie naturali,
moda, confezioni e ricamo, solfeggio cantato e altro ancora. I corsi avranno inizio il 18 ottobre e si
concluderanno il 31 maggio 2011, fatta eccezione per alcuni corsi che inizieranno prima. Corsi che si
terranno per le attività teoriche e linguistiche presso la Sede Didattico-Sociale dell'Università della Terza Età
"Casa dell' Associazionismo" in via della Viola, 1 e presso istituti scolastici cittadini, mentre per le attività
motorie verranno utilizzate alcune palestre cittadine. Iscrizioni già iniziate, quindi, con sconti per alcuni
categorie di persone. In alcuni casi la quota sarà versata dall'Unitre stessa. Infatti, gli ospiti delle case di
riposo, i portatori di handicap, gli immigrati dei Paesi in via di sviluppo e le persone con reddito familiare
mensile inferiore a 600 euro regolarmente documentato con copia della denuncia dei redditi, sono esonerati
dal concorso spese, su domanda indirizzata al presidente con allegata dichiarazione sostitutiva degli atti con
valore legale. Essi potranno partecipare a due corsi teorici. Le iscrizioni si raccolgono presso la segreteria
dell'Unitre di Perugia, in via Fonti Coperte, 38/h dalle 9 alle 12: dal 6 settembre fino al 22 ottobre, dalle 16 alle
ore 18. Orari validi per tutti i giorni feriali, escluso il sabato (telefono 075.34031). RIPRODUZIONE
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04/09/2010 35Pag. Il Messaggero - umbria(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 112
«L' università deve guardare all'Europa» Si terrà domani alle 11,30 presso la sede della Fondazione Cariciv, la riunione del cda del Consorzio del Polo
universitario, convocata dallo presidente Marco Mancini, già rettore dell'Università della Tuscia di Viterbo.
Intanto il dibattito sulle prospettive del Polo registra un altro autorevole intervento, quello di Maria Chiara
Turci, preside del corso di laurea in consulenza aziendale della facoltà di economia dell'università La
Sapienza. «Premesso che in questi 10 anni di attività il bacino d'utenza del Polo è stato depresso anche dalla
"pubblicità" negativa legata a una presunta imminente chiusura - dice la Turci - posso portare la mia positiva
esperienza riguardo il fatto che la domanda dei ragazzi del territorio continua a esserci. Recentemente ho
incontrato due gruppi distinti di studenti formatisi autonomamente dal Polo che mi hanno detto come la
pensano a proposito di cosa si potrebbe fare in città per l'istruzione e la formazione dei giovani. Ebbene, uno
dei più importanti aspetti emersi è che le loro esigenze, che toccano un aspetti economici ma anche e
soprattutto tecnologici, vanno interpretate in un ambito più ampio, sovranazionale, europeo. In 10 anni, infatti,
l'orizzonte di attesa a cui si rivolge l'offerta universitaria locale è profondamente cambiato: è più consapevole
e guarda ad ambiti internazionali. Se di deve fare qualcosa per il Polo locale - continua - bisogna volare alto e
la stessa vocazione territoriale, fondamentale per lo sviluppo stesso del Polo, va interpretata a livello
internazionale. Ad esempio candidando Civitavecchia come potenziale concorrente del porto di Taranto, già
adocchiato dalla Cina come approdo ideale per le navi, collegato tramite rete ferroviaria ad Amsterdam.
Insomma - conclude la Turci - è necessario che si consolidi una volontà di vari operatori commerciali, in cui la
sola Enel non basta più. Per il Polo va pensato un nuovo progetto con ambizioni europee e vanno colmate le
difformità ora esistenti tra le potenzialità delle nuove leve e le strutture formative presenti in città». Ste.Man.
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05/09/2010 29Pag. Il Messaggero - civitavecchia(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 113
L'EDITORIALE TRAVISATO Da «Avvenire» l'invito a tutelare gli studenti E il web si inventa la guerraCei-Gelmini Andrea Tornielli «Caos scuola, altolà dei vescovi: nessuno speculi sulla pelle dei ragazzi. Avvio dell'anno confuso e con
ombre. Dalla Gelmini partita personale e politica». «Preoccupato editoriale dell' Avvenire dopo le polemiche
seguite agli annunci del ministro e alle sue parole sui precari». Insomma un «duro monito» da parte della
Chiesa, questa volta indirizzato al ministro della Pubblica istruzione. I vescovi non sono soliti tacere sui
problemi del Paese e non mancano di far sentire la loro voce, anche in polemica con chi governa. Ma
l'interpretazione che ieri i siti web dei maggiori quotidiani hanno dato a un editoriale di Davide Rondoni
pubblicato da Avvenire , «non sta né in cielo né in terra», come ha spiegato lo stesso direttore del giornale
della Cei. Rondoni, parlando della ripresa dell'anno scolastico, ricordava che anche questa volta esso si
presenta in modo «confuso e non privo di ombre» e con «nodi irrisolti», nonostante e forse anche a causa
della «gagliarda e dunque controversa volontà riformatrice» del ministro Gelmini. Ma non è il ministro il
bersaglio dell'editoriale, che chiede in realtà di «salvaguardare l'essenziale», cioè «il servizio da rendere» ai
ragazzi, «senza cedere alla faziosa difesa di interessi particolari, senza vedere nella scuola il luogo del
confronto politico partitico, o della difesa di corporativismi». Perché, scrive ancora Rondoni, non c'è «reato più
grave oggi in Italia che trattare male la scuola». E conclude: «Non si guardi ad altri interessi. Non si sfrutti il
loro nome (dei ragazzi, ndr ) per richieste e pretese, per quanto comprensibili. Non si faccia carriera sulla loro
pelle». Appello che «vale per il ministro, e per ogni adulto che ha una funzione nella scuola». L'editoriale,
intitolato «Le orme dei giovani sulla strada della scuola» e accompagnato dall'occhiello «Promemoria per gli
addetti ai lavori» (titoli peraltro non propriamente da battaglia), è stato dunque interpretato come una bordata
proveniente non dal quotidiano cattolico, ma direttamente dai vescovi, contro la Gelmini. E nonostante le
smentite dell'autore prima, e del direttore di Avvenire poi, questa interpretazione ha continuato a diffondersi,
dimostrando ancora una volta quanto sia difficile correggere il tiro quando sulla rete è passato e si è
consolidato un certo messaggio. «Il mio editoriale su Avvenire - ha spiegato lo stesso Rondoni - non era
rivolto contro il ministro Gelmini o contro qualcuno tra i tanti adulti impegnati nella scuola. Era piuttosto un
invito rivolto a tutti, ai politici, come agli insegnanti, stabili o precari che siano, e anche ai sindacalisti a tenere
bene a mente qual è lo scopo della scuola: i nostri figli. Vedo che paradossalmente il mio invito a non
strumentalizzare la scuola è già stato strumentalizzato». Il direttore del quotidiano cattolico, Marco Tarquinio,
aggiunge che parlare di Avvenire contro Gelmini è «un'interpretazione libera, ma che non sta né in cielo né in
terra». L'editoriale, spiega, è un «promemoria per gli addetti ai lavori». «Tutti, gli addetti, dal ministro
Mariastella Gelmini a "ogni adulto che ha funzione nella scuola": siamo infatti abbastanza liberi e sereni da
intervistare il ministro sulla sua "rivoluzione del merito" e, contemporaneamente, da registrare e proporre
problemi - seri o di sospetta origine ideologica e corporativa - del mondo scolastico che reclamano risposta».
«Abbiamo indicato il nodo più intricato e la più pressante necessità - conclude il direttore -: salvaguardare
l'essenziale, cioè servire i bambini e i ragazzi che frequentano la scuola pubblica italiana, che è insieme
statale e paritaria non statale. Abbiamo chiesto a tutti - ancora con le parole di Rondoni - di non trattare male
la scuola. E cioè di non usarla per altro motivò che non sia quello suo proprio. Ma vediamo ora montare una
piccola tempesta di interpretazioni, in dura e preconcetta chiave anti-ministro». E da Cernobbio, nel
pomeriggio, è intervenuta la stessa Gelmini: «Ho letto l'editoriale di Avvenire e devo dire che l'ho condiviso».
04/09/2010 10Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 114
LA SVOLTA «No ai test per l' università : medici assunti dagli ospedali» TURN OVER Una ricerca della Bocconi dirà in quali reparti c'è meno ricambio generazionale Renato Botti,responsabile Sanità di Confindustria Lombardia, boccia gli esami d'ingresso e propone le chiamate direttenelle corsie Maria Sorbi Eliminare il numero chiuso al test di medicina, assumere i medici in ospedale senza concorso. E cambiare le
regole anche per le nomine dei direttori generali, svincolandoli totalmente dalla politica. Ecco le proposte di
Renato Botti, presidente di Confindustria Lombardia Sanità e Servizi, per migliorare il livello della qualità in
corsia. Una gestione «aziendale» per superare i problemi tipici del settore pubblico. A cominciare dai concorsi
per selezionare i medici. «Ogni ospedale pubblico - sostiene Botti, che è anche direttore generale della
Fondazione centro San Raffaele - dovrebbe poter assumere direttamente, senza concorso, il medico che
ritiene più adatto al ruolo da ricoprire. Con i concorsi aumenta il rischio che si generino distorsioni nella
scelta». L'assunzione diretta, in sostanza, eviterebbe «decisioni pilotate» e supererebbe tutti gli effetti
collaterali del metodo in uso. È in ballo una riforma per togliere potere ai direttori generali nella selezione.
«Ma questo - sostiene Botti sarebbe solo un palliativo. Il problema di fondo è che si parla sempre di
procedure legate ai processi e non ai risultati. La qualità dei medici invece è misurabile». Altro tema scottante
degli ultimi tempi: i concorsi per accedere alle facoltà di medicina. «Basta con questa storia del numero
chiuso» propone Botti -. È un delitto. Limita le possibilità di accesso alla professione». Il presidente di
Confindustria Sanità suggerisce di seguire l'esempio di altri paesi europei dove non si impone un numero
prestabilito di matricole ma dove la selezione degli aspiranti medici avviene nel corso del primo biennio di
studi. «Almeno così - sostiene - si può verificare la vera predisposizione dei giovani ad esercitare la
professione. Oggi invece tanti di quelli che superano il test magari ci impiegano molti più anni del dovuto per
laurearsi o cambiano sede della facoltà. Anche senza numero chiuso ci sarebbero delle criticità, ma sono
sicuro che aumenterebbe la qualità». Il numero chiuso sembra aver fatto il suo tempo. Serviva, anni fa, per
limitare il numero dei medici in eccesso rispetto alla popolazione. Ma ora il problema è esattamente l'opposto,
soprattutto in certe categorie, dai pediatri agli anestesisti: i «vecchi» vanno in pensione ma non vengono
sostituti da un numero sufficiente di nuove leve. L'obbiettivo di Confindustria è capire come funziona il turn-
over negli ospedali lombardi e tradurre in cifre la tendenza dei prossimi cinque anni. Per questo Botti nei
prossimi giorni incontrerà il direttore generale lombardo della Sanità Carlo Lucchina e avvierà una ricerca
assieme all'università Bocconi. In base ai dati, verranno avanzate proposte su una programmazione diversa e
verrà corretto il tiro sul numero chiuso negli atenei. Altra nota dolente del sistema: i direttori generali di
nomina politica. «Bisognerebbe cambiare le regole - è convinto Renato Botti - ed essere molto più stringenti.
Purtroppo i budget a disposizione degli ospedali non consentirebbero in ogni caso di assumere super
manager come avviene nelle aziende, sarebbero troppo costosi. Ma servirebbero ad aumentare la qualità
della gestione».
LA SELEZIONE Mentre si discute su test sì, test no, è boom di iscritti alle selezioni per medicina: alla Statale
si sono presentati in 2.474 (erano 250 in meno nel 2009), per 360 posti, più 25 riservati a studenti
extracomunitari. A Milano-Bicocca hanno affrontato il test in 891, su 1.092 iscritti. I posti disponibili sono 127.
Contrario ai test è Renato Botti (foto piccola)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 115
tipi italiani STEFANO TONIETTO Padovano pubblica un volume di 1.100 pagine in endecasillabi, «Olimpio daVetrego». Narra un'Italia immaginaria del '500 ma con riferimenti a Fabrizio De André, a Lucio Battisti, altelevisore e al telefonino In 27 anni scrive un poema lungo più del doppio della «Divina Commedia» «Ho unito il futile al dilettevole». E dà un consiglio al ministro Gelmini: «Raddoppi lo stipendio a noi docenti,così saremo finalmente modelli di vita per gli studenti...» SUCCESSO"I miei allievi sono stati i primi acomprarlo. Sono imbarazzato: costa 38 euro. Ma chi non ha un conflitto d'interessi al giorno d'oggi?BRANCALEONE"Amo «Morgante» del Pulci, però mi sono ispirato anche al film con Gassman. La località deltitolo l'ho sentita per caso alla radio Stefano Lorenzetto Ne l l ' I t a l i a a b i t u a t a da sempre a giocare con le parole prima dei tiggì ( Reazione a catena , L'eredità
, La ruota della fortuna , Passaparola , Genius ), e anche durante i tiggì, il professor Stefano Tonietto,
padovano che insegna italiano e latino al liceo classico Concetto Marchesi e non guarda la televisione, ha
compiuto un'impresa storica, sbalorditiva, irripetibile. Ha composto nell'arco di 27 anni, dal luglio 1983 alla
primavera 2010, un poema - «comicavalleresco», lo definisce lui - di 64 canti in ottave di endecasillabi:
Olimpio da Vetrego , con l'accento sulla seconda «e», visto che siamo in Veneto. Per chi non lo sapesse,
l'endecasillabo è un verso di 11 sillabe. Né 10 né 12: 11 esatte. Esempi classici: il dantesco «Nel mezzo del
cammin di nostra vita» e il leopardiano «Sempre caro mi fu quest'ermo colle». Al fine di complicarsi
ulteriormente più di metà della propria esistenza (ha compiuto 50 anni a marzo), Tonietto, che per i suoi
endecasillabi poteva scegliere tra forma aperta (senza rima e senza strofa) e forma chiusa (con rima e con
strofa), ha optato manco a dirlo per la seconda. Il Bartezzaghi della Settimana Enigmistica , al confronto, è
una passeggiata. Gli ultimi a esserci riusciti furono Ludovico Ariosto con l' Orlando furioso («Le donne, i
cavallier, l'arme, gli amori, / le cortesie, l'audaci imprese io canto»), Torquato Tasso con la Gerusalemme
liberata («Canto l'arme pietose e 'l capitano / che 'l gran sepolcro liberò di Cristo»), Luigi Pulci col Morgante ,
Alessandro Tassoni con La secchia rapita . Già che ci siamo, mettiamoci pure Dante. Piccola differenza: il
Sommo Poeta si fermò a 14.233 versi, mentre Tonietto è arrivato a più del doppio, 37.064. Per comprendere
la portata dell'opera, vale la pena di partire dalla fine, dal Glossario dei termini insueti (ché definirli desueti o
inconsueti gli sarebbe sembrato troppo facile) - arcaici, letterari, dotti e dialettali, frammisti a latinismi,
forestierismi e neologismi - sparsi a piene mani dall'autore. Giusto per citarne alcuni, in ordine alfabetico:
anaglipta , artista del rilievo su pietre dure; bùccina , strumento a fiato in uso presso i Romani; cioncare , bere
scompostamente, tracannare; cremastere , muscolo sospensore del testicolo; decertare , combattere; freto ,
stretto di mare; guagnèle , evangeli; hassiti , eretici del tardo Medioevo; ìrrito , inutile, senza senso e scopo;
lonzo , privo di consistenza e vigore; micco, minchione, grullo; nosco , con noi; oricalco , ottone; pettignone ,
pube; quadrello , tipo di dardo; rècere , vomitare; scetarsi , risvegliarsi; turcimanno , traduttore, interprete;
unqua , mai; vectigalia , imposte, tributi; zaghetto , chierichetto. Se siete sopravvissuti sin qui, vi meritate la
Gratiarum actio metrice confecta (traduzione: «Ringraziamento scritto in versi»), 23 strofe aggiuntive in
omaggio al lettore dell' Olimpio da Vetrego , che finiscono così: «Chiedo perdono, ancor; non fu pigrizia /
l'aver chiuso in anticipo la danza, / né fu per dolo qualche amico omesso; / compri ciascun la propria copia,
adesso». Eh sì perché il professor Tonietto, una moglie medico legale e un figlio in quarta elementare, ha
pure trovato un veneto più matto di lui, Giampiero Dalle Molle, da 16 anni direttore della rivista Inchiostro per
scrittori esordienti, che gli ha pubblicato il poema nel catalogo della sua casa editrice, Il Riccio. Totale: 1.100
pagine, conto tondo. Prezzo di copertina: 38 euro. Il primo a leggerlo è stato il padre di Dalle Molle, Umberto,
85 anni, un coltissimo ingegnere in pensione. «Se l'è gustato per qualche settimana mentre sudava sulla
cyclette», racconta Tonietto. «Alla fine ha detto al figlio due cose. A: è geniale. B: ne venderete 5 copie».
Predizione smentita dai fatti, tant'è vero che l' Olimpio da Vetrego ha già esaurito la prima edizione ed è stato
ospitato al Salone del libro di Torino, dove Maurizio Lastrico, attore affermatosi con Zelig , ha letto una scelta
di versi. In bilico fra Ruzante e Folengo, con frequenti rimandi non solo alla Divina Commedia ma anche al
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 116
Decameron di Boccaccio e al Don Chisciotte di Cervantes, il poema raggiunge vette di sublime poesia nel
politicamente scorrettissimo, che spazia dalla religione («O cristiani, checché! Quale follia / vi mena, o
crudelissimi, a menarvi, / quando sarebbe giusta ortodossia / come fratelli prendervi ed amarvi? / Sulla
pagana gente e la giudìa, / sull'eretico è lecito sfogarvi, / ma il battezzato ed il fedele, è crudo / mandarlo
all'aldilà col ferro nudo») all'economia («"Non si combatte - chiesi - per la Fama? / Non si combatte allora per
l'alloro? / Non si combatte allor per pura brama? / Non si combatte allor che per lavoro? / Non si combatte
allor per una dama? / Non si combatte allora che per l'oro? / Non si combatte allora per la Fede?". / Rideva
assai: "Beato chi ci crede"»). L'eroe del poema, Olimpio da Vetrego, è un personaggio immaginario. Tonietto
ha tratto l'ispirazione dalla telefonata di un ascoltatore captata per caso su una radio privata: «Pronto? Ah,
son Olimpio, ciamo da Vetrego...». Mai stato, il professore, a Vetrego, un archetipo del profondo Veneto, così
archetipo da sembrare persino inventato. Frazione di 1.350 abitanti nel Comune di Mirano, tagliata a metà dal
Passante di Mestre, all'inizio dell'Ottocento apparteneva ai nobili veneziani Morosini, Grimani e Rezzonico,
discendenti dei dogi: solo cinque famiglie di contadini erano proprietarie dei campi su cui lavoravano. Prima
dell'immaginario Olimpio, l'unico personaggio famoso espresso da Vetrego fu il figlio di un garibaldino, il
sindacalista socialista Gino Piva, morto qui nel 1946, organizzatore nel 1894 del primo sciopero nel Polesine:
«Evviva Gino Piva / che col suo bel parlare / tutta la provincia / ha fatto ribellare», cantavano i braccianti. Piva
passò però alla storia più che altro come figlio di Carolina Cristofori, la Lidia delle Odi barbare , amante di
Giosue Carducci. Il quale arrivò a dettare ai familiari l'epigrafe da scolpire sulla tomba della fedifraga nella
Certosa di Bologna. Come ha fatto a scrivere 37.064 endecasillabi? S'è messo lì per 27 anni a contare?
«Non serve. Li compongo da quando ero adolescente. Mi vengono spontanei. "Mio caro giornalista
Lorenzetto". Provi a controllare: mio-ca-ro-gior-na-li-sta-Lo-ren-zetto. Undici sillabe. E quando non tornano i
conti, si può sempre ricorrere alla sinalefe, che è la fusione in un'unica sillaba della vocale finale e della
vocale iniziale di due parole contigue». Ha un dono di natura. «Non direi. Mi sono diplomato nel 1979 al liceo
Marchesi. Nel 2005 ho avuto la fortuna di tornarci come docente: il massimo, per un professore. Sono un
fumettista mancato, cresciuto a Topolino e Alan Ford , con un debole per la parodia. Insieme a un amico,
Alessandro Amisich, chitarrista classico che poi purtroppo è morto, già al liceo avevamo parodiato la Divina
Commedia . Sognavamo il movimento del Parodismo: non ha fatto molta strada, sono rimasto solo io. Dopo
aver visto Il prete bello , che il mio concittadino Carlo Mazzacurati ha tratto dal romanzo di Goffredo Parise,
ho anche frequentato un corso di recitazione tenuto dall'attore Roberto Citran. Negli anni Ottanta avevo
persino fondato un gruppo di cabaret, I Strafanti . In dialetto padovano, strafanto è uno straccetto che può
servire ma anche no. Ho scritto alcuni spettacoli di teatro brillante, fra cui Il nome della... cosa? , che
prendeva in giro Umberto Eco». L'idea dell' Olimpio da Vetrego com'è nata? «Per noia, a 23 anni, un 4 di
luglio, mentre preparavo gli esami universitari. Le idee migliori mi vengono quando sono sotto pressione. I
primi tre o quattro canti li ho buttati giù in pochi giorni, ma anni dopo li ho completamente riscritti. Su alcuni
canti ho lavorato per mesi interi. Il più corto ha 52 strofe, il più lungo 102. Nel 2005 ho mandato l'opera
all'editore, che l'ha sottoposta in lettura a ben 18 editor e alla fine mi ha spronato a completarla». Dopo 22
anni non era ancora finita? «No, mancavano 15 canti. È stato un tour de force. Mi svegliavo in piena notte
con un verso in testa e me lo appuntavo. D'estate, al mare con la famiglia a Giulianova, in Abruzzo,
componevo sotto l'ombrellone». La trama qual è? «Il poema racconta una vicenda immaginaria, con
personaggi fittizi, ambientata nell'Italia cinquecentesca. La storia è narrata in prima persona da un poeta
fallito, Tonno, che s'accompagna in qualità di mentore, oggi diremmo manager, al contadino Olimpio, spinto
controvoglia in cerca d'avventure cavalleresche e guerresche. Scopo ultimo del sodalizio è arricchirsi,
dedicando a qualche signorotto il poema che il Tonno dovrà scrivere sulle gesta di Olimpio, novello paladino.
Nel viaggio da Vetrego verso Mantova, Bologna, Firenze, Roma e altre parti d'Italia, la compagnia si
arricchisce via via di personaggi: l'astutissimo Pésca, faccendiere e truffatore, affetto da una gravissima
forma di cleptomania; il dottor Pizzànfara, tuttologo dalla perversa logica sofistica; messer Martino,
affezionato al suo originario mestiere di boia; Lancillotta, bellissima e ruvida donna guerriera; Paganotto,
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diavolo teologo; il vecchio Olindo da Vetrego, nonno di Olimpio, bisbetico e linguacciuto pirata». S'è ispirato a
qualche opera? «Amo molto il Morgante del Pulci. Ma il modello potrebbe essere L'armata Brancaleone , il
film girato da Mario Monicelli nel 1966 che ha per protagonista Brancaleone da Norcia, interpretato da Vittorio
Gassman». Molte situazioni rimandano al XIX e al XX secolo. «Sì, ho messo riferimenti ad autori vissuti dopo
Olimpio da Vetrego, per esempio ad Alessandro Manzoni e Giuseppe Parini. La penso come Thomas
Stearns Eliot: il poeta cattivo imita, il poeta bravo ruba. Ho infilato nel poema accenni non casuali anche a
Fabrizio De André, a Lucio Battisti, alla televisione, al cellulare. E soprattutto ai temi odierni: scontro di civiltà,
tolleranza religiosa, contrasto tra scienza e fede, strapotere dei media, corruzione, inquinamento, corsa agli
armamenti. Per esempio nel canto 46 alludo alle due guerre mondiali: "Moriranno sui mari, ed anche sotto, /
sui campi e monti e tra robuste mura, / strisciando in buche e procedendo al trotto, / moriranno per aria,
addirittura. / Moriranno parecchi nel Diciotto, / nei Quaranta con simile ventura, / meno ch'eroi non moriranno
vili, / e non più militari che civili. / Moriranno di ozio o di lavoro, / per aspra fame o dira pestilenza, / chi per il
giallo e chi per altro oro, / chi perché troppo n'ha, chi perch'è senza"». Urge una glossa. «Non si muore solo
per la brama di oro giallo. Ne uccide di più il petrolio, l'oro nero. Comunque l'intero poema è governato
dall'educazione cinica, una materia che un giorno mi piacerebbe insegnare. Tutti i personaggi si muovono
solo per interesse e i loro grandi ideali sono assoggettati a questo. Lo spirito è quello carnascialesco che fu
già di Rabelais, non privo di un disincanto tutto moderno. Di ciò di cui non si può più parlare, conviene ridere.
O, per dirla con Friedrich Nietzsche, sia falsa ogni verità che non abbia destato almeno una risata». Qual è lo
scopo del suo poema? «Promuovere un ritorno alla poesia. Il romanzo in prosa si divide oggigiorno, con il
saggio e il manuale, la quasi totalità degli scaffali delle librerie». Ma se gli italiani non fanno altro che scrivere
poesie! «Ma non leggono quelle altrui. Verifichi. Anche fra i miei studenti: solo romanzi. Eppure la parola
roman indicava in origine un componimento narrativo in versi. Io non ho scritto un romanzo perché non ne
sono capace. Riesco solo a esprimermi in endecasillabi rimati. Una scelta suicida, lo capisco. Però tornare al
passato, a volte, è un progresso. Non è vero che il lettore medio non sia più in grado di leggere in ottava
rima. E, se fosse vero, sarebbe un buon motivo per tornare a insegnarglielo». Ma lei ce l'ha anche col verso
libero, del quale s'è abusato nell'ultimo secolo. Ha in mente qualche poeta sopravvalutato? «Mi dispiace dirlo,
perché è morto da poco: Edoardo Sanguineti. Essendo di sinistra, per la sua ideologia avrebbe dovuto
comunicare alle masse. Invece è stato elitario al massimo. Al pari di Ezra Pound che si esprimeva in
ideogrammi cinesi. Poeti che sembrano dirti: caro lettore, di te non m'importa nulla». I suoi studenti che
pensano dell' Olimpio da Vetrego ? «Hanno saputo che l'avevo scritto soltanto quando il Comune di Padova
ha concesso la Sala Livio Paladin per la presentazione. Mai vista tanta gente. Molti l'hanno anche comprato,
con mio grande imbarazzo, perché 38 euro non sono pochi. Ma del resto chi non ha un conflitto d'interessi al
giorno d'oggi?». Un suo allievo riuscirebbe a scrivere un'opera del genere? «Io insegno nel triennio, per cui la
selezione naturale viene fatta prima. Quelli che ci arrivano, sono molto motivati. Un mio ex alunno, Fabio
Sangiovanni, sta studiando il poema per scriverci un commento critico. Può farlo: prendeva tutti 10». Ha un
consiglio da dare a Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione? «Uno su tutti: raddoppiare lo stipendio agli
insegnanti, che così spenderebbero in vestiti griffati, verrebbero a scuola in Maserati e innescherebbero un
circolo virtuoso. I ragazzi li vedrebbero finalmente come un modello di successo nella vita e quindi si
darebbero da fare per imitarli, piegandosi di più sui libri». Lo sa che sono molto preoccupato per il titolo da
dare a quest'intervista? «Guardi, faccia come ho fatto io, che con l'Olimpio da Vetrego mi sono uniformato al
motto coniato del professor Marco Olivi, un mio amico docente di giurisprudenza all'Università di Padova».
Cioè? «"Unire il futile al dilettevole". Non viviamo nel mondo del futile? Ho scritto un'opera che non
guadagnerà, che non entrerà in classifica, quindi un libro futile, che però mi ha divertito. Anzi, ho deciso:
fonderò il movimento del Futilitarismo». (510. Continua)
Foto: PARODISTA Il professor Stefano Tonietto sfoglia il suo libro. Ha scritto anche «Il nome della... cosa?»
per canzonare Umberto Eco [Maurizio Don]
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 118
Il legame tra città e Ateneo raccontato da Andrea Maggi Il volume, edito dall' Università , raccoglie testi e fotografie E' USCITO il volume a firma di Andrea Maggi edito dall'Università di Ferrara. '... perché Ferrara è una città
universitaria' il titolo della pubblicazione che attraverso testi e fotografie intende dimostrare quanto tra Ferrara
e il suo Ateneo vi sia, ormai da tempo, un forte rapporto di interazione, non solo strutturale e urbanistico. L'
Università occupa alcuni tra i più prestigiosi palazzi storici della città. Scorrendo la pianta della città sono
ormai ben individuabili i poli universitari che abbracciano Ferrara in un unico grande campus. Gli interventi
edilizi del disegno di Ferrara città universitaria hanno individuato una nuova geografia urbana per la città, che
si esprime anche attraverso le tante iniziative culturali e divulgative organizzate dall'Ateneo per il territorio.
«Quello che forse più oggi caratterizza la città di Ferrara - spiega l'autore Andrea Maggi, responsabile
dell'Ufficio Comunicazione ed Eventi dell'Università di Ferrara, che ha al suo attivo altre pubblicazioni
universitarie ed anche il romanzo 'Giallo senza titolo' scritto a quattro mani con Luca Dani - è la visibile
fruizione degli spazi universitari non più solo da parte degli studenti, ma dalla intera comunità di Ferrara.
Basta passeggiare per le strade del centro, animate specie di sera da tanti giovani italiani e stranieri, per
sentire quanto forte sia il legame tra l'Ateneo e il territorio. Ecco, il volume vuole proprio raccontare quanto sia
solida e convinta l'amicizia tra Ferrara e la sua Università». «ANNO dopo anno - prosegue Maggi - il nostro
Ateneo è cambiato. E' cambiato per dimensioni, per strutture, per offerta didattica, per qualità e quantità
dell'attività di ricerca e di rapporti con il territorio. Ferrara città universitaria, che è già un unico grande
campus, è adesso pronta ad affrontare nuove sfide. Quali? La prima in cui crediamo è quella di saper
diventare città creativa, con i giovani e per i giovani». «Una città riferimento per il Paese - sottolinea Patrizio
Bianchi nella sua prefazione al volume - Coerentemente con la mission definita all'inizio del mio mandato
'Ferrara, Università di ricerca, profondamente radicata nel suo territorio, pienamente parte della comunità
scientifica internazionale, capace di leadership nazionali', tutto l'Ateneo ha indirizzato in questa direzione le
proprie attività, lavorando soprattutto sull'internazionalizzazione della ricerca e della didattica con un nuovo
rapporto con la città sostenuto da innumerevoli iniziative». «E città universitaria - commenta il sindaco Tiziano
Tagliani nella presentazione - significa una città che da anni ha accolto gli studenti, facendone dei residenti
integrati, in cui lo studente diviene anche un cittadino e viene, in tal modo, a rendersi conto di quelli che sono
i valori, la storia, le esigenze della realtà che lo ospita. «L'espressione Città Universitaria - sottolinea infine
Marcella Zappaterra, presidente della Provincia di Ferrara - testimonia come l'importante lavoro accademico
si sia progressivamente aperto alla vita culturale, sociale ed economica della nostra provincia e di come, per
contro, lo stesso territorio si stia avvalendo in modo significativo e positivo dell'Università come fattore di
sviluppo, in ogni senso lo si voglia intendere». Image: 20100904/foto/3741.jpg
04/09/2010 28Pag. Il Resto del Carlino - Ferrara(tiratura:206221)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 119
Margherita Hack malata Il seminario deve far senza Alla Rotonda docenti a confronto sull'intercultura ANDREA PONGETTI di ANDREA PONGETTI - SENIGALLIA - HA PRESO il via ieri, anche se senza l'ospite più atteso, e si
concluderà domani, il quarto seminario nazionale di educazione interculturale, organizzato dalla Comunità
Volontari nel mondo col sostegno della Regione Marche, della Provincia di Ancona, del Comune di Senigallia
e di svariate organizzazioni non governative. La sede scelta è l'affascinante Rotonda a mare, già piena ieri
mattina alle 9 quando si è avuto lo start col saluto delle autorità, e i primi interventi dei relatori. Tra questi
avrebbe dovuto esserci anche quello della professoressa Margherita Hack, celebre astrofisica e divulgatrice
scientifica di fama mondiale, già legata alle Marche (ha ricevuto tempo fa la cittadinanza onoraria del
Comune di Castelbellino), la quale però è stata suo malgrado costretta in extremis a rinunciare all'invito -
fanno sapere gli organizzatori - "per problemi di salute di natura cardiaca". Margherita Hack, 88 anni, avrebbe
dovuto svolgere una relazione sul tema "La ricerca scientifica per la rinascita culturale", un argomento che si
inserisce alla perfezione nelle finalità del seminario. "Parlare di interculturalità oggi è particolarmente
importante", ha spiegato il sindaco Maurizio Mangialardi nel suo saluto agli intervenuti, aggiungendo che
quella dell'interculturalità "è una sfida che deve essere raccolta ovunque, soprattutto nelle scuole. Siamo felici
che sia stata scelta Senigallia per discutere di tematiche così rilevanti ed attuali e in tal senso mi preme dare
sin da ora l'appuntamento al prossimo anno". IL CONVEGNO si svolge negli orari mattutini (solo ieri anche al
pomeriggio) e prevede oltre alle relazioni di noti studiosi, ricercatori, accademici, ecc, anche laboratori. Nello
specifico, la giornata odierna vedrà dalle ore 9 alla Rotonda, col coordinamento di Aluisi Tosolini,
pedagogista, come tema centrale "l'insegnamento umanistico scientifico in prospettiva interculturale", con le
relazioni della ricercatrice dell'Università di Torino Elena Camino e dei docenti Antonio Brusa (Storia,
Università di Bari) e Armando Gnisci (Letteratura comparata, Università La Sapienza di Roma). I laboratori
odierni verteranno su temi di profonda attualità come la decrescita, la sostenibilità ambientale e il caso
diossina dell'I.L.V.A. DOMANI l'appuntamento con l'edizione 2010 del seminario si chiuderà con una
mattinata che alla Rotonda prenderà il via alle ore 9 e terminerà alle 13 dopo un breve bilancio e le
conclusioni finali scaturite da tre giorni di seminario e confronto.
04/09/2010 19Pag. Il Resto del Carlino - Ancona(tiratura:206221)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 120
CAMERINO MANCA ANCORA LA FIRMA DELL'ATTO INTEGRATIVO Accordo tra gli atenei Si moltiplicano gli incontri VA AVANTI il confronto sull'accordo di programma tra l'università di Camerino, l'università di Macerata, la
Provincia e il Ministero. I nodi dovrebbero sciogliersi nei prossimi giorni . «Dopo il tavolo tecnico a Roma -
rivela Dario Conti, sindaco di Camerino - ci sono stati incontri con il rettore dell'universitù camerte e il sindaco
di Matelica. La questione è la seguente: si sta cercando una soluzione che possa riequilibrare l'accordo
siglato, in particolare in tema di polo universitario delle Marche meridionali, presenza del Comune nel Cum,
turn over e dell'articolo 4 relativo alle facoltà di Giurisprudenza e Veterinaria.Gli incontri stanno andando
avanti - continua il primo cittadino - e una volta trovato un accordo con il rettore di Camerino si riandrà al
tavolo tecnico per firmare l'atto integrativo». Se questo non dovesse avvenire «si valuteranno - aggiunge
Conti - iniziative da intraprendere perché l'accordo possa essere modificato nel senso inteso dai comuni di
Matelica e Camerino, per rilanciare e riequilibrare l'università e quindi per rafforzarla e potenziarla». IL
SINDACO di Camerino ha anche spiegato perchè le due amministrazioni comunali non hanno aderito al
ricorso presentato dai docenti Massimo Zerani e Paolo Verdarelli al Tribunale amministrativo regionale per
l'annullamento dell'accordo. «Due i motivi - è il suo punto di vista - Il comune di Camerino e il comune di
Matelica hanno percorso una via istituzionale per tentare di riequilibrare l'accordo di programma: inoltre, in
questo ricorso i due Comuni sarebbero intervenuti se avessero partecipato anche i direttori delle due scuole».
Image: 20100905/foto/6185.jpg
05/09/2010 8Pag. Il Resto del Carlino - Macerata(tiratura:206221)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 121
PIANETA ISTRUZIONE Per vincere le sfide della globalizzazione, secondo il ministro si deve «investire sullamotivazione e sull'eccellenza: sarà rifinanziato il fondo dell' università » Scuola, non solo conti: «Puntiamo alla qualità» Il ministro Gelmini ad un dibattito dell'Api, moderato dal direttore di Avvenire Tarquinio, affronta la situazionedei precari, «che il sistema non può assorbire» N « A LABRO (RIETI) on serve mettere benzina nuova in un motore che non funziona». Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella
Gelmini, arriva a Labro, ospite di Francesco Rutelli, e il suo - oltre che un gesto di cortesia - è anche un
segnale di attenzione, un invito a fare della «maggioranza allargata» che ha sostenuto la riforma dell'
università (che ha registrato, appunto, il voto favorevole anche dell'Api), un modello anche per i prossimi
appuntamenti. Non si sottrae però al vincolo della tenuta dei conti, e dunque anche sui fondi il segnale che
lancia è chiarissimo. «Ma non riduciamo il problema della scuola a un problema ragionieristico, il punto
nodale resta la qualità, il premio all'eccellenza», dice. Tanti i temi, gli spunti, emersi dal dibattito di ieri a
Labro, moderato dal direttore di Avvenire , Marco Tarquinio. Il tema del Sud, dei giovani e della
disoccupazione intellettuale è stato affacciato con l'arida oggettività dei dati da Luca Bianchi, vicedirettore
della Svimez. Ma per il ministro si tratta di «non disperdere i fondi in tanti rivoli», e cita l'esempio dei fondi Por
(Programmi operativi regionali) finanziati dalla Ue. Perché troppo spesso «l'autonomia non è andata di pari
passo con la responsabilità. Ci sono troppi atenei in dissesto, e in assenza di un criterio oggettivo di
valutazione è inevitabile che il giudizio sulla qualità debba essere espresso a livello centrale». Una novità il
ministro la indica proprio nelle riforma dell'università, che istituisce un'apposita agenzia di valutazione, «ma
nel frattempo abbiamo dovuto fare delle valutazioni, sia pure d'intesa con la conferenza dei rettori». Parla di
sfida educativa, il ministro, e Tarquinio ricorda come la Chiesa abbia indicato proprio nell'emergenza
educativa la sfida del prossimo decennio. L'altro tema lo introduce il deputato dell'Api, Pino Pisicchio: gli oltre
220mila precari sui quali intervenire, fosse pure in termini di ammortizzatori sociali. «Si tratta di una
responsabilità più che ventennale, alla quale stiamo cercando di dare una risposta, con il decreto salva-
precari, con accordi nelle singole regioni (per circa 10mila assorbimenti di personale) e con i pensionamenti.
Ma - avverte Gelmini - con 700mila docenti di ruolo il sistema non è in grado di reggere l'assorbimento di altre
220mila persone». Luigi Paganetto, commissario straordinario dell'Enea, ha indicato il nuovo pericolo, la
nuova sfida, sul terreno della globalizzazione, nella ricerca, che arriva non solo dalle lontane Cina e India, ma
ancor più forte dalla vicina Turchia. «È necessario investire sulla motivazione e sull'eccellenza - ha detto
ancora il ministro -. Abbiamo pagato un prezzo alto in termini di consensi, ma non c'è altra strada in un
sistema che spende il 97 per cento in spese fisse e solo il 3 per la qualità». Ma qualcosa promette, anche sul
piano finanziario: «Sarà rifinanziato il fondo dell'università e sarà superato il blocco degli scatti, che penalizza
soprattutto i livelli bassi dei ricercatori, che contano solo su quelli per un avanzamento retributivo». Promette
l'assunzione di 6.500 impiegati amministrativi, e 3.500 presidi. Assicura che i criteri dei concorsi non
permetteranno sotterfugi e raccomandazioni. Ma, sul piano politico, il segnale cui tiene di più Gelmini, alla
festa dell'Api è il dialogo sulle riforme da attuare sull'istruzione. «A partire dalla carriera degli insegnanti».
05/09/2010 11Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 122
IL SOGNO DIVENTA REALTÀ La natura in un tubo, riprodotta la fotosintesi La fotosintesi riprodotta su un tubo di dimensioni di qualche miliardesimo di metro. Il sogno dell'uomo, è
sempre stato quello di emulare le straordinarie perfezione ed efficienza della natura, raggiunte attraverso
un'evoluzione durata milioni di anni. Ed ogni tanto, la creatività e l'intelligenza umane sopperiscono alla
mancanza dei tempi dell'evoluzione e riescono a riprodurre in laboratorio quanto la natura realizza ogni
giorno. Ci sono riusciti i chimici italiani, di due Università del Nord-Est, Padova e Trieste, in collaborazione
con l'università di Bologna, che hanno realizzato in laboratorio un dispositivo molecolare per la scissione
dell'acqua. Da almeno due miliardi di anni, la natura utilizza l'acqua attraverso il ciclo perfetto della fotosintesi
clorofilliana per produrre ossigeno e convertire anidride carbonica in energia e nutrimento. Il processo è reso
possibile dall'enzima fotosintetico II (PS2), che mette al lavoro 4 atomi di manganese e uno di calcio,
rompendo uno ad uno i legami della molecola di acqua (la "scissione" dell'acqua) per ricavare elettroni e ioni
di idrogeno che alimentano il ciclo fotosintetico. La scissione della molecola d'acqua per generare il
combustibile pulito idrogeno, è attualmente uno degli obiettivi più ambiziosi di quella che oramai un celebre
libro ha battezzato "l'economia a idrogeno", e che dischiuderebbe la strada alla produzione di risorse
energetiche rinnovabili e sostenibili dal punto di vista ambientale. Un processo artificiale che avviene solo in
condizioni di temperatura elevatissima (2500 gradi), ma che la presenza di un "sin-zima", ovvero di un
enzima sintetico, consente di effettuare a bassa temperatura e con elevata efficienza. Questa è la chiave di
volta per creare un'alternativa pulita ai combustibili fossili, ed è l'innovazione al centro della scoperta italiana
e coordinata dai gruppi di Padova e Trieste. Il nuovo dispositivo artificiale è basato sulla nanofabbricazione di
un catalizzatore con funzionalità simile a quello che usa la natura, ma depositato sulla superficie di nanotubi
di carbonio, con caratteristiche di rigidezza, resistenza meccanica e conduzione tali da servire come nanofili
elettrici. L'importante scoperta, che ha meritato la pubblicazione nella prestigiosa rivista scientifica Nature
Chemistry, segna un punto di svolta importante nella ricerca di sistemi biomimetici, ovvero che imitano i
sistemi naturali, per la fotosintesi artificiale finalizzata alla produzione di idrogeno. La ricerca, coordinata da
Marcella Bonchio, della sezione padovana dell'istituto Itn-Cnr insieme al gruppo di Maurizio Prato, del Centro
di Eccellenza per le Nanotecnologie dell'Università di Trieste, è stata resa possibile anche grazie ai
finanziamenti garantiti dall'Università di Padova con il progetto strategico "Helios". Fanno parte del gruppo di
ricerca di Padova anche Gianfranco Scorrano, Andrea Sartorel, Mauro Carraro e Chiara Maccato del
Dipartimento di Scienze Chimiche dell'Università di Padova.
05/09/2010 8Pag. Il Gazzettino - Padova(tiratura:114104)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 123
Il Politecnico abbatte le frontiere Si iscrive qui uno straniero su tre Aumentano gli accordi con atenei esteri e i corsi in lingua inglese LUCA SALVI di LUCA SALVI - MILANO - AI PRIMI POSTI tra le università tecniche europee, il Politecnico primeggia anche
tra gli atenei italiani che puntano sull'internazionalizzazione. Con 2.500 studenti stranieri iscritti, circa il 30% di
quelli presenti a Milano, con un incremento del 187% dal 2002 al 2009, l'ateneo di piazza Leonardo mostra
un appeal in crescita all'estero. LA MAGGIOR PARTE degli stranieri proviene dalla Cina (851) anche grazie
al progetto PoliTong, partito nel 2006 in collaborazione con il Politecnico di Torino e l'Università Tongji di
Shangai, che permette a studenti italiani e cinesi di conseguire una doppia laurea triennale. Ma il Politecnico
ha partnership con altri prestigiosi atenei come il Mit di Boston o il Fashion Institute Technology di New York.
Tre classi e 44 studenti del Fit hanno trascorso un anno proprio in piazza Leonardo, condividendo laboratori,
docenti e spazi con i colleghi italiani. «Attiriamo studenti stranieri aumentando i corsi in lingua inglese -
specifica il neorettore Giuseppe Azzone, che da gennaio guiderà l'ateneo - migliorando i servizi e
incrementando i rapporti con le università internazionali». Così per il 2010-2011 il Politecnico ha istituito due
corsi di laurea triennale (Architecture e Urban Planning), 15 di laurea specialistica (tra cui Computer
Engineering, Product Service Systems Design e Civil Engineering for Risk Mitigation), 25 corsi di dottorato e
5 master di I e II livello interamente in lingua inglese. «I docenti vengono scelti privilegiando chi ha un
curriculum internazionale», spiega Azzone. Sul fronte servizi ci sono sportelli di accoglienza e due volte
all'anno viene organizzato il Welcome day, rivolto agli studenti stranieri. «Abbiamo ristrutturato il sito, con
informazioni dedicate agli studenti di ogni singolo Paese, sulla vita universitaria quella sociale a Milano e in
Lombardia - conclude il prorettore - Puntiamo ad acquisire non tanti studenti stranieri, ma tanti studenti
stranieri di qualità, per permettere anche agli italiani di confrontarsi meglio e da subito con il mondo fuori».
Image: 20100906/foto/1329.jpg
06/09/2010 9Pag. Il Giorno - Como lecco(tiratura:107480)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 124
Nuova strumentalizzazione sulla scuola «Cei contro la Gelmini» La sinistra si inventa i vescovi anti-governo Un editoriale di Avvenire sull'inizio d'anno scolastico preso a pretesto per accusare il ministro. Il giornalesmentisce: nessun attacco all'esecutivo CATERINA MANIACI ROMA Difficile resistere ad un'occasio ne del genere e infatti siti internet, agenzie di stampa, soprattutto esponenti
della sinistra, non hanno resistito. «Scuola, altolà dei vescovi», «Il monito di Avvenire alla Gelmini»: Corriere
della Sera e Repubblica, online, trovano il titolo giusto e la polemica è servita. Ma resiste solo qualche ora
perché poi arrivano le regolari note di rettifica e smentite e simili. Tutto comincia con l'editoriale di Davide
Rondoni sull'edizione di ieri dell'Avvenire, il quotidiano della Cei. Tema, la scuola, che anche quest'anno si
presenta ai nastri di partenza in modo «confuso e non privo di ombre» e con «nodi irrisolti», nonostante e
forse anche a causa della «gagliarda e dunque controversa volontà riformatrice» del ministro Gelmini. E ci si
ferma qui, con il bersaglio già trovato. Ma Rondoni va oltre, per chiedere di «salvaguardare l'essenziale».
Cioè il servizio da rendere ai ragazzi «senza cedere alla faziosa difesa di interessi particolari, senza vedere
nella scuola il luogo del confronto politico partitico, o della difesa di corporativismi». E conclude: «Non si
guardi ad altri interessi. Non si sfrutti il loro nome per richieste e pretese, per quanto comprensibili. Non si
faccia carriera sulla loro pelle». Un appello, dunque, che «vale per il ministro, e per ogni adulto che ha una
funzione nella scuola». Piuttosto chiaro. Com' è chiaro, ragionando con vari esponenti del mondo cattolico e
degli ambienti ecclesiastici, che sono forti le preoccupazioni per l' "emergenza educativa" tante volte
richiamata anche dal Papa e ci sono perplessità rispetto alle politiche del governo vero le problematiche
sociali. Ma da qui a leggere nell'editoriale incriminato un "altolà" alla Gelmini ce ne corre. Eppure lo fanno in
molti. Siti di quotidiani, appunto, agenzie, e, tra gli altri, Massimo Donadi dell'Idv, che grida: «Gelmini mani di
forbice. Peccato non si tratti di un film di Tim Burton, ma della realtà. Un ministro che taglia con affilate forbici
le risorse alla scuola pubblica, attirandosi le ire, tra gli altri, dell'Avvenire». Deve intervenire proprio Rondoni a
correggere le letture forzate del suo articolo, dato in pasto ai lettori come la posizione dei vescovi italiani: «Il
mio editoriale sull'Avvenire di oggi non era rivolto contro il ministro Gelmini o contro qualcuno tra i tanti adulti
impegnati nella scuola», afferma Rondoni e conclude amaramente: «Vedo che paradossalmente il mio invito
a non strumentalizzare la scuola è già stato strumentalizzato». Interviene lo stesso direttore del quotidiano,
Marco Tarquinio, secondo il quale parlare di Avvenire contro Gelmini è «un'interpretazio ne libera, ma che
non sta nè in cielo nè in terra». L'editoriale - spiega ancora Tarquinio - è un «promemoria per gli addetti ai
lavori», come recita l'occhiel lo. Poi il direttore spiega: «Abbiamo chiesto a tutti di non "trattare male la
scuola". E cioè di non "usarla per altro motivo che non sia quello suo proprio". Ma vediamo ora montare una
piccola tempesta di interpretazioni, in dura e preconcetta chiave anti-ministro». Chi invece non ha avuto dubbi
fin dal principio sul fatto che quell'articolo non rappresentasse un attacco al ministro dell'Istruzione è la stessa
Gelmini. «Ho letto l'editoriale di Avvenire», dichiara infatti il ministro, «e devo dire che l'ho condiviso. Ho letto
anche la precisazione di Rondoni ma credo che non fosse necessaria, perché chi legge in maniera
disinteressata quell'editoriale non ci trova alcun attacco al ministro dell'Istruzione».
Foto: .SOTTO ATTACCO
Foto: Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini è di nuovo nel mirino per il tema dei precari e la riforma
scolastica. Sopra, l'editoriale di Avvenire (Oly)
04/09/2010 13Pag. Libero - Ed. nazionale(tiratura:224026)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 125
L'ASSESSORE BRIANO ALLA FIERA DEGLI UCCELLI Caccia allo storno sì o no la parola all' Università La Regione affida all'ateneo genovese uno studio sulla nocività dei volatili ALESSANDRO GRASSO PERONI SARANNO gli esperti dell'Università di Genova a stabilire se gli storni procurino effettivamente danni alla
colture o meno e a dare il loro contributo a dirimere una questione che divide da tempo ambientalisti e
associazioni venatorie. Lo ha annunciato ieri, nel corso della sua visita alla Fiera degli uccelli di Sarzana,
l'assessore regionale alla Caccia, Renata Briano, invitata alla manifestazione dal consigliere regionale (ed ex
assessore al Turismo sarzanese), Alessio Cavarra. Per la prima volta un componente della giunta regionale
ha così partecipato all'inaugurazione della 41^ edizione della fiera che, come tutti gli anni, ha portato a
Sarzana, tra viale XXI luglio, piazza Jurgens e via Cadorna, migliaia di appassionati. L'assessore Briano ha
colto l'occasione per un incontro con le associazioni venatorie presenti, una riunione informale al Bar della
stazione molto partecipata. Da almeno dieci anni le associazioni venatorie chiedono alla Regione di poter
tornare alla pratica della caccia allo storno, un volatile che, non solo secondo i cacciatori, danneggia ogni tipo
di coltivazione agricola. La risposta è stata l'annuncio che oggi, lunedì, l'assessore porterà in giunta una
delibera per affidare un incarico all'Università di Genova al fine di verificare la veridicità della "pericolosità" in
questo senso degli storni. Altra richiesta delle associazioni: cacciare un numero contingentato di storni in
attesa in attesa della legge. Ma un eventuale provvedimento in questa direzione ha detto la Briano è
passibile di impugnazione da parte delle associazioni ambientaliste e dall'Unione Europea, che ha la facoltà
di sanzionare la Regione Liguria di 9 milioni di euro per il mancato rispetto delle regole comunitarie. E di
questi tempi si tratta di rischi da non correre assolutamente. Intanto, è polemica tra le associazioni di
cacciatori di centrodestra e centrosinistra. Giorgio Salvetti, responsabile delle attività venatorie del Pdl,
attacca il presidente dell'Assocacciatori, Gherardo Ambrosini, Pd. Per Salvetti. Ambrosini «dovrebbe chiedere
scusa ai cacciatori della provincia spezzina perché specula sul tema della caccia e tenta in modo goffo di
prenderli in giro. Il documento presentato da Ambrosini non è quello del presidente della Federcaccia, ma del
vicesindaco ulivista di Castelnuovo Magra. È chiara a tutti l'ostilità del centrosinistra che governa la Liguria
nei confronti dell'attività venatoria e, dunque, le resistenze a concedere una deroga per la caccia allo storno
che devasta le nostre coltivazioni. Concedere la deroga è un atto di buonsenso. Ogni anno assistiamo alla
solita tiritera: noi del Pdl solleviamo la questione, portando all'attenzione dell'opinione pubblica e delle
istituzioni le legittime aspettative di cacciatori e agricoltori. La sinistra, prima smentisce l'esistenza del
problema e poi, sistematicamente all'ultimo minuto, agisce tardivamente e anche in modo maldestro per
recuperare terreno. Da qui l'iniziativa di Gherardo Ambrosini. Si pensa evidentemente che i cacciatori
spezzini siano degli allocchi e che credano a qualunque genere di sceneggiata. Di fatto, gli alleati del
vicesindaco di Castelnuovo Ambrosini sono i principali avversari della caccia allo storno. Spiace vedere che
si scada nell'opportunismo più scontato».
Foto: L'assessore Briano ha incontrato i cacciatori sarzanesi
06/09/2010 16Pag. Il Secolo XIX - La spezia(tiratura:127026)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 126
Nuovo programma dell' Università Cattolica di Piacenza, con un logo dedicato Un vigneto più ecologico SOStain certifi ca le produzioni di vino sostenibili LUISA CONTRI È previsto che decollerà a ottobre prossimo, con l'attivazione del sito internet www.able2sustain.com, il
programma di sostenibilità a carattere volontario SOStain, messo a punto per conto della storica cantina
siciliana Tasca d'Almerita da un gruppo di scienziati della facoltà d' agraria dell'università Cattolica del Sacro
Cuore, coordinati dal ricercatore e docente universitario Ettore Capri. Un programma, che sembra destinato a
dar vita a un'alleanza per la sostenibilità in vitivinicoltura (Asv), ossia un'associazione non profi t, cui potranno
aderire aziende vitivinicole intenzionate a implementare le pratiche green ed ethically correct raccomandate
dal centro di ricerca accademico (Cra) dell'ateneo cattolico. «La domanda di sostenibilità dei prodotti si fa
sempre più forte sia sui mercati internazionali che in quello domestico», dichiara a ItaliaOggi Capri. «Di pari
passo l'adozione di politiche ecocompatibili ed eticamente corrette sarà in futuro un discrimine per la
concessione alle aziende di forme di sostegno da parte delle istituzioni nazionali, comunitarie e internazionali.
SOStain intende armonizzare e affrontare in modo organico le scelte delle imprese agricole impegnate sul
fronte della sostenibilità, accompagnandole in un percorso di miglioramento costante e graduale, anno dopo
anno, del loro livello di sostenibilità». Fulcro del programma SOStain sono le linee guida per una
vitivinicoltura sostenibile, ossia una check-list delle circa 20 criticità e relative soluzioni per la gestione di otto
risorse: acqua, suolo, aria, tecnologie, energia, risorse umane, economi ch e, naturali e territoriali. Due i
requisiti per poter aderire all'alleanza e fregiarsi del marchio SOStain. Il primo è totalizzare un punteggio di
6/10, attestato dall'opportuna documentazione in ciascuna delle otto risorse al termine dell'autovalutazione
condotta scorrendo la check list. La documentazione dovrà essere sempre consultabile per le verifiche di
veridicità, da parte della società cui sarà affidata la gestione del marchio SOStain ed eventualmente anche da
un ente di certifi cazione. Il secondo requisito è dimostrare di aver fatto dei progressi, seppure piccoli, anno
dopo anno. «In tema di gestione della risorsa acqua, per esempio», precisa Capri, «l'azienda SOStain dovrà
puntare a: minimizzarne perdite e consumi, sia in fase d'irrigazione, sia di lavorazioni in cantina; controllare la
qualità dell'acqua impiegata in vigna e mantenerne la qualità; prevenire sia l'inquinamento puntiforme e
diffuso dei corpi idrici che quello dovuto a detergenti e sanitizzanti usati in cantina, e così via». Le aziende
vitivinicole non sono comunque destinate a restare le uniche destinatarie del progetto SOStain. Capri e l'
università Cattolica, stanno già pensando di mettere a punto programmi con analoga fi nalità, ma dai
contenuti rimodulati per favorire la nascita d'alleanze per la sostenibilità fra risicoltori e coltivatori di pomodori;
altre due eccellenze dell'agricoltura italiana, che potrebbero benefi ciare di una certifi cazione green.
Foto: Ettore Capri
04/09/2010 27Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 127
Test a Medicina «Più facili del 2009» I candidati a Bari: «Domande di cultura generale meno insidiose» • BARI. «È andata bene. Il test era molto più facile rispetto allo scorso anno. Le domande di cultura generale
erano semplici. Ad esempio, volevano sapere cosa significhi la parola "dirime - re". Solo la chimica era un po'
più complicata», Cristina Pignatelli, barese, è tra le prime a finire. Di tutt'altro avviso, Va l e n t i n a
(preferisce non rivelare il cognome), jeans e magliettina firmata. «Questi test sono assurdi - esclama,
visibilmente alterata - io devo fare Medicina, a cosa mi servono tutte quelle domande di cultura generale.
Volevano sapere cosa significhi "glabro"». «A che mi serve. Comunque quest'esame è molto più difficile
rispetto al 2009», sentenzia prima di fuggire via. I due pareri diametralmente opposti riassumono l'essenza
del test per l'am - missione alla facoltà di Medicina dell'Ateneo Aldo Moro, svoltosi nelle aule del campus
universitario. Ottanta domande: 40 di cultura generale, 18 di biologia, 11 di chimica, 11 di matematica e fisica.
Due ore a disposizione dei 2.549 candidati - 346 posti disponibili - per indicare quella giusta tra le 5
alternative proposte per ciascun quesito. Il via alle 11, alle 13 è tutto finito. I partecipanti abbandonano i vari
plessi, recuperando da enormi bustoni trasparenti i propri effetti personali. In aula, infatti, era possibile portare
solo una bottiglietta d'acqua, nemmeno le penne. Banditi telefoni cellulari, computer, palmari e strumenti
elettronici, peraltro neutralizzati da disturbatori elettronici, semmai qualche furbo fosse riuscito a passare
indenne dal metal detector. Valentina Logatto, di Matera, al pari di molti altri candidati, rivela di aver preferito
non rispondere a ciò che non sapeva. «Ogni errore vale una decurtazione di 0,25 punti, meglio non rischiare
di rovinare lo standard di entrata che dovrebbe essere 42-43 punti», spiega. Giusy Passiatore, brindisina,
reputa la prova «molto impegnativa», specie la chimica organica. «Biologia, fisica e matematica, oltre alla
cultura generale erano assolutamente comprensibili», aggiunge. Angelo Mastropaolo, di Sammichele di Bari,
sposta l'attenzione sulla biologia - «i quesiti erano troppo specifici» - ma nel complesso conferma l'impres -
sione di un test «molto più agevole, rispetto allo scorso anno». Monica D'Elia, barese, è al terzo tentativo.
«Era richiesta più una capacità di ragionare, seguendo la logica che non la conoscenza stessa delle
materie». In piena sintonia Dario Loiacono, di Bari, che appare sicuro di sé. «C'era qualche sorpresa in
cultura generale e biologia». La prossima settimana gli esiti dei test, dal 2011 si cambia registro. [n.perc.] I
TEST ALL'INTERNO DELLA CITTÀ DEL CINEMA • FOGGIA. Imponenti misure di sicurezza per il primo test
di ammissione alle facoltà dell'area medica. Malgrado la défaillance di 191 candidati (su 1195 prenotati), la
Città del Cinema è stata invasa ieri mattina da un oceano di ragazzi, molti con famiglie e borsoni al seguito, in
arrivo da altre regioni e province. Fra di loro, alcuni reduci dai test nelle Università private, alla Cattolica di
Roma ad esempio, dove le prove di ammissione a Medicina e Chirurgia si sono svolte un giorno prima.
«C'erano domande assurde - dice Gaetano che vi ha partecipato - tipo la sede delle olimpiadi invernali del
2014, ma ci hanno anche chiesto della riforma sanitaria di Obama». E fra le polemiche sui test ministeriali
inadeguati rimbalzate anche a Foggia, s'intrufolano anche i paragoni fra le Università e pubbliche e quelle
private che, evidenzia- IL METAL DETECTOR
03/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 128
Federazione universitaria Puglia-Basilicata-Molise Intesa fra gli atenei per l'offerta in comune di master, corsi e specializzazioni • BARI. Insieme si può e si deve. Per resistere e contrattaccare, in un momento di esigua disponibilità di
risorse finanziarie e di oggettiva crisi economica, le Università di tre importanti regioni meridionali, Puglia,
Basilicata e Molise, si uniscono e si mettono in rete. Ieri infatti, nell'aula magna «Aldo Cossu» dell'Ateneo
barese, è stato presentato un Protocollo d'intesa per l'attuazione della «Federazione del sistema universitario
pugliese-lucano- molisano». Un progetto ambizioso che punta a superare campanilismi, nell'obiettivo di
razionalizzare e condividere le risorse di ciascuno. Tra gli obiettivi più immediati eliminare le sovrapposizioni
per favorire, razionalizzare e qualificare l'offerta in comune di master, corsi e scuole di specializzazione di più
alto profilo. All'incontro sono intervenuti i rettori delle università proponenti, Corrado Petrocelli (Università
degli Studi di Bari «Aldo Moro»), Domenico Laforgia (Università del Salento), Mauro Fiorino (Università degli
Studi della Basilicata), G i ova n n i Cannata (Università degli Studi del Molise), Nicola Costantino (Politecnico
di Bari) e Giu - liano Volpe (Università degli Studi di Foggia), insieme per illustrare gli obiettivi specifici del
progetto. Presenti anche i tre presidenti regionali, Nichi Vendola (Puglia), Vito De Filippo (Basilicata) e Angelo
Michele Iorio (Molise), nonché i senatorI Gaetano Quagliariello, vice capogruppo vicario del Pdl e Luigi
D'Ambosio Lettieri (Pdl). «Noi esaltiamo la caratteristica del sistema universitario italiano, e quindi anche il
nostro con le nostre diversità - ha detto Petrocelli -. Diversità messe a frutto in un regime di realissima
competizione, ma soprattutto di proficua collaborazione non possono che portare a risultati migliori, grazie
alla rete di energie e alla creazione di percorsi di eccellenza sia per la formazione, sia soprattutto nella
ricerca». Parole condivise anche dagli altri rettori e dai massimi rappresentanti delle Regioni a iniziare dal
presidente della Basilicata. «Questo percorso individuato da sei Università del Mezzogiorno - ha detto de
Filippo - è una novità apprezzabile e virtuosa che consente a un debole sistema meridionale di poter
affrontare meglio tempi che si annunciano difficili». Un'oppor tunità ribadita anche dalle parole del presidente
Iorio: «è un esempio per il governo nazionale, ma credo sia uno stimolo per le Regioni del Mezzogiorno». Il
presidente Vendola ha commentato: «Le Università di tre importanti regioni meridionali che si uniscono,
diventano un sistema, spero annuncino l'ini - zio di un percorso che può portare alla creazione di una rete
universitaria meridionale: è il miglior contributo per rimettere in campo il Sud come soggetto, non solo come
territorio». Infine, il senatore Quagliariello ha dichiarato: « Il nuovo meridionalismo non può essere né ricerca
di finanziamenti pubblici e nemmeno una versione riveduta e corretta del vecchio intervento straordinario. Il
problema è quello di trovare un nuovo paradigma che non può che coniugare concorrenza e merito,
concorrenza sia all'inter no dell'Università che tra le varie Università. Concorrenza vuol dire anche correre
insieme, stimolarsi in iniziative di collaborazione».
03/09/2010 8Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 129
«Noi futuri medici, forse no» Il test va buca? Via con gli altri E fra le materie oggetto del questionario, la «bestia nera» è la cultura generale • Miriam ha 19 anni e nei corsi di preparazione ai test non ci crede, Matteo, stessa età, ha seguito i corsi di
un'asso - ciazione studentesca e si sente sicuro. DUECENTO FORFAIT - Flash dal primo test d'am -
missione alle facoltà mediche, Medicina e Chirurgia, che ha visto ieri mattina affluire alla Città del cinema 904
fra i 1195 iscritti alla prova (per 80 posti disponibili, di cui 5 riservati). Il test ha già decimato la folta pattuglia
di aspiranti matricole, ma come accade sempre per queste prove, la maggior parte dei candidati affronterà
anche i test di Odontoiatria e di Professioni sanitarie. Così, all'ul - timo momento, in tanti rinunciano.
L'ATTESA COME UN SET - Nel grande set della multisala, fra palmizi e arredi metallici, la voce del rettore
che saluta da un megafono, facce stanche, alcune chine sui libri per un ultimo ripasso con genitori al seguito,
file ai varchi. Sacchetto azzurro trasparente in cui riporre libri, quaderni, oggetti personali, scatolone in cui
appoggiare i sacchetti, che saranno poi numerati con la cifra che il computer assegnerà casualmente ad ogni
candidato. Le operazioni di controllo procedono fino alle 10,30, quando nelle aule arrivano i plichi (in realtà
pesanti scatole bianche trainate da decine di addetti), che saranno aperti e consegnati in modo da avviare in
sincrono la prova nelle nove aule. «Io i test li ho fatti ieri - dice Gaetano, 19 anni - mi sono presentato alla
Cattolica. Com'erano le domande? Beh, alcune proprio impossibili, come la sede delle Olimpiadi invernali del
2014. Alla Cattolica però non tolgono punteggio se sbagli, anche se i test sono più numerosi e danno soltanto
75 minuti per risolverli». LA BESTIA NERA - Chimica, biologia, cultura generale, sembrerà strano, ma per i
ragazzi la bestia nera è proprio la cosiddetta cultura generale «Come ti prepari? - riflette Michela Ferrara -
cerchi su internet fra i vecchi test, leggi di tutto, ma poi qui si va nello specifico». POLEMICA SUI TEST - La
polemica di questi giorni sull'inadeguatezza dei test ci sta tutta, tanto più che a non condividere l'attuale
impostazione di quelli ministeriali sono anche i docenti. Il prof. Carmine Panella, ordinario a Medicina e
commissario ai test, ricorda ad esempio di essere stato interpellato dal ministero per la compilazione dei test:
«Ne ho inviati 50 - dice il docente - poi però hanno fatto sapere che li avrebbero utilizzati per le Scuole di
specializzazione», «Perchè il ministero reputa più idonei i docenti di scuole secondarie superiori ad elaborare
questi test, visto che i ragazzi arrivano da lì», interviene la prof. Laura De Palma, delegata del rettore all'or -
ganizzazione degli studenti. GLI ATENEI PRIVILEGIATI - Riguardo le Università private, i prof non
nascondono una certa irritazione: «Adottano test propri e non ministeriali - osserva il prof. Panella - li tengono
un giorno prima, hanno criteri di valutazione diversi, come si fa a parificarle alle Università pubbliche? Forse
questo è l'ultimo anno che si fanno test separati». Gli studenti, alcuni, continuano però a scegliere le
Università private anche perchè, è il caso della Cattolica, nell'asse gnazione del punteggio ai test valutano
anche il voto della maturità e non scalano lo 0,25 per ogni errore. Fra i ragazzi, moltissimi in arrivo da altre
province e regioni, non mancano quelli già iscritti ad un'altra facoltà, Agraria fra le più gettonate. «Ho già
frequentato il primo anno di Scienze agrarie - dice Matteo Luciani, 19 anni, di Apricena - l'anno scorso non ho
passato il test di Medicina e così mi sono iscritto ad Agraria, ma quest'anno ci riprovo». Anche Gaetano
l'anno scorso era fra i candidati: «Ricordo che fra le prime domande c'era quella sull'Intifada e l'altra
sull'opera in cui compare l'al - bero dei nespoli. Da lì capii che non ce l'avrei fatta».
03/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Foggia(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 130
«Domande da pazzi forse ho sbagliato» Le prime correzioni sui tavoli su cui di sera si serve la pizza • Mirko (lui si raccomanda «che venga scritto con la k») è arrivato da Teramo. E' a Foggia dall'altro ieri, ha
vent'anni e vorrebbe emulare la carriera del padre che fa il medico a Chieti. Come mai i test all'UniFg?
«Perché mi hanno parlato molto bene della facoltà di Medicina - ha risposto - soprattutto di quella che stanno
costruendo. Al momento mi dicono che c'è un grosso problema di aule, però poi arriverà il grande stabile...
quindi la facoltà sarà molto ambita. Ma lavorare in un Policlinico potrebbe fare la differenza... ». Mirko
scambia qualche battuta, poi fugge dai compagni conosciuti prima e dopo i test. «Senti la domanda numero
tre, quella del... ». Si capisce che la prima verifica, la prima consultazione sull'esito dei test di accesso alla
facoltà di Medicina e Chirurgia avviene subito dopo aver lasciato i banchi di prova. Insieme agli altri, parlando
di questa o quella domanda e della relativa risposta. «Erano molto difficili - aggiunge - alcune, almeno per
me, inaccessibili. Davvero difficili. Tant'è che credo di averne sbagliate diverse, speriamo che vada bene». La
curiosità - o se vogliamo il paradosso - più consistente della giornata di ieri l'ha offerta la gestione del
multisala Città del cinema, che molto ironicamente ha fatto notare «questi banchi hanno sempre ospitato la
pizza margherita o quella capricciosa, ma stamattina (ieri per chi legge, ndr) si parla di biologia, chimica e
medicina... insomma non ne siamo abituati». Difatti quella dei candidati è stata una vera e propria invasione,
un esercito di ragazzi speranzosi che credono ancora nelle chance e nelle opportunità offerte dalla facoltà di
Medicina e Chirurgia. «Secondo me - argomenta Carla, 18enne arrivata qui da Benevento - è ancora una
facoltà sicura, intendo dire una di quelle carriere che ancora ti possono dare delle speranze se hai un po' di
talento. Certo, a leggere i giornali di oggi... si penserebbe il contrario. Scienziati e ricercatori che sono
costretti ad andare all'estero, ciò nonostante io credo ancora che sia possibile fare carriera. Che i talenti
possono ancora farcela». Forse Carla è un po' trop - po ottimista, forse le cose stanno un po' peggio
(soprattutto dopo la recente riforma Gelmini) di quanto crede. Tuttavia questo entusiasmo infiamma, lascia di
stucco anche i più diffidenti. Del resto i numeri sono lì a ricordare che i ragazzi ci credono ancora, visto che
l'incremento nazionale (+25%) è stato addirittura al di sotto di quello fatto registrare dalla facoltà di Medicina
(uno storico +33%). Impossibile però, nella giornata di chi si appresta a studiare per diventare un nuovo
medico, dimenticare l'imbarazzo di chi medico lo è già. Di chi vorrebbe diventare uno "specialista" in
cardiochirurgia o in oculistica, ma ha trovato di traverso un decreto legge che rischia di stroncare le gambe
alla ricerca universitaria. Lo scorso luglio docenti e ricercatori universitari foggiani hanno scioperato -
astenendosi da lezioni, esami e sedute di laurea - contro questo decreto legge, distinguendo l'ateneo dauno
come uno dei più attivi sotto il profilo della presunta rivolta. Chissà se lo sanno - o se l'hanno saputo - Mirko e
Chiara. Che mentre i loro futuri docenti (glielo auguriamo) protestavano per il diritto al lavoro, alcuni futuri
colleghi (studenti) si lamentavano dello sciopero bianco. Il corto circuito delle università ital i a n e.
03/09/2010 7Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Foggia(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 131
Dalla laurea al lavoro ecco i servizi offerti agli studenti LE INIZIATIVE • Dalla laurea all'azienda. In poco, pochissimo tempo. I servizi erogati dal «Job placement» dell'Università del
Salento permettono dunque di trovare lavoro nel minor tempo possibile. Questi ed altri servizi sono stati
illustrati ieri mattina, ai Teatini, dal prorettore dell'Università, Car melo Pa s i m e n i , dal professor Lorenz o
Va s a n e l l i , delegato per la Ricerca, dal professore Carlo Margiotta, delegato per il Job placement, e dal
professor Michele Campiti, delegato per l'Orientamento. In particolare, il Job placement mette a disposizione
una serie di prestazioni specialistiche rivolte ai laureati per facilitarne l'ing resso nel mercato del lavoro, con
l'obiettivo di ridurre al minimo i tempi per trovare un'occupazione. Offre servizi mirati come l'infor - mazione
sul sistema produttivo locale e sui profili aziendali, l'orien - tamento e la formazione per accrescerne le
competenze e potenziarne il bagaglio professionale in accordo con i reali fabbisogni delle imprese,
l'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. L'Ufficio rapporti con le imprese svolge attività di sportello di
assistenza, in grado di fornire informazioni sulla redazione dei curriculum, sulle tecniche di ricerca di lavoro,
sulle opportunità formative successive alla laurea. L'Università aderisce dal 2005 al Consorzio Alma Laurea.
Nell'ul - timo anno l'adesione alla banca dati dei curriculum è cresciuta raggiungendo la soglia del 65 per
cento. Un altro aspetto che arricchisce l'ateneo leccese è la crescente attività svolta in collaborazione con
l'Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione per la valorizzazione della ricerca (Netval), grazie alla
quale è possibile fornire supporto agli uffici di trasferimento tecnologico delle università associate per le
attività di valorizzazione e diffusione dei risultati della ricerca scientifica svolta all'interno delle università;
promuovere la formazione e il rafforzamento delle competenze specialistiche utili in materia di sviluppo di
progetti imprenditoriali e proprietà intellettuale attraverso appositi seminari, convegni, workshop; organizzare
eventi e congressi, anche in collaborazione con altri soggetti; avviare attività di benchmarking sui temi propri
della associazione; partecipare a iniziative di networking anche a livello internazionale. Sempre in
quest'ambito, l'Uni - versità ha registrato 14 brevetti nazionali, di cui due con estensione internazionale.
Eccoli: Pannello solare piano a collettori rastremati, per applicazioni con fluidi termovettori tradizionali ed
inseminati con particelle e con nanofluidi; sonda capacitiva per impulsi veloci di alta tensione; metodo per la
realizzazione di componenti in materiale composito a matrice ceramica; sistema Rfid per la rilevazione e
trasmissione di segnali da sensore e relativo procedimento; metodo per la valutazione enzimatica della
tossicità di matrici acquose ambientali; convertitore analogico-digitale; metodo e formalismo per inviare
istruzioni a database distribuiti, realizzato mediante programma per computer; procedura per l'analisi della
trasformazione territoriale; metodo per indurre una mutagenesi a mezzo di radiazione coerente ultravioletta;
generatore di impulsi a compressore di linee di trasmissione per alte tensioni; materiale ceramico e suo
procedimento di produzione; sistema protesico integrato per la catena ossiculare dell'orecchio medio ed il
timpano; procedimento di incapsulazione di sostanze a basso peso molecolare in geli a base di silice;
impianto e procedimento per la preparazione di campioni di grafite utilizzati per datazione al radiocarbonio. •
Da domani e sino all'11 settembre il Salento ospiterà «Now 2010» (Neutrino oscillation workshop 2010),
convegno internazionale di fisica giunto alla sesta edizione e organizzato dai dipartimenti di Fisica e dalle
sezioni dell'Istituto nazionale di fisica nucleare di Bari e di Lecce. Il convegno si svolgerà nel grand hotel
Daniela di Conca Specchiulla (Otranto), e sarà coordinato da Gia - nluigi Fogli, ordinario di Fisica teorica all'
Università di Bari. Del comitato organizzatore locale fanno parte Paolo Bern a rd i n i , Giampaolo Co',
Gabriele Ingrosso e Danie - le Montanino (Università del Salento e Infn di Lecce), Gen - naro Miele (
Università di Napoli), Eligio Lisi, Antonio Mar rone, Maria Teresa Muciaccia e Anna Maria Ro t u n n o (
Università e Infn di Bari) e Antonio Palazzo (Università di Valencia). Now 2010 vedrà la partecipazione di più
di 140 studiosi italiani e stranieri, provenienti da oltre 15 diverse nazioni, che discuteranno lo stato e le
prospettive di uno dei settori più vivaci e interessanti dell'attuale ricerca in fisica e in astrofisica: la fisica dei
03/09/2010 7Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 132
neutrini, per i cui risultati è stato attribuito il premio Nobel nel 2002. Il convegno si inserisce nell'ampia attività
condotta dai dipartimenti di Fisica e dalle sezioni dell'Infn di Bari e di Lecce nell'ambito della fisica delle
particelle, dell'astrofisica e della cosmologia. Tale attività, che emerge con crescente rilievo nel panorama
scientifico nazionale e internazionale, è cofinanziata dal ministero dell'Istruzione, dell'Universi - tà e della
ricerca attraverso uno specifico progetto di rilevante interesse nazionale denominato «Fisica
astroparticellare», ed è inoltre ben inserita in diverse reti di ricerca dell'Unione europea.
03/09/2010 7Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Lecce(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 133
«Va bene l'alleanza tra le Università ma adesso si investa sul serio» Fisicaro (Provincia): Taranto realtà da migliorare, non da cancellare • Salutata positivamente dal vicepresidente della Provincia ed assessore alla Pubblica istruzione ed
Università, Emanuele Fisicaro, la proposta presentata ieri dall'Ateneo barese di una Federazione del sistema
lucano-molisano-pugliese e sottoscritta attraverso la firma di un protocollo di intesa tra sei Atenei, l'Università
ed il Politecnico di Bari, le Università del Salento, della Basilicata, del Molise, di Foggia. Un progetto, questo,
dal quale la realtà università jonica potrebbe trarne i suoi vantaggi. Alla luce di ciò, il prossimo accordo di
programma tra enti locali e istituzione accademica non potrà non tener conto di questa nuova prospettiva.
«Taranto è una realtà che non può essere cancellata, ma al contrario occorre migliorarla e investire nei suoi
cervelli. E' im - portante che le risorse economiche vadano investite nel migliore dei modi per far crescere la
ricerca e fare sistema», dice Fisicaro, ieri a Bari per la presentazione del progetto che risponde al disegno di
legge numero 1905 dell'1 giugno scorso: «Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale
accademico e reclutamento, nonché delega al governp per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema
universitario». «Ora - aggiunge Fisicaro - deve seguire una fase in cui con serietà si riempia la proposta di
contenuti e soprattutto si facciano seri investimenti. Anche a livello locale cominceremo ad organizzare
iniziative per discutere dell'argomento». Il tema dominante, dunque, stando anche allo sforzo di
razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse alla base del progetto, che nasce in un momento di seria
difficoltà per il sistema universitario italiano, è quello degli investimenti reali. «Una goccia nel mare», utile ma
non sufficiente, viene intanto giudicato il sostegno economico assegnato lo scorso anno dalla Regione, per
controbilanciare i tagli ministeriali, a parte del sistema universitario pugliese. Impellenti, invece - dice Fisicaro
-, sono misure di sostegno diverse. Tornando alle ricadute che un sistema di Università federate potrà avere
per la realtà locale ed in vista dell'imminente rinnovo dell'accordo di programma, Fisicaro puntualizza: «Dovrà
essere un accordo che punti realmente alle eccellenze per creare la classe dirigente di domani. Non potrà
essere un accordo generico, tanto per farsi. Si individuino dei settori chiave e su quelli si punti e si investa. E'
quello che chiediamo. Il progetto di una federazione del sistema universitario è una buona occasione di
sviluppo, un'opportunità di essere seri ed onesti, non un'occasione di contrapposizione del Sud al Nord».
03/09/2010 6Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Taranto(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 134
Salviamo le nostre università >> CONTINUA DALLA PRIMA Questo comporterà in molti casi, e non solo al Sud, l'impossibilità di far fronte
alle spese correnti: le università "staccheranno la corrente". Nei casi migliori, comporterà comunque il blocco
totale del turn-over, una riduzione dei docenti, un peggioramento della didattica e una drastica contrazione
dei servizi agli studenti. Questo definanziamento potrebbe essere aggravato per molti atenei, se anche nel
2010 si procederà con i criteri cosiddetti di "premialità" per ripartire parte dei tagli fra gli atenei (siamo a
settembre,ma ancora non si sa). I criteri definiti l'estate scorsa, e validi per il 2009 sono risibili: le regole sono
state costruite dopo aver ben studiato i numeri, in modo tale da premiare non chi "si comporta me glio", ma le
sedi più piccole del Nord con più facoltà scientifiche. Le risorse statali per le borse di studio sono state ridotte
dai 246 milioni del 2009 ai 99 del 2010 e scenderanno a 76 nel 2011. Già in passato il 40% degli studenti
meritevoli di borsa nel Mezzogiorno non riuscivano ad ottenerla per carenza di fondi; l'80%, pur meritevoli,
non riuscivano ad avere un alloggio. Quote che non potranno che crescere. E si consideri che tra il 2001 e il
2007 le tasse universitarie in Italia sono cresciute del 53%. La recente manovra ha operato poi un forte taglio
degli stipendi ai docenti, bloccando le anzianità (senza restituzione); per come è stato costruito, penalizza
moltissimo i ricercatori più giovani, già con retribuzioni basse. Infine, il disegno di legge in discussione in
Parlamento - che ben poco potrà fare per l'Università nel quadro che è stato ricordato - crea incertezze
notevoli tanto per i sistemi di governo degli atenei quanto per il futuro professionale degli attuali ricercatori. Il
sistema universitario italiano ha molti problemi. Come recita il titolo di un bel libro recente, l'università italiana
è "malata e denigrata". E' senz'altro necessario razionalizzare il suo funzionamento, introdurre molto di più
merito e valutazione, combattere le sue derive peggiori, nepotismi, particolarismi. Molto sta già cambiando,
anche da noi; la "federazione" fra le università di Puglia, Basilicata e Molise, annunciata l'altro ieri, è un'ottima
iniziativa. Ma l'insieme delle misure del governo, più che riformarlo, sembra decretarne la fine: ispirato da
un'idea di sistema universitario pubblico molto più piccolo, con molto più spazio per il privato; diviso fra atenei
di serie A (al Nord), con più risorse, didattica e ricerca e atenei di serie B (al Sud) che cercano di
sopravvivere. In tutto il mondo l'università è uno dei motori più importanti dello sviluppo economico; crea la
materia prima della crescita: giovani preparati. Negli ultimi anni, particolarmente al Sud, sono stati fatti
straordinari passi in avanti. Il numero di laureati è cresciuto moltissimo. Ormai al Sud, e in Italia, rispetto alla
popolazione giovanile, è nella media europea. La più grande differenza fra il Mezzogiorno di oggi e quello del
passato sta proprio in questo: nella diversa scolarità dei giovani. Questa è la grande chance per il suo futuro.
Da sola non è una condizione sufficiente per lo sviluppo dell'economia. Ma è necessaria. Questo processo è
a rischio. Molte università italiane potrebbero chiudere fra pochi mesi. Se ci sarà un'ele - mosina dell'ultimora
da parte del Governo magari non chiuderanno, ma sopravviveranno senza servizi, borse e alloggi per gli
studenti, ma con una didattica fortemente ridotta, senza ricerca. Questo accrescerà ancora i flussi di studenti
verso le università più ricche; riducendo le iscrizioni, renderà ancora più difficile la vita per quelle più povere.
In questi giorni, le autorità accademiche sono alle prese con scelte non semplici e responsabilità gravi: è
possibile, in questa situazione, avviare regolarmente l'anno accademico? Probabilmente no. Ma allora che
succede? Ma non è un problema solo degli universitari. Dovrebbe essere al primo posto dell'agenda della
politica nazionale. E locale; al centro dell'attenzione dei Presidenti Vendola e De Filippo e dei Consigli
Regionali, così come dei sindaci e degli enti locali, coinvolgendo tutti i cittadini. Che futuro può avere Bari,
Sindaco Emiliano, se deperiscono le sue università? E' il caso di interessarcene, se siamo ancora in tempo.
04/09/2010 17Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Ed. nazionale(tiratura:63756)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 135
CONTRO TENDENZA SOLDI BEN SPESI dati sulla disoccupazione italiana pubblicati ieri dall'Istat confermano i profondi e irrisolti problemi del mercato
del lavoro del Belpaese. In particolare sono uno su quattro i giovani sotto i 25 anni senza occupazione. E non
si tratta di un picco provocato dalla crisi, ma di una situazione che si trascina di record in record a ogni
rilevazione dell'istituto di statistica. In pratica un'intera generazione rischia di rimanere tagliata fuori dal
mercato del lavoro o da qualsiasi dinamica professionale. La mancata esperienza maturata sul campo
potrebbe infatti giocare un brutto scherzo un domani ai giovani disoccupati di oggi. La responsabilità di tale
situazione è attribuita in buona parte all'istruzione e alla distanza tra l'offerta scolastica e la domanda delle
imprese. La Camera riprenderà a breve la lettura della riforma Gelmini dell'Università, che ha per lo meno il
merito di colpire alcuni deleteri e incrostati usi e costumi dell'Università italiana, dai baronati agli incarichi a
vita, tagliando sacche di spreco. Ma quale sarà l'effetto in termini di restringimento del gap con le imprese è
difficile dire; così come è difficile giudicare a tale scopo la riforma della scuola secondaria di secondo grado
che entra in vigore oggi. Forse il settore avrebbe meritato maggiori investimenti ben mirati e accompagnati da
altrettanto ben mirati tagli degli sprechi, piuttosto che di una generale diminuzione delle risorse. La Germania,
paladina dell'austerity e motore della ripresa continentale, insegna: gli unici settori in cui l'investimento
pubblico è aumentato sono istruzione e formazione.
04/09/2010 10Pag. Finanza e Mercati Sette(tiratura:59000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 136
la formazione La Scuola punta all'etica A scuola di security aziendale. In origine era la Bocconi con un master che ha fatto scuola per 15 anni e poi è
stato chiuso. A prendere in mano lo scettro della specializzazione oggi sono diverse università italiane per
un'offerta formativa sempre più articolata e ricca. Presso la Luiss di Roma (www.luiss.it) in autunno partirà il
Master in sviluppo sostenibile e responsabilità dell'impresa. Presso il Politecnico di Milano (www.polimi.it)
sono aperte le selezioni per il Master Safety Design per tecnici della prevenzione nel settore delle costruzioni
con l'intento di formare professionisti capaci di affrontare le problematiche della sicurezza nelle diverse fasi
del processo costruttivo. Il Clinical risk management sarà invece al centro di due master di primo e secondo
livello proposti dall'università di Castellanza (www.master.liuc.it). I corsi dovranno fornire a operatori e
dirigenti sanitari una visione allargata e strategica del rischio clinico all'interno del contesto sanitario. Il rischio
informatico è invece il tema del master proposto dall'università di Modena e Reggio (www.unimore.it) che
prevede due specializzazioni, tecnica ed economico-giuridica. Partner dell'iniziativa aziende come Microsoft,
Ibm, Accenture.E se Milano è stata fucina della formazione dei dirigenti in sicurezza, oggi il fulcro si è
spostato all'Aquila dove la neonata Scuola internazionale etica e sicurezza (www.scuolaeticaesicurezza.eu) si
prepara a sfornare i primi 35 specializzati. A dirigerla è Paola Guerra Anfossi, membro del direttivo
dell'associazione di categoria Aipsa.Domanda. Perché una scuola di security all'Aquila?Risposta. Perché
dopo la chiusura del master in Bocconi ho faticato a trovare un'università che accogliesse le istanze di un
corso di formazione professionalizzante in questo campo. Segno della sottovalutazione del potenziale
occupazionale e strategico che le discipline della security applicate all'impresa pubblica e privata. D. Ma la
scelta del luogo non è casuale..R. Abbiamo scelto l'Aquila sia perché la tragedia del terremoto ha
effettivamente richiamato in Abruzzo le migliori energie del paese in fatto di gestione di crisi, quindi come
luogo-simbolo, sia perché vogliamo che l'indotto indiretto della scuola vada a beneficio delle popolazioni
colpite dal sisma, alberghi, ristoranti, edicole e così via. Nel nostro piccolo, è un modo per testimoniare una
vocazione solidale propria della categoria. D. Perché una scuola di etica e sicurezza?R. Perché l'una senza
l'altra non funziona, non è completa. E perché la security esce sempre di più dal perimetro dell'azienda sulla
spinta di nuove responsabilità che si estendono all'ambiente, al rischio geopolitico. D. C'è spazio per carriere
in questo settore?R. C'è e sarà sempre più grande. Storicamente la valutazione del rischio è stata
sottovalutata dalla classe dirigente, dagli industriali. Il legislatore ha imposto alcuni obblighi di natura
elementare che si sono via via arricchiti e diversificati e oggi si può dire che non basta fare safety, presidio
fisico delle strutture e dei processi interni, ma fare analisi strategica del rischio.D. Le aziende sono disposte
ad assumere manager della security?R. Sta crollando un muro antico che vede le professioni della security
imbrigliate dal fatto che l'imprenditore interpreta l'investimento per la sicurezza come un male necessario.
Oggi non è più così. Sempre più imprese hanno capito che fare prevenzione e gestione del rischio è uno dei
modi fondamentali di garantire continuità al proprio business.D. Quali sono le aree di specializzazione più
richieste?R. Ci sono settori tradizionalmente investiti dalla security come tutto quello che riguarda i servizi
pubblici essenziali, la sicurezza civile e militare, gli ospedali, il presidio delle infrastrutture critiche. Sono
terreni sui quali si è codificata gran parte della conoscenza in campo security. Ma il futuro è anche verde e si
guarda con crescente interesse al rapporto tra imprese e contesto ambientale. È in atto anche un tentativo di
aumentare la responsabilità delle prime sul secondo. E qui ci saranno nuovi spazi di lavoro.
06/09/2010 53Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 137
Si svolgerà il 27 ottobre il concorso per accedere a uno dei corsi organizzati dalle università Le scuole legali aprono i battenti Parte la selezione per 5 mila aspiranti avvocati e magistrati Cinquemila posti a bando per le scuole di specializzazione per i futuri avvocati e magistrati. Gli aspiranti
candidati delle professioni legali hanno tempo fino al 5 ottobre per presentare le domande di partecipazione
al concorso per essere ammessi in una delle scuole di specializzazione per le professione legali strutturate in
tutti i principali atenei italiani. A disciplinarne l'ammissione e le scadenze per l'anno accademico 2010-2011,
un decreto interministeriale università-giustizia che, come ogni anno, bandisce il concorso spartendo i posti in
considerazione della disponibilità e delle richieste degli atenei. Le scuole, infatti, gestite in tutto e per tutto
dall'università, sono a numero chiuso e l'ammissione è subordinata al superamento di un concorso per titoli
ed esami. I posti negli atenei. Al concorso sono ammessi tutti coloro che hanno conseguito il diploma di
laurea in giurisprudenza secondo il vecchio ordinamento o la laurea specialistica o magistrale in
giurisprudenza in base al nuovo ordinamento. Il concorso pubblico, per titoli ed esami, si svolgerà il 27
ottobre 2010 su tutto il territorio nazionale presso le università sedi di facoltà di giurisprudenza. E anche
quest'anno ad accogliere il maggior numero di neodottori saranno gli atenei più grossi: dall'università di
Napoli Federico II che ammette 400 laureati alla Sapienza di Roma 300, dalla scuola dell'ateneo milanese,
istituita in convenzione con l'università di Milano-Bicocca e con l'università dell'Insubria che ha stanziato 290
posti, all'ateneo romano di Tor Vergata con 280 posti. La prova d'esame. L'ammissione alle scuole è
subordinata al superamento di un concorso per titoli ed esami. La prova d'esame consiste nella soluzione a
50 quesiti a risposta multipla di contenuto identico su tutto il territorio nazionale su argomenti di diritto civile,
penale, amministrativo, processuale civile e penale. I candidati hanno 90 minuti di tempo per portare a
termine la prova durante la quale non è ammessa la consultazione di testi e di codici commentati di
giurisprudenza.La commissione giudicatrice. La commissione, composta da due professori universitari di
ruolo, un magistrato ordinario, un avvocato e un notaio, non solo è chiamata a elaborare gli elaborati ma è
anche incaricata di assicurare la regolarità dell'espletamento delle prove di esame. La commissione
giudicatrice ha a disposizione 60 punti, 50 per la valutazione della prova di esame; fino ad una massimo di 5
per il curriculum degli studi universitari (in quanti anni è stata conseguita la laurea e la media degli esami) e 5
per il voto di laurea (fino a un massimo di 5 per chi ha ottenuto 110 e lode e un punto per chi ha conseguito
un voto di laurea compreso tra 102 e 104.La scuola. Le scuole non sono obbligatorie, ma dal 2001 il diploma
rilasciato è valutato ai fini del compimento del periodo di pratica per l'accesso alle professioni di avvocato e
notaio per il periodo di un anno. Per i neolaureati aspiranti magistrati, invece, il diploma di specializzazione è
divenuto, di fatto, un titolo indispensabile per partecipare al relativo concorso.La scuole hanno durata
biennale e sono articolate in un anno comune e in un secondo negli indirizzi giudiziario- forense e notarile
della durata di un anno, spesso quest'ultimo strutturato in convenzione con i consigli notarili del distretto di
appartenenza. Il passaggio dal primo al secondo anno di corso e l'ammissione all'esame di diploma sono
subordinati al giudizio favorevole del consiglio direttivo sulla base della valutazione complessiva dell'esito
delle verifiche che intermedie relative alle diverse attività didattiche. Nel caso di giudizio sfavorevole, lo
studente potrà ripetere l'anno di corso una sola volta.I costi. Le tasse annuali delle scuole variano da
università ad università da una media di 1.500 euro annui ad un massimo di 3 mila. A questo si aggiunge una
tassa regionale e una di partecipazione al concorso.
06/09/2010 54Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 138
POST - IT Si svolgerà il 27 ottobre il concorso per accedere a uno dei corsi organizzati dalle università Le scuole legali aprono i battenti Parte la selezione per 5 mila aspiranti avvocati e magistrati Cinquemila posti a bando per le scuole di specializzazione per i futuri avvocati e magistrati. Gli aspiranti
candidati delle professioni legali hanno tempo fi no al 5 ottobre per presentare le domande di partecipazione
al concorso per essere ammessi in una delle scuole di specializzazione per le professione legali strutturate in
tutti i principali atenei italiani. A disciplinarne l'ammissione e le scadenze per l'anno accademico 2010-2011,
un decreto interministeriale università-giustizia che, come ogni anno, bandisce il concorso spartendo i posti in
considerazione della disponibilità e delle richieste degli atenei. Le scuole, infatti, gestite in tutto e per tutto
dall'università, sono a numero chiuso e l'ammissione è subordinata al superamento di un concorso per titoli
ed esami. I posti negli atenei. Al concorso sono ammessi tutti coloro che hanno conseguito il diploma di
laurea in giurisprudenza secondo il vecchio ordinamento o la laurea specialistica o magistrale in
giurisprudenza in base al nuovo ordinamento. Il concorso pubblico, per titoli ed esami, si svolgerà il 27
ottobre 2010 su tutto il territorio nazionale presso le università sedi di facoltà di giurisprudenza. E anche
quest'anno ad accogliere il maggior numero di neodottori saranno gli atenei più grossi: dall'università di
Napoli Federico II che ammette 400 laureati alla Sapienza di Roma 300, dalla scuola dell'ateneo milanese,
istituita in convenzione con l'università di Milano-Bicocca e con l'università dell'Insubria che ha stanziato 290
posti, all'ateneo romano di Tor Vergata con 280 posti. La prova d'esame. L'ammissione alle scuole è
subordinata al superamento di un concorso per titoli ed esami. La prova d'esame consiste nella soluzione a
50 quesiti a risposta multipla di contenuto identico su tutto il territorio nazionale su argomenti di diritto civile,
penale, amministrativo, processuale civile e penale. I candidati hanno 90 minuti di tempo per portare a
termine la prova durante la quale non è ammessa la consultazione di testi e di codici commentati di
giurisprudenza. La commissione giudicatrice. La commissione, composta da due professori universitari di
ruolo, un magistrato ordinario, un avvocato e un notaio, non solo è chiamata a elaborare gli elaborati ma è
anche incaricata di assicurare la regolarità dell'espletamento delle prove di esame. La commissione
giudicatrice ha a disposizione 60 punti, 50 per la valutazione della prova di esame; fi no ad una massimo di 5
per il curriculum degli studi universitari (in quanti anni è stata conseguita la laurea e la media degli esami) e 5
per il voto di laurea (fi no a un massimo di 5 per chi ha ottenuto 110 e lode e un punto per chi ha conseguito
un voto di laurea compreso tra 102 e 104. La scuola. Le scuole non sono obbligatorie, ma dal 2001 il diploma
rilasciato è valutato ai fi ni del compimento del periodo di pratica per l'accesso alle professioni di avvocato e
notaio per il periodo di un anno. Per i neolaureati aspiranti magistrati, invece, il diploma di specializzazione è
divenuto, di fatto, un titolo indispensabile per partecipare al relativo concorso.La scuole hanno durata
biennale e sono articolate in un anno comune e in un secondo negli indirizzi giudiziarioforense e notarile della
durata di un anno, spesso quest'ultimo strutturato in convenzione con i consigli notarili del distretto di
appartenenza. Il passaggio dal primo al secondo anno di corso e l'ammissione all'esame di diploma sono
subordinati al giudizio favorevole del consiglio direttivo sulla base della valutazione complessiva dell'esito
delle verifi che che intermedie relative alle diverse attività didattiche. Nel caso di giudizio sfavorevole, lo
studente potrà ripetere l'anno di corso una sola volta. I costi. Le tasse annuali delle scuole variano da
università ad università da una media di 1.500 euro annui ad un massimo di 3 mila.A questo si aggiunge una
tassa regionale e una di partecipazione al concorso.
I posti disponibili Bari Lum Pisa Luiss Pavia Lecce Foggia Lumsa Milano Parma Urbino Firenze (5) Brescia
Cagliari Catania Genova Padova Perugia Bologna Messina (2) Palermo (4) Totale Macerata Roma Tre
Catanzaro Atenei (1) Campobasso Milano Cattolica Reggio Calabria Napoli Federico Ii (6) (3) Roma Tor
Vergata Roma La Sapienza Ii Universita' Di Napoli Modena E Reggio Emilia 75 75 90 90 50 90 90 55 90 65
55 120 190 100 100 180 100 100 100 100 100 100 100 180 100 100 120 280 100 Roma Univ. Telematica "G.
Marconi" 100 Salerno 125 Sassari 80 Siena 85 Suor Orsola Benincasa - Na 55 Teramo 100 Torino 170
06/09/2010 42Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 139
Trento E Verona 290 400 200 300 5000 Posti NOTE La Scuola di Macerata è 1. istituita in convenzione con l'
Università di Camerino. La Scuola dell'Univer2. sità di Milano è istituita in convenzione con l'Università di
MilanoBicocca e con l'università dell'Insubria. La scuola dell'Università 3. Cattolica di Milano è istituita in
convenzione con l'Università Carlo Cattaneo di Castellanza. La Scuola dell'Universi4. tà di Padova è istituita
in convenzione con l'Università di Ferrara,Trieste e Venezia Ca' Foscari. La Scuola dell'Università 5. di Pavia
è istituita in convenzione con l'Università Bocconi di Milano. La Scuola di Trento e 6. Verona è istituita in
convenzione tra i due atenei con alternanza biennale della sede amministrativa.
06/09/2010 42Pag. ItaliaOggi Sette(tiratura:136577)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 140
Il capo di Stato Rafael Correa vorrebbe esercitare il diritto di veto I vescovi dell'Ecuador sulla nuova legge per le università , 4. «L'autonomia dell'università» è il titolo della nota riassuntiva che la segreteria della Conferenza
episcopale dell'Ecuador (Cee) ha pubblicato nei giorni scorsi per precisare alcune posizioni dei vescovi di
questo Paese nei riguardi della nuova legge sull'Educazione universitaria recentemente approvata
dall'Assemblea nazionale, e sulla quale il presidente dello Repubblica, Rafael Correa, vorrebbe ora esercitare
il diritto di veto. Nella nota, che riassume i punti principali del messaggio inviato al presidente della
Repubblica da monsignor Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil, in qualità di presidente della Cee,
i presuli ribadiscono la necessità che «l'istituzione universitaria mantenga la sua irrinunciabile autonomia in
tutti gli ambiti che la configurano». I presuli della Cee si dichiarano in perfetto accordo con i membri della
Commissione cattolica sull'educazione secondo i quali «l'istituzione universitaria non può essere soggetta a
discriminazioni ideologiche da parte di chi la gestisce e di chi ne usufruisce né può dipendere da alcun tipo di
determinismo economico». Nella nota riassuntiva pubblicata dalla Conferenza episcopale si affrontano anche
le questioni che riguardano la gestione e l'autonomia delle Università cattoliche a cui la nuova legge
approvata dall'Assemblea generale dedica il paragrafo intitolato Modus vivendi . I vescovi sottolineano che
«ciò che la legge assicura alle università cattoliche non costituisce per loro nessun privilegio e neppure
alcuna concessione da parte dello Stato». Invece, per i presuli le norme contenute nel nuovo testo legislativo
a riguardo degli istituti universitari gestiti da organizzazioni religiose costituiscono «il riconoscimento della
libertà religiosa e della libertà educativa per tutti i cittadini, in quanto questi articoli della legge nazionale
rispettano i diritti umani universali e sono conformi non solo alla Costituzione dell'Ecuador ma anche agli
strumenti giuridici internazionali». Nella nota riassuntiva si sottolinea, inoltre, «la necessità di mantenere nella
legge, in conformità di quanto già affermato, la menzione del carattere specifico di queste istituzioni con
indirizzo cattolico, in particolare per quanto riguarda la conoscenza e la ricerca nell'ambito delle materie che
si aprono alla trascendenza in ragione dei contenuti che si basano su fondamenti spirituali, dottrinali, morali e
sociali che sono utili alla comunità». Un altro punto della nota riassuntiva del messaggio del presidente della
Cee riguarda «la tutela della libertà dei giovani studenti nella loro scelta di studiare presso le istituzioni
universitarie cattoliche che si distinguono per l'alto livello di qualità d'insegnamento». Per la Commissione
sull'educazione della Chiesa dell'Ecuador, la libertà di scelta per gli studenti comporta anche la possibilità di
«facilitare l'accesso all'università anche a chi, pur avendo le capacità culturali, non dispone delle risorse
finanziarie necessarie». Per ottemperare a questa norma d'uguaglianza, i vescovi cattolici dell'Ecuador
ritengono necessarie delle norme per la concessione di borse di studio agli studenti più meritevoli qualora le
loro famiglie non disponessero delle risorse economiche necessarie per pagare i corsi universitari. A
conclusione del documento, i presuli affermano di «ritenere che il veto presidenziale dovrebbe servire a
correggere la settima disposizione del modus vivendi che, riguardo agli atenei cattolici, «contiene
affermazioni contraddittorie visto che, da un lato, si riconosce a loro il rispetto delle norme internazionali e
dall'altro si prevedono per questi regole restrittive».
05/09/2010 7Pag. Osservatore Romano(tiratura:60000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 141
NUMERO CHIUSO PROVE BLINDATE, MA GLI ASPIRANTI MEDICI PROTESTANO: «PIÙ DIFFICILIRISPETTO AGLI ALTRI ANNI» Nell'inferno dei test: caos e polemiche di Andrea Acampa NAPOLI. Domande sull'Unesco, sui "Promessi sposi" e sul "Grande fratello". Questi solo
alcuni dei quesiti, tanti, anche quelli di comprensione linguistica, di matematica, di fisica, chimica e biologia.
Gli aspiranti "camici bianchi", però, attaccano i metodi di selezione che definiscono «superficiali e
approssimativi». Anche la stessa commissione chiamata a vigilare sulle prove le ha bocciate auspicando, per
il futuro, «selezioni che possano premiare le capacità». In rivolta anche i ricercatori della Sun che non hanno
preso parte alle operazioni per lo svolgimento dei test d'ingresso presso la facoltà di Medicina e Chirurgia
della Seconda Università di Napoli come forma di protesta per il Ddl Gelmini. Sono iniziate alle 11, ieri
mattina, le prove per l'ammissione al corso di Medicina e chirurgia della università Federico II a Napoli. In
3.193 i candidati pronti a rispondere a 80 domande in 120 minuti. Le procedure di riconoscimento «si sono
svolte senza intoppi», ha sottolineato il presidente della Commissione d'esame Gaetano Lombardi che ha
operato insieme ai docenti Cesare Gagliardi e Massimo Santoro. Sin dalle 7,30 del mattino, nella sede dell'
università Federico II di Monte Sant'Angelo, nel quartiere Fuorigrotta, migliaia di persone tra studenti, parenti
e genitori hanno invaso la struttura. Il complesso universitario di Monte Sant'Angelo ha messo a disposizione
43 aule, da una capienza massima di 130 alunni a un minimo di 90, per quello che è stato uno dei concorsi
più affollati d'Italia anche se i posti saranno soltanto 338. A partecipare alla selezione oltre ai neo diplomati ci
sono anche tantissimi studenti universitari che non hanno superato la prova l'anno scorso. Tra questi molti
ragazzi provenienti da facoltà come Farmacia e Biologia. «È il quarto anno che tento - confida Giuseppe
Cerreto di 21 anni - ogni anno i quiz diventano più difficili». Per Michele Baldissaria, che ha risposto a 60
quesiti su 80, la prova ad Ingegneria, tentata ieri, era «molto più semplice». «Quasi impossibili le domande di
Biologia» per le due amiche Giovanna Napolitano, che ha frequentato anche il corso dell'università, e Antonia
Ottardi. Entrambe tenteranno «l'alternativa professioni sanitarie» qualora non dovessero farcela a superare lo
sbarramento. Ostacolo che lo scorso anno blocco tutti i candidati che avevano totalizzato un punteggio
inferiore al 43. «Teme di non avercela fatta a superare la prova» Chiara Minopoli con uno score di 49 risposte
su 80. Era, invece, «proibitiva» la sezione dedicata alla Chimica per Stefano Picardi, meno difficile per
Gennaro Picardi che ha spera di aver totalizzato 45 risposte esatte. Ben 56 risposte su 80 per Roberto
Giovanni Pignatiello. Un'intera famiglia a fare il tifo per lui con tanto di sorelle, cugini, mamma e papà, tutti
provenienti da Casalnuovo. Roberto colpito qualche anno fa da un male oscuro, sogna di diventare medico
oncologo. Non mancano gli iscritti che sono oramai negli "anta", come una signora già laureata in teologia,
ma con il sogno di indossare il camice bianco, e soprattutto la passione per la medicina. Tra i candidati
c'erano studenti di tutte le età, il più giovane era nato nel 1994 e il più "vecchio" nel 1959. I plichi con i test
saranno corretti a Bologna, presso il Cineca, mentre i risultati saranno pubblicati online entro 7 giorni.
03/09/2010 4Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 142
MOSTRA D'OLTREMARE ALLA SUN PIÙ POSSIBILITÀ DI SUPERARE GLI SBARRAMENTI Spesi fino a 3mila euro per un corso di Pierluigi Frattasi NAPOLI. Come da calendario, ieri, alla Mostra d'Oltremare, si sono decisi i destini degli
oltre 2mila ragazzi che hanno fatto domanda per il corso di Medicina e Chirurgia a numero chiuso presso la
Seconda Università degli Studi di Napoli (Sun). Un traguardo non irraggiungibile, a dire il vero. Le possibilità
alla Sun sono più alte che in altri atenei, circa il 15%, contro il 9% della Federico II. La Sun per l'anno
accademico 201011, infatti, ha messo a concorso 330 posti, di cui 220 per Napoli e 110 per la sede di
Caserta. Qualcuno spera in uno scorrimento della graduatoria per un ulteriore 10%, come già è avvenuto in
passato, il che significherebbe circa 30 posti in più. Il percorso degli aspiranti camici bianchi, però, è lungo.
Prima di iscriversi in graduatoria ed ottenere l'agognato timbro della mutua bisognerà supeso il Centro
Direzionale, due lezioni a settimana fino a giugno. Niente mare per lei, dopo la maturità le ho subito affiancato
l'insegnante privato. Nell'incertezza, l'ho iscritta anche a Biotecnologie, dove il piano di studi del primo anno è
quasi identico a Medicina, ma facciamo gli scongiuri...». Per molti giovani la settimana degli esami di
settembre è anche un modo per conoscere l'Italia. Per accrescere le probabilità d'ingresso, infatti, si tentano i
quiz nelle università private, il che significa pagare anche più tasse per l'iscrizione. La signora Emilia è partita
dalla cima dello stivale. «Abbiamo cominciato martedì all'Università S.Raffaele di Milano - racconta - Eravamo
oltre 3mila. Ma già ieri eravamo a Roma per il test della Cattolica. Per motivi di spazio hanno allestito delle
tendopoli. Un genitore che accompagnava il figlio, anche lui reduce dal S.Raffaele, si è sentito male. Doveva
proseguire per Messina per il test, invece è stato soccorso dall'autoambulanza». «I nostri figli non ce la fanno,
la tensione è troppa - lamenta il signor Pasquale - Ai nostri tempi era meglio, adesso tutto è più veloce e
difficile». L'ora della consegna si avvicina, il custode fa allontanare alcuni genitori dalle finestre delle sale
dove si tengono gli esami. Appena escono, gli esaminandi riaccendono i cellulari. Due gemelline bionde del
liceo classico Pietro Giannone di Caserta discutono animatamente. Come l'anno scorso, anche questa volta
la prova più dura sembrano essere le domande di biologia, specie sugli enzimi. Per Martina, bionda con gli
occhi verdi, è la seconda volta. «Sono diplomata al classico, ma sono iscritta al 3° anno di Farmacia alla
Federico II. Tra le domande di cultura generale mi sono stupita di non trovare quelle di Storia, ieri al test della
Cattolica ce n'erano tante». Tra i ragazzi qualcuno ricorda che in Romania non esiste il test d'ammissione.
Intanto, all'uscita su viale Kennedy già si distribuiscono i volantini per fare ricorso.
03/09/2010 4Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/09/2010 143