Transcript
  • TEMI SCELTI DI FINANZA AZIENDALE

    (a cura di Mario G. R. Pagliacci)

    I TESTI E LE LETTURE PRESENTATE NELLA PRESENTE DISPENSA FORNISCONO UNA

    PANORAMICA SEPPURE PARZIALE DI ALCUNE TEMATICHE GENERALI DI

    FINANZA AZIENDALE.

    ESSI FORNISCONO IL SUPPORTO PER LA PREPARAZIONE DEI PUNTI DA 1) A 6) DEL

    PROGRAMMA.

    PROGRAMMA

    Il corso si compone di una parte generale e di una parte speciale.

    PARTE GENERALE

    1) FUNZIONI DELLA FINANZA AZIENDALE E STRATEGIA FINANZIARIA 2) FABBISOGNO FINANZIARIO E CONDIZIONI DI EQUILIBRIO FINANZIARIO 3) SOLIDITA E SOLVIBILITA DELLIMPRESA; INSOLVENZA E CRISI AZIENDALE 4) FONTI DI FINANZIAMENTO 5) LA FINANZA DELLE PMI 6) GENERALITA SUL RISCHIO 7) RISCHI FINANZIARI NEGLI SCAMBI BUSINESS TO BUSINESS 8) IN PARTICOLARE: RISCHIO DI CREDITO, RISCHIO-PAESE, RISCHIO DI CAMBIO

    Gli argomenti da 1) a 6) sono tratteggiati nella dispensa a disposizione degli studenti sul sito www.economiatr.it . Gli argomenti 7)-8) sono trattati nel libro di Mario G.R. Pagliacci, Rischi finanziari nelle operazioni commerciali, FrancoAngeli, Milano, 2010.

    PARTE SPECIALE

    9) VOCI DEL CAPITALE CIRCOLANTE: FABBISOGNO E COPERTURA 10) IL CREDITO DI FORNITURA FRA SOGGETTI DELLECONOMIA REALE 11) CONDIZIONI DELLA CONCESSIONE DI CREDITO COMMERCIALE AI CLIENTI 12) GESTIONE E CONTROLLO DEI CREDITI COMMERCIALI

    Gli argomenti da 9) a 12) sono trattati nel libro di Mario G.R. Pagliacci, Politica e gestione dei crediti commerciali nelle aziende, FrancoAngeli, Milano, 2012.

    APPLICAZIONI

    Nel corso delle lezioni il docente indicher diversi gradi di approfondimento di alcuni argomenti. La trattazione di alcuni argomenti verr accompagnata da esemplificazioni ed applicazioni con il supporto di materiale distribuito in classe.

  • FUNZIONI DELLA FINANZA AZIENDALE

    La finanza aziendale ha lobiettivo di individuare il miglior equilibrio tra le fonti disponibili in

    azienda e gli impieghi su cui investire, al fine di raggiungere una gestione efficiente (analisi

    costi/benefici) ed efficace (analisi input/output).

    In particolare la finanza aziendale si occupa della:

    Valutazione della rimunerativit delle alternative di investimento e del loro mix ottimale;

    Previsione e controllo del fabbisogno finanziario generato dal capitale fisso e circolante;

    Provvista dei mezzi finanziari occorrenti alle condizioni di migliore economicit;

    Gestione e controllo dei mezzi finanziari disponibili.

    Si possono individuare tre profili strettamente interconnessi nella gestione aziendale:

    Gestione economica, finalizzata alla acquisizione e cessione di condizioni produttive per il

    raggiungimento degli obiettivi aziendali;

    Da essa consegue la Gestione monetaria, che si occupa delle variazioni monetarie commesse

    alle operazioni di acquisto e di vendita di beni e servizi relativi allattivit dellimpresa;

    Gestione finanziaria, che partecipa alle scelte di ottimizzazione degli impieghi ed

    responsabile della copertura dei fabbisogni connessi sia ai fenomeni strutturali dellimpresa sia alle

    situazioni congiunturali e straordinarie che riguardano la vita dellimpresa.

    La relazione fra i diversi profili di gestione schematizzata nei due grafici che seguono.

  • STRATEGIA FINANZIARIA

    Momento fondamentale della finanza aziendale la definizione e continua rivisitazione della

    strategia finanziaria dellimpresa, la quale destinata ad ottimizzare :

    Impieghi di risorse finanziarie per capitale fisso e per capitale circolante, per asset tangibili e

    intangibili;

    Fonti di finanziamento, avendo cura di realizzare il mix ottimale per durata, rischio, costo.

    Gli impieghi di risorse finanziarie sono conseguenti alle decisioni di investimento, che hanno valore

    di scelta strategica, destinata a caratterizzare in modo sostanziale la vita dellimpresa.

    un investimento lacquisto di un macchinario, lingresso in un nuovo mercato, il lancio di un

    nuovo prodotto oppure la decisione di concentrare tutti gli acquisti di materia prima su un unico

    fornitore; un investimento anche avviare una nuova linea di business oppure di partecipare come

    socio ad una impresa.

    Ogni scelta dinvestimento deve superare la validazione antecedente, destinata a valutare

    lopportunit strategica, ladeguatezza tecnica, lutilit economica e la sostenibilit finanziaria.

    La valutazione comporta tre ordini di problemi:

    definizione del progetto in termini di flussi di cassa addizionali;

    quantificazione del rendimento e del premio per il rischio dell'imprenditore;

    definizione delle variabili esogene di scenario entro la quale il progetto viene condizionato,

    e misurazione dell'impatto che queste hanno sulla convenienza dell'investimento.

    Molti casi di investimento presentano notevoli difficolt di valutazione della convenienza. Tuttavia

    anche per questi consigliabile procedere a delle stime.

    Un utile supporto pu venire dalla matrice presentata nella pagine seguente.

  • FABBISOGNO FINANZIARIO

    Citazioni da: Antonio Renzi, LEquilibrio Finanziario, Dispensa, Uniroma1, a.a. 2008-2009

    la prima determinante del governo del capitale costituita dal fabbisogno finanziario, ossia dal

    complesso delle risorse monetarie necessarie ad attivare, mantenere e sviluppare lattivit

    imprenditoriale.

    Detto fabbisogno origina, in primo luogo, dalla circostanza che la produzione di beni e servizi

    implica il sostenimento dei costi in via anticipata rispetto al conseguimento dei ricavi; in secondo

    luogo, dai vincoli di remunerazione degli stakeholders finanziari.

    Ai fini di una efficiente gestione finanziaria di fondamentale importanza prevedere landamento

    del fabbisogno finanziario, non solo in relazione al dimensionamento complessivo delle risorse di

    capitale occorrenti, ma anche e soprattutto in relazione alla ottimizzazione dei flussi finanziari,

    quale condizione necessaria per contenere gli oneri diretti ed indiretti connessi alla raccolta di

    capitale, salvaguardando parallelamente adeguate riserve di liquidit.

    Si distinguono tre principali aree del fabbisogno finanziario:

    - il fabbisogno per elasticit di cassa indotto dalle esigenze di liquidit immediata;

    - il fabbisogno a breve non monetario (capitale circolante considerato al netto della liquidit

    immediata);

    - il fabbisogno durevole (capitale fisso) (pag.9).

    Data la composizione e la dinamica del fabbisogno finanziario, i processi evolutivi dellimpresa

    sono soggetti, in primo luogo, ad un vincolo finanziario di tipo quantitativo legato alla disponibilit

    di un appropriato volume di capitale in relazione alle strategie dinvestimento che si ritiene di

    adottare; in secondo luogo, ad un duplice vincolo qualitativo riconducibile alle relazioni temporali

    tra fonti e impieghi e al trade-off tra debiti finanziari e mezzi propri che, tempo per tempo,

    contraddistingue, sul piano statico, il profilo finanziario dellimpresa.

    Il costante allineamento temporale tra la scadenza e la rinegoziabilit del capitale attinto e il

    realizzo del capitale investito si qualifica come canone fondamentale della gestione finanziaria.

    Il rispetto di detto canone consente, infatti, una generale condizione dequilibrio finanziario statico

    e, al contempo, costituisce il presupposto necessario, anche se non sempre sufficiente, al

    perseguimento dellequilibrio finanziario dinamico. Ci determina lesigenza di un costante

    controllo della coerenza tra la struttura per scadenze del passivo e la struttura per scadenze

    dellattivo.

  • Da questo punto di vista, ogni decisione dinvestimento non , dunque, vincolata alla sola esistenza

    di risorse di capitale quantitativamente adeguate, ma anche alla durata di tali risorse. In sostanza, il

    grado di liquidit degli impieghi deve indirizzare limpresa verso finanziamenti appropriati dal

    punto di vista della esigibilit, in quanto il venire meno di tale coerenza temporale produce effetti

    negativi sullandamento delle disponibilit liquide. Infatti, uneccessiva rigidit degli impieghi

    rispetto alle fonti indebolisce la solvibilit finanziaria dellimpresa nei confronti dei finanziatori

    esterni: se il realizzo del capitale investito previsto in periodi successivi al rimborso del capitale

    attinto, limpresa rischia di non poter disporre, al momento giusto, di liquidit sufficiente a

    rispettare le obbligazioni assunte con gli stakeholders finanziari e commerciali. Leffetto contrario

    si manifesta nellipotesi in cui le fonti siano troppo rigide rispetto agli impieghi: se i disinvestimenti

    anticipano i rimborsi si determinano eccessi di liquidit, forieri di perdite di capacit economica,

    essendo le disponibilit liquide componenti dellattivo infruttifero (biglietti) o a bassissimo

    rendimento (conti correnti attivi). In particolare, le fonti durevoli, data la loro rigidit, non possono

    essere adeguate rapidamente alle improvvise oscillazioni del capitale circolante. Pertanto, al

    crescere della rigidit del passivo, a parit di altre condizioni, lazienda tende a raccogliere, per

    motivi precauzionali, capitale pi del necessario, favorendo in tal modo la creazione di sacche di

    liquidit.

    Spetta, dunque, alla direzione finanziaria realizzare analisi della struttura fonti-impieghi per

    verificare il rischio di potenziali crisi di liquidit da un lato e di perdite di redditivit dallaltro.

    Il perseguimento dellequilibrio temporale tra le fonti e gli impieghi implica che i piani

    dinvestimento e le correlate politiche di finanziamento siano modificabili nel tempo, in funzione

    delle mutevoli relazioni strutturali tra le componenti patrimoniali elastiche e quelle rigide. Dato,

    cio, un iniziale piano fonti-impieghi, la direzione finanziaria deve ricomporre la dimensione delle

    passivit a breve e delle fonti durevoli ogni qual volta componenti elastiche dellattivo si

    trasformano in componenti rigide, o viceversa queste ultime mutano in investimenti rapidamente

    smobilizzabili. Allo stesso modo, variazioni del grado di esigibilit del passivo richiedono

    adeguamenti strutturali circa il ciclo finanziario dellattivo (pagg. 17-18).

    Il fabbisogno finanziario generato principalmente da: (i) Investimenti e disinvestimenti di capitale

    fisso (immobilizzazioni tecniche, finanziarie, patrimoniali); (ii) Livello e fluttuazioni delle voci del

    capitale circolante (scorte, crediti commerciali, debiti commerciali); (iii) Livello e fluttuazioni della

    liquidit immediata (cassa e assimilati).

    Il grafico seguente illustra il processo di generazione del fabbisogno finanziario.

  • CONDIZIONI DI EQUILIBRIO ECONOMICO E FINANZIARIO

    Libera sintesi di brani della tesi di laurea specialistica di Cristian Proietti, La previsione

    precoce delle insolvenze aziendali. Una proposta metodologica, Universit degli Studi di

    Perugia, a.a. 2007-2008

    Parliamo di equilibrio economico oggettivo quando unimpresa con la sua attivit riesce ad ottenere

    un ammontare di ricavi sufficiente a coprire tutti i costi e gli oneri figurativi (es. oneri finanziari);

    avremo, dunque, un equilibrio economico soltanto se la gestione in grado di remunerare tutti i

    fattori impiegati nellattivit d impresa. Lanalisi deve essere effettuata su un orizzonte temporale

    di medio-lungo periodo e non su breve periodo, condizione indispensabile per la sopravvivenza e lo

    sviluppo di un impresa.

    Si parla, invece, di equilibrio finanziario quando in ogni momento della vita aziendale si verifica la

    condizione per la quale gli impieghi in capitale fisso e circolante sono efficacemente coperti dalle

    opportune fonti di finanziamento. Questo equilibrio dipender dalle capacit del management

    aziendale di predisporre una struttura finanziaria adeguata che comporti ladesione di finanziatori

    sia interni sia esterni. Ci consentir di mantenere nel medio-lungo periodo e nel breve periodo

    lequilibrio monetario fra entrate ed uscite. Condizione indispensabile la corretta valutazione del

    fabbisogno finanziario, in relazione ai programmi dinvestimento, e la migliore forma di copertura

    dello stesso, considerando anche lafflusso presente o futuro di risorse monetarie in azienda.

    Tutti gli equilibri, comunque fanno parte di un unico processo che si sostanzia nella gestione dell

    impresa. Equilibrio economico ed equilibrio finanziario sono legati fra di loro, tanto da poter

    affermare che per la sopravvivenza di unimpresa indispensabile la presenza di entrambi.

    Certamente lesistenza di un equilibrio economico di lungo periodo presuppone tendenzialmente

    anche un equilibrio finanziario; daltro canto condizioni di solo equilibrio finanziario non bastano a

    poter confermare la presenza di un equilibrio economico.

    Una impresa pu dirsi equilibrata sotto il profilo finanziario, se soddisfa a delle condizioni

    NECESSARIE e SUFFICIENTI:

    CONDIZIONI NECESSARIE:

    - Il totale dei mezzi propri e dei mezzi di terzi deve coprire il valore degli impieghi (requisito

    quantitativo), in condizioni di economicit (requisito qualitativo);

    - Rapporto ottimale fra capitale fisso e capitale circolante;

    - Rapporto ottimale fra mezzi propri e mezzi di terzi;

  • - Rapporto ottimale fra fonti a breve, a medio, a lungo termine.

    CONDIZIONI SUFFICIENTI:

    - Il flusso dei ricavi deve essere sufficiente a coprire il flusso dei costi, generando una

    redditivit positiva.

    - Tale condizione deve essere soddisfatta dal punto di vista quantitativo, mentre accettabile

    uno sfasamento temporale fra ciclo dei costi e ciclo dei ricavi. Tale sfasamento, che genera

    fabbisogno finanziario, pu essere fisiologicamente coperto con mezzi di terzi.

    - Il fabbisogno finanziario per investimenti (impianti, sviluppo mercati, organizzazione) deve

    essere coperto da mezzi propri e da mezzi di terzi a medio-lungo termine.

    E INDISPENSABILE AI FINI DELLEQUILIBRIO FINANZIARIO CHE:

    IL REDDITO DIMPRESA SIA ATTO A GENERARE UN FLUSSO DI LIQUIDITA

    SUFFICIENTE AD ONORARE GLI IMPEGNI ASSUNTI VERSO I TERZI;

    LACQUISIZIONE DI CAPITALE ESTERNO SIA FATTA A COSTI TALI DA POTER

    ESSERE SOSTENUTI DAL REDDITO DIMPRESA.

    Citazioni da: Antonio Renzi, LEquilibrio Finanziario, Dispensa, Uniroma1, a.a. 2008-2009

    assume particolare rilievo linterrelazione tra economicit delle decisioni aziendali ed

    equilibrio finanziario. Infatti, la capacit economica dellimpresa, da una parte, agisce direttamente

    sullentit e landamento degli stock patrimoniali, dallaltra, indirettamente influenzata dalla

    disponibilit di risorse di capitale e dal processo di generazione della liquidit. Ci implica che

    profilo economico e finanziario dellimpresa, anche se nel breve periodo possono assumere

    andamenti divergenti, nel tempo tendono a convergere. In altri termini, il costante perseguimento

    della condizione dequilibrio finanziario passa attraverso decisioni industriali - assunte sia a livello

    strategico che operativo - efficaci ed efficienti sul piano economico; al contempo, tra i diversi fattori

    necessari alla massimizzazione del profitto vi unottimale gestione della risorsa capitale che, al

    pari degli altri input dellattivit imprenditoriale, si presenta come scarsa ed onerosa.

    In unottica di medio e lungo termine, dunque, la distinzione tra equilibrio finanziario ed economico

    appare sfumata, essendo, in definitiva, il binomio adeguatezza della liquidit-capacit di reddito a

    determinare, tempo per tempo, la probabilit di sopravvivenza dellimpresa. (pag. 3)

  • Lelemento determinante dellequilibrio finanziario rappresentato dai flussi relativi alle

    disponibilit liquide. Infatti, la dinamica finanziaria dellimpresa, conseguenza della gestione

    corrente e delle operazioni extracaratteristiche, si conclude con la formazione dei saldi di cassa.

    I saldi in parola esprimono, in modo diretto, i movimenti delle risorse monetarie immediatamente

    spendibili allinterno dellimpresa, oppure da destinare al rimborso delle passivit da questa

    contratte. Quindi, mentre il rendiconto dei flussi di capitale circolante netto consente di analizzare

    un equilibrio finanziario generale, la rendicontazione dei flussi di cassa permette di verificare come

    le dinamiche aziendali si riflettono sulladeguatezza delle risorse monetarie.

    Il cash flow pu essere definito come flusso netto di fondi monetari conseguente ad operazioni

    d'esercizio ordinarie e straordinarie. Il contenuto specifico del cash flow dipende dal tipo di risorsa

    monetaria presa in esame. In generale, l'andamento della liquidit effettiva misurato dal divario tra

    le disponibilit monetarie finali (L1) e quelle iniziali (L0):

    CF = L1 L0

    L'analisi delle determinanti di tale divario ha come obiettivo principale l'ottimizzazione delle risorse

    finanziarie, in funzione della solvibilit finanziaria e della redditivit.

    Per quanto concerne il primo aspetto, ci si riferisce alla solvibilit dinamica che si sostanzia nella

    capacit dell'impresa di disporre di adeguate risorse monetarie, a fronte delle passivit che vanno in

    scadenza. Le condizioni necessarie al costante perseguimento della solvibilit finanziaria dinamica

    sono l'equilibrio statico della struttura finanziaria e l'equilibrio economico. Infatti, se non viene

    rispettato il canone della coerenza temporale tra le fonti e gli impieghi, e/o viene meno la capacit

    di creare reddito, solo occasionalmente i flussi monetari potranno coprire le previste riduzioni del

    capitale di credito. Tuttavia, il rispetto di tali condizioni pu non risultare sufficiente ad evitare

    tensioni di liquidit, dovute a sfasamenti temporali tra la scadenza degli impegni assunti e la

    formazione di risorse monetarie.

    Ad esempio, pu accadere che unimpresa, pur operando con i margini patrimoniali positivi, non sia

    solvibile a causa delle difficolt che incontra nella riscossione dei crediti commerciali; in

    questipotesi anche l'analisi finanziaria dinamica relativa alle fluttuazioni dellattivo corrente netto

    non sarebbe sufficiente ad evidenziare le cause della suddetta crisi di liquidit.

    Relativamente alla redditivit occorre considerare che, se da un lato i saldi economici influiscono in

    modo diretto sui saldi finanziari, dallaltro l'andamento economico influenzato dal processo di

    formazione della liquidit, ossia da aspetti qualitativi connessi al cash flow. Per cui, il rendiconto

    delle disponibilit monetarie svolge anche la funzione di evidenziare gli effetti che le modalit di

    creazione delle risorse monetarie hanno sulla capacit economica: a parit di variazione delle

  • disponibilit monetarie si possono avere conseguenze diverse dal punto di vista reddituale, in

    ragione dei fatti di gestione che le hanno prodotte.

    Occorre, inoltre, considerare il ruolo primario che assume il cash flow nellambito dei processi di

    pianificazione e programmazione finanziaria. In particolare le decisioni dinvestimento sono

    foriere di generare discontinuit sulla dinamica monetaria dellimpresa in termini di peggioramento/

    miglioramento e decelerazione/accelerazione del cash flow dellimpresa.

    Naturalmente, nelle fasi di peggioramento e decelerazione del cash flow si determina una maggiore

    fragilit dellimpresa rispetto agli impegni assunti con i creditori (finanziari e commerciali) e alla

    capacit di soddisfare adeguatamente gli azionisti mediante la distribuzione dei dividendi; di contro,

    il miglioramento e la conseguente accelerazione del cash flow indotta da un dato progetto

    rafforzano limpresa rispetto ai suoi diversi stakeholder, favorendo cos limplementazione di

    successivi progetti. Ne consegue che la sostenibilit finanziaria di un dato piano industriale, oltre a

    dipendere dalla performance attese dallo stesso, influenzata dalla qualit dei piani pregressi e,

    quindi, dalla dinamica monetaria rilevata in sede storica (pagg. 43-45).

    SOLIDITA E SOLVIBILITA DELLIMPRESA

    Citazioni da: Patrizia Pastore, Le condizioni di equilibrio finanziario dellimpresa.

    Fabbisogno di finanziamento e forme di copertura, in: Economia Aziendale Volume I (a cura

    di Giuseppe Fabbrini Alessandro Montrone, FrancoAngeli, Milano, 2006.

    Limpresa tenuta a verificare, possibilmente a priori, la compatibilit dei programmi di sviluppo

    e dei programmi operativi dellimpresa con la capacit di raggiungere e mantenere sia nel breve che

    nel lungo periodo un costante equilibrio per ammontari e per scadenze tra le uscite e le entrate

    (esigenze di equilibrio finanziario), considerando i fabbisogni che essi comportano, ovvero le

    eccedenze di liquidit che potranno formarsi, in modo da definire le forme di copertura pi

    opportune e le migliori forme di impiego della liquidit disponibile.

    Si tratta, in sostanza, di valutare, in base alla struttura delle fonti di finanziamento e degli

    investimenti effettuati dallimpresa:

    - la situazione di solidit finanziaria, ossia la capacit dellimpresa di soddisfare

    costantemente i fabbisogni finanziari della gestione nei tempi e secondo le modalit preventivate;

    ossia di mantenere nel medio-lungo periodo un costante equilibrio tra le uscite monetarie, causate

  • dal rimborso dei debiti, e le entrate monetarie, derivanti dal recupero monetario degli impieghi, in

    modo da non compromettere lequilibrio economico della gestione;

    - la situazione di solvibilit, ossia la capacit dellimpresa di soddisfare tempestivamente (in

    modo economico ed ordinato) il fabbisogno finanziario a breve (impegni di uscita che la gestione

    richiede) nei tempi previsti con le attivit liquide o prontamente liquidabili a sua disposizione alle

    rispettive scadenze

    La solidit strutturale dellimpresa pu essere apprezzata, in primo luogo, ricorrendo al margine di

    struttura, assoluto e allargato.

    Il Margine di struttura assoluto (o Margine di struttura di 1 grado) riflette il contributo del capitale

    proprio alla copertura del fabbisogno finanziario connesso allattivo immobilizzato ed calcolato

    come differenza tra Capitale proprio e Immobilizzazioni nette.

    Un valore positivo di tale margine indica unequilibrata relazione tra fonti e impieghi di capitale .

    Un valore negativo dal margine di struttura di 1 grado indica che il capitale proprio di per s

    insufficiente a finanziare gli impieghi fissi e che, pertanto, le fonti di finanziamento esterne

    concorrono alla copertura del fabbisogni finanziario a protratta scadenza.

    Conseguentemente, lequilibrio finanziario dellimpresa pu essere valutato ricorrendo al Margine

    di struttura allargato, dato da:

    (Capitale Proprio + Debiti a medio e lungo termine) Immobilizzazioni nette

    ..............................................................................................................................................................

    Un valore positivo di tale margine indica che le fonti stabilmente a disposizione dellimpresa

    finanziano gli investimenti patrimoniali a fecondit ripetuta e, in parte, anche gli investimenti in

    capitale circolante (pagg.478-479).

    Una misura appropriata della struttura patrimoniale-finanziaria adottata dallimpresa nel breve

    termine quella rappresentata dal Capitale Circolante Netto (CCN) ..

    CCN = Attivit correnti Passivit correnti

    Un CCN positivo segnala la capacit dellimpresa di far fronte agli impegni a breve con le liquidit

    gi disponibili e con i flussi di cassa generati entro lo stesso periodo dalle attivit correnti, comprese

    le scorte ..

    Il CCN pu essere espresso, in maniera pi efficace, sotto forma di rapporto:

    Attivit correnti

    Passivit correnti

    assumendo la denominazione di Indice di disponibilit o current ratio.

  • Il valore di riferimento che lindice dovrebbe assumere pari a 2, che denota una situazione di

    equilibrio ottimale.

    Il current ratio non , per, ritenuto un indice adeguatamente significativo, per la presenza (al

    numeratore) delle scorte, il cui ciclo di realizzo pu rivelarsi pi lento e problematico del previsto e

    condizionato dal fatto che una parte di queste (scorta di sicurezza), di fatto, non pu essere

    convertita in moneta. Al fine di superare questo limite insito nel current ratio, si ricorre, pi

    frequentemente, al calcolo dellindice di liquidit immediata, o acid test ratio, pi idoneo ad

    esprimere un giudizio sulla solvibilit dellimpresa nel breve e brevissimo periodo.

    LAcid test ratio dato dal rapporto tra:

    Liquidit immediate + Liquidit differite

    Passivit correnti

    In una situazione finanziaria equilibrata lindice deve tendere a 1, valore che rivela unequivalenza

    tra debiti a breve e le risorse disponibili per soddisfarli (pagg. 480-483).

    INSOLVENZA E CRISI AZIENDALI

    Libera sintesi di brani della tesi di laurea specialistica di Cristian Proietti, La previsione

    precoce delle insolvenze aziendali. Una proposta metodologica, Universit degli Studi di

    Perugia, a.a. 2007-2008

    Linsolvenza pu essere esaminata principalmente sotto due punti di vista.

    Da un punto di vista economico unimpresa diviene insolvente quando non riesce a produrre un

    reddito sufficiente a coprire il ciclo degli investimenti. In tal caso la scarsa redditivit dellimpresa

    dipender da molteplici fattori, come: linefficienza del processo produttivo commerciale, la

    realizzazione di un prodotto senza pi appeal sulla clientela, un mercato saturo o in recessione,

    lutilizzo di una tecnologia non pi al passo con i tempi, le scarse capacit del personale sia

    operativo che direttivo. Linsolvenza rappresenta allora leffetto di politiche aziendali errate, o

    addirittura assenti, prive di strategie di sviluppo ed innovazione, volte a rafforzare la posizione

    dellazienda in un mercato in continua evoluzione.

    Da un punto di vista finanziario, invece, linsolvenza indica uno stato di crisi dellimpresa che si

    concretizza in una situazione di difficolt nelladempiere regolarmente e con mezzi normali alle

  • obbligazioni assunte. In tal caso si tratta essenzialmente di una crisi di liquidit, frutto di una

    struttura finanziaria non equilibrata che se non viene affrontata correttamente e tempestivamente

    pu essere generatrice di perdite economiche.

    In ogni caso linsolvenza rappresenta comunque uno stadio di un pi grande e complesso fenomeno

    aziendale che quello della crisi aziendale. Infatti unimpresa non diverr insolvente in tempi brevi

    senza che qualche campanello dallarme avverta il management aziendale della necessit di porre in

    atto strategie di cambiamento a livello operativo e/o commerciale.

    Possono essere identificati quattro Stadi della Crisi Aziendale:

    I Stadio: Squilibri / Inefficienze

    II Stadio: Perdite Economiche

    III Stadio: Insolvenza

    IV Stadio: Dissesto

    I Stadio

    Il primo passo verso una possibile crisi aziendale riguarda il verificarsi di squilibri e di inefficienze,

    che inficiano lequilibrio economico e finanziario.

    Laddove emergano inefficienze gestionali e squilibri di natura economica e finanziaria, il

    management dellimpresa dovr mettere in atto tempestivamente tutte quelle azioni indispensabili a

    correggere precocemente landamento aziendale; se inefficienze e squilibri assumessero carattere

    durevole, comincerebbero a produrre perdite in conto economico e si aprirebbe cos il secondo

    stadio della crisi aziendale, relativo alle perdite economiche.

    II Stadio

    Le perdite economiche, figlie di uninadeguata gestione che perdurata nel tempo, dovranno essere

    coperte con risorse perlopi interne di cui lazienda dispone.

    Si avvier cos un processo di erosione delle risorse finanziarie proprie dell azienda, come ad

    esempio il capitale sociale, le riserve e altri fondi di accantonamento. Nelle imprese poco

    capitalizzate e con scarse risorse a disposizione si verificheranno ulteriori fenomeni dannosi per la

    sopravvivenza della stessa impresa. Si verificher un incremento costante dei debiti e dei relativi

    oneri finanziari, in quanto limpresa, per sopperire alle perdite economiche e per fronteggiare le

    uscite monetarie, si vedr costretta a ricorrere ad ulteriori finanziamenti esterni erogati da banche ed

    a chiedere dilazioni e rinegoziazioni agli stessi fornitori. Tale meccanismo non far che appesantire

    la struttura dellindebitamente e far lievitare lammontare degli interessi passivi; ci non potr avere

    lunga durata sia in quanto il costante appesantimento della struttura finanziaria tender a far

  • collassare limpresa, sia perch i finanziatori esterni si accorgeranno di tali difficolt e tenderanno a

    bloccare qualsiasi forma di aiuto allimpresa.

    Altro fenomeno che pu verificarsi quello relativo allimpossibilit di distribuire dividendi ai

    propri azionisti; questo sar alquanto dannoso se si tratta di una societ quotata in borsa.

    Dover fronteggiare perdite strutturali condurr anche ad economizzare in quelle aree funzionali ove

    gli investimenti sono fondamentali per linnovazione, lo sviluppo, la crescita, la reputazione e la

    formazione. Infatti nella maggior parte delle aziende quando si verificano momenti di crisi i primi

    provvedimenti che vengono presi sono quelli relativi al blocco di fondi destinati allo sviluppo. Tale

    tipologia di provvedimenti non far altro che rendere ancora pi difficile la situazione aziendale.

    Questo secondo stadio di crisi sar sicuramente pi difficile da arrestare rispetto al primo, in quanto

    limpresa si trova costretta a affrontare delle perdite la cui entit dipende dal quadro di

    deterioramento cui il sistema giunto.

    III Stadio

    Qualora lentit delle perdite strutturali risulta essere difficilmente sanabile, la crisi evolver nel

    terzo stadio e cio nellinsolvenza: la manifestazione pi eclatante, in quanto non riguarda pi solo

    limpresa, ma anche lambiente esterno.

    Lincapacit di fronteggiare gli impegni e le obbligazioni in modo puntuale far s che vi sia una

    perdita di fiducia e di credito da parte dei vari finanziatori (siano essi fornitori, banche o altri istituti

    di credito) e una perdita della clientela sensibile al buon nome dellimpresa.

    IV Stadio

    L ultimo step della crisi aziendale il dissesto, che indica una situazione di permanente squilibrio

    patrimoniale.

    Questo stadio pu essere risanato solo se i vari creditori rinunciano a tutto o parte di ci che spetta

    loro; situazione alquanto improbabile, se non in caso di assenza di alternativa. A tale ultima fase si

    arriva se il management aziendale non riesce a riconoscere nessun sintomo di crisi oppure non ha

    la forza n la capacit di reagire.

    Possiamo definire tale ultimo stadio come lanticamera del fallimento aziendale.

    Prevenire le Insolvenze.

    Le cause scatenanti dellinsolvenza possono essere diverse e di varia natura.

    Linsolvenza generalmente non sopraggiunge improvvisamente, n tanto meno in un breve lasso di

    tempo. Per tale motivo indispensabile ricercare tutti gli strumenti in grado di aiutare il

    management aziendale a prevedere le possibili cause dinsolvenza con notevole anticipo, in modo

  • da mettere in atto preventivamente tutte quelle azioni e quegli accorgimenti volti a prevenire tale

    accadimento.

    Gli strumenti utilizzabili a tal fine potrebbero essere molteplici, ma non tutti sono sempre funzionali

    e capaci di produrre effetti utili.

    Le metodologie pi in uso si basano sulle Analisi quantitative dei bilanci:

    -Analisi Storica: in cui vengono confrontati i dati economico patrimoniali di pi esercizi, al fine di

    verificarne le variazioni;

    -Analisi Prospettiche: in cui vengono simulati i risultati economici, patrimoniali e finanziari futuri

    attraverso opportune tecniche input output, che sono il frutto dei dati consuntivi derivanti

    dallanalisi storica.

    Sono state studiate altre metodologie, che integrano e correggono i limiti delle analisi di bilancio.

    Fra queste va citato il modello A-score studiato da John Argenti, che rappresenta un importante

    punto di svolta fra i modelli di previsione delle insolvenze, in quanto si spinge alla ricerca delle

    cause lontane che possono determinare situazioni di insolvenza.

    FONTI DI FINANZIAMENTO

    Le fonti di finanziamento possono essere:

    Mezzi propri (capitale sociale + autofinanziamento);

    Mezzi di terzi (prestiti da parte di soggetti finanziari + prestiti di soggetti non finanziari).

    Citazione da: Angelo DAlia, Le forme di finanziamento nelle Societ, Dispensa, LUISS

    Business School, Roma, s.d.

    Le imprese per svolgere la propria attivit necessitano di mezzi finanziari che si procurano ricorrendo a

    diverse forme di finanziamento. Esse devono essere in grado di far fronte con le proprie entrate agli

    obblighi di pagamento assunti nel breve periodo raggiungendo cos un equilibrio finanziario.

    Le condizioni necessarie affinch questo possa essere raggiunto sono :

    a) gestione dei flussi finanziari (coordinamento tra entrate e uscite) affinch con le entrate si possa far

    fronte alle uscite;

    b) mix ideale delle fonti (composizione tra le diverse tipologie di finanziamento) ;

    c) struttura del patrimonio (coordinamento tra impieghi e finanziamenti)

    Nelle imprese collettive i mezzi finanziari possono essere apportati dai soci con :

  • 1) versamenti in conto aumento di capitale, dove i soci aumentano il capitale sociale in seguito

    allannotazione della relativa modifica dellatto costitutivo o statuto;

    2) versamenti in conto capitale, con i quali i soci rinunciano al diritto di rimborso delle somme versate

    (versamenti a fondo perduto ) e su essi non fruttano interessi;

    3) versamenti in conto finanziamento, nei quali esiste lobbligo di rimborso e quindi sono dei debiti per

    la societ. Sono fruttiferi di interessi e possono essere a scadenza determinata o indeterminata.

    Altre fonti di finanziamento che costituiscono il capitale sono quelle che derivano dai cosiddetti :

    - debiti di regolamento, che sorgono nei confronti dei fornitori che concedono dilazioni di pagamento e

    sono quindi di natura commerciale.

    - debiti di finanziamento, che sono dei veri e propri prestiti che prevedono un interesse esplicito (pagg.

    5-6).

    Citazione da: Silvia Tommaso, Fonti di finanziamento: leffetto positivo della leva finanziaria, in

    PMI, Milano, 3/2011

    Nella scelta delle fonti di finanziamento, necessarie alla copertura del fabbisogno finanziario

    espresso dal capitale circolante e dal capitale immobilizzato, occorre considerare la leva finanziaria.

    Concretamente, lanalisi della leva finanziaria consente di fornire risposta alla domanda circa la

    convenienza ad indebitarsi ed fondamentale per determinare il mix ottimale fra fonti interne

    (capitale proprio) e fonti esterne (debito) di finanziamento.

    In particolare, analizzando la relazione fra la redditivit del capitale investito (Roi) e il costo

    dellindebitamento (i) possibile determinare leffetto (positivo, negativo e nullo) che un maggiore

    indebitamento esercita sulla redditivit del capitale proprio (Roe).

    EFFETTO LEVA POSITIVO

    Se il rendimento del capitale investito nellimpresa (Roi) maggiore del costo sopportato per

    ottenere capitali di terzi, conviene ricorrere a capitale di terzi per finanziare linvestimento perch

    ci produce un effetto moltiplicatore positivo sul Roe. E tanto pi ampia la differenza tra Roi e

    costo dellindebitamento tanto pi conviene ricorrere a capitale di terzi perch tanto pi aumenta il

    Roe.

    EFFETTO LEVA NEGATIVO

    Se il rendimento del capitale investito nellimpresa (Roi) inferiore al costo sopportato per

    lindebitamento, conviene limitare il ricorso al capitale di terzi perch un aumento del debito

    produce un effetto moltiplicatore negativo sul Roe.

  • EFFETTO LEVA NULLO

    Se il rendimento del capitale investito nellimpresa (Roi) pari al costo sopportato per

    lindebitamento, la scelta del mix tra fonti esterne e fonti interne non produce alcun effetto sul Roe

    (pag. 31).

    Segue un esempio, liberamente tratto dallarticolo sopra citato:

    Costo di acquisto di una nuova attrezzatura: euro 1.600.000

    Reddito operativo generato dalla nuova attrezzatura: ricavi previsti costi operativi = eur 1.100.000

    euro 780.000 = 320.000

    ROI = reddito operativo/capitale investito = 320.000/1.600.000 % = 20%

    Si supponga che lacquisto del macchinario voglia essere finanziato con capitale preso a prestito e

    che il costo del finanziamento (i) sia del 6%.

    Si avr cos un effetto leva positivo sul ROE, in quanto il ROI previsionale (20%) superiore al

    costo del finanziamento (6%).

    ROE (return on equity)

    Esprime la redditivit del capitale proprio in termini di utile netto. Cio quante unit di utile netto

    produce limpresa per ogni 100 unit di mezzi propri investiti. E lindicatore che pi interessa gli

    azionisti in quanto consente di valutare la redditivit del capitale di rischio investito nellimpresa.

    ROE = Utile Netto/Capitale Proprio.

    Unimpresa, per poter attrarre nuovo capitale di rischio, dovrebbe avere un ROE superiore ai tassi

    di rendimenti di investimenti alternativi.

    RACCOLTA DI CAPITALE DI RISCHIO

    Citazioni da: Giancarlo Giudici, Finanziare le risorse dellimpresa, Maggioli Editore,

    Santarcangelo di Romagna, 2010.

    Limpresa che intende raccogliere nuove risorse pu innanzitutto rivolgersi a finanziatori legati al

    gruppo imprenditoriale esistente (inside equity). A fronte dellemissione di nuovi titoli, possono

    essere conferite allimpresa risorse come liquidit piuttosto che brevetti, immobili, impianti o altri

    assets.

  • A volte per pu essere necessario rivolgersi a finanziatori esterni (outside equity), che in generale

    possono essere investitori istituzionali (istituti di credito, fondi di investimento, banche daffari)

    oppure partners strategici (ad esempio grandi gruppi industriali) il cui coinvolgimento non si limita

    allapporto finanziario ma anche alla gestione operativa e strategica. In genere si usa fare ricorso a

    queste forme di finanziamento che non coinvolgono un pubblico indistinto di investitori con il

    termine private equity placements.

    Il private equity interviene nel finanziamento dellimpresa in tutte le fasi del suo ciclo di vita, in

    particolare quando la societ non quotata in Borsa. Molto spesso i finanziatori coinvolti sono

    investitori istituzionali (fondi comuni, banche private, finanziarie appartenenti a gruppi industriali)

    interessati a sostenere la crescita e lespansione dellimpresa (bridge financing) per sfruttare le

    opportunit di creazione di valore.

    Il finanziamento attraverso private equity certamente fondamentale per le imprese che operano in

    settori caratterizzati da una rischiosit elevata e da una forte intensit di attivit intangibili, come i

    comparti high-tech. Esse, non potendo accedere (per mancanza di adeguate garanzie ed assets

    recuperabili) al debito, possono subire notevoli penalizzazioni nel finanziamento delle attivit se

    non si rendono disponibili capitali di rischio immobilizzabili per un tempo sufficientemente lungo.

    Il vincolo pu essere ancora pi stringente nella fase di start-up e per le imprese di piccoli

    dimensioni, perch pi rischiose rispetto alle altre, e perch incapaci di generare liquidit e cash

    flows tali da remunerare eventuali prestiti.

    La difficolt per queste imprese di reperire capitale sta anche nel fatto che lorizzonte di

    finanziamento dei loro investimenti sensibilmente prolungato nel tempo, e molti intermediari non

    possiedono le competenze necessarie per valutare il loro business.

    Da questo punto di vista risulta indispensabile lesistenza di investitori altamente specializzati,

    disponibili a sottoscrivere capitale di rischio, ma anche a fornire competenze manageriali, attivit di

    monitoring, consulenza e contatti con fornitori e clienti potenziali. Quando questa attivit coinvolge

    iniziative imprenditoriali nascenti, o ancora in fase di incubazione, in settori rischiosi e ad alta

    tecnologia, si parla di venture capital. (pagg. 173-174)

    ........

    Nel momento in cui unimpresa intende aprire un canale di finanziamento diretto con il pubblico

    indistinto dei risparmiatori, necessario che essa si quoti su un mercato borsistico, dove gli

    investitori possono agevolmente comprare e vendere i suoi titoli . lesistenza di mercati

    borsistici efficienti importante anche per lo sviluppo del private equity.

    I mercati borsistici sono mercati regolamentati e centralizzati nei quali vengono scambiate in forma

    trasparente attivit reali o finanziarie. In genere sono gestiti come associazioni mutualistiche dei

  • brokers partecipanti; pi recentemente diversi mercati sono stati affidati in gestione a societ per

    azioni private con scopo di lucro, tanto che non infrequente che la societ di Borsa stessa sia

    quotata sul proprio listino.

    I mercati borsistici hanno sostanzialmente quattro obiettivi: (i) centralizzare gli scambi di titoli

    finanziari in maniera tale da generare mercati sufficientemente liquidi ed efficienti, facendo

    incrociare domanda e offerta; (ii) pubblicare la quotazione dei titoli stessi, istante per istante,

    derivante dallinsieme dei contratti registrati, e diffondere linformativa sulle societ del mercato;

    (iii) offrire agli investitori adeguate garanzie di trasparenza e di equit sugli scambi; (iv) consentire

    allimpresa di accedere ad un vasto pubblico di potenziali investitori e finanziatori.

    Le modalit attraverso le quali unimpresa pu essere ammessa alla negoziazione in Borsa

    dipendono dalle regole di ammissione imposte dalle autorit che gestiscono il mercato. In genere

    queste regole si basano su vincoli relativi alla dimensione minima dellimpresa (in termini di attivo

    contabile di bilancio o capitalizzazione prevedibile), trasparenza dei bilanci, redditivit attuale o

    potenziale, dimensione del capitale flottante sul mercato (per garantire la liquidit degli scambi)

    (pagg. 177-178).

    EMISSIONE DI TITOLI AZIONARI

    Citazioni da: Aswath Damodaran-Oliviero Roggi, Finanza aziendale 3a edizione. Applicazioni

    per il management, Apogeo, Milano, 2011.

    Di solito unimpresa quotata si procura capitale netto emettendo azioni ordinarie al prezzo che il

    mercato disposto a pagare. Per unimpresa in procinto di quotarsi il prezzo viene stimato

    dallemittente con la collaborazione di un advisor finanziario, spesso una banca daffari che

    consiglia un range di prezzi entro il quale il titolo verr collocato sul mercato primario. Questo

    prezzo detto anche prezzo di prima emissione. Anche le imprese gi quotate collocano le proprie

    azioni al prezzo di emissione di nuove azioni ogni qualvolta eseguono un aumento di capitale a

    pagamento. In questo caso il prezzo di emissione rifletter prevalentemente il prezzo di mercato sul

    mercato secondario. Normalmente, soprattutto in Italia, le azioni ordinarie emesse dalla societ

    prevedono diritti ai flussi di cassa e di voto proporzionali. Altre volte, soprattutto negli Stati Uniti le

    azioni sono caratterizzate da diritti in termini di dividendi e potere di voto in assemblea non

    proporzionali.

  • Le azioni ordinarie rappresentano un titolo semplice, relativamente facile da capire e valutare.

    Inoltre, possono essere considerate un presupposto per tutti gli altri strumenti finanziari ai quali

    unimpresa quotata pu ricorrere, nel senso che unimpresa senza capitale netto non potrebbe

    emettere debito o titoli ibridi. Il trattamento contabile delle azioni ordinarie segue pratiche ormai

    consolidate e pu essere inserito senza difficolt allinterno del formato tradizionale del bilancio

    dimpresa.

    Warrant

    Negli ultimi anni, le imprese hanno cominciato a cercare forme di capitale netto alternative alle

    azioni ordinarie. Unalternativa utilizzata con successo da alcune societ giapponesi alla fine degli

    anni Ottanta stata quella dei warrant, titoli che, in cambio del pagamento immediato di un certo

    prezzo, conferiscono al possessore per un dato periodo di tempo il diritto di acquistare, a un prezzo

    prefissato, un certo numero di azioni della societ. Poich il valore dei warrant dipende dal prezzo

    delle azioni ordinarie sottostanti, essi devono essere considerati una forma di capitale netto (pagg.

    385-386).

    AUTOFINANZIAMENTO

    Citazioni da: Patrizia Pastore, Le condizioni di equilibrio finanziario dellimpresa.

    Fabbisogno di finanziamento e forme di copertura, in: Economia Aziendale Volume I (a cura

    di Giuseppe Fabbrini Alessandro Montrone, FrancoAngeli, Milano, 2006.

    Lautofinanziamento si sostanzia in un processo economico per mezzo del quale limpresa trattiene

    presso di s disponibilit finanziarie generate al proprio interno, nel corso dellesercizio, dalle

    operazioni di gestione.

    A formare lautofinanziamento contribuiscono:

    1. gli accantonamenti di utili netti desercizio, ossia gli accantonamenti, effettuati dopo la

    determinazione del reddito desercizio, di quote di utili generati dalla gestione e non distribuiti ai

    soci sotto forma di dividendi, dopo che siano stati remunerati tutti i fattori produttivi a disposizione.

    In tal caso si parla di autofinanziamento da utili netti o autofinanziamento in senso stretto;

    2. gli accantonamenti di utili lordi, ossia accantonamenti operati, prima della determinazione

    del reddito dellesercizio, a fronte di specifici oneri e/o spese future gravanti sullesercizio o su una

    serie di esercizi futuri ovvero da accantonamenti prudenziali operati al fine di contenere e assorbire

  • le manifestazioni future di perdite ed oneri imprevisti di natura eccezionale. In tal caso si parla di

    autofinanziamento da utili lordi (pagg. 460-461).

    MEZZI DI TERZI

    Citazioni da: Patrizia Pastore, Le condizioni di equilibrio finanziario dellimpresa.

    Fabbisogno di finanziamento e forme di copertura, in: Economia Aziendale Volume I (a cura

    di Giuseppe Fabbrini Alessandro Montrone, FrancoAngeli, Milano, 2006.

    Poich le risorse finanziarie interne a disposizione dellimpresa (capitale proprio e

    autofinanziamento) non sono sufficienti (e convenienti) da sole a garantire nel tempo lo sviluppo

    programmato e a sostenere lattivit economica tipica svolta dallimpresa, si rende necessario il

    ricorso a fonti esterne di capitale, ossia al capitale di credito (o capitale di terzi).

    In particolare si tratta di:

    a) debiti di funzionamento o di regolamento, quali crediti di fornitura, rappresentati dalle

    dilazioni di pagamento accordate dai fornitori per lacquisto di beni e servizi da parte dellimpresa;

    b) debiti di finanziamento, quali:

    - i finanziamenti negoziati con il sistema creditizio;

    - i finanziamenti ottenuti direttamente sul mercato dei valori mobiliari mediante lemissione

    di attivit finanziarie a breve e a media-lunga scadenza, quali le cambiali finanziarie e i titoli

    obbligazionari.

    I debiti di funzionamento e i debiti di finanziamento a breve scadenza hanno la funzione di

    finanziare lordinaria attivit dellazienda, coprendo il fabbisogno finanziario corrente o di

    esercizio.

    I debiti di finanziamento a scadenza medio-lunga finanziano, invece, gli investimenti in capitale

    fisso (infrastrutture e attrezzature aziendali) ovvero il fabbisogno consolidato che non si pu o non

    si vuole soddisfare con il capitale di rischio.

    Entrambi sono soggetti al rischio dimpresa solo indirettamente ed in modo limitato, dal momento

    che, in caso di cessazione aziendale, si provveder innanzitutto ad estinguere le obbligazioni sociali

    contratte con i terzi ed, in seguito, si rimborseranno le azioni e le quote ai soci. Dunque, il capitale

    di terzi viene intaccato solo dopo che sia stato completamente eroso il capitale proprio.

  • Il ricorso al capitale di credito introduce, peraltro, elementi di rigidit economica e finanziaria a

    carico della gestione, che possono rendere pi vulnerabile limpresa di fronte ad una imprevista

    situazione di deterioramento della sua redditivit e della sua liquidit.

    Infatti, il finanziamento esterno implica un esborso monetario certo (nella sua manifestazione) e

    predeterminato causato:

    - dallobbligo della restituzione del capitale mutuato entro un determinato periodo di tempo e

    secondo modalit contrattualmente prestabilite;

    - dallobbligo della remunerazione di tale capitale, sotto forma di interessi (in misura fissa

    ovvero variabile), indipendentemente dai risultati economici e gestionali conseguiti.

    Tale caratteristica fa s che, dal punto di vista finanziario, a parit di fondi acquisiti, lindebitamento

    verso terzi dia luogo ad una serie di uscite monetarie di importo pi consistente dal momento che

    limpresa tenuta sia a rimborsare il capitale preso in prestito per il suo intero ammontare sia a

    corrispondere le quote interessi calcolate su quel capitale a titolo di remunerazione, laddove i mezzi

    propri non prevedono un obbligo di rimborso (se non in caso di cessazione/liquidazione dellattivit

    dimpresa) e comportano un esborso, sotto forma di dividendi, eventuale, non sussistendo un

    obbligo di remunerazione (pagg. 465-466).

    PRESTITI BANCARI

    Citazioni da: Aswath Damodaran-Oliviero Roggi, Finanza aziendale 3a edizione Applicazioni

    per il management, Apogeo, Milano, 2011.

    Storicamente, la principale fonte di prestito per tutte le imprese non quotate e per molte imprese

    quotate sono state le banche, le quali fissano il tasso di interesse sul debito sulla base di unanalisi

    della rischiosit dellimpresa. Il debito bancario fornisce allimpresa che vi ricorre diversi vantaggi.

    In primo luogo, il debito bancario pu essere utilizzato per prendere a prestito quantit

    relativamente piccole di denaro; le emissioni obbligazionarie invece, per via del loro notevole costo,

    sono pi adatte per raccogliere quantit di denaro molto elevate, cos da sfruttare economie di scala.

    In secondo luogo, se limpresa non molto conosciuta o seguita dagli investitori, il debito bancario

    rappresenta un meccanismo pi adatto per fornire allinvestitore (la banca) informazioni necessarie

    per valutare il prestito; in altre parole, limpresa che prende in prestito pu fornire alla banca che

    eroga il prestito informazioni interne sui progetti e sullimpresa. La presenza di centinaia di

    investitori in emissioni obbligazionarie renderebbe questo processo di raccolta e analisi delle

  • informazioni costoso e inattuabile. Infine, per emettere obbligazioni, le imprese devono sottoporsi

    al processo di rating da parte delle agenzie preposte a tale funzione, e dunque fornire loro

    informazioni sufficienti per ottenerlo. Per molte imprese, soprattutto di piccole dimensioni, pu

    risultare molto pi difficile e costoso rivolgersi a unagenzia di rating, piuttosto che rivolgersi alle

    banche. Le banche, oltre a essere una fonte di finanziamento a breve e a lungo termine per le

    imprese, spesso offrono anchesse unopzione pi flessibile per far fronte a necessit di

    finanziamento impreviste o stagionali. Tale opzione rappresentata da una linea di credito, alla

    quale limpresa pu ricorrere soltanto se ha bisogno di finanziamenti. Nella maggior parte dei casi,

    una linea di credito individua un ammontare che limpresa pu prendere in prestito e collega il tasso

    di interesse sul prestito a un tasso di mercato, come il tasso primario (prime rate) o i tassi dei titoli

    di Stato. Per unimpresa, il vantaggio di avere una linea di credito sta nel fatto che essa le garantisce

    lapprovvigionamento di fondi, senza dover pagare interessi passivi nel caso in cui tali fondi

    rimangano inutilizzati. Perci, la linea di credito risulta un utile tipo di finanziamento per imprese

    con necessit di capitale circolante variabili. In molti casi, tuttavia, allimpresa viene chiesto di

    mantenere un certo ammontare di fondi a garanzia (compensating balance) al quale vengono

    applicati interessi zero o tassi al di sotto di quelli di mercato (pag. 388).

    LA FINANZA DELLE IMPRESE MINORI

    Libera sintesi di brani della tesi di laurea magistrale di Valentina Perlati, Struttura

    finanziaria e comportamento relazionale nelle piccole e medie imprese. Limpatto di Basilea 2,

    Universit degli Studi di Perugia, a.a. 2005-2006

    Il sistema industriale italiano risulta polverizzato in una miriade di micro-imprese e piccole

    imprese1, che se da un lato rappresentano il motore economico del nostro Paese, dallaltro si

    caratterizzano per la presenza di numerosi elementi di fragilit, attinenti soprattutto la gestione

    interna, la struttura finanziaria e la gestione dei rapporti con gli stakeholders esterni.

    1 Gli organismi di statistica - sia lIstituto Nazionale di Statistica (Istat) che lo Statistical Office of the European Communities (Eurostat) - suddividono le aziende in funzione di un unico parametro quantitativo, il numero di addetti, distinguendo 4 classi:

    - micro-imprese: da 1 a 9 addetti; - piccole imprese: da 10 a 49 addetti; - medie imprese: da 50 a 249 addetti; - grandi imprese: da 250 addetti e oltre.

  • Le realt dimensionali minori risultano, da un punto di vista finanziario, spesso sottocapitalizzate ed

    eccessivamente indebitate nei confronti di pi istituti bancari. Da ci discende che la maggior parte

    delle imprese italiane opera in condizioni di modesta stabilit finanziaria e di elevata dipendenza

    dalle fonti apportate da soggetti esterni, soprattutto dalle banche.

    Un ricorrente carattere delle piccole imprese riguarda la debolezza della struttura finanziaria e la

    scarsa importanza attribuita alle previsioni in ambito finanziario. Sovente le piccole imprese, anche

    a causa delle limitate disponibilit di spesa, non presentano molta attenzione alla raccolta

    sistematica di informazioni utili ai fini gestionali. Questa circostanza caratterizza anche la gestione

    finanziaria, con la conseguenza che non sono affatto infrequenti fenomeni di tensione di liquidit.

    Ci spesso dovuto non tanto a cattivi andamenti economici, quanto alla errata programmazione

    delle esigenze di tesoreria.

    Le imprese in questione si caratterizzano inoltre per elevati livelli di sottocapitalizzazione, ossia per

    la limitata presenza di capitale di rischio a sostegno dei fabbisogni di finanziamento. Tale

    circostanza comporta non pochi vincoli sullo svolgimento dellattivit dimpresa e, in particolare,

    pone ostacoli ai percorsi di espansione delle piccole imprese, i quali comportano molto spesso

    notevoli esigenze di finanziamenti. Come conseguenza, la piccola impresa finisce sistematicamente

    per fare pressoch esclusivo ricorso al credito bancario a breve termine e, soltanto talora, a quello a

    medio e lungo termine. Maggiore possibilit di ottenere finanziamenti spettano a quegli

    imprenditori dotati di patrimoni personali da costituire in garanzia, ovvero a quelle imprese dotate

    di cespiti da prestare in garanzia. Ci da ricollegarsi al fatto che le piccole imprese sono percepite

    come molto rischiose e, quindi, prese in considerazione in modo residuale dagli intermediari

    finanziari che, per contro, tendono a privilegiare investimenti caratterizzati da combinazioni

    rischio/rendimento pi favorevoli, anche solo per la maggiore disponibilit dinformazioni che le

    imprese pi grandi sono solite produrre.

    Le strutture finanziarie delle piccole imprese sono inoltre caratterizzate da elevati livelli di

    autofinanziamento.

    Il capitale di rischio rimane tendenzialmente concentrato nelle mani di uno o pochi detentori e rari

    sono i casi di allargamento della compagine societaria. Ci a ragione di due fattori: da un lato,

    almeno in Italia, non esiste un mercato dei capitali delle piccole imprese, salvo registrare da qualche

    tempo la presenza di taluni investitori istituzionali con possibilit di investire anche in piccole

    realt. Dallaltro lato, esiste un atteggiamento diffuso di chiusura mentale dei piccoli imprenditori i

    quali molto spesso non prendono nemmeno in considerazione la possibilit di allargare la

  • compagine societaria a soggetti esterni, sia per timore di subire interferenze nella conduzione

    aziendale, sia per timori di perdere progressivamente il controllo gestionale.

    COMPORTAMENTO FINANZIARIO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

    1) Carenze nella funzione finanziaria, funzione che spesso non viene percepita

    dallimprenditore come strategica, al pari della produzione o della funzione commerciale, ma che

    piuttosto viene vista e vissuta pi come fonte di preoccupazioni che di creazione di valore; oppure

    spesso assume caratteristiche durgenza quando si verificano crisi di liquidit o difficolt nel

    reperire nuove risorse per finanziare i programmi di investimento.

    2) Modesta propensione a progettare allinterno delle politiche aziendali un ruolo definito per

    la funzione finanziaria. Ci pu essere osservato in relazione a due parametri distinti: da un lato, le

    decisioni di finanziamento e la gestione dei rapporti con le banche sono prese dallo stesso

    imprenditore, spesso senza adeguata consultazione con la funzione amministrativa (quando esiste);

    dallaltro le tecniche di budget e di pianificazione finanziaria, necessarie anche per permettere

    unadeguata valutazione dellimpresa da parte di soggetti finanziatori, presentano un grado di

    diffusione piuttosto modesto.

    3) Il finanziamento dellimpresa - soprattutto per il credito agli investimenti - subordinato

    allesito positivo di un procedimento di valutazione che la banca effettua al fine di accertare il

    merito di credito dellimpresa e le sue capacit future di rimborso del prestito erogato. perci

    essenziale che limpresa riesca a fornire dei dati circa le proprie aspettative di crescita e che i dati

    forniti siano attendibili, al fine di un corretto giudizio riguardo alla sostenibilit del piano aziendale

    stesso. Tuttavia la prassi della pianificazione aziendale poco diffusa, in particolare nelle imprese

    pi piccole, penalizzate dagli eccessivi costi necessari alla sua realizzazione.

    4) Le piccole imprese presentano una sostanziale disattenzione al problema dellidentificazione

    dei servizi finanziari pi idonei a soddisfare con efficacia gli specifici fabbisogni. In questi termini

    non assume grande rilevanza la scelta della forma tecnica del prestito coerente con la struttura dei

    flussi finanziari dellimpresa; spesso anche molto approssimativa la stima della quantificazione

    dellimporto da finanziare.

    5) Le Pmi tendono a subire lofferta delle banche, acquistando servizi non necessariamente

    rispondenti alle loro esigenze; dallaltro lato, a livello di sistema, si riduce la possibilit di contenere

    lasimmetria informativa fra datori e prenditori di fondi, con conseguente allargamento dello spazio

    di soggettivit nella fissazione del costo del credito.

    6) La richiesta da parte della banche di garanzie reali oppure personali riduce la propensione

    della Pmi allinvestimento in attivit immateriali (ricerca, formazione, ecc), privilegiando invece

  • linvestimento in attivit tangibili (beni immobili e mobili) per conservare un sufficiente livello di

    liquidabilit, funzionale allottenimento del credito.

    7) Il maggior rischio imprenditoriale che caratterizza le Pmi e le difficolt per le banche di

    effettuare sia la valutazione dei rischi sia il loro monitoraggio, spinge le banche a praticare sui

    prestiti tassi mediamente elevati, con lobiettivo di tutelarsi dalle eventuali previsioni non corrette

    sullandamento delle attivit finanziate.

    FINANZIAMENTO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE IN ITALIA

    Le modalit di finanziamento delle piccole e medie imprese italiane presentano due caratteristiche

    di fondo: da un lato la prevalenza del ricorso al credito bancario, in special modo e soprattutto negli

    anni passati, a quello di breve termine; dallaltro lato la scarsa capitalizzazione ed elevato

    autofinanziamento.

    Il ricorso al credito a breve, interessando prevalentemente il soddisfacimento dei fabbisogni

    finanziari relativi alla copertura del capitale circolante (spesso sottoposto a forti tensioni), denota

    come la finanza d'impresa in Italia sia stata dominata dal ciclo commerciale e come il ruolo delle

    banche si sia limitato molto spesso ad assicurare la continuit nel tempo del sostegno finanziario

    alla gestione ordinaria delle imprese pi che a sostenerne prospetticamente percorsi strategici di

    crescita e sviluppo attraverso interventi di finanza straordinaria e di credito a medio lungo termine.

    La tabella che segue fa osservare che, rispetto alle imprese pi grandi, le Pmi si caratterizzano per

    una maggiore dipendenza dallindebitamento bancario e commerciale.

  • La preferenza per lindebitamento delle imprese minori pu essere interpretata alla luce di diverse

    considerazioni, molto diffuse tra gli imprenditori italiani. Questi riconoscono che il finanziamento

    con debito consente di mantenere stabile lassetto proprietario, ma anche di condividere il rischio di

    impresa con un finanziatore esterno, con il vantaggio, per limprenditore capace, di appropriarsi

    interamente degli utili che residuano dopo il pagamento degli interessi passivi.

    Lindebitamento bancario si presenta inoltre come uno strumento finanziario semplice, ideale per le

    imprese pi piccole che da sempre hanno dimostrato scarsa propensione e scarso interesse nei

    confronti di strumenti finanziari alternativi.

    Le piccole imprese, infine, godono di un apporto di capitale di rischio limitato e spesso non in linea

    con gli investimenti necessari al sostenimento delle iniziative imprenditoriali. Tale pochezza di

    capitali propri genera un elevato ricorso allindebitamento. Il che determina, oltre allovvio

    squilibrio finanziario, anche un impatto fortemente negativo sui risultati di gestione. Infatti,

    lindebitamento spesso assorbe in larga misura il margine prodotto e di conseguenza remunera i

    mezzi propri in maniera residuale e non consente politiche di autofinanziamento/capitalizzazione.

    La bassa capitalizzazione delle piccole imprese, con il ricorso a mezzi di terzi, ad alto costo, rischia

    di rappresentare un serio limite alle loro possibilit di sopravvivenza, soprattutto in un periodo,

    quale quello attuale, in cui la crescente competizione derivante dallapertura dei mercati, richiede

    sempre pi alle aziende, ingenti risorse per sostenere la propria crescita dimensionale ed investire in

    termini di innovazione di processo, di prodotto e di ingresso in nuovo mercati.

    Senza dimenticare che gli Accordi di Basilea hanno reso pi rigorosi i criteri di valutazione del

    merito di credito da parte della banche; pertanto le imprese con strutture finanziarie poco

    equilibrate, rischiano sempre pi di essere poste ai margini del circuito del credito, oppure di avere

    la possibilit di accedervi ma a condizioni svantaggiose. Si deve infatti considerare che un forte

    indebitamento si pu tradurre in condizioni sempre pi onerose di accesso al credito e alla difficolt

    anche di ricorrere al capitale di rischio, se non al prezzo di una maggiore remunerazione.

    RAPPORTO BANCA-IMPRESA

    Il rapporto tra banca e piccola-media impresa si caratterizza in Italia per una forte e reciproca

    diffidenza, che produce la resistenza ad una stretta collaborazione e ad una profonda trasparenza

    informativa.

    storicamente invalsa la procedura che limpresa italiana, soprattutto medio-piccola, per acquisire

    linee di credito debba ottenere laffidamento sulla base delle garanzie che in grado di offrire. In

    tale accezione, la valutazione del cosiddetto merito creditizio si profila, in concreto, in funzione

  • della mera solidit patrimoniale dellimpresa e delle garanzie collaterali fornite dallimprenditore,

    piuttosto che sulle sue potenzialit economiche e sulle prospettive di crescita future.

    Dal lato della banca, lelemento centrale del multiaffidamento costituito, dallobiettivo di

    perseguire il frazionamento dei rischi attraverso il frazionamento degli importi. Appare chiaro che

    se la singola banca fissa dei limiti alla concessione dei fidi alla singola impresa, automaticamente

    limporto medio delle operazioni si riduce e, di conseguenza, a parit di domanda e di ammontare

    complessivo dei prestiti, cresce il numero degli affidamenti. Ci consente alla banca di ampliare sia

    la diversificazione delle operazioni, sotto il profilo settoriale e geografico, sia il grado di

    ripartizione dei prestiti accrescendo la capacit di copertura dei rischi, economici e finanziari.

    Con riferimento allassetto complessivo delle relazioni fra banche e imprese, ne segue che il

    soddisfacimento del fabbisogno finanziario degli affidati ripartito fra pi banche. Attraverso

    unazione di questo genere, si rinuncia alla creazione di legami esclusivi con la clientela per

    favorire, al contrario, la proliferazione di rapporti su una pluralit di banche.

    Le piccole e medie imprese, da parte loro, hanno sostenuto la tecnica dei fidi multipli operando

    nella convinzione che il ricorso ad una pluralit di banche avrebbe consentito da un lato di mettere

    le banche stesse in concorrenza fruendo in questo modo di condizioni economiche favorevoli;

    dallaltro di mantenere quella sorta di riservatezza ed opacit, nei confronti delle banche, riguardo le

    politiche interne dellazienda, le proprie strategie, i dati contabili, trattenendo per se il massimo

    possibile dellinformazione.

    IL FINANZIAMENTO DELLE PMI TRAMITE CAPITALE DI RISCHIO

    Spesso le aziende, anche quelle di pi piccola dimensione, sono in grado di autofinanziarsi per

    sostenere una crescita normale o fisiologica, ma raramente lautofinanziamento da solo sufficiente

    per importanti programmi di investimento o, semplicemente, per far fronte alla gestione corrente.

    Cos, quando un imprenditore si trova a dover realizzare processi di crescita, di riorganizzazione

    degli assetti patrimoniali, di ristrutturazione dellattivit svolta, ecc. si pone il problema di come

    reperire le risorse finanziarie necessarie per il perfezionamento di tali operazioni. A questo

    proposito, le piccole e medie imprese possono ricorrere a distinte forme di reperimento di capitali:

    non solo il capitale di debito, ma anche il capitale di rischio.

    I canali tipicamente utilizzabili dalla piccola e media impresa per il reperimento di capitale di

    rischio, oltre al finanziamento da parte degli azionisti (aumenti di capitale interamente sottoscritti

    dai soci), sono:

    - Lingresso di nuovi soci;

    - Laccesso al mercato dei capitali tramite la quotazione su un mercato mobiliare.

  • Lingresso di nuovi soci pu avvenire tramite la ricerca di partner privati o industriali (con cui

    condividere gestione, amministrazione e profitti dazienda), per i quali linteresse prioritario

    entrare nel business specifico, oppure attraverso il ricorso a partner finanziari, interessati allazienda

    non tanto per il suo profilo operativo, quanto per il suo potenziale reddituale. Fra i partner finanziari

    emerge in particolare la figura degli investitori istituzionali nel capitale di rischio, cio soggetti che

    professionalmente assumono partecipazioni in imprese (di qualsiasi dimensione) con promettenti

    prospettive di sviluppo, per poi rivendere tali partecipazioni nel medio lungo termine, guadagnando

    sullincremento di valore.

    Dallatra parte, invece, il mercato mobiliare pu costituire, almeno in linea teorica e soprattutto nei

    Paesi dotati di sistemi finanziari evoluti, uno dei pi rilevanti canali di finanziamento delle imprese,

    e non solo per quelle di grande dimensione.

    Il ricorso al capitale di rischio nel nostro Paese da parte delle imprese di minore dimensione, non ha

    assunto ancora un ruolo chiave ed una massa critica tale da renderlo un canale di finanziamento

    realmente appetibile ed effettivamente utilizzato. Sia a causa della cultura ampiamente familiare

    dellimpresa italiana, sia a causa di uno sviluppo poco convincente del mercato dei capitali, il

    credito bancario rimane senza dubbio il principale canale di finanziamento per gran parte delle

    piccole e medie imprese italiane.

    LA GESTIONE DELLA TESORERIA NELLE PMI

    La gestione della tesoreria dellimpresa, nella sua configurazione essenziale, ha lobiettivo di

    ottimizzare i flussi di incasso e di pagamento con clienti e fornitori, di provvedere per quanto

    possibile anticipatamente alla copertura dei fabbisogni finanziari mediante il reperimento di capitale

    di debito e di gestire i rapporti operativi con le banche. La tesoreria, quindi, deve gestire il rischio di

    liquidit, ovvero il rischio che limpresa non riesca a far fronte a i propri impegni di pagamento a

    seguito dellimpossibilit di coprire lo sbilancio nei flussi finanziari aziendali mediante il ricorso al

    capitale di debito.

    La tesoreria aziendale nella media e piccola impresa spesso trascurata, e non raro riscontrare

    situazioni come:

    - Frequenti scoperti di c/c oltre il limite di fido;

    - Presenza di saldi negativi di c/c presso alcune banche con contemporanea presenza di

    liquidit presso altri istituti;

    - Assenza di qualunque forma di previsione, anche solo di qualche giorno, sullo sbilancio

    tra flussi in entrata e in uscita;

  • - Informazioni non aggiornate su fidi effettivamente attivabili (ricevute bancarie o fatture

    ancora disponibili per lanticipo);

    - Rilevazione solo al momento del pagamento dellinsufficienza dei fondi disponibili;

    - Permanenza costante di livelli di utilizzo di alcuni conti molto elevati rispetto

    allaffidamento;

    - Assenza di monitoraggio per singola banca sulla storia della quota di insoluti di effetti

    presentati allincasso.

    Questi fenomeni, a volte associati a quelli legati alla gestione operativa dellimpresa, possono

    generare delle crisi di liquidit, mettendo lazienda in posizione di debolezza nei confronti di tutto il

    sistema bancario, del sistema dei fornitori e dei dipendenti, e pu mettere a rischio la continuit

    aziendale anche in situazioni industrialmente sane.

    Questo tipo di carenze hanno diretto impatto sul peggioramento degli indicatori andamentali e, di

    conseguenza, sul rating assegnato allimpresa da parte delle banche e degli altri prestatori di

    finanziamenti (fornitori a credito, investitori, ecc.). In particolare nei confronti delle banche - ma

    non solo di esse - lazienda si vedrebbe assegnare un rating inferiore alle sue effettive possibilit e

    rischierebbe di scontare quanto meno un aumento del costo degli affidamenti, con ripercussioni

    anche gravi sulloperativit.

    La rilevanza dei dati andamentali rafforza lopportunit di adottare, anche in situazioni finanziarie

    non critiche, strumenti informativi di tesoreria finalizzati a evitare situazioni anomale, a evidenziare

    in anticipo situazioni di potenziale crisi di liquidit.

    A fronte della percezione diffusa che la tesoreria sia il punto cruciale per un equilibrio finanziario

    sano dellazienda, c per la realt di molte piccole e medie imprese dove questarea non

    presidiata sia per motivi storici e di mercato, sia perch manca una figura con le competenze

    specifiche necessarie (larea finanza si identifica con la contabilit ed gestita da personale che ha

    competenze ed approcci di tipo contabile).

    In queste aziende, che di solito sono piccole ma possono essere anche medie, prassi comune che

    nessuno sia in grado di tenere sotto controllo gli estratti conto bancari e la corretta applicazione

    delle condizioni concordate con la banca. Gli scoperti di conto corrente vengono gestiti a

    consuntivo e lazienda non in grado di prevedere neppure con pochi giorni di anticipo le necessit

    di cassa. In queste condizioni comune che i pagamenti ai fornitori vengano posticipati per evitare

    scoperti da cassa in carenza di adeguate forme tecniche di finanziamento. In questa realt i rapporti

    quotidiani con le banche sono curati prevalentemente da personale che non ha deleghe e

    competenze specifiche, i sistemi informativi sono costituiti da fogli elettronici o dal sistema

    contabile, manca una capacit gestionale articolata.

  • Nella piccole e medie imprese di propriet di un imprenditore o della sua famiglia, che non sono

    esposte direttamente al mercato dei capitali, la finanza coincide di fatto con la tesoreria. Dunque i

    benefici di una tesoreria ben organizzata sono rilevantissimi, a partire dal miglioramento delle

    condizioni bancarie prodotto dalla semplice attivit di riconciliazione degli estratti conto e di

    controllo delle commissioni e dei tassi applicati.

    GENERALITA SUL RISCHIO

    Il grafico che segue fornisce una illustrazione del concetto di incertezza, che si presenta quando gli

    effetti di un evento non sono noti e la distribuzione probabilistica quella massima (da 0 a 1).

    Secondo lo studioso Frank Knight la situazione di rischio si presenta quando gli effetti di un evento

    non sono noti, ma larea di probabilit conoscibili ex-ante (per esempio da 0,XX a 0,YY).

    Un evento rischioso ha una certa probabilit oggettiva di verificarsi; tuttavia limpatto che esso

    produce sui vari soggetti diverso e rilevante per ognuno di essi.

    Lalgoritmo che identifica il rischio il seguente:

    R = P x Vu x Val

  • P = probabilit che un fenomeno accada

    Vu = vulnerabilit del soggetto rispetto agli effetti legati al fenomeno

    Val = valore economico (o altro: immagine, ecc) degli effetti

    P esprime la probabilit oggettiva

    Vu e Val esprimono la maggiore o minore rilevanza soggettiva

    Nel binomio

    opportunit/rischio

    si muove lattivit economica

    resa incerta dalle condizioni di complessit

    In un contesto di complessit e incertezza, limpresa pu correre il rischio di non cogliere le

    opportunit di redditivit e di crescita, o addirittura di sopravvivenza.

    Limpegno fondamentale dellimprenditore e del manager quello di conoscere, analizzare e gestire

    i rischi dimpresa.

    Fine testo dispensa


Recommended