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DIALOGIKA E-BOOK Hillary Rettig
SMETTILA DI RIMANDARE E INIZIA
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Questo libro digitale fa parte del catalogo Edizioni Dialogika.
Contiene risorse essenziali per migliorare le proprie competenze in
ipnosi, counseling e altri ambiti della comunicazione efficace.
Puoi acquistare altri titoli su www.dialogika.it.
Buona lettura!
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SMETTILA DI RIMANDARE E INIZIA
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Titolo
SMETTILA DI RIMANDARE E INIZIA
Autore
Hillary Rettig
DIALOGIKA E-BOOK
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Avviso
Le informazioni in questo e-book vengono offerte senza alcuna
garanzia. Hanno aiutato molte persone, e mi auguro sinceramente
che aiutino anche te, ma non posso accettare la responsabilità di
ogni qualsiasi risultato negativo che senti di aver ottenuto usandole.
Se soffri di un problema di procrastinazione intrattabile, o di attacchi
di panico, di ansia, depressione, dipendenze o di ogni altra
condizione psicologica o fisiologica, per favore, cerca un aiuto
professionale prima di seguire i consigli qui contenuti. – Hillary
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CAPITOLO 1 - UN MATTINO PRESTO DI MAGGIO (O DI SETTEMBRE, O DI GENNAIO…) ........................................ 8 CAPITOLO 2 - LE COSE CHE CI SBALZANO FUORI DAL NOSTRO SENTIERO ................................................. 11 CAPITOLO 3 - DISPERAZIONE E SPERANZA ............... 18 CAPITOLO 4 - IL PROBLEMA CHE CREDI DI STARE RISOLVENDO ....................................................... 24 CAPITOLO 5 - IL PROBLEMA CHE DOVRESTI STARE RISOLVENDO ....................................................... 28 CAPITOLO 6 - PAURA I: INTRODUZIONE ALLA PAURA E LA PAURA DEL CAMBIAMENTO .................... 35 CAPITOLO 7 - PAURA II: LA PAURA DEL FALLIMENTO ............................................................. 39 CAPITOLO 8 - PAURA III: LA PAURA DEL SUCCESSO ................................................................ 44 CAPITOLO 9 - IL PURO FALLIMENTO E IL PURO SUCCESSO NON ESISTONO ............................ 47 CAPITOLO 10 - NON COMBINARE LA PAURA CON LA VERGOGNA ......................................................... 52 CAPITOLO 11 - LA PAURA CREA OSTACOLI AL SUCCESSO ........................................................................ 55 CAPITOLO 12 - LA COSA PIÙ IMPORTANTE CHE DEVI SAPERE SUI TUOI OSTACOLI ................................ 59 CAPITOLO 13 - NON-OSTACOLI ...................................... 63 CAPITOLO 14 - ATTENZIONE AI MITI CHE PROMUOVONO E GIUSTIFICANO IL FALLIMENTO ....... 67
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CAPITOLO 15 - PERFEZIONISMO .................................... 70 CAPITOLO 16 - NEGATIVITÀ ............................................ 79 CAPITOLO 17 - NEGATIVITÀ II ......................................... 91 CAPITOLO 18 - IPERSENSIBILITÀ ................................... 98 CAPITOLO 19 - PANICO: L’AMPLIFICATORE DELLA PAURA ................................................................. 108 CAPITOLO 20 - SOLUZIONE FALSA I ........................... 115 CAPITOLO 21 - SOLUZIONI FALSE II E III ..................... 123 CAPITOLO 22 - SOLUZIONI FALSE IV ........................... 128 CAPITOLO 23 - SOLUZIONE I......................................... 132 CAPITOLO 24 - PRATICARE I TRE COMPORTAMENTI PRODUTTIVI ..................................................................... 135 CAPITOLO 25 - CINQUE CONSIGLI PER IL SUCCESSO144 CAPITOLO 26 - SOLUZIONE II........................................ 148 CAPITOLO 27 - STRUMENTI PER IL CAMBIAMENTO I: IL DIARIO .......................................................................... 164 CAPITOLO 28 - STRUMENTI PER IL CAMBIAMENTO II: TERAPIA E CURA DI SÉ ................................................. 169 CAPITOLO 29 - STRUMENTI PER IL CAMBIAMENTO: UN GRUPPO DI SOSTEGNO........................................... 175 CAPITOLO 30 - TROVARE E COLTIVARE MENTORI ... 181 CAPITOLO 31 - LA SOLUZIONE DEFINITIVA (SOLUZIONE III) PER GESTIRE LE TUE PAURE: SVILUPPARE UNA PERSONALITÀ POTENZIATA ........ 191 CAPITOLO 32 - QUELLO CHE FANNO LE PERSONE POTENZIATE .................................................................... 195
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Allora, ecco quello che succede.
Hai un programma – diciamo, svegliarti alle 7, fare la doccia, vestirti
e fare colazione per le 8; essere alla scrivania, al cavalletto o sul
posto di lavoro per le 9; lavorare tre ore; fare esercizio nella pausa
pranzo; mangiare una salutare insalata alla tua scrivania; lavorare
altre quattro ore; andare a casa; cenare con il partner; lavorare altre
due ore a sera; e poi infilarti a letto con un buon libro.
Ma non segui il piano.
Magari ti svegli tardi – alle 8, alle 9 o… a mezzogiorno! Il
programma finisce nella spazzatura prima ancora di iniziare.
O, magari, impieghi non una ma tre ore per arrivare alla tua
scrivania. E poi, una volta che ci sei, passi da una a tre ore
leggendo il giornale, navigando sul web, e facendo telefonate
personali.
O, magari, quando arriva l’ora di pranzo, non fai esercizio, e al posto
dell’insalata mangi un gigantesco sandwich – e poi passi il resto del
pomeriggio sentendoti assonnato e non combini molto. Etc.
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Rimandare avviene quando vieni sbalzato fuori dal “sentiero” che
avevi programmato per te stesso in quel giorno. Voglio dire, inizi la
giornata con un piano, ma in qualche modo, per l’ora di andare a
letto, non hai portato a termine qualcuna o nessuna delle cose che
intendevi fare.
Esistono altre definizioni di rimandare, ma mi piace la mia, perché
riflette il concetto che in ogni momento stai scegliendo se rimanere
sul tuo sentiero (o programma) o abbandonarlo. La sfida di vincere
sul rimandare è la sfida di resistere alla tentazione di abbandonare il
tuo sentiero. È anche la sfida di sconfiggere i blocchi, dato che un
blocco è davvero un problema di procrastinazione in corso che dura
settimane, mesi, anni o decenni.
Questo e-book ti aiuterà a capire cosa ti porta ad abbandonare il tuo
sentiero quotidiano, e cosa puoi fare per rimanere su di esso. Offre
non una, ma tre soluzioni già sperimentate alla procrastinazione. Ho
usato io stessa queste soluzioni con grande successo, così come
molti dei miei studenti e clienti di coaching. Inoltre, queste soluzioni
funzionano velocemente. Gli studenti che le applicano corrono verso
i loro obiettivi come frecce, anche se sono rimasti bloccati per anni.
Spiegherò perché è così più avanti nell’e-book. Per adesso, rilassati
e continua a leggere, e stai sicuro che, prima di terminare la lettura,
ti accorgerai di avere molto più potere per sconfiggere
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definitivamente il tuo problema di procrastinazione e vivere la vita
felice e produttiva che hai sempre desiderato.
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Diciamo che hai programmato di essere al tuo computer per
lavorare a un progetto alle 10 di un lunedì mattina, ma non è così.
Perché no? La risposta può essere una delle seguenti:
Ti sei alzato tardi.
Hai litigato con il tuo partner la sera precedente e continui a
rivivere il litigio nella mente.
Sei troppo stanco – il caffè non ha ancora iniziato a fare effetto.
Sei troppo su di giri – hai bevuto troppo caffè e non riesci e a
sedere tranquillo.
Sei distratto dal tempo – è una bellissima giornata e vorresti fare
una passeggiata o un giro in bici.
Sei distratto dal tempo – è terribile e deprimente.
Hai ricevuto una telefonata (o una e-mail o un messaggio
istantaneo) da un amico depresso (ma non in crisi) che ha
bisogno di parlare.
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Hai ricevuto una telefonata (o una e-mail o un messaggio
istantaneo) da un amico che è felice e vuole condividere le buone
notizie con te.
Stai leggendo il giornale – ogni singola parola.
Stai navigando o facendo acquisti sul web.
Stai giocando a solitario.
Hai appena realizzato che è molto importante lavorare a qualche
altro progetto.
Oppure, se lavori da casa:
Hai acceso la TV per un minuto e hai visto che il tuo attore
preferito veniva intervistato e hai deciso di guardare l’intervista.
Hai appena capito che devi assolutamente fare la lavatrice!
Questi sono esempi tipici delle cose che ti possono sbalzare fuori
dal sentiero. È solo una lista parziale, naturalmente – probabilmente
puoi aggiungere molti altri elementi. Ci sono probabilmente centinaia
di “intoppi” potenziali che possono portarti fuori dal sentiero.
Una cosa importante da notare è che, mentre alcuni di questi intoppi
sembrano “buoni” o “degni” (come manifestare comprensione per il
tuo amico infelice o fare la lavatrice), e alcuni sembrano “cattivi” o
“frivoli” (come giocare a solitario), sono tutti ugualmente inaccettabili
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per quanto riguarda lo sconfiggere la tua abitudine di rimandare.
Dovrai imparare a resistere alla tentazione di farti prendere da
attività che non sono in programma, non importa quanto importanti o
virtuose appaiano al momento. L’unica eccezione, naturalmente,
sono le emergenze, per cui intendo attività che non possono essere
rimandate senza fare del male a te o agli altri. Ma anche con
un’emergenza, dopo che l’hai affrontata, chiediti se era possibile
prevenirla facendo piani migliori, e se qualcun altro poteva gestirla.
Se hai un obiettivo ambizioso, è molto importante imparare a
minimizzare il numero di emergenze prevenibili nella tua vita e
imparare a delegare quanto più possibile.
Sembra che io stia tenendo una linea dura, ed è così. Devo farlo,
perché i procrastinatori sono spesso abili nel razionalizzare le loro
distrazioni. Ovviamente, se qualcuno è malato o inabile in altro
modo, dobbiamo aiutarlo, ma in quale misura? Non è sempre
chiaro, e molti procrastinatori giudicano male, sacrificando troppo
del loro tempo personale per aiutare gli altri, persino quando questi
non sono troppo nel bisogno o quando è disponibile qualcun altro ad
aiutarli. Identificare questo problema potrebbe essere difficile, e
molto di più risolverlo, perché il sentimento (meritatamente) virtuoso
che uno ottiene dall’aiutare gli altri spesso bilancia il senso di colpa
che la procrastinazione normalmente provoca.
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Quando inizi a guardare ai tuoi impegni dal punto di vista di
qualcuno che è determinato ad avere successo nel suo sogno
ambizioso – cioè, qualcuno che deve usare il suo tempo in modo
ottimale – appaiono spesso soluzioni fresche per dilemmi
precedentemente irrisolvibili. Così, per esempio:
I tuoi genitori anziani potrebbero trovare con facilità qualcun altro
per curare il prato e andare a prendere la spesa – come un altro
membro della famiglia o il ragazzo che vive più giù lungo la strada
e ha bisogno di guadagnare qualche soldo. Oppure,
Il tuo partner e i tuoi figli potrebbero sopravvivere per qualche
sera ogni settimana con le cene a portar via (o cucinando il loro
stesso cibo!). Oppure,
Il tuo amico che ha bisogno di molto sostegno potrebbe trovare
altre persone – amici o persino professionisti, come un terapeuta
– per avere aiuto.
Se non avessi un sogno ambizioso che stai inseguendo al di là di
tutte le richieste quotidiane della vita, allora forse potresti cavartela
con il tagliare il prato, cucinare tutti i pasti e parlare per ore tutti i
giorni con il tuo amico. Ma una volta che confessi di avere un sogno
ambizioso, essenzialmente stai dichiarando che sarai molto
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esigente ed egoista sul modo in cui trascorrerai il tuo tempo, perché
hai bisogno di dedicare quanto più tempo possibile al tuo sogno.
Questo contrasta direttamente con la maggior parte delle persone,
che lasciano che gli altri – inclusi coloro che amano, gli amici, i
vicini, i colleghi e la società – controllino il loro tempo al posto loro.
Quasi tutti i sognatori ambiziosi, per esempio, devono ridurre il
tempo che trascorrono in tediose faccende casalinghe quasi a zero,
in modo da poter usare il tempo e l’energia ricavati per lavorare sul
loro sogno. Okay, se ti piace fare giardinaggio e senti che nutre la
tua anima, allora non smettere. Ma la lavatrice? Sistemare il cortile?
Lavare il pavimento? Stare in fila al supermercato? Per quanto ti sia
possibile, trova qualcun altro per farlo. Manda i panni sporchi a una
lavanderia professionale, assumi qualcuno per mantenere in ordine
il giardino (o fallo fare al tuo partner o ai tuoi figli), compra un robot
che pulisca i pavimenti, e fatti consegnare a casa la spesa. Se ti
sembra strano fare delle cose come queste, ti passerà: ridurre il tuo
carico di lavoro casalingo è un investimento per te stesso. Inoltre,
non è realistico pensare di trascorrere il tempo allo stesso modo dei
sognatori non ambiziosi e riuscire lo stesso a realizzare il tuo sogno
ambizioso.
Ciò non significa che devi abbandonare la tua famiglia o i tuoi amici.
Significa solo che stai investendo il tempo con giudizio. Anche se
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non tagli il prato dei tuoi genitori, per esempio, puoi sempre
accompagnarli alle loro visite mediche: è un’attività molto più
importante che costituisce probabilmente un uso migliore del tuo
tempo. E anche se non cucini la cena con le tue mani tutte le sere,
puoi sempre farlo un paio di volte la settimana. E anche se non
riuscirai a parlare con il tuo amico per ore tutti i giorni, potrai sempre
essere disponibile per lui nei momenti di vero bisogno.
Potrebbe fare paura trovarsi a cambiare i termini delle nostre
interazioni con qualcuno, specialmente se ci abbiamo interagito in
un certo modo per anni (e ancor più specialmente se ci hanno
insegnato a subordinare i nostri bisogni a quelli degli altri, come
avviene in particolare per molte donne). Le persone spesso
reagiscono male quando diciamo che non possiamo fare tanto
quanto prima per loro, o trascorrere altrettanto tempo con loro, come
abbiamo fatto in passato. Spesso, tuttavia, se ci prendiamo il tempo
per condividere la nostra situazione, i nostri sogni e le nostre
necessità, esse sono sorprendentemente comprensive e ansiose di
aiutare. Perciò, non dire semplicemente alle persone che sarai
meno disponibile – spiega perché, e chiedi il loro sostegno e aiuto.
Se, dopo aver condiviso la tua storia, alcune persone non saranno
ancora comprensive, o saranno attivamente ostili, la cosa è triste,
ma è un problema comune. Ecco perché le persone di successo
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imparano a dire “no” e anche a prendere le distanze da persone che
non danno appoggio o che sono dannose, anche nel caso siano
parenti.
Qualunque quantità di tempo decidi di trascorrere aiutando gli altri,
dovresti inserirla nel tuo programma settimanale o mensile. Dovresti
anche inserire del tempo per il tuo relax e per imprevisti ed
emergenze. Molte persone pensano che la gestione del tempo
consista nell’infilare quante più cose possibile nel proprio
programma, ma non è così. Ha a che fare con togliere il più
possibile dal tuo programma, in modo che tu possa lavorare a un
ritmo giusto e non stressante sui tuoi obiettivi importanti.
Per riassumere: qualunque cosa ti sbalzi fuori dal tuo sentiero che
non sia un’emergenza imprevedibile è procrastinazione, non importa
quanto importante possa apparire sul momento.
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La maggior parte dei procrastinatori si dice cose come: “Sono pigro.
Sono indisciplinato. Sono un fallimento. Non ho speranze. Non ho
forza di volontà. Non avrò mai successo in niente”.
Molti artisti, attivisti e altri sognatori ambiziosi portano l’abuso di sé
ancora oltre, incorniciando il loro rimandare come un difetto morale:
“Sono un venduto, non mi impegno e sono superficiale”.
Molti procrastinatori conducono una doppia vita, fingendo di essere
felici e produttivi, quando realmente si sentono assediati. Le loro
lamentele sui loro incredibili carichi di lavoro, l’abilità a lavorare sotto
pressione, e il bisogno costante di fare le notti in bianco sono
spesso solo coperture per la vergogna e la disperazione; e spesso,
quando le cose diventano davvero calde – quando stanno per
mancare una scadenza importante, rivelando in questo modo la loro
vera e “vergognosa” natura – se la danno a gambe, abbandonano il
progetto, il corso, il lavoro, la relazione e altri impegni.
Spesso, i procrastinatori si deprimono non appena si svegliano al
mattino o quasi, perché sanno che quel giorno sono destinati a
procrastinare. La procrastinazione può anche essere molto
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confusiva. All’ora di andare a dormire, guardi indietro al giorno
trascorso e non sai dove è andato a finire il tempo. Ricordi di aver
letto le notizie, di aver bevuto un caffè con i colleghi, di aver
guardato la TV e di aver navigato su internet, ma queste attività non
possono aver riempito un giorno intero, no? Ma, naturalmente, lo
hanno fatto. È quello che intendeva Charles Dickens in David
Copperfield, quando faceva dire al Signor Macawber che la
procrastinazione è “ladra del tempo”. A un procrastinatore sembra
davvero che il tempo gli sia stato rubato.
Se un problema di procrastinazione è abbastanza serio, o dura
abbastanza a lungo, è spesso chiamato un “blocco”, come nel
“blocco dello scrittore”. Chiunque può essere bloccato, e molte
persone, forse la maggior parte, lo sono. A volte, i blocchi durano
per settimane o mesi, ma spesso, tragicamente, durano per anni,
decenni e persino tutta la vita. Essere bloccato è una delle
sensazioni peggiori al mondo; porta alcune persone alla
disperazione assoluta.
Aspetta – Buone notizie!
Ma aspetta – non c’è bisogno di vergognarsi o di disperarsi! Quando
uno dei miei studenti confessa di avere un problema di
procrastinazione, mi congratulo. Sì, mi congratulo. Ecco perché:
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La procrastinazione è un problema che affligge le persone
ambiziose. Se non mi credi, fai una ricerca su internet sulla
procrastinazione: troverai link a centinaia di pagine che ti danno
consigli su come non rimandare quando scrivi un romanzo o la
tesi, quando segui un programma di fitness, o quando cerchi
lavoro. Queste sono tutte imprese ambiziose, e le persone che le
intraprendono dovrebbero essere ammirate anche quando
procrastinano.
Tutti i procrastinatori, non importa quanto frustrati, possono
dichiarare di aver realizzato qualcosa: non hanno rinunciato al
loro sogno. Se lo avessero fatto, non sarebbero preoccupati
perché rimandano.
Mantenere salda la presa su un sogno ambizioso nonostante le
proprie paure e, spesso, nonostante lo scoraggiamento e la
disapprovazione da parte di chi ci sta intorno e da parte della
società stessa, richiede visione, impegno e coraggio. Così, invece di
vedere il tuo problema di procrastinazione come un difetto di cui
vergognarti, prova invece a vederlo come un simbolo di qualcosa di
grande dentro di te. Sì, hai del lavoro da fare per realizzare il tuo
pieno potenziale – ma chi non ce l’ha? Perlomeno tu continui a farti
avanti e combattere per una giusta causa.
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Un’altra ragione per non sentirti abbattuto riguardo al tuo problema
di procrastinazione è il fatto che praticamente chiunque rimanda.
Sin da quando mi sono interessata alla procrastinazione, alcuni anni
fa, mi sono posta come regola quella di domandare a molte delle
persone con cui parlo se rimandano o no. L’ho domandato a
persone estremamente di successo e a persone che avevano meno
successo, persone con carriere lunghe e stabili e persone appena
agli inizi.
E indovina un po’? Ho incontrato solo una o due persone che hanno
detto di non aver mai rimandato. Perciò, praticamente chiunque ha
dei giorni in cui viene sbalzato via dal sentiero. Tutti hanno degli
obiettivi – spesso, gli obiettivi più vicini e cari al loro cuore – verso
cui non fanno progressi tanto velocemente quanto vorrebbero. È
vero che le persone di successo tendono a rimandare meno di
quelle che non hanno successo – credo che questa sia la cosa che
li rende di successo – ma a volte lo fanno anche loro.
Questo libro è scritto in modo specifico per artisti, attivisti,
imprenditori, studiosi e altri sognatori ambiziosi. Questi gruppi sono
particolarmente inclini alla procrastinazione? Forse. Come il grande
scrittore e insegnante John Gardner diceva nel suo libro Il mestiere
dello scrittore:
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“In teoria non c’è ragione per cui una persona dovrebbe avere [il
blocco dello scrittore], se uno capisce che scrivere, dopo tutto, è
solo scrittura, né qualcosa per cui una persona dovrebbe sentirsi
profondamente in colpa, né qualcosa di cui dovrebbe sentirsi
estremamente orgogliosa. Se i bambini riescono a costruire castelli
di sabbia senza avere il blocco del costruttore di castelli di sabbia, e
i preti riescono a pregare per il malato senza avere il blocco della
santità, lo scrittore che ama il suo lavoro e se ne inorgoglisce con
misura non dovrebbe mai essere assillato dal blocco dello scrittore.
Ma, ahimè, nulla è semplice. Le qualità fondamentali che in primo
luogo rendono una persona uno scrittore contribuiscono al blocco:
ipersensibilità, cocciutaggine, essere incontentabile, e così via.”
Gardner considera queste caratteristiche delle virtù, e così anch’io.
(Quello che lui chiama “ipersensibilità”, tuttavia, io lo chiamo
“sensibilità”. Definisco l’ipersensibilità in modo differente e la vedo
come un problema, come discusso nel capitolo 18.)
Non dimentichiamo inoltre che il sognatore ambizioso sceglie di
inseguire degli obiettivi eccezionalmente difficili – altrimenti, sarebbe
un sognatore senza pretese, no? “La vita ordinaria è una roba
piuttosto complessa”, dice lo scrittore Harvey Pekar, ma oltre alle
complessità della vita ordinaria, i sognatori ambiziosi possono
aspettarsi di dover fronteggiare dei rischi economici (se non la
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probabile povertà), rischio e rifiuto emotivo, mancanza di sostegno
dalla famiglia e/o dalla società e condizioni di lavoro stressanti. E
questo non prende neanche in considerazione le difficoltà insite
nell’obiettivo in sé – per esempio, la necessità dell’artista di
perfezionare e vendere la sua opera, o quella dello studioso di finire
la sua tesi. Molte persone rifuggono da questo tipo di stress, e io, da
parte mia, non posso biasimarli. Il problema, tuttavia, è che così
facendo, essi rifuggono anche dai loro sogni. Ogni volta che
insegno, ricordo ai miei studenti – che spesso si vergognano
profondamente del loro problema di procrastinazione – delle tante
persone che hanno abbandonato i loro sogni. Tutti condividiamo un
momento di tristezza per queste persone, e poi mi congratulo
silenziosamente con i miei studenti per la perseveranza che
mostrano verso i propri sogni nonostante tutte le difficoltà e gli
ostacoli.
Allo stesso modo mi congratulo con te.
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Guarda, sei una persona intelligente. Una persona creativa. Una
persona che si impegna. Sono piuttosto sicuro, di tutto questo, o
non saresti un sognatore ambizioso, e né staresti leggendo questo
e-book.
Allora, perché non riesci a risolvere un piccolo problema di
procrastinazione?
Se sei come molti dei miei studenti, quella domanda ti ha tormentato
per anni. Una delle cose più frustranti sulla procrastinazione è che
appare come il problema più semplice al mondo da risolvere –
“Lavora più sodo, Sallie!” – quando in realtà è uno dei più difficili.
In realtà, non è proprio vero. Ogni problema è difficile da risolvere,
se non lo stai davvero risolvendo.
Eh?
Voglio dire: l’unico modo per risolvere un problema è risolverlo. Se
provi a risolvere un problema ricorrendo ad azioni pensate per
risolvere qualche altro problema, o azioni pensate per non risolvere
nessun problema, ma invece per mantenere lo status quo, allora sei
destinato a fallire. (Perché qualcuno che procrastina, ed è quindi
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reso infelice da questo, vuole mantenere lo status quo? Vedi il
capitolo 5.) Puoi provare con tutte le tue forze, chiamando a raccolta
tutto il tuo potere mentale, tutta la creatività e la passione che puoi
radunare, e non risolverai mai il problema.
Ha senso, no? Ecco come si applica al tuo problema di
procrastinazione:
Probabilmente pensi che la radice del problema che causa la tua
procrastinazione sia la pigrizia, la mancanza di disciplina, la
mancanza di forza di volontà, l’immaturità, la mancanza di impegno
o qualche altro simile difetto del carattere.
Ma indovina un po’? Molto probabilmente non è nessuno di questi.
Prima di tutto, la maggior parte dei procrastinatori non sono – ripeto,
non sono – pigri, indisciplinati, etc. Infatti, la maggior parte tende ad
essere dinamico in aree diverse da quella in cui procrastinano. Una
delle torture peculiari della procrastinazione è che spesso siamo
produttivi in aree delle nostre vite diverse da quelle più vicine al
nostro cuore.
Secondo – e me lo sentirai dire molte volte, perché è molto
importante – applicare etichette negative come “pigro” o
“indisciplinato” a te stesso è, da un punto di vista di risoluzione del
problema, peggio che inutile. Non solo queste etichette male
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identificano il problema, in realtà rendono la situazione peggiore,
minando la sicurezza in te stesso e predisponendoti al fallimento.
Come discusso nel capitolo 20, genitori, insegnanti, coach e mentori
sanno tutti che le critiche, la vergogna e la colpa non ispirano al
cambiamento positivo. Piuttosto, incoraggiamento e lode per ogni
piccolo passo compiuto sono la strada da seguire. E non vale solo
per i bambini, è vero per chiunque ad ogni età.
Inoltre, il campo della “psicologia delle aspettative” ci ha mostrato
che le persone spesso vivono all’altezza o no delle etichette che gli
altri danno loro; a tal punto che se qualcuno ti chiama ripetutamente,
o chiami te stesso ripetutamente, pigro e svogliato, molto
probabilmente ti adatterai a quella etichetta. Avrò molte più cose da
dire sulle etichette nel capitolo 17, ma nel frattempo – smettila di
appiccicarti etichette negative!
Pensi a te stesso come a una persona pigra e svogliata? In un libro
intitolato I bambini non sono pigri, l’esperto di difficoltà di
apprendimento Mel Levine, M.D., discute quanti casi di “pigrizia”
possono essere fatti risalire a difficoltà di apprendimento non
diagnosticate e non curate, a insegnanti fallimentari, a problemi fisici
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come una pessima vista o un cattivo controllo motorio, un ambiente
fisico inadeguato, o una vita familiare caotica. Una volta che queste
cause sono state diagnosticate e affrontate, la presupposta “pigrizia”
di una persona spesso svanisce. L’approccio di Levine sottolinea
quanto sia importante caratterizzare al modo giusto il problema di
procrastinazione.
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“Più spesso che no, risolvere un problema è un esercizio piuttosto triviale – una
volta che sappiamo qual è il problema.” – Gause e Weinberg, Are Your Lights
On? How to Figure Out What the Problem REALLY Is.
Trattare la procrastinazione come un sintomo di pigrizia o di
mancanza di disciplina non funziona, perché queste non sono le
cause della procrastinazione. Piuttosto, ne sono i sintomi, proprio
come la procrastinazione in sé è un sintomo, di un problema più
profondo. Quel problema di solito è:
1. Non ti hanno mai insegnato le abitudini del lavoro produttivo. Dato
che la natura odia i vuoti, ciò probabilmente significa che invece
hai imparato le abitudini “di base” della bassa produttività o della
non produttività. Ciò risulta in quella che io chiamo
Procrastinazione Basata sul Comportamento. Oppure,
2. Paura: del cambiamento, del successo, del fallimento, etc. Ciò
risulta in quello che io chiamo Procrastinazione Basata sulla
Paura.
Spesso le persone soffrono di entrambe.
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La Procrastinazione Basata sul Comportamento è un problema
relativamente semplice da definire e da risolvere, e lo farò a partire
dal capitolo 23.
La Procrastinazione Basata sulla Paura è più complessa. Steven
Pressfield, nel suo eccellente libro The War of Art, descrive la
Resistenza (il termine con cui chiama la procrastinazione) come:
“Invisibile… interna… insidiosa… implacabile… impersonale…
infallibile… universale”. Ha assolutamente ragione. A differenza
della Procrastinazione Basata sul Comportamento, che di solito è
causata dalla mancanza di informazioni o di training, la
Procrastinazione Basata sulla Paura è causata dalla paura, come
dice il nome. La paura è sfortunatamente una grande forza nella vita
di molte persone; è spesso una reazione razionale, se non ottimale,
alle difficoltà e agli eventi stressanti della vita e di un sentiero
ambizioso.
Lo scopo della Procrastinazione Basata sulla Paura
La Procrastinazione Basata sulla Paura (PBP) non è una cattiva
abitudine qualsiasi: essa ha uno scopo, che è quello di mantenerti
bloccato al tuo corrente livello di realizzazione, cosicché tu non
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debba affrontare le conseguenze terribili del fare progressi verso il
tuo obiettivo.
Se sei uno scrittore, un artista o uno studente, la PBP ti assicura
che o di non iniziare mai un lavoro, o di non finirlo mai. Ciò, in
cambio, ti aiuta ad evitare che il tuo lavoro venga giudicato e
possibilmente rifiutato. O giudicato e accettato, cosa che magari
all’inizio dà una sensazione migliore del rifiuto, ma che può
portare i suoi problemi e i suoi stress, come discuto nel capitolo 8.
Se sei un attivista, la PBP ti aiuta ad assicurarti di non fare affatto
attivismo o di non farlo bene. Per esempio, potrebbe portarti ad
interagire con persone che condividono già la tua visione – il
tristemente famoso problema della “camera di riverberazione”. Ciò
in cambio ti aiuta ad evitare che i tuoi punti di vista, e magari
anche te stesso, veniate rifiutati. O ti aiuta ad evitare che il tuo
punto di vista venga accettato, nel qual caso ti troverai davanti
nuove sfide e responsabilità.
Se sei un imprenditore, la PBP ti aiuta ad assicurarti o di non
iniziare mai il tuo business, o di passare il tuo tempo facendo il
lavoro sbagliato, o nessun lavoro. Ciò in cambio ti aiuta ad evitare
il compito spaventoso delle vendite e il conseguente rischio di
essere rifiutato. Oppure, la PBP ti aiuta ad evitare le conseguenze
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paurose e stressanti di un business di successo, incluso un carico
di lavoro maggiore e più dipendenti da gestire.
Se sei in una relazione infelice, la PBP ti aiuta ad assicurarti che
non la chiuderai mai. Ciò in cambio ti aiuta ad evitare i rischi della
solitudine, del declino economico (se il tuo partner mantiene il tuo
stile di vita), il rifiuto di potenziali nuovi amanti, o una relazione
peggiore nel futuro. Oppure, se la relazione è recuperabile, la
PBP ti aiuta ad assicurarti di non andare a fare terapia di coppia o
di non prendere delle misure positive, aiutandoti così ad evitare la
vulnerabilità e i rischi inerenti alla vera intimità.
Se sei bloccato in un lavoro pessimo, la PBP ti aiuta ad assicurarti
o di non cercare mai un nuovo lavoro, o di cercarlo senza risultati.
Ciò in cambio ti aiuta ad evitare di dover fare una puntigliosa
ricerca di lavoro (un’esperienza molto stressante per la maggior
parte delle persone), il possibile rifiuto, o la possibilità che ti trovi
invischiato in un lavoro ancora peggiore. Oppure, ti aiuta ad
evitare le conseguenze del successo, incluso trovare un lavoro
che potrebbe essere migliore sotto molti aspetti, ma che
implicherebbe maggiori responsabilità e stress.
La natura sfuggente della Procrastinazione Basata sulla Paura
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Ricordi tutti gli “intoppi” di cui abbiamo parlato nel capitolo 2 –
telefonate personali, giornali, navigare su internet, rimuginare sulle
relazioni o sul tempo, etc.? Come adesso sai, non sono le vere
cause della tua procrastinazione – la causa è la paura – ma sono le
attività a cui ci dedichiamo quando abbiamo paura, e servono a
distrarci sia dalla paura che dalla consapevolezza colpevole che
stiamo procrastinando. La procrastinazione possiede, infatti, una
grande abilità a mascherare se stessa: quella è una delle sue armi
più potenti. Che male potrebbe venire dal parlare con Jane per altri
dieci minuti, specialmente visto che sta avendo una tale
giornataccia?, ci diciamo. Oppure: Wow, il tappeto del soggiorno è
davvero sporco! Ci vorranno solo pochi minuti con l’aspirapolvere…
Oppure: Oh, c’è il mio attore preferito in quel programma, non farà
male a nessuno se guardo per qualche minuto. Oppure: Non ha
senso neanche iniziare, se non ho preso il caffè. Suona tutto così
plausibile, il che è perché la procrastinazione, specialmente dopo
che l’abbiamo praticata per anni o decenni, ha una presa tanto forte
su di noi.
Al suo massimo di insidiosità, la procrastinazione si mostra con
l’aspetto di un mare di comportamenti produttivi solo in apparenza,
che richiedono molto tempo e ti danno l’illusione del progresso, ma
che non ti portano più vicino ai tuoi obiettivi. Perciò trascorri molto
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tempo facendo cose relativamente senza importanza per il tuo
lavoro, ma non vai realmente fuori a fare la cosa più importante di
tutte, vendere. Oppure, trascorri molto tempo leggendo riviste di arte
e visitando gallerie, ma non dipingi mai davvero. Oppure, continui a
fare ricerche per il tuo romanzo o per la tua tesi, ma non inizi mai a
scrivere – o continui a riscrivere lo stesso capitolo continuamente.
Questo tipo di falsa produttività è spesso esacerbato dal
perfezionismo, una delle quattro abitudini principali della
procrastinazione e, quindi, uno dei quattro principali “ostacoli” che i
procrastinatori devono superare per riuscire a fare il loro lavoro. (Gli
altri tre sono negatività, ipersensibilità e panico.) Discuto questi
ostacoli a fondo in questo e-book, a partire dal capitolo 15.
E non dimentichiamo l’altro prezioso strumento della
procrastinazione: la sua abilità a “rubare il tempo”. Così, passi il
giorno a navigare sul web, a mandare sms, ad ascoltare la musica,
a giocare ai video game e a bighellonare con gli amici – o in
alternativa, a fare lavori di casa, a fare compere, a fare pisolini e a
guardare la TV – e poi, all’improvviso, sono le 10 di sera e non hai
fatto niente del tuo lavoro importante.
Tutto questo si aggiunge alla cosa che Pressfield descrive in modo
appropriato come “invisibile… interna… insidiosa… implacabile…”.
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Ci tiene bloccati – infelici, certo, ma almeno protetti e al sicuro dalla
possibilità di soffrire ancora di più.
È chiaro che, per sconfiggere la procrastinazione, dobbiamo capire
di più sulle nostre paure e sulle nostre risposte a quelle paure. Ecco
perché i capitoli seguenti trattano l’argomento della paura e le sue
cause e manifestazioni tipiche.
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“I nostri migliori organizzatori… immersi nelle tenebre non perché fosse di moda
o perché fossero orgogliosi possessori di una teoria che assicurasse loro di
essere destinati a vincere, ma perché avevano deciso di superare la paura,
punto.” – Todd Gitlin, Letters to a Young Activist
La paura in sé non é una cosa negativa – può aiutarci a tirarci fuori
dai guai. Proprio come era nell’interesse dei nostri lontani antenati
essere impauriti dai territori in cui era più probabile trovare dei
predatori, è nel nostro interesse essere spaventati dalle situazioni
rischiose.
Il problema sorge quando le nostre paure sono eccessive, irrazionali
oppure un impedimento alla nostra crescita e al nostro successo –
oppure, quando rispondiamo alla paura in modo non ottimale, per
esempio procrastinando. La paura è una delle emozioni più forti: gli
scienziati credono persino che esista un tipo di sistema di
segnalazione precoce nell’amigdala (la parte del cervello che
governa le emozioni) che ci permette di provare paura prima di
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diventare consapevoli della cosa di cui abbiamo paura. Ha senso:
se un leopardo sta per mangiarti, è una buona idea provare paura, e
reagire a quella paura, il più velocemente possibile.
Questo sistema di segnalazione precoce potrebbe essere la ragione
per cui la paura è un problema talmente difficile da superare, e
perché può essere così limitante. È difficile fare qualunque cosa
quando hai paura, tranne provare a scappare dalla cosa che ti
terrorizza.
Se hai provato più volte e senza successo a spezzare la tua
abitudine di procrastinazione, allora ci sono buone probabilità che la
paura sia al cuore del tuo fallimento. Inoltre, ci sono poche
probabilità che tu faccia molti progressi a meno che prima di tutto
non ti occupi della tua paura. La buona notizia è che, una volta che
lo fai, i progressi possono avvenire molto velocemente!
Sotto, e nei prossimi capitoli, esamineremo le tre paure più comuni
al cuore della procrastinazione: la paura del cambiamento, la paura
del fallimento e la paura del successo.
La paura del cambiamento
Una differenza chiave tra le persone che hanno successo e quelle
che non ce l’hanno è che le persone di successo iniziano e
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controllano di più i cambiamenti nelle loro vite. Decidono dove
vogliono essere oggi, questa settimana, questo mese, l’anno
prossimo, dieci anni da adesso, e trent’anni da adesso, e compiono
azioni pensate per realizzare quel risultato. Le persone che non
hanno successo tendono ad essere più passive: prendono ciò che la
vita, e le altre persone, passano loro, e di conseguenza conducono
vite spesso infelici e amareggiate.
Ovviamente, qualcuno che ha paura di cambiare avrà più difficoltà a
iniziare e controllare il cambiamento. Quella persona potrebbe
essere super prudente e persino pessimista: persone del tipo “non
svegliare il can che dorme”, “il diavolo che conosci è migliore del
diavolo che non conosci”, “non aggiustare quello che non è rotto”.
Inoltre, potrebbe avere buone ragioni per quell’assetto mentale: le
persone che provengono da scenari difficili e di privazione, per
esempio, imparano spesso lezioni di questi tipo. Ma non é un
assetto mentale che favorisce le probabilità di arrivare al successo
in una qualsiasi impresa ambiziosa.
Come sognatori ambiziosi, dobbiamo lavorare sulla nostra paura del
cambiamento anche più della maggior parte delle altre persone.
Questo è vero in particolare per gli attivisti, la cui vocazione è tutta
al cambiamento. Per citare Gandhi, dobbiamo “diventare il
cambiamento che vogliamo vedere”. Confucio è d’accordo: “Per
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mettere ordine nel mondo, dobbiamo prima mettere ordine nella
nazione, dobbiamo mettere ordine nella famiglia, dobbiamo coltivare
la nostra vita personale; e per coltivare la nostra vita personale,
dobbiamo prima mettere a posto i nostri cuori”.
Per realizzare i tuoi obiettivi, devi superare la paura del
cambiamento.
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“Devi avere il coraggio di fallire:” – L’attivista politico russo ed ex campione
mondiale di scacchi, Garry Kasparov
Garry Kasparov è uno dei miei eroi: un ex campione di scacchi che,
dopo essersi ritirato, non si è accontentato di adagiarsi sugli allori,
ma ha dedicato se stesso a combattere coraggiosamente per
riportare la democrazia in una Russia sempre più autoritaria. Non
viene spesso negli Stati Uniti, perciò è stato un piacere per me
sentirlo parlare di recente in una chiesa di Cambridge,
Massachusetts. La chiesa era zeppa di più di un migliaio di persone
– la metà, sembrava, proveniente dall’Europa dell’Est, e l’altra metà
composta da giovani nerd con in mano libri sugli scacchi che
volevano che lui autografasse. Ha parlato delle dinamiche del
successo, e il punto principale che continuava a venire fuori era:
“Dovete avere il coraggio di fallire”. Ha anche detto: “Ho vinto
centinaia di partite… e ne ho perse migliaia”.
Sono tornata a casa pensando che non è possibile diventare il
campione del mondo di scacchi senza essere super competitivo e
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senza odiare la sconfitta con tutto il cuore, eppure Kasparov parlava
delle sue migliaia di sconfitte – per esempio i fallimenti – e come
queste fossero essenziali al successo.
Se un uomo del genere tanto avverso al fallimento può avere il
coraggio di fallire, allora posso averlo anch’io – e allora puoi averlo
anche tu. Specialmente se capisci cos’è davvero il fallimento.
Se un’azione che compiamo porta il risultato che desideriamo, o uno
ancora migliore, lo chiamiamo un “successo”. Altrimenti, lo
chiamiamo un “fallimento”. Il problema si presenta quando ci
identifichiamo in maniera eccessiva con il nostro progetto, fondendo
la sua riuscita o il suo fallimento con i nostri come esseri umani.
Sfortunatamente, molte persone, e in particolare molti
procrastinatori, lo fanno continuamente. Così, quando il nostro
progetto riesce con successo, non diciamo semplicemente a noi
stessi: “Wow! Sono stato bravo!”, ma diciamo: “Sono un grande,
intelligentissimo, il re del mondo!”. E di frequente ci sentiamo
davvero così, almeno per un po’.
Ora, non ho problemi con questa cosa. La maggior parte delle
persone trascorre troppo tempo a criticare se stessa, per non
parlare delle critiche degli altri, e le farebbero bene un po’ di lodi
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extra. Più sono, meglio è, per quanto mi riguarda: solo, tienitele per
te, così da non alienare gli altri.
No, il problema non è quando i nostri progetti vanno in porto; è
quando falliscono. Allora accade il contrario, e non diciamo
semplicemente a noi stessi: “Sfiga! Immagino che dovrò fare meglio
la prossima volta”, ma: “Sono perdente. Come ho fatto a pensare di
essere in grado di avere un business? I miei genitori avevano
ragione, sono pigro e stupido”. Tali pensieri negativi sono invalidanti,
e in molti casi siamo così terrorizzati dalla prospettiva che siano
corretti, di essere davvero degli stupidi perdenti, che non tentiamo
neanche a realizzare i nostri sogni.
Come dice Steven Pressfield in The War of Art: “La Resistenza sa
che un compositore dilettante non scriverà mai la sua sinfonia
perché investe troppo nel suo successo ed è troppo spaventato dal
suo fallimento. Il dilettante lo prende così sul serio da rimanere
paralizzato”.
Molti procrastinatori, infatti, fanno anche peggio: si prendono
comodamente il merito dei loro fallimenti, ma non dei successi.
Così, il fallimento è causato dalle limitazioni e dall’inadeguatezza
proprie della persona, mentre il successo è dovuto alla fortuna o alla
natura presumibilmente “triviale” della sfida. (Se il procrastinatore
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riesce con successo, dopo tutto, deve essere triviale.) Puoi
immaginare un atteggiamento più invalidante?
La maggior parte dei bambini non ha questo problema. Quando la
sua torre di mattoncini crolla, un bambino piange e dice: “È
crollata!”, non: “Ho fallito!”. Magari dà la colpa ai mattoncini stessi, o
a qualche altro bambino che si è avvicinato troppo alla sua torre, il
che è la ragione per cui la sua delusione molto probabilmente sarà
solo temporanea e riuscirà a tornare a giocare con i mattoncini
felicemente e con sicurezza il giorno dopo.
A un certo punto, tutti dobbiamo imparare a prenderci le
responsabilità per i nostri fallimenti e guardare con obiettività alle
nostre limitazioni personali. I bambini cresciuti con gentilezza e
intelligenza diventano adulti capaci di superare i momenti di difficoltà
che riescono a farlo senza giudicare se stessi troppo duramente.
Molti di noi, tuttavia, non sono stati trattati così gentilmente dai loro
genitori e dalle altre persone, e, come risultato, non riescono a
trattenersi dall’autocritica severa. Ciò ci fa sentire pietrificati davanti
alla possibilità del fallimento e quindi incapaci di correre i rischi
appropriati. E così rimaniamo paralizzati:
Non lasciamo un lavoro cattivo sperando di trovarne uno
migliore.
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Non chiudiamo una relazione deleteria sperando di averne
una migliore.
Non ci imbarchiamo in progetti ambiziosi, oppure non
portiamo a termine i progetti che iniziamo.
Non ci trasferiamo in un luogo nuovo e più interessante.
In breve, rimaniamo bloccati nelle nostre abitudini.
Data la natura sfuggente della procrastinazione, naturalmente, di
solito non diciamo a noi stessi di essere bloccati nelle nostre
abitudini. Al contrario, solitamente ci diciamo che ci stiamo
impegnando con tutte le nostre forze a lasciare il lavoro, a chiudere
la relazione, ecc., ma semplicemente non facciamo un buon lavoro.
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La paura del fallimento è un concetto intuitivo – a nessuno piace
fallire. Ma che dire della paura del successo? Come può qualcuno
avere paura del successo?
Prendete questo in considerazione: il fallimento, almeno, ha la virtù
di lasciarci solitamente nello stesso punto da cui siamo partiti. Il
successo, al contrario, ci porta in un luogo nuovo e sconosciuto. E
questo fa paura.
Inoltre, il luogo nuovo con ogni probabilità è più animato, più
complicato, più difficile, più disorientante e meno comodo del luogo
che ci siamo lasciati alle spalle:
Finisci la tua tesi e dovrai confrontarti col giudizio della
commissione, per non parlare dei capricci del mondo lavorativo
accademico.
Tieni una campagna di attivismo con successo e ti troverai con
ancora più lavoro da fare. Come scrive Saul Alinsky in Rules for
Radicals: “Nel mondo così com’è, la soluzione di un problema ne
crea inevitabilmente altri”.
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Trova un nuovo lavoro e dovrai gestire un nuovo set di relazioni,
informazioni e abilità.
Inizia una nuova relazione e metti il tuo cuore a rischio
Il successo viene sempre insieme a una nuova possibilità di
fallimento. Non c’è garanzia, in fondo, che tu riesca a superare le
nuove sfide; e potresti cadere rovinosamente.
Il successo ti mette poi sulla linea di tiro. Gli artisti e gli studiosi si
trovano a dover far giudicare il loro lavoro a degli esperti e, a volte,
alla comunità più ampia. E un attivista che riesce in una campagna,
con ogni probabilità diventerà un bersaglio della parte avversa.
Infine, e magari è la cosa più difficile, il tuo successo può provocare
il risentimento e persino l’ostilità da parte della famiglia e degli amici
che non sostengono i tuoi obiettivi, o che rimangono bloccati nei
propri limiti. Non sottovalutare questo punto: il rifiuto e l’alienazione
da parte dei propri cari sono una conseguenza del successo molto
comune e spesso molto dolorosa.
Il successo in altre parole è stressante e a volte lo è molto. I bambini
cresciuti con gentilezza e intelligenza diventano adulti capaci di
superare i momenti difficili che riescono a gestire lo stress, ma molti
di noi non sono stati trattati con tanta dolcezza dai genitori e dalle
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altre persone, e non ci riescono. E così, non proviamo neanche ad
avere successo.
Se il successo è così rischioso e stressante, perché darsi da fare
per raggiungerlo? Ne Il mestiere dello scrittore, John Gardner dice:
“Niente è più duro che essere un vero scrittore, a meno che non sia
tutto ciò che una persona vuole essere, nel qual caso, sebbene
diventare un vero scrittore sia duro, tutto il resto è ancora più duro”.
Vale lo stesso per tutti i tipi di sognatori ambiziosi.
Ad un livello più prosaico, il successo di solito porta ricompense
monetarie – persino per l’attivista, che alla fine può avere la
possibilità di ottenere un lavoro a tempo pieno nel suo movimento.
Ci sono allora i benefici sociali e spirituali del successo: una delle
migliori situazioni in cui qualcuno può trovarsi è quella di essere
parte di una comunità di sognatori ambiziosi e di successo. Perciò,
mentre la tua nuova vita piena di successo può essere più frenetica
e stressante di quella vecchia, essa sarà anche più ricca (in ogni
senso), più interessante e più appagante. I tuoi nuovi amici e
colleghi non solo ti sosterranno in tempi difficili, ma ti
incoraggeranno durante la tua salita alle vette del successo e della
felicità.
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Qualche anno fa durante il boom tecnologico della fine degli Anni
Novanta, ho aperto un business high tech nel quale, nel giro di tre
anni, ho riversato fino all’ultimo centesimo dei miei risparmi. Ciò
rappresentò un duro colpo dal punto di vista finanziario per la mia
famiglia. Ma il business non decollò mai e, guardando indietro, vedo
bene che non decollò mai a causa degli errori che avevo
commesso.
Il business era un fallimento?
A volte sembrava proprio così. Quando il denaro finì e sono stata
costretta a trovarmi un lavoro, ero molto depressa – e chi poteva
biasimarmi? Dopo tutto, pochi mesi prima visualizzavo me stessa
come un titano della new economy. Adesso sbarcavo il lunario come
business coach in un’agenzia non profit.
Ma indovina un po’: non lo vedo più come un fallimento.
Innanzitutto, ho imparato moltissimo da quel fallimento nel business
– così tanto che scherzando chiamo questa esperienza il mio
master.
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Secondo, il lavoro di coaching che avevo accettato per disperazione
si rivelò una delle migliori esperienze della mia vita, e cambiò la mia
vita in meglio in molti modi. Venne fuori che me la cavavo meglio nel
coaching che nella maggior parte delle attività che avevo provato
per guadagnarmi da vivere, aiutavo molte persone e anche i miei
studenti e i miei colleghi si rivelarono alcune delle persone più
incredibili e ispiratrici che ho mai avuto il privilegio di conoscere.
Come risultato dell’aiutare le persone a superare i loro problemi e
blocchi quotidianamente, mi sono trovata ad attraversare un periodo
di crescita personale e apprendimento rapidi. E riuscivo persino, con
un tipo straordinario di alchimia da coach, a trasformare il mio
“fallimento” nel business, insieme a precedenti successi nel
business, in un utile nutrimento per le mie classi e per i miei
coaching, ricavando in questo modo del valore reale e duraturo da
un’esperienza che all’epoca appariva come un puro fallimento.
Infine, la catena di eventi innescata dal mio “fallimento” del business
portò alla stesura e alla pubblicazione del mio primo libro, The
Lifelong Activist, e del mio nuovo, eccezionale – e sostenibile –
business di coaching e speaking.
Allora, il mio business è stato un fallimento? Solo nel senso più
ristretto.
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Steven Pressfield racconta una storia eccezionale sul fallimento in
The War of Art. Dopo aver provato per diciassette anni a sfondare
nel mondo del cinema, scrisse finalmente una sceneggiatura che
venne prodotta, per un film intitolato King Kong Lives. (Se non ne
hai sentito parlare, puoi immaginare il resto della storia…).
“Eravamo certi che potesse essere un campione d’incassi”, scrive.
Lui e i suoi colleghi organizzarono un party per la premiere.
Nessuno venne al party, tuttavia, e il giorno dopo le recensioni
erano feroci. Pressfield scrive: “Ero a pezzi. Eccomi qui, a
quarantadue anni, divorziato, senza figli, avevo rinunciato a tutte le
normali carriere umane per inseguire il sogni di fare lo scrittore…
sono un perdente, un ipocrita; la mia vita non ha valore, e nemmeno
io”. Ad ogni modo, un amico saggio lo riportò in carreggiata
dicendogli: “Sii felice. Sei dove volevi essere, no? Stai incassando
alcuni colpi. È questo il prezzo da pagare per stare nell’arena e non
a bordo campo. Smetti di lamentarti e sii grato”.
Una morale per la storia di Pressfield, e per la mia, è che non esiste
una cosa come il puro successo e il puto fallimento. Ogni
esperienza, incluso il mio business e King Kong Lives, sono un
misto dei due. (Ora sai perché spesso metto le parole “fallimento” e
“successo” tra virgolette in questo e-book.) Certamente, il successo
è migliore del fallimento, ma la maggior parte dei successi contiene
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alcuni elementi del compromesso o del fallimento, e la maggior
parte dei fallimenti contiene alcuni elementi del successo, anche se
quegli elementi potrebbero non essere subito evidenti. Così, la linea
tra i due non è poi così definita come molte persone pensano.
Nessun rimpianto
Facendo coaching, mi imbatto regolarmente in persone che provano
una profonda vergogna per alcune – o per molte – delle loro azioni
del passato. A volte il “peccato” è aver abbandonato l’università,
mentre altre volte è rimanere in una relazione violenta, aver passato
la giovinezza ubriaco o drogato, o aver commesso un crimine (o dei
crimini). Spesso, il “peccato” è qualcosa che la maggior parte degli
astanti considererebbe relativamente minore, o neppure un peccato
– come la mia studentessa che ha dovuto abbandonare il lavoro di
volontariato alla sua chiesa quando suo figlio si è ammalato.
(Sembra impossibile, ma si vergognava profondamente di questo.)
Molte persone sono piene di vergogna per cose che hanno fatto in
passato, quando erano adolescenti o addirittura bambini, o per cose
che gli altri hanno fatto a loro.
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E in molti dei casi che vedo, la vergogna e i rimorsi tengono le
persone come “congelate” e incapaci di fare progressi verso i loro
obiettivi.
La vergogna, il senso di colpa, il rimpianto e il rimorso sono
emozioni tossiche e inutili. L’unica reazione giusta ai tuoi errori
è imparare da essi, impegnarti per assicurarti di non
commetterli di nuovo, scusarti in tutti i modi che puoi con le
persone a cui hai fatto del male e passare oltre. Ogni altra cosa
– vergogna, senso di colpa, rimpianto e rimorso – non
porteranno a nulla, e anzi possono portare a pericolose forme
di procrastinazione.
Sicuro, potrei scegliere di rimuginare sui molti errori che ho
commesso nel mio business, per non parlare di tutti i soldi che ho
perso. Ma ciò a cosa porterebbe esattamente? (Non è una domanda
retorica, pensaci davvero.) Una volta che la lezione importante è
imparata, e hai chiesto scusa nel miglior modo possibile, è ora di
passare oltre.
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Nella mia esperienza, molte persone, e soprattutto molti uomini, si
vergognano delle loro paure. Le vedono come cose sconvenienti e
segni.
Non sono d’accordo. Come umani, siamo soggetti alla morte, alla
malattia, alla delusione, alla perdita, ad avere il cuore spezzato, ai
disastri naturali e umani, tra molte altre sofferenze. La paura è, per
come la vedo io, una reazione totalmente ragionevole a questa
realtà.
Poi ci sono le molte difficoltà, i molti rischi e rifiuti della vita
ambiziosa, sia che essa coinvolga l’arte, gli studi, l’attivismo,
l’imprenditoria o qualunque altro obiettivo. Questi rischi e queste
difficoltà ti danno ulteriori ragioni per avere paura.
In altre parole, per parafrasare la vecchia battuta attivista sullo
scandalo: “Se non hai paura, allora non hai fatto attenzione”.
Perciò, smetti di incolparti per le tue paure e inizia a porti questa
domanda, invece: “Come dovrei reagire alle mie paure?”.
Steven Pressfield racconta come l’attore Henry Fonda avesse
sofferto di terribili attacchi di paura da palcoscenico per tutta la sua
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carriera. Anzi, si innervosiva così tanto da vomitare prima di ogni
esibizione sul palco o di ogni ripresa. È andato avanti così per
quarant’anni.
E ogni volta, dopo aver vomitato, procedeva ad esibirsi.
Ecco come si reagisce alla paura: non lasciando che essa ti
paralizzi, e non sprecando tempo a incolparti per essa, ma facendo
il tuo lavoro e facendo progressi verso i tuoi obiettivi.
Esercizio: Provare la paura senza la vergogna
Prendi due o tre incarichi che hai rimandato e per ognuno scrivi una
lista di conseguenze negative che deriverebbero dal loro
completamento. Se, per esempio, hai rimandato una visita dal
dottore, la tua lista potrebbe includere “Mi costerà 100 €”, “Mi farà
un’iniezione” e “Potrebbe scoprire qualcosa di molto grave”.
Dopo aver fatto questo esercizio, possono accadere due cose:
Potresti accorgerti che stai diventando sempre più comprensivo e
tollerante verso la tua procrastinazione (“Non mi stupisco di
continuare a rimandarlo!”). È una reazione molto migliore rispetto
a criticare te stesso o incolparti.
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Scrivendo gli aspetti negativi, potresti sdrammatizzarli, in modo
che facciano meno paura. Potresti persino trovarti motivato a farti
forza e terminare il compito. Se questo è il caso, fallo! Ma non
sentirti abbattuto se non provi quella motivazione, o se questa
svanisce velocemente e torni a sentirti di nuovo bloccato.
Qualunque cosa fai, non punirti perché hai paure e ansie.
Chiunque le ha, incluse le persone estremamente di successo che
spesso consciamente o inconsciamente sviluppano abilità e
strategie per gestire le paure e le ansie. Ecco ciò che imparerai a
fare nei capitoli seguenti di questo e-book.
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Come detto in precedenza, una delle tattiche preferite dalla
Procrastinazione Basata sulla Paura è di mascherarsi mimando la
produttività. Fa così, solitamente, per generare uno dei quattro
caratteristici comportamenti anti-produttivi: perfezionismo,
negatività, ipersensibilità e panico. Chiamo questi i Quattro Grandi
Ostacoli, dato che molto frequentemente questi sono i blocchi
stradali tra i procrastinatori e i loro obiettivi. La maggior parte dei
procrastinatori sono inclini ad almeno uno di essi, e molti sono inclini
a tutti e quattro, così ne parlerò in dettaglio a partire dal capitolo 15.
Il panico merita una menzione speciale. Non è veramente un
ostacolo di per sé, ma funge da “amplificatore” di un ostacolo,
gonfiando a dismisura le tue paure e aumentando le tue probabilità
di rifugiarti in comportamenti controproducenti. Il compito di
sconfiggere la Procrastinazione Basata sulla Paura è
fondamentalmente il compito di superare il panico, in modo che
quando fai esperienza di una situazione di paura, dubbio o
disagio, non vieni sopraffatto da esso e non vieni sbalzato via
dal sentiero.
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Ci sono anche due altre categorie di ostacoli che non sono di per sé
basati sulla paura, ma che si presentano spesso insieme ai Quattro
Grandi Ostacoli.
I primi sono gli Ostacoli Logistici, che sono causati da semplice
ignoranza. Per esempio:
Mancanza di una missione o di un sentiero per il successo
chiaramente definiti.
Mancanza di gestione del tempo.
Mancanza di preparazione, abilità, risorse e/o strutture.
Mancanza di mentori o di altri sostegni.
In altre parole, o non sai quello che si suppone tu debba fare, o ti
mancano le abilità e le risorse per farlo. Una tipica persona che
soffre a causa di ostacoli logistici potrebbe essere il proprietario di
un business che non sa di dover spendere almeno metà del suo
tempo facendo marketing e vendite, e così passa il tempo in compiti
meno importanti. Un altro esempio sarebbe quello di qualcuno che
sta scrivendo la tesi di dottorato e che prova ad affrontare questo
grosso progetto oltre ai normali impegni giornalieri, invece di ripulire
senza pietà la sua agenda per creare il tempo e le energie di cui ha
bisogno per completarlo.
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Le soluzioni comuni agli ostacoli logici: fare una gestione del
compito e del tempo, organizzare il tuo ufficio, comprare nuova
attrezzatura, seguire corsi e organizzare delle sedute regolari con
mentori.
Una volta che ti impegni a superare un ostacolo logico, spesso non
è difficile farlo. Se hai problemi a superare i tuoi – se ti sembra di
non avere la “forza di volontà” per far funzionare la soluzione, o non
riesci neanche a trovare il tempo per pensare al problema – allora
probabilmente soffri anche di procrastinazione basata sulla paura.
(Questo è il caso della maggior parte delle persone.) Probabilmente
dovrai affrontare prima la paura, usare le tecniche descritte più
avanti in questo e-book, prima di poter passare ad aggiustamenti
logistici più superficiali.
Ci sono anche quelli che io chiamo Ostacoli Situazionali, che
coinvolgono altre persone o altre circostanze al di fuori del tuo pieno
controllo. Un lavoro giornaliero duro, grosse responsabilità familiari
e un partner che non ti offre sostegno sono ostacoli situazionali.
Così lo sono la disabilità o i problemi di salute gravi.
Gli ostacoli situazionali sono spesso i più difficili da superare. Le loro
soluzioni spesso implicano grandissimi cambiamenti di vita, come
cambiare lavoro, chiudere una relazione, cambiare lo stile di vita,
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compromettere l’obiettivo tanto caro di una persona, o impegnarsi
nella terapia di coppia o individuale. Come gli ostacoli logistici, gli
ostacoli situazionali avvengono spesso insieme alla
procrastinazione basata sulla paura, e così per prima cosa dovrai
affrontare almeno una parte delle tue paure prima di poter iniziare a
modificare con successo la tua situazione. Ma anche dopo averlo
fatto, ti trovi ancora a dover affrontare alcune circostanze molto
difficili.
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La cosa più importante che devi sapere sui tuoi ostacoli è che tutti
possono essere superati.
Non importa chi sei, come sei stato cresciuto, qual è la tua razza,
religione, nazionalità o sesso, o quanto soldi hai. Tutti i tuoi ostacoli
possono esser superati. Potrebbe non essere divertente. Potrebbero
volerci mesi, anni o persino decenni. Potrebbe volerci tempo e
denaro. Ma si può fare.
Le tue abitudini di perfezionismo, negatività, ipersensibilità e panico
possono essere superate.
I tuoi ostacoli logistici – mancanza di preparazione, di informazione,
di sostegno – possono essere superati.
I tuoi ostacoli situazionali – lavoro brutto, cattive relazioni, disabilità
o malattia cronica – possono essere superati, almeno in parte.
Lo ripeterò: TUTTI i tuoi ostacoli possono essere superati.
Per “superati” intendo eliminati, minimizzati o compensati. Potresti
avere una disabilità con cui devi convivere, o aver fatto esperienza
di una perdita terribile il cui dolore non passerà mai del tutto. Ma
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puoi sempre impegnarti a minimizzare l’effetto negativo della tua
sfortuna sul tuo successo futuro. Uno dei miei eroi in questo caso è
Christopher Reeve, l’attore rimasto paralizzato dal collo in giù a
causa di un incidente a cavallo. Voleva suicidarsi subito dopo
l’incidente e dopo si è trovato incapace persino di respirare senza
l’aiuto di un respiratore, si è ripreso per diventare un famoso attivista
e autore che forniva speranza, aiuto e ispirazione a milioni di
persone in tutto il mondo.
È vero, Reeve era una stella del cinema con certi vantaggi. Diamo
allora un’occhiata a Viktor Frankl, un medico comune e non famoso,
imprigionato ad Auschwitz e in altri campi di concentramento
durante la Seconda Guerra Mondiale. Più avanti scrisse un best
seller basato sulla sua esperienza, Uno psicologo nei lager, in cui
riporta che persino nei campi di concentramento: “Era possibile
approfondire la vita spirituale… L’intensificazione della vita interiore
aiutava il prigioniero a trovare rifugio dal vuoto, dalla desolazione e
dalla povertà spirituale della sua esistenza”. In un passaggio
incredibile, Frankl descrive come, nel mezzo di una terribile marcia
forzata notturna, avesse richiamato alla mente il ricordo della
moglie, che non vedeva da anni, e come questo ricordo gli avesse
portato pace:
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“Capisco in che modo un uomo che non ha più niente al mondo
possa ancora conoscere la beatitudine, sia essa solo per un breve
istante, nella contemplazione della sua amata. In una posizione di
massima desolazione, quando un uomo non può esprimersi con
azioni positive, quando la sua unica realizzazione può consistere nel
resistere alle sue sofferenze nel modo giusto – un modo onorevole –
in tale posizione un uomo può, attraverso la contemplazione
amorevole dell’immagine che porta con sé della sua amata,
raggiungere l’appagamento”.
(Frankl più tardi venne a sapere che la moglie era morta a Bergen-
Belsen nel 1945.)
Frankl ci insegna che, persino nel bel mezzo della peggiore
oppressione, possiamo mantenere un certo controllo sui pensieri e
spingerli verso una direzione positiva – e che facendo questo
possiamo aumentare le nostre possibilità non solo di avere
successo, ma anche di sopravvivere.
Ho detto che tutti i tuoi ostacoli possono essere superati? Quello
che voglio davvero dire è che tutti i tuoi ostacoli devono essere
superati. Perché, davvero, quale altra scelta hai? Fallire nel tentativo
di superare i tuoi ostacoli porta a una vita di amarezza e potenziale
sprecato.
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Il processo di superare i tuoi ostacoli è la vera essenza del viaggio
umano. Se procrastini da molto tempo, sei probabilmente
demoralizzato e hai perso di vista i tuoi punti di forza, i tuoi talenti e
le tue virtù. Una volta che hai smesso di scappare via dai tuoi
ostacoli e hai iniziato a darti da fare per superarli, vorrai indietro
quelle qualità e probabilmente ne scoprirai di nuove. Questo
processo di richiamo e crescita è una delle esperienze più
eccezionali e gioiose della vita.
Ricorda: tutti i tuoi ostacoli possono essere superati.
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Spesso i miei studenti sollevano punti come quelli illustrati sotto per
spiegare il loro fallimento nel perseguire, o nel fare progressi verso, i
loro sogni ambiziosi:
“Non ho abbastanza denaro.”
“Non ho tempo.”
“Non ho un mezzo di trasporto/una una stanza libera in casa
mia/un computer/etc.”
Non avere qualcosa che ti serve per aver successo, come denaro,
tempo, o un mezzo di trasporto, non è un ostacolo: è un problema
risolvibile.
Quindi, inizia a risolverlo.
Messo alle strette, il mio studente “senza” denaro può venire fuori
con un piano per abbassare le sue spese quotidiane, lasciandosi più
denaro con il quale inseguire il suo sogno. Con l’aiuto dei suoi
mentori, può anche pensare a modi in cui può realizzare il suo
sogno con un costo minore. Se vuole iniziare un business, per
esempio, può mettere su un ufficio a casa invece di affittarne uno
fuori, e arredarlo con mobili usati e di poco prezzo. Se ha bisogno di
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attrezzature o altri oggetti che non può permettersi, può organizzare
un baratto, o chiedere un prestito per avviare una società con un
basso interesse.
Abbassare le tue spese di vita è sempre una buona idea, dato che
non solo ti lascia con più denaro, ma spesso crea più tempo.
Potrebbe, per esempio, permetterti di mantenerti con un lavoro part-
time durante il giorno – che è il sentiero che molti sognatori
ambiziosi prendono quando i loro sogni non li sostengono
finanziariamente. Persino lavorando quattro giorni la settimana,
invece che cinque, può fare una grande differenza! Oppure, se devi
avere un lavoro full-time, abbassare le tue spese può permetterti di
accettare un lavoro meno pagato, ma più semplice (come uno con
tempo flessibile, a breve distanza, e un carico di lavoro più leggero),
invece di un lavoro che paga di più ma che è più duro e che
estingue il tuo tempo e le tue energie.
E per il mio studente senza tempo? Può usare le tecniche di
gestione del tempo per vedere se riesce a recuperare anche solo
qualche ora nel suo programma settimanale. (A proposito, la
maggior parte delle persone ci riesce.) E può venir fuori con un
piano per spezzare il suo grande progetto in unità più piccole che il
suo programma può gestire meglio.
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E il mio studente “senza” un mezzo di trasporto? Quando viene
messa alle strette, si ricorda che esistono mezzi pubblici che
coprono il suo tragitto, che c’è un amico che può prestarle l’auto, o
che di tanto in tanto può prendere un taxi senza andare in
bancarotta.
Due cose da notare, da questi esempi:
1) Le soluzioni dei problemi erano piuttosto semplici e persino, con il
senno di poi, ovvie. Le soluzioni di solito lo sono, una volta che
smetti di inquietarti e inizi davvero a cercarle (Vedi il capitolo 22).
Ricorda: concentrati sulla soluzione, non sul problema.
2) Molte delle soluzioni sono, come dice il mio amico tecnico, “non
ottimali”. A poche persone piace dover fare tagli alle proprie spese,
procurarsi dei mobili usati invece che nuovi, o impegnarsi in lunghe
corse in autobus tutti i giorni. Ma qual è l’alternativa? Puoi rimanere
seduto e sperare di vincere la lotteria o che al contrario quella cosa
cambierà magicamente, ma la speranza, come dicono, non è una
strategia. Il compromesso e i sacrifici detti sopra sono, anzi, quelli
tipici che le persone ambiziose fanno per realizzare i loro obiettivi.
Tutto intorno a te le persone li stanno facendo, e senza lamentarsi,
nella speranza un giorno di vivere più felici e più appagati.
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Una differenza chiave tra le persone di successo e quelle non
di successo è che le prime spesso vedono gli ostacoli come
piccoli inconvenienti o sfide eccitanti, mentre le altre spesso
vedono quegli stessi ostacoli come enormi e insormontabili.
Il modo in cui vedi i tuoi ostacoli avrà molto peso nel determinare
quanto successo avrai. È un discorso superficiale, ma vero: il tuo
atteggiamento determina la tua altezza.
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Un altro gruppo di ostacoli che i sognatori ambiziosi affrontano sono
i molti miti accondiscendenti e minanti che promuovono e
giustificano il loro cattivo funzionamento e la loro infelicità. Gli artisti,
per esempio, sentono frequentemente messaggi del genere, sia dai
loro “nemici” che dai “sostenitori”:
“Si deve soffrire per essere un grande artista: se sei felice, devi
essere superficiale o non disposto ad impegnarti”.
“La povertà è un segno di virtù e di impegno alla propria arte:
guadagnare denaro è vendersi”.
“L’arte va bene quando sei giovane, ma quando ti troverai un
vero lavoro?”.
Anche gli attivisti ascoltano messaggi distruttivi:
“Non puoi avere una vita personale – c’è troppo lavoro da fare”.
“Se sei felice, devi essere una persona superficiale e che non si
impegna. Come puoi essere felice con tanta sofferenza nel
mondo?”.
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“La povertà è un segno di virtù e impegno alla propria causa:
guadagnare denaro è vendersi”.
“Gli attivisti sono dei sognatori ingenui. L’attivismo passa
diventando adulti”.
Per gli imprenditori è un po’ più facile, dato che la nostra società
perlomeno finge di celebrare lo spirito imprenditoriale. Ciò che
tipicamente celebra, tuttavia, è una visione superficiale, idealizzata e
glamour di esso che ha poco a che fare con la realtà. Spesso, i
media giocano sul “successo nel giro di una notte” facile e
spettacolare, o le storie “dalle stalle alle stelle” che sono molto
lontane dalla norma. I media tendono anche a togliere valore alle
lotte o ai fallimenti, tranne quelli che possono essere usati per dare
un contrasto affascinante a un successo spettacolare, e per togliere
enfasi al ruolo della fortuna nel successo negli affari (ne parlerò
ancora nel capitolo 20).
Gli accademici di solito non soffrono dello stesso tipo di miti dannosi
come gli artisti, gli attivisti e gli imprenditori, nella mia esperienza,
sebbene soffrano di un disprezzo generale verso la conquista
accademica in questo paese. Potrebbe essere difficile perseverare
di fronte a tale disprezzo, soprattutto quando i membri della vostra
famiglia lo condividono. Oltre a questo, molto accademici soffrono di
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un mentoring inadeguato, specialmente quando sono impegnati a
scrivere la tesi.
Infine, un problema che affligge tutte le categorie di sognatori
ambiziosi è la promozione da parte della nostra società del mito del
realizzatore/creatore solitario e di solito torturato emotivamente. Ciò
può rinforzare una tendenza insalubre e anti-produttiva verso
l’isolamento, un argomento di cui parlerò a lungo nel capitolo 18.
Se credi in uno o più dei miti di sopra, la tua convinzione
probabilmente sta nel mezzo tra il tuo successo professionale e la
tua abilità a vivere felicemente. Prova a scrivere i tuoi pensieri e
sentimenti sul mito: probabilmente ti accorgerai che non regge alla
luce di un esame approfondito e dell’analisi obiettiva e spassionata.
Inoltre, vedi il capitolo 22 per sapere di più su come questi tipi di
distorsione possono favorire un problema di procrastinazione.
Abbiamo terminato adesso la nostra discussione sul ruolo generale
che ha la paura nella procrastinazione. Ora addentriamoci più
profondamente nelle manifestazioni più comuni della paura, i
Quattro Grandi Ostacoli di Perfezionismo, Negatività, Ipersensibilità
e Panico.
Li affronteremo uno per volta.
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Il perfezionismo è la sensazione che le cose che facciamo o
creiamo non sono mai abbastanza buone. I perfezionisti chiedono a
se stessi degli standard molto alti per il successo, e poi, quando
percepiscono di non riuscire a raggiungere quello standard,
giudicano se stessi con durezza. Spesso infliggono lo stesso
comportamento ad altri, mettendo loro standard molto elevati e
giudicandoli duramente quando “falliscono”.
In modo più specifico, i perfezionisti:
Si rifiutano di riconoscere la natura progressiva della creazione:
essa avviene per stadi e il primo stadio con ogni probabilità è
rozzo e insoddisfacente. Al contrario, credono che i loro primi
sforzi debbano essere favolosi. Spesso non lo pensano
consciamente – è un punto di vista, dopo tutto, che non ha senso
– ma inconsciamente o semi-conscientemente stanno pensando:
“La prima bozza su questo foglio deve essere fantastica”.
Sottovalutano la difficoltà del loro progetto. Ad esempio:
“Attaccherò qua e là qualche volantino, e dovrebbe bastare a
riempire la sala per l’evento”.
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Mettono degli obiettivi ridicolmente alti e impossibili. Ad esempio:
“Scriverò cinquanta pagine della mia tesi questo fine settimana”,
pur non avendo mai scritto più di otto pagine al giorno e avendo
anche altre cose da fare.
Tendono a vedere le cose “o bianche o nere”: totale successo o
completo fallimento. Non capiscono che fare metà di un lavoro – o
persino un decimo – è molto meglio che non fare niente; dopo
tutto, se fai solo una piccola parte di un lavoro ogni giorno, alla
fine lo finirai. Ma se non ne fai nessuna parte nessun giorno, non
finirai mai. Emotivamente, se non persino intellettualmente, i
procrastinatori non capiscono la differenza.
I perfezionisti, sopra ogni cosa, vedono il lavoro come una lotta
epica. Non si fidano del successo se arriva con troppa facilità a
causa di ciò, spesso fanno cose che rendono il loro lavoro più duro,
come scegliere progetti irragionevolmente difficili (cioè progetti che
non sanno affrontare per mancanza di esperienza, o per mancanza
di tempo, di risorse o di sostegno per completarli in modo efficiente),
elaborare i loro progetti in termini monumentali e aggiungere compiti
non necessari ai progetti.
Il perfezionismo è la voce nella tua testa che dice che non importa
quello che hai fatto, non è abbastanza, o non è abbastanza buono.
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È la voce che fa richieste irragionevoli di produttività, e accantona le
tue spiegazioni ragionevoli per non aver fatto di più. Quando dici al
perfezionismo, per esempio, che non sei riuscito a essere produttivo
sulla tua arte oggi perché hai lavorato tutto il giorno e sei arrivato
casa esausto, il perfezionismo ti ricorda di alcune eccezionali
persone di successo che si trovavano nella tua stessa situazione – o
anche in una peggiore – e sono riusciti lo stesso a realizzare delle
opere d’arte pluripremiate. Naturalmente, il perfezionismo tende
convenientemente a omettere dei dettagli chiave, come il fatto che
quella persona di successo poteva avere un lavoro più facile del tuo,
o minori responsabilità personali, o che evitava qualunque
responsabilità potesse avere.
Il perfezionismo porta vergogna, biasimo e senso di colpa. È,
secondo la scrittrice Anne Lamont, “la voce dell’oppressore”, ed è
legato strettamente a ciò che io chiamo la voce della Mamma
Cattiva/del Papà Cattivo, di cui parlerò a lungo nel capitolo 20.
Ascoltare quella voce è sempre un errore.
La soluzione
Il perfezionismo si sconfigge con un processo in quattro punti: (1)
scelta del giusto progetto; (2) scelta del giusto obiettivo; (3) scelta
del giusto procedimento; (4) scelta dei giusti pensieri.
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Scelta del giusto progetto significa scegliere il progetto più facile e
più breve, soprattutto se stai facendo qualcosa per la prima volta. Lo
fai, come prima cosa, per contrastare la tua tendenza di
procrastinatore a rendere più difficili i progetti, e, seconda cosa, lo
fai per avere la migliore chance possibile di sconfiggere davvero il
tuo problema di procrastinazione e portarlo a termine. È molto più
semplice finire un romanzo o una tesi sottili che un tomo gigantesco,
per esempio, e una volta che hai completato il tuo piccolo lavoro,
puoi passare ad affrontarne di più grandi, se vuoi. Ma se inizi con un
progetto gigantesco, potresti non riuscire mai a portarlo a termine, e
la tua carriera potrebbe finire prima di iniziare.
Lo stesso vale per gli affari, l’attivismo o ogni altra impresa
ambiziosa: scegli progetti piccoli e semplici fino a che non senti di
avere più controllo sul tuo problema di procrastinazione. “Facile”
varierà a seconda delle tue circostanze particolari, naturalmente, e
dovresti sempre consultarti con i tuoi mentori per essere sicuro che
stai facendo la scelta intelligente.
Se scegli un progetto appropriatamente piccolo, con ogni probabilità
ci sarà una voce nella tua testa che ti dice che è troppo piccolo e
triviale, che dovresti essere più ambizioso, meno codardo, etc.
Quella è la voce del perfezionismo, cioè dell’oppressore, cioè della
Mamma Cattiva/del Papà Cattivo. Quello che la voce non ti dirà mai
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è che: (a) devi imparare a camminare prima di correre (cioè tentare
un piccolo progetto prima di uno più grande): (b) persino i “piccoli”
romanzi, tesi, affari, esposizioni, performance, campagne attiviste,
etc. sono progetti piuttosto impegnativi.
Perciò, ignora la voce del perfezionismo e rimani con i piccoli
progetti.
In seguito c’è la scelta del giusto obiettivo, che dovrebbe essere
semplicemente quella di “finire”. Non scrivere un libro favoloso,
realizzare un risultato straordinario con la tua campagna o fare un
milione di dollari con il tuo business. No: il tuo obiettivo dovrebbe
essere semplicemente quello di portare a termine qualunque cosa
stai cercando di fare. Non preoccuparti della qualità, fai solo del tuo
meglio e la qualità, che è una parte integrante della tua psiche, ci
sarà. E, cosa molto importante, non mirare al risultato perfetto:
rilassati e accetta il fatto inevitabile che il tuo lavoro, come tutte le
imprese umane, conterrà sia punti di forza che punti deboli.
La scelta del giusto procedimento significa rompere il tuo progetto
già piccolo in pezzi ancora più piccoli che puoi gestire facilmente.
Significa anche ricevere molto sostegno da familiari, amici mentori,
colleghi e altri, incluso non solo il sostegno con il progetto in sé, ma
il sostegno emotivo, e l’aiuto nella cura dei bambini e nelle faccende
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quotidiane di cui normalmente saresti responsabile, ma che ti
portano via il tempo e le energie che ti servono per completare il tuo
progetto. Sostegno significa anche dare lo spazio, le attrezzature, i
servizi o le risorse che servono al tuo progetto.
Sostegno significa, in altre parole, il massimo aiuto possibile, di tutti i
tipi. La maggior parte dei perfezionisti non capisce l’alto livello di
sostegno che serve per avere successo nelle imprese più
ambiziose, in parte per i miti giù menzionati del successo facile, ma
in parte anche a causa della tendenza perfezionista a non cercare
soluzioni, ma a biasimare se stessi. Ma più sostegno c’è, meglio è.
Infine, arriviamo alla scelta dei giusti pensieri. Il perfezionismo,
ricorderai, è una reazione controproducente alla paura, perciò è
importante che impari a rimpiazzare i tuoi pensieri perfezionisti con
pensieri più funzionali. Ecco degli esempi:
Rimpiazza questo pensiero perfezionista: “Questo fine settimana
scriverò 50 pagine del mio romanzo”. [Pensiero non espresso: “Se
non lo farò, sono un pigro e un perdente”.]
con questo più funzionale: “Data la velocità con cui scrivo e i
mie altri impegni, mirerò a 10 pagine al giorno per questo fine
settimana”.
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Rimpiazza questo pensiero perfezionista: “Mi limiterò a mandare
qualche cartolina sulla mia prossima esibizione musicale e dovrebbe
essere sufficiente a riempire la sala. Scommetto che venderò 30
CD!”. [Pensiero non espresso: “Se non lo faccio, sono un perdente e
le persone di questa città sono stupide e contrarie alla musica”:]
con questo più funzionale: “Manderò cartoline e annunci via e-
mail alla mia mailing list di 500 persone. Inoltre, chiederò al club in
cui mi esibisco di annunciarlo anche sulla loro lista. Mi hanno
detto che hanno 800 persone sulla loro lista, così in totale sono
1300 le persone che contatterò. In passato ho avuto 2 o 3
persone ogni 100 e-mail che mandavo per annunciare al
performance, perciò per 1300 persone dovrei aspettarne 26-39. E
di solito vendo 1 CD ogni 13 persone, quindi dovrei contare di
venderne 3 o 4”.
Rimpiazza questo pensiero perfezionista: “Perché la mia casa è
un tale casino? So quello che pensa la mia famiglia - e che penso io
– che sono pigra e disorganizzata. E mia madre mi ha guardata
come se pensasse che sono una pessima madre, quando le ho
detto che ci facciamo consegnare delle cene pronte tre sere alla
settimana”. [Pensiero non espresso: “Sono una cattiva casalinga e
una cattiva madre”.]
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con questo più funzionale: “Beh, ci sono solo 24 ore in un
giorno, e non ho intenzione di passarne più di un paio a pulire e a
cucinare. È da pazzi aspettarsi che una persona con figli, un
lavoro e un business in crescita abbia una casa pulita come quella
di una persona che non ha un lavoro o un business! La mia casa
è pulita abbastanza, e chiunque che la pensa diversamente può
venire qui a pulirla personalmente!”.
Modifichi i tuoi pensieri semplicemente interrompendo consciamente
i pensieri perfezionisti, e rimpiazzandoli con i loro equivalenti più
funzionali. All’inizio, potrebbe sembrare forzato – e spesso potresti
dimenticare di farlo – ma continua a provarci e alla fine vedrai che
rimpiazzare i pensieri perfezionisti con quelli non perfezionisti è una
bella sensazione e non fa male a nessuno.
Puoi iniziare a farlo adesso. Non darti l’obiettivo perfezionista di
cogliere al volo ogni pensiero perfezionista (!), e non rimproverarti
duramente quando ne manchi uno o fai uno scivolone. Inizia
casualmente tenendo quell’obiettivo in fondo alla tua mente e ogni
volta che ti capita di rimpiazzare con successo un pensiero
perfezionista con uno funzionale, congratulati con te stessa. Presto
la sostituzione avverrà così di frequente e così automaticamente,
che non te ne accorgerai nemmeno. E, alla fine, i tuoi pensieri
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diventeranno meno perfezionisti, e non ti troverai troppo spesso a
doverli sostituire.
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Esercizio: Nomina i tuoi punti di forza
Prima di leggere questo capitolo, prenditi alcuni minuti e fai questo
esercizio preliminare. Su un foglio di carta fai un elenco dei punti di
forza, delle abilità, dei talenti e di altre qualità positive che porti nel
tuo progetto. Potrebbero essere qualsiasi cosa di apparenza
mondana, ma molto sottovalutate (“Sono puntuale”) a il pragmatico
“Sono bravo con i computer”, fino a più generale “Sono un visionario
sociale”, o qualsiasi cosa nel mezzo. Non essere timido o modesto:
vieni fuori con la lista più lunga che riesci a fare. Non devi mostrarla
a nessuno. Tieni la lista vicino a te quando leggi questo capitolo, ne
parlerò presto.
Ricordi la musicista del capitolo precedente che pensava troppo
ottimisticamente di poter “riempire la sala” per la sua performance in
un club locale semplicemente mandando alcune cartoline? Poniamo
che abbia seguito il piano, con risultati prevedibili: solo una manciata
di persone si presenta al concerto.
Ci sono due modi di base per reagire a questo tipo di situazione
deludente. Eccone uno:
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“Che disastro! Sono proprio scema, una perdente! Sbaglio sempre.
Non so neanche perché mi do tanto da fare per provarci. E questa
città – è piena di idioti! Sono troppo stupidi per apprezzare la vera
musica, e sono anche dei tirchi – ho venduto solo due CD. E il
gestore del club probabilmente deve pensare anche che sono
un’idiota. Sono sicura che non mi lascerà esibire lì una seconda
volta. Mi sento uno schifo. Non posso sopportarlo. Mi compro un
gelato, noleggio un brutto film e mi trascino a letto”.
E c’è l’altro:
“Cavoli! Che delusione. Credo di aver fatto una cavolata non
promuovendo di più il concerto. Oh, beh, è stato imbarazzante
davanti ai miei amici che sono venuti e al gestore del club, ma
nessuno è stato ferito davvero nei suoi sentimenti. Il gestore
sembrava apprezzare la mia musica, così se prometto di fare molta
più promozione la volta successiva, mi permetterà di esibirmi una
seconda volta. In ogni caso, non importa dove sarà il mio prossimo
concerto, adesso so che devo promuoverlo il più possibile. Così non
è stata una perdita totale… oh, e ho anche venduto un paio di CD e
ho incontrato quel chitarrista fighissimo della città vicina… ha detto
che conosceva alcuni gestori di altri club, e che poteva mandarmi da
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loro. Questa sì che è stata una fortuna! Ad ogni modo, mi sento
ancora piuttosto giù, mi prendo una pausa e mi diverto un po’!
Chiamo la mia amica Sarah e vedo un po’ se le va di uscire.”
A molti procrastinatori il primo monologo apparirà molto più familiare
del secondo, perché molti procrastinatori sono “negativi” che
tendono e vedere se stessi, le loro conquiste e ogni persona o ogni
cosa intorno a loro meno bene, o molto peggio, di quello che sono
veramente:
Dove la persona obiettiva vede il successo, il negativo vede la
neutralità.
Dove la persona obiettiva vede la neutralità, il negativo vede il
fallimento.
Dove la persona obiettiva vede il fallimento, il negativo vede il
fallimento totale.
La negatività è un problema serio per chiunque, ma in particolare
per i sognatori ambiziosi, per tre ragioni.
Primo, è sabotante. La natura dei sogni ambiziosi è che sono difficili
da realizzare e perciò richiedono molta perseveranza. Tutto ciò che
ti scoraggia è un problema – e la negatività è incredibilmente
scoraggiante.
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Secondo, la negatività compromette la tua obiettività e ti fa
interpretare male le persone e le situazioni. Quindi sei destinato a
fare delle supposizioni sbagliate – per esempio, che il gestore del
club non ti lascerà esibirti di nuovo – che portano ad azioni
controproducenti. La negatività, in altre parole, diventa spesso una
profezia che si auto avvera.
Terzo, la negatività è isolante. I negativi spesso credono di essere
realisti o pragmatici, ma le persone con una visione sana del mondo
riconoscono la negatività per quello che è – un segno di insicurezza
e una forza debilitante – e ne stanno alla larga. Quando avviene, ciò
spesso aumenta le insicurezze del negativo e rinforza la sua
tendenza alla negatività e all’isolamento, cosicché il problema
aumenta se stesso. Hai notato in che modo la persona negativa nel
nostro esempio si rifugia nel suo letto con il gelato, mentre la
persona più obiettiva cerca il sostegno di un’amica?
Tutti i sognatori ambiziosi possono essere toccati dalla negatività,
ma il rischio è probabilmente al massimo per gli attivisti, dato che
devono combattere non solo contro il proprio lato oscuro, ma anche
contro quello del mondo. Il famoso attivista Todd Gitlin mette in
guardia contro questa tendenza nel suo libro Letters to a Young
Activist: “Solo perché permetti al lato oscuro del mondo di accedere
al tuo sistema nervoso ciò non significa che devi arrenderti alla
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malinconia, che in ogni caso non è mai giustificata come si pensa”.
Ho ascoltato realmente delle discussioni tra gli attivisti sul fatto se
sia mai giusto dire che abbiamo “vinto” in un caso o un evento
particolare, visto che tutte le vittorie sono temporanee o parziali.
Andiamo! Se non rivendichi le tue vittorie, allora cosa ti impegni a
fare? E come speri di ispirare gli altri? Le squadre sportive forse non
celebrano le vittorie perché sanno che avrebbero potuto vincere con
un margine maggiore, o che potrebbero perdere la partita
successiva? Ovviamente no! Sanno che “riconoscere” i propri
successi è cruciale. E sì, naturalmente, molti degli stessi attivisti che
sono così riluttanti a dichiarare la vittoria sembrano non avere
problemi a dichiarare la sconfitta, perciò è chiaro che non sono
obiettivi quanto piuttosto negativi.
Il che ci porta alla sezione successiva…
L’opposto della negatività NON è la positività illusoria
Notate, per favore, che non sto parlando di adottare un
atteggiamento illusoriamente positivo, sullo stile di Pollyanna per cui
“tutto è fantastico”. Non sto neanche parlando di disattivare le tue
facoltà critiche o di avere basse aspettative nei tuoi confronti. Sto
parlando di essere un osservatore e un valutatore obiettivo sia
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degli elementi negativi che di quelli positivi di te steso e del tuo
lavoro, così come delle persone intorno a te, del loro lavoro e
della società in generale.
Molte persone negative hanno difficoltà ad afferrare la distinzione tra
obiettività e positività da illusi: quando dico loro di essere più
obiettivi, credono che io stia dicendo loro di ignorare tutta la roba
cattiva. “Ti aspetti che vada in giro come un idiota con la ridarella?”,
chiedono. “Vuoi che MENTA a me stesso?” Certamente no! Ma
focalizzarsi solo sugli elementi negativi di una situazione non è né
obiettivo né onesto. Questa distinzione sembra piuttosto ovvia, ma
se una persona ha un serio problema di negatività, spesso devo
lavorare con lei per un po’ affinché lo veda. Di solito viene fuori uno
sketch tipo Gianni e Pinotto che si svolge così:
Studente: “Mi sta chiedendo di ignorare le cose negative”.
Hillary: “No, ti sto chiedendo di fare attenzione alle cose negative E
alle cose positive”.
Studente (agitandosi): “Ma se sono indulgente con me stesso [o i
miei dipendenti, o i miei bambini], non si concluderà niente!”.
Hillary: “Non sto dicendo di essere indulgente. Sto dicendo di fare
attenzione sia alle cose negative che a quelle positive, non solo a
quelle cattive”.
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Studente: “Ma le persone hanno bisogno di riconoscere le proprie
responsabilità!”.
Hillary: “Non sto dicendo di non dare responsabilità alle persone.
Sto parlando di affrontare le cose positive insieme a quelle
negative”.
E così via…
Alla fine la maggior parte delle persone capisce.
La visione di sé del negativo
I negativi tendono ad essere i più duri con se stessi.
Come coach vedo questo fenomeno da vicino e non smette mai di
meravigliarmi. Le persone più di talento e che suscitano più rispetto
spesso vedono loro stesse come fallimenti, e si trascinano dietro un
pesante fardello di vergogna dovunque vadano. Molti dei miei
studenti si mortificano in modi diversi e automaticamente. Le loro
conversazioni sono farcite di espressioni che sottovalutano le loro
conquiste, come: “Non è una cosa poi così importante”, oppure,
“Non ho fatto poi così tanto”, oppure, “Chiunque avrebbe potuto
farlo”. Persino la frase universale, “La matematica non mi riesce”, di
solito si rivela sbagliata, ed è perciò un esempio di negatività.
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Alcuni studenti si tengono così a distanza dai loro punti di forza,
abilità, talenti e conquiste, che devo compiere l’equivalente di uno
scavo archeologico per aiutarli a scrivere il curriculum o una bozza
di biografia che rifletta le loro vere abilità e conquiste. Sediamo per
ore alla scrivania, uno di fronte all’altra, con me che faccio domande
sulle esperienze passate e scrivo tutte le cose positive – molte delle
quali all’inizio non riconoscono neanche come tali. Spesso, quando
abbiamo finito, si stupiscono di quante cose abbiano davvero
realizzato.
Un vero negativo riesce persino a convertire una conquista stellare
in un fallimento. Un giorno ho chiesto a uno studente con un MBA in
quale scuola lo avesse ricevuto, e ha risposto alla Northwestern
University’s Kellogg School of Management. È una scuola di primo
livello, così mi sono congratulata con lui. La sua risposta
autodenigratoria e negativa mi ha sorpreso: “Oh, è solo la terza o la
quarta scuola per eccellenza”.
E TU quanto sei negativo? Guarda la lista “Nomina i tuoi punti di
forza” che hai fatto prima di iniziare questo capitolo. (Se non l’hai
fatta, fermati e falla ora, prima di continuare a leggere.)
Se hai fatto un elenco di venti o trenta punti i forza, abilità, talenti e
altre qualità positive, hai fatto un buon lavoro.
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Se hai fatto un elenco da dieci a venti punti di forza, abilità, talenti,
hai fatto un lavoro OK.
Se hai fatto un elenco da cinque a dieci punti di forza, abilità, talenti,
hai fatto un lavoro discreto. Quando faccio questo esercizio in
classe, la maggior parte degli studenti risponde con questa media.
Se hai fatto un elenco da zero a cinque punti di forza, abilità, talenti,
hai fatto un lavoro scarso, ma sei in buona compagnia. Ci sono
sempre alcune persone in ogni classe che riescono a pensare solo
a pochissime cose positive, o a nessuna, da dire su di sé. A
proposito, maghi dei computer, ingegneri, scienziati e altri tipi tecnici
sembrano rientrare in modo sproporzionato in questo gruppo. Credo
che ciò sia dovuto al fatto che le persone “tecniche” sono spesso
allenate a concentrarsi sui difetti dei loro progetti in modo da riuscire
a risolverli. Questa tendenza a cercare i difetti è utile quando scrivi il
programma di un computer o progetti un ponte, ma è meno utile nel
reame personale e interpersonale.
La mia personale lista “Nomina i tuoi punti di forza”, che tengo nel
mio computer e stampo regolarmente, al momento si compone di
ottanta elementi. Non è perché sono un genio o un’egocentrica, ma
semplicemente perché lavoro sodo per riconoscere tutti i miei talenti
e punti di forza, e non mi imbarazza ammetterlo a me stessa. A
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volte condivido la mia lista con gli studenti, che, a proposito, si
sorprendono spesso trovando “umiltà” nella lista tra decine di altri
elogi rivolti a me. Vedono anche dei punti come “ama gli animali” e
“non è schiava della moda” insieme a caratteristiche standard come
“intelligente” e “brava con i computer”. Tipicamente, definiamo il
successo in modo troppo stretto, per ragioni che spiegherò nel
capitolo seguente, e che spesso ci porta ad ignorare alcune delle
nostre qualità più interessanti e utili. Ma perché non includerle? Chi
lo sa, potrebbero anche tornare utili, no? Il fatto che amo gli animali
è sembrato irrilevante per anni, per esempio, fino a che non ho
iniziato a fare attivismo a favore degli animali.
Non fare errori: “Nomina i tuoi punti di forza” è un esercizio
importante. Se non riconosci e non ammetti i tuoi stessi punti di
forza, le abilità e i talenti, come puoi usarli per costruire il tuo
successo? E se vai in giro sentendoti privo di queste qualità, come
potrai avere la sicurezza necessaria per portare a termine un piano
ambizioso?
Torna indietro e vedi se puoi aggiungere qualcosa alla lista. Poi,
parla con i tuoi familiari, con gli amici e i mentori e prova a vedere
cosa potrebbero aggiungere loro alla lista. Forse ti sorprenderai
davanti a tutti i tratti positivi che gli altri vedono in te e che non hai
mai sospettato di possedere.
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Una volta che hai fatto la lista, tienila a portata di mano, controllala e
aggiornala frequentemente, e celebra (privatamente) i tuoi punti di
forza. Questo piccolo sforzo ti aiuterà moltissimo a muoverti in
direzione del successo.
Esercizio: Crea il tuo “Curriculum Vitae” ampliato e completo
Rinforza il senso che hai dei tuoi talenti e realizzazioni creando un
Curriculum Vitae. È simile a un normale curriculum professionale,
ma include anche esperienze e realizzazioni che vanno oltre la tua
vita lavorativa – per esempio, la vita familiare, la vita a casa, le
amicizie, l’arte, l’attivismo, il volontariato o le attività sociali, la salute
fisica e mentale, o ogni altra area che è importante per te.
Non importa dirlo, non scrivere nessuno dei tuoi fallimenti, difetti e
debolezze che percepisci. Non lo faresti su un normale curriculum,
perché allora farlo qui?
In un Curriculum Vitae, nessuna delle tue conquiste viene privata di
valore, né è considerata poco degna di nota. Se…
Hai realizzato una casa piacevole e accogliente.
Sei stato un amico/partner/genitore/figlio/custode splendido.
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Hai un hobby che ti appassiona come cucinare o fare
giardinaggio.
Hai sviluppato uno stile personale distintivo.
Hai realizzato della musica o dell’arte spettacolare.
Hai lavorato duro per superare traumi infantili e/o per riconciliarti
con un genitore o con qualcun altro.
Hai aiutato un vicino o un estraneo bisognoso…
…dovresti includerlo.
Inoltre, un progetto non dovrebbe essere finito o “perfetto” per
essere incluso. Per esempio, se non ti sei ancora pienamente
riconciliato con un genitore, i tuoi tentativi di riconciliazione sono lo
stesso degni di lode e dovrebbero essere inclusi.
Un Curriculum Vitae di solito risulta essere un progetto molto più
grande di quanto avevamo anticipato, perché di solito abbiamo
realizzato più cose di quanto crediamo. Prendi il tuo tempo e divertiti
a creare il tuo Curriculum Vitae, e quando hai finito, crogiolati nella
conoscenza dei tuoi molti punti di forza, abilità, talenti e
realizzazioni!
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Ecco alcune delle cause di negatività.
“Non darti troppe arie!” In molte culture, sia negli Stati Uniti che
altrove, le persone sono incoraggiate a mostrare quello che io
considero un eccessivo senso di modestia verso le loro conquiste.
Sembra che abbiano il terrore di vantarsi o “di darsi troppe arie”.
Non voglio che nessuno sia troppo pieno di sé, ma c’è una grossa
differenza tra questo e prendersi il giusto merito per le tue
conquiste, e dovrai trovare quella differenza se speri di realizzare il
tuo sogno ambizioso. Se non sei afflitto dalla negatività, per
esempio, ma in realtà solo preoccupato di offendere gli altri, allora
non dovresti avere problemi a scrivere decine di elementi
nell’esercizio “Nomina i tuoi punti di forza”, perché non ti sto
chiedendo di urlare gli elementi di quella lista al mondo, solo di
scriverli su carta.
È vero che il confine tra essere orgoglioso nella giusta misura e
vantarsi può essere incerto. Per trovarlo, individua delle persone di
successo e studia il loro comportamento. Probabilmente vedrai che
non sono né maleducate, né vanagloriose, ma non sono neanche
schive e falsamente modeste. Mostrano la giusta obiettività e il
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giusto orgoglio per i loro punti di forza e le loro conquiste – e
sebbene il grado e i mezzi con cui li mostrano possano alquanto
variare da cultura a cultura, ciò è generalmente vero per le persone
di successo in tutte le culture.
Dopo aver visto come un esagerato senso di umiltà limiti alcune
persone, mi considero molto fortunata a essere cresciuta capace di
prendermi il merito dei miei punti di forza e delle mie conquiste.
Sono nata e cresciuta a New York, perciò puoi trarre le tue
conclusioni…
“Il tuo successo è direttamente proporzionale al tuo conto in
banca.” Il sistema capitalista promuove una visione limitata del
successo molto disfunzionale; in altre parole, se hai molto denaro,
hai successo, e se non ce l’hai, sei un fallito. Al Capitalismo non
interessano quali scorrettezze etiche, se mai ci sono state, qualcuno
può aver commesso per fare fortuna, né fa concessioni per
ingiustizie e sfortune che potrebbero aver limitato l’abilità di
qualcuno a guadagnare denaro. Né interessano al sistema
capitalista le tue conquiste non commerciali – per esempio, il fatto
che ti prenda cura dei tuoi genitori anziani, o che tu faccia un
importante lavoro di volontariato nella tua comunità.
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Probabilmente riesci a vedere il male dietro questa definizione
ristretta. Tuttavia, una cosa è comprendere un fatto
intellettualmente, un’altra abbracciarlo emotivamente. Molte persone
che capiscono i limiti del modello di successo del Capitalismo si
sentono lo stesso fallite perché non vivono secondo il suo standard.
Non riescono a sfuggire al condizionamento precedente o alla
continua pressione a conformarsi.
Se soffri di questo problema e gestire la tua missione e il tuo tempo.
Poi, fai pratica nel vivere quella missione senza vergogna o rimorso.
È vitale per te, in questo, circondarti di persone che ti capiscono e ti
sostengono, e allontanarti dalle persone che non lo fanno.
“Sei davvero_______, lo sai?” Un corso che tenevo di solito offriva
due tipi di classi: una per artisti (ogni tipo di professionista creativo)
e un’altra per non-artisti (chiunque altro, incluse persone che
volevano essere proprietari della propria lavanderia, la propria
società di consulenza informatica, il proprio bar o il proprio
concessionario). Facevo fare l’esercizio “Nomina i tuoi punti di forza”
dell’ultimo capitolo, ed era interessante comparare i tipi di liste che
le due classi producevano. Praticamente tutti gli artisti includevano
la parola “creativo” tra i primi elementi della lista, e praticamente
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nessuno degli imprenditori lo faceva. La maggior parte degli
imprenditori è altamente creativo, tuttavia, così, la domanda è:
perché i non-artisti non si vedono in quel modo?
La risposta è: etichette.
Fin dalla giovinezza, agli artisti veniva probabilmente detto di essere
creativi. Gli veniva probabilmente ripetuto fino allo sfinimento. Erano
probabilmente incoraggiati a dipingere, a scolpire o a fare musica,
venivano spinti verso corsi di arte e attività extracurricolari artistiche,
e lodati per le loro conquiste in queste aree.
Non stupisce che la parola “creativo” appaia nella parte alta delle
loro liste dei punti di forza.
I non-artisti, molti dei quali potrebbero essere stati tanto creativi
quanto gli artisti, probabilmente non si sono trovati con la stessa
etichetta addosso. Così, non sono cresciuti pensando di essere
creativi.
Le etichette, come ogni psicologo vi dirà, sono potenti. Esse
influenzano enormemente e modellano le nostre immagini personali.
È anche difficile liberarsene. Molti dei miei studenti erano stati
etichettati negativamente in gioventù, e quelle etichette continuano a
tormentarli da adulti. Magari venivano chiamato “ipersensibili” o
“sognatori poco pratici”. O magari venivano chiamati “pigri” o
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“stupidi” o “poco portati per la matematica”. O magari anche peggio.
In molti casi, continuano a lottare, persino da adulti, per liberarsi di
quella etichette distruttive.
Prova a immaginare quali etichette ti stanno trattenendo e provava a
liberartene vedendo te stesso e le tue conquiste con un occhio
nuovo. Gli amici e i mentori possono davvero aiutare qui: come
discusso in precedenza, questi probabilmente vedono punti di forza
e talenti che non hai mai immaginato.
A proposito, sebbene a volte usi termini come “perfezionista” e
“negativo” in questo e-book, non li userei mai per etichettare
qualcuno nella vita reale. Potrei dire a qualcuno che si sta
comportando da perfezionista o in modo negativo, o che ha queste
tendenza – mai che è un perfezionista o un negativo.
La soluzione
La cura per la negatività è rimpiazzare i pensieri e i comportamenti
disfunzionali (negativi) con altri funzionali (obiettivi). Per esempio:
Rimpiazza questo pensiero negativo: “Ho distrutto davvero quel
progetto!”.
con questo più funzionale: “Ne ho fatto bene la metà, l’altra
metà non così bene”.
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Rimpiazza questo pensiero negativo: “Sono un attivista terribile –
non so nemmeno perché ci provo!”.
con questo più funzionale: “Mi sembra di essere migliore a
pensare e pianificare le campagne, che a gestirle. Magari posso
trovare un buon manager per aiutarmi a gestire la prossima”.
Rimpiazza questo pensiero negativo: “Mi aspettavo di fare cinque
vendite per il mio piccolo business e non ne ho fatta neanche una.
Sono solo un dilettante pigro e ora il mio business fallirà…”.
con questo più funzionale: “Okay, non ho fatto nessuna vendita
questa settimana. Non va bene, ma ci sono state delle
circostanze attenuati, compreso il raffreddore e quella tempesta di
neve che ha tenuto a casa i bambini per due giorni. Ovviamente
ho bisogno di fare più vendite – e so che posso farlo, dato che ho
avuto davvero quella settimana grandiosa in cui ho fatto otto
vendite il mese scorso. Devo gestire il mio tempo, in modo avere
più tempo ed energia per le vendite. Ci lavorerò domani e
chiamerò il mio mentore per avere un consiglio. Chiamerò anche
la vicina per vedere se può guardarmi i bambini la prossima volta
che rimangono a casa per via della neve. Ma nel frattempo, non
mi biasimerò per essermi ammalata e per essere stata un buon
genitore”.
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Il processo che attraverserai sarà lo stesso descritto per il
perfezionismo: pratica, pratica, pratica. All’inizio potrebbe essere
difficile ricordarsi di rimpiazzare un pensiero negativo con uno più
obiettivo, ma dopo un po’ di pratica apparirà più naturale e, dopo
ancora un po’ di pratica, avverrà naturalmente. Alla fine, smetterai di
pensare negativamente.
Come sempre, non biasimarti mai quando fai uno scivolone.
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L’ipersensibilità è la tendenza a reagire in modo esagerato alle
situazioni stressanti comuni della vita. È un tratto che i
procrastinatori condividono con chi ha una dipendenza e con altri
che hanno problemi a gestire situazioni stressanti.
Nota che sto parlando di “ipersensibilità” non di “sensibilità”. La
sensibilità è un grande tratto della personalità: significa che siamo
profondamente e significativamente consapevoli di noi stessi, del
nostro ambiente e degli esseri viventi intorno a noi. Il mondo ha
bisogno di quante più persone sensibili sia possibile, perché queste
sono quelle che si accorgono dei problemi e si sforzano di risolverli.
L’ipersensibilità, tuttavia, va oltre il limite. Se una cosa irritante, una
delusione o un rifiuto di minime dimensioni rovinano la tua giornata
(o la settimana, il mese o l’anno), allora sei ipersensibile. Al
contrario, se una buona notizia di scarso valore ti riempie di gioia o ti
esalta al punto da non essere più funzionale, anche quella è
ipersensibilità.
L’ipersensibilità è, essenzialmente, una mancanza di autocontrollo
emotivo. È un problema particolarmente serio per i sognatori
ambiziosi, perché la vita quotidiana di un sognatore ambizioso è
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spesso piena di eventi che possono buttarci fuori dal sentiero, se
reagiamo eccessivamente.
L’ipersensibilità non ti ruba solo il tempo e le energie, ma anche
l’obiettività. Come abbiamo detto prima, il requisito principale per
eseguire ogni tipo di opera ambiziosa è una visione del mondo
obiettiva. L’ipersensibilità annebbia la tua obiettività, rendendoti
meno efficiente. Inoltre, questo annebbiamento è spesso negativo,
tanto che vedi una situazione peggiore di quello che è realmente.
Ciò genera quel tipo di negatività e di disperazione che porta così
tante persone a bruciare o abbandonare i loro sogni.
L’ipersensibilità porta anche alla tendenza a verso l’isolamento, un
grosso problema. Molte persone ipersensibili hanno problemi a
tollerare gli stress ordinari della vita, e reagiscono oltre misura a
piccole seccature come un treno in ritardo, una fila lenta al
supermercato o persino al cattivo tempo. Sul luogo di lavoro, non
riescono semplicemente ad attenersi ai cubicoli, al dress code, alle
luci fluorescenti e ai colleghi ficcanaso. Una “soluzione” che
applicano molte persone ipersensibili, sia consciamente che
inconsciamente, è quella di ritirarsi dal mondo e dai suoi stress.
Trascorrono sempre più tempo da soli nel loro ambiente, che è il più
possibile sotto il loro controllo.
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Professionalmente, possono provare a lavorare da casa o, se
questo non è possibile, compiono altre azioni che possono isolarli
dai loro colleghi – per esempio, tengono chiusa la porta dell’ufficio o
evitano di frequentare posti popolari per la pausa pranzo. A casa
possono rintanarsi in uno stile di vita che prevede vegetare sul
divano o essere “internet-dipendenti”.
Il problema con l’isolamento è che, mentre può far stare bene a
breve termine, è quasi sempre nemico della produttività, del
successo e della felicità. Prima di tutto, molte persone diventano
infelici se stanno per troppo tempo da sole, e la maggior parte di noi
ha problemi ad essere produttivo quando è infelice. In secondo
luogo, a parte miti sullo stile di Batman, il successo nelle imprese
più ambiziose richiede invariabilmente uno sforzo di squadra (e
anche Batman aveva Alfred e Robin …).
Non voglio dire che non puoi o non dovresti goderti un periodo di
solitudine. Ma dovrai sapere dov’è il confine tra il godersi un po’ di
sana solitudine e una tendenza malsana verso l’isolamento. Più
generalmente, se sei ipersensibile, una delle tue sfide principali sarà
quella di imparare a fare esperienza delle emozioni negative come il
rifiuto, la frustrazione e la delusione, così come di quelle positive,
come orgoglio e felicità, senza esserne deviato. Potrebbe non
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essere facile, ma sarà una parte importante della tua crescita e
successo.
Nota per favore che l’ipersensibilità può avere le sua radice in un
trauma o in altre condizioni psicologiche, cognitive o persino fisiche.
Se credi che tali problemi possano essere presenti nella tua
situazione, dovresti cercare l’aiuto professionale immediatamente.
Prendi in considerazione anche la Compassion Fatigue1, un
“disturbo da stress post traumatico secondario”, i cui sintomi
possono comprendere ipersensibilità, paura, dissociazione,
(disconnessione dall’ambiente immediato), sogni ad occhi aperti
invadenti e sonno disturbato. La compassion fatigue colpisce anche
gli attivisti e coloro che lavorano regolarmente con testimoni,
persone o animali che hanno subito traumi per violenza o per altre
circostanze spaventose, come i disastri naturali. La compassion
fatigue può anche colpire i familiari e gli amici di coloro che hanno
subito il trauma. Se pensi di soffrire di compassion fatigue, dovresti
cercare subito l’aiuto di uno psicologo specializzato nel trattamento.
Infine, l’ipersensibilità è spesso collegata anche alla dipendenza. Se
sei schiavo di alti e bassi emotivi estremi che non sei in grado o non
vuoi moderare – o che magari stai provando a moderare attraverso
1 La compassion fatigue è uno stato di profondo esaurimento fisico, emotivo e spirituale che colpisce
principalmente coloro che vivono accanto o si occupano di persone che stanno soffrendo sia fisicamente che mentalmente.
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l’abuso di alcool e stupefacenti, l’abuso di cibo, dormendo troppo o
guardando la TV e giocando con i videogame in modo compulsivo –
affrontarli dovrebbe diventare una priorità per te. Incontra un
terapeuta, unisciti a un programma in Dodici Passi o leggi un buon
libro di auto aiuto, come Addictive Thinking: Understanding Self-
Deception di Abraham J. Twerski.
La soluzione
Come per il perfezionismo e la negatività, la cura per l’ipersensibilità
consiste nel consiste nel rimpiazzare i pensieri disfunzionali con altri
pensieri funzionali (obiettivi). L’ipersensibilità è un problema in
qualche modo più semplice da gestire rispetto agli altri due, tuttavia,
perché il pensiero funzionale è sempre una variante di “Mi calmerò e
farò quello dovrei fare”. Per esempio:
Rimpiazza questo pensiero ipersensibile: “Odio questo progetto!
Sono stato stupido ad accettarlo, odio lavorarci su, e ora è tardi e il
capo ha aggiunto tutta una nuova parte! Non è possibile che riesca
a fare tutto! Dirò al mio capo che non posso farlo. Il tempo sta
scadendo, andrà su tutte le furie, ma troverà qualcun altro”.
con questo pensiero obiettivo: “Mi calmerò e farò quello che ho
acconsentito a fare. Chiamerò Stella e Jim per vedere se mi
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possono aiutare, ma mi sono impegnata a farlo e così, se anche
non possono, farò del mio meglio e vedrò che accade”.
Rimpiazza questo pensiero ipersensibile: “Fuori sta nevicando.
Voglio davvero lasciare il mio appartamento caldo per andare alla
riunione? Neanche per sogno! So che ho acconsentito a
partecipare, ma non ne ho davvero voglia. Rimango a casa”.
con questo pensiero obiettivo: “Mi calmerò, mi vestirò pesante,
mi berrò una tazza di caffè bollente e andrò alla riunione”.
Rimpiazza questo pensiero ipersensibile: “Non riesco a credere
che quell’idiota mi abbia parlato così! Che coraggio! Sono così
arrabbiata che non posso più sopportarlo. Mi ha rovinato tutto il
pomeriggio!”.
con questo pensiero obiettivo: “Mi calmerò – magari con un po’
di yoga – e poi proverò a tornare a lavoro. Se lo yoga non
funziona, proverò a gestire la rabbia scrivendo per un po’ sul mio
diario”.
Rimpiazza questo pensiero ipersensibile: “Wow! Non posso
credere che abbiamo ottenuto un incontro con la Fondazione XYZ.
Che notizia fantastica! Se facciamo una presentazione eccezionale
potrebbero darci 300.000 €. Con quel denaro potremmo trasferirci in
uffici migliori, assumere altre cinque persone, iniziare la nuova
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campagna e sostituire tutti i computer. Poi, se la Fondazione XYZ ci
dà il denaro, lo farà anche la Fondazione ABC. Forse possiamo
ricevere 150.000 € da loro e usare QUEL denaro per… wow, che
roba! Dovrei scrivere tutto… e poi devo chiamare un po’ di persone
per condividere la buona notizia… e, oh, devo chiedere consiglio a
Bill su come gestire la situazione, così farei bene a chiamare anche
lui…”.
con questo pensiero obiettivo: “Quella con XYZ è stata una
telefonata GRANDIOSA. Sono così felice per aver ottenuto
questo incontro! Non sarà fino al mese prossimo, però, così mi
limiterò a buttare giù qualche nota e poi proverò a calmarmi e
tornare al lavoro di oggi. Posso iniziare a prepararmi per l’incontro
con XYZ la prossima settimana”.
Il processo che attraverserai è lo stesso per la risoluzione di
problemi di perfezionismo e negatività: pratica, pratica, pratica.
All’inizio, potrebbe sembrarti difficile sostituire un pensiero
ipersensibile con uno funzionale, ma dopo un po’ di pratica ti
apparirà più naturale, e dopo ancora più pratica avverrà
automaticamente. Alla fine smetterai di reagire in modo così
ipersensibile.
Come sempre, non biasimarti mai quando fai uno scivolone.
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Argomento speciale: la procrastinazione e il corpo
La procrastinazione spesso parte dal corpo, dato che persino un
minimo di nervosismo o di affaticamento sono sufficienti a distrarci,
specialmente se siamo molto sensibili ai disturbi fisici. Inoltre, se
non viene affrontata, quella sensazione di nervosismo o di
stanchezza quasi sempre diventa più intensa, rendendo inevitabile,
prima o poi, abbandonare il nostro lavoro.
La scrittura e altre forme di lavoro alla scrivania sono molto più
fisiche di quanto molte persone capiscano. L’abilità di stare seduti e
lavorare per periodi lunghi – quello che i tedeschi chiamano sitzfleiß
– magari non sarà uno sport olimpico, ma è lo stesso
sorprendentemente duro, come può confermare chiunque pratichi la
meditazione seduta. I sognatori più ambiziosi devono coltivare molto
sitzfleiß.
Impegnati, perciò, per entrare più in sintonia con il tuo corpo e i suoi
segnali, e, in particolare, per cogliere i primissimi segnali di
irrequietezza e affaticamento. Fai pratica con una leggera
indisposizione – la chiave spesso è passare a qualche lavoro più
semplice. Ma se non riesci a farlo, va bene: fai una pausa e affronta
la sensazione finché è ridotta e gestibile.
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Cosa interessante, sia l’irrequietezza che l’affaticamento possono
essere alleviati da molte delle stesse attività: meditazione,
allungamenti, e persino correre e ballare sul posto. La caffeina può
aiutarti a svegliarti, naturalmente, e una piacevole pausa meditativa
con un infuso deteinato può aiutarti a calmarti. Sii flessibile e
creativo nella ricerca delle soluzioni che funzionano per te, avendo
la certezza che quando impari a cooperare con le indisposizioni
fisiche passeggere, diventerai molto più produttivo in generale.
Più in generale, alimentazione, sonno ed esercizio corretti e
medicina preventiva sono tutti importanti per tenere la tua
“macchina” fisica in buona forma – un prerequisito importante per la
produttività sia a breve che a lungo termine. Anche l’ergonomia
conta – assolutamente. Proprio come i maratoneti non si
sognerebbero di fare una gara con scarpe da poco, non dovresti
usare un’attrezzatura che funziona male e/o scomoda. Non solo la
sindrome del tunnel carpale, l’affaticamento oculare e i crampi
muscolari sono dei problemi reali, ma la cattiva attrezzatura distrae
e diminuisce la tua produttività.
Una buona attrezzatura non deve essere cara, però. Anni fa, il mio
allora marito mi aveva gentilmente costruito una semplice scrivania
la cui superficie era alta esattamente 65 centimetri. Ci vollero solo
un po’ di truciolato e dei paletti per le gambe, il tutto costò 10 € e
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richiese solo un’ora per l’assemblaggio. Con questo tavolo, che
utilizzo ancora, posso sedere con i piedi ben appoggiati a terra e la
tastiera del computer perfettamente al livello dei gomiti, e posso
scrivere per ore in tutta comodità. Farmi costruire una scrivania
esattamente adattata ai miei bisogni non solo ha aiutato la mia
produttività, mi ha anche aiutato a sentirmi una professionista seria.
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“Il problema non è il problema. Il problema è la tua reazione al problema.” –
Jerry Weinberg
Nota importante: il “panico” discusso qui è il normale panico della
vita quotidiana. Se soffri di ansia debilitante o di attacchi di panico,
dovresti vedere un dottore o uno psicologo.
Ricorda la risposta negativa della musicista nel capitolo 16:
“Che disastro! Sono proprio scema, una perdente! Sbaglio sempre.
Non so neanche perché mi do tanto da fare per provarci. E questa
città – è piena di idioti! Sono troppo stupidi per apprezzare la vera
musica, e sono anche dei tirchi – ho venduto solo due CD. E il
gestore del club probabilmente deve pensare anche che sono
un’idiota. Sono sicura che non mi lascerà esibire lì una seconda
volta. Mi sento uno schifo. Non posso sopportarlo. Mi compro un
gelato, noleggio un brutto film e mi trascino a letto”.
E se invece avesse risposto così?
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“Che disastro! Sono proprio scema… oh, beh, posso continuare
così, a chiamarmi in tutti i modi possibili, ma cosa realizzerei in quel
modo? Niente, davvero. E poi, nessuno si è fatto male davvero, e ho
fatto davvero del mio meglio… passerò qualche minuto a scrivere
delle note sull’esperienza, e magari chiamerò un amico per avere un
po’ di sostegno, ma dopo di questo tornerò al lavoro che avevo
programmato.”
Vedi come, nel secondo discorso, la musicista interrompa
consciamente i pensieri negativi e inizi una linea di pensiero più
obiettiva e funzionale – e come questa azione non solo abbia aiutato
il suo umore, ma l’abbia anche aiutata a tornare al lavoro?
Una differenza chiave tra la musicista nel primo esempio e quella
del secondo potrebbe essere il panico. Chiunque prova di tanto in
tanto paura, rabbia, confusione, delusione e altre emozioni negative.
I sognatori ambiziosi, data la natura di sfida dei loro obiettivi,
potrebbero provarle molte volte in un giorno. I non procrastinatori
possono provarle di solito molto brevemente per poi tornare a uno
stato positivo o perlomeno neutrale che permette loro di continuare
a fare il loro lavoro. I procrastinatori non possono: vengono presi dal
panico, e il panico amplifica la paura e l’ansia fino a che non
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funzionano più. Si ritirano poi in comportamenti di evasione dalla
realtà, come perfezionismo, negatività e ipersensibilità.
L’altra cosa che fa il panico, oltre ad amplificare le emozioni
negative, è disattivare i tuoi meccanismi per gestire le situazioni.
Anzi, questa potrebbe essere la definizione di panico: lo stato di
incapacità di gestione delle situazioni. Qualcuno in grado di
cambiare una gomma per esercizio nel suo vialetto di casa ma che
dimentica come si fa quando si trova con una gomma a terra in
autostrada, va nel panico. Così è per qualcuno che conosce bene
una materia scolastica ma fallisce in pieno l’esame, o che fa progetti
e si esercita per una riunione importante ma manda tutto a monte.
Gli studenti vengono regolarmente da me con problemi che
affermano di non sapere affatto come risolvere. Chiedo loro: “Quale
consiglio daresti a qualcun altro con lo stesso problema?” e
invariabilmente snocciolano una buona soluzione senza neanche
fermarsi a riflettere. Riescono a farlo perché di solito è molto più
facile risolvere i problemi degli altri che i propri, soprattutto perché ci
facciamo prendere dal panico con i nostri.
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“Panico furtivo”
Tutti abbiamo familiarità con il tipo di panico adrenalinico che ti fa
sentire disperato e fuori controllo. Ma il panico spesso avviene molto
più silenziosamente. Quello che chiamo “panico furtivo” potrebbe
essere in realtà una causa molto più comune di procrastinazione.
Il panico furtivo è quello che accade quando ti siedi a lavoro alle
9:00 del mattino e ti viene il bisogno improvviso e irresistibile di fare
qualcos’altro, come prendersi una tazza di caffè. Non avverti panico
– sembra in realtà una decisione calma, persino triviale – ma bum!
Sei stato sbalzato via dal sentiero. A volte accade anche prima delle
9:00 del mattino, cosicché non arrivi neanche alla scrivania.
Il panico furtivo spesso accelera lo stato simile alla trance di cui
abbiamo parlato prima e che ti rende più facile continuare a
procrastinare. All’inizio ti prendi la tazza di caffè, poi leggi il giornale,
poi fai una telefonata personale, poi fai un po’ di shopping su
internet – e poi, bum! Improvvisamente è l’ora di pranzo. Magari eri
semi-consapevole che avresti dovuto fare qualcos’altro, ma non eri
mai abbastanza consapevole, o abbastanza concentrato, per
interrompere quello che stavi facendo e tornare a lavoro.
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La soluzione
Arriviamo adesso al vero nucleo della procrastinazione basata
sulla paura. Sotto la facilità alla distrazione e i comportamenti
controproducenti come perfezionismo, negatività e
ipersensibilità, e subito sopra la paura, si trova il panico che
amplifica tale paura fino a che non puoi più gestirla. Minimizza
o elimina il panico e dovresti essere in grado di gestire gli
episodi di paura, evitando così la necessità di rivolgerti a
comportamenti controproducenti e permettendoti di tornare
velocemente e facilmente al tuo lavoro.
Come dice Jerry Weinberg: “Il problema non è il problema. Il
problema è la tua reazione al problema”. Ciò che vuole dire è che il
problema “c’è” e basta, ma la tua reazione ad esso renderà più
facile o più difficile risolverlo. Ciò sembrerebbe porre molta
pressione su di te, ma in realtà te ne toglie molta, perché una volta
che hai eliminato il panico, i problemi sono quasi sempre molto più
facili da risolvere di quanto immaginiamo.
La chiave per superare la procrastinazione consiste nell’imparare a
sconfiggere il panico e, alla fine, non provarlo affatto.
Ora che abbiamo delineato la natura generale della
procrastinazione, siamo pronti per iniziare ad esplorare le
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soluzioni. Prima di arrivare alle vere “soluzioni” che risolvono
davvero il problema, però, esaminiamone alcune “false” che le
persone di solito provano senza risultato. Alcune di queste
potrebbero esserti familiari…
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La falsa soluzione alla procrastinazione più comune è cercare di
costringersi a lavorare trattandosi male, attraverso un dialogo
interiore che suona più o meno così:
“Andiamo, smettila di fare il pigro. Sai che devi scrivere, non ci sono
scuse. Sì, so che c’è un sacco di roba nel mezzo, ma non importa.
Dove sono la tua forza di volontà e la tua disciplina? Come puoi
essere così immaturo? Non capisci cos’è in gioco? Datti una
regolata o fallirai! E poi che farai? Oh, certo, devi scrivere venti
pagine oggi, non solo dieci, dato che non hai scritto niente nel fine
settimana. Ecco quello che fanno i ‘veri’ scrittori, e se non puoi farlo,
significa che sei un imbroglione e un falso”.
È una corrente di auto-abuso, colpa, vergogna e biasimo. Lo chiamo
dialogo interiore della “Mamma Cattiva” o del “Papà Cattivo” (scegli
tu) e, fidati non funziona. Ho parlato così a me stessa per vent’anni
e ha solo inibito il mio successo, e molti dei miei studenti hanno
parlato così a se stessi per decenni e non ha funzionato neanche
per loro. La verità è che la maggior parte di noi reagisce a Mamma
Cattiva/Papà Cattivo allo stesso modo in cui reagirebbe a un bullo
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“esterno”: con risentimento e antagonismo. Così, adesso hai
aggiunto quegli atteggiamenti controproducenti a tutti gli altri fattori
che stavano inibendo la tua produttività.
L’approccio Mamma Cattiva/Papà Cattivo ha altri problemi. Sbaglia
nell’individuare la radice del problema, che, come sai, non è né la
pigrizia né l’immaturità, ma la paura. Ti mina anche rinforzando le
idee negative su te stesso e togliendoti l’autostima. Tende anche a
mentire sulla natura del tuo lavoro e della tua situazione – per
esempio, cosa accadrebbe se il “sacco di roba nel mezzo” citata nel
passaggio illustrato sopra fosse una malattia, un membro della
famiglia nei guai o qualche altra crisi legittima? Punirti perché sei
malato, o per non aver affrontato delle responsabilità urgenti, non
solo è controproducente, ma è anche profondamente ingiusto.
La voce Mamma Cattiva/Papà Cattivo è la voce del perfezionismo –
che, ripetendo la frase giusta di Anne Lamott, è “la voce
dell’oppressore”. È anche la voce della negatività e
dell’ipersensibilità. Sembra che stia cercando di risolvere il tuo
problema, ma in realtà lo sta solo peggiorando. Non ascoltarla.
Tende anche ad attaccare al massimo della ferocia quando sei
terrorizzato, ansioso, colpevolizzato, pieno di vergogna o vulnerabile
in qualche altro modo. Stai doppiamente in guardia in questi casi.
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Da dove viene Mamma Cattiva/Papà Cattivo
Perché, se non funziona, l’approccio Mamma Cattiva/Papà Cattivo è
così prevalente? Credo che sia perché molti di noi lo hanno appreso
da genitori, insegnanti, capi etc. bulli. Alcune di queste persone
potrebbero averlo fatto a fin di bene, altre no, ma in tutti i casi il loro
approccio era sbagliato.
Prendiamo il bullismo anche dai media, che amano ritrarre soluzioni
semplici a problemi complessi. Pensa a tutti i film sentimentali in cui
degli insegnanti, allenatori e sergenti istruttori severi-ma-premurosi
ottengono risultati che hanno del miracoloso con il bullismo. E pensa
anche agli onnipresenti slogan pubblicitari da bulli come “Just do it!”
e “Nessuno sforzo, nessun guadagno”.
La nostra società promuove anche l’idea che il successo è facile. La
letteratura finanziaria è piena di storie “dalle stalle alle stelle” e di
successi realizzati nel giro di una notte; e anche in casi in cui non si
insiste su questi punti, tende lo stesso a sminuire il ruolo della
fortuna e della perseveranza nel successo (per essere onesti, molte
persone di successo o dimenticano gli sforzi che hanno fatto
all’inizio o scelgono di ometterli dalle loro biografie ufficiali). Così,
per esempio, sentiamo tutti parlare di come il fondatore della
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Microsoft, Bill Gates, fosse un giovane geniale (che era
sicuramente), ma quasi mai del fatto che sia cresciuto in una
famiglia benestante, con un padre che era un avvocato di successo
e una madre con ottime conoscenze nella società di Seattle. Non
sentiamo nemmeno parlare della sua fortuna infinita per essere
cresciuto agli albori della società dei computer. Questi vantaggi non
sminuiscono la sua genialità, ma hanno contribuito enormemente al
suo successo.
Lo schema Mamma Cattiva/Papà Cattivo attinge a questo tipo di
mentalità e dice che se non hai successo facilmente, deve esserci
qualcosa che non va in te.
Un mito collegato è che la lotta per il successo è affascinante. Nella
cultura popolare, l’artista – se non è benestante di suo in partenza –
può “fare la fame” per un po’, ma poi viene ricompensato per questo
inconveniente vivendo una vita piena di persone interessanti e
costellata di situazioni divertenti. Pensate all’alter ego letterario di
Henry Miller, Gulley Jimson, l’artista protagonista del grande
romanzo di Joyce Cary The Horse’s Mouth (di cui più tardi è stata
fatta anche un’ottima versione cinematografica con Alec Guinness
come protagonista). Persino il “morire di fame” sembra così
divertente – e l’artista in questione in queste opere sembra sempre
trovare qualcuno a cui scroccare un buon pasto – e poi, tanto per
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gradire, l’artista dopo un po’ fa tombola e raggiunge il successo
professionale.
Nella vita vera, però, le nostre lotte si protraggono molto più a lungo
– spesso durano anni o decenni – e, cosa spaventosa, non offrono
alcuna garanzia di successo. Sono spesso abbastanza difficili e
terrificanti da portare la maggior parte delle persone ad
abbandonare i loro sogni ambiziosi, e così non devono essere prese
in giro. Chiunque insista nei suoi sogni di fronte a tale lotta
dovrebbe, anzi, essere lodato – anche se per caso non ci lavora su
così tanto in un dato momento come sentirebbe di dover fare.
Lo schema Mamma Cattiva/Papà Cattivo non riconosce questa
realtà e insiste sul fatto che questa lotta è divertente e ricca di
fascino. Anzi, Mamma Cattiva/Papà Cattivo dice che se non ti stai
godendo la tua lotta, ci deve essere qualcosa che non va in te.
Infine, Mamma Cattiva/Papà Cattivo rifiuta di riconoscere che il
successo è molto più duro da realizzare se non sei disposto a
sfruttare gli altri o a evitare le tue relazioni e le tue responsabilità. La
maggior parte di noi, infatti, non lo è, e penso che sia una cosa
positiva: ma una conseguenza probabile di quella scelta è che il tuo
successo arriverà più lentamente, o in quantità ridotta, rispetto a
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qualcuno che usa le persone e non riconosce le proprie
responsabilità.
Mamma Cattiva/Papà Cattivo non riconosce quella verità, tuttavia, e
dice che dovresti mantenerti allo stesso livello di produttività e
realizzazione di qualcuno che usa le persone o rifiuta le
responsabilità. Molte donne, in particolare, hanno difficoltà con
questo perché sono ancora responsabili in primo luogo della cura
dei bambini, degli anziani e dei compiti di casa. Come ci si può
ragionevolmente aspettare da loro di essere tanto produttive quanto
qualcuno che non ha quelle enormi responsabilità? Ma Mamma
Cattiva/Papà Cattivo non si preoccupa di “roba” come quella e si
limita a biasimarti perché non sei produttiva.
A proposito, persino lo stesso William Faulkner – quello della
famosa citazione: “Se uno scrittore deve derubare sua madre, non
esiterà; l’Ode su un’urna greca vale tutte le vecchie signore
possibili”, che è stata usata per far venire i sensi di colpa a intere
generazioni di scrittori – persino lui non trascurava sua madre.
Potrebbe essere stato devoto alla sua arte, ma era anche devoto a
lei e sembra che le facesse visita tutti i giorni.
Così, non disperarti, puoi onorare le tue relazioni e gli altri impegni E
anche fare un ottimo lavoro.
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Il bullismo si paga
La ragione finale per cui le persone fanno i bulli è che il bullismo a
volte funziona – ma, se ci pensi, funziona solo quando colui che lo
fa ha un potere, o un potere percepito, su colui che subisce, e di
solito funziona solo temporaneamente. A lungo termine, il bullismo
tende in realtà a creare cambiamenti comportamentali nella
direzione opposta da quella desiderata. Un genitore che forza la sua
bambina a prendere lezioni di piano di solito genera un’adolescente
che non vuole avere niente a che fare con il piano.
Naturalmente, quando fai il bullo con te stesso tramite il dialogo
Mamma Cattiva/Papà Cattivo, la differenza di potere non esiste e
così il bullismo non funziona affatto, tranne che per farti stare male e
peggiorare il tuo problema di procrastinazione.
Le mamme, i papà, gli allenatori, i capi e i mentori illuminati sanno
tutti che il bullismo non funziona, e così, invece di provare a
influenzare il comportamento con il criticismo rigido e le etichette
negative, usano il rinforzo positivo e l’incoraggiamento.
Se il tuo dialogo interiore getta vergogna e colpa su di te, o ti fa
stare male, si tratta di mamma cattiva/papà cattivo. Ricorda: non c’è
mai una ragione per parlare male a te stesso, e le volte che ti senti
più giustificato a farlo – quando credi di aver fatto un gran casino –
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sono le volte in cui dovresti sforzarti il doppio di evitarlo. Non
significa che non dovresti affrontare quelli che percepisci come
mancanze e fallimenti, ma che dovresti farlo solo in modo obiettivo,
compassionevole e costruttivo.
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Vendersi è quando sacrifichi il tuo sogno ambizioso per altri sogni o
attività, come fare soldi, crescere una famiglia o fare volontariato.
Ovviamente, puoi anche sacrificare il tuo sogno per fini meno degni,
come le pulizie maniacali, guardare la TV, navigare sul web o
festeggiare.
Non mi piace davvero usare il termine “vendersi” perché spesso
viene usato per etichettare negativamente le persone che stanno
semplicemente facendo del loro meglio per fare delle scelte di vita
difficili. Ma possiamo anche applicarlo in senso non peggiorativo a
coloro che finiscono per accettare troppi compromessi e
abbandonando troppi sogni. Molti commettono questo errore perché
cadono nella trappola di pensare che ci sia un solo sentiero da
seguire per realizzare i loro sogni – spesso il sentiero irreale
descritto dai media – e poi, quando hanno difficoltà ad avere
successo in quel sentiero, abbandonano il loro sogno. In realtà,
tuttavia, ci sono come minimo diversi sentieri per arrivare al
successo:
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Un artista che deve lavorare a tempo pieno, per esempio, può
spesso arrangiarsi con un tempo flessibile (per esempio,
lavorando 4 giorni la settimana e 10 ore al giorno) in modo da
poter dedicare più tempo alla sua arte. Oppure, può ritagliarsi del
tempo libero per sé facendo fare ai familiari alcuni dei lavori di
casa o può assumere qualcuno che l’aiuti. Oppure, può assumere
un assistente part time che l’aiuti con faccende relative alla sua
arte, come preparare le tele o pulire i pennelli (se non ha un
soldo, può insegnare in cambio di questi servizi).
Un attivista che non ha il denaro per una grossa campagna può
portare le persone a donare denaro e servizi, o ricorrere a
tecniche di guerriglia marketing a basso costo.
Un imprenditore il cui sogno è aprire un ristorante, ma che non ha
denaro, può avviare prima un business di catering o di cibi
confezionati.
La maggior parte delle persone non ama fare compromessi nella
propria vita, ma è meglio questo piuttosto che abbandonare del tutto
il proprio sogno. Inoltre, ciascuno di questi compromessi, e forse
ogni compromesso che potresti essere chiamato a fare, ha un suo
bellissimo lato positivo. L’artista che chiede il tempo flessibile al suo
capo scopre di avere più controllo sul suo orario di lavoro di quanto
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pensasse di avere. L’attivista, forzato a cercare fondi, trova che ci
sono davvero persone là fuori che vogliono finanziare la sua causa.
L’imprenditore ottiene dell’esperienza preziosa nell’industria
alimentare mentre costruisce il suo capitale.
C’è sempre più di un sentiero verso il successo, e persino un
sentiero di compromesso offre molta gioia e realizzazione. Se non
riesci a trovarne uno che funziona per te, date le ristrettezze
finanziarie o i problemi familiari, allora consulta un mentore (vedi il
capitolo 30).
Essere in stallo è l’opposto di vendersi: è quando sacrifichi ogni
altra cosa della vita per il tuo sogno ambizioso. In breve, i tuoi
interessi diventano sempre più ristretti e le tue relazioni sempre più
limitate, fino a che fai poco altro che il tuo lavoro – solo che, dato
che la strategia si basa sulla privazione e la negazione,
probabilmente sei depresso e non lavori poi molto.
Ovviamente, questo sentiero disfunzionale è celebrato in molte
storie di “artisti torturati” e “imprenditori monomaniacali”, ma non è
per questo meno realistico. Pochi riescono a sopravvivere, molti
meno prosperano e realizzano degli obiettivi ambiziosi, nel contesto
di un’esistenza così limitata e solitaria. E nella misura in cui il tuo
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obiettivo richiede idee e punti di vista freschi, probabilmente anche
questi ti mancheranno.
La cura
La “cura” sia per il vendersi che per l’essere in stallo è, per prima
cosa, non vergognarsi, biasimarsi, incolparsi o abusare di se stessi
in altri modi per averlo fatto (in altre parole, niente Mamma
Cattiva/Papà Cattivo!). Spesso la paura – insieme alla
disinformazione – è alla base di queste strategie, e non dovresti mai
rispondere alla paura con le punizioni. Invece, usa le soluzioni per
gestire la procrastinazione basata sulla paura di cui parlo a partire
dal capitolo 25.
Ricorda che non c’è nessuna risposta assolutamente giusta o
sbagliata alla domanda su come dovresti vivere la tua vita. Il tuo
sogno ambizioso potrebbe essere l’elemento centrale, significativo
della tua vita, o potrebbe giocare un ruolo subordinato rispetto alla
famiglia e ad altri valori. Ricorda, inoltre, che il fondamento di tutti gli
sforzi contro la procrastinazione è l’onestà su chi sei e su quali sono
i tuoi valori e le tue necessità. Cercare di vivere una vita “falsa” –
persino per buoni motivi – semplicemente non funzionerà, dato che
la maggior parte di noi non sa sopportare una vita di negazione.
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Se ti accorgi di essere aggrappato al sogno di un sentiero
idealizzato che per te è impossibile da seguire, invece di scegliere
una via di compromesso che puoi seguire, domandati se la paura
possa essere alla base della tua testardaggine.
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Risolvere un problema significa attuare specifiche azioni come
osservare i sintomi o le manifestazioni, definirlo in modo preciso,
analizzare il problema e le sue possibili soluzioni, sviluppare una
strategia per risolverlo, testare la strategia, applicare la strategia se
il test riesce bene, affinare la strategia se il test riesce male e
valutare il successo o il fallimento.
Angosciarsi include tutte le altre cose che fai in relazione al tuo
problema, compreso preoccuparti, sentirti in colpa, lamentarti con la
famiglia e gli amici e piangerti addosso.
Angosciarsi è pericoloso. Ti dà l’illusione di stare risolvendo il
problema, così non devi sentirti in colpa perché lo stai ignorando, o
perché hai abbandonato la speranza. Ma angosciarsi non risolve
davvero il tuo problema. La caratteristica distintiva dell’angosciarsi è
che, non importa per quanto tempo o con quanta serietà lo fai, il
problema non viene mai risolto. Tristemente, è vero anche nei casi
in cui una persona si angoscia per decenni, o per tutta la sua vita.
Come fai a sapere che ti stai angosciando invece di risolvere il
problema? Facile: se ti sei dato da fare per risolvere il problema, ma
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senza fare progressi, probabilmente ti stai angosciando. Persino il
problema più ostico è risolvibile, perlomeno in una certa misura – e,
come dirò più avanti, basta poco per vedere dei progressi degni di
nota. Quindi, se non stai facendo progressi, quasi sicuramente ti stai
angosciando.
Un’altra differenza tra l’angosciarsi e il risolvere è che l’angosciarsi
tende a focalizzarsi sul problema, mentre il risolvere si
focalizza sulla soluzione. Non è una regola assoluta, perché parte
di quello che fai per risolvere il problema è caratterizzarlo e
analizzarlo. Ma se tutto quello che fai è pensare la problema e
quanto questo ti faccia stare male, e non dedichi neanche un po’ di
tempo a elaborare e applicare una soluzione, allora ti stai
angosciando.
Un’altra differenza è che l’angosciarsi tende a presentarsi in
solitudine. Lo fai da solo, nella privacy della tua stanza, o almeno
nella privacy dei tuoi pensieri. Quando confidi negli amici e negli
altri, usi quelle conversazioni più per vagliare o per ascoltare le tue
stesse idee e emozioni che ti vengono rimandate indietro, piuttosto
che per osservare, definire, etc. Forse non ascolti neanche troppo
attentamente quello che le persone con cui stai parlando stanno
dicendo, o ignori loro consigli.
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Risolvere, dall’altra parte, coinvolge di solito altre persone – e non
solo i tuoi amici, ma professionisti come medici, terapeuti, consiglieri
spirituali, sponsor dei dodici passi, insegnanti e mentori. E spesso,
più di uno di questi. E invece di usare queste persone come camera
di riverberazione per riflettere su di te i tuoi stessi pensieri ed
emozioni, ascolti da vicino quello che stanno dicendo e fai del tuo
meglio per seguire i loro consigli.
Poiché molto procrastinatori tendono a vergognarsi e a essere
insicuri, hanno una tendenza naturale all’isolamento. Ma la maggior
parte dei problemi seri della vita, compresa la procrastinazione,
possono essere risolti meglio – o solamente – con l’aiuto di una
comunità.
Perché qualcuno perderebbe tempo ad angosciarsi quando
potrebbe risolvere il suo problema? In alcuni casi, potrebbe essere
perché non sa che sta, di fatto, angosciandosi. Ma potrebbe anche
essere che, a causa delle sue paure, non vuole davvero risolvere il
suo problema di procrastinazione e fare progressi verso il suo
obiettivo. Per lui, angosciarsi ha lo scopo importante di tenerlo
bloccato, mantenendo l’illusione di progresso e salvandosi la faccia.
Okay, abbiamo finito con le soluzioni false. Ora passiamo a quelle
vere! Sono quelle che probabilmente stavi aspettando e sono così
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felice di presentartele. Ci sono tre soluzioni vere per la produttività, e
puoi usarle tutte insieme o separatamente. Il prossimo capitolo inizia
con la più semplice, e nei capitoli successivi passerò alle altre due in
ordine di complessità.
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Tutto il lavoro produttivo può essere semplificato in questi tre
comportamenti:
1. Comparire a lavoro esattamente quando dovresti.
2. Iniziare subito il lavoro che dovresti fare.
3. Rimanere concentrato sul lavoro per venti minuti o più a lungo.
Questi comportamenti sono l’essenza del lavoro produttivo. Sono
anche i punti in cui la procrastinazione si presenta, e, di
conseguenza, i punti in cui può essere attaccata.
Non imbrogliare!
Ecco di nuovo i tre comportamenti; questa volta alcune parole
importanti sono state scritte in corsivo:
1. Comparire a lavoro esattamente quando dovresti.
2. Iniziare subito il lavoro che dovresti fare.
3. Rimanere concentrato sul lavoro per venti minuti o più a lungo.
Queste parole importanti equivalgono tutte alla stessa cosa: NON
IMBROGLIARE! Neanche un pochino…
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Nel comportamento no. 1, la parola “esattamente” significa alle 8:00
in punto, non alle 8:01, 8:05 e nemmeno alle 8:00:10. Devi allenarti
per essere esattamente dove dovresti essere – non a pensare di
esserci, non per la strada, non a versarti una tazza di caffè – al
momento esatto in cui dovresti esserci.
Nel comportamento no. 2, la parola “subito” significa che, un
secondo dopo che il tuo sedere si è posato sulla sedia, inizi a
lavorare. “Il lavoro che dovresti fare” dovrebbe essere evidente
ormai, ma stiamo molto attenti e ricordiamoci che le telefonate
improvvisate e fuori programma (persino quelle “urgenti”), il caffè,
leggere il giornale, navigare su internet e altre attività, sono tutte
procrastinazione, pura e semplice. Lo è anche fare un altro lavoro –
persino uno importante e che fa sentire virtuosi – che non era
programmato per questo periodo. Puoi trascorrere tutta la tua
carriera immerso in queste attività, e fare pochi o nessun progresso
verso i tuoi obiettivi più importanti.
Nel comportamento no. 3, la parola “concentrato” significa che stai
pensando al tuo lavoro e solo al tuo lavoro. In altre parole, non stai
pensando a un altro lavoro che potresti fare, o alle preoccupazioni
sul tuo lavoro, o a questioni filosofiche sul tuo lavoro (filosofeggiare
è importante, ma non lasciare che interrompa il tuo lavoro:
inseriscilo nel programma). E, ovviamente, non stai pensando alla
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tua vita personale, al programma televisivo di ieri sera o agli
uccellini che cinguettano fuori dalla tua finestra.
“Venti minuti o più a lungo.” La quantità di tempo durante la quale
uno può o dovrebbe rimanere concentrato sul lavoro cambia da
persona a persona. La maggior parte delle persone, tuttavia, può
allenarsi a lavorare in maniera concentrata per almeno venti minuti
prima di doversi alzare e fare una pausa. Dopo la tua pausa – e le
tue pause dovrebbero essere lunghe quanto basta, specialmente
quando stai affrontando un problema di procrastinazione – puoi
tornare a lavorare per altri venti minuti.
All’inizio, tuttavia, lavorare per venti minuti può sembrare irreale
come volare sulla luna. Quindi inizia con dieci minuti, o cinque, o
due se devi (usa il timer della cucina o un altro timer per tenere il
conto). Poi prendi una pausa lunga quanto ti serve, loda te stesso
per la tua conquista come discusso nel capitolo seguente, e ripeti il
tutto.
Man mano che diventi più a tuo agio con il tuo lavoro, puoi salire fino
a dieci minuto di lavoro continuo, poi quindici, venti, trenta, etc. La
chiave è essere pazienti e non spingere troppo, dato che spingere te
stesso fondamentalmente invita Mamma Cattiva/Papà Cattivo a
prendere il controllo.
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Ora che capisci i Tre Comportamenti Produttivi più pienamente, puoi
iniziare a praticarli. Ci sono cinque chiavi per il successo:
1. Inizia nel piccolo, e mira a minuscoli miglioramenti.
2. Ricompensa abbondantemente ogni piccolo successo.
3. Ignora i “fallimenti”, limitati a imparare da essi.
4. Anticipa i momenti di ristagno e le ricadute.
5. Persisti!
1. Inizia nel piccolo, e mira a minuscoli miglioramenti
“Inizia nel piccolo” significa fare pratica dei Tre Comportamenti
Produttivi (cioè “non-procrastinativi”) su non più di due o tre compiti
per volta – e i compiti su cui ti applichi dovrebbero essere facili.
Partire da quel romanzo su cui sei bloccato da dieci anni forse è una
cattiva idea.
Le faccende di casa sono una grande cosa su cui fare pratica,
perché tendiamo a procrastinare non per paura, ma semplicemente
perché sono una scocciatura. Quindi, esercitati nella non-
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procrastinazione facendo i piatti o la lavatrice (o tagliando il prato, o
portando l’auto a cambiare l’olio, etc.), se questi sono i compiti che
rimandi di solito (esercitati nei comportamenti no. 1 e 2 soltanto,
ovviamente, dato che non vuoi trascorrere troppo tempo a fare le
faccende di casa). I compiti di semplice cura personale, come
passare il filo interdentale o prendere le vitamine, sono altrettanto
buoni per fare pratica.
Se i compiti su cui fai pratica appaiono semplici o triviali in modo
imbarazzante, allora stai andando proprio bene! La chiave è
abituarsi alla sensazione di non procrastinazione, e avrai
l’opportunità di farlo così solo se all’inizio ti eserciti con attività che
offrono un’alta probabilità di successo. Inoltre, fai attenzione alle
aree (probabilmente numerose) della tua vita in cui non procrastini,
e nota la sensazione di calmo autocontrollo che provi quando ti
appresti a quei compiti. È la stessa sensazione che miri a suscitare
quando si tratta dei compiti che stai procrastinando al momento – e
una volta che riesci a suscitarla, sei a buon punto per risolvere il
problema (sì, stai mirando a suscitare certe sensazioni in te. Come
parlerò nel capitolo 32, le persone di successo lavorano
consciamente per creare certe sensazioni, di contro ad accettare
passivamente qualunque emozione li colga. Molte persone non di
successo, al contrario, non sanno neanche che sia possibile farlo).
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Continua a fare pratica dei Tre Comportamenti Produttivi su cose
semplici, e migliorerai naturalmente nel non-procrastinare. A quel
punto, sarai meno spaventato, indeciso e combattuto, e inizierai a
fare il passaggio cruciale dal vedere la procrastinazione come un
difetto proprio del carattere al vederla come un problema di
comportamento che puoi risolvere. Nel frattempo, fare i piatti,
passare il filo interdentale, etc. avranno loro stessi un effetto
benefico sul tuo umore, e ti daranno più potere per fare ulteriori
cambiamenti.
Solo dopo essere diventato bravo a non procrastinare su cose triviali
dovresti iniziare ad esercitarti sulla tua arte, sugli affari, sulla tesi di
dottorato, sull’attivismo o su altre imprese ambiziose. Ora è
doppiamente importante per te iniziare in piccolo. Se sei uno
scrittore, non partire per scrivere un capitolo intero, ma solo una
pagina o un paragrafo. Se ti occupi di arti visive, non mirare a
dipingere un quadro per intero, ma semplicemente mischia alcuni
colori o sistema un dettaglio su un quadro esistente. Oppure, se sei
un imprenditore, non mirare a passare l’intera mattinata a fare
chiamate di vendita, ma solo dieci minuti.
In altre parole, quando ti muovi in un ambito che fa paura, inizia da
cose molto piccole. E solo dopo che sei diventato davvero bravo a
non procrastinare nei piccoli compiti, puoi incaricarti di più grandi. E
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solo dopo che sei diventato bravo a seguire i comportamenti per
dieci minuti (o cinque, o due, o qualunque tempo funzioni per te
all’inizio), inizia a praticare il comportamento no. 3 – aumentando
lentamente la tua resistenza in modo che tu possa fare il tuo lavoro
spaventoso per quindici, venti, trenta, etc. minuti per volta.
2. Ricompensa abbondantemente ogni piccolo successo
Se segui il mio consiglio di “partire in piccolo” avrai molti successi,
con i quali intendo situazioni in cui sei stato in grado di resistere alla
procrastinazione e ti sei messo subito all’opera. È importante, in
queste situazioni, celebrare le tue conquiste! Datti una pacca sulla
spalla, concediti un regalino e in generale vantati. Come ho detto
prima, questo tipo di rinforzo positivo non solo aumenta la fiducia in
te stesso e migliora il tuo umore, ma aiuta anche a fissare le
conquiste nella tua memoria, in modo da poterle richiamare quando
ne hai bisogno; così, quando un giorno ti trovi sul punto di
procrastinare, puoi pensare: “Mi sento stanco e ansioso e voglio
davvero lasciar perdere il lavoro, ma – aspetta un secondo! – mi
sentivo esattamente così la settimana scorsa, e sono riuscito a
superarlo e ad avere un pomeriggio produttivo. Se l’ho fatto allora,
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forse posso farlo adesso. Metterò il timer a cinque minuti e vedrò se
lavorare per questo periodo mi aiuta a tornare in carreggiata”.
Non importa quanto sia piccola la conquista. Anche se è qualcosa di
semplice come prendere le vitamine esattamente quando lo avevi
programmato – o prenderle e basta, se spesso lo hai trascurato –
datti almeno una pacca mentale sulla spalla. Per conquiste più
grandi, come buttare giù delle annotazioni per il tuo romanzo per la
prima volta in un anno, assicurati di vantarti con te stesso in
abbondanza e di darti una bella ricompensa tangibile.
3. Ignora i “fallimenti”, limitati a imparare da essi
Quando un bambino fallisce nel raggiungere un obiettivo, il genitore
cattivo tende a criticare e a incolpare mentre il genitore benevolo
offre compassione e comprensione. Il genitore benevolo aiuta anche
il bambino a mettere il fallimento in prospettiva, ricordandogli che il
“fallimento” probabilmente non è così terribile come pensa, e che ci
sono moltissime altre cose che ha realizzato con successo. Con
l’aiuto del genitore benevolo, il bambino cresce per diventare un
adulto con ottime capacità di ripresa che non ha così paura di fallire
da procrastinare.
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Devi essere il tuo stesso genitore benevolo, il che significa che ogni
volta che fallisci nel non procrastinare in un altro obiettivo, non
dovresti criticare o biasimare te stesso, ma invece dovresti
rispondere con obiettività compassionevole. L’ipercritica, come detto
prima, demolisce la tua autostima, mina la fiducia in te, caratterizza
male il problema e rende solo peggiori le cose. Invece, sii un
osservatore e un analista compassionevole della tua situazione,
tenendo a mente che spesso ci sono dei motivi perfettamente validi
dietro la procrastinazione, anche se la risposta di procrastinazione
non è ottimale di per sé: “Cavoli! Non ho fatto molto oggi. Che è
successo? Oh, sì, ero irritato dopo pranzo per via di quella
telefonata con la mia ragazza. Beh, era una telefonata irritante”.
Come abbiamo detto nel capitolo 9, la reazione giusta al fallimento è
di pensare quanto basta per arrivare a una soluzione affinché non
accada di nuovo la stessa cosa: “Okay, la prossima volta non
chiamerò la mia fidanzata fino a che non avrò finito di lavorare”. Poi
passate oltre senza rimpianti e rimorsi.
4. Anticipa i momenti di ristagno e le ricadute
Ristagnare significa rimanere bloccato a un certo livello di
realizzazione nonostante tu abbia fatto numerosi sforzi per andare
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avanti. Una ricaduta è quando invece perdi terreno davvero e diventi
meno efficiente. Entrambi sono scoraggianti, e entrambi sono una
parte inevitabile di ogni processo personale di crescita. Se hai un
giorno, una settimana, un mese o un anno “no”, non criticare,
gettare vergogna o biasimare te stesso: accettalo e basta per quello
che è, e spera di migliorare presto.
Momenti di ristagno e ricadute spesso indicano che stai scegliendo
degli obiettivi troppo ambiziosi. Se è davvero questo il caso, la
soluzione è tornare a un livello precedente di realizzazione con cui
sei a tuo agio e rimanervi fino a che non riacquisti sicurezza. Poi
ricorda di selezionare degli obiettivi più modesti e realizzabili in
futuro.
Momenti di ristagno e ricadute possono anche indicare che stai
avendo problemi personali e di altro tipo che stanno interferendo
con la tua abilità di fare il tuo lavoro. La maggior parte di noi può
affrontare un problema consistente per volta e, diciamoci la verità,
molti problemi, compresa la malattia e le crisi finanziarie, possono
avere la precedenza persino sul fare progressi verso il nostro
beneamato sogno. Se qualcosa ti allontana dal tuo sogno, fai
semplicemente quello che devi fare senza vergogna, rimorso o
rimpianto. Alla fine, riuscirai a tornare al tuo lavoro – e magari
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persino con anche una prospettiva più ricca come risultato del tuo
periodo “sabbatico”.
5. Persisti!
Che posso dire? Coloro che hanno successo sono sempre coloro
che tengono duro. A volte, hanno messo da parte il loro sogno
ambizioso mentre lavorano ad altre priorità, ma vi tornano sempre.
Non rinunciano mai - nemmeno tu dovresti.
Caso di studio: superare un momento di ristagno
Mentre scrivevo The Lifelong Activist, ho attraversato un periodo di
diverse settimane in cui, per motivi personali, realizzavo poco.
Ero frustrata, ma sapevo di dover mantenere l’autocritica al minimo.
Continuavo a ricordare a me stessa: “Questo problema di
procrastinazione è un problema che devo risolvere, non un riflesso
di quello che sono intrinsecamente. La situazione migliorerà quando
sarò pronta perché migliori”. La mancanza di vergogna, di biasimo e
di auto-etichettamento negativo fece sì che rimanessi in grado di
mantenere la fiducia in me, che mi aiutò a risolvere il problema
prima piuttosto che dopo.
Dopo alcune settimane di lotta, alla fine ho avuto la forza mentale di
fare quello che ti ho appena detto di fare in caso di ricaduta: tornare
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a un livello precedente di produttività. Ho scavato a fondo nel
computer e ho tirato fuori un programma che non mi era servito per
un paio d’anni: il mio software cronografo. L’ho regolato su intervalli
di cinque minuti e, in questi intervalli, mi impegnavo nel mio lavoro
(tra un intervallo e l’altro, facevo una pausa che durava quanto
volevo).
Dover usare di nuovo il cronografo è stato un po’ umiliante – come
rimettere le ruotine alla bicicletta – e ancora di più lo è stato fissarlo
a intervalli di cinque minuti. Ma, indovina un po’? La strategia ha
funzionato, velocemente e in modo spettacolare! Anzi, ci sono
volute solo poche ore di pratica con il cronografo perché tornassi al
livello normale di produttività.
La strategia ha funzionato perché il limite di cinque minuti che avevo
selezionato era così breve che il successo era più o meno garantito
– e i miei piccolissimi successi mi motivarono abbastanza da riuscire
a superare il mio blocco e andare avanti con il processo creativo.
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1. Inizia sempre la tua giornata con un programma
Fare programmi è importante perché la vaghezza apre la porta ai
quei tipi di paure e incertezze che possono portare alla
procrastinazione.
Idealmente, dovrai attraversare i processi di gestione della missione
e del tempo discussi in The Lifelong Activist e saprai come creare
un programma gestibile che rifletta i tuoi valori di base. Altrimenti,
creati perlomeno un programma semplice che dica in modo
specifico quello che farai o su cosa lavorerai ogni ora del giorno.
Prova a creare il tuo programma la sera prima in modo che l’atto in
sè di fare il programma non diventi esso stesso una forma di
procrastinazione.
2. Sii pronto
I Boy Scout hanno ragione qui. Per la stessa ragione del punto no. 1
– evitare la confusione che potrebbe sbalzarti fuori dal sentiero –
devi iniziare la tua giornata con tutte le informazioni, strumenti e
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materiali necessari per compiere il lavoro lì davanti a te. Ciò significa
tutto: libri, file cartacei, file elettronici, numeri di telefono, strumenti
per scrivere, persino le graffette. Dovrebbe essere tutto disponibile,
organizzato e in perfetto ordine di lavoro (il cellulare è carico? Le
matite sono temperate?).
******
Nota: se, nonostante i numerosi tentativi, non riesci ad arrivare a
lavoro pronto e organizzato, ciò potrebbe essere un segno che hai
un alto livello di paura che ti sta portando a procrastinare. Non
preoccuparti – ti dirò come gestirlo a partire dal prossimo capitolo.
3. Affronta il tuo lavoro senza esitare
Ricordi come il Comportamento Produttivo no. 1 sia arrivare a lavoro
in tempo, e il Comportamento Produttivo no. 2 sia mettersi subito a
lavoro e con la giusta attrezzatura? Mentre fai pratica di questi
comportamenti, prova a non esitare. L’esitazione dà ai tuoi pensieri
il tempo di vagare, e se hai l’abitudine di procrastinare, essi
vagheranno direttamente verso le tue paure (ora capisci il significato
della frase “Chi esita è perduto”.)
Esercitati a scivolare alla tua scrivania e a iniziare il tuo lavoro senza
esitazione.
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4. Stai calmo
Le emozioni forti, come hai imparato nel capitolo 19, ti sbalzano via
dal sentiero. Rendono anche più difficile rimanere focalizzato sul
presente in modo che tu possa fare pratica dei Tre Comportamenti
Produttivi. Impegnati, perciò, a rimanere calmo mentre l’orologio
ticchetta verso l’ora di inizio. Se ti accorgi di avere paura, di essere
in ansia o di avere dei dubbi, rassicurati con dolcezza (per esempio,
“Sto per scrivere per dieci minuti – tutto qui. Poi farò una pausa”).
Se necessario, entra un po’ in “trance” quanto basta per scivolare
alla tua scrivania e iniziare a lavorare, dato che le nostre paure sono
spesso al massimo dell’intensità prima che iniziamo davvero a
lavorare e scompaiono se semplicemente insistiamo per qualche
minuto.
Se non riesci ad eliminare la paura, non preoccuparti – parleremo di
una tecnica per farlo nel prossimo capitolo.
5. Non rendere il tuo lavoro più difficile di quanto è davvero
Non cadere nella trappola di dare per scontato che procrastinare sia
inevitabile. La cultura popolare ama ritrarre l’atto della creazione
come un tipo di battaglia epica perché è una scena molto
drammatica, ma questo è il modello sbagliato da seguire. Invece,
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dovresti approcciare il tuo lavoro con un tocco leggero, e
l’esperienza dovrebbe essere come giocare: facile, sicura e
divertente.
Se il tuo progetto appare spaventosamente grande o importante,
prova a spezzarlo in unità piccole – no, minuscole! – e a lavorare su
un’unità per volta, ignorando per il momento, il quadro generale.
Suona come un consiglio molto triviale, ma è cruciale, e molto
sognatori ambiziosi hanno imparato a farlo automaticamente (e non
dimenticarti di divertirti!).
Spesso, tuttavia, quando il nostro lavoro non è divertente, è perché
siamo spaventati o nel panico, a causa del lavoro stesso o per
qualcos’altro nella nostra vita. Come sai adesso, sforzarsi di
superare quella paura è spesso futile, specialmente se lo sforzo è
accompagnato dal tipo di autocritica Mamma Cattiva/Papà Cattivo.
L’unica cosa che possiamo fare davvero è affrontare
coraggiosamente ed esplorare le nostre paure, e le circostanze che
le circondano.
A così, alla fine, arriviamo al processo per superare la paura
debilitante che si trova all’origine di così tanti problemi di
procrastinazione.
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Un processo per superare la procrastinazione basata sulla
paura e sul panico
Se hai fatto dei buoni progressi per risolvere il tuo problema di
procrastinazione usando i Tre Comportamenti Produttivi, allora
probabilmente non è tanto una questione di paura o panico a
causare la tua procrastinazione, e potresti non avere nemmeno
bisogno di usare il Processo per Sconfiggere la Paura descritto
sotto. Se, tuttavia, non riesci ad adottare i Tre Comportamenti
Produttivi per quanto ci provi, allora forse hai davvero reazioni di
paura e/o panico che hai bisogno di affrontare con il Processo, che
consiste di questi nove punti:
1. Usa la gestione della missione e del tempo per stabilire degli
obiettivi ragionevoli e un programma ragionevole.
2. Inizia il tuo lavoro: scopriti a procrastinare.
3. Non criticare, biasimare o gettare vergogna su te stesso! (Niente
Mamma Cattiva/Papà Cattivo!).
4. Comincia a tenere un diario, e con il diario:
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5a. Disinnesca il panico (5a, b e c avvengono contemporaneamente
mentre si tiene un diario).
5b. Delinea i tuoi ostacoli.
5c. Delinea una soluzione per superare i tuoi ostacoli.
6. Inizia ad applicare la soluzione e (opzionale) torna sul tuo
sentiero.
7. Celebra la tua vittoria.
8. Ripeti quando serve. E…
9. Guarda i cambiamenti all’opera!
Di seguito illustro ciascun punto.
Punto n. 1. Usa la gestione della missione e del tempo per
stabilire degli obiettivi ragionevoli e un programma ragionevole
Lo so – l’ho detto molte volte. Ma per favore, non trascurare la
gestione della missione e del tempo perché sono parti essenziali
della soluzione.
Punto n. 2. Inizia il tuo lavoro: scopriti a procrastinare
Come detto prima, molte persone entrano in un tipo di trance
quando procrastinano – quella trance è il punto principale della
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procrastinazione, davvero, dato che ti permette di evitare di fare il
tuo lavoro senza provare senso di colpa o vergogna (questi arrivano
dopo, quando guardi indietro al giorno sprecato). Quando sei in
quella trance, sei solo vagamente consapevole di quello che stai
facendo, e le ore sembrano volare via.
Alcuni non entrano troppo profondamente in quella trance. Possono
trovarsi a metà di un video game fuori programma e pensare: “Ops!
Sto procrastinando!”. Se riesci a fare così piuttosto velocemente,
allora hai completato questo punto.
Se, tuttavia, sei una delle molte persone che si deconcentrano
seriamente, potrebbe volerci del tempo e della pratica per coglierti
rapidamente nell’atto di procrastinare. Una cosa che può aiutare è
prendere l’abitudine di domandare a te stesso ad intervalli di dieci o
quindici minuti: “Sto facendo quello che dovrei fare, o sto
procrastinando?”.
Continua a lavorarci su, e alla fine riuscirai a coglierti velocemente e
con efficacia nell’atto della procrastinazione.
Punto n. 3. Non criticare, biasimare o gettare vergogna su te
stesso!
Sii attento in questo momento vulnerabile a non cadere nel tipo di
autocritica Mamma Cattiva/Papà Cattivo. Sai perché non dovresti
farlo, perciò sii semplicemente attento a non farlo. Invece di criticare
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te stesso, sii un osservatore obiettivo e compassionevole della tua
stessa situazione. Di’ a te stesso: “Oh, sto procrastinando”. Non
aggiungere neanche una frase vagamente negativa come
“Peccato”.
Punto n. 4. Comincia a tenere un diario
Adesso è il momento di capire precisamente perché hai avuto
bisogno di procrastinare. Il tuo strumento principale per farlo è
tenere un diario, che ti aiuterà a: (a) disinnescare il panico, (b)
delineare la natura precisa di quegli ostacoli, e (c) elaborare
soluzioni per superare quegli ostacoli. Tenere un diario non è
difficile, ma ci sono alcuni trucchi che riguardano questa attività e
che condividerò con te nel prossimo capitolo. La cosa importante da
notare qui è che nel momento in cui ti cogli nell’atto di procrastinare,
dovresti interrompere qualunque cosa stai facendo e iniziare a
scrivere sul diario. Se non ti piace scrivere, puoi dettare un “audio
diario” in un registratore, o chiamare un amico ed avere una
conversazione concentrata e analitica con lui o con lei. Ma scrivere
offre importanti vantaggi sugli altri metodi, non ultimo la
convenienza, perciò, per favore, provaci almeno una volta.
Ci sono molti modi per tenere un diario, a proposito, ma quello che
voglio che tu faccia qui è il tipo di scrittura a “flusso di coscienza”
senza inibizioni, che a volte è chiamato anche “scrittura libera”.
Fondamentalmente, esso “scarica” i tuoi pensieri e sentimenti sulla
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pagina (o sullo schermo), in un formato diretto e senza censura. Per
questo tipo di diario, lo spelling e la grammatica non importano:
scrivi tutto nel modo più onesto e veloce possibile.
Se sei con l’acqua alla gola per trovarti con del lavoro completato,
potresti essere riluttante a fermarti per scrivere il diario, e scrivere
potrebbe apparirti una perdita di tempo. In realtà, tuttavia, tenere un
diario è l’utilizzo migliore in assoluto del tuo tempo, dato che è lo
strumento principale per risolvere il tuo problema di
procrastinazione. Il tempo che investi nel tenere un diario ti sarà
restituito a cento volte o anche di più, una volta che superi il tuo
problema di procrastinazione e lavori più produttivamente.
******
Nota: i punti 5a, 5b e 5c avvengono tutti simultaneamente mentre
stai tenendo un diario.
Punto n. 5a. Disinnesca il panico
Come discusso nel capitolo 19, non puoi risolvere i problemi mentre
sei nel panico. Perciò il tuo primo passo, prima di affrontare a muso
duro il tuo problema di procrastinazione, è di disinnescare il panico
che potresti provare.
Fortunatamente, tenere un diario è una “cura miracolosa” per il
panico. Il semplice atto di scrivere il tuo problema è spesso tutto ciò
che serve per trovare molta ansia e il panico che lo circondano.
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Dopo una sessione di scrittura, dovresti sentirti più rilassato
mentalmente e persino fisicamente.
Tenere un diario, infatti, è una metodo di guarigione miracoloso. È
un modo di dare a te stesso il tempo, l’attenzione e il rispetto che la
maggior parte di noi smania di avere ma non ottiene mai a
sufficienza. Ti fornisce anche un modo per focalizzarti davvero sui
tuoi problemi, il che ti dà il potere per risolverli. Non deve
meravigliare che il diario sia uno strumento terapeutico accettato per
lavorare con molti tipi di persone angosciate, compresi gli ex
pazienti oncologici, le vittime di crimini violenti, gli adolescenti difficili
e le persone in prigione.
Arrivare a uno stato mentale calmo, centrato e riflessivo può
richiedere alcuni minuti, alcune ore o molte ore (magari anche tutto
un finesettimana): la cosa importante è non affrettare il processo. Se
tieni un diario da molto tempo – con paura, confusione o altre forti
emozioni, o lunghe, analitiche esplorazioni della tua situazione, della
tua storia e delle tue necessità che da te si riversano sulla pagine –
è perché ne hai bisogno. Non essere impaziente: fidati del processo
e cerca di capire che questa fase intensa di scrittura del diario è
molto importante e probabilmente non durerà a lungo. Se continui a
fare pratica del Processo per Sconfiggere la Paura quando hai
paura, dovresti diventare velocemente meno incline al panico, e in
grado di riprenderti da esso più rapidamente – e così avere sempre
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meno cose da scrivere sul diario. Allora terrai il diario principalmente
per i suoi benefici analitici e di risoluzione dei problemi (5b e 5c), ma
di solito ciò richiede molto meno tempo e, alla fine, non ce ne sarà
molto bisogno.
******
Nota importante: tenere un diario a volte porta alla luce dei ricordi
che possiamo avere difficoltà a gestire, compresi ricordi di abusi
infantili. Potrebbe anche spingere la nostra attenzione verso
questioni che abbiamo negato, solitamente perché sono dolorose. In
ogni caso può essere traumatico. Se tenere un diario non ti aiuta a
calmarti, ma, piuttosto, ti rende ancora più turbato, o se sta
sollevando questioni che non sei sicuro di poter gestire, vedi un
terapeuta o un altro specialista. Potresti persino voler consultare un
terapeuta prima di iniziare a tenere un diario, se sei preoccupato di
come il processo ti influenzerà.
Punto n. 5b. Delinea i tuoi ostacoli
Mentre ti calmi, stai anche creando nel tuo diario “un’istantanea” del
tuo stato mentale. Questa istantanea con ogni probabilità ti dirà
esattamente perché stai procrastinando – per esempio, la natura
esatta dei tuoi ostacoli.
È importante delineare precisamente gli ostacoli perché quanto più
precisamente li delinei, più concentrata ed efficace sarà la soluzione
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con cui potrai uscirtene. Provare a risolvere un problema che non
hai pienamente delineato è un esercizio futile – anzi, probabilmente
è quello che hai fatto per tutti questi anni quando lavoravi sui tuoi
problemi di pigrizia, mancanza di disciplina, etc. Tutti quegli sforzi,
diretti agli obiettivi sbagliati, non hanno risolto il tuo problema di
procrastinazione, vero?
Usa il tuo diario per creare una lista di ostacoli specifici che ti
impediscono di continuare con il tuo lavoro in questo momento. C’è
una buona possibilità che la lista finirà per includere uno o più dei
Quattro Grandi Ostacoli: perfezionismo, negatività, ipersensibilità e
panico. Per esempio, supponi che avresti dovuto fare un compito
scritto per la scuola, ma invece hai passato l’ultima ora a fare altre
cose. Nel corso della stesura del tuo diario, scopri che la ragione per
cui non hai scritto niente è una o più delle seguenti:
Detesti scrivere e non hai mai avuto fiducia nelle tue abilità di
scrittore.
Sei abbastanza sicuro che non te la caverai bene nel compito,
perciò tutto il progetto appare futile e una perdita di tempo.
Detesti il corso e/o l’insegnante, e questo ti demotiva.
Ti servivano alcuni libri della biblioteca per completare il progetto,
ma qualcun altro li ha presi prima di te.
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I tuoi coinquilini sono tutti fuori a divertirsi e ti senti tradito per il
fatto di dover rimanere a casa a lavorare.
Hai avuto un brutto litigio con la tua fidanzata, ieri, e da allora non
l’hai più sentita. La cosa ti preoccupa.
Tu e la tua fidanzata siete follemente innamorati, e questo
interferisce con la tua abilità di concentrarti sul progetto.
Non ti senti bene.
Il tuo computer continua ad andare in crash.
Questi sono tutti Ostacoli Logistici o Situazionali, sebbene alcuni
siano indizio sotto sotto della presenza di uno o più dei Quattro
Grandi Ostacoli. Per esempio, il fatto di “detestare la scrittura”
potrebbe facilmente avere le sue radici nel perfezionismo. Il fatto è
che la soluzione a molti di questi ostacoli logistici o situazionali è
semplice, o persino triviale, e ne parlerò più avanti.
Innanzitutto, tuttavia, voglio che sia molto chiaro che tutti gli ostacoli
illustrati sopra non sono solo ragionevoli, ma comprensibili e
perdonabili. In altre parole, niente di cui vergognarsi. Però ciò non
dovrebbe essere usato come una giustificazione per procrastinare.
Per vivere una vita felice e di successo, devi imparare a perseverare
di fronte allo stress e alla sfortuna.
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Punto n. 5c. Delinea una soluzione per superare i tuoi ostacoli
La soluzione ai Quattro Grandi Ostacoli è, come discusso nei
capitoli da 15 a 18, quella di rimpiazzare i pensieri e i comportamenti
disfunzionali con quelli funzionali.
Una volta che lo fai, e una volta che hai disinnescato il panico,
potresti riuscire facilmente a superare i tuoi Ostacoli Logistici e
Situazionali. Ciò che è interessante, in realtà, è come spesso
persino ostacoli apparentemente “insormontabili” risultino piuttosto
facili da risolvere, una volta che sono stati esposti alla luce del
giorno attraverso la scrittura del diario. È come nel Mago di Oz,
quando Toto tira via la tenda e svela che il Potente Oz è un uomo
qualsiasi. Tira via la “tenda” del tuo panico e del tuo pensiero
controproducente, e i tuoi ostacoli più duri si rivelano spesso essere
piccoli e facili da risolvere.
Per ripetere la frase di Jerry Weinberg: “Il problema non è il
problema. Il problema è la tua reazione al problema”. Così:
Detesti scrivere e non hai mai avuto fiducia nelle tue abilità di
scrittore, PERCIÒ chiedi a un amico di fare la revisione di quello
che scrivi.
Sei abbastanza sicuro che non te la caverai bene nel compito,
PERCIÒ consulta un professore, un assistente tecnico, un
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bibliotecario o chiunque possa darti una prospettiva e un po’ di
guida.
Detesti il corso e/o l’insegnante, PERCIÒ prova a vedere in
generale cosa ti ha portato a seguire quel corso in primo luogo, e
perché la materia conta per te. In altre parole, sforzati di
riavvicinarti alla tua passione per la materia, e questo a sua volta
dovrebbe aiutarti e motivarti di nuovo. A proposito, guadagnerai
anche punti in più se riesci a venirtene fuori con alcuni aspetti
positivi da elencare sul corso o sull’insegnante.
Sei turbato per la lite con la tua fidanzata, PERCIÒ chiamala
velocemente e sistema tutto. Non farti risucchiare di nuovo nel
litigio; lo scopo della chiamata non è di litigare ma di ricordare ad
entrambi quanto conta lei per te e che intendi sistemare tutto con
lei. Dopo che vi siete calmati entrambi, spiegale in che modo il
litigio interferisce con la tua capacità di scrivere, e assicurati il suo
aiuto amorevole.
Etc.
I tuoi ostacoli situazionali, come detto prima, tendono a coinvolgere
altre persone o circostanze fuori dal tuo controllo. Come tali, essi
tendono a essere più difficili da superare rispetto agli altri ostacoli, e
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i passi che devi fare per realizzare ciò possono essere dolorosi. Se,
per esempio, l’ostacolo situazionale è un problema di salute, la
soluzione potrebbe essere fissare un appuntamento con il tuo
medico (costoso, richiede molto tempo e fa paura). Se è una
relazione tormentata, potresti avere una conversazione onesta con il
tuo partner, o pianificare un consulto con un terapeuta di coppia
(idem).
Datti da fare e usa il diario per elaborare soluzioni dettagliate per i
tuoi ostacoli logistici e situazionali.
Mentre lavori per caratterizzare il tuo ostacolo immediato, cerca
anche gli schemi di lavoro che aiutano o ostacolano la tua
produttività. Anche tu, come molte persone, hai problemi a iniziare?
Ti concentri meglio e sei meno distratto al mattino, al pomeriggio o
alla sera? Alcune parti dei tuoi progetti sono più semplici di altre e
quindi sono punti migliori per iniziare? Tendi alla rigidità o alla
testardaggine che a un certo punto del tuo lavoro ti bloccano?
Questo tipo di informazione sulle tue abitudini lavorative ha
moltissimo valore, dato che ti permette di ottimizzare la tua
programmazione e il modo in cui affronti in lavoro.
Punto n. 6. Inizia ad applicare la soluzione e (opzionale) torna al
tuo sentiero
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Il tuo obiettivo qui è di applicare quanto basta della soluzione che
hai elaborato affinché tu possa calmarti abbastanza da tornare al
tuo programma quotidiano (detto anche il sentiero quotidiano). Dopo
tutto non vuoi che la soluzione stessa diventi una forma di
procrastinazione.
A volte, la semplice azione di scrivere in dettaglio il problema basta
per riportarti sul sentiero…
Oppure, scrivere la soluzione…
Oppure fare una chiamata o due…
O fare delle azioni più importanti e lunghe…
Di nuovo, non c’è nulla di male a farlo, e dovresti prenderti tutto il
tempo che ti serve, specialmente all’inizio. Alla fine, tuttavia, dovresti
riuscire a tornare al tuo sentiero in un tempo sempre più breve.
Punto n. 7. Celebra la tua vittoria
Non importa che tu sia rientrato pienamente o meno sul tuo
sentiero. Se sei riuscito ad arrivare fin qui nel processo, hai vinto.
Finalmente te la stai vedendo con il tuo problema di
procrastinazione in modo sensato, dopo anni o forse decenni di
paura e angoscia. È un passo enorme, e dovresti darti molto credito
per questo.
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Se non mi credi – se pensi che valga la pena celebrare solo una
“vittoria totale” contro il tuo problema di procrastinazione – allora per
favore torna indietro e leggi di nuovo il capitolo 15 (perfezionismo) e
20 (Mamma Cattiva/Papà Cattivo).
Come ho detto più volte, è importante celebrare ogni piccola
conquista e vittoria in ogni area della tua vita. La maggior parte di
noi è cresciuta oppressa da troppa negatività e criticismo, e
continuiamo ad esserne oppressi nell’età adulta. Sta a noi
combattere quella negatività sia per noi stessi che per gli altri intorno
a noi.
Quindi, congratulati con te stesso – e molto. Chiama un buon amico
e vantati della tua conquista. Regalati un film, un CD, un bel bagno
caldo o un dessert. O tutto questo! Vantati: se non lo fai tu, chi lo
farà?
Non si tratta semplicemente di un esercizio per sentirsi bene,
sebbene in sé questo sia un obiettivo degno. Celebrare te stesso ti
aiuta anche a padroneggiare la vittoria e le abilità che sono servite
per ottenerla, in modo da avere quel ricordo e quelle abilità
facilmente disponibili la prossima volta che ti trovi a combattere con
la tua vecchia nemesi, la procrastinazione.
Punto n. 8. Ripeti quando serve.
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Anche se questa volta ottieni un successo spettacolare – riesci,
cioè, a disinnescare il panico velocemente, a superare i tuoi ostacoli
e a tornare sul tuo sentiero – non dovresti considerare risolto il tuo
problema di procrastinazione. La procrastinazione è una nemica
astuta e persistente: tornerà. Quindi sii preparato a ripetere il
processo tutte le volte che sarà necessario – e a farlo ogni tanto nel
corso della tua vita. Stai certo però che andrà così: insisti e...
Punto n. 9. Guarda i cambiamenti all’opera!
Quando insegno ai miei studenti queste tecniche per sconfiggere la
loro procrastinazione basata sulla paura, molti iniziano a fare
progressi straordinari in direzione dei loro obiettivi. Questo è perché,
in contrasto con l’immagine negativa che hanno di sé, per cui sono
pigri, indisciplinati o poco coinvolti, essi sono in realtà molto
energici, molto disciplinati e molto coinvolti. Il problema, come
abbiamo detto prima, è che stavano cercando di risolvere il
problema o i problemi sbagliati. Una volta che iniziano a risolvere il
problema giusto – le loro paure, i loro ostacoli e il panico – molti
schizzano verso i loro obiettivi come frecce, spesso facendo più
progressi in poche settimane di quanti ne abbiano fatti in anni.
Questo è perché battere la procrastinazione è un atto di profonda
liberazione di sé che aiuta a ridefinire se stessi e le proprie
possibilità.
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La liberazione di sé è un viaggio eccitante da fare e uno ispiratore a
cui assistere. Non ho dubbi che molti lettori di questo e-book siano
pronti a fare questo viaggio in breve. Il trucco, paradossalmente,
consiste nell’applicare le tecniche che ho spiegato in modo molto
paziente, cosicché ci siano poche o nessuna opportunità per
rimanere delusi, per avere paura e per dare spazio a quel dialogo
Mamma Cattiva/Papà Cattivo che la paura tende a portarsi dietro.
Ora, passiamo al diario e ad altri strumenti per il cambiamento…
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Esistono quattro strumenti principali che puoi usare per aiutarti a
sconfiggere le paure e a stimolare la crescita personale: il diario, la
terapia, la cura di sé e un gruppo di sostegno. Ne parlerò in questo
e nel prossimi due capitoli.
Tenere un diario sembra la cosa più facile al mondo – e lo è!
Scrivere un diario è semplicemente buttare giù i tuoi pensieri e
sentimenti in un dato momento con il massimo dei dettagli e la
minima inibizione o censura possibili. Il tipo di diario che intendo è
qualcosa chiamato “scrittura libera”, “scrittura automatica” o scrittura
“flusso di coscienza”. Tutti questi termini mi vanno bene. Quello che
non intendo con “tenere un diario” è scrivere un calendario
cronologico con tutti i dettagli degli eventi della tua vita. In altre
parole, non mi interessano gli eventi in se stessi, quanto i tuoi
pensieri e, soprattutto, i tuoi sentimenti su di essi.
La parabola della scrittura
Ricorderai che nell’ultimo capitolo ho detto che tenere un diario ti
calma mentalmente e fisicamente. È sicuramente vero per me.
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Quando inizio a scrivere il diario, in particolare quando sono turbata
o arrabbiata, tendo a scrivere come una furia, e le mie frasi sono
brevi e quasi frammentarie, come in questo esempio ipotetico:
“Maledizione, sono arrabbiata! Non lo sopporto! Non so che fare!
Voglio uccidere Frank! Lo odio. Non posso credere che mi abbia
dato buca alla riunione. Che idiota. E immagino di essere un’idiota
anch’io…”.
Le frasi sono brevi perché la rabbia mi impedisce di trattenere un
pensiero troppo a lungo (tenere un diario è davvero aprire una
finestra sul tuo stato emotivo). Dopo aver scritto per mezz’ora, o
un’ora, o tre ore, tuttavia, sono molto più rilassata e in controllo, e si
vede nelle mie frasi:
“Bene, naturalmente deve essere successo qualcosa a Frank. Non
appena avrò finito qui, lo chiamerò per assicurarmi che stia bene.
Non è che non si possa sempre contare su di lui – anche se, a dire
la verità, non è il più affidabile degli uomini. Eppure, ha altre virtù:
sta sempre dalla mia parte quando Liz se la prende con me, ed è
stato eccezionale durante il progetto a cui abbiamo lavorato l’estate
scorsa. E immagino che stia attraversando un periodo difficile con la
sua ragazza – me l’ha detto. Anzi, ora che ci penso, mi ha chiesto di
non stargli troppo addosso. Non ha scuse per non essersi
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presentato, naturalmente, ma forse in futuro, mi prenderò la briga di
chiamarlo prima per ricordargli le riunioni…”.
Nota non solo la calma e le frasi più lunghe, ma anche la visione più
contestualizzata, comprensiva e accurata di Frank e della sua
situazione. Nota anche la transizione verso la risoluzione del
problema (chiamare Frank prima delle riunioni).
Chiamo il sentiero che uno percorre con la scrittura del diario – dalla
paura, dalla rabbia e dalla colpa, verso la calma, il controllo e la
compassione – “la parabola della scrittura”. Noterai probabilmente
una parabola simile nella stesura del tuo diario. Cercala e usala per
tenere la traccia della tua crescita emotiva ogni volta che scrivi e
lungo tutta la tua carriera.
Consigli per una scrittura efficace
Ecco alcuni consigli per aiutarti con il tuo diario:
La velocità è fondamentale. Più scrivi velocemente, meglio è,
perché la scrittura veloce lascia poco spazio all’auto censura e alla
razionalizzazione. Limitati a buttare giù i tuoi sentimenti e i tuoi
pensieri, e non fermarti a pensare o riflettere. Non preoccuparti dello
spelling e della grammatica; invece, concentrati sulla voce sottile
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“del cuore” dentro di te che dice la verità, ma che spesso viene
sopraffatta dalla razionalità, e mettila su carta.
Ogni supporto e formato va bene. Un computer, un foglio di carta,
un tovagliolo – vanno tutti bene. Se non ti piace scrivere, prova a
usare un registratore. Inoltre, paragrafi, liste, o ogni altro formato va
bene, a patto che il formato non interferisca con il tuo obiettivo
primario di scrivere liberamente e onestamente.
Più è, meglio è. Come ho detto nell’ultimo capitolo, vuoi iniziare a
tenere il diario nel momento in cui ti cogli nell’atto di procrastinare,
perché in quel caso hai l’occasione migliore per “catturare” e
caratterizzare il problema preciso. Ma puoi scrivere il diario anche in
altre occasioni. Alcune persone scrivono sul diario non appena si
alzano, altri subito prima di addormentarsi, come forma di
meditazione e riflessione. Altri tengono un diario solo in certe
occasioni, quando il loro umore glielo fa fare, e altri ancora mettono
da parte alcune ore ogni settimana o mese. Qualunque cosa
funziona per te, va bene.
Anche i ragazzi possono tenere un diario. Nei miei corsi di solito
ci sono molti uomini aperti all’idea di tenere un diario, ma anche
molti altri che credono che sia un passatempo da femminucce. Se
sei un ragazzo (o una ragazza, per quello che conta) con quel
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pregiudizio, ti consiglio caldamente di superarlo. Molti degli studiosi,
degli uomini di stato e degli scienziati più famosi nella storia, tra gli
altri, vedevano l’idea di tenere un diario, o di intrattenere un’estesa
corrispondenza autoriflessiva, come una parte essenziale della loro
ricerca di una vita civilizzata e realizzata. Anche tu dovresti farlo.
Non mostrare il tuo diario a nessuno. Per essere sicuro di dire
tutta la verità, spesso imbarazzante e dolorosa, senza coperture,
assicurati di tenere privato il tuo diario.
Non avere fretta: quando hai finito, hai finito. Scrivi fino a che
non hai finito completamente e non riesci a pensare ad altre cose da
dire. Potrebbero volerci alcuni minuti, alcune ore, o un giorno o un
fine settimana intero. Per quanto tempo ci voglia, non affrettarti: se
hai molto da scrivere, significa che hai molto da dire.
È tutto per il diario! Fai una prova!
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“Andate in terapia!”, dico ai miei studenti.
La reazione che ricevo è interessante. La maggior parte delle volte
gli studenti ridacchiano imbarazzati. A volte cala un silenzio di
tomba, come se le persone fossero troppo imbarazzate persino per
ridacchiare.
La terapia è ancora decisamente un argomento tabù. Molti si
vergognano di dire che vanno in terapia.
Non io. Sono in terapia, in modo più o meno continuativo, da due
decenni, e la terapia è tra i migliori investimenti che ho fatto. Mi ha
aiutato a superare i problemi nella mia vita molto più velocemente di
quanto avrei mai potuto fare da sola.
Non deve sorprenderti, la terapia è fantastica. Credo che tutti
dovrebbero andare in terapia. Sul serio: tutti, almeno una volta nella
vita. Tutti ci portiamo dietro un bagaglio emotivo dall’infanzia, e
anche quando è piccolo, la vita è spesso difficile e stressante.
Inoltre, penso che per i sognatori ambiziosi sia più dura che per
molte altre persone a causa della difficoltà innata della nostra
missione e della mancanza di sostegno dalla società e (spesso)
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dalla famiglia. Queste sono tutte buone ragioni per vedere un
terapeuta.
Alcune persone pensano che vedere un terapeuta sia un segno di
debolezza, ma niente potrebbe essere più lontano dalla verità.
Vedere un terapeuta, piuttosto, significa che hai la forza per
ammettere di avere dei problemi e per lavorarci sopra. Ecco perché
molte persone di successo vedono un terapeuta e non si
vergognano della cosa. Vedono la terapia semplicemente come un
altro strumento che stanno usando per costruire il loro successo.
Alcune persone magari preferirebbero consultare un consigliere
spirituale o un altro tipo di professionista. Non ho problemi con
questo, ma ti consiglio caldamente di vedere un terapeuta in
aggiunta a qualunque altro specialista tu veda, almeno per un po’.
Un’altra possibilità per i lettori di questo e-book è un coach che,
come me, è specializzato nella risoluzione di problemi di
procrastinazione e di blocchi. Ma una persona del genere potrebbe
non essere in grado di aiutarti con i problemi di relazione, di
dipendenza e altri ostacoli situazionali, a meno che non sia anche
un terapeuta formato e con licenza specializzato in quei problemi.
Lo scrittore vincitore del Premio Pulitzer Richard Rhodes traccia una
linea diretta tra la terapia (per la sindrome da stress post traumatico
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in seguito agli abusi subiti nell’infanzia) e il suo successo
professionale:
“Ho iniziato la terapia per me stesso, non per la scrittura, ma è stato
attraverso questo processo che ho sfondato… Sette anni di terapia
non sono stati più costosi di quanto lo sarebbe stata una scuola di
specializzazione, e ho iniziato a pensare alla terapia come a una
scuola di specializzazione per le emozioni (o era un rimedio?).
Quando mi lamentavo della spesa, il mio terapeuta, un uomo per
bene formato alla Menninger Clinic, esprimeva la speranza che la
terapia ripagasse se stessa. Dato che guadagno bene con la
scrittura da più di vent’anni, la speranza si è avverata”. – Richard
Rhodes, How to Write: Advice and Reflections.
Non so se sia così per Rhodes, ma una ragione per cui la terapia ha
funzionato per me è stata il fatto di averla resa una delle mie priorità.
Niente tranne una vera emergenza mi avrebbe fatto saltare una
seduta di terapia, e ho sempre preso molto seriamente le
raccomandazioni del mio terapeuta. La ragione è che vedevo che le
intuizioni e le lezioni che stavo imparando in terapia potevano
essermi d’aiuto in tutte le aree importanti della vita.
Quindi ti invito caldamente a provare la terapia o il coaching. Questo
soprattutto se ci pensi da un po’, ma esiti. Smetti di esitare e vai a
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cercare un esperto. Scegli con cura e se il primo (o il secondo o il
terzo) professionista che provi non ti va perfettamente a genio,
continua a cercare. La differenza tra un buon terapeuta o coach e
uno eccezionale, in termini di capacità di riuscire a catalizzare il tuo
successo e la tua felicità, è enorme.
Cura di sé
Come mi hanno insegnato i miei terapeuti, la cura di sé dovrebbe
venire prima di tutto eccetto le emergenze. Se il tuo stato emotivo o
fisico non è salutare, allora non puoi sperare di essere produttivo,
specialmente per quanto riguarda un sogno ambizioso. È difficile
anche prendersi cura degli altri, o sostenerli, quando non sostieni le
tue necessità.
Quindi, prenditi cura di te stesso, e non negare le tue necessità
fisiche, emotive e materiali. L’atto di scoprire e rispondere a tali
bisogni getta le basi di una vita felice e produttiva. Fissa degli
appuntamenti regolari con il tuo medico, con il dentista e con
l’oculista. Fai pasti nutrienti, fai un bel po’ di esercizio fisico e dormi
in abbondanza. Assicurati di mantenere la tua casa e il tuo spazio di
lavoro in modo adatto alla tua felicità, pace e produttività.
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Affronta i tuoi problemi. Se hai la sindrome da deficit di attenzione
(ADD), la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD),
disturbi ossessivo-compulsivi (OCD), depressione, dipendenze o
disordini bipolari (un tempo noti come disturbi maniaco-depressivi),
insisti a cercare il migliore aiuto medico o terapeutico che puoi
trovare per queste situazioni. E poi fai quello che lo specialista ti
dice! Niente, per mia esperienza, inibisce di più il successo, o porta
più infelicità, che una di queste condizioni quando non viene
affrontata. Chiedi al medico o al terapeuta specificamente che azioni
puoi intraprendere in modo che la tua condizione abbia un impatto il
più limitato possibile sulla tua capacità di realizzare il tuo sogno
ambizioso.
La cura di sé non deve essere uno sforzo o una spesa enorme: può
essere semplice come prendersi del tempo libero per vedere un film,
per andare a cena con un amico, o per fare una passeggiata nel
parco. Può essere anche comprarsi un bel maglione nuovo e
colorato, o prendere il taxi invece dell’autobus una volta ogni tanto.
La chiave è trattarti bene in generale, e darti anche qualche piccolo
premio il più spesso possibile – una volta al giorno è grandioso –
senza provare neanche il minimo senso di colpa. Trattati bene ogni
volta che hai un “successo”, non importa quanto sia piccolo, e
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trattati bene in particolar modo ogni volta che “fallisci” o ti senti
deluso. E trattati bene ogni volta che ti va, solo per sfizio.
Trattati semplicemente bene, ok?
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Come hai visto che affermo, un fattore chiave per separare le
persone di successo da quelle non di successo è che le prime si
circondano di persone che le sostengono e che le incoraggiano,
mentre le altre è più probabile che tollerino gli scettici e chi dice
sempre no nelle loro vite. Con chi scegliamo di associarci è una
delle decisioni di vita più importanti, non solo perché le persone
negative ci buttano giù, ma perché tendiamo a vivere elevandoci o
abbassandoci al livello delle aspettative di chi ci sta intorno. È
bellissimo quando quelli intorno a noi hanno aspettative alte (ma
non troppo) nei nostri confronti, specialmente se sono attivamente
coinvolti nell’aiutarci a realizzare il nostro potenziale. Al contrario, è
quasi impossibile mantenere una visione positiva di sé, o di avere
successo in qualcosa, quando siamo circondati da persone che ci
criticano o ci buttano giù continuamente.
Liberarsi dei criticoni, tuttavia, è solo metà dell’opera. Devi sostituirli
con un gruppo che ti sostiene. Non commettere l’errore di pensare
che tale gruppo si raccolga magicamente intorno a te se fai
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semplicemente quello che ti compete. Devi creare e gestire la tua
comunità.
Le principali categorie di persone che vuoi nel tuo gruppo di
sostegno includono mentori, familiari, amici, colleghi e professionisti
delle relazioni d’aiuto. Quello dei mentori è un argomento molto
importante che tratterò separatamente nel prossimo capitolo, ma
parlerò delle altre categorie brevemente qui sotto.
Familiari
Quello della famiglia è un argomento delicato, dato che molti di noi
hanno parenti che sono ostili ai nostri valori e scelte di vita. Sento
più angoscia affliggere i miei studenti sul tema dei familiari, che su
tutto il resto.
Conosciamo tutti il tipo di famiglia-nucleo che consiste di un coniuge
o partner, e magari alcuni bambini o animali da compagnia. Se
questo è il tipo di famiglia a cui aspiri, per favore assicurati che il tuo
coniuge o partner ti sostenga al 100% nella tua missione. Un
coniuge che non ti sostiene è uno degli ostacoli situazionali più
dolorosi e difficili da risolvere.
Molti sognatori ambiziosi creano un diverso tipo di famiglia al posto
di, o in aggiunta a, quella nucleo. Questa spesso consiste in un
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gruppo di amici molto speciali, con cui condividono i valori
fondamentali e che essi sanno che li sosterranno nel bene e nel
male, impegnandosi a loro volta a sostenerli. Questa può essere
una relazione familiare informale o formalizzata.
Specialmente se sei lontano dalla tua famiglia di nascita, è molto
importante per te crearti un certo tipo di famiglia. Sebbene solo
pochissimi individui riescano a prosperare senza, la maggior parte di
noi non ci riesce, e soffriamo se ci proviamo.
Amici
Le persone sono sociali a gradi diversi, e così puoi cercarti solo
pochi amici fidati o un circolo più ampio. Va bene in ogni caso, posto
che le tue relazioni siano sane e non interferiscano con la tua
crescita e successo personali. Solo tre promemoria:
1. Lo stile di vita del festaiolo generalmente è incompatibile con il
successo in un impresa ambiziosa.
2. Allo stesso modo lo è uno stile di vita da “zerbino” o da “accontenta
tutti”, in cui non puoi o non vuoi dire “no” alle richieste che sono in
conflitto con la tua missione o che interferiscono con la tua abilità di
attenerti ad essa.
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3. Qualcuno che ti mina o ti critica pesantemente non è un amico, a
prescindere da quali sono le ragioni che avanza. Gli amici hanno la
responsabilità non solo di affermare obiettivamente la verità –
incluse, forse, le verità poco piacevoli – ma di farlo in modo
compassionevole e di sostegno. Hanno anche la responsabilità di
lodarti e di riconoscere le tue conquiste.
Le belle amicizie non solo portano luce e colore nelle nostre vite,
esse ci sostengono anche attraverso gli inevitabili momenti bui. Non
ti accontentare di meno!
Colleghi
È triste che alcune delle persone che trattano male i sognatori
ambiziosi siano colleghi, che, almeno in teoria, dovrebbero
condividere la loro visione del mondo e i loro obiettivi. Questo
problema sembra particolarmente presente nelle arti, nell’attivismo e
nell’ambiente accademico.
La regola è semplice: non permettere a nessuno di abusare di te.
Questo include gli altri sognatori, e non mi importa quanto siano
illustri le loro conquiste e le loro credenziali, o quanto degno di
ammirazione appaia il loro inquadramento intellettuale. Riconosci
che è possibile, e fin troppo comune, che qualcuno sia
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incredibilmente efficiente ed evoluto in certe aree della vita, e
altamente inefficiente e involuto in altre.
Molte organizzazioni di attivismo, di arte e di studi sono gestite
male, e trattano male anche i loro impiegati e volontari. Se hai una
posizione in un’organizzazione del genere, lasciala. Non
preoccuparti, un’altra opportunità di lavoro nello stesso campo si
presenterà quasi inevitabilmente – e se non è così, è sempre la
scelta giusta abbandonare un ambiente insalubre.
Se un collega ti critica duramente perché ti impegni poco o per ogni
altra ragione, ignoralo. Non sprecare il tempo a cercare di
comprendere la ragione della sua intolleranza e/o ostilità: è il lavoro
di un terapeuta, in fondo.
E, non c’è bisogno di dirlo, non abusare degli altri e non attaccarli. Il
filosofo Filone di Alessandria consigliava molto saggiamente: “Sii
gentile, dato che chiunque incontri sta combattendo una grande
battaglia”. Riconosci che la tua rabbia e intolleranza probabilmente
affondano le loro radici nell’infanzia e che potresti usare lo “zelo
professionale” come razionalizzazione per sostenere questo
comportamento difensivo radicato. Essendo una persona che ha
trascorso anni a gestire i suoi problemi di rabbia, ti invito caldamente
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a gestire i tuoi, non solo per il tuo bene, ma anche per quello di
coloro intorno a te.
Professionisti delle relazioni d’aiuto
Con “professionisti delle relazioni d’aiuto” intendo, soprattutto,
medici, terapeuti (o coach), dentisti o oculisti. Poi, forse, un
nutrizionista, un massoterapista, un agopunturista, un consigliere
spirituale o chiunque altro che senti che dovresti consultare per la
tua salute fisica e mentale.
Intendo anche un buon aiuto nel campo della finanza e
dell’assicurazione. Potresti non avere voglia di concentrarti su questi
problemi, ma esistono, sia che ti concentri su di essi o no, e ignorarli
porta invariabilmente dei guai. Potresti trovarti ad assumere
qualcuno esperto in questi campi, o magari puoi consultare
gratuitamente un membro della tua famiglia, collega o amico ben
documentato. Assicurati semplicemente di ricevere consigli di
qualità – e di farlo come parte della programmazione, non solo dopo
che ti trovi incasinato.
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I mentori sono persone che hanno già realizzato alcune delle cose
che vuoi realizzare. Si trovano dove tu speri di trovarti tra uno,
cinque o vent’anni da adesso. E sono disponibili, e desiderano, dirti
come arrivarci e come aiutarti lungo il tuo percorso.
I mentori tipicamente offrono uno o più dei seguenti benefici:
Informazioni. Poiché hanno fatto quello che stai cercando di fare,
ne sanno molto sull’argomento.
Saggezza. Non solo hanno le informazioni, sanno come
applicarle. Comprendono bene il “quadro generale”, la strategia e
sanno cosa potrebbe andare male mentre tenti di realizzare il tuo
sogno ambizioso.
Opportunità. I mentori spesso sanno di lavori, sovvenzioni e altre
opportunità che possono aiutarti.
Contatti. Questo è un contributo dei mentori molto importante e
sottovalutato. Spesso conoscono molte persone, e spesso
conoscono persone importanti e influenti. I contatti del tuo
mentore potrebbero aiutarti enormemente mentre costruisci la tua
carriera.
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I mentori probabilmente sono i più potenti “catalizzatori di successo”
in giro, intendendo dire che possono aiutarti a raggiungere i tuoi
obiettivi più velocemente di ogni altra cosa. Il mentore giusto può
risparmiarti letteralmente anni o decenni del tempo che ti serve per
avere successo, e, senza mentori, sei quasi certamente condannato
a perdere tempo e a frustrarti.
Trovare e coltivare mentori dovrebbe essere un obiettivo primario di
tutti i sognatori ambiziosi. Non sei mai troppo di successo o troppo
arrivato per aver bisogno di un mentore.
Ecco come trovarli e come lavorare con loro.
Chi sono i mentori?
Alcune persone possono essere tuoi mentori in una certa area (per
esempio, nell’arte, o nel tuo settore accademico), mentre altri
possono essere mentori in un’altra (per esempio, nella strategia di
carriera). Alcuni potrebbero essere esperti in un importante campo
alleato, come l’high tech o le pubbliche relazioni. Dovresti avere
quanti più mentori possibili in tutte le diverse specialità o campi che
sono rilevanti per la tua carriera. Dovresti anche avere mentori per
la tua vita privata: per corteggiare, per il matrimonio, per il ruolo di
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genitore, per possedere casa, per le finanze, per la salute e il
fitness, etc.
Tutti i tuoi mentori dovrebbero non solo possedere informazioni
specifiche e altre risorse che ti servono, ma anche essere il tipo di
persona che ama aiutare. In altre parole, dovrebbero capire e amare
il processo del mentoring.
Chiunque soddisfi questi criteri potrebbe essere un mentore.
Sebbene molti insegnanti, capi e altre figure di autorità siano una
scelta naturale, dovresti avere una rete più ampia possibile. Alcuni
dei miei mentori più importanti sono persone più giovani di me, ma
che hanno la conoscenza, l’esperienza e le abilità che io non ho.
Altri sono ex studenti o clienti del coaching. Sono grata del
mentoring da qualunque fonte provenga.
Come stabilire una relazione con un mentore
Qui di sotto ci sono degli esempi dei modi sbagliati e giusti per
stabilire una relazione con un mentore.
Modo sbagliato: Ian sta partecipando a un ricevimento presso una
conferenza di attivisti, quando scorge la rinomata attivista Jane
Smith dall’altro capo della sala. L’ha sempre ammirata e adesso,
pensa, ha l’occasione di fare al sua conoscenza. Così, trotterella per
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la stanza, si presenta e le dice che ha sempre ammirato lei e il suo
lavoro. Lei lo ringrazia, ma poi lui non sa pensare a nient’altro da
dire. La conversazione languisce, e dopo alcuni momenti lei si scusa
e inizia a conversare con altri.
Non è molto incoraggiante, ma sarebbe potuta andare peggio. Se
Ian avesse detto: “Vorresti essere il mio mentore?”, Jane
probabilmente si sarebbe sorpresa e avrebbe rifiutato con
gentilezza. Non puoi andare in giro a chiedere ad estranei che hai
appena incontrato di farti da mentore, proprio come non puoi andare
in giro a chiedere alle persone di sposarti. Entrambe le relazioni
implicano un serio impegno a lungo termine, che dovrebbe essere
affrontato con attenzione. Anche se il mentore potenziale è
qualcuno che ti conosce già e a cui piaci, la parola “mentore”
potrebbe implicare un serio impegno a lungo termine, più di quanto
potrebbe essere pronto a fare.
Ecco un modo migliore per convincere qualcuno a farci da mentore.
Modo corretto: un altro attivista, Pete, ha studiato la lista dei
partecipanti prima di andare al ricevimento. Accorgendosi che Jane
Smith sarebbe stata presente, ha deciso di presentarsi a lei durante
il ricevimento. Prima di arrivare, ha passato in rassegna i suoi scritti
più recenti e ha trovato un suo articolo che gli è piaciuto
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particolarmente. Ci ha riflettuto un po’ sopra e ha elaborato alcune
domande.
Durante la sua ricerca, ha scoperto che un attivista che conosce
piuttosto bene è in realtà amico di Jane, e così ha convinto questa
persona ad accompagnarlo al ricevimento e a presentarlo.
Al momento di partecipare al ricevimento, Pete si è vestito con cura,
optando per un look più professionale.
Al ricevimento il suo amico lo ha presentato, e Pete ha detto a Jane
quanto gli è piaciuto il suo lavoro, e quell’articolo in particolare. Ha
parlato con un tono di voce rilassato e senza balbettare (ha fatto
delle prove prima). Poi ha fatto le sue domande. Jane ha apprezzato
il suo interesse, e ha trovato perspicaci le sue domande, e così è
stata felice di parlare con lui.
La conversazione è andata avanti per qualche minuto. Poi Pete ha
detto: “È stata una grande conversazione, ma so che è impegnata e
ci sono molte persone qui che vogliono parlare con lei. Non voglio
monopolizzare il suo tempo. Ma sto lavorando a una campagna di
alloggi equo solidali che è molto simile a quella che ha tenuto a
Cincinnati, e abbiamo dei problemi a richiamare l’attenzione dei
legislatori locali. Potrei contattarla dopo la conferenza per chiederle
qualche consiglio in materia?”.
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Jane gli ha dato il suo biglietto da visita e lo ha invitato a tenersi in
contatto.
Jane non è ancora un mentore per Pete, ma ha acconsentito a
dargli almeno un po’ di assistenza, che è il primo passo verso il
consolidamento di una relazione con un mentore.
Pete ha fatto molte cose, tra cui:
Ha pianificato in anticipo (ha studiato il programma della
conferenza).
Non ha avvicinato Jane in modo brusco (per esempio, ha fatto sì
che qualcuno lo presentasse a lei).
Si è presentato in modo professionale.
Era preparato – aveva studiato il lavoro di Jane e aveva fatto le
prove delle cose che avrebbe detto. Pete sapeva che ogni primo
incontro è come un’audizione.
Ha espresso una conoscenza molto specifica di Jane e del suo
lavoro. Molte persone famose o importanti vengono avvicinate
continuamente da persone che vogliono il loro aiuto, ma che
sanno poco di loro e di cosa fanno. Sono una scocciatura, e come
risultato molti di loro smettono di incontrare e di aiutare nuove
persone. Tuttavia, dimostrando di conoscere bene e sul serio
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Jane e il suo lavoro e di dare loro valore, Pete si è distinto dalla
folla.
Era consapevole della situazione in cui lei si trovava e ha
mostrato rispetto per il suo tempo.
Ha fatto la sua richiesta solo dopo che si era instaurato un dialogo
amichevole.
Ha fatto una richiesta appropriata – cioè, una che era compresa
nel suo campo di esperienza e che non le avrebbe portato via
troppo tempo.
Oh, e a proposito, Pete ha usato lo stesso approccio strategico con
molti altri VIP che hanno preso parte alla conferenza, e, come
risultato, è entrato in contatto con diversi mentori potenziali.
Lavorare con i tuoi mentori
Vuoi rimanere regolarmente in contatto coni tuoi mentori. Ciò
potrebbe voler dire una volta al mese, una volta ogni sei mesi, una
volta all’anno o persino meno spesso, a seconda della natura
specifica della vostra relazione. Oppure, potresti consultare molto
spesso il tuo mentore durante un progetto specifico che dura una
settimana o un mese, e non sentirlo per un po’ dopo. Quello che non
vuoi fare è perdervi di vista e poi, in un momento di crisi, contattare
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disperato il tuo mentore per avere un consiglio. Se il tuo mentore è
gentile, ti aiuterà, ma molto probabilmente si sentirà anche un po’
usato.
Vuoi che le vostre interazioni siano significative – soprattutto, non
vuoi che il mentore senta che gli hai fatto sprecare del tempo. Ciò
significa che hai un obiettivo definito per ogni interazione e ti mostri
ben preparato.
A volte, se non parli da un po’ con un mentore, è bene contattarlo
solo per aggiornarlo sulla tua situazione e i tuoi progressi. Puoi farlo
via e-mail o di persona, ma a meno che non capiti che il mentore sia
anche un amico personale, non chiedere un incontro di persona se
non hai qualcosa di specifico di cui discutere.
E devi mostrare il tuo apprezzamento. Dei biglietti di ringraziamento
sono fondamentali dopo ogni scambio importante o dopo che ti ha
assistito – e non un biglietto frettoloso di ringraziamento, ma uno
scritto con cura. Nota bene che un biglietto scritto a mano ha spesso
molto più significato e valore di una e-mail.
Infine, dovresti sempre cercare di ricambiare. Anche se senti di
avere poco da offrire al mentore, probabilmente non è il caso.
Presto o tardi vedrai un articolo di giornale, o troverai alcune
informazioni ad un meeting, o stabilirai un contatto che il tuo
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mentore troverà utile. Assicurati di passargli quelle informazioni.
Oppure potresti assistere il mentore in un progetto difficile in cui è
coinvolto. Anche se il tuo contributo consiste solo nel fare fotocopie,
o nell’andare a prendere le ciambelle e il caffè per una riunione,
apprezzerà la tua volontà di ricambiare.
Essere mentore per altri
Fare il mentore (di contro ad avere un mentore) è, come dirò nel
capitolo 32, una fantastica esperienza di crescita, che è la ragione
per cui moltissime persone, anche quelle molto impegnate,
accolgono l’opportunità di fare da mentore a pochi protégé
selezionati. Ecco perché anche tu dovresti fare da mentore.
Sì, dovresti farlo! Per quanto ti possa sentire non pronto,
probabilmente hai molta saggezza da trasmettere, e ci sono senza
dubbio persone là fuori a cui farebbe comodo. Così, se qualcuno si
presenta da te in cerca di consigli o di aiuto – e accadrà prima o poi,
soprattutto se segui i consigli di questo e-book – e ti senti a tuo agio
con la persona e le sue richieste, devi fargli da mentore a tutti i costi.
Se non vuoi aspettare di essere avvicinato da qualcuno, puoi
sempre unirti a un programma di mentoring presso
un’organizzazione non profit o un’istituzione benefica. Molti
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programmi e scuole per giovani hanno programmi di mentoring, ad
esempio. Oppure potresti iniziare un programma di mentoring nel
tuo luogo di lavoro o in un’altra organizzazione di cui fai parte.
Probabilmente non esistono organizzazioni che non trarrebbero
beneficio dall’avere un proprio programma di mentoring.
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Quando inizi a fare progressi con il tuo problema di
procrastinazione, la tua personalità cambierà. Può fare paura, ma in
realtà è una cosa positiva, perché cambierà in direzione di una
maggiore calma, sicurezza, felicità ed efficacia. Anzi, svilupperai
quella che chiamo una “personalità potenziata”.
Una persona potenziata è qualcuno che ha fatto passi da gigante
nel tentativo di superare i suoi ostacoli e, come risultato, sta facendo
buoni progressi nel suo sogno ambizioso e in altre aree della sua
vita. Ci sono persone potenziate in ogni campo, e dovresti cercarle e
assumerle come modelli di comportamento e mentori.
Più sotto descrivo l’assetto mentale potenziato e lo confronto con il
suo opposto, l’assetto mentale senza potere.
Persone potenziate vs persone senza potere
Le persone potenziate tendono ad essere…
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Positive
Orientate all’azione
Orientate alla programmazione
Orientate alla soluzione
Ottimiste
Tendono a…
Sentirsi dotate di potere e controllo
Prendersi le responsabilità
Non prendere sul personale le situazioni difficili
Aiutare gli altri
Le persone senza potere, al contrario, tendono ad essere…
Negative
Passive (orientate alla non azione)
Avverse alla programmazione
Orientate a incolpare (non orientate alla soluzione)
Pessimiste
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Tendono a…
Sentirsi private di potere e controllo
Evitare le responsabilità
Prendere sul personale le difficoltà
Non aiutare gli altri
Le persone potenziate tendono a “farsi da sole” e, come tutte le
persone che si “fanno da sole”, tendono ad avere una visione del
mondo espansiva. Si sentono a casa loro nell’universo e nella loro
pelle, e il loro potere, la loro passione, la loro saggezza e sensibilità
li rendono estremamente attraenti per gli altri.
Alcune persone potenziate possono anche apparirti come troppo
felici o piene di energia, se tu stesso hai poca energia o non hai
incontrato molte persone potenziate (un segno sicuro, a proposito,
del fatto che stai frequentando le persone sbagliate…). Ma tieni duro
e abituati alla nuova vibrazione energetica.
Non dovresti esitare a entrare in contatto con persone potenziate,
perché la maggior parte di loro capisce l’importanza del network e
del mentoring. Naturalmente, vuoi sempre presentarti facendo molta
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attenzione al tempismo ed essere ben preparato per l’incontro.
Ricorda: ogni volta che ti presenti è come fare un’audizione, e le
persone potenziate, dato che danno molto valore al loro tempo,
tendono ad essere molto selettive sui coloro con cui scelgono di
lavorare o a cui fare da mentore.
Nota che, anche se molte persone potenziate sono persone di
successo nel senso comune del termine, non tutte le persone di
successo sono potenziate. Ci sono moltissime persone là fuori che
gestiscono grandi organizzazioni, dispongono di grandi salari o
hanno sviluppato un eccellente inquadramento intellettuale, eppure
non hanno ancora vinto i loro demoni interiori. Rimangono schiavi di
una mentalità basata sulla paura e vuota, che fa loro escludere – o
peggio, sfruttare – coloro che sono più giovani e con meno
esperienza, o che percepiscono avere meno potere. Le persone del
genere non hanno davvero potere e dovrebbero essere evitate.
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Lavorare per essere potenziati è una delle migliori cose che puoi
fare per te stesso, per gli altri nella tua vita e per il mondo in
generale. Essere potenziati è in larga parte una questione di
creazione di certe abitudini emotive e comportamentali. Sotto c’è
una lista con cui puoi cominciare: come sempre, fai con calma,
celebra il più piccolo successo e non biasimarti mai per le mancanze
che percepisci.
Le persone potenziate costruiscono le infrastrutture che
sostengono il loro successo. Quando accetti un lavoro in una
compagnia, acquisisci automaticamente, il tuo primo giorno di lavoro
e con poco o nessuno sforzo, la maggior parte delle seguenti cose:
una scrivania, un ufficio, un computer, l’assistenza informatica,
elettricità, luci, un bagno, il telefono, un orario, un regolamento, la
documentazione del lavoro dei tuoi predecessori, un salario,
benefici, un prontuario di consultazione e altro materiale, colleghi,
un capo, il capo del capo, un dipartimento delle risorse umane e un
budget per ulteriori acquisti.
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Chiamo tutto il denaro, le cose e le persone che ti permettono di fare
il tuo lavoro la tua “infrastruttura di successo”. Come puoi vedere, le
infrastrutture di successo tendono ad essere grandi, complesse e
costose.
Inseguire un sogno ambizioso è duro quanto, o più duro, del lavoro
in un’azienda, il che significa che avrai bisogno di un’infrastruttura
equivalente o migliore. Se lavori in proprio, tuttavia, nessuno ti
fornirà quell’infrastruttura: devi crearla da solo. È un processo
continuo, e dovrebbe essere sempre una delle tue priorità principali.
Una persona senza potere ciondolerà in giro lamentandosi per tutte
le risorse che gli servono ma che non ha. Una persona potenziata,
al contrario, identificherà un bisogno e si attaccherà velocemente al
telefono per risolverlo. Nel fare questo, crea la sua infrastruttura di
successo.
Le persone potenziate educano se stesse. Imparano per tutta la
loro vita, e leggono, vanno a corsi e consultano esperti ed altri
sempre. Sono curiosi per natura su moltissime cose, e non sono
prevenuti verso argomenti “leggeri” come l’auto-aiuto.
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Le persone potenziate accolgono le sfide. Molte persone evitano
le sfide e le cose che non conoscono, ma le persone potenziate le
accolgono come opportunità di crescita. Sanno anche che il
successo spesso arriva quando ci si spinge un pochino oltre la
propria “zona di comfort”. Ecco quello che Christopher Reeve in
Nothing is Impossible: Reflections on a New Life dice sulle zone di
comfort:
“La grande maggioranza delle persone vive in una zona di comfort
che è relativamente ristretta. La zona di comfort è delimitata dalla
paura e dalla percezione dei nostri limiti. In certe occasioni siamo
disposti a fare qualche passo all’esterno di essa, ma pochi di noi
hanno il coraggio di espanderla. Coloro che hanno il coraggio a
volte falliscono e si ritirano, ma molti provano la soddisfazione di
spostarsi in una zona di comfort più ampia e l’anticipazione ricca di
gioia di altri successi. Una persona che vive con una disabilità può
trovare il coraggio di abbandonare la zona di comfort della propria
casa per la prima volta. Una persona con un corpo sano potrebbe
decidere di affrontare la claustrofobia provando a fare immersioni
subacquee. Persino mentre il nostro paese prova ad affrontare il
terrorismo, la maggior parte di noi sa per istinto che vivere nella
paura è non vivere affatto”.
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Per fortuna, la vita di un sognatore ambizioso non manca mai di
opportunità da affrontare. Persino le sfide degne possono fare
paura, tuttavia, il che ci porta a…
Le persone potenziate anticipano la paura e l’ansia e imparano
a scendere a patti con esse. Ricordi la storia di Steven Pressfield
su Henry Fonda che vomitava prima di ogni performance. Ha
vomitato per quarant’anni, e poi, ogni volta, usciva e faceva la sua
performance.
Le persone non di successo spesso pensano a torto che le persone
di successo trovino il successo facile, o che siano insolitamente abili
a gestire lo stress. Non è questo il caso, tuttavia. Le persone di
successo possono spaventarsi o farsi prendere dall’ansia come
chiunque altro, ma trovano modi per gestire la situazione. Anzi, sono
determinate a farlo. Capiscono che la paura e altri sentimenti
negativi sono temporanei e relativamente poco importanti nello
schema più ampio delle cose.
Le persone potenziate cercano non solo mentori, ma anche
protégé. Le persone potenziate cercano dei protégé – persone a cui
fare da mentore – non solo perché sanno che il mondo gira meglio
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quando tutti danno qualcosa in cambio, ma anche perché sanno che
fare da mentore è uno dei modi migliori per impiegare il loro tempo.
Fare da mentore ti aiuta a identificare e rafforzare i tuoi punti di
forza, e aumenta anche le tue conoscenze. Poiché l’obiettivo del
mentoring è quello di aiutare il tuo protégé ad evolversi in una
persona potente, il mentoring è anche uno dei modi migliori per
espandere ciò che Stephen Covey, autore di The Seven Habits of
Highly Effective People, chiama “circolo dell’influenza”.
Le persone potenziate riprogrammano i loro pensieri per il
successo. Fanno uno sforzo cosciente per rimpiazzare gli schemi di
pensiero disfunzionale con quelli funzionali. Per esempio, essi
rimpiazzano:
il pensiero negativo con… il pensiero obiettivo o positivo
l’autocritica con… l’accettazione e la lode di sé
il pensiero critico con… l’osservazione e l’analisi
compassionevoli
l’ipersensibilità con… la resilienza
il panico con… la calma e la prospettiva
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Quindi, se una persona potenziata fa un errore e si coglie a fare
pensieri negativi, sullo stile di “Ma che idiota che sono…”, ferma
immediatamente quella linea di pensiero e la rimpiazza con un’altra,
più obiettiva e compassionevole.
Le persone potenziate affrontano gli ostacoli con velocità e
decisione. Lo fanno perché sanno che, non solo gli ostacoli sono
dei seri impedimenti per il successo, ma che questi tendono a
peggiorare nel tempo. Le persone potenziate sanno anche che il
successo, che porta il suo stress, può aggravare molti ostacoli
situazionali: molte persone, per esempio, trovano che le loro
relazioni peggiorino man mano che hanno successo al livello
professionale.
Fa’ in modo che non accada anche a te – inizia ad affrontare i tuoi
ostacoli adesso.
Le persone potenziate comprendono che il successo a volte è
una performance. Tutti abbiamo dei momenti in cui operiamo al
massimo delle nostre capacità e ci sentiamo al settimo cielo.
La domanda cruciale è: cosa fai nel tempo in mezzo a quei
momenti?
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Il mio suggerimento è che, persino nei momenti in cui sei senza
motivazione, tu agisca come se fossi motivato. La ragione è legata a
una cosa meravigliosa che hanno scoperto gli scienziati
comportamentali: non solo le emozioni influenzano le nostre azioni,
ma le nostre azioni spesso influenzano le nostre emozioni. La
ricerca ha dimostrato, per esempio, che non solo sorridiamo perché
siamo felici, in realtà diventiamo più felici quando sorridiamo. Ciò è
dovuto al fatto che il sorriso innesca una sequenza di processi
ormonali e altro che ci fanno rilassare e ci fanno stare bene. I
venditori professionisti, che devono essere “attivi” quasi il 100%
delle volte per fare le loro quote, hanno molta familiarità con questo
fenomeno: viene insegnato loro che la postura, l’espressione
facciale e altri attributi fisici influenzano non solo il loro umore, ma
anche quello dei clienti. Viene insegnato loro a sorridere anche
quando parlano al telefono, perché, anche se il cliente all’altro capo
della linea non può vederlo, la voce del venditore suona molto più
ricca di forza e dinamica quando sorride. Provaci.
Molti venditori, performer, atleti e altri grandi performer sviluppano
una collezione personale di trucchi, rituali ed esercizi fisici e mentali
per aiutare se stessi a rimanere ispirati tutto il giorno. Dovresti fare
la stessa cosa.
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Ed ecco la ciliegina sulla torta, il segreto incredibile che le persone
potenziate in un certo campo alla fine imparano: con abbastanza
pratica nel mimare una performance elevata, puoi davvero iniziare
ad esperirla come se fosse vera più spesso. Esperti come Mihaly
Csikszentmihali, autore di Flow: The Psychology of Optimal
Experience, dice che anche se non possiamo operare al massimo in
ogni situazione, possiamo probabilmente farlo molto più
frequentemente di quanto pensiamo. Semplicemente esercitandoti
nella performance elevata, puoi allenare te stesso ad arrivare a
standard elevati molto più facilmente e frequentemente.
E ciò sarà la ricompensa più bella per tutto il tuo duro lavoro.
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DISCLAIMER:
Il presente e-book ha esclusivamente uno scopo formativo e
rappresenta la libera opinione dell’autore. Le strategie riportate in
questo libro sono frutto di anni di studi e specializzazioni. Il lettore si
assume piena responsabilità delle proprie scelte, consapevole dei
rischi connessi a qualsiasi forma di esercizio.
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge. Nessuna parte di questo
e-book può essere riprodotta con alcun mezzo senza l’autorizzazione
scritta dell’Autore e dell’Editore. È espressamente vietato trasmettere
ad altri il presente testo, né in formato cartaceo né elettronico, né per
denaro né a titolo gratuito.
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DVDBE RICHABBONDANZA - PROSPERITÀ - RICCHEZZA
con Robert Dilts
È un corso innovativo nel panorama della formazione di qualità che ti permette, in questi 4 DVD, di cambiare la tua situazione economica partendo dalla tua identità.La ricchezza economica cresce e si sviluppa in modo duraturo solo se nasce da qualcosa di più profondo e ancora più prezioso: la ricchezza interiore.Incamminati sul sentiero della prosperità, regalando benessere alla tua vita.Cofanetto contenente 4 DVD - € 97.00
DVDCHANGE YOUR LIFERISORSE ESSENZIALI PER TRASFORMARE LA TUA VITAcon Robert Dilts
Questo box DVD, contenente la registrazione integrale del corso Change Your Life con Robert Dilts, fornisce speci�ci strumenti ed esercizi pratici per il cambiamento personale e per la crescita a livello di identità. Lavorare a livello di identità apre anche alla possibilità di un cambiamento trasformazionale ed “evolutivo”. Non ti limiterai a “correggere” comportamenti sbagliati o piantare i nuovi semi del tuo futuro, ma cambierai completamente il paesaggio all’interno del quale hai già iniziato a “crescere”.Con spiegazioni approfondite e dimostrazioni pratiche delle tecniche illustrate, la presenza carismatica di Robert Dilts ti guiderà in un graduale processo di cambiamento che trasformerà la tua vita.Cofanetto contenente 4 DVD - € 97.00
DVDTHE MANCHURIAN APPROACHIPNOSI PER MAGHI E MENTALISTI
con Anthony Jacquin
Vorresti scoprire come incollare le persone al pavi-mento? Ti piacerebbe essere in grado di leggere la mente di chiunque? Con questi video puoi imparare a farlo! Con esempi pratici, tratti da performance dal vivo in contesti improvvisati, oltre a spiegazioni detta-gliate delle varie tecniche, �e Manchurian Approach ti porterà in una dimensione dove tutto è possibile e i limiti sono dettati soltanto dalla tua immaginazio-ne. Rivolto a maghi e mentalisti, professionisti o alle prime armi, questo box si concentra principalmente sull’ipnosi per l’intrattenimento.Cofanetto contenente 4 DVD - € 97.00
DVDLOVE LEGACYL’ EREDITÀ DI MILTON H. ERICKSON
con Betty Alice Erickson
Questo DVD racchiude l’evento unico del Milton Erick-son Day tenutosi a Milano il 14 maggio 2011 con la par-tecipazione straordinaria di Betty Alice Erickson.Il seminario, full immersion nel mondo a�ascinante del più grande ipnotista del XX secolo, è statauna occasione signi�cativa per scoprire, o riscoprire, questa �gura eccezionale attraverso le parole ispirate della �glia Betty Alice.Cofanetto contenente 2 DVD - € 49.00
Libro + DVDMILTON H. ERICKSONUN GUARITORE AMERICANO
a cura di Betty Alice Erickson e Bradford Keeney
Questo ritratto di Milton H. Erickson costituisce un documento davvero unico nel suo genere. La voce e lo spirito di questo straordinario personaggio ne attraversano ogni parte, riprendendo vita nell’a�ettuoso ricordo di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo meglio di chiunque altro.Amici, familiari e allievi tratteggiano il pro�lo del più grande ipnotista del xx secolo, tanto dal punto di vista professionale che da quello umano; un intreccio di voci che racconta i casi, le storie e tutto ciò che ha caratterizzato la vita di questo straordinario guaritore.Libro 440 pagine + 1 DVD - € 29.00
DVDMILTON H. ERICKSONESPLORAZIONI IN IPNOSI E TERAPIA
di Jay Haley e Madeleine Richeport-Haley
Questo documentario o�re un ritratto intimo e di vasta portata sulla vita e il lavoro di un uomo eccezio-nale che ha rivoluzionato il campo dell’ipnosi e della terapia.Grazie a numerosi e inediti �lmati di interviste e sedu-te terapeutiche approfondirai la conoscenza di Milton H. Erickson e del suo lavoro attraverso le parole di colleghi, studenti, pazienti e familiari. Questo ritratto ti svelerà l’incredibile potenziale dello spirito umano.DVD - € 37.00
LibroLA MEDICINA DEL XXI SECOLOLA PROVA SCIENTIFICA DEL POTERE DELLA MENTE
di C. Devin Hastings
Questo libro documenta l’evidenza medica di guarigio-ni eccezionali attraverso storie stupefacenti che mo-strano come tutti noi possiamo raggiungere risultati miracolosi imparando a utilizzare l’ipnosi e altre tec-niche mente-corpo. C. Devin Hastings guida il lettore nel mondo delle terapie alternative per i disturbi e le malattie più comuni.Troverai storie di allergie e problemi dermatologici magicamente scomparsi, di ansie e fobie scon�tte sen-za ricorrere a nessun tipo di medicinale.Libro 332 pagine - € 24.00
Libro + DVDL’IPNOTISTACOME IPNOTIZZARE CHIUNQUE SUBITO
di Anthony Jacquin
Anthony Jacquin è un talento nel mondo dell’ipnosi e un ipnoterapeuta altamente quali�cato. Nel corso della sua carriera ha lavorato con migliaia di persone, aiu-tandole a trovare la chiave per portare un cambiamen-to positivo nella propria vita. L’Ipnotista è un valido strumento per capire che cos’è l’ipnosi e per imparare a usarla in modo e�cace in tutte le situazioni della vita. L’ipnosi istantanea non ha più segreti: riuscirai a ipnotizzare chiunque e in qua-lunque circostanza ti trovi.Libro 155 pagine + 1 DVD - € 97.00
LibroSMETTILA DI ESSERE RICCOCOME USCIRE DAL TUNNEL DELLA RICCHEZZA E DEL SUCCESSOdi Charlie Fantechi
Questa è la prima guida al mondo che insegna ai ricchi a diventare poveri. Oggi infatti chi vuol diventare ricco trova centinaia di libri e corsi di formazione utili allo scopo. E chi invece è diventato ricco e vuole uscirne, che cosa può fare? Questo libro surreale e irriverente ti insegna a condizionare la tua mente verso la povertà e l’insuccesso, oppure se lo leggi da una diversa prospettiva, a capire ancora più a fondo quali sono le caratteristiche peculiari della mente del ricco.Libro 176 pagine - € 20.00
LibroWEB MONSTER & CONVERSATIONALMARKETINGCOME TRASFORMARE LA TUA IMPRESA IN UN SUCCESSO
di Daniele Bogiatto e Charlie Fantechi
Due menti illuminate per un’opera rivoluzionaria.Le voci di Daniele Bogiatto, guru del business e del web, e Charlie Fantechi, numero uno dell’ipnosi con-versazionale ed esperto di comunicazione e�cace, si intrecciano per dare vita a un dialogo inaspettato, sorprendente e ricco di spunti preziosi. Un testo che ti guiderà in un processo di maturazio-ne di una nuova consapevolezza e un nuovo modo di concepire l’azienda e il tuo ruolo al suo interno, con costanza, eticità e valori saldi.Libro 148 pagine - € 18.00
LibroREAL ESTATEGUIDA PRATICA AGLI INVESTIMENTI IMMOBILIARI IN AMERICA
di Fulvia Arienti
L’ andamento altalenante del mercato immobiliare americano o�re un’occasione eccezionale a chiunque possieda una certa dose di intraprendenza e la voglia di mettersi alla prova in un ambiente che cambia continuamente. In questo preciso momento oltre un milione di case, che possono essere acquistate a meno della metà del loro valore, sono pronte per le tue o�erte. Fulvia Arienti ti guiderà passo passo in un percorso nel mercato immobialiare americano che ti porterà a scoprire tutti i segreti del Real Estate. Sei pronto a lanciarti in questa nuova corsa all’oro?Libro 108 pagine - € 9.50
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTOCALMA LA TUA MENTEdi Charlie Fantechi
La nostra mente è spesso sovrastimolata da numerose informazioni ed emozioni e come risultato spesso ci troviamo a rincorrere la vita con una sensazione di an-sia costante e immotivata. Fai la mossa giusta e riporta la pace nella tua mente: è l’ora di tornare ad a�rontare il mondo in modo corretto e funzionale. Questo audio ti può aiutare a riprendere il normale ritmo delle cose, calmando la tua mente e facendoti vivere in maniera più tranquilla ed equilibrata.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel supera-mento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTOFISSA GLI OBIETTIVIdi Charlie Fantechi
Quante volte hai avuto un progetto o un obiettivo che ti stava a cuore e che non sei riuscito a portare a termine? Qualunque obiettivo tu abbia, possiamo aiutarti a raggiungerlo. Grazie all’ audio Fissa gli obiettivi, puoi stimolare il tuo inconscio in modo ancor più profondo trovando la chiarezza che ti serve; riuscirai a �ssare con chiarezza i tuoi obiettivi, ritrovando lo slancio necessario per trasformarli in realtà, supererai il problema di procrastinazione e la tua realizzazione non sarà più solo un sogno.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel superamento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTOCANCELLA IL MAL DI TESTA
di Charlie Fantechi
Il mal di testa è uno dei disturbi più comuni e più fastidiosi. In molti casi, il mal di testa è strettamente collegato e in�uenzato dallo stress. I ritmi frenetici di oggi ci impongono un dispendio di energie sempre più elevato, e spesso il mal di testa può essere semplice-mente il segnale che la nostra mente ha bisogno di un po’ di riposo rigenerativo. Cancella il mal di testa è l’audio che in poche sedute può aiutarti a ridurre note-volmente l’intensità e la durata del dolore, permetten-doti di vivere una vita più serena e produttiva.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel supera-mento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTODIFENDITI DALLE MALATTIEdi Charlie Fantechi
Avere delle buone abitudini alimentari e fare esercizio sono due ottimi modi per essere in buona salute. Ma non sono su�cienti: molto spesso il nostro stato mentale, i nostri pensieri, convinzioni e atteggiamenti possono in�uenzare il nostro sistema immunitario, a�aticandolo e compromettendo lo stato di salute. Con Difenditi dalle malattie, puoi insegnare al tuo cervello a riprogrammare il tuo corpo per la salute e il benessere, ra�orzando le tue naturali difese e permettendoti di vivere una vita più sana. Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel superamento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTODORMI TRANQUILLAMENTE
di Charlie Fantechi
Sono molte le cause di un sonno cattivo: preoccupa-zioni, un’emozione forte, uno stile di vita stressante, o addirittura delle onde cerebrali che non funziona-no a dovere. L’ipnosi è uno strumento potente contro l’insonnia, anche quella cronica. Ha un e�etto bene�co sul nostro corpo regolando e ripristinando il normale benessere psico�sico: grazie a Dormi tranquillamente di Charlie Fantechi riuscirai a riprendere i normali rit-mi veglia-sonno permettendoti di addormentarti con più facilità, dormire meglio e svegliarti più riposato.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel supera-mento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTOMIGLIORA L’AUTOSTIMAdi Charlie Fantechi
È attraverso le emozioni che il nostro inconscio “ragiona” ed è per questo che non dimentichiamo mai le emozioni che proviamo. Le emozioni hanno un ruolo fondamentale: tutto la programmazione che riceviamo in tenera età è collegata alle emozioni, e quando queste sono emozioni negative, è la nostra autostima a farne le spese. Grazie all’ipnosi e all’audio Migliora l’autostima di Charlie Fantechi puoi cambiare le emozioni collegate al passato e insegnare al tuo inconscio a rievocare emozioni positive e salutari, migliorando così la tua autostima.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel superamento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTOGESTISCI IL DOLORE
di Charlie Fantechi
Qualunque sia l’origine del dolore, l’ipnosi può essere l’aiuto migliore per gestirlo. Se da una parte il dolore è una sensazione �sica molto reale, dall’altra il nostro cervello sa come intervenire per fermarlo o rallentarlo. Questo audio è la risposta che cercavi: Charlie Fante-chi ha elaborato una risorsa e�cace per aiutarti a non percepire il dolore o ridurlo ampiamente, ed è un vali-do aiuto anche nei casi di gestione del dolore cronico.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel supera-mento di emozioni negative.Audio mp3 - € 6.90
...PROSSIME USCITEBox - AudiocorsoIL PIÙ GRANDE IPNOTISTA DEL MONDOCOME FARE SPETTACOLO CON L’IPNOSI
di Jonathan Chase
Il più grande ipnotista del mondo a�ronta in maniera brillante e inusuale l’arte dell’ipnosi da palcoscenico. Con lo humor che contraddistingue tutte le sue opere, Jonathan Chase guida il suo pubblico in un divertente percorso costellato di induzioni spettacolari, consigli da veterano dello show business, paradossali incidenti di percorso e battute di spirito.Scopri come diventare un vero maestro dell’ipnosi da palcoscenico!
Disponibile inversioneMP3 DOWNLOAD
Audio Mp3IPNOSI PER IL CAMBIAMENTOSUPERA LA TRISTEZZAdi Charlie Fantechi
Ecco per te un aiuto per superare quei momenti di tristezza passeggera e utilizzarli come un modo di raccogliere le idee e le emozioni per poi tornare ve-locemente a sorridere e ad apprezzare la vita in ogni sua meravigliosa forma. Grazie a Supera la tristezza di Charlie Fantechi è possibile ritrovare lo slancio perdu-to e quell’ottimismo che ormai sembrava irrecupera-bile. Cancella tutte le emozioni negative e impara un nuovo modo di pensare che ti permetta di vivere una vita piena di risorse.Gli AUDIO di Ipnosi, prodotto unico nel loro genere in lingua italiana, possono sostenerti nella tua vita quotidiana nelle risoluzioni di problemi e nel supera-mento di emozioni negativeAudio mp3 - € 6.90