Segretario di redazione
FtL!PPO AMOROSO
DIONISO, rivista di studi sul teatro antico, e organo dell'Istituto
Nazionale del Dramma Antico.
La collaborazione e aperta a tutti gli studiosi.
Si prega di inviare manoscritti , bozze di stampa, libri in
recensione e qualsiasi corrispondenza a:
lSTl'fUTO NAZTONALE DEL DRAMMA ANTICO
REDAZIONE RIVISTA DIONISO
Corso Matteotti - Siracusa
'
Atti dell'Xl Congresso Jnternazionale
SUL TEMA:
,,~
\ I
GIOVANNI CERRJ
DAL CANTO CITARODICO AL CORO TRAGICO: LA PALINODIA DI STESICORO, L'
ELENA DI EURIPIDE
E LE SIRENE
I
La parodo dell'Elena di Euripide ha struttura amebea: le due strafe
e l'epodo sono intonati da Elena stessa, la protago nista, le due
antistrofi. dal coro delle donne greche prigioniere in Egitto. Si
tratta di un vero e proprio kommos, di un lungo la mento su tutte
le sventure che sono derivate dall'equivoco del l'eidolon, della
falsa Elena fuggita a Troia con Paride: le morti innumerevoli dei
guerrieri caduti nell'uno e nell'al tro campo du rante la guerra
decennale, i lutti familiari che hanno colpito in particolare
Elena, il disonore in cui e precipitato ingiustamentc il nome di
lei. Tre versi proemiali (due esametri lirici seguiti da un
alcmanio) definiscono preliminarmente come goos in sense stretto il
canto che sta per essere intonato 1:
w µeya.Awv &.xtwv xcr..'tcr.~cr.A.),oµtvcr. µtycr.v olx,ov,
'ltO~OV a.µLA.A.cr.Ow y6ov f) 'tlvcr. Mouo-cr.v E'ltEMw lia.xpuo-w
f) DpTJVOL<; f) 1ttvDEo-w;
Ob, sul punto di intonare un grande compianto di grandi dolori, ir
quale goos impegnarmi o a quale Musa rivolgermi, tra le lacrime o i
Jamenti o i lutti?
Con questo interrogativo Elena, prima di attaccare, esprime in
sostanza il desiderio che la sua lamentazione possa essere il piu
possibile lugubre ed accorata, riceva ispirazione dalla divinita
piu adatta a suggerire gli accenti della disperazione. Coerente con
tale premessa e la successiva invocazione, con la quale la parodo
ha inizio effettivo 2 :
1 Eur. He/. 164-166. 2 Eur. He/. 167-173.
l5i
1t,Epocp6poL \IECl.\lLOEc,, 1tapfrE\IOL XiJo\loc, x6paL,
:E€LP1)\1€C,, £(1'}' Eµoi:c, yoOLC, µoA.OL't EXOVO"O.L Al~v\l
),W,0\1 1J O"UpL yyac, i\ cp6p· p.L yya.c,, a.t)..(votc, Ep,oi:cn
a-u\loxa. Mxpva, -r.&.frEcn -r.&.Om µEA.EO"L µEA.Ea
...
Fanciulle alate, vergini figlic dclla Terra, Sirene, oh sc potcstc
venire, portando per i miei lamenti (gooi) il tlauto libico o le
siringhc o le phor minges, lacrime intonate ai miei compianti
funebri (ailinoi), penc a pene, canti a canti ...
Le Sirene sono presentate come coloro che presiedono al canto
funebre e possono ispirarlo ai viventi, che vogliano pian gere
convenientemente i loro morti e le proprie sventure. Si tratta di
una concezione che doveva essere in realta largamente di:ffusa,
dato che trova ampio e puntuale riscontro nell'iconografia fune
raria del tempo: sulle steli sepolcrali ricorre con insistenza l
'im magine di una o piu Sirene, rappresentate spesso nell'atto di
com piere i gesti tipici della lamentazione o di cantare o di
suonare strumenti musicali come quelli indicati da Euripide, sia a
fiato sia a corda 3• Dunque, il passo dell'Elena, ancorche isolato
sul piano specifico della tradizione letteraria, non esprime certo
immagini e nozioni che possano essere considerate « invenzione »
del poeta, ma, al contrario, si limita a verbalizzare motivi ben
noti alla cul tura figurativa contemporanea. Tutto do e stato gia
piu volte rilevato 4. Sembra invece sfuggita finora all'attenzione
della critica la possibilita di un confronto tra i due primi versi
del brano ed
3 Per la documentazione archeologica, vedi CH. MICHEL, s.v.
'Sirenes', in DAREM6£RG-SAGLJO, Diet. des ant. gr. et rom. IV 2,
1911, pp. 1353-1355; G. W EIC
KER, Der Seelenvogel in der alten Lttteratur und Kunst, Leipzig
1902, pp. 85- 208; s.v. 'Scirenen', in Rosc1-1ER, Ausfuhrliches
Lexikon der griech. und rom. Myth. IV, 1909-1915, coll. 609; 620;
633 sg.; E. BuscHoR, Die Musen des ]en seits, Miinchen 1944;
ZwIC1'ER, s.v. 'Sirencn', R.E., II Reihe, III A, 192i, coll
300-305.
4 Tra gli studiosi del mito e dcU'iconograGa delle Sircne, cfr. ad
es. quelli citati a n. 3; tra i commentatori della tragedia, vedi
da ultimo R. KANNICHT,
Euripides, Helena. Herausgegeben und erklart, Heidelberg 1969, II,
p. 67.
158
un frammento della Palinodia di Stesicoro; confronto che, ove ri
sultasse valido, porterebbe a conclusioni interessanti da diversi
punti di vista: .
1) Avrebbe fatto un passo avanti l'ipotesi d~lla dipendenza di
Euripide da Stesicoro per la scelta della variante mitica accolta
nell'Elena e, in generale, per l 'ideazione del dramma 5 • E stata
gia segnalata nel prologo dell'Elena (e anche nel finale delI'Elet
tra) una serie di riecheggiamenti del famoso frammento della Pali
nodia cilato da Platone nel Pedro 6
. Saremmo ora in possesso di un nuovo riscontro, dovuto
ineguivocabilmente ad imitazione poe tica cosciente e dichiara
ta.
2) Capiremmo meglio uno dei pochissimi frammenti te stuali
superstiti della Palinodia di Stesicoro, frammento che, in mancanza
appunto del confronto con Euripide, e rimasto finora problematico,
anzi, direi, del tutto oscuro.
.3) Avremmo un ulteriore indizio sulla funzione della pa rodo,
intesa come inizio effettivo de] dramma, rispetto al quale il
prologo si pone davvero come 'discorso preliminare', non come
'discorso iniziale'.
II frammento di Stesicoro in questione e costituito dall 'inci pit
della seconda delle due Palinodie delle quali parlava Came leonte
7 :
xpvcr61t't"EPE 1tapi7E\IE
5 Come c noto, non (! mancato chi, nonostante rutte le apparenze,
ha con
tinuato a negare tale dipendenza, fondandosi su argomenti di vario
ordine, per la verita non risolutivi: cfr. ad cs. H. GREGOIRE, in
Euripide V: Helene . Les Pheniciennes, Texce etabli et traduit par
H . GRBGO!RE et L. MERIDIER, Paris 1961, pp. 31-34.
6 243 a= Stesich. fr. 192 P .: OUY. fo't"' hvµoc, Myoc, ov,oc, /
ouo' l:'~ac, tv VT)vcrl\l lvcrcrE)..µotc, / oull' lxEo 1tEpyaµa.
Tpolac,. Tutte le possibili remini
scenze di questi tre versi ravvisabili nelle due tragedie di
Euripide sono elencate e discusse, ncl contesto di una pcnctrante
ricognizionc critica, da G. MONACO, La nuova Elena. in AA. VV.,
Letterature comparate. Problemi e metodo. Studi in onorc di E .
Paratore, .Bologna 1981, pp. 143-151.
7 Fr. 193 P. Sui problemi solievati dalla tesrimonianza d i
Cameleonte riguardo alla duplicita delle Palinodie di Stesicoro,
concordo pienamente con le conclusioni cui e pervenuto B. GENTIJ,I,
Poesia e pubblico nella Grecia antica. Da Omero al V secolo,
Roma-Bari 1984, pp. 1"65-168. La sua ricostruzione si inserisce in
un
159
Chi era la vergine dalle ali d 'oro, alla quale Stesicoro si
rivolgeva all'inizio del suo canto? Fin dal 1962, anno in cui il
Page pubblico per la prima volta il papiro contenente il commen
tario antico che ci ha restituito iJ frammento 8, il problema e ap
parso di ardua soluzione. Si e ovviamente pensato che si tratti di
una normalissima invocazione alla Musa, ma in realta l'ipotesi non
e sembrata de! tutto convincente nemrneno agli studiosi che l'hanno
avanzata 9 : le Muse non sono alate e, in tutta la lettera tura
antica, non ricevono mai tale quali:fica, nemmeno metafori
camente, ove si prescinda dal singolo caso di unO scrittore tardo,
Imerio, la cui attestazione resta, sotto questo profilo, assoluta
mente eccezionale 10. Xpucr61t-tEpoc; e ripetutamente de:finita, in
Ome ro e negli inni omerici 11
, la dea I ris, messaggera di Era; ma non sarebbe davvero facile
spiegare perche proprio a lei, che non e in nessun modo una
divinita ispiratrice del canto poetico, dovesse rivolgersi
Stesicoro per introdurre il proprio discorso palinodico su Elena
12
• Non e mancato infine chi ha ritenuto di poter pro porre la
candidatura di Elena stessa, alla quale Stesicoro parle rebbe in
seconda persona gia nel primo verso dell'opera, com<!
lilone crmco le cui tappe fondamentali possono essere individuate
uei seguenti contributi: C. M. BowRA, The Two Palinodes of
Stesichorus, Class. Rev. 77, 1963, pp. 245-252 = On Greek Margins,
Oxford 1970, pp. 87-98; J. A. DAVISON, De Helena Stesichori, Quad.
Urb. 2, 1966, pp. 80-90; Stesichorus and Helen, From Archilochus to
Pindar, London 1968, pp. 196-225; F. SrsTl, Le due Palinodie di
Stesicoro, Studi Urb. 39, 1965, pp. 301-313. Nt:lla stessa
direzione interpretativa, nuovi argomenti sono stati piu di recente
prospettaci da E. CtNGANO, Q11ante tesli monian:u s11//e palinodie
di Stesicoro?, Quad. Urb. 41, 1982, pp. 21-33.
8 In Poetae melici Graeci, Oxford 1962, p. 106 (fr. 193 cit.),
prima ancora che in P. Oxy. 29, 1963, nr. 2506, fr. 26, col.
I.
9 D. L. PAGE, PM G, cit. (vedi sopra, n. 8), ad toe.; C. M. BowRA,
art. cit (vedi sopra, n. 7), p. 89 sg.
10 Or. 14, 37 = 48, 37 Colonna: Movacu xpuaon-.tpvyoL. 11 ll. 8,
398; 11, 185; Hymn. Cer. 314. 12 Chi ha cercaro di farlo, si e
visto costretto a ricorrere ad una serie di
iporesi minute sul contenuto della Palinodia, che, per quanto
ingegnose, non pos sono non apparire largamente gratuite: cosl ad
es. A.J. PODLECKI, Stesichoreia, Athenaeum 49, 1971, pp .
.321-327.
160
chiaramente faceva poi nell'apostrofe del gia citato fr. 192 13 •
Ma
•
Forse, la chiave dell 'enigma e proprio nelle parole introdut tive
della parndo dell'Elena di Euripide. Qui, come si e visto, ad
essere invocate come ispiratrici del canto con gli epiteti di
1t-i-Epocp6poL .. . 1tcx.p~lvoL ( cfr. xpucr61t-tEpE 1tcx.p~lvE del
frammento di Stesicoro), sono le Sirene. A questo punto, non ci si
puo esimere, mi sembra, dalprendere in considerazione e vagliare
criticamente l 'ipotesi che appunto la Sirena fosse la destinataria
dell'invocazione di Stesicoro; una singola Sirena, isolata dalla
pluralita delle con sorelle, ma, proprio per questo, assunta a
rappresentante dell'in tero gruppo, nello stesso modo in cui era
possibile nominare indif ferentemente la Musa o le Muse is;
pregata, in questo caso, di fornire il suo aiuto, non per un
compianto funebre, come nel coro di Euripide, bensl, al pari di una
Musa, per una narrazione mitica particolarmente ardua, intesa a
ristabilire la verita dei fatti
13 DAVJSON, artt. citt. (vedi sopra, n. 7), rispettivamente pp. 84
e 223; M. TR£U, R. E. Suppl. XI, 1968, col. 1255; W. A. PROST, The
« Eidolon » of Helen: Diachronic Edition of a Myth, Diss.
Washington 1977, p. 74.
14 A questo proposito, il PROST, toe. cit. (vedi sopra, n. 13),
giudica come un indizio a favore dell 'iporesi le numerose immagini
di divinitii femminile alata rinvenutc ncll'area dcl santuario di
Elena a Sparta, sul colle di Therapne. Ma in realta, come ben vide
A. J. ll. WAcE, al momento di darne pubblicazione io The A11n11al
of the British Scbool at Athens 15, 1908-1909, pp. 127-141, le i.m
magini non rappresentano Elena, bensl Artemide, alla quale era in
qualche modo associata nell'ambito de! culto spartano. Ctr. anche
M. S. THOMPSON, The Asiatic or Winged Artemis, ]ourn. Hell. Stud.
29, 1909, pp. 286-.307.
IS L'esemplificazione relativa all'alternanza Musa/ Muse potrebbe
essere assai ampia; bas ti citare, per ii singolare, 11. 1, l; Od.
1, 1; per il plurale, II. 2, 484; Hes. Theog. l. Anche l'alternanza
Sirena/Sirene e largamcntc attestata, spessc anche all'interno
dell'opera di uno stesso pocta: cfr. ad es. Alcm. fr. 30 P. = 8€
Calame (sing.); 1, 96 P. = 3, 96 Calame (plur.); Eur. fr. 116 N.2
(sing.); Hel. loc. cit. (plur.).
161
•
:
XPVO'EaL 61i µoL ;i:·dpvy,c; 1tEpl vt:.m.,.i Xctl 'tCX :!:ELp'l]VWV
1t'!Ep0E'J'tGt 1t£6Li-..a ctpp.6l;E'tGtL IS, ~<iO'oµa( ._' Etc;
alOEpLov 1t6).ov tipOElc; Zrivl 1tpo<1µE£;wv.
Analogamente Ovidio, descrivendo la metamorfosi che avreb be
conferito tratti di uccell6 al corpo delle Sirene, allude alla
tonalita gialla del piumaggio 19
: artus / vidistis vestros subitis fla vescere pennis. Pindaro,
facendo la storia del tempio di Apollo a Delfi, ricostruito varie
volte nel corso del tempo in forme molto diverse l'una dalJ 'altra,
si intratteneva a parlare delle ' incantatrici
16 II DAVISON, Stesichorus and Helen, cit. (vedi sopra, n. 7), p.
223, n. 1, nota di sfuggita chc l'espressione di Stesicoro puo far
pensare anche ad una Sirena; ma, non avendo presence il confronto
con i versi di Euripide, scarra immediatamente J'idea, senta
nemmeno dedicarle un minima di trattazione.
17 Fr. 911 N.2
18 II NAUCK espungeva la voce verbale &.pµol;E-.aL, ritcnendola
un'aggiunta esplica1iva dell'autore che cita i versi (Clem. Al.
Strom. 4, 26, p. 642). Ma il P. Oxy. 1176, pubblicato nel 1912, che
contiene parte della Vita di Euripide di Satiro, ci ha fornito una
nuova cirazione, dalla quale si evince che &.pµo!;E'tctL c
senza dubbio da ascrivcre al tesco di Euripidc (fr. 39, col. XVII,
11. 30-39).
19 Met . 5, 559 sg.
162
d'oro' (xpucrEa,t ... XiJAT)66vEc;) che svettavano sul terzo, in
ordine cronologico, dei vari edifici, quello che sarebbe stato
costruitc interamente in bronzo 20
• Sia Pausania (10, 5, 12) sia Ateneo (7, 290 e) notavano una
stretta rassomiglianza tra queste statue mi racolose e le Sirene
del racconto omerico; Pausania, anzi, non si faceva scrupolo di
supporre che la descrizione di Pindaro si ispi rasse direttamente
al celebre episodio delI'Odissea. Anche a pre scindere da
quest'ultima ipotesi, il confronto istituito dai due eru diti
antichi rappresenta in se stesso una conferma ulteriore che, nella
tradizione mitica, le ali d'oro dovevano essere un attributo
ricorrente delle Sirene.
Ma veniamo al punto nodale della questione, doe al fatto che la
Sirena sia---invocata da Stesicoro all'inizio del canto, come
entita protettrice di segno senza riserve positivo, con una
funzione affine a quella che abitualmente troviamo assegnata alla
Musa. La cosa puo senza dubbio destare qualche perplessita in chi
si lasci influenzare in maniera troppo esclusiva da una soltanto
delle nu merose maniere in cui la sua figura veniva presentata ed
utiliz zata: ad esempio, dalla versione omerica delle ingannatrici
che conducono a morte, ammaliando con la dolcezza del canto; oppure
dallo schema iconografico della donna-uccello connessa con la tom
ba e con il rituale funerario. Senonche l'ipotesi che Stesicoro ab
bia invocato l'ispirazione della Sirena per la narrazione
palinodica su Elena si concilia perfettamente con altre
rappresentazioni, non meno radicate nella tradizione antica e
documentate fin dall'eta arcaica. Non mi propongo certo, in questa
sede, di affrontare il problema della 'natura originaria' delle
Sirene, un interrogativo di taglio diacronico sul quale non si e
raggiunto ancora il con senso degli studiosi, benche esista ormai
al riguardo una copiosa letteratura 21
. Mi limitero invece a rilevare due ordini di dati, re-
20 Fr. 52 i (Pae. VIII), vv. 70-79 Snell-Maehler. 21 Vedi
soprattutto WEICKER, opp. citt. (vedi sopra, n. 3); U. von
WrLA
MOWITZ - MoELLENDORFF, Der Glaube der Hellenen I, Basel 19563
(19321).
pp. 262-264; R. CArLLOrs, Les demons de midi, Rev. hist. rel. 1937,
115, pp. 142-173; 116, pp. 54-83; 143-186; BuSCHOR, op. cit. (vedi
sopra, n. 3); K. LATTE, Die Sirenen, in AA. VV., Festschrift zur
Feier des 200 jiihr. Bestehem
16~
lativi rispettivamente a certe possibilita funzionali delle Sirene
ed al loro particolare prestigio in determinate aree del mondo .
greco:
A) La Sirena equivalente alla Musa . Prendiamo le mosse da Alcm.
fr. 30 P. = 86 Calame:
ex Mw11a XEX),ay' ex ).(y11a :ET]pT)V.
La Musa ha emesso ii suo acuco, la Sirena arguta. -.....
Una duplice identificazione: della Sirena con la Musa e delle
fanciulle che intonano il partenio con la Musa/Sirena. Come spiega
Aristide nel citare il frammento 22
, Alcmane, volendo elogiare la bravura delle ragazze del coro,
afferma che nella loro voce risuona direttamente quella della
divinita che le ispira. Sia pure angolato in maniera un po'
diversa, lo stesso paragone torna nel famoso partenio del papiro
Mariette 23
.
In base ai pochi elementi in nostro possesso, sembra davvero che
nella poetica arcaica si istituisse un legame specifico tra le
Sirene ed il momenta esecutivo, la performance, di un genere
determinato, appunto quello del partenio. Sul finite dell'arcaismo,
il motivo compare di nuovo nell'inno che Pindaro compose per
la
der Akad. der Wi'iss. zu Gouingen II: Phil.-hist. Kl., Gottingen
1951, pp. 67-74; ]. R. T. Pon ARD, Muses and Sirens, Cl~ss. Rev.
66, 1952, p. 60 sgg.; Seers, Shrines and Sirens. The Greek
religious revolution in the 611r cent. B. C. , London 1965, p. 137
sgg.; M. P. NILSSON, Gesch. d. griech. Rel. I , Mi.inchen 19673
(19551) ,
pp. 197 sg.; 228 sg.; K. MAR6T, T he Sirens, Acta ethnogr. Acad.
Scient. Hung. 7, 1958, p. 1 sgg.; Die An/tinge der griechischen
Literatur, Budapest 1960, pp. 106-211.
n Or. 28, 51 sgg. (JI, p. 158, 13 sgg. Keil). 23 Fr. 1, 96-98 P. =
3, 96-98 Calame. 24 Per la corretta interpretazione dei versi, cfr.
C. CALAME, Aleman. Intro
duction, texte crmque, temoignages, traducrion et commentaire, Roma
1983, p . 346 sg. (ad loc.).
164
dafneforia di Tebe 25 • Questa volta il processo di
identificazione
assume la forma concreta dell'impegno tecnico profuso dalle ra
gazze, le quali si sforzeranno, nell'esecuzione del canto, di
ripro durre, di imitare (µLµTJcroµ,m), la tonalita che immaginano
propria del canto delle Sirene; un canto che, come gia aveva detto
Esio do 26
, nella sua dolcezza infinita e in grado di ammaliare e placare
anche gli elementi inanimati della natura, per esempio i venti
impetuosi che sconvolgono il mare durante una tempesta.
La stessa concezione delle Sirene, viste come ipostasi del canto in
senso assolutamente positivo, senza le implicazioni di pericolo e
di morte che esse hanno invece nel mito omerico, si riflette nei
nom°i' propri che venivano attribuiti a livello indivi duale a
ciascuna di esse: Aglaope / Aglaopheme / Aglaophonos (« Splendida
voce »), Thelxiepeia / Thelxiope / Thelxinoe (« Voce incantatrice »
/ << Incanto dell a mente »), Ugeia ( « Arguta »), Molpe
(«Canto»), Peisinoe (« Persuasione della mente »). Le fonti che ce
Ii trasmettono sono testi scoliastici e mitografici di eta
ellenistica o romana 27
, ma e certo che questi nomi, almeno in parte, non possono non
risalire alla tradizione piu antica; forse, alcuni di essi dovevano
figurare gia nelle Boie di Esiodo 28
• Iden tica, in ogni caso, e l'area semantica ·cui fa riferimento
un altro nome, sicuramente databile al tardo arcaismo, conservato
dalla Beischrift ·che affianca-l'iinm:agihe di una Sirena nel
contesto del l'avventura odissiaca, dipinta sopra un'anfora a
figure rosse di stile severo 29
: Himeropd (« Voce che suscita il desiderio »). Uno dei nomi sopra
elencati, Thelxinoe, veniva attribuito
anche ad una delle Muse 30 • Una delle Muse, Calliope o
Tersico
re oppure Melpomene, era generalmente considerata madre delle
25 Fr. 94 b, 11 sgg. Snell-Maehler. 26 Fr. 28 M.-W. 27 WErCKER,
art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 603; ZWICKER, art. cit.
(vedi
sopra, n. 3), col. 291 sg. 28 Locc, citt. (vedi sopra, n. 27). 29
Brit. Mus. E 440. 30 Arnt. ap. Tzetz. ad Hes. Op. 1 (TH. GAISFORD,
Poetae minores Graeci
II : Scholia ad Hesiodum, Leipzig 18232, p. 25, 16-18) = Cramer,
Anecd. Ox. IV, p . 424 sg. ; Cic. De nat. deor. 3, 21, 54
165
Sirene, che sarebbero state da lei concepite in unione col fiume
Acheloo 31
. Visto in questo quadro complessivo, il dato genealo gico non e
privo di significato: chiaramente, per lo meno ad uno dei livelli
della loro configurazione polimorfica, le Sirene appari vano una
sorta di duplicato funzionale delle Muse, ponendo all' immaginario
mitopoietico dei Greci il problema .di definire in ter mini
soddisfacenti il rapporto tra i due collegi. Un'esigenza che si
fece valere, per via diversa, anche nella creazione di un altro
mitema, quello della gara di canto tra le Muse e le Sirene: le
prime, riuscite vincitrici, tolsero le ali alle loro rivali e se ne
adornarono le chiome a mo' di trofeo 32
• Si e supposto per lo piu che questa sia un'elaborazione
secondaria, destinata a spiegare il motivo iconografico delle Muse
con l'acconciatura del capo alata 33.
A mio giudizio, il rapporto cronologico e genetico tra mitema ed
elemento figurative potrebbe essere tranquilla~ente capovolto e non
ha importanza decisiva i1 fatto che l'episodio narrativo sia oggi
reperibile soltanto in testi risalenti all'erudizione ellenistica.
Ma la questione non interessa il nostro discorso. L'essenziale e
che l'equazione Sirene-Muse, spiegata con }'idea della parentela
dal mito secondo cui le Sirene sono figlie di una Musa, si espri
me altresl con l'idea di una lotta per il primato nel mito
dell'agone musicale.
Quando Platone, nel quadro dell'ordine cosmico delineato nel mito
di Er, inserisce le otto Sirene che, cantando ciascuna su una sola
nota, intonano l'armonia universale 34
, si ispira evidentemente anche lui al filone interpretativo in
base al quale le Sirene non sono altro che simbolo della musica e
della poesia. Una dimen sione del loro essere che tra l'altro, se
dobbiamo credere alla testi monianza di Pausania ( 1, 21, 1)
35
, dava luogo ad una precisa
31 WEICKER, art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 604 sg.; ZWICKER,
art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 294 sg.
32 Cfr. ad es. Schol. Lycophr. Alex. 653; Paus. 9, 34, 3; Steph.
Byz. Ethn. , s.v. "A1t-ttptt. L'elenco completo delle fonti e dato
dal WEICKER, art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 616, 28-41.
166
33 WEICKER, Zoe. cit. (vedi sopra, n. 32). 34 Resp. 10, 617 be. 35
Cfr. anche Vita Soph. 15.
.
:
&,).,,),.' o YE uplj.,6.µEVOC, V£L't'm xttt ;,;).,,tlovtt
dow,;. i'.oµEv yap 't'OL mivt' oo-' evt Tpol11 EVpEli] • ApyEi:oL
Tpwtc, u tewv t6't"TJ't'I µ6yTJcro.v· toµEV 6' OCTCTtt yEVT]'t'ttL
E7tt xl}ovt 1tou)..u~O't'ElPi].
Dunque le Sirene sono quelle che conoscono perfettamente i fatti di
Troia, tutti i risvolti della lunga guerra tra Argivi e Troiani.
Come non osservare che proprio questo dovette essere l'attributo
della Sirena tenuto presente da Stesicoro, quando de cise di
invocarla all'inizio della Palinodia, percbe gli ispirasse la
36 Del resto, anche al di fuori de] dialetto spartano, £u
ricorrente in ambito letterario, soprattutto epigrammatico,
l'artificio di chiamare senz'altro «Sirena>) gli autori piu
rappresentativi, come ad es. Omero, Bacchilide, Aristotele, Menan•
dro: vedi ZWICKER, art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 297,
58.
37 Od. 12, 188-191.
167
verita ultima sulla vicenda di Elena? Si tratta di una
costellazione ideologica e fantastica che ha trovato la sua
rappresentazione piu efficace nell'analisi di Marcel Detienne
38
: i1 canto epico produce 'memoria' (aletheia) delle cose 'che
furono, sono e saranno', doe di tutto quanto merita di essere
oggetto di conoscenza, perche e culturalmente significativo, ma,
nello stesso tempo, provoca in chi ascolta, attraverso la
suggestione della parola poetica, il momen taneo 'oblio' (lethe)
delle esigenze quotidiane, di cio che non e culturalmente
significativo, eppure e necessario alla sopravvivenza; le Sirene di
Omero simboleggiano il caso limite di un canto epico cosl dolce e
fascinoso, che in esso l'oblio/lethe prevale sulla me morial
aletheia: lo spettatore, posseduto dalla sua malia, non e piu in
grado di abbandonare il luogo della performance, dimentica tutte le
incombenze della vita, non per la durata di una normale esecuzione
aedica, ma de6nitivamente, fino a rnorire di fame e di sete,
lontano dalla propria casa.
Il sernantema del sapere rnitico, presente sia nelle Sirene---m
gative di Omero che nella Sirena positiva di Stesicoro, affiora di
stintamente ancora nella poesia delle eta successive: Licofrone
dice che « conservano impresse le vie di canto, le tracce
narrative, della madre melodiosa » ( otµcxc; µEA.<poov µl)'tpoc;
lxµEµcxyµivcxc;) 39
; Ovidio le qualifica con l'attributo inequivocabile di doctae
40
•
B) Le Sirene, demoni lornli della grecita italo-siceliota. Sotto un
duplice profilo, e possibile stabilire un rapporto
privilegiato, anzi, per meglio dire, esclusivo, tra le Sirene ed i
Greci dell'Italia meridionale e della Sicilia: sotto ii profilo
della loro localizzazione mitica e sotto il profilo dei culti
positivi che furono loro tributati. Riassumiamo i dati in forma
schematica.
Dal complesso delle fonti sia poetiche sia mitografiche sono
indicati tre diversi luoghi nei quali le Sirene avrebbero
dimorato:
38 Les maitres de verite dans la Grece archa"ique, Paris 1967,
soprattutto p. 69 sg.
39 Alex. 713. Sul significato di otµri nella terrninologia
aedico-rapsodica, cfr. A. PAGLIARO, Saggi di critica semantica,
Messina-Firenze 1953, p. 1 sgg.; M. Du RANTE, Sulla preistoria
delta tradizione poetica greca II, Roma 1976, p. 176 sg.
40 Met. 5, 555.
168
il gruppo di isolette che i Greci chiamavano ~ELpl)vovcrvtxL e la
geh.te del posto chiama oggi Li Galli, in prossimita dell'attuale
citta di Positano sulla penisola sorrentina; il braccio di mare ad
ovest dello stretto di Messina; il braccio di mare di fronte
all'Etna ed a Catania 41
•
Se poi si confrontano fra loro le due serie di luoghi, si nota un
parallelismo significativo. Ben tre degli unici quattro luoghi di
culto attestati nel mondo greco sorgevano in evidente rapporto
spaziale con una delle tre localizzazioni mitiche, quella delle
isole LELpl)vovcrcrcx.i / Li Galli: il santuario di Punta della
Campanella era posto proprio davanti ad esse, sulla costa che le
fronteggia a breve distanza; ma anche i santuari di Neapolis e del
Poseido nion, benche assai piu lontani, erano in qualche modo
dirimpettai, nel senso che si affacciavano sui due golfi
consecutivi, separati dalla penisola sorrentina e deli mi tati,
rispettivamente · a ·sud ( quel lo di Napoli) ed a nord (quello di
Salerno), proprio da Punta Campanella e dal santuado che sorgeva
sulla sua cim.a . . .Viene
41 Cfr. WmcKER, art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 607, 40. 42
WE!CKER, art. cit. (vedi sopra, n. 3), col. 606 sg.; G. DE PETRA,
Le
) ,
pp. 131 sg.; 173 sg.; 238 sg.; 255; P. MINGAZZ!Nl, Sull'ubicazione
del tempio de/le Sirene presso Sorrento, Rendic. Accad. Archeol.
Lett. Belle Arti Napoli N. S. 21, 194i, pp. 85-95; P . MINGAZZ!Nl -
F. PFISTER, Surrentum (Forma Italiae, Regio I, vol. II), Firenze
1946, p. 45 sgg.; G. PUGLIESE CARRATELLI, Sul culto delle Sirene
nel Golfo di Napoli, Parola del passato 7, 1952, pp. 420-426; A.
MAIU· RI, Le vicende dei monumenti antichi delta costa amalfitana e
sorrentina alla l11ce delle recenti alluvioni, Rendic. Accad.
Archeol. Lett. Belle Arti Napoli N. S. 29 1954, pp. 87-98, pp.
94-96; F. GHINATTI, Ricerche sui culti greci di Napoli ir. eta
1omana imperiale, Atene e Roma 12, 1967, pp. 97-109."
165
allora spontaneo pensare che anche le altre due localizzazioni mi•
tiche, sul mare Tirreno di fronte allo stretto di Messina e sul
mare Ionio di fronte all'Etna, dovessero corrispondere a concrete
strutture cultuali disseminate sulle coste antistanti, sulle quali,
per puro caso, non siano pervenute a noi notizie di tradizione
lette raria. Si giungerebbe cosl a supporre la pratica di rituali
dedicati alle Sirene appunto nelle zone in cui opero Steskoro,
magari nelle citta stesse in cui egli visse, cioe a Matauro, Imera
e Catana.
E una semplice ipotesi, che non puo essere sopravvalutata. Ma,
ancbe a prescindere da essa, l'insieme delle notizie cui si e fatto
ora riferimento, permette di affermare con certezzr,una cir
costanza di estremo rilievo: per i Greci dell 'Italia meridionale e
della Sicilia le Sirene non erano strani personaggi di miti
relativi ad avventure eroiche in terre lontane e quasi favolose;
erano in vece numi presenti, protagonisti di miti legati
all'esperienza quo tidiana della navigazione e del commercio,
titolari di luoghi sacri e di culti reali; in alcuni casi, come a
Neapolis ed a Terina, ave vano addirittura acquisito ii ruolo ed
il rango di gent tutelari di un'intera comunita cittadina. In una
situazione di questo tipo, ancora piu che nel resto del mondo
greco, appare verosimile, cul turalmente motivata, un'invocazione
della Sirena come ispiratrice suprema del canto e della verita
mitica, quale abbiamo postulate all 'inizio della P alinodia.
Questa Sirena, invocata da Stesicoro quasi come una Musa di secondo
grado, una Musa di appello, era probabilmente priva di qualsiasi
connotazione ctonia o funeraria. Forse, non le era invece estranea
la valenza che ci e sembrata emergere dai fram menti di Alcmane e
di Pindaro, l'attitudine cioe ad essere vista come personificazione
tipica delle fanciulle che intonano il par tenio; non nel sense,
ovviamente, che la Palinodia stessa fosse un partenio, ma nel senso
che l'ispiratrice per eccellenza del par tenio avrebbe potuto
apparire in certi ambienti la piu adatta a rivelare la verita
auteotica su Elena: non si deve dimenticare infatti che Elena fu
spesso concepita dai Greci (per esempio, dagli Spartani) come la
dea preposta ai rituali femminili di passaggio dall'adolescenza
all'eta adulta e che, in questo quadro, si istituiva
170
un rapporto assai stretto tra il suo culto e la pratica del
partenio 43 •
Rispetto all'invocazione di Stesicoro, Euripide avrebbe allora
operate una sorta di traduzione nei termini della cultura attica
della seconda meta del V secolo, profondamente segnata dall'uso
sepolcrale delle Sirene. Pur mutuando dal modello lirico l'idea
della Sirena ispiratrice del canto, avrebbe cioe voluto trasferirne
la competenza dalla verita mitica in quanto tale al campo speci
fico del goos, che nell'Atene di quel tempo sembrava il solo rife
ribile a lei con pertinenza: in effetti, nella parodo dell'Elena le
Sirene sono pregate di collaborare al compianto, alla lamentazione
delle sventure connesse alla vicenda mitica, non propriamente al
l'atto di narrare gli eventi con fedelta e precisione, cosl come si
sono svolti.
Non si puo tb-ttavia escludere del tutto la possibilita di una
altra ricostruzione, diversa da quella che abbiamo ora delineato.
Come e noto, secondo alcune fonti 44
, la nuova storia narrata nella Palinodia pervenne a Stesicoro
attraverso un messaggio inviatogli dagli eroi defunti, residenti in
un'isola riservata esclusivamente a loro e detta • AxlAA.E~oc; o
Awx11: di qui Elena stessa fece sapere al poeta, divenuto cieco,
che la sua cecita era la giusta punizione delle menzogne da lui
raccontate in precedenza sul conto di lei e che avrebbe potuto
riacquistare la vista soltanto ristabilendo la verita con tin nuovo
poema a carattere palinodico. La critica sto rica pit1 recente e
concorde nel ritenere che questa leggenda non possa essere
un'elaborazione seriore di eta ellenistica, ma debba invece
risalire ad epoca assai piu antica 45
; D. Musti 46 ha sugge rito che possa essere nata gia negli anni
immediatamente succes-
43 Cfr. C. CALAME, Les choeurs de ;eunes filles en Grece archatque,
Roma 1977, I, pp. 91 sg.; 333 sgg.; 397 sg.; II, p. 122.
44 Conon. Narrat. ap. Phot. Bibi. cod. 186, 18, p. 133 b 11 = F.
Gr. Hist. 26 F 1, 18; Paus. 3, 19, 11-13; Hermias Alex. ad Plat,
Phaedr. 243 a (p. 75 Couvreur).
45 R. VAN CoMPERNOLLE, in AA. VV., Hommages a M. Renard Ii,
Bruxelles 1969, p. 733 sgg., sopratutto pp. 747-755; M. Soaor,
Contributi Ist. Storia Ant. Univ. Cattolica Milano 1, 1972, p. 47
sgg.; M. GtANGIULIO, Melanges 2cole Fran raise Rome 95, 1983, p.
473 sgg., soprattutto pp. 507-521.
46 Locri Epize/irii, Atti de! XVI Convegno di Studi sulla Magna
Grecia (Taranto, 3-8 ottobre 1976), Napoli 1977, pp. 55 sg.; 705
sg.
171
sivi alla battaglia della Sagra. Quest'ultima fu combattuta fra Lo
cresi e Crotoniati intorno al 575-565 a.C. 47 ed e in conseguenza
di essa che, secondo la s tessa leggenda, si sarebbe recato
nell'isola degli eroi, per ottenere dall'anima di Aiace d'Oileo il
risanamento di una feri ta inguaribile, quel guerriero di Crotone
che poi, tor nato in patria, avrebbe riferito a Stesicoro
l'ambasciata affidatagli da Elena . Andando ancora oltre, non mi
sembra fuori di luogo contemplare l'ipotesi che il racconto
prendesse spunto da elementi contenuti nel testo stesso della
Palinodia, che cioe sia stato pro prio Stesicoro ad affermare in
qualche moqo, nel corso del carme, che la nuova versione del mito
di Elena dra giunta a lui diretta mente dall'oltretomba.
In questo caso, diversamente da quanta abbiamo proposto sopra nel
guadro di una linea ipotetica differente, l 'invocazione iniziale
alla Sirena potrebbe non essere stata scevra di connota zioni
catactonie: tenendo presente ii mitema secondo cui le Sirene hanno
la loro dimora nell'aldila 48
, Stesicoro potrebbe aver visto in esse, anche per questo, le
divinita di ordine poetico-musicale piu adatte a garantire una
verita definitiva, trasmessa dal regno dei mor ti per soppiantare
le false dicerie che dominano nel regno dei vivi.
Dunque, i dati disponibili non consentono di determinare senza
residui di dubbio in quale maniera fosse angolata l'invoca zibhe
stesicorea alla Sirena: non resta che prospettare, come in e.ffetti
abbiamo fatto , ricostruzioni alternative. Quello che invece sembra
estremamente prob abiie e che Euripide, nel riprenderla , non si
sia limitato ad utilizzare uno dei tanti motivi offerti dalla sua
fonte poetica, ma abbia inteso rendere esplicita la dipendenza
della tragedia dal modello cui attingeva, fornendo al pubblico, o
almeno ai suoi settori piu competenti, una spia inconfondibile de!
rapporto tra i due testi.
Proprio per questo volle che l'invocazione, posta nel poema
citarodico all'inizio del canto, secondo ii ben noto canone del
rac-
47 Per la cronologia, vedi R. VAN CoMPERNOLLE, art. cit. (vedi
sopra, n. 45), pp. 755-766.
48 Cfr. ad es. Plat. Crat . 403 de; Resp. 10, 617 be.
172
conto eroico, fosse iniziale anche nella sua tragedia: tenuto con
to dell'articolazione strutturale propria de! genere in cui
operava, ritenne che il luogo adatto in cui collocarla fosse l
'attacco della parodo. Questa sola sezione della tragedia univa
infatti in se due caratteristiche essenziali allo scopo: da un
lato, costituiva l'aper tura vera e propria dell'azione, dato che
il prologo, soprattutto nella produzione euripidea, si presenta
prevalentemente come in troduzione esplicativa; d 'altro Jato, era
appunto un canto corale, come il modello con ii quale il
drammaturgo desiderava che l 'udi torio confrontasse la
rielaborazione scenica.
L'evidenza del rinvio a Stesicoro, la chiarezza della citazione,
doveva risultare accentuata dal fatto che l'invocazione iniziale
della parodo dell'Elena si configurava come una rarita sotto un
duplice profilo. Almeno nell'ambito della tradizione poetica nota
al pub blico ateniese, l~vocazione alla Sirena era in se stessa
qualcosa di assolutamente eccezionale, come lo e ancor oggi per noi
nel l'ambito della letteratura greca superstite: non mi sembra si
pos sano addurre altri esempi, oltre i due passi di Stesicoro e di
Euri pide. A prescindere poi dalla figura specifica della Sirena,
doveva apparire estraneo alla norma della tragedia attribuire ad un
per sonaggio o al coro l 'invocazione di una divinita
poetico-musicale, che fosse richiesta di ispirarne ii discorso o ii
canto; si tratta in effetti di un tipo di preghiera, che, nella
produzione tragica a noi nota, ricorre in un numero limitatissimo
di casi, individuabili, fra l'altro, soltanto in drammi di
Euripide.
:
49 Eur. Herc. 67>-686; 791 50 Eur. Tro. 51 1-514.
173
'Aµ(J)l µot "I">.tov, w Moucra, xawwv vµvwv liEtO'OV EV
60:xpu014 wt6av E'mXT)6EtOV.
Ma il « canto epicedio », la lamentazione che segue imme
diatamente 51
, altro non e in realta che un racconto dell'ultima notte di Troia,
dell'insidia del cavallo, del massacre finale; dunque la
trasposizione in un coro tragico della ben nota traccia narra tiva
che, a livello di tradizione aedico-rapsodica, aveva il titolo
precise di 'I).lov Ilc:pcnc;. L'espressione formulare incipitaria
'&.µcpl µo~ + accusative dell 'oggetto + verbum dicendi +
Moucra al vo cative' e tipicamente epica 52
: in ~sto contesto, assume la fun zione evidente di richiamare
l'attenzione del pubblico sul genere di repertorio cui si intende
fare riferimento. E non e detto che il modello concrete dovesse
essere necessariamente l' 'I).lov Ilc:pcrn;
ciclica; Euripide potrebbe aver alluso invece in questi versi anche
all' '!A,lov IIEpcnc; di Stesicoro, cioe ad un poema epico non esa
metrico, ma citarodico 53
• In questo caso, la parentela tra i versi dell'Elena e quelli
delle Troiane sarebbe davvero strettissima, con il rinvio in
entrambi i testi alla poesia di Stesicoro.
51 Eur. Tro. 515 sgg. 52 Cfr. Hom. Hymm. Pan. (XIX Allen-Sikes), 1;
Hymm. Dioscur. (XXXIII),
1; con qualche variante, Hymn. Dionys. (VII), 1; Hymn. Nept.
(XXII), 1. Vedi inoltre la coppa a figure rosse del pittore Duride
(Berl. Mus. nr. 2285; cfr. J. D. BEAZLEY, Attic Red-Figure
Vase-Painters, Oxford 19632, p . 431 sg., nr. 48), databile prima
del 480 a.C., con la raffigurazione di un maestro di scuola che
tiene aperto un libro su cui si legge l'incipit di un poema
narrative: Moi:cr6: p.ot cx<µ><f)t l:xciµav6pov
tvp<p>oov lipxoµm cxEl6Ev (P. KRETSCHMER, Die griechischen
Vaseninschri/ten, Gutersloh 1894, pp. 104-106, nr. 87; CV A Berlin
2 (1962), p. 29 sg., Tafel 77 sg.; Page, PMG, fr. adesp. 938
e).
53 L 'opera di Stesicoro non e da imendere come
un'imitazione-rielaborazione dell'epos, trasposto in metro lirico,
bensl come cominuazione della forma origi naria di quest 'ultimo,
che, nella fase aedica piu antica, era composto in kat'enop/ion
epitriti, solo in un secondo tempo sostituiti, nella maggior parte
de! mondo greco, dagli esametri kata stikhon: lo ha dimostrato B.
GENTILI, Preistoria e formazione dell'esametro, Quad. Urb. 26,
1977, pp. 7-37; op. cit. (vedi sopra, n . 7), pp. 19; 21; 164 sg.
L'espressione formulare incipitaria di cui abbiamo parlato
ricorrev~ certamente anche in ambito citarodico, dal momento che e
attestata per l'inizio dcl nomos orthios di Terpandro (fr. 697 P.)
: cxµ<f)l µot aui:1.c; livaxD' bux-c'l)~o ).ov O.Et6Ei:w
q>PTJV (soggetto de! verbo al modo hnpcrativo, in questo caso,
non e la Musa, ma l'ingegno stesso de! poeta; per la struttura
metrica, cfr. B. GEN·
TILI, art. cit., p. 35 sg.).
174
C. A. TRYPANIS
OBSERVATIONS ON THE CHORUS OF ANCIENT DRAM, FROM THE ANGLE OF A
MODERN PRODUCER
Ladies and Gentlemen, broadly speaking, we can distinguis two sorts
of theatre, that of Convention and that of Illusion, an though both
involve pretence, the degree to which it is admitte differs
greatly. Whereas in the Theatre of Illusion, to which me: modern
plays belong, playwright and producer desire to present a exact
picture of life, and demand of their audience that they shoul
assume t~ role of invisible spectators of tragic or comic evern
given in terms of the environment in which we ourselves live, i the
Theatre of Convention, to which ancient drama belongs, tr. direct
imitation of reality is the last consideration.
Of course, illusionist drama can never imitate life exactly, fc its
problems are too many and too confusing to be pressed int clear-cut
issues divided into acts animated by a heightening c interest as
the modern stage demands; nonetheless, « verisimil tude » is its
target, and this stands in direct contrast with the airr of the
theatre of convention that refuses to be the slave of « re, lity »
and, by enjoying the advantage of much greater freedon can make
points both faster and more clearly.
Each of these two types of theatre has come into prominenc at
different times and in different countries.
There can be little doubt that the most celebrated examp of a
Theatre of Convention is that of the classical world, for thouE in
the course of the fourth century B. C. playwrights grapplir with
new problems imposed on the Greek stage something of realistic
pattern , for the most part the ancient tragedians four that they
could treat their elevated moral themes, and the com dians their
penetrating inquiry into political and social condition by leaving
themselves unbound by the fetters of illusion. The m
1t