Giulio Lughi - Culture dei Media Digitali - 2014-2015
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Culture dei Media Digitali
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1. Prologo
… Nuovo arrivato e affatto ignaro del Levante, Marco Polo non poteva esprimersi
altrimenti che estraendo oggetti dalle sue valige: tamburi, pesci salati, collane di
denti di facocero, e indicandoli con gesti, salti, grida di meraviglia o d’orrore, o
imitando il latrato dello sciacallo e il chiurlio del barbagianni.
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Non sempre le connessioni tra un elemento e l’altro del racconto risultavano
evidenti all’imperatore; gli oggetti potevano voler dire cose diverse: un turcasso
pieno di frecce indicava ora l’approssimarsi d’una guerra, ora abbondanza di
cacciagione, oppure la bottega d’un armaiolo; una clessidra poteva significare il
tempo che passa o che è passato, oppure la sabbia, o un’officina in cui si fabbricano
clessidre.
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Ma ciò che rendeva prezioso a Kublai ogni fatto o notizia riferito dal suo
inarticolato informatore era lo spazio che restava loro intorno, un vuoto non
riempito di parole. Le descrizioni di città visitate da Marco Polo avevano questa
dote: che ci si poteva girare in mezzo col pensiero, perdercisi, fermarsi a prendere il
fresco, o scappare via di corsa.
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Col passare del tempo, nei racconti di Marco le parole andarono sostituendosi agli
oggetti e ai gesti: dapprima esclamazioni, nomi isolati, secchi verbi, poi giri di
frase, discorsi ramificati e frondosi, metafore e traslati. Lo straniero aveva imparato
a parlare la lingua dell’imperatore, o l’imperatore a capire la lingua dello straniero.
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Ma si sarebbe detto che la comunicazione tra loro fosse meno felice d’una volta:
certo le parole servivano meglio degli oggetti e dei gesti per elencare le cose più
importanti d’ogni provincia e città: monumenti, mercati, costumi, fauna e flora;
tuttavia quando Polo cominciava a dire di come doveva essere la vita in quei
luoghi, giorno per giorno, sera dopo sera, le parole gli venivano meno, e a poco a
poco tornava a ricorrere a gesti, a smorfie, a occhiate. Così, per ogni città, alle
notizie fondamentali enunciate in vocaboli precisi, egli faceva seguire un
commento muto, alzando le mani di palmo, di dorso o di taglio, in mosse diritte o
oblique, spasmodiche o lente.
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Una nuova specie di dialogo si stabilì tra loro: le bianche mani del Gran Khan,
cariche d’anelli, rispondevano con movimenti composti a quelle agili e nodose del
mercante. Col crescere d’un’intesa tra loro, le mani presero ad assumere
atteggiamenti stabili, che corrispondevano ognuno ad un movimento dell’animo,
nel loro alternarsi e ripetersi. E mentre il vocabolario delle cose si rinnovava con i
campionari delle mercanzie, il repertorio dei commenti muti tendeva a chiudersi e a
fissarsi. Anche il piacere a ricorrervi diminuiva in entrambi; nelle loro
conversazioni restavano il più del tempo zitti e immobili.
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2. Introduzione
Geertz Clifford, Interpretazioni di culture, Bologna, Il Mulino, 1987, cita (p.40)
uno dei suoi maestri, Clyde Kluckhohn, e le sue definizioni di "cultura":
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- il complessivo modo di vivere di un popolo;
- l'eredità sociale che un individuo acquisisce dal suo gruppo
- un modo di pensare, sentire e credere;
- un'astrazione derivata dal comportamento;
- una teoria formulata dall'antropologo sul modo in cui effettivamente si comporta
un gruppo di persone;
- un deposito del sapere posseduto collettivamente;
- una serie di orientamenti standardizzati nei riguardi di problemi ricorrenti;
- un comportamento appreso;
- un meccanismo per la regolazione normativa del comportamento
- una serie di tecniche per adeguarsi sia all'ambiente sia agli altri uomini;
- un precipitato di storia.
Geertz critica questa molteplicità come "frantumazione teoretica". Ma qual è il suo
concetto di cultura?
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"Il concetto di cultura che esporrò [...] è essenzialmente un concetto semiotico.
Ritenendo, insieme con Max Weber, che l'uomo è un animale impigliato nelle reti
di significati che egli stesso ha tessuto, credo che la cultura consista in queste reti e
che perciò la loro analisi non sia anzitutto una scienza sperimentale in cerca di
leggi, ma una scienza interpretativa in cerca di significato. È una spiegazione quella
che sto cercando quando analizzo delle espressioni sociali enigmatiche in
superficie." 41
"Le forme della società sono la sostanza della cultura". 68
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Due idee:
"La prima è che la cultura è vista meglio non come complesso di modelli concreti
di comportamento - costumi, usi, tradizioni, gruppi di abitudini - com'è accaduto
grossomodo finora, ma come una serie di meccanismi di controllo - progetti,
prescrizioni, regole, istruzioni (quello che gli ingegneri informatici chiamano
'programmi') - per orientare il comportamento.
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La seconda è che l'uomo è proprio l'animale più disperatamente dipendente da
simili meccanismi di controllo extragenetici ed extracorporei, come i programmi
culturali, per dare ordine al suo comportamento." 88
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"La concezione della cultura come 'meccanismo di controllo' inizia con l'assunto
che il pensiero umano è fondamentalmente sia sociale sia pubblico - che il suo
habitat naturale è il cortile di casa, il mercato, e la piazza principale della città. Il
pensare non consiste in 'avvenimenti nella testa' (benché gli avvenimenti lì e altrove
sono necessari perché il pensare abbia luogo), ma nel traffico di [...] simboli
significativi - per lo più parole, ma anche gesti, disegni, suoni musicali, congegni
meccanici come gli orologi od oggetti naturali come i gioielli - qualunque cose che
sia avulsa dalla sua semplice realtà e usata per conferire significato all'esperienza."
88-89
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"L'uomo ha bisogno di queste fonti simboliche di illuminazione per trovare la sua
strada nel mondo, perché quelle di tipo non simbolico, inserite nel suo corpo
costituzionalmente, gettano una luce troppo soffusa. Negli animali inferiori i
modelli di comportamento si danno insieme alla loro struttura fisica, o almeno in
gran parte: le fonti di informazione genetiche ordinano le loro azioni entro
possibilità di variazione molto più ristrette, sempre più ristrette e conchiuse via via
che il livello dell'animale scende.
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[...] non diretto da modelli culturali - sistemi organizzati di simboli significanti - il
comportamento dell'uomo sarebbe praticamente ingovernabile, un puro caos di
azioni senza scopo e di emozioni in tumulto, la sua esperienza sarebbe praticamente
informe. La cultura, la totalità accumulata di questi modelli, non è un ornamento
dell'esistenza umana ma - base principale della sua specificità - una condizione
essenziale per essa." 89
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"Questo significa che la cultura, invece di essere aggiunta, per così dire, ad un
animale ormai completo, o virtualmente completo, fu un ingrediente, e il più
importante, nella produzione di questo stesso animale. La lenta, quasi
impercettibile, crescita della cultura nell'era glaciale modificò l'equilibrio delle
pressioni selettive a favore dell'homo che si evolveva, in modo tale da svolgere un
importante ruolo direttivo nella sua evoluzione.
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Il perfezionamento degli attrezzi, l'adozione delle pratiche organizzate della caccia
e della raccolta, gli inizi della vera organizzazione familiare, la scoperta del fuoco
e, cosa assai importante, benché ancora molto difficile dal rintracciare in ogni
particolare, il crescente affidamento a sistemi di simboli significanti (il linguaggio,
l'arte, il mito, il rituale) per l'orientamento, la comunicazione e l'autocontrollo
crearono tutti per l'uomo un nuovo ambiente a cui egli fu quasi obbligato ad
adattarsi." 92
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"[...] non esiste una cosa come una natura umana indipendente dalla cultura. [...]
Senza uomini certamente non c'è cultura: allo stesso modo, e cosa più importante,
senza cultura non ci sarebbero uomini." 93-94
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Edgar Morin:
"Si può asserire che una cultura costituisce un corpo complesso di norme, simboli,
miti e immagini che penetrano l'individuo nella sua intimità, ne strutturano gli
istinti, ne orientano le emozioni. Tale penetrazione si attua secondo rapporti
mentali di proiezione e di identificazione polarizzati sui simboli, sui miti e le
immagini della cultura come sulle personalità mitiche o reali che ne incarnano i
valori (gli antenati, gli eroi, gli dei).
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Una cultura fornisce dei punti di appoggio immaginari alla vita pratica, dei punti
d'appoggio pratici alla vita immaginaria; alimenta l'essere fra reale e immaginario,
che ciascuno secerne all'interno di sé (la propria anima), l'essere fra reale e
immaginario che ciascuno secerne all'esterno di sé e di cui si ammanta (la propria
personalità)." (11)
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"...occorre in certo senso amare il cinema, aver piacere ad introdurre una moneta in
un juke-box, divertirsi con le macchine a gettone, seguire gli incontri sportivi, alla
radio e alla televisione, canticchiare l'ultima canzonetta [...] La cultura di massa va
seguita nel suo perpetuo moto dalla tecnica all'anima umana, da questa a quella,
navicella fluttuante lungo tutto il processo sociale." (17-18)
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Cultura come tramite:
fra singoli (faccia a faccia)
fra singolo e gruppo
fra singolo e istituzioni
fra singolo e media
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Figura 1 -Sistema della comunicazione in generale
EMITTENTE DESTINATARIO MESSAGGIO
CODICE
CANALE
CONTESTO
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Emittente: il soggetto che produce, codifica e trasmette il
Messaggio
Destinatario: il soggetto che riceve, decodifica, ed introietta il
Messaggio
Codice: sistema di regole (condiviso fra Emittente e Destinatario)
in base al quale viene elaborato il Messaggio
Messaggio: testo concreto (discorso orale o scritto, film o
trasmissione tv, pagina web...) che attraverso il Canale viene
condiviso da Emittente e Destinatario
Canale: supporto materiale (aria, carta e inchiostro, onde
elettromagnetiche, reti di comunicazione...) che garantisce il
transito del Messaggio
Contesto: ciò su cui verte la comunicazione, e in vari modi la
condiziona
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Figura 2 - Sistema della comunicazione mediatica
PRODUZIONE CONSUMO
TECNOLOGIE
Codifica -Memorizzazione - Gestione -
Trasmissione - Ricezione
CONTENUTI E
GENERI
FORME E
LINGUAGGI
CONTESTO
ISTITUZIONALE
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Sistema complesso
Comunicazione mediatica come attività organizzata e sistemica che
prevede:
investimento industriale, organizzazione e professionalità nella
produzione,
presenza di una quantità adeguata di contenuti e generi da mettere sul
mercato,
consolidamento di forme e linguaggi nella pratica creativa e
professionale degli autori,
disponibilità mentale, culturale, economica e tecnologica degli utenti,
diffusione sul mercato di tecnologie semplici ed economiche di accesso
e fruizione,
un contesto normativo, politico, culturale e sociale in cui il tutto il
processo si possa verificare senza ostacoli.
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3. Multidisciplinarità
E' un sistema in cui sono implicati aspetti:
economico-organizzativi (Produzione)
culturali (Contenuti e generi)
linguistico-semiotici (Forme e linguaggi)
sociologici (Consumo)
tecnologici (Canale)
giuridico-normativi (Contesto istituzionale)
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4. Evoluzione delle tecnologie di comunicazione
1.000.000 - 90.000 a.C.
Gesti e rumori Caccia e raccolta Tribale
90.000 - 40.000 a.C.
Transizione verso il linguaggio verbale
" "
40.000 - 6.000 a.C.
Oralità " "
6.000 - 3.000 a.C.
Transizione verso la scrittura
Agricoltura Cittadino - imperiale
3.000 a.C. - 1.500 d.C.
Scrittura " "
1.500 - 1840 d.C.
Stampa Agricoltura e artigianato
Nazionale
1840 - 1994 d.C.
Media elettrico/elettronici Industria e servizi "
1994 d.C. - World Wide Web ICT Globale
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5. Documenti e monumenti; lavoro e opera
L'uomo ha comunicato per secoli attraverso le voci, le immagini, i rumori e i suoni,
i gesti, lo scambio di oggetti, la scrittura, ma:
la attività comunicativa e operativa quotidiana (lavoro) è andata perduta,
oppure ne abbiamo testimonianze casuali (documenti);
quello che ci è rimasto, è rimasto perché è stato elaborato con una particolare
cura formale per farlo diventare qualcosa di compiuto (opera), qualcosa che
spesso è stato definito come Arte, progettato e rifinito in maniera da rimanere e
durare nel tempo (monumenti; in senso ampio, non solo architettura o scultura)
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6. Le Arti
Questa elaborazione formale, a livello alto, delle attività
caratteristiche dell'attività quotidiana è stata di solito definita come
Arte: come si può vedere dalla tabella seguente, c’è un parallelismo
fra le attività comunicative quotidiane (nella prima colonna) e le Arti
corrispondenti (nella seconda colonna). Ogni Arte è la rielaborazione
formale ed estetica della corrispondente attività quotidiana:
suono musica
immagine pittura
movimento danza
oggetti scultura
dialogo teatro
racconto letteratura
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7. Arte e tecnica
Bisogna però ricordare che per gli antichi l’Arte era vista come
qualcosa di molto simile a ciò che noi oggi chiamiamo piuttosto
Artigianato: qualcosa di legato al fare pratico e concreto, all’abilità
anche manuale di realizzare tecnicamente delle opere ben rifinite.
Quello che noi chiamiamo Arte, e che i latini chiamavano ars, in
greco antico veniva chiamato téchne: nell’antichità i concetti di arte e
tecnica erano molto vicini e sfumavano l’uno nell’altro.
È solo molto tardi, con il Romanticismo ottocentesco, che l’Arte
assume quel significato spirituale e astratto, di ispirazione sganciata
dalla realtà concreta, che oggi tendiamo ad attribuirle.
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8. Arte e media
Quindi possiamo considerare l’evoluzione dei sistemi di trasmissione
culturale come articolata in tre diverse fasi, legate alle diverse
modalità di produzione:
media artigianali, quelli che sono sempre stati definiti come Arti,
in cui il sistema di produzione è appunto artigianale, determinato
dall’attività di un singolo o di piccoli gruppi, secondo il modello
della “bottega”;
media industriali (caratterizzati da una organizzazione fordista,
simile a quella della fabbrica), che sono i mass media, chiamati
anche old media, o media tradizionali;
media digitali, che possono essere definiti anche media ICT
(Information and Communication Technology) in base alla
struttura produttivo-organizzativa che li caratterizza, basta
sull’elaborazione informatica dei dati e sulla trasmissione in rete.
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9. Media artigianali
La pittura, la scultura, la danza, il teatro, le letteratura appaiono
quindi come le strutture mediatiche utilizzate dalle civiltà del passato
(le Arti) per definire, articolare, trasmettere, sviluppare, imporre i
propri valori culturali, dando forma a quei modelli di comportamento
e di interpretazione della realtà che si è soliti chiamare "cultura" e che
individuano un popolo e/o una regione geografica in un determinato
periodo storico.
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10. Media industriali 1
Con la dimensione industriale entrano in scena la riproducibilità
tecnica e la trasportabilità del supporto: processo già iniziato tre
secoli prima limitatamente alla stampa, ma che nell'età industriale si
moltiplica e si estende alle immagini, alla voce e alla musica, agli
oggetti di design, fino a giungere ad un'ulteriore grado di
trasportabilità grazie all'eliminazione del supporto, con il cinema, la
radio, la televisione.
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11. Media industriali 2
Si tratta di un processo estremamente rapido (specie se raffrontato
alla lunga durata dei media artigianali, che persiste tuttora) in cui il
cambiamento di paradigma si manifesta attraverso tre modalità:
tecnologia, che si sviluppa in maniera specifica per ciascuno dei
media, per cui parliamo di tecnologia della stampa; del cinema; della
radio, ecc.);
industrializzazione, basata sulla divisione del lavoro e sull'attivazione
di routines produttive standard mirate alla razionalizzazione dei
processi di produzione;
professionalità, legata alla presenza di una forte componente
tecnologica ma anche alla strutturazione in generi dei contenuti
prodotti, che rappresenta una ulteriore forma di industrializzazione,
quella culturale.
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Occorre tener presente la differenza tra i diversi tipi di mezzi di comunicazione:
"peer to peer" (paritari, interpersonali o intergruppo, di nicchia, mirati,
partecipativi: posta, telegrafo, telefono, mail, chat, forum, mailing list);
"broadcast" (diffusivi, radiali, di massa, generalisti, presentativi: stampa
quotidiana e libraria, editoria musicale, cinema, radio, tv, web).
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Figura 3
1850 Giornali quotidiani
1870 Stampa libraria industriale
1890 Editoria musicale
1900 Cinema
1920 Radio
1940 TV
Nel giro di poco meno di un secolo (le date nella colonna a sinistra sono per
semplicità approssimate in decenni) il panorama dei media artigianali, rimasto
stabile per millenni, si vede affiancato da una potente serie di nuovi dispositivi di
produzione culturale. Naturalmente i due sistemi convivono, ma si ha una
spartizione di compiti e di dignità: i media artigianali assumono la qualifica di Arti
non più in senso tecnico, ma come strati elevati della vita spirituale, mentre i mass
media si assumono il compito di gestire la comunicazione funzionale nella
dimensione sociale della vita quotidiana.
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Vale la pena sottolineare come ciascuno dei media abbia la sua storia, solo in parte
connessa con quella degli altri. In particolare:
Il giornale quotidiano nasce solo in parte come filiazione dai precedenti bollettini
informativi, ma soprattutto come risposta ai bisogni informativi e di socializzazione
che si scatenano nei nuovi contesti metropolitani; inoltre si appoggia alla
meccanizzazione dei sistemi di stampa e al rapido sviluppo dei sistemi
comunicazione, come il telegrafo, e dei sistemi di trasporto, come le infrastrutture
stradali e ferroviari;
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La stampa industriale ha dietro di sé la lunga storia del libro, ma oltre
all'industrializzazione dei sistemi di tipografia e legatoria può contare su mutate
situazioni di alfabetizzazione, sull'apertura dei mercati, su nuove esigenze di
diffusione della cultura presso ceti borghesi di elevata scolarità;
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L'editoria musicale nasce dall'incontro fra innovazione tecnologica (il fonografo di
Edison, il grammofono di Berliner) e la pressione sociale che deriva dal nuovo
ruolo della musica come fattore di socializzazione nel salotto borghese;
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Il cinema è un medium complesso, che per nascere richiede la convergenza di tre
diverse tecnologie (risultato di scoperte scientifiche):
recupero della tecnica ottica della camera oscura per la proiezione;
nuove conoscenze di fisiologia della visione;
tecnologia chimica per la produzione della pellicola;
oltre a ciò deve trovare un suo spazio nei sistemi urbani di socializzazione del
tempo libero (fiere, circhi, baracconi);
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La radio nasce come tecnologia vuota, da laboratorio, poi trova un impiego
"pubblico", militare, navale, finanziario; e solo successivamente, con la
miniaturizzazione, si diffonde nel campo sociale;
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La tv dal punto di vista tecnologico è un semplice derivato della radio, che ben
presto però assume il suo carattere di medium onnivoro e onnicomprensivo dei
media precedenti.