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I

SOMMARIO Introduzione V

Capitolo I: Ricerca e seduzione di talenti: quando la risposta è il

Branding

10

1. Social Recruiting 2.0

a. Il Social Recruiting Trend Survey 2011

8

2. Recruiting sta a “Social” come Branding sta a

“Personal”

20

3. La “guerra dei talenti”: attrarre i migliori, conquistare i

talenti

25

4. Chi vince la “guerra dei talenti”? L’affascinante

importanza dell’Employer Branding

29

a. L’ “Employer Branding Process”, gli ingranaggi di

una macchina per sedurre

31

i. Analisi del target

ii. Posizionamento

iii. Creazione del messaggio

iv. Scelta dei canali

v. Valutazione

5. Employer Branding 2.0: Unilever, Adecco e ALTRAN 44

a. Employer branding e Social Media, una

testimonianza da Unilever

b. Employer Branding e Social Media, caso Adecco

c. Employer Branding e Social Media, il punto di

vista di Altran Italia

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II

Capitolo II: Pinterest 56

1. Pinterest… questo (s)conosciuto!

a. Com’è fatto Pinterest

b. Potenzialità d’uso di Pinterst

56

2. Un’immagine vale più di mille parole 65

3. Pinterest e il Job Searching 67

4. Pinterest come strumento di Personal Branding 69

a. Kapferer e l’identità della marca

b. Siamo ciò che ci ispira: Personal Branding su

Pinterest

c. Un caso pratico: i visual resumes su Pinterest:

quando il curriculum prima si guarda e poi si legge.

5. Pinterest come strumento di Employer Branding 2.0 80

a. Una “Brand Box” 2.0

b. Strategie eccellenti di Employer Branding su

Pinterest: General Electric, The New

Traditionalists e Taco Bell

i. Il Caso General Electric

ii. Il Caso The new Traditionalists

iii. Il Caso Taco Bell (Careers)

6. Verso una proposta di Branding Integrato 108

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III

Capitolo III: La mia proposta per un futuro non troppo lontano,

la “Social Career Page”

111

Conclusione 117

Bibliografia 398

Sitografia 420

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V

Introduzione

Questo lavoro nasce dalla curiosità suscitatami dalla “deflagrazione”

verificatasi in rete nel 2010, al momento della nascita del nuovo social

network chiamato Pinterest. Già dal primo utilizzo, le potenzialità di questa

piattaforma, in termini di branding, mi sono sembrate subito lampanti.

Pinterest permette agli utenti di creare delle board, tavole tematiche dentro

le quali raccogliere e condividere immagini prese dalla rete, o caricate dal

proprio computer. L’utilizzo istintivo che se ne fa inizialmente è quello di

“segnalibro” o “bacheca virtuale”, proprio come si utilizzano le bacheche di

sughero sulle quali si conservano fotografie, biglietti di viaggi emozionanti,

ricette, ritagli di giornale, e via dicendo. Pinterest, infatti, permette di

aggiungere il bottone “Pin” ( in inglese: puntina) alla barra dei preferiti e

“appendere” alla propria bacheca personale- la board di cui parlavo prima-

qualsiasi immagine trovata sul web. La filosofia alla base di Pinterest è:

“Mettere in contatto tutte le persone del mondo attraverso le cose che

ritengono interessanti”. Infatti, il nome nasce dalla crasi dei termini “Pin”

(puntina) e “Interest” ( interesse) . La forza di Pinterest risiede nella

semplicità d’utilizzo e nella potenza dell’elemento su cui si basa : le immagini.

Le immagini possono diventare veicolo efficientissimo di qualunque

messaggio o intento, “un’immagine vale più di mille parole”, si dice. E c’è chi,

recentemente, ha iniziato ad intuire che forse un’immagine vale anche più di

qualche noiosa e piatta riga sul curriculum. Se poi si aggiunge che ad ogni

immagine Pinterest permette di affiancare un link, che rimandi al luogo

virtuale da cui si è presa la foto, allora il gioco è fatto.

Il brand è l’insieme delle caratteristiche intangibili che aggiungono

valore ad un prodotto. Creare un brand significa creare esperienze, costruire

una relazione emotiva, una connessione emozionale col cliente. Si dice che sia

l’emozione a spingere all’azione, mentre la ragione porta solo a trarre

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conclusioni, e questo è il principio che regola la creazione della marca. Per

essere efficace deve essere innovativa, è necessario aspirare alla differenza

radicale. Tutto il mondo, in tutte le parti del globo, desidera vivere emozioni.

Ed ogni momento di contatto del brand col cliente è un’opportunità per

crearle e suscitarle. Inoltre, comunicare una marca significa porre in atto una

strategia di storytelling, ovvero di narrazione. Si tratta di connotare l’essenza

di uno o più prodotti, ed inserirla in una cornice narrativa, dentro coordinate

spaziali e temporali, dentro ad un ruolo e ad una mitologia. Così Danone

diventa l’alleato delle mamme, nel periodo di crescita dei bambini, Audi

diventa complice di chi vuole sentirsi giovane, libero e appagato, Diesel si

erge ad emblema della generazione dei sognatori ed Apple diventa uno stile

di vita, essenziale, minimale, moderno e all’avanguardia. Allo stesso modo,

l’attività creativa di costruzione di un brand è stata applicata anche

all’individuo, partendo dalla considerazione che anche le persone possono

differenziarsi ed identificarsi sulla base di caratteristiche intangibili che

conferiscono loro valore, e a partire dal celebre articolo del 1997 di Tom

Peters dal titolo “Il Brand chiamato Te ” , la pratica del Personal Branding ha

assunto via via più importanza fino a diventare, ad oggi, un esercizio

imprescindibile per molti.

Un’altra interessante frontiera del branding, di cui si è preso

coscienza all’interno delle aziende più recentemente, è quella che vede le

strategie di branding applicate al campo delle risorse umane e integrate con

elementi di marketing, per far sì che l’azienda possa differenziarsi ed essere

identificata nel mare magnum del mercato del lavoro, in base alle

caratteristiche intangibili e valoriali che la qualificano come ambiente di

lavoro. La necessità di sperimentare questa strategia nasce in un particolare

segmento temporale del mercato del lavoro, i primi anni Novanta , durante il

quale si verificò una situazione di squilibrio tra la domanda e l’offerta di

professionisti di talento. Le aziende più importanti avevano molti posti di

lavoro, che desideravano affidare a professionisti che avessero una

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determinata esperienza in quel settore, ma si trovarono a fronteggiare una

penuria di figure professionali , che alcuni attribuiscono ad un calo delle

nascite verificatosi anni prima, e fu in quel momento che un team di ricerca

della McKinsey coniò il termine “Guerra dei Talenti” per indicare la

spasmodica guerra che le aziende fecero per assicurarsi i collaboratori

migliori nel ristretto gruppo disponibile.

In questa tesi Pinterest viene eletto come arena, palcoscenico

virtuale e sociale dell’interazione che andrò ad approfondire, quella tra

queste due strategie di branding, opposte ma complementari: il Personal

Branding e l’Employer Branding.

Nel primo capitolo, toccando più nuclei tematici tra loro

complementari, si analizza come nell'economia della conoscenza il capitale

intellettuale sia la vera e più autentica fonte di vantaggio competitivo

sostenibile. Come si riconoscono i talenti? Definirli non è semplice.

In generale, chi ha sviluppato al meglio le proprie attitudini e potenzialità.

I protagonisti di questo lavoro, di questo capitolo, e di ogni trattazioni in cui

si parlerà di “attrarre e sedurre talenti” sono, secondo la definizione più

comune nel campo delle risorse umane, giovani con forte potenziale e con

prestazioni superiori alla media, in grado di lavorare assumendosi

responsabilità sempre maggiori, veloci nell’apprendere e in grado di

trasferire valore alla struttura e ai manager con più anni di esperienza. Oltre

a garantire elevate prestazioni nel loro settore lavorativo, hanno uno spiccato

senso di appartenenza al team, trasmettono entusiasmo al gruppo all’interno

del quale lavorano e consentono all’azienda di arricchirsi nella sua totalità

grazie all’eccellenza delle singole parti.

Inoltre, secondo una ricerca del 2011 dell’ Osservatorio Robert Half, tra le

caratteristiche più apprezzate e ricercate nei futuri candidati si trovano:

atteggiamento mentale innovativo, lealtà, passione, e abilità relazionali.

In questo capitolo si approfondiranno le dinamiche di ricerca di questo

capitale umano imprescindibile e che richiede di essere valorizzato. Sarà

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affrontato il tema della ricerca di risorse umane, che negli ultimi anni si è

spostata sul web 2.0, ovvero sui social network , e vive un momento di

scissione tra i sostenitori della pratica e chi, invece, non vede un futuro nel

cosiddetto “Social Recruting” . La repentina comparsa di quest’attività nella

prassi comune di ricerca ha fatto si che “coloro i quali volevano essere

trovati” si ingegnassero per emergere, nel mare magnum delle candidature e

delle presenze online. Di qui una sempre maggiore attenzione per il processo

creativo di costruzione del proprio Personal Brand, ovvero per la

comprensione e ottimizzazione di quelle caratteristiche intangibili che

conferiscono valore alla persona, ha reso possibile l’instaurarsi di una

relazione sinergica, dinamica e stimolante tra Social Recruiting e Personal

Branding online. Parallelamente, anche le aziende, proprio come le persone,

hanno maturato durante una fase del mercato del lavoro chiamata “guerra

dei talenti”, il bisogno di distaccarsi dal numero informe degli svariati luoghi

di lavoro ai quali un candidato può essere interessato. Questa esigenza ha

fatto si che anch’esse maturassero la necessità di crearsi una reputazione, tra

i giovani neolaureati –i giovani di talento di cui si parlava sopra-, in quanto

ambienti di lavoro. Come nel marketing sono messe in pratica strategie volte

ad attrarre e sedurre il cliente migliore, lo stesso meccanismo regola le

strategie di Employer Branding, con l’unica differenza che quest’ultime sono

volte ad attrarre e sedurre il miglior candidato per l’azienda e la posizione

offerta.

Nel secondo capitolo sarà analizzato il social network che ha avuto

più successo nel biennio 2010/2012. Si tratta di Pinterest: in questa fase

verrà illustrata la sua “anatomia” in quanto piattaforma sociale, seguita da un

approfondimento sulle grandi ed intrinseche potenzialità del social media. In

seguito Pinterest sarà, come anticipato, sfondo privilegiato dell’analisi di due

filoni di strategie di branding: il personal branding e l’employer branding.

Entrambe le attività sono state recentemente trasferite sulla nuova

piattaforma con risultati eccellenti e di grande impatto. In questo capitolo

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saranno approfonditi casi empirici che mostreranno come uno spazio

virtuale, e ovviamente sociale, basato sul solo utilizzo delle immagini , possa

trasformarsi in potente strumento di branding “ a due sensi”: dal datore di

lavoro verso il futuro candidato, e viceversa, col risultato di accorciare

potenzialmente le distanze tra i due.

Il terzo capitolo è dedicato alla proposta di un progetto delineato

nelle sue linee principali, un’ipotetica piattaforma dedicata ai giovani talenti:

i neo-assunti e coloro che sono determinati a raggiungere il posto di lavoro al

quale ambiscono. La proposta nasce dalle idee raccolte durante la stesura del

lavoro, e la ricerca sottesa ad esso. Questo spazio si pone a metà tra un social

network ed una career page, ha un obiettivo ben preciso ed un target

ristretto. E’ uno strumento che manca nel panorama delle piattaforme

dedicate al mondo del lavoro, e la sua creazione ad hoc potrebbe

rappresentare una sfida appassionante per quelle aziende che stanno

implementando le loro strategie virtuali di employer branding, in chiave di

attrazione e seduzione di personale di talento.

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Capitolo primo

Ricerca e seduzione di talenti: quando la

risposta è il Branding

1 Social Recruiting 2.0

Negli ultimi anni, il mondo del lavoro e i suoi satelliti, dalla ricerca

alla proposta, dal curriculum al colloquio, hanno visto configurarsi gli inizi di

quella che si prevede sarà una vera e propria rivoluzione, preannunciata da

un solo grido di battaglia: la parola “social”. Anche dal punto di vista delle

aziende, Il 2.0 è ormai un imperativo di business per ogni impresa. Permette,

infatti, di perfezionare modelli imprenditoriali e aziendali, dotandoli di

vantaggio competitivo duraturo e sostenibile, che si realizza mediante

l’interattività e la condivisione del sapere. Uno stimolante ambito di

applicazione di piattaforme e social network è a supporto di politiche e

processi di gestione delle risorse umane (HRM).

Proprio a questo proposito, Adecco ha svolto un’indagine sull’

utilizzo dei social media da parte delle aziende e dei candidati, nell’offerta e

nella ricerca di lavoro1. L’indagine, svolta tra novembre 2011 e gennaio 2012,

mostra come, su un campione di 503 selezionatori coinvolti nell’indagine, il

49% dichiari di utilizzare i social media come strumento di recruiting, contro

un 51% di risposte negative. Tra gli utilizzatori il 59% fa capo ad un’azienda

1 Il sondaggio è stato condotto da Adecco Italia in collaborazione con Reputation Manager in modalità online (attraverso siti, newsletter, d.e.m., social network). All’indagine, condotta tra i mesi di novembre 2011 e gennaio 2012, hanno partecipato 9.100 candidati e 503 selezionatori. Per l’analisi dei dati raccolti hanno collaborato Ivana Pais – Università cattolica del Sacro Cuore di Milano e Martina Carlino – Università degli Studi di Brescia.

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da più di 250 unità.

2

Una ricerca dell’americana “National Association of Colleges and

Employers”3 riporta i seguenti dati salienti: nel 2012, i datori di lavoro

riferiscono la volontà precisa di aumentare le assunzioni di stagisti dell’8,5%

rispetto all’anno passato. Anche il processo di assunzione per stage sta

rapidamente cambiando: i datori di lavoro ora vanno oltre alla lettura dei

classici résumés e ai normali colloqui. La novità sta proprio nell’utilizzo dei

social media per filtrare e trovare i migliori candidati.

Secondo i dati proposti da un’indagine, svolta da “Harris Interactive”

sul territorio degli Stati Uniti4, il 37% degli operatori delle risorse umane

utilizza i social network per cercare candidati, e i più utilizzati sono, con

percentuali quasi coincidenti, Facebook ( 65%) e LinkedIN (63%), mentre

Twitter si attesta su una percentuale del 16%.

2 Parte di un infographic tratta da http://www.adecco.it/SiteCollectionDocuments/Social%20Recruiting/Digital-Reputation-Social-Recruiting-Adecco-infografica-2012.pdf 3 National Association of Colleges and Employers (NACE) “Intern hiring up 8.5%”, Febbraio2012 4 “What are employers discovering about candidates through social media”, Indagine condotta online negli Stati Uniti dalla “Harris Interactive” per conto di CareerBuilder su 2.303 responsabili assunzioni e risorse umane, tra il 9 febbraio e il 2 marzo 2012.

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Cosa cerca un H.R. Manager sui social media? La maggior parte di

queste figure afferma di utilizzare i social media per scoprire ulteriori

dettagli, rispetto ai tradizionali che emergono durante un colloquio, in merito

alla figura del candidato. Più nel particolare:

Se il candidato si presenta in maniera professionale : 65%

Se il candidato sembra coincidere con la cultura aziendale: 51%

Ulteriori informazioni sulle qualifiche del candidato: 45%

Se il candidato è “ben circondato” 5: 36%

Ragioni per non assumere il candidato: 12%

Inoltre, un manager su tre (29%) afferma di aver trovato sui social

network un elemento che li ha convinti ad estendere l’offerta ad un

candidato, come, per esempio: una buona sensazione riguardo alla

personalità (online) del candidato, un immagine del profilo professionale,

informazioni di background che supportassero le qualifiche del candidato, il

fatto che il candidato dimostrasse un ampio raggio di interessi, o buone doti

comunicative, o ancora una spiccata creatività, ed infine, che altre persone

mostrassero ottime referenze nei confronti del candidato. 6

5 Questo punto è reso con una mia personale traduzione dall’inglese. Il concetto di “well-rounded” fa riferimento al network di relazioni che il candidato palesa tramite i suoi profili online. Per esempio: i commenti di altri utenti, ma anche a quali gruppi è iscritto su LinkedIn, con chi è connesso, a quali cause partecipa su Facebook, a quali eventi ha confermato la sua partecipazione, sempre su Facebook, ecc. 6 “What are employers discovering about candidates through social media”, Indagine condotta online negli Stati Uniti dalla “Harris Interactive” per conto di CareerBuilder su 2.303 responsabili assunzioni e risorse umane, tra il 9 febbraio e il 2 marzo 2012.

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7

Questa ricerca condotta dalla nota agenzia di ricerche di mercato

americana “Harris Interactive” dimostra come, effettivamente, un trend

crescente attesti l’affermarsi dei social media come strumento utilizzato

anche nel campo delle risorse umane.

Un’altra indagine degna di nota proviene dall’Italia e si chiama:

“Recruiting e Social Network”, di Lorenzo Pulici. La ricerca del giovane HR e

Communication Manager è stata presentata in occasione dell’incontro

“LinkedIn, che connessione? L’aspetto sociale del lavoro” organizzato a Roma

presso l’Università La Sapienza, e rende noto come oggi le probabilità di

essere assunti “via social network” siano molto più elevate che in passato e

come sempre più aziende si affidino a Facebook, LinkedIn, Twitter, YouTube

e altre piattaforme a sfondo sociale per trovare figure professionali adatte

alle loro esigenze. L’indagine di Pulici si mantiene sul polo teorico del “pro-

social recruiting”, mostrando come i social network abbiano creato grosse

opportunità di lavoro, creando un nuovo segmento definito da molti come

Social Media Job Hunt8.

7 “What are employers discovering about candidates through social media”, Indagine condotta online negli Stati Uniti dalla “Harris Interactive” 8 http://www.manageronline.it/articoli/vedi/5691/social-network-le-aziende-li-usano-per-assumere/

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Veniamo ai dati salienti dell’indagine “Recruiting e Social Network”:

condotta tra i mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012, su un campione

selezionato di 200 job recruiters, HR managers, ed altri esperti del settore,

porta alla luce un dato da non sottovalutare. Due aziende su tre (2/3) usano i

social network per valutare e selezionare. Nello specifico, il 73,6% delle

aziende dichiara di avvalersi di piattaforme sociali per il recruitment. In base

a quanto si evince, LinkedIn è lo strumento più usato (96%) nella ricerca di

nuove figure professionali, seguito da Facebook (37,7%), Twitter, YouTube e

i blog , in percentuali minori. Per quanto riguarda i social network intesi

come strumento di supporto, e non strumento unico di scelta, un dato

sconcertante ci viene da questa indagine: il 45% dei datori di lavoro

utilizzerebbe i social network per vagliare i potenziali candidati, ma il 35%

avrebbe deciso di non offrire un lavoro basandosi sul risultato dei controlli

della presenza del candidato sulle piattaforme sociali. Questo dato richiama

inoltre il suo corrispettivo americano che riporta una percentuale del 12%9.

Quello che emerge, o meglio, non emerge e che ritengo doveroso

inferire, è che ci troviamo all’inizio di una fase ancora in via di definizione, ed

è rischioso trarre conclusioni affrettate, dettate dall’entusiasmo. E’ vero,

come abbiamo visto, che i social media hanno sono stati protagonisti di una

forte crescita per quanto riguarda il loro utilizzo nel campo delle risorse

umane, ma questo non li autorizza, almeno per ora, proprio in virtù della fase

sperimentale in cui ci troviamo, ad essere eletti come strumenti unici di

decisione o scarto in merito alla figura di un potenziale candidato. Più che

strumenti di selezione, i social media si dovrebbero intendere, ora, come

strumenti di supporto alla selezione, oltre al fatto che si dovrebbe andare

verso una prassi comune di valutazione delle diverse piattaforme: un profilo

Facebook non ricopre la stessa funzione di un profilo LinkedIn. Il primo,

infatti, si attesta su una linea ludica, mentre il secondo si crea

contestualmente ad un intento di ricerca di impiego e diventa quindi

9 “What are employers discovering about candidates through social media”, Indagine condotta online negli Stati Uniti dalla “Harris Interactive” per conto di CareerBuilder

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strumento professionale. E’ fondamentale, in funzione della fase

sperimentale in cui si trova il mondo del recruiting, raggiungere l’unanimità

di pensiero a proposito, ed imparare a discernere le diverse funzioni sociali

dei vari media disponibili in rete.

A questo proposito, riporto il commento che l’autore dell’indagine

propone riguardo alla stessa:

“Se è vero che è LinkedIn a farla da padrone tra i social network più

adoperati dai recruiters, è anche importante sottolineare come ogni social

network abbia un proprio codice e un proprio linguaggio, quindi possa essere

strumento di ricerca per determinate tipologie di ruoli professionali.” 10

11

1.a Social Recruiting Trend Survey 2011, Report del 2012

10 http://www.manageronline.it/articoli/vedi/5691/social-network-le-aziende-li-usano-per-assumere/

11 http://www.walkonjob.it/index.php?option=com_content&view=article&id=649:social-network-il-736-delle-aziende-li-usa-per-cercare-nuovi-candidati-soprattutto-profili-commerciali-ed-economici&catid=7:mondo-del-lavoro

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L'Osservatorio è uno strumento nato per monitorare l'evoluzione

del Social Recruiting in Italia attraverso lo sviluppo di indagini periodiche.

I risultati di tali indagini sono presentati ufficialmente, ogni anno,

all'interno del Social Recruiting Forum, organizzato da Anthea Consulting. Il

convegno (2012) è stato coordinato da Eugenio Amendola, Managing

Director di Anthea Consulting, che ha anche presentato i dati di un'indagine

condotta da Anthea Research (unità dedicata alle attività di ricerca e studio

nel corporate recruiting).

Di seguito proporrò un’analisi dei risultati salienti della 1° indagine sul Social

Recruiting in Italia, condotta tra i mesi di Ottobre e Dicembre 2011 che ha

coinvolto 320 aziende.12

Il dato che differenzia quest’indagine dalle precedenti è che il

campione indagato è formato per il 73% da aziende, mentre HR consultants e

società specializzate sono presenti in percentuali minori (13,3% entrambi).

Quelli che voglio riportare, in questa fase conclusiva del percorso di

analisi del social recruiting, sono i dati più interessanti emersi da

quest’indagine:

Il 63,3% delle aziende dichiara di aver avuto vantaggi dall’utilizzo

dei social media nel processo di recruiting

Il 52 % dichiara di poter misurare questi vantaggi in base alla

qualità delle candidature ricevute

Il 57% delle aziende intervistate usa i social media come canale di

recruiting diretto, il 38% per approfondire le conoscenze ed il

profilo dei candidati, il 37% per pubblicare job posting

(gratuitamente) ed il 35% per promuovere il proprio employer

brand. Più del 14% delle aziende non utilizza ancora tali strumenti.

Alla domanda “nella valutazione dei candidati tendi a cercare altre

informazioni dai profili presenti nei social media?” il 44,9%

risponde: occasionalmente.

12 http://www.socialrecruitingforum.it/1/osservatorio_2206169.html

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13

Questi dati mostrano chiaramente un bacino di aziende che sta

cercando, è un dato di fatto, di avvicinarsi nel modo migliore a questa pratica,

ma si trova ancora spaesato nell’universo dei linguaggi dei social media, che

richiedono un’accurata comprensione in quanto gravidi di potenzialità che

restano ancora inesplorate, nonostante la crescita nel loro utilizzo. Anche

nell’analisi dei dati operata dal promotore del Forum, Eugenio Amendola, si

legge la constatazione di un uso “quasi banale dei social media, prescindendo

dalla sue peculiarità che se meglio comprese potrebbero fornire maggiori

vantaggi non necessariamente in termini di recruiting diretto (direct sourcing)

ma di creazione di relazioni di lungo periodo (talent relationship management)

in grado di sviluppare community di soggetti realmente interessati al proprio

employer brand.

”14

13 Da: http://www.employerbrandingreview.com/?p=596 In Redazione“Employer Branding e Social Recruiting. Più recruiting diretto e meno engagement dei candidati: lo dice l’indagine social recruiting trend survey 2011” di Eugenio Amendola, Director Employer Branding Review, 4 marzo 2012 14 http://www.employerbrandingreview.com/?p=596

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Una ricerca, questa volta dai toni più critici e certamente scettici,

viene dalla sezione Economia, Affari e Finanza de “La Repubblica.it ”15. Si

tratta di un’indagine condotta da Robert Half, la società internazionale di

ricerca di personale qualificato più antica al mondo, quotata al Nyse e leader

sui mercati internazionali, condotta su un campione di 100 direttori risorse

umane di aziende italiane. I dati che emergono riportano che:

Facebook e LinkedIn non sono efficaci come strumenti di ricerca del

personale per il 59% degli intervistati.

I direttori favorevoli sono il 22%.

Quelli che non prendono posizione, il 19%.

16

Riporto un estratto molto interessante, preso dalla pagina web di

Robert Half che riporta i dati dell’indagine:

“Ma, con il tempo – hanno chiesto i ricercatori – i social network sono

destinati a soppiantare il curriculum? Disaccordo perfetto tra i manager: il

50% ha risposto “probabilmente sì” e l'altra metà “probabilmente no”.

“Dal punto di vista pratico, appare evidente che la massima efficacia si ottiene

15 In “Recruitment, chi decide non dà spazio a Facebook”, di Daniele Autieri, 16 luglio 2012, su http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2012/07/16/news/recruitment_chi_decide_non_d_spazio_a_facebook-39138270/ 16 In “I direttori del personale bocciano Facebook e LinkedIn”, Milano, 03 luglio 2012, su http://www.roberthalf.it/portal/site/rh-it/menuitem.b0a52206b89cee97e7dfed10c3809fa0/?vgnextoid=89146ac64e658310VgnVCM100000180af90aRCRD&vgnextchannel=265933be90259110VgnVCM1000003041fd0aRCRD

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utilizzando sia il vecchio cv, sia il proprio profilo sul web, facendo molta

attenzione che ci sia sempre coerenza tra i due strumenti”, dichiara Carlo

Caporale, Associate Director di Robert Half: “in quanto, i direttori del personale

in fase di avvio della ricerca preferiscono il curriculum tradizionale, mentre

non disdegnano il web come strumento di verifica e selezione delle candidature

raccolte”.”17

Sempre Carlo Caporale, partner di Robert Half, afferma :

“In realtà è importante fare una distinzione tra i diversi strumenti

disponibili in rete. Un sito come LinkedIn, che raccoglie i profili professionali di

milioni di persone nel mondo, è sicuramente più seguito rispetto a Facebook,

considerato dai direttori del personale italiani come un raccoglitore di

informazioni più ludiche che lavorative. Detto questo, anche nel nostro campo

vediamo che la ricerca di personale nelle aziende passa ancora attraverso i

canali più tradizionali, quindi l’autocandidatura, l’indicazione da parte di

cacciatori di teste, o ancora l’inserzione di offerte di lavoro sui siti internet

dedicati. Il ricorso ai social network, in quest’ambito, avviene semmai come

strumento di controllo, una volta individuata la risorsa.”18

In definitiva, Facebook, Twitter, LinkedIn e gli altri social media

possono essere utili ai manager per verificare informazioni e valutare profili

riguardo alle diverse candidature prese in considerazione, ma è un passo

successivo all’iniziale scrematura operata in base ai tradizionali metodi o,

comunque, un’analisi parallela. Partendo da quanto è possibile inferire dal

“curriculum online”, -l’insieme dei profili social-, si possono comprendere,

eventualmente, certi aspetti della personalità del candidato. Questo

rappresenterà una base di partenza, o di supporto, nel momento del

17

http://www.roberthalf.it/portal/site/rh-it/menuitem.b0a52206b89cee97e7dfed10c3809fa0/?vgnextoid=89146ac64e658310VgnVCM100000180af90aRCRD&vgnextchannel=265933be90259110VgnVCM1000003041fd0aRCRD

18 In “ Recruitment? Non su facebook, LinkedIn e Twitter” di Floriana Giambarresi, 18 luglio 2012, su http://www.manageronline.it/articoli/vedi/6700/recruitment-non-su-facebook-twitter-e-linkedin/

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recruiting, ma, almeno in Italia, saranno ancora il curriculum, il colloquio e le

informazioni fornite dal candidato a fare la differenza, salvo rari (e

auspicabilmente sempre maggiori) casi in cui un elemento del “curriculum

online” colpisce tanto quanto uno del curriculum cartaceo.

Per operare un confronto tra le ricerche proposte in questo

paragrafo dedicato al social recruiting propongo una tabella riassuntiva:

Indagine Periodo Target Favorevoli Contrari

“Recruiting e Social

Network”

di Lorenzo Pulici

dicembre 2011 –

gennaio 2012

200 operatori del

settore

73,6% si

“Indagine Adecco”

(ITA)

novembre 2011 -

gennaio 2012

503 selezionatori 49% si 51% no

“Harris Interactive”

(U.S.A.)

9 febbraio –

2 marzo 2012

2,503 operatori

del settore

37% si

Indagine della

“Robert Half “

(nb. Sull’utilizzo di

Facebook e

LinkedIn in

particolare)

/ 100 HR Directors 22% si 59% no

Ma quali elementi rendono efficace ed utile il cambio di “formato”

che il job recruiting ha subito, diventando “social”? Cosa rende il social

recruiting stimolante ed allettante per le aziende? La risposta si divide in due

ragioni basilari che sinergicamente, creano un polo positivo a favore di

questa pratica:

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L’azienda è in grado di raggiungere più candidati :

grazie all’utilizzo strategico e mirato dei social media, l’azienda potrà

raggiungere potenzialmente ogni candidato che abbia una personale “social

media presence”, cioè una presenza nel mondo dei social network. L’universo

“social” della rete “it’s where the people are!”19 Infatti, Facebook conta 901

milioni di iscritti, 500 milioni sono gli utenti di Twitter e 160 milioni quelli di

LinkedIn. Inserire il web 2.0 nel processo di recruiting aumenta le possibilità

di far si che l’azienda si trovi proprio “di fronte” alla persona che vorrebbe

assumere. O, se non di fronte a quella persona, sicuramente nei pressi del suo

network di amici, compagni d’interessi e colleghi.

Accrescerà il suo prestigio e la sua reputazione con un’azione

fresca e nuova nel campo del recruiting:

è questa la strategia a lungo termine che è necessario implementare con

costanza, dinamicamente, seguendo le curve dell’offerta dei nuovi media, per

far si che l’azienda sia in grado di costruire una sua immagine stimolante e

competitiva agli occhi di chi è in cerca di un buon ambiente di lavoro in cui

impiegare il suo talento.

2 Recruiting sta a “Social” come Branding sta a “Personal”

Abbiamo visto come la pratica del social recruiting, tra entusiasmi e

scetticismi, stia comunque prendendo sempre più piede, e sia ormai quasi

familiare, o imprescindibile, per qualche operatore del settore.

19 da www. Marketingzen.com in “Is social recruiting the key to find quality job candidates?” di Amanda Norris, 20 luglio 2012

Page 22: Employer Branding e Personale Branding

22

Dopo il percorso di approfondimento effettuato per introdurre la

partica della ricerca di talenti sui social network, la logica e conseguente

domanda che sorge spontanea è: durante la ricerca che un datore di lavoro

opera sulla rete, al fine di individuare il candidato perfetto, quale ragione lo

spinge a scegliere un elemento, piuttosto che un altro? Attualmente è

altissima la percentuale di popolazione che dispone di una “social presence”.

In questo mare magnum di informazioni, profili, media e linguaggi differenti,

quale strategia deve adottare il candidato al fine di distaccarsi dalla massa

informe ed emergere, per catturare l’attenzione del datore di lavoro che gli

interessa colpire?

La strategia ideale ha un nome, si chiama “Personal Branding”. Il

Personal Branding non è incasellabile in una definizione precisa, o almeno,

non in questa fase della sua evoluzione. Lavorare sul proprio personal brand

significa lavorare su se stessi per individuare e definire i propri punti di

forza, ed imparare a comunicarli in maniera efficace. Il processo deve

rendere chiari e fulgidi, agli occhi di chi deve selezionare, i motivi per cui

Page 23: Employer Branding e Personale Branding

23

quella persona è la persona adatta, e saprà dimostrarlo. Se la costruzione del

proprio brand sarà stata fatta con attenzione, ascoltando se stessi in primis,

permetterà di attrarre più opportunità congruenti con ciò che si sa fare

meglio.

Il Personal Branding non è “l’arte di vendere se stessi”. Come il

Branding, d’altra parte, non è riducibile all’“ arte di vendere” un prodotto. E’

molto di più, in prima istanza perché non è la persona in questione a dover

affermare di “essere la scelta migliore”, ma deve proporre elementi vincenti

per far si che gli altri lo dicano e pensino di lui/lei, e condividano la loro

opinione con le loro comunità di appartenenza, sui social network. Secondo

elemento degno di nota, essendo una reputazione costruita all’interno dello

spazio - rete, non sarà mai totalmente controllabile dall’autore del processo

di Personal Branding, ma sarà ridefinita in continuazione dai diversi pubblici

con cui entrerà in contatto.

Un brand, infatti, non è la forza d’impatto o la grandezza del prodotto

su cui è apposto. Un brand è percezione nella mente del consumatore, è la

perturbante forza della parola in sinergia perfetta coi fatti. E’ una promessa,

ed è una promessa di valore.

Ecco perché, impegnandosi nell’identificazione e qualificazione dei

propri valori, dei propri principi, si giungerà agevolmente ad aver ben chiaro

il proprio brand, e a saperlo gestire per migliorare la propria persona. Quali

sono le convinzioni che incendiano il nostro animo? Quale il valore che

riteniamo imprescindibile? La caratteristica caratteriale della quale non

potremmo mai fare a meno, e quella, invece, che cerchiamo di reprimere e

nascondere? Di cosa abbiamo paura, e di chi è l’approvazione che andiamo

cercando?

Questi sono alcuni dei quesiti che un professionista etico deve porsi,

al fine di estrapolare la vera essenza della sua forza, quella che potrà farlo

brillare agli occhi di chi potrà offrirgli l’opportunità più in linea con le sue

ambizioni.

Page 24: Employer Branding e Personale Branding

24

Il brand personale di ogni persona va costruito, seguendo le linee

guida che sono sottese alla nascita di qualunque altro brand. Creatività e

razionalità devono sapersi fondere abilmente, nello sforzo di creare il

proprio marchio personale, prima che altri lo creino per noi. Nel caso della

ricerca di un impiego, avere un proprio brand significa distinguersi e far

proprio un vantaggio competitivo, nonché farsi forza su un bacino stabile di

referenze, che al giorno d’oggi arrivano ad eguagliare il curriculum vitae

personale.

In una situazione come quella in cui i professionisti si trovano

ad agire ora, abbandonata per molti l’idea di un posto fisso nella stessa

azienda, si stanno gradualmente abituando ad un dinamismo lavorativo

dettato dal cambiamento dell’ambiente di lavoro, come costante del mercato.

I soli punti di forza che, muovendosi da un posto all’altro, possono esibire

sono: le competenze intrinseche, quelle acquisite con l’esperienza, e la rete di

relazioni interpersonali di cui dispongono. Quest’ultimo elemento è

fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi di assunzione che il

candidato si prefigge; infatti, solo chi ha giù condiviso con quest’ultimo

interessi, esperienze lavorative e non, o situazioni professionali può

garantire sulla sua professionalità e competenza. Questo “garantire” è un atto

che risponde allo stesso meccanismo che entra in azione quando si parla in

maniera positiva di un determinato brand a un amico. Con l’unica differenza

che, in questo caso, si tratta di “brand personali”, che identificano e

differenziano una persona, le sue competenze, attitudini, doti, valori, principi

e talenti. Una persona nel mercato del lavoro e non un prodotto su uno

scaffale. L’insieme di questi elementi interiori e intangibili, che orbitano

dentro e intorno all’individuo, può essere comunicato e trasmesso in maniera

unitaria ed efficace attraverso attività comunicative, interessi e

comportamenti del soggetto.

L’avvento del web 2.0 ha dato una scossa al personal branding

proprio favorendo, catalizzando e dando la spinta a piattaforme che

Page 25: Employer Branding e Personale Branding

25

permettono di pianificare attività comunicative strategiche di ogni tipo,

quindi anche di branding, in maniera gratuita e virale.

Già nel 1981, nel libro “Positioning: The Battle For Your Mind”20 di Al

Ries e Jack Trout, si parlava di self – branding e brand individuale, ma,

convenzionalmente, il termine “Personal Branding” viene fatto risalire ad un

articolo del 1997 di Tom Peters21. In questo celebre articolo chiamato “The

Brand Called You”, “Il Brand Chiamato Te”, Peters spiega come, per far fronte

alla crescente importanza dei brand agli occhi delle grandi compagnie,

nell’era dell’ Individualismo, sia auspicabile crearsi il proprio brand, ed

inserisce nel suo articolo dei consigli per diventare il “CEO of Me Inc.”, cioè

“l’amministratore di Me Spa. ”. In questo manifesto di una pratica che già si

preannunciava avveniristica, Peters indicava come unico modo per emergere,

in un mondo dominato dai brand, il trasformarsi in un marchio a propria

volta, ponendo in atto strategie comunicative e di promozione ricalcate su

quelle dei grandi brand come Coca-Cola, Nike, ecc…

Di seguito, due contributi illuminanti presi dal celebre articolo:

“The good news -- and it is largely good news -- is that everyone has a

chance to stand out. Everyone has a chance to learn, improve, and build up

their skills. Everyone has a chance to be a brand worthy of remark.”

Questo passo riporta come “la buona notizia, enormemente buona, è che

ognuno ha la sua possibilità di emergere. Ognuno ha una possibilità di

imparare, migliorare e costruire le sue abilità. Ognuno ha una chance di

essere un brand degno di nota.” 22

Un altro pezzo dell’articolo denso di significato dice:

20, “Positioning: The Battle for Your Mind”, Trout J. e Ries A., New York. McGraw-Hill, 1981 21 “The Brand Called You”, Tom Peters, 31 agosto 1997, su http://www.fastcompany.com/28905/brand-called-you 22 Traduzione libera dell’autrice di http://www.fastcompany.com/28905/brand-called-you

Page 26: Employer Branding e Personale Branding

26

“You don't "belong to" any company for life, and your chief affiliation

isn't to any particular "function." You're not defined by your job title and you're

not confined by your job description.

Starting today you are a brand.”23

In questo frangente Peters sta cercando di far desistere i

professionisti ai quali si riferisce dal considerarsi “impiegato in…”, “manager

a…”, “operatore di…” , dove i puntini di sospensione indicano i diversi nomi

delle compagnie americane più in vista in quel momento. Con tono

entusiastico, fervido, Peters intima di ricordare che “ tu non “appartieni” a

nessuna compagnia per la vita, e la tua principale affiliazione non è a nessuna

“funzione” in particolare. Non sei definito dal titolo che hai grazie al tuo

lavoro, e non sei confinato nella tua descrizione di quest’ultimo.

A partire da oggi tu sei un brand.”24

3.“La guerra dei talenti”: attrarre i migliori, conquistare i talenti

Verso la fine del novembre 1997 Ed Michaels, Helen Handfield –

Jones e Beth Axelrod inviano dei questionari ai senior manager di 77 aziende

e ne ricevono indietro circa 6.000. Il team creato dalla McKinsey cercava di

capire come facessero le aziende eccellenti a costruirsi un ricco pool di talenti

manageriali e se la disponibilità dei migliori talenti desse effettivamente

impulso alla performance di un’azienda. 25 Ciò che i ricercatori capirono, nel

corso dell’indagine, fu che ciò che distingueva le aziende ad elevata

performance dalle aziende a performance medio-bassa non erano i migliori

23 Traduzione libera dell’autrice di http://www.fastcompany.com/28905/brand-called-you 24 Traduzione libera dell’autrice di http://www.fastcompany.com/28905/brand-called-you 25 “La guerra dei talenti. Come sedurre e trattenere manager di qualità” di Michaels E. Hand-field Jones E.H. , Axelrod B., Etas 2002

Page 27: Employer Branding e Personale Branding

27

processi di gestione delle risorse umane, ma la fiducia ( dei leader di quelle

aziende) nell’importanza del talento26.

Così, nel 1997 venne coniato il termine “ guerra dei talenti” che

ancora oggi e va ad indicare un fenomeno di cui molti in quel periodo

avevano avuto esperienza, ma che non avevano ancora compreso appieno.

Alla fine degli anni Novanta, l’economia era in pieno boom, e le

aziende erano disposte a tutto pur di assumere e trattenere il personale di cui

avevano bisogno. Offrivano bonus d’ingresso, concedevano aumenti

frequenti, e gli head hunter corteggiavano i manager più ambiti. In quella

frenesia si giocava la cosiddetta “guerra dei talenti” .

Il mercato del lavoro era terreno dei giovani della cosiddetta

“Generazione X”, nata nel periodo del calo delle nascite, tra il 1965 e il 1979.

Il calo è unanimemente ritenuto uno dei fattori che influenzeranno poi ,in

seguito, il mercato del lavoro nel corso degli anni Novanta. Un altro elemento

che si pone all’origine della ricerca dei talenti si identifica con la nascita della

società dell’informazione, quando il valore globale di un’impresa non è più,

ormai, misurato soltanto dagli assett tangibili, quali macchinari, fabbriche ,

capitali, ma, e soprattutto, dagli assett intangibili come il brand, il capitale

intellettuale, il talento.

In seguito, l’economia ha iniziato a rallentare, e molti hanno pensato

che la guerra dei talenti si fosse, conseguentemente, conclusa. Ma stando a

quanto scrivono nel 2002 gli autori stessi dell’indagine di McKinsey dalla

quale nacque il termine, “durerà come minimo ancora un paio di decenni.(…)

Le forze principali che alimentano la guerra dei talenti sono essenzialmente

tre: il passaggio irreversibile dall’era industriale all’era dell’informazione, la

domanda sempre più pressante di manager di grosso calibro, e la crescente

propensione dei lavoratori a passare da un’azienda all’altra. Poiché queste

forze non danno il minimo segno di cedimento, noi siamo convinti che a guerra

26 “La guerra dei talenti. Come sedurre e trattenere manager di qualità” di Michaels E. Hand-field Jones E.H. , Axelrod B., Etas 2002

Page 28: Employer Branding e Personale Branding

28

per assicurarsi il talento manageriale rimarrà ancora per molti anni una

caratteristica distintiva del panorama del business.”27

Nel corso degli ultimi vent’anni le imprese italiane si sono dimostrate

poco interessate a spendere energie e risorse nel perfezionamento di

politiche di attrazione di talenti. Questi, infatti, sono controproducenti e

costosi se l’azienda non manifesta volontà di espandersi, ma nel caso in cui

questa volesse crescere ed ampliarsi in chiave globale, in quel frangente una

strategia di attraction e retaining si rivela decisiva per realizzare leadership

di performance a livello internazionale.

Molti rappresentanti della leadership delle imprese italiane hanno

ritenuto sempre più importante concentrarsi al cento per cento sul business

e sulle relazioni esterne, considerando la gestione delle risorse umane un

problema marginale. Questo ha fatto si che, per fare un esempio pratico, le

grandi imprese italiane siano cresciute, negli ultimi anni, molto meno delle

loro pari di Germania, Francia, Inghilterra e USA, e solo 6 di loro sono

presenti nella classifica del 2000 stilata da Fortune 500 , a fronte delle 26

francesi, 23 britanniche e 22 tedesche.28

Le cause di queste basse performance sono svariate, ma la cattiva

gestione delle risorse umane vi rientra a pieno titolo. A questo proposito, per

vincere la guerra dei talenti , è necessario che le imprese considerino i talenti

come priorità assoluta del vertice e, di conseguenza, mettano in atto politiche

di employer branding mirate ed efficaci.

E’ necessario, ora, porre l’accento sulla momentanea inversione di

tendenza rispetto al periodo in cui si è iniziato a parlare di “guerra dei

talenti”, gli anni Novanta. La realtà di quegli anni si può riassumere nei

seguenti punti chiave:

Le aziende hanno bisogno delle persone

27 “La guerra dei talenti. Come sedurre e trattenere manager di qualità” di Michaels E. Hand-field Jones E.H. , Axelrod B., Etas 2002 28 “Employment Branding “di Martone A. e Galanto A. , IPSOA 2008

Page 29: Employer Branding e Personale Branding

29

Il vantaggio competitivo è costituito dalle persone di talento

I collaboratori di talento scarseggiano

I lavoratori sono mobili e il loro impegno è di breve termine

Le persone chiedono molto di più

La situazione attuale si configura in maniera molto simile, con

un’eccezione sostanziale: i collaboratori di talento non scarseggiano, ma i

posti di lavoro si .

Dovrebbe essere, in linea teorica, un elemento che facilita l’azione di

recruiting delle grandi aziende, e riduce gli sforzi di “corteggiamento” dei

talenti che invece dovevano sostenere prima.

Non è così. In questo momento il giovane professionista cosciente

delle sue capacità, consapevole di poter assicurare performance sopra la

norma, pretende ancor più di prima di avere a disposizione un ampio

ventaglio di scelta, e di accettare non sono una proposta di lavoro, ma una

proposta di valore.

Questo il motivo per cui, a discapito della logica, l’importanza della

costruzione di valore aggiunto al brand di ogni azienda si rivela, oggi, di vitale

importanza per poter attuare una buona strategia di recruiting e creare una

proposta di valore vincente per dipendenti e futuri dipendenti.

In ultimo, un dato da rilevare è che recentemente l’attenzione per le

risorse umane e l’employer branding sta vivendo un momento di crescita ,

graduale e “sperimentale”, e le aziende che vinceranno la guerra dei talenti

saranno quelle che avranno il coraggio di pianificare una politica di

attrazione, formazione e mantenimento delle risorse umane che si configuri

anticiclica, e che abbia, dunque, la maggiore applicazione proprio nei

momenti di rallentamento dell’economia. Infatti, ciò che alcuni “previdenti”

leader stanno facendo è proprio questo: porre l’accento sulla creazione di

team di eccellenza, per essere pronti a ripartire quando arriverà il momento,

potendo letteralmente “schierare” squadre efficienti e preparate.

Page 30: Employer Branding e Personale Branding

30

4 Chi vince la “guerra dei talenti”? L’affascinante importanza dell’Employer

Branding

In seguito ai cambiamenti avvenuti nella nostra economia, sempre

più globale e “della conoscenza”, si assiste ora ad un tentativo di

riorganizzazione interna per rispondere meglio ai nuovi assetti . Il

ridimensionamento dei livelli gerarchici ha provocato, nella maggior parte

dei casi, la crescita della mobilità sul mercato del lavoro, fenomeno che si è

tradotto in una maggior propensione dei lavoratori a passare da un’azienda

all’altra. Questo processo ha generato un aumento della competitività che ha

portato molti leader aziendali a porsi il problema di migliorare la propria

attività di posizionamento efficace sul mercato del lavoro.

Una soluzione indicata per “vincere” la guerra dei talenti -anche se oggi è

considerata in un’accezione leggermente diversa da quella che connotava il

termine ai suoi albori- e ritrovare la giusta strategicità nel posizionarsi nel

mercato del lavoro, risiede nell’employment branding.

La risposta ai problemi derivanti dalla necessità di reperire e

mantenere le persone chiave, valorizzando in tal modo il capitale intellettuale

delle aziende, si identifica oggi nello sviluppo di azioni innovative mirate

specificatamente alla gestione delle risorse umane.

In quest'ottica di valorizzazione del potenziale umano il primo e più

importante elemento di catalizzazione dell'attenzione dei candidati è

sicuramente il brand aziendale, che deve essere considerato e gestito in

un'ottica di marketing sia verso i collaboratori attuali che verso quelli

potenzialmente inseribili in azienda.

Occorre, quindi, mettere in atto delle tecniche di marketing per il brand

aziendale, adottando una strategia di employer branding che definiremo

quindi come "una strategia di marketing per attrarre i talenti che ha

l'obiettivo di creare e comunicare l'identità aziendale come luogo di lavoro ai

potenziali collaboratori (recruiting) e ai propri dipendenti (retention), in

Page 31: Employer Branding e Personale Branding

31

coerenza con i valori specifici e distintivi che si vogliono trasmettere".

La tematica dell'employer branding si traduce allora in un processo di

creazione di valori aziendali e della loro comunicazione al giusto target. E

l'employer experience, ovvero cosa significa lavorare in quella determinata

azienda, è alla base di questo processo di valorizzazione ed è costituita non

solo da elementi tangibili, come la retribuzione e i benefit, ma soprattutto da

aspetti immateriali, quali la cultura aziendale, i valori nei quali l'azienda si

identifica, le opportunità di crescita professionale, la carriera e lo stile

manageriale. Quando queste attività sono svolte bene, ovvero quando quel

processo di marketing verso le risorse umane che abbiamo definito employer

branding si applica con correttezza e con coerenza, la percezione del valore

dell'azienda si rafforza sia all'esterno presso i potenziali candidati che

all'interno presso i propri dipendenti.

Questa percezione, una volta trasmessa, crea un feeling positivo nei confronti

dell'azienda come un luogo desiderabile in cui sviluppare la propria attività

lavorativa. La comunicazione, sia verso l'esterno sia verso l'interno

dell'organizzazione, deve essere quindi sinergica e complementare, perchè

quella sorta di "patto" - ovvero il significato che si attribuisce all'appartenere

ad una data azienda - che si stabilisce con i candidati potenziali, deve poi

essere mantenuto una volta che i candidati ne sono diventati parte attiva.

Proprio per questo le attività di employer branding non si esauriscono con

l'ingresso in azienda ma devono essere applicate in maniera continuativa

anche successivamente perché è solo dimostrando un'assoluta coerenza con

quanto si comunica e quanto si vive in azienda che si riesce ad effettuare una

vera azione di employer branding orientata ai talenti.29

Questo è il motivo per cui, all’interno di un’azienda, la collaborazione

e la sperimentazione di una politica d’integrazione tra HR, IT, Marketng e

Comunicazione diventa fondamentale per sviluppare azioni efficaci di

attraction e retention , ovvero attrazione e mantenimento di personale di

29 http://employerbranding.blogspot.it/2007/04/definizione-di-employer-branding.html

Page 32: Employer Branding e Personale Branding

32

valore. Queste strategie poggiano le loro fondamenta sulla base del concetto

di corporate branding, cioè sulla costruzione di un brand aziendale, che

avviene attraverso più azioni sinergiche.

Il brand di un’azienda è influenzato principalmente da quattro

fattori :

1. Dalle esperienze dei pubblici interni all’azienda

2. Dalle esperienze e opinioni dei pubblici esterni che vengono a

contatto con l’azienda

3. Dal posizionamento dell’azienda presso i potenziali candidati (Career

day, career page, job faires, employer branding …)

4. Dall’immagine trasmessa attraverso le campagne di comunicazione

Focalizziamo l’attenzione sul terzo punto, il posizionamento

dell’azienda presso i potenziali candidati. Attualmente, in seguito anche alle

rivoluzioni nel mondo del lavoro di cui si è parlato poc’anzi, l’azienda non è

più in una posizione di forza che le permette di selezionare unilateralmente,

ma -soprattutto di fronte di candidati di talento- esiste una scelta reciproca

che nasce da un confronto tra i vantaggi e gli svantaggi che la scelta implica

per i due contraenti ( azienda e lavoratore). 30

Come già anticipato nell’introduzione a questo lavoro, il candidato di

talento -colui che sa di avere un bagaglio di expertise solido, o di poter

assicurare performance eccellenti- non si accontenta più di una proposta di

lavoro, per quanto vantaggiosa e prestigiosa essa sia. Oggi è necessario

appagare altri bisogni, riuscire a creare una connessione più “emozionale”,

diventare il posto di lavoro più ambito nel ventaglio delle possibilità del

mercato offrendo esperienze di qualità, e la risposta a tutte queste esigenze è

la progettazione di una strategia efficace di branding. Di employer branding.

4.a L’“Employer Branding Process”, gli ingranaggi di una macchina per sedurre

30“Employment Branding “di Martone A. e Galanto A. , IPSOA 2008

Page 33: Employer Branding e Personale Branding

33

Per una corretta pianificazione di una strategia di employer branding è

indispensabile valutare il livello d’intensità con il quale si vuole sviluppare il

piano di comunicazione dell’employer brand e gli strumenti da utilizzare allo

scopo. In questo senso, occorrerà:

definire gli strumenti, i messaggi, i canali da utilizzare per

potenziare il proprio brand aziendale;

stabilire i meccanismi di integrazione con le altre forme di

comunicazione aziendale, in un’ottica di comunicazione totale;

utilizzare il web site incrementandone il potere attrattivo;

sviluppare strumenti addizionali di reperimento delle candidature.

Poiché il piano di comunicazione non può prescindere dall’obiettivo

di differenziare la propria offerta da quella dei competitors, sarà necessario

comprendere a fondo a quale segmento ci si vuole rivolgere in funzione degli

obiettivi prefissati. Per questo motivo è necessario valutare quale sia il

metodo più efficace per attirare l’attenzione sull’ambiente di lavoro offerto.

Tra le varie soluzioni, potrebbero essere utilizzate le seguenti alternative:

Job Meeting o altre Career Fairs;

Comunicazione on-line;

Comunicazione su giornali e riviste dedicate al recruiting e/o

specializzate di settore;

Sponsorizzazione di Eventi;

Realizzazione e distribuzione di Gadget;

Organizzazione di parties o conventions.

La fase finale è quella del monitoraggio e del controllo dell’efficacia

di quanto sviluppato nelle fasi precedenti: dal piano di sviluppo e costruzione

Page 34: Employer Branding e Personale Branding

34

dell’Employer Brand al processo di comunicazione dello stesso. 31 L’obiettivo

dell’EBP non è solo fare in modo che i potenziali employees, impiegati, si

ricordino dell’azienda/employer (employer brand awareness/notorietà), ma

fare in modo che nella loro mente l’azienda/employer sia associata ad aspetti

qualitativi o connotazioni ben definite (employer brand image) da renderla

unica e distinta dai competitors.32

Di seguito propongo un’analisi sequenziale delle singole fasi del

processo di employer branding, modello proposta da Eugenio Amendola.

33

4.a.I Analisi del target

“E’ possibile affermare che una strategia di Employer Branding viene

sviluppata in relazione a due target distinti, i potenziali candidati e i

31 http://www.surveyrgs.it/html/eb_strategy.html 32 E. Amendola, slideshow per l’ Università di Urbino , 2007 33 Amendola E., “L’employer branding process”, in Padula A., Marketing Interno, Hoepli 2007

Analisi del target

Posizionamento

Creazione del messaggio

Scelta dei canali

Monitoraggio e valutazione

Page 35: Employer Branding e Personale Branding

35

dipendenti, e segue due direttrici principali: a) presentare l’azienda come un

luogo di lavoro appetibile e attraente agli occhi del target di riferimento

all’esterno ( attraction, cioè attrazione) ; b) minimizzare la conflittualità tra

colleghi e massimizzare, di converso, il senso di appartenenza all’azienda

all’interno ( retention, cioè mantenimento) .” 34

Come in qualsiasi tipo di attività comunicativa, è necessario chiedersi

a chi ci si rivolge, e quali sono i bisogni e le aspettative degli interlocutori. In

questo caso i due attori del processo comunicativo sono azienda e candidato.

Da un lato l’azienda deve sapere verso quali destinatari orientare i suoi sforzi

di branding, dall’altro anche per chi è in cerca di un’occupazione, l’obiettivo

primario della ricerca del posto di lavoro ottimale passa per un’attenta

analisi nella quale viene messa al vaglio la coerenza tra i valori che esprime

l’azienda e i propri. Questo punto è sostenuto fortemente da Schneider 35, il

quale mette a punto un modello basato su come all’interno di organizzazioni

simili sia possibile trovare personalità omogenee tra loro e coerenti con il

contesto organizzativo. Le persone, infatti, sono attratte da, ed entrano a far

parte di organizzazioni cin le quali condividono i propri atteggiamenti,

opinioni e valori.

Questa stessa congruenza era già stata individuata anche da

Chatman nel suo modello “Person-Organization Fit”, nel 1991.

Molto interessante, a questo proposito, il contributo di uno dei

massimi esperti di leadership, Stephen Covey, che nel suo libro -“L’ottava

regola” (2007)- teorizza che l’uomo risponde a quattro bisogni chiave:

bisogni del corpo, del cuore, della mente e dello spirito. In qualsiasi fase della

vita, davanti ad ogni processo decisionale le scelte che l’uomo compie sono

dettate dalla soddisfazione o meno di questi quattro elementi. Secondo

Gabriele Lizzani “coloro i quali si occupano di employer branding si

34 “L’employer branding tra ricerca e applicazione” , di Lizzani G., Mussino G.M. , Bonaiuto M.

( a cura di) Franco Angeli, Milano 2008

35 Schneider, 1987, Modello ASA – Attraction, Selection-Attrition

Page 36: Employer Branding e Personale Branding

36

dovrebbero preoccupare di capire come sono posizionati i candidati/target

su questi bisogni chiave.” 36

4.a.II Posizionamento

Il posizionamento, in un’ottica di employer branding, significa capire dove si

trova l’impresa rispetto al posizionamento del suo target in termini di

aspettative e motivazione. O ancora, domandarsi come posizionare

l’immagine dell’azienda agli occhi del target differenziandola dai competitors.

I dati sul posizionamento vengono poi forniti da società di consulenza, in

seguito all’analisi dei dati emersi da questionari sottoposti al target (

generalmente studenti universitari ) al fine di estrapolare un “ranking” di

desiderabilità in un’ottica di futura scelta lavorativa.

4.a.III Creazione del messaggio

Il messaggio di employer branding che sarà comunicato deve

suscitare nel potenziale candidato un’attivazione in termini di emotività. La

caratteristica del brand in quanto marchio è proprio questa, connettersi

emozionalmente con il consumatore, creare un legame esperienziale positivo,

che lo renda appetibile e che lo porti a differenziarsi dai brand competitors.

L’employer brand agisce allo stesso modo, e il processo di creazione del

messaggio su cui si regge segue le medesime logiche creative.

Andrea Fontana, esperto di corporate storytelling, suggerisce una

strategia audace ma modernissima, che fonde tecniche narrative ed employer

branding . In situazioni come quella in analisi, la narrazione e alcune tecniche

di storytelling management diventano sistemi di gestione che potrebbero

risultare vincenti perché:

36 L’employer branding tra ricerca e applicazione” , di Lizzani G., Mussino G.M. , Bonaiuto M. ( a cura di) Franco Angeli, Milano 2008

Page 37: Employer Branding e Personale Branding

37

Tutte le organizzazioni generano conversazioni verso differenti

interlocutori, interni o esterni e generano discorsi attraverso delle

storie e dei precisi processi narratologici. In altre parole, tutte le

organizzazioni parlano. Sono comunità umane basate su discorsi umani

che parlano di problemi umani.

Ovunque esistono pubblici che ascoltano e che vanno intercettati,

motivati e coinvolti (sui prodotti, sui servizi, sui progetti, sulle idee-

valore) all’interno di processi di pensiero narrativo.37

Da qui appare chiaro come lo storytelling diventa approccio e

strumento per generare una serie di attività, sia interne che esterne, anche a

supporto dell’employer branding. Fare employer branding narrativo significa

impegnarsi in tre passaggi: A) innanzitutto analizzare il racconto d’impresa e

il racconto degli individui che lavorano nell’impresa (per capire vicinanze e

gap possibili, vi sono specifici modelli che lo consentono). B) Definire un

piano narrativo che tenga insieme contenuti e processi da trasferire con gli

strumenti e le attività dell’employer branding . C) Far vivere strumenti

cartacei, relazionali e/o digitali che siano rappresentativi del racconto

d’impresa e di quello degli individui che lavorano nell’impresa38 ( blog,

gruppi su social network, pagine dedicate agli professionisti e le loro

esperienze nell’azienda) .

4.a.IV Scelta dei canali

Dopo aver analizzato le esigenze del target e individuato la proposta di

valore dell’employer brand , si passa alla scelta dei canali media più adatti

alla divulgazione del messaggio. Li dividiamo, in linea di massima, in:

37 http://www.employerbrandingreview.com/?p=509, Andrea Fontana, 10 Ottobre ,2011 38 http://www.surveyrgs.it/html/eb_strategy.html

Page 38: Employer Branding e Personale Branding

38

partecipazione a Job Meeting o altre Career Fairs:

campagne di comunicazione on-line, acquisto banner, invio

newsletters sui piu’ importanti siti dedicati al recruiting

preventivamente selezionati;

campagna di comunicazione sugli organi di stampa, articoli,

interviste, acquisto di spazi pubblicitari sui giornali e riviste

dedicate al recruiting e/o specializzate di settore.

sponsorizzazione di Eventi, soluzione da considerarsi un ottimo

brand-building tool se l’evento si rivolge al proprio target di

riferimento;

realizzazione e distribuzione di Gadget che possano attirare il

target e avvicinarlo al proprio Brand;

organizzazione di parties o conventions adeguatamente

brandizzate e correlate al pool da cui si possono attingere i talenti

ricercati39.

Non è possibile non considerare gli strumenti del web 2.0, in particolare

l’utilizzo dei social media come veicolo per promuovere l’immagine

dell’employer presso il proprio target di riferimento. Di seguito riporto un’

infografica presa dal sito americano PayScale.com, che si presta a chiarire

questo concetto. I dati che presenta sono i seguenti:

39 http://www.surveyrgs.it/html/eb_strategy.html

Page 39: Employer Branding e Personale Branding

39

40

65% delle piccole aziende

il 51% delle medie aziende

il 4% delle grandi aziende

usa i social media per reclutare candidati, e più dell’80% dei datori di lavoro

che utilizzano i social media usano LinkedIn.

40 http://theundercoverrecruiter.com/infographic-why-employers-love-social-recruiting/ , Infografica dal titolo “Do employers “like” social media?” tratta da un indagine dal sito http://www.payscale.com/infographics

Page 40: Employer Branding e Personale Branding

40

41

Un dato che va a sostenere questa tesi, e dimostra come l’utilizzo dei

social media come canale privilegiato di employer branding stia crescendo

esponenzialmente , è la repentina partecipazione e l’entusiasmo che hanno

dimostrato i brand italiani al momento dell’apertura, da parte di Google, delle

brand page. Altre voci internazionali e prestigiose si aggiungono al coro degli

entusiasti di questi nuovi canali social, che mirano a ridurre le distanze tra

brand e consumatori. Miriam Tappert, Global Social Media Manager presso

H&M commenta:

“Su Google + abbiamo scelto di concentrarci sull’ispirazione” dice Miriam.

“Immagini carine, film, e certamente, molta moda.” H&M usa frequentemente

nei suoi post video e fotografie poichè l’elemento visivo è efficace per

promuovere moda e lifestyle. Immagini di persone che indossano abiti H&M

appaiono corredate da didascalie e link che permettono di acquistare i vestiti

tramite un semplice click.” Crediamo che sia importante essere attivi e

41 Il gruppo “UniCredit Employer Branding su LinkedIn”

Page 41: Employer Branding e Personale Branding

41

caricare notizie ogni giorno, come in tutti gli altri social media che utilizziamo

come canali di comunicazione,” continua Miriam, “ e ci preoccupiamo di far si

che ciò che pubblichiamo sia di grande interesse per chi ci segue.” Con il suo

interesse per la moda dettata dai trend e dall’ultimo minuto, la pagina su

Google+ di H&M presenta contenuti artisticamente ed esteticamente

piacevoli, e spesso include celebrità. “ 42

42H&M Case Study su http://services.google.com/fh/files/misc/google_handm_v3.pdf “At Google+ we have chosen to focus on inspiration,” says Miriam. “Nice images, films, and, of course, a lot of fashion.” H&M uses video and photos frequently in posts, as visuals are an effective way to promote fashion and lifestyle. Depictions of people wearing H&M clothes appear along with captions plus links enabling visitors to quickly click to purchase the clothing being displayed. “We think it is important to be active and post news every day, just as in our other social media channels,” Miriam continues, “and we are also careful to make sure that what we publish is relevant to our followers.” With its emphasis on trend-led and up-to-the-minute fashion, H&M’s Google+ page presents artistic, aesthetically pleasing content and often includes celebrities.”

Page 42: Employer Branding e Personale Branding

42

Page 43: Employer Branding e Personale Branding

43

Page 44: Employer Branding e Personale Branding

44

Anche brand italiani come Alitalia, Tim, Vodafone, Juventus, Donna

Moderna e Fiat sono stati tra i primi a cogliere questa nuova opportunità di

comunicazione creando un profilo su Google+.

4.a.V Valutazione

Infine, l’ultimo passaggio del processo: la valutazione dei risultati. Oltre ai

feedback che l’azienda avrà fatto in modo di raccogliere durante la campagna

di branding, l’efficacia di quest’ultima è valutabile anche sulla base di :

Quantità delle candidature ricevute durante il periodo di esposizione

del messaggio. Un primo feedback è rappresentato dal numero dei CV

ricevuti ma ciò, ovviamente, non basta a fornire un’indicazione di

Page 45: Employer Branding e Personale Branding

45

efficacia. Sarà necessario valutare quanti dei CV ricevuti sono utili,

cioè in linea con il target ricercato.

E’ evidente che quanto più alta è la percentuale dei CV utili sul totale

dei CV ricevuti, tanto più efficace risulterà essere stata l’attività svolta

in precedenza.

Rapporto tra quantità di curriculum e colloqui di selezione

effettivamente svolti e relativa percentuale d’inserimento dei

candidati;

Analisi circa l’eventuale turn over degli inseriti .

E’ possibile, inoltre, valutare la coerenza tra il contenuto del messaggio di

employer branding e i fattori intangibili effettivamente presenti all’interno

dell’azienda, coinvolgendo l’unico target che possiede informazioni su

entrambi: i dipendenti interni, e in particolare i neo-inseriti, quei dipendenti

che hanno un’anzianità aziendale di pochi mesi. I feedback derivanti da uno

strumento, costruito per valutare i fattori intangibili dell’azienda e

somministrato ai neo-inseriti, possono fornire indicazioni sulla coerenza di

contenuto della campagna.

Tuttavia, è opportuno integrare queste prime e semplici informazioni con

indicatori di efficacia più analitici, che richiedono l’adozione di strumenti di

analisi decisamente più complessi

5. Employer Branding 2.0: Unilever, Adecco e ALTRAN

Di seguito voglio portare all’attenzione tre contributi, tre interviste rilasciate

da professionisti del settore , raccolti dalla rivista online “Employer Branding

Review” , che ritengo estremamente appassionanti e interessanti ai fini della

comprensione di tutti gli argomenti toccati finora.

Dalle file di Unilever, Marta Guidarelli parla del career website dell’azienda,

recentemente rimodernato per permettere la condivisione di contenuti, che,

altrimenti, resterebbero appannaggio esclusivo dei membri interni

Page 46: Employer Branding e Personale Branding

46

all’azienda, come il codice dei principi di business, e i valori aziendali. Questa

strategia permette di far respirare l’atmosfera che si vive in Unilever

attraverso la “vicinanza” con le esperienze condivise dei dipendenti. Dal

punto di vista di Unilever social web significa interattività in tempo reale,

condivisione immediata delle attività che si svolgono in azienda, condivise e

rese social per renderle appetibili agli occhi del target. Per conto di Adecco,

Silvia Zanella opera un esauriente ed approfondito excursus sulle rapporto

che Adecco ha deciso di sviluppare ed implementare con le nuove forme di

comunicazione 2.0. La particolarità della strategia di Altran prevede un

approccio friendly , utilizzato per parlare lo stesso linguaggio del target di

riferimento, al fine di coinvolgere i potenziali candidati in un’interattività che

si svolge in tempo reale. Anche Altran ha implementato la propria career

page aggiungendo la possibilità di di gestione della propria candidatura, di

creazione di job alerts e di ricezione di apposite newsletter. In ultimo, un

esempio del processo di storytelling di cui parlava Andrea Fontana riguardo

all’ employer branding, è superbamente espresso nella decisione di Altran di

pubblicare su Facebook “delle “interviste doppie” che hanno messo a

confronto il punto di vista e i racconti di Direttori, Manager e Consultant di

Altran Italia, finalizzate a far conoscere in modo informale e dinamico i

dipendenti di Altran Italia ed il clima interno, con un focus sul rapporto

personale e lavorativo tra colleghi.”43

5.a Employer branding e social media, una testimonianza da Unilever44

Intervista a Marta Guidarelli, Leadership Development Specialist presso

Unilever Italia, a cura di Simona Benini.

43 http://www.employerbrandingreview.com/?p=401 , 20 febbraio 2011, Employer

Branding e Social Media. Il punto di vista di Altran Italia, a cura di Simona Benini 44 http://www.employerbrandingreview.com/?p=406, Employer Branding e Social Media. Il punto di vista di Unilever di Simona Benini, 20 febbraio 2011

Page 47: Employer Branding e Personale Branding

47

Avete rivisto le vostre strategie di comunicazione per rendere il vostro

Web Site più in linea con le esigenze del Social Web? Se si quali sono

state le modifiche e/o integrazioni più significative? E quali sono stati i

riscontri?

Il career website di Unilever prevede nei prossimi mesi un arricchimento con

testimonianze dirette dei dipendenti e materiali che saranno forieri di

contenuti che per la maggior parte dei casi restano interni all’azienda e che

meritano fortemente, per la loro caratura, di essere condivisi, come il nostro

codice dei principi di business, i nostri valori, ma soprattutto vogliamo che si

riesca a respirare l’atmosfera che si vive nelle nostre sedi, attraverso un

contatto più diretto con le esperienze professionali dei nostri dipendenti. In

generale come deve svilupparsi una strategia di employer branding nel

social web?

Un social web prevede l’interattività pressoché in tempo reale. E comunicare

in tempo reale significa avere dei contenuti legati ad una progettualità, con

dei confini temporali precisi. Significa dire alla propria popolazione target

‘Stiamo facendo questa attività, in questo momento storico, vuoi venire con

noi?’

Andare sul web per pubblicizzare un sito delle carriere o delle vacancies

equivale a non creare un contenuto dirompente, parlando strategicamente;

nulla che scateni l’interattività. Le comunicazioni descrittive di un’offerta di

lavoro possono essere supportate dal mezzo cartaceo, dal web, ma non

necessariamente dal web 2.0.

Quindi, una strategia di EB sul social network deve essere legata all’analisi di

un fabbisogno temporaneo o delimitabile in un contesto.

Qualsiasi cosa si cronicizzi nella reiterazione noiosa, sui social network

muore in fretta.

Ritenete queste nuove forme di comunicazione un’opportunità da

sfruttare o le considerate frutto di una tendenza temporanea destinata

a consumarsi col tempo?

Page 48: Employer Branding e Personale Branding

48

Queste forme di comunicazione non spariranno: rispondono a molti bisogni

umani, consentono di dare spazio alla propria curiosità, di aggiornarsi circa i

propri contatti, di comunicare, con il classico ‘vantaggio’ delle schermature

alla propria fisicità, che il mondo virtuale garantisce.

Ingrandendo o rimpicciolendo il percepito, come nel fanciullino di pascoliana

memoria, i social network connettono le persone e non sono destinati

all’estinzione, al fallimento o al blando successo come per il caso della

videotelefonia. Sono un’opportunità, da sfruttare, con intelligenza.45

5.b Employer Branding e Social Media, caso Adecco 46

“Employer Branding e Web 2.0: l’esperienza di Adecco” di Silvia Zanella,

Marketing & Communication Manager Adecco.

Negli ultimi anni l’attenzione verso la propria immagine come luogo di lavoro

ideale sta diventando una priorità per molte aziende. Le strategie di

employer branding si sono sviluppate come veri e propri piani strutturati di

marketing prendendo piede in società di tutte le dimensioni. In Adecco

l’attrazione dei talenti è da sempre un aspetto prioritario per l’azienda che

organizza iniziative e processi di recruiting e di talent management mirati ad

alimentare il riconoscimento e la soddisfazione del candidato, che oggi

assume sempre di più un ruolo centrale nella progettazione delle strategie

aziendali. Nei confronti dell’esterno Adecco, infatti, sta portando avanti una

strategia di employer branding che mira alla condivisione e alla

comunicazione orizzontale dei messaggi e dei valori dell’azienda a partire da

quei luoghi di aggregazione virtuale che oggi sono costituiti dai social

network. Attraverso la presenza dell’azienda in rete, sottoforma ad esempio

di microblogging di Twitter o il gruppo di Linkedin e grazie alle sue

45 http://www.employerbrandingreview.com/?p=406 46 “Employer Branding e Web 2.0: l’esperienza di Adecco” di Silvia Zanella Marketing & Communication Manager Adecco ,24 maggio 2011

http://www.employerbrandingreview.com/?p=457

Page 49: Employer Branding e Personale Branding

49

attività/campagne di marketing recruitiment (come può avvenire anche solo

con un link di rimando alla sezione candidati) i job seeker possono scoprire

ed arrivare, in maniera estremamente rapida, alle pagine dedicate alle

opportunità di lavoro e di carriera in Adecco. L’employer branding e, in

particolare, la comunicazione nel social web richiede competenze che sono

presenti in più aree funzionali di un’azienda (comunicazione, relazioni

esterne, marketing, etc). Dunque chi si occupa di risorse umane deve

affrontare il tema della tecnologia e comprendere come inserirla in maniera

efficace all’interno dei propri processi circondandosi di professionisti con

skills adeguate. Anche in Adecco chi si occupa di employer branding è

preparato in termini di comunicazione, marketing e risorse umane al fine di

comunicare efficacemente eventi, iniziative o anche le proprie esigenze di

recruiting soprattutto per posizioni specialistiche. Adecco crede molto in

queste nuove forme di comunicazione come opportunità da sviluppare,

ritenendo inoltre che andranno incrementandosi nel tempo. E’ un dato di

fatto, che già i professionisti di oggi privilegino i social network come sistemi

di condivisione e li ritengano funzionali allo sviluppo della propria carriera. E

ancora di più seguiranno questa tendenza i lavoratori di domani, quelli che

vengono classificati come appartenenti alla generazione Y, che riterranno

normale il ricorso al web 2.0 per qualsiasi esigenza e tra queste proprio il

cercare lavoro. Solo per fare qualche esempio: Adecco Italia è stata la prima

agenzia per il lavoro ad avere introdotto lo scorso aprile l’iniziativa “Adecco

iJobs”, la prima applicazione in Italia per cercare lavoro tramite l’iPhone.

L’applicazione, che in termini di redemption è la terza applicazione di Adecco

più scaricata al mondo, consente di utilizzare il telefonino per consultare

tutte le offerte di lavoro di Adecco e fare domanda per una posizione aperta

presso la filiale d’interesse. Adecco Italia è la prima Agenzia per il Lavoro in

Italia ad avere introdotto questa innovazione, che in linea con le politiche del

Gruppo Adecco, segue in ordine di tempo solo l’America e i Nordics. È da

sottolineare come Adecco abbia sviluppato internamente tutte le applicazioni

Page 50: Employer Branding e Personale Branding

50

dedicate a rafforzare la sua presenza sulla Rete a livello interno grazie ad un

lavoro sinergico e congiunto tra diverse divisioni aziendali. Anche nel caso

della funzione di geotagging, prevista dall’applicazione Adecco iJobs, si è

trattato di un risultato conseguito grazie ad un lavoro congiunto tra IT e

Marketing di Adecco. Sull’onda del successo di “iJobs” Adecco ha continuato a

rafforzare la sua presenza sulla Rete e sui social media lanciando il Gruppo

Ufficiale Adecco Italia su LinkedIn la cui partecipazione è aperta anche ad

utenti esterni, sia aziende clienti, che candidati o dipendenti, nell’ottica di

creare conversazioni sul lavoro, sia internamente tra i colleghi che con

interlocutori al di fuori dell’azienda. Adecco ha optato per una strategia di

comunicazione integrata che vede nei social network canali importanti

tramite cui operare sul proprio mercato di riferimento. Questa scelta è una

conferma della strategia totalmente votata all’innovazione tecnologica e che

vorrebbe perseguire nel corso di tutto il 2011, stando al passo con il

cambiamento degli usi e dei costumi anche in fatto di recruitment da parte

delle aziende. Adecco punta sul Web 2.0 perché crede fermamente

nell’innovazione come asset strategico per l’azienda nel suo complesso e non

solo per la comunicazione. L’intento è di relazionarsi in maniera diretta con

chi cerca lavoro e chi lo offre, proponendoci come piattaforma in cui

confrontarsi sulle tematiche inerenti le risorse umane. I social network non

sono altro che la versione digitalizzata e più efficiente delle reti sociali della

vita reale, che chiaramente non scompaiono con l’avvento del 2.0 ma si

modificano. E questo si riflette nell’attività di Adecco. Qualcosa, infatti, sta

cambiando nel mondo della ricerca di lavoro in Italia. Le opportunità

professionali si cercano e si offrono sempre più online. E che la ricerca di

lavoro passi sempre più dal web lo dimostra anche una recente ricerca

effettuata da Adecco da cui è emerso che su 100 aziende e 400 candidati e

lavoratori intervistati, l’ 83% dice di utilizzare i motori di ricerca per

monitorare la propria “reputazione digitale” (soprattutto Google, Facebook e

123people). Avere consapevolezza della propria identità professionale

Page 51: Employer Branding e Personale Branding

51

digitale è ormai di fondamentale importanza ed è sull’onda di questo

cambiamento che dalla scorsa primavera Adecco ha debuttato sui principali

social network come LinkedIn e Twitter con attività di digital PR. Oggi, per

chi cerca impiego, Internet rappresenta un punto di riferimento oramai

consolidato. A dimostrarlo sono i numeri del settore, più che duplicati nel

giro di una decina d’anni. Ogni mese sono milioni i visitatori unici dei

principali siti di offerte di lavoro e centinaia di migliaia le candidature

veicolate attraverso la rete, e l’utenza è sempre più qualificata. Ma anche chi

offre lavoro ricorre sempre di più al Web. Come dimostrano i dati del Sistema

Informativo Excelsior. Dall’indagine di Unioncamere, svolta in collaborazione

con il Ministero del Lavoro nel 2009, deriva che tra le centomila aziende

intervistate l’uso di Internet come canale di reclutamento ha registrato un

aumento significativo negli ultimi sei anni. La rete si sta affermando come

canale privilegiato perché presenta molteplici vantaggi per chi cerca e chi

offre lavoro. Le aziende, come Adecco, in questo processo trovano numerosi

benefici perché possono mettere a disposizione dei potenziali candidati un

numero elevatissimo di offerte, grazie alle tecnologie che consentono prezzi

sensibilmente più bassi rispetto alle inserzioni sulla carta, l’assenza di limiti

di spazio e l’immediata ricezione dei curricula. La visibilità che questi nuovi

canali di comunicazione consentono, le potenzialità di dialogo e discussione

su temi legati al lavoro e al mondo dell’occupazione tramite l’utilizzo di

questi nuovi strumenti, crescono in maniera esponenziale. Del resto il

potenziale dei nuovi social media dal punto di vista professionale era stato

già ampiamente scoperto dagli stessi utenti finali: in Italia sono più di un

milione gli iscritti a siti come LinkedIn o Xing e si contano già a migliaia le

community online dedicate al lavoro, all’orientamento e allo sviluppo della

propria carriera. Adecco ha recentemente lanciato il nuovo

sito www.adecco.it ripensato proprio per rispondere alle esigenze di

un’utenza molteplice – candidati, lavoratori, clienti, prospect, giornalisti e

blogger – in un’ottica web 2.0. Il nuovo sito prevede una nuova architettura,

Page 52: Employer Branding e Personale Branding

52

un design innovativo, diversi nuovi contenuti e nuove sezioni per consentire

una consultazione più facile di tutti i servizi che l’agenzia per il lavoro offre e

particolare attenzione viene data proprio alle integrazioni con i social media

quali LinkedIn e Twitter. Nuovo anche il ‘Trova filiale’, basato sul motore di

ricerca Bing, che permette di visualizzare le mappe in visione su strada,

panoramica o aerea, e calcolare l’itinerario di viaggio per raggiungere la

filiale prescelta attraverso il pratico sistema di geomapping. Nell’ottica della

strategia di comunicazione di Adecco, il lancio del nuovo sito è solo il primo

di diversi stepverso un rinnovamento tecnologico graduale che non

mancherà, nella sua evoluzione, di raccogliere opinioni e feedback da parte

dei dipendenti di Adecco e degli stessi utenti, attraverso il gruppo su

LinkedIn, che in pochi mesi è diventato in Italia il più numeroso dopo quello

statunitense, e le survey dedicate, secondo un approccio innovativo basato su

una costruttiva interazione, in ottica 2.0. I social media rappresentano

un’ulteriore evoluzione rispetto anche ai mezzi di recruiting on line classici e,

come accaduto in passato, si rende necessario conoscerli e farli propri. Per

questo è importante imparare a sfruttare questi strumenti sia per

autopromuoversi sia per prendere degli spunti per selezionare le risorse

migliori. Ma non mancano però gli aspetti critici: in generale oltre ad essere

ancora poco sfruttato dalle aziende medio-piccole (che in Italia costituiscono

il 95% del tessuto imprenditoriale) per motivi culturali, organizzativi e

tecnologici, Internet si è spesso rivelato terreno fertile per truffe e raggiri,

compiuti attraverso annunci falsi, richieste illecite di denaro, furti di identità.

Diventa, quindi, sempre più importante per le aziende essere presenti in rete

assieme agli utenti di questi nuovi media e dialogare con loro, possibilmente

non come fredda voce istituzionale, ma in maniera interattiva e in un’ottica di

creazione di relazioni proficue.

Page 53: Employer Branding e Personale Branding

53

5.c Employer Branding e Social Media, il punto di vista di Altran Italia 47

Intervista a Daniela Pala - Corporate Service Manager – Direzione HR

in Altran Italia, a cura di Simona Benini.

Come secondo Lei questi strumenti possono supportare la vostra

attività di employer branding e/o recruiting? Sicuramente i Social Media

sono strumenti molto importanti in quanto ci consentono di rafforzare la

relazione e la comunicazione con i nostri potenziali candidati. In che modo?

Innanzitutto utilizzando il loro linguaggio e i loro canali di comunicazione

preferiti: sulle nostre pagine pubblichiamo attività, concorsi e opportunità di

lavoro con un approccio friendly e interagiamo in tempo reale con i nostri

utenti. Avete già iniziato ad usarne qualcuno? Se si quale? Ci parli quindi

dell’esperienza che state avendo, quali i pro ed i contro nell’uso di

questi strumenti? Abbiamo scelto di essere presenti su: Facebook, Youtube,

Twitter, Slideshare, Wikipedia e Linkedin. In particolare utilizziamo

Facebook e Twitter per aggiornare i nostri utenti su eventi in cui incontriamo

studenti e laureati, attraverso job fair, workshop di orientamento e seminari

tecnici. Riteniamo che sia prematuro indicare i pro e i contro nell’utilizzo di

tali strumenti, siamo in una fase di costante esplorazione e sperimentazione.

Quale linguaggio state usando per comunicare con il vostro candidato

target presente in rete? Nella scelta del linguaggio da utilizzare teniamo

conto di tre fattori fondamentali: la tipologia di social network ( social o

professional network), il target di utenti che visitano e utilizzano quei social

network (attraverso statistiche e demographics che realizziamo

bimestralmente) e il target con cui desideriamo entrare in contatto e

comunicare. Avete rivisto le vostre strategie di comunicazione per

47 http://www.employerbrandingreview.com/?p=401 Written on February 20,

2011 Employer Branding e Social Media. Il punto di vista di Altran Italia A cura di Simona

Benini . Intervista a: Daniela Pala - Corporate Service Manager – Direzione HR in Altran

Italia

Page 54: Employer Branding e Personale Branding

54

rendere il vostro Web Site più in linea con le esigenze del Social Web?

Se si quali sono state le modifiche e/o integrazioni più significative? E

quali sono stati i riscontri? Recentemente la sezione “Lavora con noi” del

nostro sito ha subito delle modifiche che hanno interessato il livello di

interattività degli utenti con Altran Italia, in termini di gestione della propria

candidatura, di creazione di job alerts e di ricezione di apposite newsletter.

Avete sviluppato vostre iniziative e/o progetti particolari sui social

media? Se si quali? E con quali risultati? In questi ultimi mesi sono state

realizzate e poi pubblicate su Facebook delle “interviste doppie” che hanno

messo a confronto il punto di vista e i racconti di Direttori, Manager e

Consultant di Altran Italia, finalizzate a far conoscere in modo informale e

dinamico i dipendenti di Altran Italia ed il clima interno, con un focus sul

rapporto personale e lavorativo tra colleghi. In generale come deve

svilupparsi una strategia di employer branding nel social web?

Riteniamo che una strategia di Employer Branding non possa prescindere da

un primo fondamentale step, che è quello dell’identificazione del target di

riferimento. Successivamente pensiamo sia importante definire quale

tipologia di social network utilizzare come strumento di interazione: quali

finalità ci permette di raggiungere, qual è il target di utenti che lo visita e qual

è il linguaggio adoperato. Dopo aver messo a punto un piano d’azione

specifico, non può mancare un costante monitoraggio delle attività in itinere.

Quanto la vostra azienda è sensibile a queste nuove forme di

comunicazione? State investendo in questa direzione? In che modo

state affrontando questa nuova esperienza? Possiamo confermare che

internamente c’è un’elevata sensibilità a riguardo, un desiderio continuo di

aggiornarsi e di essere al passo con le nuove frontiere del web 2.0 e non solo,

continuiamo ad investire in questa direzione attraverso canali on-line e off-

line, con il supporto ed il coinvolgimento di tutta l’azienda. Quali

implicazioni ci sono state a livello organizzativo? Avete assunto

personale specializzato oppure vi state affidando ad agenzia esterne? Il

Page 55: Employer Branding e Personale Branding

55

motore delle nostre azioni in termini di “social web marketing” è alimentato

dalla sinergia tra le funzioni Human Resources e Marketing&Comunicazione

le quali operano unendo conoscenze e competenze per degli obiettivi

condivisi. Stiamo lavorando per sviluppare attraverso la formazione, il

training on the job e il confronto con il mercato una competenza significativa

ed importante in questo ambito. L’employer branding ed, in particolare, la

comunicazione nel social web richiede competenze che sono più

presenti in altre aree funzionali di un’azienda (comunicazione,

relazioni esterne, marketing, etc) . Come state incorporando queste

nuove attività emergenti nei vostri impegni più tradizionali? Avvertite

il bisogno di un maggior dialogo con le altre funzioni aziendali? Se si

come state affrontando questa esigenza? Quasi due anni fa abbiamo creato

internamente un gruppo di lavoro ‘Web Marketing Recruiting’ costituito da

alcuni referenti della Direzione HR e da alcuni referenti della Direzione

Marketing&Comunicazione. Il gruppo si incontra mensilmente, con lo scopo

di mettere in campo azioni specifiche al fine di promuovere il nostro brand

attraverso i Social e Professional Network. Ritenete queste nuove forme di

comunicazione un’ opportunità da sfruttare o le considerate frutto di

una tendenza temporanea destinata a consumarsi col tempo? Crediamo

che considerare queste nuove forme di comunicazione una tendenza o una

moda non sia realistico: ormai il web 2.0 sta creando nuovi trend e ha già

innescato opportunità inesplorate che non sono sempre alla portata di un

click. Gli investimenti in rete stanno superando quelli off line soprattutto nel

campo dei media, sono più economici e facilmente monitorabili.

Raccontateci un’esperienza concreta di come l’uso dei social media ha

prodotto benefici significativi alle vostre attività di Employer Branding.

Possiamo citare l’aumento degli utenti (per esempio i sostenitori della nostra

fan page su Facebook o i follower su Twitter) e dei partecipanti alle nostre

iniziative di Employer Branding i quali, attraverso le nostre pagine sui Social

Media, hanno modo di apprendere in modo immediato dove poterci

Page 56: Employer Branding e Personale Branding

56

incontrare a breve, medio e lungo termine e di scriverci ponendo domande e

curiosità. In questo modo iniziamo quindi a costruire una relazione con i

nostri potenziali candidati.

Page 57: Employer Branding e Personale Branding

57

Capitolo secondo

Pinterest

1 Pinterest… questo (s)conosciuto!

Il “social network delle ispirazioni” nasce nel Marzo 2010 da

un’azione di start-up condotta da Evan Sharp, Ben Silbermann e Paul Sciarra,

sviluppatori della Cold Brew Labs Inc., in California, e in poco meno di due

anni conta già 12 milioni di utenti.

E’ una piattaforma “social” che deve la sua esplosione alla semplicità

dell’idea dalla quale nasce: Pinterest è una bacheca virtuale in cui gli utenti

possono appendere ( “To Pin”) tutti gli elementi che ritengono caratterizzino

la propria vita, sotto forma di immagini prese dal web, o caricate dal

computer. Pinterest nasce, nel 2010, per mettere in contatto tutte le persone

del mondo sulla base di ciò che ritengono interessate, delle loro ispirazioni ed

ambizioni in formato grafico.

1.a Com’ è fatto Pinterest

Fino a pochi mesi fa, Pinterest era in versione beta, e si poteva

accedere solo su invito dei membri che già lo utilizzavano. Ad oggi la

situazione è cambiata, Pinterest è aperto a tutti, e si presenta in questo modo:

Al primo accesso è necessario indicare il modo preferenziale di

iscrizione alla piattaforma: tramite e-mail Facebook, o Twitter.

Page 58: Employer Branding e Personale Branding

58

Subito viene data la possibilità di installare, in maniera semplice ed

immediata, il pulsante “Pin It” nella barra dei preferiti, come fosse una

puntina da applicare su una bacheca, che permette di isolare le immagini

presenti in qualsiasi pagina web per caricarle sulla piattaforma, ed inserirle,

con una descrizione corredata di tag, in una delle collezioni personali gestite

su Pinterest. L’innovazione sta nel link all’immagine, che rimane attivo. Ogni

immagine contenuta nelle “board” rimanderà al link di provenienza,

permettendo ai food blogger, per esempio, di postare immagini dei loro piatti,

con una breve descrizione che rimandi all’ultimo articolo sul loro blog, o alle

pagine create dai brand di caricare immagini relative a situazioni eccitanti

nel loro ambiente di lavoro, che rimandino alla career page del brand stesso.

Accedendo alla piattaforma viene chiesto di indicare delle categorie

di interesse, in modo che Pinterest possa iniziare a mostrare gli elementi che

interessano all’utente nella “home”. Viene inoltre suggerito di creare le prime

“board” che compariranno nella pagina personale, insieme ad una foto ed una

breve biografia. Tra le varie bacheche si può scegliere “Fai da te”, “Food &

Drink” , “Home Decor”, ecc.

Nella “home”, a disposizione dell’utente, si trovano: un box per la

funzione di ricerca per parole chiave, dei pulsanti per la navigazione nelle

immagini che permettono di scegliere tra le macro categorie proposte, e

un’icona per le azioni dell’utente.

Le azioni possibili su Pinterest:

“Add+” : si divide in “Add a Pin”, “Upload a Pin” e “Create a Board” ,

rispettivamente “aggiungi un pin”, che permette di inserire

l’indirizzo http dell’immagine scelta, “carica un pin”, per inserire

un’immagine da una cartella del proprio computer, e “crea una

tavola”, per creare una nuova collezione di immagini, darle un

titolo, aggiungere una descrizione, ed assegnarla ad una categoria

Page 59: Employer Branding e Personale Branding

59

per poi condividerla con tutti coloro che dimostreranno interesse

per la stessa area tematica.

Poniamo un esempio: mi sono appena registrata a Pinterest, e la

piattaforma mi chiede di creare una collezione di immagini che

corrispondano ai miei interessi. Creo una tavola in cui decido di raccogliere le

immagini delle migliori ricette trovate sul web, consapevole che cliccando su

queste sarò rimandata al sito di ricette da cui le ho estrapolate, e potrò cosi

creare una sorta di ricettario o, per meglio rendere l’esempio, bacheca

virtuale sulla quale “appendere” –Pin- tutto ciò che cattura il mio interesse.

In seguito avrò la possibilità di condividere la mia bacheca, ampliarla con

immagini prese da altre bacheche afferenti allo stesso campo di interesse, che

nel frattempo avrò iniziato a seguire, e diventare così parte di una comunità

online basata su ciò che mi ispira.

“Nome dell’utente”: cliccando su questo pulsante si aprirà il menu

a finestra con le opzioni per “invitare/trovare amici”,

“tavole/collezioni”, “pins”, “likes”( gli elementi che avete

apprezzato nelle board di altri utenti) , impostazioni e “logout”.

“To Re- Pin”: come su Twitter, si può fare “re – pin”, cioè

aggiungere alla propria collezione un’immagine che è stata

“appesa alla puntina” della bacheca di un altro utente. Questa

azione favorisce le azioni virali.

“To Tag”: “taggare” altri utenti nelle descrizioni, cioè citarli in

modo che questi concentrino la loro attenzione sull’immagine in

questione.

“To Follow”: altra eredità di Twitter, su Pinterest è possibile

“seguire” altri utenti, o solamente le loro singole collezioni.

Significa che, ogni volta che l’utente che seguiamo caricherà

un’immagine, o ne aggiungerà una alla collezione che “seguiamo”,

questa comparirà nel personale mosaico che si apre davanti ad

ogni utente al suo ingresso nella piattaforma, in modo da rimanere

Page 60: Employer Branding e Personale Branding

60

aggiornati sulle ultime novità, e su quelli che abbiamo indicato

come i nostri stessi interessi.

“To Create a Board” : è il pulsante che permette la creazione di una

nuova collezione/tavola.

1.c Potenzialità d’uso di Pinterest

Un social network dedicato alle immagini permette un uso infinito.

Un appassionato di Branding, per esempio, può creare su Pinterest una

collezione per raccogliere e condividere infografiche48 su questo argomento.

Ogni immagine può essere catalogata e “taggata”.49 perché sia più facilmente

rintracciabile sulla piattaforma da altri appassionati. In questo modo un altro

utente che si interessa di Branding potrà arrivare alla bacheca e condividere

il proprio interesse con chi l’ha creata sotto forma di commento, “Like”, o

“Re-Pin”, cioè l’inclusione di quella stessa immagine in una delle sue

bacheche. Ogni “Pin” , cioè ogni contenuto pubblicato su Pinterest, infatti, può

essere ri – condiviso dagli utenti.

Gran parte del materiale caricato sotto forma di “Pin” su Pinterest è

legato alle aspirazioni: cosa vorrei fare o essere, cosa vorrei possedere, dove

vorrei essere, ecc…, informazioni fondamentali per chi si interessa di

marketing, branding e risorse umane.

La questione più interessante risiede nel fatto che Pinterest “non

dimentica” la fonte originale dell’immagine: per esempio, nel caso della foto

di un giardino in fiore, è possibile risalire all’articolo postato nel blog di

giardinaggio da cui proviene la fotografia.

E’ questo il motivo per cui, recentemente, a pochi mesi dal suo

fragoroso inizio, Pinterest ha già suscitato l’attenzione di quelle aziende che

operano in settori dove l’immagine è centrale: la moda, il cinema, l’arte, il

48 Strumenti visivi di recente utilizzo, permettono di riassumere graficamente qualsiasi contenuto, ricerca o processo. 49 Neologismo: dotata di tag, etichettata.

Page 61: Employer Branding e Personale Branding

61

design, la fotografia, fino ai marchi legati con la bellezza. Un utilizzo

innovativo del mezzo lo rende, inoltre, un canale interessante anche per altri

tipi di brand, che volessero includere nella loro strategia comunicativa un

social network che parli di emozioni e con le emozioni del pubblico, perfetto

per strategie mirate di Branding. Gli obiettivi che Pinterest permette di

raggiungere in modo creativo sono:

Obiettivi di awarness:

Pinterest è il più recente strumento sul web che rende possibile

implementare la propria brand awarness -la notorietà di marca- su internet a

costo zero. Su Pinterest, ogni bacheca è un’occasione per parlare al proprio

pubblico con immagini accattivanti e d’impatto, per trasmettere le varie facce

del proprio brand. L’awarness, su Pinterest, si costruisce mettendo in scena

numerose narrazioni visive, che raccontano, però, la stessa storia: la storia

del brand.

Incremento del traffico:

Pinterest è un incredibile catalizzatore di traffico. Integrare questo social

network in una strategia di marketing, e-commerce, social recruiting o

employer branding può risultare una linea d’azione vincente.

Strategie SEO:

il grande volume di traffico su Pinterest, l’alto livello di interazione degli

utenti e la possibilità di integrazione con Facebook e Twitter permettono ai

link sottesi alle immagini che un brand carica sulla piattaforma di risultare

estremamente utili nel partecipare al miglioramento del web-ranking della

marca, e nel viralizzarne il messaggio.

Senza mai dimenticare i valori di:

Experience:

E’ consigliabile non ridurre Pinterest ad un mero catalogo online di prodotti,

piuttosto comunicare la Brand Identity e il valore esperienziale che ruota

attorno alla marca.

Page 62: Employer Branding e Personale Branding

62

Il caso “Berto Salotti “50

L’azienda di mobili brianzola “Berto Salotti” offre un perfetto esempio di

brand che utilizza il canale Pinterest non per esporre l’ennesima vetrina

online di prodotti, ma bensì per creare una narrazione aziendale e

comunicare un’esperienza che, in questo caso, si concretizza con l’utilizzo

ilare di immagini che raccontano il brand. L’azienda aveva già sperimentato

la stessa strategia, ponendola in atto in maniera eccellente, sul canale di

YouTube, caricando video nei quali l’esponente e leader del brand spiegava i

processi che regolano la creazione di un divano, in maniera spontanea,

familiare e divertente. Sul blog di “Berto Salotti” si legge, a proposito di

Pinterest, “nelle nostre board abbiamo 578 divani, al momento, compresi

quelli spiritosi e quelli improbabili, quelli di sabbia e quelli disegnati da

Picasso. Cosa faremmo se qualcuno arrivasse chiedendoci un “Love Seat”

Luigi XV, o un Lip Sofa turchese? Quale sarebbe la nostra reazione se un

giorno un cliente ci chiedesse questo divano moderno bianco su cui è

accomodato un signore che sembra proprio il Papa? Che faccia faremmo se

una signora volesse abbellire il suo appartamento con un Chester tutto rosa?

Beh, penso che prenderemmo la richiesta, la esamineremmo, ne

discuteremmo in laboratorio, manderemmo un preventivo e…

realizzeremmo il pezzo.” 51

50 http://pinterest.com/bertosalotti/ 51 http://blog.bertosalotti.it/

Page 63: Employer Branding e Personale Branding

63

Page 64: Employer Branding e Personale Branding

64

Sul mosaico di bacheche che compongono la pagina di “Berto Salotti” si

trovano quelle dal titolo: “Smart Sofas”, divani intelligenti, “Sofa Mood”,

umore da divano, “Sofas and People”, divani e persone, “Natural Sofas”,

raccolta di immagini di divani “in natura”, “Cartoons and Sofas” , cartoni e

divani, con le immagini del celebre divano della serie animata “I Simpsons”,

ecc.

Engage:

Pinterest, in quanto “social” network, prevede una comunicazione non certo

unilaterale. E’ quindi strategicamente più valida l’opzione di fare “Re – Pin”

alle immagini di altri utenti assimilabili al proprio brand, piuttosto che

pubblicare solo ed esclusivamente immagini originali, annullando il doppio

senso che caratterizza la comunicazione interattiva su queste piattaforme.

Il caso “Lands’ End Canvas”

Un modo vincente di creare engage consiste nell’indire concorsi che

si svolgono interamente sul social network, e ne sfruttano le potenzialità per

creare legami tra il brand e i suoi pubblici, strategia adottata, per esempio,

dal brand “Lands’ End Canvas”52. Il piano di “engagment promotion”, ideato

da “Circle Public Relations” per la marca, si chiama “Lands’ End Canvas Pin It

To Win It” 53 ed incoraggia gli utenti a visitare il sito

www.landsendcanvas.com e creare bacheche virtuali che contengano

immagini dei vestiti proposti sul sito, elementi legati al brand, video delle

nuove collezioni, ma anche immagini che istintivamente associano al brand,

per avere una chance di vincere dei pezzi della collezione vintage di Lands’

End. 54

52 http://canvas.landsend.com/canvas/index.html 53 http://pinterest.com/harleyperdue/lands-end-canvas-pin-it-to-win-it/ 54 www.business2community.com/strategy/lands end contest confirms strategic rola of pinterest for brands

Page 65: Employer Branding e Personale Branding

65

55

Prendendo ad esempio il caso del brand “Lands’ End Canvas”, è

interessante rilevare che il primo contatto della marca con Pinterest si deve

all’interessamento mostrato per il nuovo social network da parte dei

“blogging partners”. Al momento della prima esplorazione di Pinterest, lo

staff del brand realizzò che i loro clienti e potenziali clienti stavano già

connettendosi emozionalmente con la loro marca sulla piattaforma. Molte

immagini erano già state caricate su Pinterest direttamente dal loro sito e

stavano già muovendosi nell’etere delle bacheche virtuali di molti utenti. A

questo “Lands’ End Canvas” decise di rispondere accettando la sfida ed

abbracciando il nuovo social network, cercando modi strategici e stimolanti

di partecipare con gli utenti interessati al brand. In questo momento stanno

ideando un uso ottimale della piattaforma, per integrarla con le altre su cui

sono attivi, e progettando il loro approccio in modo che rifletta il “lifestyle”

dei loro clienti su Pinterest.56 Un perfetto esempio di utilizzo originale ed

efficace del mezzo.

Il caso TIME Magazine 57

55 http://pinterest.com/harleyperdue/lands-end-canvas-pin-it-to-win-it/ 56 http://pinterest.com/harleyperdue/lands-end-canvas-pin-it-to-win-it/ 57 http://articles.businessinsider.com/2012-01-17

Page 66: Employer Branding e Personale Branding

66

Come parte della sua “content strategy”, TIME Magazine sta

utilizzando le bacheche di Pinterest per mostrare interviste, biografie del suo

staff, e per promuovere i post dei “dietro le quinte” presenti sul suo blog,

provando che Pinterest può, potenzialmente, aiutare ad incrementare anche

l’audience dei giovani giornalisti .

2 Un’immagine vale più di mille parole

Un’immagine è molto più evocativa di tanti contenuti testuali, ed è in

grado di trasmettere un’emozione. Dal blog di Francesco Gavello estrapolo

un curioso compendio di idee creative sugli infiniti utilizzi possibili di

Pinterest:

Il curatore di un portale legato a viaggi e turismo potrà creare

una o più "board”, dividendole per emozioni da sperimentare,

colori da fotografare, luoghi in cui andare almeno una volta

nella vita.

Page 67: Employer Branding e Personale Branding

67

Un foodblogger potrà caricare immagini delle sue personali

ricette, dividendole in specifiche board per ingredienti, o

ancora, occasioni, colori, ecc…

Un Event Planner dotato di un qualsiasi smartphone

compatibile con l’App di Pinterest potrà caricare dal vivo scatti

dei suoi eventi.

Un esperto di arredamento che abbia un blog personale

potrebbe suddividere le sue board in spazi abitativi, componenti

usati ( legno, metallo, cristallo,…), sensazioni ( vacanza, relax,

concentrazione, familiarità, …) , ecc…

Un giovane professionista intento nella creazione del suo

“curriculum online” potrà creare una board in cui caricherà i

loghi dei brand con cui ha lavorato, quelli con cui gli piacerebbe

collaborare, e situazioni di lavoro, o eventi emozionanti al quale

ha partecipato nelle sue precedenti esperienze.

Il responsabile della comunicazionedi un brand potrà creare

una board in cui caricherà le foto di dettagli e oggetti utilizzati

nel “dietro le quinte” del prossimo spot della sua marca, o anche

“uno sguardo in anteprima” sulle anticipazioni dei trend

imminenti.

Il curatore di un network che produce magazine o pubblicazioni

periodiche potrà creare una board con la raccolta di tutte le

ultime cover sviluppate.

In ultimo, una possibilità innovativa, creativa, non- convenzionale, ma non

per questo non efficace e potente, potrebbe essere quella di chiedere al

proprio team, supponendo di essere un Brand Manager, di partecipare alla

decisione di quali immagini inserire nelle board della marca, quasi come se

fossero “brand box”, scatole in cui includere ogni oggetto che richiami, per

legame di sensazione o associazione, il brand: un elemento culinario, una

Page 68: Employer Branding e Personale Branding

68

lettura, un paesaggio abitato da una popolazione ispirante, un concerto live,

una presentazione di Slideshare58 che racconti la storia del brand… Tutto si

può aggiungere alle board di Pinterest. E tutto concorre a creare l’identità, la

personalità, la fisicità e la reputazione di un brand.

“L’importante in tutto questo è non tralasciare mai un concetto

fondamentale: sui social network ciò che conta è stabilire un contatto vero

con l’utente, facilitare il dialogo e creare engagement, l’auto-referenzialità

può andar bene ma con moderazione. Partendo da questo presupposto si

potrebbe aggiungere che unire le funzioni social ad un potenziale e-

commerce potrebbe costituire un passaggio ed un’opportunità molto

importanti…(…).” 59

3 Pinterest e il Job Searching

Il punto di vista del NACE (National Association of Colleges and

Employers) è illuminante ed emblematico per quanto riguarda il tema del Job

Searching -la ricerca di un impiego- visto con gli occhi degli studenti che si

affacciano al mondo del lavoro per la prima volta.

In un articolo rivolto ai professionisti dei career services60 , Brie W.

Reynolds61 consiglia a quest’ultimi di creare delle board appartenenti a

studenti fittizi su Pinterest per mostrare agli studenti reali come utilizzare la

piattaforma per le loro ricerche, o caricare immagini di ambienti di lavoro

relativi all’annuncio in cui si cerca lavoro, citazioni inspiranti, esplorazioni di

carriere, ecc. …

58 http://www.slideshare.net/ 59 http://www.pmi.it/ 60 Libera traduzione dell’autrice da http://www.naceweb.org/s05092011/social-media-pinterest/ 61 Content and social media manager at FlexJob and former career counselor at Emmanuel College

Page 69: Employer Branding e Personale Branding

69

La Reynolds cita poi alcuni esempi di uffici “career service” che

stanno già usando Pinterest. Un esempio: la “University of Pennsylvania” ha

diverse board che corrispondono a diverse carriere, in modo che gli studenti

possano operare alcune ricerche all’interno di quelle proposte dal loro career

service su Pinterest 62.

Sempre dalle pagine degli articoli del NACE, Thom Rakes63 dichiara

di vedere due modi in cui gli studenti potrebbero utilizzare Pinterest per

aumentare gli sforzi profusi nella ricerca di un impiego: come strumento per

operare un’indagine sulla presenza online dei futuri datori di lavoro, e come

strumento di Personal Branding. Aggiunge anche che “alcune grandi ed

avanguardistiche compagnie hanno creato delle pagine su Pinterest, fornendo

una visione diversa di se stessi come datori di lavoro, in relazione alle pagine

web più tradizionali. E siccome il focus su Pinterest è sulla grafica e sulle

immagini sarà d’aiuto a quegli studenti alla ricerca di posti di lavoro incentrati

sul dato grafico. “64 Anche Brie W. Reynolds concorda, e aggiunge che “gli

studenti che frequentano corsi più tradizionali -come business, scienze sociali,

ed altri corsi- non dovranno fare altro che essere più creativi degli altri nel loro

utilizzo di Pinterest”65.

Sempre secondo la “former career counselor” americana, è

importante per lo studente impegnarsi nel pensare a come poter

rappresentare il proprio corso di laurea, e le sue future aspirazioni di

carriera, graficamente e visualmente. Inoltre, è importante la cura della

didascalia di ogni immagine. E’ l’unica chance per lo studente di dire

espressamente, a chi guarda le sue bacheche di cosa va in cerca, e come

questo si relaziona alle sue future aspirazioni.

62 http://pinterest.com/ penncareerserv 63 Career center director at the university of north carolina wilmington 64 mia traduzione dal 2 articolo del NACE 65 B.W.Reynolds, Content and social media manager at FlexJob and former career counselor at Emmanuel College

Page 70: Employer Branding e Personale Branding

70

In ultimo, estrapolo cinque interessanti punti dall’articolo del NACE

dal titolo “Using Pinterest as a Job-Search and Branding Tool”66, che spiega

cosa dovrebbe fare uno studente per utilizzare Pinterest come strumento di

ricerca:

1. Seguire su Pinterest le board dei brand o delle aziende per le

quali vorrebbero lavorare per imparare di più sui loro sforzi

di employer branding e sulla loro cultura aziendale.

2. Seguire i “career services offices” e gli esperti di recruiting ,per

apprendere le migliore strategie di “job searching”, i trend del

momento, e i loro consigli.

3. Acquisire idee su un probabile e futuro posto di lavoro

guardando quali altre aziende o brand sono seguite da quelle

in cui vorrebbero lavorare.

4. Creare board dal titolo “ posti in cui vorrei lavorare” o “le

poizioni che mi piacerebbe ricoprire”.

5. Usare, nelle didascalie delle immagini, parole chiave come

“assunzioni”, “risorse umane”, “recruiting”, ecc. per attirare le

aziende che stanno usando Pinterest per ricercare candidati.

4 Pinterest come strumento di Personal Branding

Un brand è pura soggettività, è un atto creativo volto a veicolare valori, nasce,

cresce e si nutre dell’emotività delle persone. E’ connessione emozionale ,

perchè è l’emozione che spinge all’azione. E’ un’esperienza unica. Il brand

racconta una storia, e ci sono cornici narrative nelle quali situarlo, come

tempo spazio attori relazioni passioni, che articolano l’espressione della

marca.

66 http://www.naceweb.org/s04252012/pinterest-social-media/

Page 71: Employer Branding e Personale Branding

71

4.a Kapferer e l’identità della marca

Secondo la teoria di Kapferer , ogni brand possiede:

Fisico: elementi di base che evocano un aspetto fisico o

prestazionale: i benefici funzionali del prodotto, il suo design

o le caratteristiche oggettive di valore.

Personalità: è il carattere della marca, le sue caratteristiche

che vengono associate a quelle dell’uomo. Un brand può

essere sincero, quindi onesto, etico, genuino, naturale,

affettuoso, o ancora eccitante, quindi intrepido, alla moda,

giovane, social, avventuroso, artistico, originale, attuale,

trasgressivo, indipendente, contemporaneo, e via dicendo.

Competente, sofisticato, duro e rude. Un brand può assumere

qualsiasi sfumatura del carattere dell’essere umano in

relazione agli elementi connotativi che vengono combinati

per dargli vita.

Clima relazionale: è il rapporto tra il brand e il suo

consumatore, caratteristica che assume particolare rilievo se

si rapporta il brand all’universo del Web 2.0, come vedremo

in seguito in merito a Personal Branding ed Employer

Branding. Si tratta di definire elementi quali: il beneficio

emozionale che la marca apporta al consumatore ( “mi fa

sentire...”), lo scenario o il momento della relazione ( una città

cosmopolita, il calore della casa familiare, una serata con gli

amici…), il tipo di relazione (amicizia, complicità, la ammiro, è

la mia compagna, le sono fedele, mi stupisce …), e come il

brand parli al cliente ( tono confidenziale, tono autoritario,

per consigliare, per invogliare, per aiutare…) .

Page 72: Employer Branding e Personale Branding

72

Immagine di sé: è l’immagine che il target ha di se stesso, e che

deve trovare conferma nel brand. In questo caso la marca

deve poter fornire un beneficio di autoespressione al suo

consumatore. “Sono più sportivo con Audi”, “ mi sento più

attenta alla cura di me stessa con Nivea”. Il consumatore deve

poter associare il brand ad un ruolo nel quale vuole essere

riconosciuto. Per esempio: “ Sono una buona mamma con

Danone”, o ancora “ Sono un uomo sofisticato con Paul Smith”.

Inoltre, ad ogni ruolo viene poi associato, nella mente di chi

scelglie la marca, un “auto-concetto”. Per esempio: “Mi merito

una pausa dalla giornata stressante con Heineken”, “mi merito

di poter dimostrare quello che ho raggiunto con BMW”.

J.N. Kapferer , Prisma dell’identità della marca

Immagine riflessa: è il modo in cui i consumatori di un brand

si identificano con il brand stesso. Come vorrebbero essere

Page 73: Employer Branding e Personale Branding

73

visti dagli altri, in quanto consumatori di quella marca. Dal

punto di vista del brand si tratta di decidere il “riflesso

desiderato”, che non coincide, però, col target di riferimento.

Il “riflesso” è l’immagine del consumatore ideale,

estremamente stereotipata ed attraente, quindi, per esempio,

un detersivo può essere mostrato in mano ad una sedicente

donna in carriera che trova anche il tempo, tra mille impegni,

per pulire in maniera eccellente la sua casa col prodotto

pubblicizzato, ma molto probabilmente il target di

riferimento saranno donne di mezza età, casalinghe, non

lavoratrici.

Universo culturale: un brand può evocare il paese d’origine, o

il know how e la tecnologia sottesi alla sua esistenza. Si tratta

di riferimenti di origine culturale basati su stereotipi di tipo

anche geografico, o riferimenti derivati da elementi forti della

cultura organizzativa da cui trae origine il brand.

4.b Siamo ciò che ci ispira: Personal Branding su Pinterest

Su Pinterest io sono ciò che mi piace,

ciò che supporto, i colori che amo, lo stile degli

abiti che mi ispirano, i paesaggi in cui vorrei

scappare, gli hobby che coltivo, i quadri che mi

piacciono, le case in cui vivrei, le ricette che

proporrei per una cena con gli amici, ma anche

le esperienze che ho vissuto, il posto di lavoro

che sogno, i brand dei quali condivido i principi

guida.

Page 74: Employer Branding e Personale Branding

74

Costruendo mosaici che racchiudono i propri interessi, e le cose

che più lo ispirano, l’utente di Pinterest costruisce tante narrazioni

sequenziali che costituiscono il suo brand, e lo connettono emozionalmente

con altre persone che condividono proprio i suoi stessi interessi perché, in

fondo, siamo ciò da cui siamo ispirati. In questo mosaico narrativo che si crea,

una volta entrati nel meccanismo del social network, è impossibile non

scorgere potenzialità di strategie di Personal Branding potentissime, proprio

perché costruite attraverso uno degli strumenti che più è in grado di parlare

alla soggettività: le immagini (affiancate dalle parole).

Prendendo atto del fatto che la nascita di un brand si può sempre

ricondurre ad una volontà di identificazione e differenziazione del prodotto,

si possono osservare le stesse esigenze nei casi in cui una persona si impegni

nella creazione del suo personal brand. Allo stesso modo si rivela

fondamentale sapere cosa si offre, conoscersi:

esplorare la propria identità; che tipo di personalità ci

caratterizza? I valori in cui crediamo, cosa sappiamo fare

meglio, cosa invece non è nelle nostre corde, chi vorremmo

diventare, e come vorremmo essere visti. Tutti questi

interrogativi sono funzionali alla fase di identificazione.

differenziarsi; quali sono i nostri interessi, quali le nostre

abilità, in che cosa possiamo “fare la differenza”.

Diventare un brand significa anche esserlo, ed essere consapevoli,

di riflesso, di avere tutte le caratteristiche che ne caratterizzano l’identità.

Citandone solo qualcuna tra quelle appena menzionate riferibili alla

classificazione di Kapferer: un fisico, una personalità, un universo culturale di

riferimento, una relazione speciale con i fruitori del nostro brand.

Gli aspetti dell’identità di marca di Kapferer, che ho riportato

poc’anzi nella loro completezza, sono perfettamente sovrapponibili agli

aspetti dell’identità umana, e sono gli stessi aspetti che possono emergere da

un profilo su Pinterest. Vediamo in che modo: prendiamo ad esempio un caso

Page 75: Employer Branding e Personale Branding

75

pratico, e che rispecchi a grandi linee la normalità. Sul profilo Pinterest di una

donna tra i 25 e i 35 anni troveremo, molto presumibilmente, le seguenti

board: “moda donna o stile donna,” ispirazioni o cose che mi ispirano”, “fai

da te,” e “città o posti che vorrei visitare”.

Ad un’analisi attenta risulterà la perfetta sovrapponibilità di

queste tavole con un aspetto dell’identità della persona che le ha create, in

primis, e dell’identità di marca postulata da Kapferer in secondo luogo, a

riprova del fatto che l’esercizio del Branding può, e deve, di questi tempi,

essere applicato anche ad ogni persona che manifestasse la volontà di essere

identificata e differenziarsi.

Prendiamo ora la collezione chiamata “moda donna”. Il suo

contenuto sarà costituito da immagini caricate su Pinterest direttamente da

siti di sfilate, di case di moda, di shopping online, e saranno sicuramente

riferibili al gusto personale dell’autrice della board, al suo interesse per la

moda, e alla sua volontà di includerlo nel mosaico delle sue ispirazioni.

Questo dato ci permette già di assegnare un fisico al brand-persona67,

nell’accezione di fisico del brand che Kapferer ci indica, e cioè : “elementi di

base che evocano un aspetto fisico o prestazionale”68. Un indizio sul gusto in

fatto di moda di una donna può già dare indicazione di un suo “fisico”, che

non sarà in nessun modo inteso come il fisico reale dell’utente, bensì una

sorta di rappresentazione mentale di ciò che ispira il suo modo di presentarsi

ed esprimersi attraverso la moda.

Passiamo alla board “ispirazioni”. Sono svariati e i più disparati gli

elementi che si trovano nelle collezioni di questo tipo. Il loro contenuto è

decisivo per intuire dei tratti dell’identità del candidato. Assimilo, infatti,

questo tipo di board ai tratti della personalità del brand-persona, stando alla

indicazione di personalità di marca fornitaci da Kapferer.

67 Chiamiamo cosi il Personal Brand dell’ipotetico utente in questione, per distinguerlo dal brand di cui parla Kapferer, che si riferisce, quindi, ad un prodotto. 68 Paragrafo 4.a

Page 76: Employer Branding e Personale Branding

76

Prendiamo in considerazione la board dal titolo “fai – da – te “.

Generalmente tavole di questo tipo contengono idee di ogni specie,

realizzabili a mano. Un oggetto realizzato a mano denota, in prima battuta,

capacità pratiche, di lavorazione minuziosa, e una grande creatività e voglia,

da parte di chi s’impegna in questa attività, di esprimersi attraverso un

oggetto realizzato autonomamente, che si affranca dal dover essere

comprato. Con il fai-da-te si può arredare una stanza, ci si può vestire, si

possono creare oggetti di design funzionali alla vita di tutti i giorni. Creare,

considerando la parola nell’accezione più ampia che permette, aggiunge un

indizio lampante al quadro che, immaginandoci social recruiters, stiamo

costruendoci a proposito di un’ipotetica candidata per la posizione che

abbiamo libera. O ancora, immaginandoci candidati per la stessa posizione,

stiamo costruendoci per mettere in atto una strategia di personal branding.

+ Un fisico Una personalità

Un universo culturale di riferimento

Una relazione particolare: “Renderà il mio team

fresco e creativo”

Le nostre collezioni su

Possono diventare una

rappresentazione grafica

del NOSTRO essere

“ brand” .

Del resto, gli interessi e le

passioni sono alla base

dell’architettura della

persona, dicono chi siamo.

Con Pinterest ..siamo ciò

che “ pinamo” .

Page 77: Employer Branding e Personale Branding

77

A questa bacheca è possibile associare un aspetto sostanziale dell’identità di

marca postulata da Kapferer, il clima relazionale: è il rapporto tra il brand e il

suo consumatore. (…). Si tratta di definire elementi quali: il beneficio

emozionale che la marca apporta al consumatore (“mi fa sentire...”), lo

scenario o il momento della relazione ( una città cosmopolita, il calore della

casa familiare, una serata con gli amici…), il tipo di relazione (amicizia,

complicità, la ammiro, è la mia compagna, le sono fedele, mi stupisce …), e

come il brand parli al cliente ( tono confidenziale, tono autoritario, per

consigliare, per invogliare, per aiutare…)”69. Declinando questa descrizione,

modellata sulla marca intesa come garante di un prodotto, sulla marca-

persona, vedremo come la creatività suggerita da una board sul “fai-da-te”

assicuri una relazione particolare col fruitore del nostro Personal Brand, cioè

il recruiter, il quale percepirà indicativamente questa sensazione: “ Questa

persona renderà il mio team fresco e creativo”, o “E’ in grado di applicarsi

conciliando praticità e creatività”.

L’ultima board che porto come esempio è : “città”, o “luoghi che

vorrei visitare”. A questo elemento, inserito all’interno del mosaico

identitario che possiamo dedurre da un profilo Pinterest, associo la

caratteristica dell’universo culturale di riferimento, per riprendere le

definizioni di Kapferer, ossia tutti quei “riferimenti di origine culturale basati

su stereotipi di tipo anche geografico, o riferimenti derivati da elementi forti

della cultura organizzativa da cui trae origine il brand”70 il Personal Brand, in

questo caso. Immagini di grandi città, metropoli affollate, moderne e

all’avanguardia possono evidenziare determinati indizi identitari, come il

cosmopolitismo, mentre fotografie di luoghi isolati e immersi nella natura

lasceranno intendere un universo culturale di riferimento diverso.

In conclusione, attraverso la costruzione di un mosaico di

elementi che ci ispirano, è possibile tracciare un primo, embrionale approccio

69Paragrafo 4.a 70 Paragrafo 4.a

Page 78: Employer Branding e Personale Branding

78

alla costruzione del proprio Personal Brand. Il processo, nella sua totalità, è

certamente più lungo e irto di ostacoli ma ciò che era importante porre in

evidenza in questa sede è proprio la potenzialità strategica di questo nuovo e

ricco social network.

4.c Un caso pratico: i “social media resumes” su Pinterest. Quando il curriculum

prima si guarda e poi si legge

Il modo unico in cui Pinterest permette di mostrare contenuti

visivi si presta eccezionalmente a convogliare contenuti grafici in modo

“compatto” .

71

Christopher S. Penn72, specialista in marketing e media, propone

un esempio efficace di costruzione del perfetto “social media resume”. Questa

recente pratica permette di sfruttare il potenziale dei social media presenti in

71 http://pinterest.com/cspenn/social-media-resume-example/ 72 http://www.christopherspenn.com/

Page 79: Employer Branding e Personale Branding

79

rete per costruire il proprio “social” curriculum online. I vantaggi di un “social

media resume” si concentrano nella possibilità di condivisione e mobilità

virtuale del curriculum. Attraverso meccanismi di sharing, di attrazione

dell’attenzione e di viralità quasi imprevedibili, tipici della rete e dei social

network, un curriculum può potenzialmente arrivare agli occhi di chi di

dovere in tempi veramente incredibili.

Propongo ora un’analisi del “social media resume” di Christopher

S. Penn, creato appositamente per illustrare alla sua classe di Advanced Social

Media come presentarsi in maniera efficace sulla rete.

1. Le immagini 1 e 2 sono diapositive create con PowerPoint ed

esportate come immagini. L’immagine 1 riporta la dicitura “Read Me

First”, leggimi per prima, e recita: “Mentre sono sempre alla ricerca di

opportunità di parlare in pubblico, non sono attualmente alla ricerca

di un impiego! Questo è solo un esempio. Grazie!” .

2. L’immagine 2, invece, è una sorta di riassunto delle principali utenze

virtuali di Penn, che, nella descrizione sotto alla figura, inserisce i

rispettivi link corrispondenti a quelli riportati sopra, invitando chi

legge a contattarlo tramite qualsiasi piattaforma su cui è attivo. Data

la caratteristica “visual” di Pinterest, i caratteri sono stati messi in

grassetto e gli sfondi colorati delle immagini catturano lo sguardo,

anche nel formato ridotto.

3. Il terzo elemento è un video che Penn ha caricato su YouTube. Il video

si può avviare, ed è un modo eccezionale per presentarsi.

4. La quarta figura è una raccomandazione presa dal profilo LinkedIn di

Penn, traslata su una slide di PowerPoint, e poi esportata in Pinterest

come immagine. E’ auspicabile, qualora fossero presenti, raccogliere

le raccomandazioni ricevute su LinkedIn, o le menzioni che qualche

esperto ha fatto di noi su Twitter, o ancora il numero di condivisioni

che un nostro articolo ha ricevuto, in un’immagine dal layout

accattivante, che andrà a far parte del “social media resume” .

Page 80: Employer Branding e Personale Branding

80

5. Il quinto elemento è un “codice QR”, che contiene i dati dell’elemento

numero 2. I codici QR permettono una scansione con qualunque

smartphone abilitato, e rivelano i dati ai quali sono stati associati: in

questo caso le diverse “presenze online” del soggetto.

6. Il sesto elemento è uno scatto fotografico professionale

7. Il numero 7 è il libro, in versione Kindle, scritto da Penn, “Marketing

White Belt”

8. L’ultimo elemento è un esempio di screenshot, fotografia, delle pagine

web delle compagnie in cui Penn ha lavorato.

73

73 http://pinterest.com/rachaelgking/the-living-resume/

Page 81: Employer Branding e Personale Branding

81

74

5. Pinterest come strumento di employer branding 2.0

In seguito all’analisi delle potenzialità del social network, che ha conosciuto

una crescita senza paragoni nei primi mesi dopo l’immissione in rete, si è

giunti a comprendere l’incredibile forza e potenza di questo canale, data dalla

semplicità di utilizzo. Lo strumento che Pinterest usa per connettere le

persone sono le immagini, e il collante sono le ispirazioni. L’ispirazione è un

elemento valoriale che diventa motore prorompente di socialità e

interazione tra gli utenti. Tra le tante opportunità di utilizzo che Pinterest

offre, non è certo passata inosservata quella di branding. Un brand può essere

un amico d’infanzia, un compagno di avventura, sempre presente come un

fratello, o sincero come una madre.

5.a Una “brand box” 2.0

74 http://pinterest.com/sammette/resume-board/

Page 82: Employer Branding e Personale Branding

82

Un metodo pratico, “tangibile” e ludico con cui rappresentare

l’identità di un brand potrebbe essere, per esempio, quello di chiedere ai

dipendenti di un’azienda, divisi in team, di riempire delle scatole con gli

oggetti che secondo loro rispecchiano l’identità del brand.

Un Cd, un film, un tessuto, un profumo…. un vero “BRAND”storming.

Questo esercizio può essere utile per vagliare la percezione interna dei core

values, che sono l’anima del brand , ma anche un’ ottima fonte di idee per i

brand manager e i creativi , per connotare ulteriormente la personalità della

marca.

Lo stesso meccanismo di questo esercizio di “brand-storming” si può

applicare a Pinterest. La sua struttura basata sulla divisione di immagini in

tavole permette di utilizzare Pinterest come strumento di employer branding

rivolto all’interno75 Ipotizzando che ogni board si configuri come una scatola

virtuale, il brand manager potrebbe chiedere ai neo assunti dell’azienda, per

esempio, quindi il target più giovane e più sensibile all’identità del brand, di

riempire le board. Queste, preventivamente e strategicamente divise per

temi, saranno gradualmente corredate di immagini, video, presentazioni

Slideshare, scatti delle esperienze, eventi, parties aziendali a cui i neo-

75 Si veda anche il paragrafo 2.I.c

Page 83: Employer Branding e Personale Branding

83

professionisti hanno partecipato76. I team manager dovranno essere abili

nell’incentivare questa pratica, e controllare che i contenuti scaricati

rispecchino quella che è l’identità aziendale. Questa, infatti, proiettata

all’esterno, diventa strategia di employer branding , volta a rendere

l’ambiente di lavoro appetibile e stimolante agli occhi dei potenziali

candidati, mentre all’interno avrà effetti positivi sulla trasmissione dei valori

aziendali ai neo assunti, assumendo un valore anche in termini di formazione

del nuovo personale.

A questo proposito, perché sia più chiaro cosa si intende per

divisione strategica delle board , riporto l’esempio di Audi Italia.

Le board, sulla pagina Pinterest di Audi Italia, sono divise per

componenti dell’automobile. Abbiamo “Interior”, interni, “Fuel”, carburante,

“Wheel”, ruote, “Gear”, ingranaggi, “Exterior”, esterni, “Engine”, motore, ecc.

Audi riesce a differenziarsi dalle altre marche che su Pinterest

scelgono strategie di semplice “sales promotion”, cioè mettono in scena

76 Si veda paragrafo 5.b.iii

Page 84: Employer Branding e Personale Branding

84

l’ennesima vetrina dei loro prodotti. Infatti, se si apre la bacheca dal titolo

“carburante” , ci si troverà davanti a un buon numero di sfiziose ricette,

informazioni su cibi regionali, e altre curiosità sul cibo, il “carburante della

macchina uomo”. Allo stesso modo, nella board “ingranaggi”, viene messa in

scena una narrazione per immagini che vede protagonista il corpo nell’atto

sportivo, quindi il “funzionamento perfetto degli ingranaggi umani”.

L’uso della piattaforma che viene fatto è creativo, per niente

convenzionale, a suo modo racconta una storia, ed è una storia aziendale

narrata da un angolazione non banale. Ovviamente, board che riportano

immagini di sportivi, di cibo sano e di prodotti tecnologici, non fanno altro

che narrare un’altra volta il racconto che Audi propone di se, come brand, su

tutti i media, e che si “legge” anche nelle sue campagne pubblicitarie: Audi sta

dicendo un’altra volta al suo pubblico di riferimento di essere un brand

moderno, che parla ai giovani, quei giovani che sanno essere sportivi, al

passo coi tempi e con le novità in campo di tecnologia, che conducono una

vita sana e, qualora apprezzassero la board “carburante, evidentemente

amano anche la buona cucina!

E’ molto interessante l’obiettivo di differenziazione che Audi riesce a

raggiungere operando un uso quasi “giocoso”, ma molto efficace e piacevole

del canale Pinterest, ma il target di quest’operazione è palesemente il

consumatore del marchio, e non i potenziali futuri collaboratori del brand, di

conseguenza non viene operata alcuna strategia di employer branding in

questa pagina.

In definitiva, “fare employer branding” su Pinterest significa :

Sapere utilizzare le immagini per creare esperienze emozionali che

connettano la marca al suo consumatore di riferimento. In poche parole,

raccontare una storia fatta di immagini. Secondo alcune ricerche, i

fattori estetici su cui focalizzarsi riguardano principalmente i colori,

mentre la lunghezza della descrizione, a discapito di cosa si potrebbe

Page 85: Employer Branding e Personale Branding

85

pensare generalmente e a sostegno, invece, della teoria dello storytelling,

è un fattore che aumenta la visibilità dell’immagine caricata77.

Mettere in atto una content strategy, attività di pianificazione e gestione

dei contenuti, mirata ed efficace, quindi:

o Operare una divisione curata dei temi presentati nelle board ,

devono essere in grado, nella loro totalità, di raccontare una

“corporate story”.

o Non dimenticare l’anima del sito, le ispirazioni: inserire immagini

ispiranti al fine di sviluppare legami più stretti con le aspirazioni

delle potenziali future risorse.

o Come esiste un principio valido per il branding su Pinterest, cioè

non creare l’ennesima vetrina online di prodotti bensì esprimere

l’identità dell’azienda come se fosse una persona umana, allo

stesso modo una pagina Pinterest di employer branding non deve

mostrare contenuti freddi e distanti, né diventare una sorta di

pagina degli annunci visiva online. La soluzione ideale è cercare di

mostrare il back office , quello che succede dentro i muri

dell’azienda, come se questa si aprisse, si mostrasse più tangibile,

e come se desse un assaggio esperienziale a chi aspira a lavorarci.

Come se l’azienda dicesse “Noi lavoriamo così, con noi hai queste

opportunità. Sei stimolato? Ti abbiamo intrigato? Sali a bordo. O

almeno, provaci. Potresti essere la persona giusta!” . In questo modo

il candidato si sente più vicino all’ambiente di lavoro, vede

immagini di persone vere, che “ce l’hanno fatta”. Non immagini

pubblicitarie, come quelle che si vedono sulle riviste, o sulle pagine

web. Questo incoraggerà i potenziali candidati ad instaurare una

relazione più profonda col brand.

o Inserire immagini rilevanti e che avvicinino il candidato che

vogliamo colpire. Intel, oltre a meritare una menzione d’onore per

77 http://danzarrella.com/infographic-how-to-get-more-pins-and-repins-on-pinterest.html#

Page 86: Employer Branding e Personale Branding

86

essere riuscita, come azienda, a far diventare il proprio marchio un

brand, pur producendo processori per computer, ha una board che

si chiama “Geek Chic”78.

o Se è presente un impegno sociale al di fuori del contesto

commerciale, è positivo mostrarlo con una board dedicata. Non

solo migliorerà la reputazione del brand agli occhi della

community, ma sarà anche estremamente d’aiuto per la causa

sostenuta, alla quale verrà data un ulteriore opportunità di

visibilità.

Le strategie più efficaci di employer branding che ho individuato su

Pinterest, e che voglio riportare in questa tesi, sono quelle messe in atto da

General Electric79, The New Traditionalists80, e Taco Bell ( Careers)81 .

Ognuno di questi tre brand, infatti, è riuscito a concretizzare egregiamente

uno dei punti appena elencati.

5.b Strategie eccellenti di employer branding su Pinterest: General Electric, The

New Traditionalists e Taco Bell

5.b.i General Electric Company

La General Electric Company è una multinazionale statunitense, attiva nel

campo della tecnologia e dei servizi dal 1892. Nella breve descrizione che

Pinterest permette di affiancare all’immagine scelta per rappresentare la

pagina si legge:

78 http://pinterest.com/intel/geek-chic/ . Non esiste una traduzione italiana per il termine inglese “geek”. L’insieme, “Geek Chic”, si può tradurre con “Cose chic per cervelloni”. 79 http://pinterest.com/generalelectric/ 80 http://pinterest.com/thenewtrad/ 81 http://pinterest.com/tacobellcareers/

Page 87: Employer Branding e Personale Branding

87

“#Pinning things that inspire us to build, power, move and cure the world.

Welcome to the official GE Pinterest page!”82

Sono venti le board che General Electric ha creato. Di seguito riporto

quelle salienti:

“Ready to Pinspire?” ; questa board è composta da cinque immagini che,

poste adiacenti, formano una freccia, e ciò che si legge nelle cinque

descrizioni forma il seguente discorso83: “Caricate Pin per voi stessi o in

onore di qualcuno che combatte il cancro di vostra conoscenza. Create

board per condividere esperienze sul cancro. Metteremo in evidenza una

delle vostre immagini ogni settimana. Non vediamo l’ora di vedere le

vostre storie. Controllate le nostre istruzioni per maggiori informazioni.”

Questa bacheca, di grande rilevanza sociale, permette di mostrare

l’impegno di GE nell’ambito della ricerca e della costruzione di

macchinari per la cura del cancro. Inutile dire quanto sia forte la

connessione emozionale che questo crea con un potenziale candidato.

“Hey Girl” ; questa bacheca va a toccare il lato umano del candidato dal

punto di vista della comicità e dell’ilarità. GE si scopre, in questa board,

un brand che sa ridere, e che ride con le persone. Le immagini riportate

in questa raccolta mostrano frasi dolci, romantiche, usate dagli uomini

per fare colpo sulle ragazze (da qui il titolo “Hey Girl”) , traslate, però,

sul tema delle macchine e dell’elettricità. Si noti l’utilizzo dello sfondo

colorato, per catturare lo sguardo.

82 “Pinando – unica traduzione individuata, per ora, del verbo To Pin- cose che ci ispirano a costruire, attivare, muovere e curare il mondo. Benvenuti sulla pagina Pinterest ufficiale di GE.” 83 Traduzione libera dell’autrice

Page 88: Employer Branding e Personale Branding

88

1 2 3

Le immagini mostrano rispettivamente le frasi :

1. “Hey ragazza, il mio cuore batte così forte che potrebbe

alimentare una locomotiva”,

2. “ Mandami un telegramma, se ti va”84

3. “ Hey dolcezza, il nostro amore brucerà più a lungo di un

filamento di tungsteno in bulbo sigillato sottovuoto”.

“Badass Machines” ; la traduzione del titolo suona più o meno così

“Macchine Tostissime”, e questa board è una raccolta delle più incredibili

ed enormi macchine costruite da General Electrics e degli elementi a cui i

costruttori di queste meraviglie tecnologiche si ispirano. Alcune delle

didascalie di queste immagini giocano su un tono “da bar”, come se fossero

parte di una conversazione tra amici in cui uno dei due partecipanti

aggiorna l’altro sugli incredibili progressi e la potenza delle macchine che

la sua fabbrica costruisce, con un entusiasmo che solo il tono informale

84 Quest’immagine in particolare fa riferimento ad un grande successo radio del 2012, la canzone “Call Me Maybe” di Carly Rae Jepsen .

Page 89: Employer Branding e Personale Branding

89

può rendere con precisione. Questo è un modo di avvicinarsi agli

appassionati- la passione per il proprio lavoro è caratteristica

imprescindibile per ogni buon dipendente- come se si parlasse lo stesso

linguaggio, e quel linguaggio richiedesse di essere informale, crudo e

potente come l’argomento di cui si parla ! Di seguito qualche esempio.

1 2

3

1. “Guarda: I nostri composti di ceramica sono più forti di un

proiettile in corsa?”

2. “Uno dei nostri ingegneri ha scattato una foto del nostro

negozio di riparazione turbine in-loco a Greenville, SC.”

3. “Domanda: come possono le ali di questa farfalla migliorare i

vostri viaggi in metropolitana?”

Page 90: Employer Branding e Personale Branding

90

4 5

4. “Lavoriamo su cose più grandi di noi stessi”

5. Si presti attenzione a questa immagine. Dice: “Sono un fan dei

treni e sono orgoglioso di esserlo”, e la didascalia riporta “Quale

locomotiva è la tua preferita?” Si notino:

a. Il colore sgargiante dello sfondo e il piccolo slogan che

catturano l’attenzione del lettore

b. Il tag , cioè l’etichetta, rappresentata graficamente dal

simbolo "#” apposto davanti al nome “locomotiva”, così

chiunque farà una ricerca interna a Pinterest con questa

parola chiave, troverà questa immagine

c. La risposta di un utente che dice: “La RENFE classe 269,

100% elettrica”, e la RISPOSTA di un membro

dell’azienda “GE @Carlos Rios” che commenta “ pare che

tu sia proprio uno che pensa in #verde” , con il “#” che

Page 91: Employer Branding e Personale Branding

91

contrassegna le parole chiave per la ricerca, sempre per

dare visibilità alla conversazione nel caso qualcuno

inserisse come parola chiave, nel motore di ricerca

interno a Pinterest, la parola “verde”.

“That’s Genius!” è una board in cui sono raccolte immagini

colorate che riportano frasi e citazioni brillanti dei più grandi

geni del campo.

Anche questo è un modo di parlare vicino ai giovani, che

avvicina il target al brand. Brevi frasi, motivanti e pronunciate

dai presunti eroi di coloro che dovrebbero rappresentare

l’obiettivo, in termini di personale, dell’azienda.

“Wyoming Women First” è una raccolta di immagini che

incitano le donne dello stato del Wyoming, che ha la più bassa

percentuale di esami per la prevenzione del cancro al seno

eseguiti annualmente negli U.S.A., a fare controlli frequenti e

prevenire la malattia. A questa board è assimilabile un’altra

presente sulla pagina, dal titolo “Cancer Pintherapy”.

Page 92: Employer Branding e Personale Branding

92

“The #WhatWorks Project” , il cui sottotitolo è “ Celebriamo e

diamo energia alle cose che funzionano! Condividi le grandi

persone, le cose e i luoghi che funzionano/lavorano, per aiutare

l’America a tornare a funzionare/lavorare”85 .

“#GEInspiredME”; in questa tavola sono riunite le migliori foto

di un concorso indetto da GE al fine di trovare “the next GE

Intagrapher”86 cioè il prossimo talento fotografico innovativo.

Il concorso prevedeva di scattare fotografie col cellulare, e

condividerle apponendo l’etichetta “#GEInspiredME”. Le

fotografie dovevano ispirarsi alle quattro aree di innovazione

di General Electrics: movimento, costruzione, cure mediche,

energia.

85 Traduzione dell’autrice della frase “Celebrate & Power What Works! Share the great people, places & things that work to help get America back to work.” 86 Il termine “instagrapher” deriva dalla crasi della parola “Photographer” e “Instagram”, il nome di un celeberrimo programma social di ritocco fotografico.

Page 93: Employer Branding e Personale Branding

93

“Eco Efficient”; board interamente dedicata a curiosità,

domande e risposte e nozioni su tutto ci che riguarda

l’ecologia e il “pensiero verde”.

“The Archives” ; raccolta molto interessante dal punto di vista

del processo di narrazione del brand. Si tratta di una

collezione di immagini che raccontano la storia della nascita

dell’azienda, dalle prime pubblicità alle prime brillanti idee,

per far capire come le creazioni futuristiche nate sotto l’ala di

GE abbiano cambiato il mondo e la qualità della vita di molte

persone. Un modo

Page 94: Employer Branding e Personale Branding

94

avvincente ed eccitante di dire al potenziale candidato che

guarda queste immagini “ Vieni a bordo, partecipa anche tu ai

nostri successi e aiutaci a migliorare il mondo in cui viviamo!”.

La diversificazione di argomenti trattati nelle tavole di General Electric è

fenomenale, dalle grandi macchine agli “archivi” che mostrano immagini

prese dal racconto della storia e dell’eredità di GE, passando per la board del

concorso “#GEInspiredME” , interamente dedicata alle foto dei fan. Questa

azienda è un ottimo esempio di come dovrebbero essere organizzati, gestiti e

mostrati i contenuti all’interno di una pagina “brandizzata” , sia a livello di

semplice strategia di branding aziendale, sia in un’ottica di employer

branding.

5.b.ii The New Traditionalists

The New Traditionalists è un brand di mobili di pregio, con

laboratorio a New York City, nello scintillante quartiere di Soho. I mobili

prodotti da questa casa sono molto classici, ma come recita il nome,

quest’azienda è formata da “nuovi tradizionalisti”, persone che non hanno

aspettato troppo a salire sulla cresta dell’onda di Pinterest, e l’hanno fatto in

maniera eccellente.

Page 95: Employer Branding e Personale Branding

95

1

Il team di “The New Traditionalists” ha colto in pieno le potenzialità

di Pinterest in termini di offerta esperienziale al cliente, e non

bombardamento passivo sotto forma di immagini di prodotti. Le board che

ho messo in evidenza nella Fig.1 si chiamano “Lino Bianco”, “Tempo d’Estate”

e “Il Diavolo è nei Dettagli”. Nessuna di queste collezioni riguarda,

apparentemente, i prodotti della marca. Entrando nella bacheca dedicata

all’estate, si apre una raccolta di immagini vintage di momenti marittimi,

personaggi famosi si susseguono in fotografie dal sapore retrò. Questa

narrazione evoca un periodo, uno stile, un modo di fare che sono di

ispirazione per “The New Traditionalists” nella creazione dei suoi prodotti.

Infatti, la descrizione accanto al nome del profilo è la seguente: “Ispirazioni

per i nostri mobili, e tuto ciò che ruota attorno ad essi”. E come questa, tutte

le altre tavole riportano elementi di epoche, momenti storici, stili e periodi

della moda che ispirano il brand nella connotazione di se stesso e dei suoi

prodotti. Ad un occhio attento, però, non sfuggiranno immagini di mobili,

disseminate ad arte nelle varie board.

Page 96: Employer Branding e Personale Branding

96

Fig.2

Tra una fotografia di JFK JR e un’immagine di Audrey Hepburn in un

“Summertime”, un momento estivo, fa capolino la fotografia artistica di

Norman Parkinson che ritrae una signora, esempio di finezza e stile,

dolcemente adagiata su un divano in riva al mare. Così come nella board

“The Devil is in the Details” , tra immagini che vedono protagonisti i dettagli

di vari capi d’abbigliamento, quindi fibbie, bottoni, gemelli, si possono

individuare fotografie che ritraggono dettagli di pregio dei mobili costruiti da

“The New Tradionalists” ( Fig.3).

Page 97: Employer Branding e Personale Branding

97

Fig.3

Il dato più interessante, però, per quanto riguarda questo brand dalla

straordinaria dote comunicativa, è la board dal nome “HELP WANTED!” ,

cercasi aiuto. Il sottotitolo di questa collezione di immagini recita: “Siamo in

Nuovi Tradizionalisti e stiamo cercando di espandere il nostro branco. Cerchiamo una

specialista in Servizi al Cliente che si unisca a noi nel nostro showroom di Soho. Gli annunci di

lavoro tradizionali sono noiosi, quindi abbiamo creato questa tavola dove esponiamo in

maniera dettagliata i nostri criteri. Sei tu la Superstar del Servizio Clienti che stiamo cercando?

Per favore, dai un’occhiata e condividi. Puoi trovare l’offerta completa qui(…).” 87

87 Traduzione dell’autrice

Page 98: Employer Branding e Personale Branding

98

Fig.4

Tutte le immagini sono tratte da film famosi, o immagini divertenti trovate

sul web che aiutano a costruire la “storia della ricerca della Superstar del

Servizio Clienti”. La prima immagine della raccolta (Fig.4) mostra un gruppo

di giovani scapestrati in motocicletta, e recita “ Ci siamo imbarcati in questo

viaggio per espandere la nostra squadra….” , la seconda è un’immagine tratta

da un film e la didascalia dice “ …e abbiamo cercato lontano e dappertutto…” ,

“Quindi, questa è la nostra mappa” recita l’immagine successiva, un gruppo di

ragazzini che osserva avidamente una mappa del tesoro. “Siamo i Nuovi

Tradizionalisti”, si legge nell’ultima immagine della prima stringa. La tavola

prosegue:

Page 99: Employer Branding e Personale Branding

99

Fig.5

“Stiamo cercando uno Specialista in Servizi al Cliente!!”, “Quindi questi sono i

nostri criteri”, “ci piacciono le cose tradizionali”, “ ma ricche di dettagli…”, “…e

alla moda”.

Fig.6

Page 100: Employer Branding e Personale Branding

100

“Abbiamo bisogno di uno che voli in alto!!”,“ Qualcuno che sia cool”, “ ma non

una diva…”, “… vogliamo una ROCKSTAR!” , “ Che si unisca a noi nel nostro

showroom di Soho”.

La board continua con altre immagini le cui didascalie aggiungono sempre

più dettagli alla figura del candidato perfetto, della “Superstar del Servizio

Clienti” che The New Tradionalists sta cercando, sempre mantenendo un

tono amichevole, accomodante, entusiasta , ma non per questo dimenticando

di fornire anche il minimo dettaglio sulla personalità e le caratteristiche

ricercate.

Fig.7

Riporto alcune delle didascalie, che recitano: “ Siamo giovani… ma con

GRANDI piani”, sotto all’immagine di un giovanissimi JFK, o ancora “ Stiamo

crescendo in fretta”. Si passa poi alla descrizione dell’azienda: “ Tutti i nostri

prodotti sono fatti a mano usando i materiali della milglior qualità esistente”.

Page 101: Employer Branding e Personale Branding

101

Fig.8

In ultimo, alcune immagini più seriose riportano la descrizione delle

opportunità di miglioramento ed esperienza che la posizione in questione

offrirebbe al candidato, mentre altre immagini divertenti prese da altrettanti

film, recano le seguenti didascali: “ La possibilità di crescere con una

compagnia in crescita, e DIVERTIRSI FACENDOLO!!”, o ancora, “Sei li fuori?

Seriamente, dove ti stai nascondendo?”, e per ultima “ Sei tu? Seriamente.

Mandaci un’e-mail!” .

Questa strategia colpisce per originalità e potenza espressiva. E’ operata una

costruzione magistrale dell’ employer brand , della figura del datore di lavoro,

che attraverso le immagini si racconta come un giovane talentuoso JFK con

grandi piani, come un bambino che non vede l’ora di crescere, ma anche un

adolescente con un bagaglio di sogni e l’entusiasmo di puntare in alto.

Inoltre, le immagini sono fruibili, sono scelte ad arte e rispecchiano vere e

proprie ispirazioni ( quasi tutte sono immagini tratte da diversi film). Questo

Page 102: Employer Branding e Personale Branding

102

permette loro di essere facilmente condivisibili e “ri – Pinabili” e , di

conseguenza, la pagina di The New Traditionalist si aprirà ogni volta che

qualcuno cercherà l’origine di queste divertenti immagini.88E’ un esempio del

miglior uso che si possa fare si questa semplice ma potentissima piattaforma.

Un uso creativo, che parli di emozioni, alle emozioni, per creare un legame

emotivo e far sì che il brand acquisisca un posto d’onore nella mente del suo

consumatore, e si guadagni il suo affetto, la sua ammirazione e, in questo

caso, che diventi la più grande aspirazione professionale del futuro

candidato.

5.b.iii Il caso Taco Bell (Careers)

L’ultimo caso che prendo in analisi non è meno appassionante dei precedenti.

Si tratta della pagina Pinterest del brand Taco Bell89, che rappresenta una

catena americana di fast-food.

Fig.1

La descrizione che introduce il brand, e ne affianca il logo sulla pagina

Pinterest riporta le seguenti parole “La tua personalità è il tuo brand… quindi

perché non impegnarti con una compagnia che abbraccia la tua individualità?

Ispira. Conduci. Impara. Cresci. Lavora qui (…) .” 90

88 Si permetta il neologismo, il cui utilizzo è diffuso. 89 http://www.tacobell.com/ 90 traduzione dell’autrice

Page 103: Employer Branding e Personale Branding

103

E’ molto importante questa introduzione che Taco Bell sceglie per il suo

profilo. Innanzitutto il tono è gioviale, amichevole, aperto, un tentativo di

avvicinarsi al target di dipendenti individuato dall’azienda. La maggior parte

degli interessati, infatti, ed anche il segmento a cui parla questa pagina, sono

persone che devono essere pronte a stare a contatto coi clienti, e fornire il

miglior servizio possibile nei punti di contatto dell’azienda con l’esterno,

quindi i fast-food Taco Bell. “La tua personalità è il tuo brand”, con questa

frase il team di creatori di questa strategia ha manifestamente voluto

incentrare la campagna di employer branding sulla valorizzazione del

personal brand degli individui a cui si rivolge. Il team di Taco Bell, nel

dichiararsi consapevole dell’importanza per ogni professionista -ma in

generale per ogni persona che debba in un qualche modo “essere scelta”- di

costruire il proprio brand personale, si attesta su una linea strategica molto

innovativa e stimolante, che consiste nell’integrare i singoli brand dei

dipendenti con quello dell’azienda, per ottenerne una relazione sinergica e di

crescita duplicemente orientata e vantaggiosa.

Fig.2

Una breve analisi delle collezioni salienti è proposta di seguito:

Page 104: Employer Branding e Personale Branding

104

“Taco Bell Community”; in questa board sono presenti fotografie

raccolte sotto la didascalia “ Incontra la Taco Bell Family” . Le

immagini sono state selezionate e caricate con l’intento di costruire

una narrazione familiare, che ricalcasse il modello dell’album di

fotografie famigliare. Si possono sfogliare immagini catturate durante

la giornata “Porta i tuoi bambini al lavoro”, o ancora fotografie dei

nuovi piatti preparati dai dipendenti dopo una lezione di training con

una famosa chef – in una di queste figura una dipendente sorridente

con un piatto in mano ed è intitolata “Cantina Pride, cioè “l’orgoglio di

aver cucinato un piatto Cantina”- . Si prosegue con una fotografia

scattata durante una “Welcome Breakfast” dedicata ai nuovi impiegati

del settore IT dell’azienda. Si prosegue con immagini che ritraggono

sempre gruppi, squadre di dipendenti intenti a ricevere premi,

assistere a workshop, lezioni e momenti di team building.

Assimilabili a questa board, come principi essenziali che le regolano,

sono le tavole “ Taco Bell Office Olympics 2012”, che mostra una

giornata sportiva, sulla falsa riga delle Olimpiadi di Londra del 2012,

organizzata all’interno dell’azienda, “Fun Times”, che riporta momenti

ludici avvenuti sul posto di lavoro e “ Team Members Video Shot”,

ovvero il dietro le quinte delle riprese dei video promozionali

realizzati con la partecipazione dei membri dei vari team.

Questa board è un esempio eccellente e perfettamente progettato di

una strategia vincente di employer branding. Ogni immagine invoglia il

potenziale candidato ad entrare nella “Taco Bell Family” attraverso le

emozioni che le innumerevoli fotografie di attività di squadra, ludiche

e professionali, trasmettono a chi le guarda. Sono presenti inoltre

fotografie che ritraggono le squadre dei manager, dei coaches e degli

chef in pose sorridenti, come per “umanizzarli” agli occhi dei

candidati. Questa strategia fa si che il candidato non sia intimorito da

quelle che, nell’azienda, sono le persone che ricoprono i ruoli più

Page 105: Employer Branding e Personale Branding

105

autorevoli, o dal team da cui dovrà essere giudicato ed eventualmente

assunto (Fig.3) , ma anzi, operi una “demitizzazione” di queste

persone che lo invogli a voler lavorare con Taco Bell, in questo caso, e

far parte della famiglia con serenità.

Fig. 3

Le board dal titolo “Meet Our Recruiting Team”(Fig.4) e “Keri

Patterson – Field Recruiter” (Fig.5) si attestano sulla stessa linea

strategica di demitizzazione del personale che potrebbe essere temuto

dal candidato, e per questo disincentivante per la sua candidatura.

Fig.4 Fig.5

“Taco Bell + YOU”: “Working at Taco Bell is more than joining a

successful brand. It's about joining a culture that loves the food, cares

about each other and our communities and connects with each and

Page 106: Employer Branding e Personale Branding

106

every Customer. Don't just settle for any job, choose to Work Here.”

Questa introduzione alla galleria “Taco Bell + YOU” suggerisce al

candidato di non cercare lavoro soltanto dal punto di vista di trovarne

uno, ma di scegliere di lavorare alla Taco Bell. Secondo quanto scritto,

infatti, lavorare per Taco Bell significa di più che lavorare per un

famoso brand. Significa entrare a far parte di una cultura che ama il

cibo, significa prendersi cura gli uni degli altri, e delle loro comunità,

ed essere al servizio di ogni singolo cliente.

Fig.6 “Lavora da Taco Bell e condividi l’amore”

All’interno di questa raccolta sono presenti numerosi video che servono

come supporto narrativo al tema della pagina, e mostrano momenti di lavoro

mentre spiegano i punti saldi della cultura aziendale di Taco Bell.

Page 107: Employer Branding e Personale Branding

107

Fig.7

“Recruiting is Social”; all’interno di questa board sono presenti

numerose infografiche, mappe grafiche che mostrano dati presi da

ricerche, a supporto del Social Recruiting.

Fig.8

Con le immagini presenti in questa raccolta il team di Taco Bell vuole

chiarire la sua totale adesione e fiducia nella pratica della ricerca di

impiegati attraverso i social network, riconoscendone le grandi

potenzialità in termini di connessione, networking e attrazione di

risorse umane.

Page 108: Employer Branding e Personale Branding

108

In ultimo, tre board dedicate a nutrire lo spirito, dal titolo “Good

Reads” , “Recipes for success” e “Food for thoughts”. La prima è una

raccolta di libri di cui il team di Taco Bell consiglia la lettura, la

seconda è un insieme di frasi motivanti a proposito del successo,

mentre la terza mostra immagini che riportano citazioni come “Non

aver paura di provare. Abbi paura di non farlo” (Fig.9) . Queste

collezioni manifestano, ancora una volta, la volontà di far percepire il

brand come un mentore, una persona profondamente e sinceramente

interessata alla crescita intellettuale dei suoi impiegati , alla loro

motivazione. Taco Bell diventa un brand amico, consigliere,

“motivatore”, e che dimostra di aver capito le necessità dei sui

dipendenti, e di fare il possibile per soddisfarle al meglio.

Fig.9

La strategia di employer branding di Taco Bell è progettata ad arte, contiene

tutti gli elementi per essere vincente ed efficace ed è, dal punto di vista

comunicazionale, potente e “avvolgente”, perfetta nel creare una connessione

emozionale con l’interlocutore, un legame che fa sì che questi percepiscano il

brand come il luogo di lavoro ideale, e questa percezione possa rimanere

salda nelle loro menti anche nel lungo periodo.

Page 109: Employer Branding e Personale Branding

109

6. Verso una strategia di Branding Integrato

Nello scenario attuale, uno sguardo attento non potrà non notare i

cambiamenti radicali che stanno interessando il mondo del job searching -

ricerca dell’impiego desiderato da parte di chi cerca lavoro-, e del talent

searching -ricerca del candidato adatto dal punto di vista delle aziende

intenzionate ad assumere- .

Quella che viene chiamata “ guerra per il talento” è una fase del

mercato del lavoro, che raggiunge la sua massima espressione nei momenti

in cui si ha più domanda di professionisti che offerta. E’ proprio questa

tendenza che si concretizza nel concetto di “Employer Branding”, sforzo

dell’azienda che, per attrarre il miglior capitale di talento, non risparmia

risorse al fine di sviluppare e potenziare la sua figura di “impiegante”/ posto

di lavoro di valore, utilizzando ogni tipo di strada, dalla presenza agli eventi

fieristici dell’impiego, fino al tentativo di ottenere riconoscimenti che

attestino le sue politiche, specialmente in materia di gestione del personale e,

più recentemente, tentando l’assalto definitivo al mercato attraverso la

costruzione di una determinata reputazione aziendale mediante l’uso delle

reti sociali. Costruire questa reputazione non è ormai più prerogativa

esclusiva delle grandi aziende. Grandi imprese, filiali e PMI si sono rese conto

dell’importanza di essere datori di lavoro attraenti, ambienti di lavoro

appassionanti, e, per queste caratteristiche, catalizzatori di talento.

Ad oggi, momento storico segnato da un’evidente crisi del posto di

lavoro, la situazione di cui sopra si è invertita: la domanda d’ impiego è molto

alta, l’offerta scarseggia. Il mercato del lavoro è in una voragine, e obbliga

innumerevoli aziende ad “aggiustare” le proprie strutture ed eliminare

risorse qualificate, che, colte impreparate da questa situazione, si trovano a

dover affrontare , punto e a capo, il mercato del lavoro. Com’era prevedibile,

il talento si erge ora contro la mancanza di opzioni, ed il concetto di “Personal

Branding” si è inserito nella mente di molti professionisti, che si sono visti

Page 110: Employer Branding e Personale Branding

110

letteralmente obbligati a “reinventarsi”, e di molti giovani talenti alla ricerca

del giusto riconoscimento, che si concretizza, oggi, nel conseguimento del

“posto di lavoro dei sogni”. Sono proprio queste categorie ad essersi rese

conto dell’importanza, ora più che mai, dell’importanza vitale di essere

presenti nelle reti mediali relative ai loro campi di specializzazione.

Con questa idea di “guerra” di un esercito di professionisti, decisi a

posizionare, o ri-posizionare, il loro talento, è andata estendendosi

progressivamente l’idea dell’importanza di sviluppare una strategia di

personal branding. E’ una lettura intelligente dei fatti e del momento storico

che stiamo affrontando, che fa si che ci si metta strategicamente all’opera nel

durissimo compito di costruire e sviluppare il proprio marchio, che permetta

di mettersi in evidenza ed essere scelti, ma anche, fattore che ultimamente ha

assunto molto peso, di poter scegliere.

Pertanto, preso atto di quanto detto finora, e sottolineando che le

organizzazioni fronteggiano un mercato via via più esigente, che richiede loro

di poter contare, tra le loro fila, su professionisti più che eccellenti nel loro

campo di expertise, ha senso, a questo punto del percorso teorico , tracciare i

contorni di una strategia nella quale l’organizzazione permetta ai suoi

impiegati di coltivare, sviluppare, e potenziare i loro rispettivi “brand

personali”, anche e soprattutto in seno all’azienda. Questo in virtù del fatto

che, se l’azienda avrà operato in maniera efficiente e consona dal punto di

vista dell’assunzione delle sue risorse, si troverà, senz’altro, con un bacino di

collaboratori perfettamente in linea con i principi, la mission, e la core value

proposition dell’organizzazione stessa. Essere il giusto candidato per una

determinata azienda significa condividere i principi e i valori aziendali che la

costituiscono, e che ne regolano l’organizzazione, e quei valori appartengono,

in primis, al candidato stesso .

Non ci sarà, quindi, necessità alcuna di plasmare le proprie risorse

secondo i contorni e le forme del brand per far si che vi aderiscano,

investendo inutilmente ulteriori risorse. Si rivelerà, d’altra parte, vincente la

Page 111: Employer Branding e Personale Branding

111

scelta di arricchire il marchio con l’apporto dei singoli brand dei suoi

impiegati, forti di una base valoriale comune e condivisa tra azienda e

collaboratore, incoraggiando a coltivare questo aspetto professionale di sé

anche chi non lo avesse mai curato.

L’idea alla base è di creare una cultura aziendale che fomenti lo

sviluppo dei personal brand. Un’azienda che permetta alle proprie risorse di

lavorare al loro marchio col supporto del brand principale ci guadagnerà,

d’altra parte, in termini di “Employer Branding”. L’impatto di questa strategia,

avendo facilitato e dato impulso ai marchi personali dei suoi professionisti,

permetterà all’azienda, grazie a questi ed al suo posizionamento individuale,

nel medio e lungo termine, di potenziare oltremodo la sua immagine in

termini di Employer Brand. Si tratterà sostanzialmente di alimentare il

personal branding per elevare all’ennesima potenza l’employer branding.

In definitiva, contare su professionisti con un marchio personale conosciuto e

ri-conosciuto significa poter contare su un grande brand, che prende impulso

proprio da questi suoi “Brand Ambassadors”.

Non è impossibile né audace prevedere la futura proliferazione di

strategie di “Branding Integrato”. La cultura del datore di lavoro dovrà

annullare i fantasmi e le paure che tradizionalmente hanno impedito di

supportare le iniziative finalizzate a far brillare di luce propria i

professionisti dell’organizzazione.

L’impiegato capace, volenteroso ed emozionalmente intelligente

dovrà essere disposto a trasformarsi in “intra-imprenditore”: un

professionista che incanala l’energia del suo brand personale al servizio di un

unico cliente, la sua azienda. 91

91 www.humannova.com

Page 112: Employer Branding e Personale Branding

112

Capitolo terzo

La mia proposta per un futuro non troppo

lontano, la “Social Career Page”.

In seguito a tutte le considerazioni sui vari aspetti del recruiting,

dell’employer branding e del personal branding fatte finora, presento ora una

proposta che nasce dalla fusione di più stimoli. Fino a questo momento tutto

ciò di cui si è parlato concerne l’universo 2.0 e i suoi pianeti, i social

networks.

Stando ad una recente indagine condotta da Lorenzo Pulici 92, specialista in

Risorse Umane e Comunicazione, sarebbe LinkedIn il più utilizzato( 96%),

dai professionisti per tessere le trame dei loro network, e dai recruiters nella

ricerca di nuove figure.

Se si parla di social network e lavoro, LinkedIn è il brand “top of mind” , cioè

il primo che viene in mente, stando ai dati raccolti.

I vantaggi di questa valida piattaforma sono molteplici:

Serietà

Reale possibilità di costruire una rete di contatti funzionale alla

propria professione

Reale possibilità di ottenere una proposta di lavoro

Reale possibilità di entrare in contatto con potenziali clienti

Il proprio profilo è il proprio curriculum

92 Si veda il Capitolo 1

Page 113: Employer Branding e Personale Branding

113

Presenza di gruppi di discussione generalmente validi e professionali

che possono portare a partnership e collaborazioni

E’ gratuito

E’ vero, però, che LinkedIn è una piattaforma che diventa di grande supporto

e funzionalità al professionista nel momento in cui questi riesce a creare un

solido network e una rete di contatti consolidata e funzionale alla sua

carriera, quindi a distanza di qualche anno, quando ormai ha accumulato

qualche esperienza e un buon numero di contatti.

La mia proposta nasce dall’analisi dei reali bisogni delle due parti coinvolte

nella domanda e nell’offerta di lavoro, ma si rivolge ad un target specifico e

mette in campo una particolare fascia dei dipendenti dell’azienda. Si

configura come piattaforma ibrida , unione dei modelli di “career page” e

“social network” .

L’elemento di differenziazione del progetto consiste nel mettere in

contatto i giovani talenti di cui si è parlato in questa tesi con i giovani neo-

assunti dell’azienda nella quale questi aspirano a lavorare.

La “Social Career Page” che ho in mente è pensata per essere, nella sua

fase iniziale e sperimentale, costruita sul modello della grande azienda, in

modo che l’offerta di aree professionali e posizioni aperte sia la più ampia

possibile. Una variante è che la piattaforma riunisca un pool di cinque grandi

aziende simili per offerta di aree professionali ( Acquisti, Comunicazione e

PR, Logistica, Marketing, Qualità, Risorse Umane e Innovazione sono, per

esempio, aree professionali comuni a tutte le grandi imprese) per offrire più

scelta agli utenti.

Il nucleo concettuale consiste nell’offrire uno spazio nel quale i

giovani veramente motivati ad entrare a far parte dell’azienda possano

sentirsi leggermente più vicini a questa, e quindi alla meta, traendone la

motivazione e lo stimolo necessari a continuare a provare a proporsi, senza

demoralizzarsi. Questo impulso è dato all’esterno da una particolare

configurazione interna che proporrei per la gestione di questa piattaforma.

Page 114: Employer Branding e Personale Branding

114

L’intento più sincero di questo progetto sarebbe, infatti, quello di mettere in

contatto i giovani talentuosi e motivati che cercano impiego con i giovani

talentuosi e motivati che, invece, lo hanno appena ottenuto nell’azienda.

Dall’esterno il candidato sarebbe in grado di raggiungere un punto di

contatto con l’interno dell’azienda, ovvero i neo-assunti, i quali sono elementi

interni, si, ma sono anche coloro che sono appena riusciti a varcare “il bordo”,

e sono ancora memori dell’”impresa”. Neo-assunti e candidati. Significa

mettere in contatto due gruppi che condividono lo stesso linguaggio e,

presumibilmente, gli stessi elementi valoriali. Significa avere una base

comune e solida, forte della condivisione del medesimo codice comunicativo.

Un neo-assunto, adeguatamente motivato e stimolato, è l’elemento

all’interno dell’azienda che sarà maggiormente in grado di trasmetterne i

valori all’esterno, inquadrandoli in una strategia di employer branding.

Concretamente la piattaforma vedrebbe riuniti in un unico spazio elementi

sia del modello “career page” , sia del “social network”, adeguatamente

armonizzati tra di loro.

Elementi estrapolati dal modello “career page”, l’esempio di Bosch:

la career page è la pagina web che le grandi aziende dedicano alla

pubblicazione degli annunci riguardanti le posizioni lavorative aperte e le

Page 115: Employer Branding e Personale Branding

115

opportunità di carriera. Generalmente, come si può vedere dalla figura,

l’azienda dà l’opportunità al potenziale candidato di creare il proprio profilo,

inserire i suoi dati anagrafici e compilare un format che andrà a costituire il

curriculum che egli vuole proporre contestualmente alla sua candidatura.

Le sezioni che è possibile esplorare sul sulla pagina sono:

o “Chi siamo”, sezione in cui è possibile apprendere cosa Bosch

vuole rappresentare in quanto azienda, quali sono i principi e i

valori aziendali che ne motivano i diversi team e quali gli

elementi che li rendono uniti.

o “Unisciti a noi”, dove è possibile operare una selezione delle

posizioni disponibili in base alle proprie competenze,

qualificandosi come studenti, neolaureati o specialisti e

manager, prendere visione delle “Aree professionali” per le

quali candidarsi, e visionare gli “Appuntamenti con Bosch” (

Career Day, Job Fair, ecc… ) . Inoltre , questa è la prima area in

cui è necessario rendere ben chiaro cosa l’azienda cerchi nei

candidati (concetto che deve comunque essere trasversale a

tutta la strategia di employer branding e non circoscritto ad

una sezione) , in modo che questi possano operare una auto

scrematura, cioè proporsi con la convinzione di avere in toto i

requisiti necessari , o decidere che i valori aziendali non si

coniugano con la loro persona, e risparmiare alle risorse

umane il tempo necessario a prendere visione della loro

candidatura.

o “Lavorare in Bosch”; questa area del sito è dedicata

all’approfondimento delle politiche aziendali in merito a

“Retribuzione”, “Diversità e pari opportunità”, e “Work-life

Balance”, ovvero la possibilità di conciliare la vita lavorativa

con le proprie passioni, senza rinunciarvi.

Page 116: Employer Branding e Personale Branding

116

o “Crescere in Bosch”; è la parte dedicata al “Training”, ovvero le

opportunità di formazione offerte dall’azienda, all’esplorazione

delle “Opportunità di carriera” e delle “Opportunità

internazionali.”

o “La nostra forza: l’innovazione” è la sezione dedicata ai

successi dell’azienda in termini di progetti innovativi ,

configurati e presentati in chiave di strategia si employer

branding, e cioè al fine di attrarre ed invitare le persone

motivate e di talento ad unirsi al successo del brand.

o Ed infine la sezione chiamata “Invia la tua candidatura”, nucleo

pulsante della career page, all’interno della quale viene data la

possibilità di candidarsi per le offerte attive e di leggere la lista

delle domande più frequenti rivolte su questo tema.

Questi gli elementi imprescindibili che la “Social Career Page” eredita dal

modello della “career page”.

Elementi estrapolati dal modello “social network”:

o La possibilità di creare un profilo personale al momento del

primo accesso, corredato di curriculum, che sia però

integrabile con elementi importati da altre piattaforme social

come, per esempio: “SlideShare”, sito per la condivisione di

presentazioni in formato PowerPoint, “LinkedIn”, o ancora

“ResumeUp”, sito che permette di creare il proprio curriculum

visivo. E, perché no, dare la possibilità a chi si candida per

posizioni creative di caricare un curriculum creativo.

o La possibilità di interazione a due sensi : dall’esterno verso

l’interno e viceversa.

o La possibilità di dialogo formativo all’interno di gruppi di

discussione orientati ai temi salienti della career page.

Page 117: Employer Branding e Personale Branding

117

o La possibilità di completare il più possibile il profilo personale

con le preferenze specifiche di ogni utente: area professionale

preferenziale per la candidatura, interessi, aspirazioni e valori.

Questo permetterebbe l’avvio di un “meccanismo Pinterest”, e

cioè della possibilità, per il candidato, di visualizzare nella sua

home page solo i contenuti per i quali ha mostrato interesse, e

che altrimenti perderebbe tempo a cercare nelle varie sezioni

del sito ad ogni accesso. La “Social Career Page” , infatti, in

base alle ricerche di posizioni aperte di ogni utente, sarebbe in

grado di proporre le offerte pertinenti, e creare una sorta di

indice di gradimento personale della posizione che si vorrebbe

ricoprire, ( HR 20%, Marketing 2%, Retail 70%, Logistic 8%,

per esempio). Questo meccanismo, inoltre, consente al

candidato di rendersi conto se le sue ricerche sono mirate, e

capire meglio in quale campo gli piacerebbe specializzarsi.

La piattaforma che ho ideato unisce ogni punto citato finora in un

unico spazio interattivo e dedicato al dialogo tra neo- assunti e potenziali

futuri-assunti. Nello specifico, ogni area professionale dell’azienda non

dovrebbe far altro che proporre, incentivandoli adeguatamente, ai neo-

assunti di interagire con i candidati sulla “Social Career Page” rispondendo

alle loro domande nelle discussioni (ovviamente quelle di competenza) ,

raccontando le loro esperienze all’interno dell’azienda, o le storie che li

hanno visti protagonisti del successo appena conseguito, ovvero ottenere il

posto di lavoro che desideravano. In linea teorica, i neo-assunti potrebbero

anche essere eletti giudici di un concorso lanciato sulla “Social Career Page”,

che inviti i candidati a utilizzare Pinterest per riempire board con elementi

visivi che secondo loro rappresentano l’azienda, o creare board che

contengano i loro curriculum in forma creativa. Allo stesso modo i neo-

Page 118: Employer Branding e Personale Branding

118

assunti potrebbero essere invitati a creare le stesse board su Pinterest (

cosa, per loro, è la posizione che ricoprono) e a condividerle con i candidati.

Queste attività permettono ai team manager dell’azienda di integrare

gradualmente i neo-assunti nella cultura aziendale rendendoli protagonisti

entusiasti di board, forum , o gruppi dedicati ai loro primi successi. Allo

stesso modo, questi primi successi, o prime esperienze nell’azienda,

raccontate all’esterno, si trasformano in un esplosivo strumento di employer

branding, reso tale dalla vicinanza che il candidato esterno percepisce col

coetaneo che “ce l’ha fatta”.

Per coinvolgere entrambe le parti in gioco, neo-assunti e candidati, le

offerte di posizioni attive saranno corredate di una descrizione che

possibilmente rechi video (caricati tramite Vimeo, YouTube, ecc. ) che

mostrino i progetti realizzati dai giovani assunti per quella stessa posizione,

o ancora, testimonianze sotto forma di collegamento con board di Pinterest.

Dal punto di vista della ricerca di futuri candidati ideali per l’azienda, quindi

per quanto riguarda i team dedicati al recruiting, l’elemento stimolante

consiste nel poter visionare le discussioni, i commenti e, ovviamente, i

curriculum degli utenti più attivi, il che rappresenterebbe già una notevole

scrematura dei candidati più motivati, interessati e determinati a lavorare

nell’azienda.

Per quanto riguarda il candidato, la carica motivazionale che lo

animerà sarà sicuramente maggiore di quella che egli potrebbe percepire

nell’inviare una semplice candidatura in una qualunque career page

tradizionale. Questo perché le aziende, e i recruiters in generale, non devono

dimenticare i bisogni emotivi e di soddisfazione del target col quale si

trovano ad interagire. Il neo-laureato, di talento, cosciente delle sue

competenze e dei suoi punti di forza avrà determinati bisogni, la cui

soddisfazione, anche parziale, da parte del team di recruiting sarà

fondamentale nella determinazione della sua, futura ed eventuale,

partecipazione attiva all’interno dell’azienda. Un elemento che potrebbe

Page 119: Employer Branding e Personale Branding

119

essere funzionale a questa esigenza è di dare la possibilità al candidato di

tenerne traccia del suo curriculum nel momento dell’invio per una posizione

vacante. Il tracking dell’avanzamento della candidatura andrà di pari passo

con un obbligo di feedback ( mail, messaggio privato sulla piattaforma) , da

parte dell’azienda anche qualora l’esito della proposta di candidatura fosse

negativo.

Page 120: Employer Branding e Personale Branding

120

Conclusioni

Il presupposto teorico di questa tesi era dimostrare come l’esercizio creativo

e strategico della creazione di un brand potesse essere applicato alle persone

e alle aziende in maniera funzionale all’efficienza del funzionamento della

complessa macchina che regola i meccanismi del mercato del lavoro. Volevo

approfondire come questa recente disciplina potesse facilitare, ottimizzare e

migliorare la qualità di un rapporto bilaterale che da sempre si configura

sfaccettato e complesso nelle sue tante forme. Il mio interesse si è rivolto, da

un lato, ai cosiddetti “talenti”, i giovani neo-laureati determinati a far valere

le proprie competenze, coscienti del grande valore che essi sono

potenzialmente in grado di produrre all’interno di un’azienda, se

adeguatamente stimolati ed incentivati dalla congruenza dei principi di

questa con quelli personali, e dall’altro alle aziende che sono state in grado,

negli ultimi anni, di percepire la crescente importanza della comunicazione

di quell’insieme di elementi intangibili, qualità, virtù, principi, convinzioni e

credenze, che formano il nucleo valoriale del brand. Di qui l’interesse per

cercare di capire quale alchimia si realizzasse nel momento perfetto

dell’incontro tra azienda ideale e candidato ideale. Ciò che teorizzavo, di cui

ho trovato riscontro e che ho dimostrato in questa sede è che quella sinergia

nascesse dall’interazione, articolata e delicatissima, di due forme di promessa

valoriale che si concretizzano nella strategia di branding posta in atto

dall’azienda in quanto ambiente di lavoro di valore (employer branding) , e

dal candidato in quanto persona adatta a incrementare quel valore con il

proprio (personal branding) . La tematica dell'employer branding si traduce

in un processo di creazione di valori aziendali e della loro comunicazione al

giusto target, e va ad interagire con la presa di coscienza da parte del

candidato, del suo bagaglio valoriale e del potere che questo incarna come

strumento per aumentare le possibilità di emergere nel mare magnum delle

Page 121: Employer Branding e Personale Branding

121

candidature, e incontrare l’opportunità che si sovrapponga perfettamente

alle sue ambizioni.

Questa teoria mi è apparsa in forma concreta, in tutta la sua potenza, nel

momento dell’analisi di un social network in particolare, Pinterest. Basato

sulle immagini, intuivo si prestasse in maniera eccellente ad esercizi di

promozione, giustappunto, dell’immagine. Ogni presupposto teorico che

andavo ad indagare sulla rete trovava immediatamente riscontro in un caso

empirico individuabile su questa piattaforma , che puntualmente ho riportato

per arricchire ogni nucleo tematico di questa tesi. Le applicazioni delle

strategie di employer branding e personal branding trovano nel giovane

social network uno sfondo di interazione incredibilmente favorevole. Ho

ipotizzato esistessero “brand page” su Pinterest, e ne ho trovate

innumerevoli. Ho supposto esistesse uno spazio fertile sulla piattaforma per

dar vita a curriculum creativi, che raccontassero storie ed esperienze tramite

le immagini, e anche di questa forma di personal branding ho trovato

innumerevoli esempi su Pinterest. Un’epifania continua ha pervaso le fasi di

questa ricerca la quale, mi permetto di concludere, ha ottenuto ottimi

risultati in termini di conferma delle ipotesi di partenza.

Infine, l'osservazione e lo studio approfondito delle diverse piattaforme

virtuali sulle quali si gioca l’interazione tra azienda e candidato -oltre a

Pinterest-, mi hanno permesso, da un lato, di esplorare a fondo le potenzialità

di ognuna ed estrapolarne i vantaggi, per poi inserirli in un quadro più

ampio, dall’altro di prendere gradualmente coscienza di uno spazio di

applicazione ancora inesplorato. In questo spazio ho ipotizzato di inserire

una proposta che coniugasse i vantaggi delle piattaforme social e delle career

page dedicate al recruiting, presenti sui siti delle aziende più grandi. Ho

voluto supporre la creazione di uno spazio che ottimizzasse gli sforzi di

ricerca e auto-candidatura dei giovani neolaureati che tentano il primo

contatto virtuale con l’azienda “dei loro sogni”. Uno spazio che ho plasmato in

base alle esigenze, i bisogni, i linguaggi e i codici di questo target specifico e

Page 122: Employer Branding e Personale Branding

122

delicato, coniugandoli con quelli dell’azienda, sempre con un occhio di

riguardo alle strategie di employer e personal branding. Spero che questa

proposta offra nuovi spunti di discussione e possa aprire nuove piste da

seguire a chi, in un futuro, spero, molto prossimo, vorrà occuparsene.

Page 123: Employer Branding e Personale Branding

123

Bibliografia

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125

Ringraziamenti

Grazie a mamma, papà e Riccardo, che sono il mio faro.

Grazie ai miei nonni, che sono il mio modello.

Grazie al Professor Vercellone, per credere nei giovani talenti.

Grazie ai Professori Salvatore Moccia e Josè Amiguet Esteban per avermi

appassionata.

Grazie ai quei pochi e famosi amici che si contano sulla punta delle dita.

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