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FOTOSTORICA ©
Gli archivi della Fotografia
Nuova serie
N. 9/IO Dicembre 2000
Cura scientifica di
!T ALO ZANNIER
Direttore responsabile
ADRIANO FAVARO
Art director
FRANCO GIACOMETTI
Progetto grafico
RAFFAELLA VENIER
CLAUDIA ZANETTI
Segreteria di redazione:
c/o Foro Archivio Storico Treviso
via San Liberale, 8
31100 Treviso
Tel. 0422. 656139
Fax 0422. 410749
e-mail: [email protected]
Comitato scientifico:
SILVIA BERSELLI
Centro per il Restauro c la
Conservazione della Fotografia,
ì\lilano
ANNE CARTIER-BRESSON
Atelier de Resraurarion er de
Conservation des Photographies,
Mairie de Paris
LAURA CORTI
Storica dell'Arre
CHARLES-HENRI FAVROD
Direcreur Honoraire du
Musés de I'Eiysée, Lausanne
M!CHAEL GRAY
Curaror Fax Tal bot Museum,
Lacock Abbey
La responsabilità del
contenuto degli articoli
è dei singoli Autori
Si collabora alla rivista
solo su invito.
Editore: Società Venera Editrice
Copyright© 2000
Autorizzazione del
Tribunale di Treviso n. 962/95
Stampa
Zoppelli s.r.l., Dosson - Treviso
i in copertina:
l Rwua110 Cagnoui l
l Albanesi a Bari
IJ 1991
Copyright©
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Sommario
EDITORIALE
SIR HUMPHRY DAV Y, INVENTORE DELLA FOTOGRAFIA, PIONIERE RASSEGNATO lTALO ZANNIER
ARCHEOLOGIA DELLA FOTOGRAFIA lTALO ZANNIER
UN ALBUM: "IL BATTAGLIONE STUDENTI UNIVERSITARI DI MEDICINA A PADOVA" ÀDRIANO FAVARO
SOCIOLOGIA, UN GRANDE TEMA NELLA STORIA DELLA FOTOGRAFIA lTALO ZANNIER
Fabrica Lavoratori
Oliviero Toscani Dibattito
Dossier L'emigrazione trevigiana e veneta nel mondo
DEL FORMATO PAOLO G!OLI
Rubriche
, l CO[ltemporanei conservano
La fotografia ali 'università
Segna l azioni Libri
F.A.S.T. Notizie
Ed ito ri a l e
Con questo numero in iz ia una n uova serie d i " Fotostorica". l pri m i
due ann i d i vita d e l l a rivista, nata come estroflessione del le attività
del Foto Archivio Storico Treviso - il pioneristico museo del le immagi n i
istitu ito d a l l a Provincia d i Treviso c h e , legittimamente, s i presenta
come una del le più im portanti realtà cultura l i presenti in Veneto e i n
Ita l ia , nel l ' ambito d e l l a conservazione e valorizzazione d e l l a fotografia
di valore storico, - sono stati spesi con profitto nel l ' opera d i
promozione e d iffusione d i un n uovo e più consapevole atteggiamento
di tutela nei confronti di que l l ' insostitu ib i le patrimonio di memoria
iconografica che è rappresentato dai fondi fotografic i . La rivista, che ha
ospitato i contributi d i autorevo l i e prestigiosi stud iosi , fotografi e
operatori del settore grazie a l la preziosa curatela redazionale del prof.
ltalo Zannier, è d ivenuta un punto di riferimento i mprescindib i le per gl i
addetti a i l avori nel l ' am bito del l 'arch iviazione e conservazione del
materia le fotografico. La qua l ità editoriale voluta da l la Canova ne ha
assicurato l ' apprezzamento anche d a parte d i un pubbl ico p iù ampio.
A tutti coloro che finora hanno col laborato, in vari mod i , vanno i nostri
s inceri ri ngraziamenti .
Adesso, d ' accordo col n uovo Editore, la rosa degl i obiettivi per
" Fotostorica " s i ampl ia . Le nuove di rettrici di lavoro sono tracciate
da l la decisione di estendere la nozione di fotografia storica da l la
d imensione d iacronica a que l la sincronica, includendo qu indi quel le
immagin i contemporanee che o per i l conten uto o per l a qual ità
estetica hanno già assunto un valore storico, da l la necessità d i
ind ividuare d e i nuclei tematici portanti per ciascun numero c o l dup l ice
scopo di trovare occasioni di raccordo fra fondi fotografici diversi e di
offri re argomenti di i nteresse per un pubbl ico più ampio, da l la
opportun ità d i a prire un forum su l la articolata fam igl ia d i q uestioni
estetiche , storiografiche e archivistiche che sono connesse al tema
del la fotografia . L 'augurio è quel lo che " Fotostorica" possa evolversi in
uno strumento importante non solo per appassionati ed esperti di
fotografia , ma anche per ricercatori, i nsegnanti , d iscenti e per q uanti
sono animati da curiosità intel lettua le , perché le immagin i fotografiche
costituiscono del le fonti documental i im prescind ib i l i per la
comprensione del la storia contemporanea.
Dott. Luca Zaia
Presidente della Provincia
Prof. Marzio Favero
Assessore alla Cultura
N el l ' assumere per i prossimi anni l'edizione di " Fotostorica", s iamo
lieti d i presentarci a i lettori con un programma denso di novità, pur
mantenendo al la Rivista i l suo trad izionale assetto, così come è
venuto configu randosi nei suoi due primi ann i di attività. I n nanzi tutto
in " Fotostorica" continua la col laborazione del l ' Editore con
l 'Ammin istrazione Provinciale d i Treviso, i n particolare con l ' Asses
sorato a l la Cultura e i l suo titolare Marzio Favero, e qu ind i con i l
Fotoarchivio Storico del la Provincia d i Treviso, i l F.A. S.T. , a l cu i
Di rettore Adriano Favaro è affidata anche l a d i rezione responsabi le
del la Rivista.
Il prof. lta lo Zann ier, l ' u n ico docente di Storia de l la Fotografia in una
un iversità ita l iana, a Venezia , e una del le massime autorità in materia
in campo i nternazionale, ha accolto i l nostro i nvito d i continuare a
prestare a l la R ivista la sua cura scientifica, mettendoci a d isposizione
una assol uta com petenza che ci onora. Ci hanno confermato ino ltre la
loro prestigiosa col laborazione i membri del com itato scientifico Si lv ia
Berse l l i , Anne Cartier-Bresson, Laura Corti, Charles-Henri Favrod e
M ichael Gray che garantiscono a " Fotostorica" u lteriore prestigio e quel
carattere d i i nternazional ità che ci fa su perare l 'ambito provinciale.
M a ecco le novità. È stata r innovata, come noterete, la veste grafica,
s ia pur sem pre sotto la guida artistica d i Franco G iacomett i , non tanto
per segnare una rottura con l ' immagine precedente, pur d ' a lto l ivel lo,
ma per rispondere a l le esigenze del n uovo progetto. Da q uesto numero
" Fotostorica" sarà caratterizzata dal la presenza di un corposo " dossier
fotografico" a tema, costruito con fotografie tratte da l l ' archivio del
F.A.S.T. che potranno costituire anche i l materia le espositivo d i una
mostra itinerante: è i l caso di questo primo dossier dedicato a l la
em igrazione trevigiana e veneta ne l mondo. Pur d i rigendosi
prevalentemente ad Archivi fotografic i , Musei , B ib l ioteche , Studi
fotografic i , Col lezionisti e a ppassionati di Fotografia storica, Agenzie d i
pubbl icità, "Fotostorica" s i aprirà a l dibattito su tem i riguardanti la
fotografi a , ospitando interventi d i noti operatori del settore e del
mondo del la comun icazione. Uno spazio particolare sarà poi dedicato
a l l 'esperienza di " Fabrica", il laboratorio creato a Ponzano Veneto sugli
strumenti e i modi del la comun icazione, cercando d i proporre
attraverso la pubbl icazione dei materia l i del la sua attività
un ' i nterfaccia con i l tema del la monografia . Alcune n uove rubriche - lo
spazio del col lezion ista, i l mercato del la fotografia storica, le mostre,
le recensioni e altre -arricchiranno i l già nutrito impianto del la Rivista
per soddisfare alcune precise richieste dei lettori . La periodicità inoltre
passerà da trimestrale a bimestra le , a parte la possib i l ità che c i
riserveremo d i pubbl icare numeri doppi q uando l 'am piezza del
"dossier" lo rich iederà.
Ora la parola passa ai Lettori , i destinatari princ ipal i de l la nostra
iniziativa: dal loro gradimento, dai loro consig l i , da l le loro critiche
capiremo se " Fotostorica" saprà svolgere quel ruolo
cu lturale, scientifico, d'informazione e d i servizio
che abbiamo inteso
svolgere assumendone l 'edizione.
Emanuele Candiago
L 'Editore
"Fotostorica. G l i arch ivi de l la fotografia " -voluto e sostenuto da l l 'Assessorato a l l a Cu ltura del la Provincia di Treviso,
che da vari ann i ha pionieristicamente creato al suo interno un Centro di archiviazione e d i studio del la fotografi a ,
ossia i l Foto Archivio Storico Treviso d iretto con tenace passione da Adriano Favaro - n o n ha m a i cessato le
pubbl icazion i , ma con q uesto nu mero avvia una nuova ser ie; con u n nuovo coraggioso editore, secondo un n uovo design
grafico, che com prenderà in ogni n umero un " dossier" , re lativo a l le problematiche contemporanee, quindi con una ancor
maggiore apertura verso la fotografia "giovane " , anche di quel la e lettronica, che sta sostituendosi rapidamente a l la
fotoch im ica storica.
La rivista - un raro esempio, anche nel confronto europeo, d i pubbl icazione scientifica tesa al lo studio e a l la
sens ib i l izzazione per i problemi d i tutela de l la fotografia (c'è ben poco oltre " Fotologia" e "AFT" , da no i , o " Etudes
Photograph iques" , o l 'emblematica " H istory of Photography") - intende continuare nel suo programma generale di
sensib i l izzazione cu lturale nei confronti del medium fotografico, con una saggistica il più possib i le rigorosa, ma
anche med iante la presentazione di eventi attuali , ne l l 'editoria , nel col lezionismo, nel le esposizioni , coinvolgendo
nel contempo anche autori estranei a l lo specifico del la fotografia , nel tentativo d i una maggiore i ntegrazione
i nterdisci p l inare.
I l dossier d i questo numero presenta i n s intesi un eccezionale arch ivio che riguarda l 'em igrazione veneta
nel mondo, e si col lega q u ind i a l la presentazione di un recente volume promosso da " Fabrica"
su l l ' immigrazione "extracomunitari a " , offrendo qu ind i l 'occasione d i presentare, mediante l a fotografia ,
un coi nvolgente evento sociologico epocale; con i l "s i lenzio" del la fotografia , essenzia lmente, perché
in " Fotostorica" debbono essere soprattutto le immagi n i a raccontare.
Il resto è nel sommario: un " ricordo" di Humphry Davy e qu ind i di un poco conosciuto aspetto del la
preistoria del la fotografia , un album inedito ri ntracciato da l l 'Archivio d i Treviso, una riflessione d i
Ol iviero Toscan i , un commento d i fotografi contemporanei ci rca la conservazione d e i loro
archivi , qualche segna lazione di fotol ibri , e il Notiziario trevisano.
I n u n prossimo numero ci occuperemo del col lezionismo,
anche a ld i là del mercato, e p iuttosto come esigenza
cu lturale e stimolo a l lo studio e all ' approfondimento dei
principi essenzia l i del l a ricerca, del la archiviazione, della
catalogazione, de l la conservazione, e, i nfi ne, del la
"salvezza" fisica del la fotografi a , in attesa che
anche in Ita l ia ci si accorga a l ivel lo del Min istero
dei Beni Cu ltura l i , che la Fotografia esige un suo
specifico spazio, perché non è soltanto un " bene
cartaceo " , è u n fatto re d orsa le del l a
modernità.
ltalo Zannier
Pietro Poppi La fontana delle Sirene (part.)
Bologna, Esposizione 1888 Collezioni d'Arte,
Cassa di Risparmio, Bologna
SIR HUMPHRY DAVY, INVENTORE DELLA FOTOGRAFIA, PIONIERE RASSEGNATO ITALO ZANNIER
Tra le innumerevoli opere di Camille Flammarion -celebre divulgatore scientifico e astronomo francese, della metà dell'800 -, si trova un curioso saggio dedicato a Humphry Davy (Penzance, in Cornovaglia, 1778 - Ginevra, 1829), riconosciuto come un genio del suo tempo, chimico e fisico, ma suggerito da Flammarion soprattutto come "filosofo", traducendone anche un libro uscito postumo in Inghilterra, ma scritto tra il 1820 e il 1829 (molti brani fiorirono durante un soggiorno romano), in "Les derniers jours d'un philosophe, entrétiens sur la nature, les sciences, les métamorphoses de la terre et du ciel, l'humanité, l'ame et la vie éternelle" (Didier & C., Paris 1883, alla nona edizione). Flammarion, nell'esaltare il "filosofo" e il chimico Davy, stranamente non accenna ad una tra le esperienze più significative, sebbene sfortunata, dello scienziato inglese, ossia la realizzazione concreta e non soltanto teorica, delle prime immagini fotografiche della storia, i "profili" ottenuti tra il 1800 e il 1802, assieme a Thomas Wedgwood, che si era rivolto a Davy, nella speranza dirisolvere un suo sogno, inventare un procedimento di stampa "automatico" per la decorazione delle porcellane, già allora famose in Europa, della fabbrica fondata dal padre Josiah.
Il saggio filosofico di Davy era stato avviato a Roma, durante un viaggio lungo il Grand Tour, alla ricerca delle "metamorfosi della storia"; ma in quell'occasione si soffermò a riflettere anche sulla "natura dell'anima", "sulla vita terrestre dinanzi alla vita eterna", "sulla pluralità dei mondi e la pluralità delle esistenze". Tutto ciò piacque particolarmente a Flammarion, ma credo che il volume sia in grado di suggestionare anche un lettore contemporaneo, perché Davy fu veramente un protagonista della cultura moderna. Come scienziato gli si debbono molte scoperte e invenzioni; la scoperta del potassio ( 1 907), del sodio, del bario, dello stronzio, del calcio e del magnesio, ma tra le invenzioni prevale senz'altro per importanza sociale, la "lampada Davy" per la salvaguardia dei minatori (utilizzando anche coeve ricerche del Faraday); una lampada che impedisce il contatto della fiamma con il gas infiammabile, grisou, delle miniere di carbone. Come chimico e farmacista, sperimentò personalmente gli effetti del protossido d'azoto, rischiando di morire; dopo aver inspirato il gas, ricorda lo stesso Davy, "le mie emozioni erano d'un sublime entusiasmo: dopo un minuto camminai verso la mia camera, perfettamente indifferente a tutto ciò che mi diceva. Feci degli sforzi per riordinare le mie idee, che erano deboli e indistinte; queste si chiarirono d'un tratto con questa esclamazione, pronunciata con il tono d'un ispirato: Nulla esiste che il pensiero; l'universo si compone d'impressioni, d'idee, di piaceri e di pene". Avviò i suoi studi sulle sostanze fotosensibili, in particolare i sali d'argento (nitrato d'argento), durante il suo incarico di professore alla Royal Institution, ma in questa ricerca non ebbe fortuna, come si comprende dalla lettura del suo "Rendiconto" del 1 802-1 803, diffuso in ogni Università e Istituto scientifico europeo. Se fosse riuscito nell'intento, assieme a Wedgwood, di "fissare" i profiles che aveva eseguito anche con la camera ottica e mediante un microscopio solare, avrebbe realizzato "l'invenzione del secolo", come verrà in seguito chiamata quella di DaguerreNiépce e dell'inglese Henry Fox Talbot, che però ebbe proprio dalle esperienze di Davy-Wedgwood l'input per la invenzione del "photogenic drawing" e poi del "calotype", tra il 1 834 e il 1 840. La fotografia, con Davy avrebbe avuto oltre trent'anni di vita in più (la data della sua invenzione, come si sa, è il 1839), e potremmo tra l'altro contare anche su un ritratto di Napoleone, che invece dovette "accontentarsi" del sublime, gratificante e lusinghiero David. •
4
Un ritratto di Humphry Davy, in un'incisione postuma
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.. _ .· · -
. . ..... ... · ..... - . . - .. . --.:: �: :·-.:� .: �-:_: .. . '·
Segue il testo del "Rendiconto" di Humphry Davy, nell'edizione inviata all'Istituto di Bologna, nel1803.
"An Account of a Method ... , par H. Davy, 1 803. La carta bianca, o la pelle bianca bagnata con una soluzione di nitrato di argento, non cambia tinta sino a quando viene conservata nell'oscurità; ma esposte alla luce del giorno esse passano rapidamente al grigio, poi al bruno e quindi pressoché al nero. Questi mutamenti sono tanto più rapidi quanto più la luce è intensa. Sotto i raggi diretti del sole, due o tre minuti sono sufficienti a produrre l'effetto completo. All'ombra ci vogliono parecchie ore; e la luce trasmessa attraverso vetri diversamente colorati agisce con diversi gradi d'intensità. Così i raggi rossi hanno poco effetto; i gialli e i verdi sono più efficaci; ma i bleu e i violetti hanno l'azione più energica. Questi fatti conducono a un procedimento facile per copiare i contorni e le ombre dei disegni su vetro, o di procurarsi dei profili con l'azione della luce. Quando si colloca una superficie bianca, coperta di una soluzione di nitrato d'argento, dietro una pittura su vetro, e si espone il tutto ai raggi del sole, i raggi trasmessi producono delle tinte assai intense di bruno o di nero, che differiscono sensibilmente di intensità secondo che esse corrispondono alle parti del quadro più o meno scure; e dove la luce è trasmessa pressoché nella sua totalità, in quei punti il nitrato assume la tinta più cupa. Quando si fa cadere sulla superficie impregnata di nitrato, l'ombra di una figura, la parte che essa nasconde rimane bianca, e il resto passa prontamente al bruno scuro. Per copiare le pitture su vetro, bisogna applicare la soluzione sopra una pelle bianca; l'effetto è più sollecito che sulla carta. Questa tinta, una volta prodotta, è molto permanente, e non la si può annullare né con l'acqua, né con il sapone. Dopo che si è ottenuto in tal modo un profilo, bisogna conservarlo. Si può esporlo senza inconvenienti durante qualche minuto alla luce del giorno e la luce delle lampade non produce alterazioni sensibili sulle tinte. Si è inutilmente tentato di impedire che la parte non colorata del profilo, venga influenzata dall'azione della luce. Uno strato sottile di vernice non ha annullato la suscettibilità di questa materia salina di ricevere una tinta con questa azione; e dei lavaggi ripetuti non impediscono che ne rimanga molto in una pelle o in una carta impregnata, perché queste si anneriscano ricevendo i raggi solari. Questo procedimento ha altre applicazioni. Si può servirsene per fare disegni di qualsiasi oggetto che abbia un tessuto in parte opaco e in parte trasparente. Come pure le fibre !ignee delle foglie, e le ali degli insetti, possono venire rappresentate molto esattamente con questo procedimento. È sufficiente, per ciò, far passare attraverso di esse la luce solare diretta, e ricevere l'ombra su di una pelle preparata. Si è riusciti invece, a copiare solo mediocremente, con questo procedimento, delle stampe comuni; la luce che attraversa la parte leggermente scura, non agisce che lentamente; e quella che le parti scure possono trasmettere è troppo debole per produrre tinte chiaramente delimitate. Si è provato, pure senza successo, a copiare in questo modo dei paesaggi con la
luce della camera oscura, ma essa è troppo debole per produrre un effetto sensibile sul nitrato d'argento durante il tempo normalmente impiegato per queste esperienze. Era tuttavia la speranza di riuscire in queste prove in particolare, che aveva messo Mr. W. sulla strada di queste ricerche. Ma si può, con l'aiuto di un microscopio solare, copiare senza difficoltà sulla carta così preparata, immagini di piccoli oggetti. Soltanto, per avere successo, è necessario che questa carta sia collocata a poca distanza. La soluzione si prepara mescolando parti d'acqua. In queste proporzioni, la quantità di sale di cui la carta o la pelle si troveranno impregnate, sarà sufficiente a renderle suscettibili di essere colpite dalla luce, senza che la loro composizione o il loro tessuto siano del tutto alterati. Confrontando gli effetti prodotti dalla luce sul muriato e sul nitrato d'argento, appare evidente che il muriato è il più sensibile; e che entrambi sono più sensibili all'azione della luce quando sono umidi, rispetto a quando sono secchi. Questo è un fatto conosciuto da molto tempo. Anche nel crepuscolo, il colore di una soluzione di muriato d'argento steso su di una carta e rimasto umido, è passato lentamente dal bianco al violetto leggero. Il nitrato, nella medesima circostanza, non è invece cambiato in modo sensibile. Tuttavia, la solubilità di questo ultimo sale nell'acqua, gli dà un vantaggio sul muriato, ma si può frattanto senza difficoltà, impregnare della carta o della pelle, di una quantità sufficiente di muriato, sia diluendo questo sale nell'acqua, sia immergendo nell'acido muriatico annacquato, una carta bagnata di una soluzione di nitrato. Bisogna ricordare che tutti i sali che contengono ossido d'argento, tingono la pelle di nero in un modo indelebile, sino a che l'epidermide non si rinnova. E necessario dunque evitare di !asciarne cadere sulle dita. Ci si serve comodamente di una pinza o di una spazzola. La permanenza delle tinte così prodotte sulla carta o la pelle, fa presumere che una parte dell'ossido metallico abbandoni il suo acido per unirsi alla sostanza vegetale o animale, e formare con essa un composto insolubile. E supponendo ciò, non è improbabile che si trovino delle sostanze che possano distruggere questo composto per delle affinità, o semplici, o complesse. Si è immaginata a questo riguardo qualche esperienza, di cui probabilmente sarà reso conto in qualche numero di questo Giornale. Non manca che un mezzo che impedisca alle parti chiare del disegno di colorarsi con la luce del giorno, affinché questo procedimento divenga utile, quanto l'esecuzione è rapida e facile".
(Peinture par le nitrate d'argent. An Account of a Method [. .. ]. Description d'un procédé pour copier des Peintures sur le verre, et pour (aire des Silhouettes par l'action de la lumière sur le nitrate d'argent. Par Th. Wedgwood, Esq. Avec des observations. Par H. Davy. Tiré des "Journaux de l'Institution Royale". In: "Bibliothèque Britannique, Sciences et Arts", Paris 1 803, p. 93 del volume "Arts", n. 22, a. XI, Janu. 1 803 s. v. Trad.d.A. Questa comunicazione venne pubblicata, per la prima volta, in: "Journal of the Royal Institution of Great Britain", a Londra, nel giugno 1 8 02). •
6
Tomaso Filippi fotografo Venezia fra Ottocento e Novecento
Venezia, Fondazione Querini Stampalia, 15 dicembre 2000 - 4 febbraio 2001
L'IRE di Venezia (Istituzioni di Ricovero e di Educazione) con il contributo della Regione Veneto ha promosso una mostra dedicata al fotografo veneziano Tomaso Filippi (1852-1948) la cui lunga esistenza ha percorso le trasformazioni storiche della fotografia attraverso un'esperienza artistica di circa 50 anni. Filippi infatti iniziò la professione di fotografo presso il laboratorio ;-.iaya già a partire dagli anni 70 dell'Ottocento, aprì un proprio negozio nel 1895, lavorò fin oltre gli anni 20 del Novecento. Il fondo pef\·enuto all'Ente di assistenza nel 1892 quale lascito dell'ultima figlia del fotografo, Elvira, si compone di negativi e stampe originali - 7760 lastre e 15000 positivi - , di attrezzatura eli laboratorio, di un archivio documentale con riferimenti alle tecniche in uso presso il fotografo ed alla sua attività conunerciale. Testimone di avvenimenti fondamentali per la storia sociale e politica di Venezia e dell'Itali, Filippi ha lasciato un ricdlissimo patrimonio di inunagini che documentano i settori più s,·aiiati della fotografia.
Tomaso Filippi Venezia, campo Santo Stefano con figure femminili
ISTITUZIONI DJ �-IRE RICOVERO E D16;;;1 EDUCAZIONE -'utl VENEZIA;...;
La mostra si propone di riassumere la poliedrica attività di Tomaso Filippi: dal venclmismo pittorico, caro alla fotografia ottocentesca, alla foto documentaria che si impose nel nuovo secolo attraverso commissioni pubbliche e private che lo impegnarono sia nel settore produttivo-commerciale che in quello artistico. Egli divenne esperto nella ripresa dell'opera d'arte quella antica e quella contemporanea: documentò dal 1895 al 1914 le Biennali d'arte e collaborò con le Regie Gallerie e con i Civici Musei per la tutela e la catalogazione dei patrimoni culturali veneziani. L'esposizione presenterà materiale fotografico originale tra cui splendide foto colorate e rare foto all'albumina - attrezzatura di ripresa, documenti dell'archivio del negozio, particolannente ricco e completo. A corredo verranno installate postazioni informatiche che permetteranno al visitatore di consultare il catalogo elettronico del fondo e di sperimentare dei percorsi di ricerca.
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ARCHEOLOGIA DELLA FOTOGRAFIA ITALO ZANNIER
La fotografia classica - ossia quella "chimica" su supporti di metallo, vetro, carta ecc. -, sta diventando archeologica, mentre sta avviandosi l'Era della fotoelettronica, implicita comunque nel destino stesso di questo genere di immagine, la Fotografia, nata per offrire informazioni d'inarrivabile "verosimiglianza", se non proprio "documento" (come la si vorrebbe), ma certamente "testimonianza" della realtà, anche di quella invisibile all'occhio umano. Luoghi comuni, ma è sempre utile ribadire questi ovvii concetti, specialmente in Italia, dove la cultura della fotografia è ancora infantile e arranca con eccessive difficoltà, anche nelle Istituzioni che dovrebbero occuparsi di questo grande patrimonio iconografico ed estetico. C'è grande spazio nella fotografia classica, inoltre, per gli appassionati d'archeologia, specialmente di quelli che abbiano la vocazione del detective; di frequente si rintracciano opere singole e fondi veri e propri, in luoghi imprevedibili e spesso per caso, se si ha coscienza dell'importanza della fotografia, che per molti, da noi, è ancora quasi "carta straccia". Ci vuole infatti l' "occhio" dell'intenditore, e l'intuito, come in ogni altro settore. La recente scoperta sul banco di un mercatino di cianfrusaglie in un paesino della
Francia, di un ritratto dagherrotipico ante litteram, anzi il più antico della storia, che sembra essere un'opera sperimentale dello stesso Daguerre ( 1837, ossia due anni prima della comunicazione ufficiale dell'invenzione), fa ancora chiacchierare gli ambienti dei collezionisti e degli studiosi; la rivista della Société de Photographie (No 6, Parigi, 1999) ha tra l'altro dedicato a questo ritrovamento, ancora contestato, un ampio articolo. In Italia non si farebbero nemmeno chiacchiere, e non ci sarebbe neppure molta curiosità, se si esclude qualche fanatico collezionista (ma sono in pochi!). Ho esperienza personale per un "ritrovamento" ora in mio possesso: le più antiche calotipie di Venezia, del marzo 1 84 9; piccole ma emozionanti immagini, in un album che comprende anche le primissime immagini fotografiche di una villa veneta e di due barchesse. Ho pubblicato un paio di volte alcune di queste calotipie; ebbene nessuno se ne è accorto, nessuno mi ha chiesto di vederle, sia pure come mero documento del Canal Grande, ecc. Ma i nostri studiosi di architettura e di ambiente non si sono nemmeno accorti delle prime dagherrotipie di John Ellis ( 1 84 1 ) o delle "Excursions daguerriennes" di Lereburs, acquetinte da dagherrotipi ancora precedenti, e non hanno dimostrato grande interesse neppure per la Collezione Ruskin, esposta a Venezia e della quale c'è un esaustivo volume, sconosciuto ai più, e nei più metto anche gli storici dell'architettura. La notizia, oggi! A metà ottobre sono state rintracciate, dopo anni di ricerche, cinque incunaboli della preistoria della fotografia, lastre eliografiche realizzate da Joseph Nicéphore Niépce tra il 1 820 e il 1 827, scomparse misteriosamente nel 1876, quando venne inaugmato l'emblematico Museo della fotografia a Chalons sur Saone, intitolato appunto a Niépce, che lì vicino visse lungamente e inventò appunto la "héliographie", che è stata la prima tecnica fotografica, con immagini ottenute mediante il "bitume di Giudea", un asfalto sensibile, sebbene pochissimo, alla luce. Le immagini sono state ritrovate da Paul Jay, ex direttore del Museo; erano state depositate in una cassetta di sicurezza del Credit Lyonnais nel 1976, sembra per gelosie o eccessive cautele dei precedenti custodi delle opere di quel Centro culturale della fotografia. Magari trovassimo anche in Italia qualcosa del genere nel caveau di una banca; penso sempre alle prime fotografie della Luna e di una microscopica pulce, realizzate al dagherrotipo da Francesco Malacarne a Venezia, subito dopo l'annuncio di Daguerre; scruto sempre, comunque, i banchetti dei mercatini d'antiquariato. •
8
]oseph Nicéphore Niépce li Cardinale d'Amboise
Prova su carta da un'héliographie ricavata da un'acquaforte 203 x 139 mm,
eseguita tra il1824 e il 1827 Coli. Musée Nicéphore Niépce, Chalons -sur-Saòne
UN ALBUM: "IL BATTAGLIONE STUDENTI UNIVERSITARI DI MEDICINA A PADOVA" ADRIANO FAVARO
Le immagini qui presentate, a volte drammatiche, provengono da due album il cui contenuto è chiarito dal titolo riportato all'interno del primo di questi: "Il Battaglione Studenti Universitari di Medicina a Padova" (album introduttivo -dimensioni 3 8x29 cm - con testi e 8 foto 18x24 cm, che rappresentano esse stesse collages di varie vedute delle sedi della Facoltà di Medicina e momenti di vita del Battaglione). L'altro album allegato (dimensioni 40x27 cm con 45 foto di vari formati (18x24, 13x18, ecc.) reca all'interno una scritta stampigliata in oro che recita: "Al Professore Giuseppe Sterzi questo ricordo del comune magistero innanzi ai giovani medici in armi per la guerra sacra di redenzione e di civiltà offrono i colleghi della Facoltà medica di Padova (1916-1917)". I due album per la parte fotografica sono opera del fotografo patavino A. Pospisil come è palese dal marchio a secco impresso lungo i bordi delle fotografie. Assieme ad altri atelier patavini (Agostini, Fiorentini, ecc.) Pospisil è attivo fin dalla fìne '800 in Padova: una sua marca di fabbrica (qui riprodotta) sul verso di una carte de visite testimonia la sua attività degli inizi del '900.
Carte de visite dello studio Pospisil Lnizi del '900
Alcuni ritratti eseguiti dal suo studio sono presenti anche tra le fotografie della famiglia Bruseschi, conservate nell'omonima casa-museo di Pesariis (Friuli) e catalogate nell'ambito delle attività del Centro regionale di catalogazione dei beni culturali di Villa Manin. Gli album qui presentati si riferiscono appunto ai cosiddetti "Corsi Accelerati di Medicina" che vennero istituiti dal governo nel bel mezzo della Grande Guerra: durante la campagna di guerra ( 1 916-17) il problema della carenza di medici al fronte si fece sentire in tutta la sua drammatica urgenza. Ad un primo tentativo di istituire una scuola in zona di guerra dovette seguire un più organico provvedimento del governo italiano con l'istituzione dei "Corsi Accelerati di Medicina" della durata di poche settimane. Quasi 1 300 giovani studenti delle Facoltà di Medicina delle varie regioni italiane, ma provenienti dal fronte, vennero riuniti a Padova: la Facoltà di Medicina era assolutamente impreparata a far fronte alla grande massa di studenti che vi giunse: tutti gli Istituti e le Cliniche padovani
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Anno 190
A. Pospisil Sala per le dissezioni 1917
1 1
A. Pospisil Sala per la medicina operatoria 1917
A. Pospisil "I Professori" da sinistra e dall'alto in basso: Pepere, Bertelli, Lucatello, Catterina, Bosellini, Stefani, Maragliano, Gatti, Bonome, Albertotti, Lori, Perrando, Breda, Tedeschi, Truzzi, Coromedi, Tamassia, Salvioli, Sterzi, Sacerdotti 1917
concorsero così a mettere a disposizione materiale didattico ed attrezzature scientifiche per far fronte all'emergenza creatasi, così come vi concorse per primo il Comando Militare padovano e poi l'Ospedale di riserva, l'Ospedale Civile, ma anche le autorità scolastiche nazionali. Si trattava di corsi di poche settimane (erano definiti Corsi Accelerati) che dovevano servire ad inculcare sintetici insegnamenti per poi dirottare i giovani medici al fronte, dove non avrebbero praticato la medicina più sottile, quanto piuttosto amputazioni e ricuciture sommarie e con scarsi mezzi a disposizione. Il Rettore nel salutare i giovani ufficiali affermerà: "Il compito di preparare e svolgere i corsi accelerati, cui siete stati chiamati da volontà superiore non era facile per i vostri insegnanti né per voi quello di seguirlo. Ho udito da taluni diminuire il valore dei vostri studi e specialmente quello del vostro diploma, chiamandolo Laurea di Guerra ... voi uscendo da questa Università entrerete negli Ospedali dove a fianco di medici e chirurghi esperti avrete occasione di iniziare o completare il tirocinio pratico secondo che appartenete ad anni più o meno avanzati o avete compiuto il corso scolastico e questo costituirà per la vostra cultura un largo compenso ad alcuni mesi di minor frequenza a corsi di lezioni". In realtà il giornale "Il Veneto" di Padova, il giorno di venerdì 30 marzo 1 9 1 7, salutando questi giovani ufficiali medici che lasciavano i banchi dell'Università per i tavoli operatori improvvisati del fronte è ben più esplicito a proposito della loro destinazione: "Alla cerimonia di comiato si sono aggiunti questa volta qualche rimpianto e qualche emozione più profondi, giacché si è pensato che i goliardi lasciavano i banchi e gli emicicli non già per gli ozi fioriti e scintillanti o per le avventure dell'aurea estate, ma per le trincee, per le tende, per le drammatiche corsie. E Padova ... ha certo versato una lacrima ed ha formulato un vivo augurio verso questi nuovi figli putativi che se ne vatmo, per ricordarla forse, anche dopo i sacrifici che la guerra ha imposto, con perenne pensiero". •
12
A. Pospisil Camerata per Sottufficiali 1917
13
Nella pagina successiva:
A. Pospisil - Laboratorio di istologia- 1917
A. Pospisil - Sala dei periodici nella Biblioteca Universitaria- 1917
UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE 20123 MILANO - LARGO A. GEMELLI, 1
Corso di forn1azione in Storia e Gestione della Fotografia gennaio 2001 - settembre 2002
Direttore Responsabile: Francesca Flores d'Arcais
Direttore Scientifico: Paolo Morello
Il Corso di formazione in Storia e Gestione della Fotografia è dedicato alla formazione di tutti coloro i quali lavorano con immagini fotografiche, nei più diversi campi scientifici e commerciali: nei mùsei, nelle soprintendenze, nelle agen-zie fotografiche, di grafica e di pubblicità, nelle case editrici, nelle redazioni delle riviste illustrate. Il Corso ha durata biennale. Le lezioni avranno inizio sabato 27 gennaio 2001; si terranno tutti i venerdì e sabato dalle ore 9.00 alle ore 18.00, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, Via Morozzo deLla Rocca 2/ A, Milano. La didattica si articolerà in insegnamenti fondamentali e seminari, per un totale di 510 ore, a cui seguiranno i corsi di tirocinio o stages.
Corsi
I anno (gennaio-maggio 2001)
Storia dell'arte medievale
Storia dell'arte moderna Storia della rappresentazione architettonica e del paesaggio
Storia dell'incisione Storia dell'arte contemporanea I. L 'Ottocento
Storia della fotografia I Tecniche storiche della fotografia I Archiviazione e catalogazione della fotografia
Il anno (ottobre 2001-maggio 2002)
Storia dell'arte contemporanea II. Il Novecento
Storia del cinema
Storia del design e dell'illustrazione Storia della fotografia II Tecniche storiche della fotografia II Restauro e conservazione della fotografia Poetiche della fotografia Storia della critica fotografica
Fondamenti di legislazione Trattamento digitale delle immagini e fondamenti di stampa tipografica Tecniche di ripresa e di camera oscura
Sede del Corso:
Seminari:
Charles-Henri Favrod, Michael Gray, Anne Hammond, Mark Haworth-Booth, Monica Maffioli, Sandra S. Phillips, Lany]. Schaaf, Graham Smith, Mike Weaver, Itala Zannier
Stages:
In relazione all'indirizzo prescelto, lo studente potrà indicare una preferenza tra le sedi seguenti: Storia della Fotografia: Università Cattolica del Sacro, Milano; Istituto Superiore per la Storia della Fotografia, Palermo; University of St.-Andrews; Victoria and Albert Museum, London. Restauro e Conservazione della Fotografia: Centro per il Restauro e la Conservazione della Fotografia, Milano; Anne Cartier-Bresson, Parigi; Giulia Cucinella Briant, Parigi. Catalogazione, Archiviazione e Gestione della
Fotografia: Fratelli Alinari, Firenze; Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia; Museum of Modern Art di San Francisco
Università Cattolica del Sacro Cuore -Via Morozzo della Rocca 2/ A, Milano
Le domande di ammissione devono essere inviate o presentate entro venerdì 12 gennaio 2001.
Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a:
Università Cattolica del Sacro Cuore - Servizio formazione permanente -Via Morozzo della Rocca, 2/ A, 20123 Milano
Tel. 0272345701 -Fax 0272345706 - e-mail: [email protected] - http://www.unicatt.it/servizi/formperm
SOCIOLOGIA, UN GRANDE TEMA NELLA STORIA DELLA FOTOGRAFIA ITALO ZANNIER
Il sociologico - assieme a quello di trascrizione dell'arte, del paesaggio e del ritratto -, è certamente un tema fondamentale nella struttura storica della fotografia, avviato non appena la tecnica lo consentì, con l'istantanea se non ancora la "luce ambiente", per testimoniare azioni, fatti e persone, che rappresentano "verosimilmente" la nostra esistenza. Jacob Riis (1849-1914), per molti aspetti (l'intenzione etica innanzitutto, e la mole, l'efficacia anche politica dei suoi reportage), è stato il primo tra i fotografi sociologi, quando a New York, come cronista del "New York Tribune" e dell"'Evening Sun", ritenne più credibile ed efficace la fotografia della parola, avviando il suo famoso racconto sugli immigrati europei in America, negli anni Ottanta del XIX secolo a New York, servendosi del "lampo al magnesio", abbacinante ma funzionale anche per drammatizzare l'evento con il contrasto del chiaroscuro. Chi ha visitato il Museo dell'emigrazione di Ellis Island, lo sa, e certamente, è rimasto colpito e commosso, dinanzi all'imponente, catartica
documentazione di Riis, continuata nei primi decenni del XX secolo, da Lewis Hine (1 874-1940). Riis ha documentato una condizione di vita con la fotografia, non con meri fini didascalici, ma per rendere dialetticamente convincente il suo "punto di vista", emigrante a sua volta dalla Danimarca, e amico di questa popolazione, ch'era ["'altra metà" della nuova America; intitolò un suo album, How the Other Half Lives, nel 1 890, certamente un resistente ma sempre attuale affresco della moderna umanità. Da Riis a Hine, da Strand a Evans, da Weegee ai Neorealisti e ai Paparazzi (e naturalmente ai fotogiornalisti, da Comerio a Salomon, da Patellani a Cartier-Bresson, da Scianna a Salgado, tenendo giustamente conto anche degli italiani), i fotografi si sono impegnati in una "denuncia" della condizione dell'uomo, nell'ambiente, nella vita, e senza le loro immagini ci sentiremmo probabilmente perduti, senza identità. In questi ultimi anni, rotocalchi a parte, c'è stato un proliferare di fotolibri dedicati ai "problemi" dell'uomo, raccontando dolori e gioie, soprattutto dolori, d'ogni parte del Globo. Vi si aggiunge un volume di James Mollison, conseguente a un Progetto di "Fabrica", Centro di Ricerca sulla Comunicazione, diretto da Oliviero Toscani. Edito da Feltrinelli in una collana diretta da Paolo Landi, il libro di Mollison, Lavoratori, è un "ritratto" tendenzialmente obiettivo, di operai e artigiani immigrati, che lavorano nell'area veneta, proponendosi come una nuova realtà esistenziale del territorio. Sembrano "in posa", come lo erano anche gli immigrati europei fotografati da Jacob Riis, ma in effetti si rispecchiano soltanto, nell'obiettivo di Mollison, coscienti di rappresentare un "popolo" di Lavoratori, appunto, e di partecipare fattivamente allo sviluppo economico della nuova Patria, dove tendono quotidianamente di inserirsi con dignità. Sarebbero sicuramente piaciute a Riis e ad Hine, queste immagini "frontali", ed anche a Sander o a Strand, perché questo è uno dei percorsi della fotografia, nell'anelito della "scheda", che in questo caso non è certamente segnaletica, ma amorosa, accorata persino. •
16
jacob Riis One of four pedlars w ho slept in celiar of 11 Ludlow Street Rear 1890 ca.
In: jacob A. Riis, Photographer & Citizen, An Aperture Book, Millerton - New York 1974
17
Jacob Riis Blind Beggar 1890 ca.
In: fa cab A. Riis, Photographer & Citizen, An Aperture Book, Millerton - New York 1974
1 8
]acob Riis O Id Mrs Benoit in Her Hudson Street Attic 1890 ca. In: jacob A. Riis, Photographer & Citizen, An Aperture Book, Millerton- New York 1974
]acob Riis Baxter Street AIIey in Mulberry Bend 1890 ca. In: jacob A. Riis, Photographer & Citizen, An Aperture Book, Mellerton - New York 1974
____ F
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a __ b_r-i c--a
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" Fabrica " è i l centro d i ricerca e svi l u ppo su l l a com u n icazione de l l a
Benetton , n ato ne l 1994 d a l patri mon io c u ltu ra l e d e l Gru ppo . Con i l
completamento d e l s u o vasto complesso arch itetton ico nei pressi d i Treviso,
restau rato e a m p l i ato da Tadao Ando ,vive oggi u n a n uova fase propu ls iva ,
proponendosi come u n po l o m u lticu ltu ra l e i nternazi ona le .
G u i d ata d a u n com itato scie ntifico i ntern azi o n a l e , garante degl i i n d i rizz i
strategic i , cu ltu ra l i e d i com u n icazi one , " Fabrica " ha sce lto d i
scom m ettere su l l a c reatività som mersa portata d a i giova n i e d agl i
a rt isti-spe ri m entatori proven i e nti d a tutto i l mondo. " Fabrica " l i i nvita ,
dopo u n ' i m pegn ativa se lezione , a svi l u p pare progetti concreti d i
com u n icaz ione i n setto ri che spazi ano d a l c inema a l l a grafica ,
da l l ' industriai design a l l a m us ica , d a l l a prod uzione ed itori a l e (con l a rivista
" Co lors " e a ltre pubbl icazi o n i ) ai new media, a l l a fotografi a . Come l aboratorio di creatività appl icata ( i l suo nome deriva dal sign ificato lati no d i offic ina) , " Fabrica" si propone d i
sperimentare nuove forme d i com unicazione seguendo d u e l inee-gu ida paral le le: la concretezza de l l ' a pproccio formativo,
poiché i giovan i borsisti sono i nvitati a " i mparare facendo " ; la trasversalità e l ' i nterazione, a l ivel lo sia di progettazione (i
progetti si svi l u ppano con un gioco di squadra combinando ruo l i e d isci p l i ne d ifferenti attorno a u n ' idea base) , sia di identità
culturale, la cui pl ural ità è garantita da l la mescolanza nel gruppo creativo di giovan i provenienti da Paesi di l i ngua , cu ltura e
sens ib i l ità diverse.
I l d i pa rti mento d i fotografi a
L 'approccio di " Fabrica" a l l a comun icazione è soprattutto
visuale (e non potrebbe essere a ltrimenti ) . Non a caso la
fotografia occupa u n posto particolare ed entra i n q uasi tutti
i progetti del centro: dal le comunicazioni pubbl icitarie,
commerci al i e non-profit, a l le pagine di commento
pubblicate fino a poco tempo fa su " I l Venerdì" d i
" Repubbl ica " , a l le mostre, a l l 'editoria in genere.
A " Fabrica " , dove quel che conta sono soprattutto le idee,
a l d i l à del "mezzo" tecnologico usato, la fotografia resta i l
modo più d iretto ed espl icito per esprimere una visione del
mondo che è solo apparentemente oggettiva e che risente
invece del le precise scelte del la mente e del la mano che
guida l 'occhio meccanico.
J ames M o l l ison
Nato a N airob i , nel 1973, h a vissuto e studiato a d Oxford.
Nel 1997 è entrato a " Fabrica " come ricercatore nel
Dipartimento d i Fotografia. Attualmente conti nua a
col laborare con " Fabrica " , la rivista " Colors" e i l Gru ppo
Benetto n . Nel 1999 ha pubbl icato con " Fabrica " Lavoratori
(Feltri nel l i ) , reportage in bianco e nero sui lavoratori
extracomunitari nel le fabbriche del Nordest (da cui sono
tratte le foto seguenti) e nel 2000 Kosovars ( Leonardo
Arte) , real izzato nei campi profughi de l l 'Alban ia , in
col l aborazione con I 'Acnur ( l 'Alto Commissariato del le
Nazioni Un ite per i Rifugiati) e parte d i un progetto più
am pio su l la situazione dei rifugiati ne l mondo cui sarà
dedicato anche il prossimo numero del la rivista " Colors " .
20
# .
Thiresia Tzitzira, Grecia, 36 anni,
venditrice di macchinari
per la raffinazione dell'oro
24
Mario Gambiolo, Italia, 31 anni;
Modou Kebe, Senegal, 34 anni,
conciatori
Con questo numero Fotostorica si apre al dibattito sui temi della fotografia e sugli argomenti proposti. Abbiamo invitato Oliviero Toscani a darci un suo contributo sul tema del l ' immigrazione e pubblichiamo quindi di seguito, una serie di sue fotografie, da lui stesso impaginate per dare un senso, anche compositivo, al l ' intervento che, oltre che fotografico, è anche creativo. Le fotografie di Toscani costituiscono ritratti di extracomun itari di varia provenienza, ormai integratisi nella società italiana.
[' ________ D_i_b __ a_t_t_i_t_o __ ___
La fotografi a n o n è l a parente povera de l l a pittu ra , anzi l a fotografi a è e
resterà per mo lto tem po i l n uc l eo d i pa rtenza de l l ' arte modern a.
La fotografi a è l a docu mentazione d e l l e rea ltà e dei fatti che c i
c i rcondano; è l a m emori a storica de l l ' u m a n ità . Ormai quasi tutto c iò che
conosciamo lo conosci amo perchè ne abbiamo visto le i m m agi n i . Saremo
r icord ati d a l l e i m m agi n i che ri m a rra n n o d i no i , non a caso i non n i sono
r icord ati so lamente da vecch i , attrave rso le loro u lt ime fotografie .
La fotografi a è u n u n iverso d i com u n i cazione che parte sem p re d a l l a
rea ltà , a nche q u a n d o l a mod ifica , l a v io lenta , l a trasfo r m a , l a cance l l a .
L ' i m m agi ne è p i ù rea le d e l l a rea ltà , con l a com u n icazione moderna
u n ' i m m agi ne può esse re più forte d i u n ' offens iva m i l ita re , perchè è u n
u n iverso ne l lo stesso tem po c h i uso e a pe rto a m i l le i nte rpretaz ion i . La realtà è invece frammentata e non si può cogl ierne che
un solo aspetto . Non crediamo più ne l la realtà ma nel la
rappresentazione d i essa attraverso le i mmagin i che la
documentano. Non è p iù la realtà che c i fa paura ma le
immagin i che la documentano; non a caso quando non si
vuole affrontare un problema basta censurarne le immagi n i .
L'obbiettivo c h e si apre e s i ch iude lasciando passare u n a
frazione di luce c h e ci restituisce u n id iota , fin isce per
essere un documento storico ; e il trascorrere del tempo
riesce a far d iventare ogni foto avvincente. Le vecchie foto
ci commuovono, ci sembrano tutte interessanti .
U n ' istantanea giudicata brutta o mal riuscita tanti ann i fa c i
attrae oggi con m i l le seduzion i . Quando l a terra sarà un
reperto archeologico non c i sarà più d ifferenza tra una foto
pubbl ic itaria del la Coca Cola, u n reportage di guerra , una
foto d i moda, una natura morta, o un ritratto, ogni immagine
sarà i l documento del la condizione umana visto da più punti
d i vista. L'aspetto documentario de l la fotografia è quel lo
che più mi affasci na . l fotografi sono depositari del grande
privilegio di tramandare a l la storia la storia stessa
attraverso i loro occh i . Tante volte mi domando se una
s imi le responsabi l ità non è per caso troppo grande per una
categoria d i persone che a l la fine nel la maggioranza de i casi s i sono ritrovati a fare i l mestiere d i fotografo per caso,
in iziando da d i lettanti e senza u n 'adegu ata preparazione
scol astica. Ciò che m ' interessa meno è l ' uso del la
fotografia come ornamento estetico, come facile
masturbazione artistica, la fotografia non è un 'azione
pittor ia le, non deve essere racch iusa in cornici o passe
partout, a ppesa a muri di abitazioni di lusso e d i
col lezionisti , o d i musei o gal lerie d ' arte , la fotografia ha
bisogno d i un supporto ti pografico , ha bisogno d i una
distribuzione d i massa, mediatica, deve essere sui giorna l i ,
su i man ifesti sui muri d i tutto i l mondo; non penso che la
fotografia debba essere relegata a sistemi tecnici usati
solamente per ricerca estetica, per cercare di rendere
l ' immagine più "artistica" possib i le , il fotografare solamente
in bianco e nero è solamente un "sistema" per l iberarsi
da l la grande difficoltà di affrontare il problema del la scala
cromatica. Non credo proprio nel la falsa i ntel lettual izzazione
de l la fotografia fatta con accorgimenti tecnici o con i nuti l i
virtuosismi c h e con l ' avvento del l 'e lettronica si sono
purtroppo moltipl icati; tutti questi trucchi servono
solamente a mascherare la su perficial ità di chi ha poco da
d i re , e a creare una grande qu antità d i spazzatura .
Fotografare significa emozion i , bisogna essere
profondamente e genu inamente innamorati per poter
fotografare in modo eccelso.
0/iviero Toscani
L' i m m i e porta . . .
I KO NA PHOTO GALLERY N ew Yo r k Ve n i c e J o i n t C o l l e ct i o n
IKONJ� I'I·IOTO GJ�I.I. I51� .. ( d i Z iva Kraus
30123 VENEZIA - Dorsod u ro 48 Te l . 041 5200428, 041 5205854 - fax 041 5205854
e-m a i l : m a i l @ i konavenezi a . com www. i konavenezi a . co m
Berenice Abbott
Magnetiom with key 1930
Prefaz i o n e
Terra veneta, terra di emigranti: quante volte questo accostamento ha fatto
parte di un parlare comune e di una simbologia altrettanto comune. Lo
stereotipo entrato nella memoria collettiva, ci racconta come molti nostri
cittadini veneti, con la valigia di cartone contenente piccole e misere cose, ma
con il cuore pieno di speranza e la mente piena di sogni, abbiano varcato i mari
o più semplicemente le Alpi in cerca di migliore fortuna, quella fortuna che non
poteva loro arridere nella terra d'origine per la condizione di minorità sociale ed
economica cui era allora condannato il mondo rurale. Vi è senz 'altro molta
verità in questa immagine e, del resto, eminenti studiosi ci hanno spiegato il
fenomeno, sviscerandone gli aspetti sociali, culturali ed economici,
evidenziando come l 'epopea della migrazione abbia segnato un significativo
momento nel percorso di emancipazione della popolazione rurale veneta.
Però, è da aggiungere che gli emigranti, spesso partiti all'awentura conoscendo
poco o nulla delle destinazioni, hanno portato con sé quel patrimonio di valori e
di disposizioni morali, formatisi proprio nell 'ambito della civiltà contadina
veneta, troppo spesso riduttivamente definita come "subalterna", che hanno
consentito loro di divenire risorsa umana preziosa per i paesi che li hanno
accolti. Valori e disposizioni morali che stanno alla base anche della
straordinaria ripresa economica conosciuta dal Veneto nella seconda metà del
Novecento e che ancor oggi contraddistinguono la nostra gente. Del resto, a
tale ripresa, gli emigranti hanno contribuito non poco.
Ben venga, quindi, questa importante mostra fotografica, predisposta dal Foto
Archivio Storico della Provincia di Treviso, che nel rinnovare il ricordo della
straordinaria awentura umana dei nostri emigranti dà anche l 'abbrivo ad una
importante campagna mirata alla costituzione e accrescimento di un fondo
fotografico dedicato a questo tema per impedire che vada disperso quel
patrimonio di immagini che testimoniano delle sofferenze, dei sacrifici, ma anche
del riscatto e dei successi di chi è partito per altre terre in momenti meno felici
per il Veneto.
L 'evento rientra nell 'ampio scenario della collaborazione tra Regione Veneto,
Provincia e Comune di Treviso, che ha trovato il suo naturale sbocco in un
innovativo accordo di programma recentemente sottoscritto. L 'augurio che qui
si ritiene di dover fare è che quanto proposto sia di utile conoscenza per le
generazioni attuali e aiuti loro e noi tutti a comprendere con maggior profondità
la nostra Storia per poter meglio interpretare il presente e costruire il futuro. •
Luca Zaia
Presidente della Provincia di Treviso
Giancarlo Gentilini
Sindaco del Comune di Treviso
Ermanno Serrajotto
Assessore alla Cultura della Regione Veneto
Michele Chiole
Assessore alla Cultura del Comune di Treviso
Marzio Favero
Assessore alla Cultura della Provincia di Treviso
Verso la fine del 1999, durante una delle giornate del festival " Finestre sul
Novecento " , dedicata al tema del l 'emigrazione - re latore era i l Prof.
Franzina, studioso di questo fenomeno, - nel l 'ambito di uno scambio di idee
che ebbi con i l d i rettore dei i ' ISTRESCO, i l Prof. Livio Vanzetto, emerse, fra le
varie ipotesi d i collaborazione , quel la di allestire col F.A.S.T. una mostra
fotografica dedicata al tema del l 'emigrazione trevigiana e veneta nel mondo.
Ta le ipotesi di lavoro, i ntrigante sotto molti aspetti, è tornata a incalzarmi nel
marzo di quest'anno, quando ho avuto la possibilità di compiere un viaggio in
rappresentanza della Provincia di Treviso nel Rio Grande do Sul del Brasi le,
definito dagl i studiosi come i l Veneto d 'oltre Atlantico. Si tratta, in effetti , di un
caso molto particolare perché in un 'area territoriale grande quasi quanto l ' Ital ia
gli emigranti veneti e i loro discendenti hanno dato vita ad una comunità molto
forte e caratterizzata culturalmente, che ha inglobato al proprio interno anche
gli emigranti lombardi e friu lan i , e quel l i polacchi ed alemanni . Si tratta della
comunità dei Taliani, che parla una l ingua sostanzialmente simile al Veneto di
un secolo fa (el Talian) e convive pacificamente con · le altre culture
sudamericane, come quel la gaucha, in un territorio che per aspetti cl imatici ed
orografici ricorda molto l 'area pedemontana del Veneto.
La Comunità veneta riograndese si presenta come assai variegata: a l le owie
divisioni per fasce di reddito, per attività professional i e per l ivel lo di istruzione,
si sommano quelle concernenti i l grado di conservazione del l ' identità tal iana;
mentre nel le aree rural i e nei centri minori vi è una persistenza forte
del l ' identità veneta, nel le città maggiori i processi di erosione l inguistica e
culturale inevitabi lmente connessi al meticciamento con le altre culture, agli
scarti generazionali e allo sfilacciamento quasi inevitabi le nel le relazioni
interpersonali dovute al la vita urbana si fanno più evidenti. Ciò nonostante, gli
emigranti e i loro discendenti, anche di quarta e quinta generazione, pur se integrati
a tutti i livelli nella società multietnica brasiliana, conservano collettivamente la
memoria di provenire dal l ' Italia e il bisogno molto forte di coltivare i legami sociali e
culturali con la Terra Veneta di origine. Un bisogno espresso spesso in maniera
commovente e che, come è noto, trova analoghe manifestazioni presso tutte le
Comunità venete - anche quelle meno strutturate o coese - sparse nel mondo - dal
Sud al Nord America, dall 'Australia ai paesi nordeuropei.
È però un dato d i fatto - sul quale durante i l viaggio ho avuto modo spesso d i
riflettere - che ne l la terra di origine non è awertita una altrettale necessità d i
mantenere i legami, nonostante i l fatto che non v i s ia , credo, una famiglia
trevigiana o veneta che non annoveri , in qualche ramo familiare, la presenza di
un emigrato. È fuor di discussione che l 'opera di associazioni come la Trevigiani
nel Mondo e simil i s ia generalmente apprezzata e la partecipazione popolare
alle rimpatriate sia sempre numerosa e sentita; così come appartiene al la
coscienza comune la consapevolezza che se oggi i l Veneto - e , qu ind i , la
Provincia d i Treviso, con le sue 90.000 imprese, - può con legittimo orgoglio
affermare di rappresentare una del le aree socioeconomiche più forti d 'Europa,
ciò è attribu ibi le in quota parte anche al sacrificio dei nostri concittadini che
partendo in altri tempi , assi meno fe lici , consentirono l ' attenuazione del la
pressione del la fame su coloro che rimasero e , in secondo luogo, o con le loro
rimesse o con i l trasferimento di know-how, contribuirono alla ripresa del la
nostra economia. Piuttosto, sono le implicazioni social i e u mane, e soprattutto
le proporzion i , di una vicenda storica che ha rifondato le basi del la nostra
società, a sfuggire nel complesso al la nostra attenzione, s ia ciò dovuto al le
urgenze del vivere quotidiano che togl ie spazio al la riflessione, s ia ciò
attribuibi le al la parziale rimozione d i una pagina della nostra storia che è
doloroso ricordare e viene, purtroppo, trascurata nei programmi e nei l ibri di
testo scolastici - che spesso indu lgono sui temi del la politica dei potenti,
3 8
anziché prestare la dovuta attenzione al le vicende degli umi l i .
Eppure i dati sommari a disposizione sul tema sono impressionanti. Negli ann i
che seguirono l 'un ità d ' Ital ia, i l Rio Grande do Su l rappresentò la prima
importante meta degli emigranti ital iani , in particolare del Nord . Si calcola che
circa un mi l ione furono i Veneti, e fra questi una parte importante fu
rappresentata da interi nuclei familiari di contadini Trevigiani e Vicentini (per lo
più appartenenti a l le categorie social i dei bisnenti e dei massariotti), che al lora
partirono a catar fortuna oltreoceano, per sfuggire ai morsi del la fame e della
pellagra, nonché ae angarie dei paroni dea tera e del governo, con le sue
intol lerabil i imposte sul sale (un ico strumento disponibi le per conservare la
carne) e sul macinato (owero su l la farina da poenta, base del la d ieta
al imentare del popolo). Nella prima metà del '900, altri due mi l ioni e oltre di
Veneti partirono, in forme diverse, per il Sud America e le altre aree di emigrazione
europee ed extraeuropee - il fenomeno ha avuto dimensioni tali che,
probabilmente, piuttosto che di emigrazione sarebbe corretto parlare di migrazione.
È evidente che si pone la necessità, in un momento in cui si discute
animatamente di recuperare la memoria storica del le comunità rea l i , nel nostro
caso quel la veneta, di fare i conti con l 'epopea degli emigranti, in primo luogo
per saldare un debito morale e materiale enorme. Il prof. U lderico Bernardi ha
ben scritto al riguardo, con riferimento al la vicenda della comunità veneto
riograndese: " È come ritrovare, in quel le terre lontane, migliaia e migl iaia di
chi lometri dal le regioni del la Padània, oltre l 'oceano, ne l l 'emisfero australe, una
pianta vigorosa cresciuta da un seme che i l vento largo della emigrazione ha
portato f in laggiù . Una ricchezza per i l mondo, che ha visto incrociarsi saperi e
schiatte, in una awentura umana che sarebbe infame dimenticare " . Ma ,
naturalmente, le sue parole valgono anche per le altre realtà di emigranti e
discendenti veneti ed ita l ian i nel mondo.
In secondo l uogo, sussiste un ordine d i ragioni congiunturali e strategiche che
consigliano di riprendere i rapporti con i Veneti nel mondo - e non a caso
questa Amministrazione ha messo fin dal l ' inizio fra i proprio obiettivi quel lo di
sviluppare una politica di particolare attenzione nei confronti dei propri
concittadini a l l 'estero, cui fa da riscontro, per converso, una politica di
attenzione ed accoglienza nei confronti degli immigranti regolari (con
l ' istituzione dello Sportel lo per gli extracomunitari) - legate sia a l la vocazione
internazionale del la nostra Provincia, che so lo uno sproweduto potrebbe
mettere in questione - siamo fra le prime realtà territoria l i per export in Ital ia, -
sia a l l 'attuale scenario pol itico-economico caratterizzato da processi di
globalizzazione sempre più incalzanti. È evidente che, con i l progressivo eclissarsi
degli stati nazione e dei loro confini spazial i , le realtà territoriali che presentano un
alto livello di consapevolezza identitaria e sono più intraprendenti sul piano
economico - com'è per la Marca Trevigiana - si trovano nelle condizioni di costruirsi
da sole le proprie reti di relazioni internazionali - relazioni che possono essere
favorite in modo sostanziale dalla sussistenza di elementi di comunanza culturale e
linguistica con altre realtà - si veda qui proprio il caso della popolazione veneto
riograndese. È un dato su cui riflettere il fatto che il tramonto dei vecchi confini offra
la possibilità ad una comunità naturale di vivere e crescere sotto cieli diversi,
sottraendosi all 'equazione "ordinamento = localizzazione", a patto che sia coltivato il
dialogo culturale, che rappresenta i l vettore per stabilire e conservare anche un
sistema di relazioni sociali ed economiche.
Per avere una comprensione più adeguata delle possibi l ità in gioco, dobbiamo
tener conto del fatto che le varie comunità venete presenti in Sud America
come altrove - Austral ia , Canada, ecc. - si caratterizzano per essere divenute
risorse umane preziose per l ' economia dei paesi che le hanno ospitate ed
integrate e manifestano al loro interno processi d i organizzazione della vita e
39
Camion della panetteria "lnternacional" di proprietà della famiglia Leoni
a Sao Caetano do Sul
San Paolo (Brasile) Anni Quaranta
del lavoro che presentano analogie troppo evidenti con quel l i che hanno
consentito i l cosiddetto "mi racolo economico del Nord Est ita l iano" per non
riconoscere una matrice cu lturale comune, una persistenza di strutture valoriali
e comportamentali condivise. Se mi s i perdona qualche breve considerazione di
ordine sociologico, peraltro in sintonia con le valutazioni più rigorose ed
appropriate formulate da studiosi autorevol i , segnalo che i valori di base
condivisi dal le varie comunità venete sono quell i propri del la civiltà contadina
veneta, troppo spesso descritta come mera cu ltura subalterna, certo negletta
dalle borghesie cittadine, che invece ha elaborato a l l ' i nterno della propria
esperienza e forse proprio in reazione alle difficoltà del vivere in campagna, per
l 'oppressione dei padroni e del lo Stato, alcune disposizioni ad agire, owero
virtù, come l 'autonomia nel lavoro e la connessa capacità di sopportare i
sacrifissi, la solidarietà fami l iare e sociale, cioè el compatirse, e una " pietas"
religiosa, che al cambiare delle condizioni sfavorevol i esterne si sono
trasmutate nel lo spirito imprenditoriale e nei meccanismi di solidarietà sociale
diffusi (casse rura l i , associazioni di volontariato, ecc.) che hanno consentito lo
straord inario sviluppo economico autoctono della nostra regione, che di
" miracoloso" ha solo l ' incapacità di riconoscerne le cause da parte di molti
osservatori esterni. E oggi, in un mondo che diviene sempre più piccolo per
l 'evoluzione tecnologica dei mezzi di trasporto e di comunicazione, l ' idea di
edificare una comunità veneta transnazionale risulta tutt'altro che fantasiosa.
Un programma di sviluppo relazionale in tale direzione richiederebbe un forte
coordinamento fra i diversi l ivel l i istituzional i , le varie forze sociali e
imprenditoria l i . Ma, come detto, il vettore fondamentale su cui lavorare, in ogni
caso e in questa fase in particolare, risulta quel lo culturale. Un vettore che non
è, comunque, semplice da percorrere, oltre che per gli owi motivi attinenti le
risorse da investire e i soggetti da coinvolgere, anche per una questione di
asimmetria epistemologica fra l 'approccio al problema impiegato dagl i studiosi
italiani e quel lo appl icato dai discendenti degli emigrati . Per comprenderne le
ragion i , occorre effettuare un cambio di prospettiva psicologica ed esistenziale.
Mi ha aiutato a comprenderne le coordinate fra' Rovi l io Costa, i l più grande
studioso vivente del l ' immigrazione veneta nel Rio Grande do Sul e strenuo
difensore del la identità dei Taliani - anche contro ta lune politiche attuate dallo
Stato ital iano nei confronti degli oriundi .
In buona sostanza, a noi , che siamo inseriti nel la l inea narrativa del la nostra
Comunità Veneta e del l ' Ita l ia appare in genere poco importante risalire al le
vicende singolari dei nostri progenitori. E d i conseguenza, le opere d i storia
locale o generale, attinenti l 'emigrazione, prodotte dai nostri studiosi sono
metodologicamente costru ite sul la analisi dei flussi migratori, che al massimo
tengono conto della distribuzione dei cognomi nelle località interessate dal
fenomeno. Studiosi come Costa effettuano invece delle indagini meticolose per
redigere, persino in maniera compulsiva, elenchi d i nomi, luogh i , lotti d i terreni
assegnati, paesi d i provenienza presunti dei coloni approdati - nel caso in
questione - in Brasile e ci chiedono un aiuto nel completare i l loro lavoro sul
versante ital iano. Ciò s i spiega solo se si tiene conto del fatto che la coscienza
collettiva dei veneti riograndesi è , almeno in parte, quel la tipica degli esu l i .
Ricerche d i questo tipo hanno un valore pratico importante s u l piano morale,
perché garantiscono i l senso di appartenenza ad una comunità; la storia
collettiva, mi spiegava Rovi l io Costa nel chiedere dati analitici in tal senso da
pubbl icare nel suo giornale e nei suoi l ibri , è fatta di storie individua l i e gl i
emigranti hanno un bisogno enorme d i rial lacciare le fila del le loro vicende
personali a l la storia della loro madrepatria .
Insomma, le condizioni d i possibi l ità per costruire un dialogo fra i Veneti rimasti
in patria e quel l i emigrati e i loro d iscendenti sono da individuarsi in una
concil iazione fra le diverse istanze. Sul nostro versante , in questa fase,
l ' impegno deve essere duplice. Da un lato, quello d i garantire i dati che i nostri
interlocutori ci chiedono - attinenti i registri anagrafic i , le informazioni d i
carattere storiografico ed etnografico, ecc. - da l l 'a ltro quel lo d i recuperare la
memoria storica complessiva, con le annesse obbl igazioni moral i che ne
conseguono, sulla epopea dei nostri emigranti - che in terre lontane, da ultimi ,
per la loro patria d i origine, si sono trasformati in protagonisti d i fortunate
intraprese economiche, in fondatori di città e risorsa umana preziosa per i
paesi che li hanno accolti. A questa seconda istanza, risponde la mostra
fotografica al la fine real izzata dal F.A.S .T. del la Provincia di Treviso, in
col laborazione con I ' I STRESCO, grazie al sostegno del la Regione Veneto e del
Comune d i Treviso - sostegno garantito rispettivamente dagli Assessori a l la
Cultura Ermanno Serrajotto e Michele Chiole, che al la bontà del l ' in iziativa
hanno creduto.
Una mostra fotografica, naturalmente, ha un valore emozionale e parzialmente
informativo - l ' apparato critico che la supporta di necessità è ridotto
a l l 'essenziale. Nel le intenzioni dei proponenti, essa ha lo scopo di suscitare
l ' i nteresse dei cittadini e delle loro rappresentanze politiche sul tema dei
rapporti da costruire con i Veneti nel mondo. La speranza è che ad essa arrida
i l successo incontrato dal la mostra " I l Trevigiano nel la Grande Guerra" - che
dopo l 'a l lestimento presso i l Palazzo dei Trecento, nel novembre del 1998, è
stata richiesta da un gran numero di Comuni, Istituzioni culturali e scolastiche,
ed a tutt'oggi ha raggiunto un numero stimato d i oltre ottantami la visitatori . Di
certo, la mostra sulla Emigrazione trevigiana e veneta nel mondo offrirà spunti
bastevol i per suscitare su l l 'argomento un d ibattito culturale più rigoroso,
sganciato dal le banal ità tipiche del le polemiche ideologiche legate al
quotidiano, e in grado d i offrire strumenti concettual i più adeguati per
affrontare, anche in termini generali i l tema della migrazione, ponendo in luce
le analogie, ma anche le profonde differenze fra i diversi fenomeni - compreso
quel lo d i cui oggi i l Veneto, per contrappasso è investito, invitando a l la rifles
sione sul le occasioni offerte dal d ia logo interculturale, comunque mai semplice
quando è vero, e i rischi connessi a l mancato governo del fenomeno. •
Prof. Marzio Favero
Assessore alla Cultura
Provincia di Treviso
Ve rso l a costituz ione d i un fondo fotografico s u l l ' e m igraz ione trevigi a n a e veneta
Q uesta mostra fotografica e storica nel lo stesso tempo, real izzata in
collaborazione con I ' I STRESCO (Istituto per la storia del la Resistenza e
del la società contemporanea del la Marca Trevigiana), il F.A.S .T. - Foto Archivio
Storico Treviso, i l lustra i principa l i aspetti del fenomeno m igratorio veneto ben
rappresentati nel le varie sezioni della mostra che sono: le condizioni d i
partenza; i l viaggio, l 'accoglienza, l 'abitazione, l ' attività lavorativa, i l successo
imprenditoriale, la famigl ia, la religiosità, la festa, l ' identità degli emigranti.
La mostra affronta un tema poco rappresentato a l l ' interno dei vari fondi
fotografici che costituiscono i l F.A.S.T.: la tematica del l 'emigrazione è stata solo
raramente documentata dai fotografi trevigiani e veneti, dato che l 'emigrazione
quasi sempre aweniva al di fuori del l 'ufficial ità e del le cerimonie.
Nasce da questa constatazione la volontà d i awiare, con la presentazione d i
questa mostra fotografica su l l 'emigrazione trevigiana e veneta nel mondo,
anche la costituzione d i un fondo fotografico digitale sul l 'emigrazione che
permetta a studiosi , editori, studenti e comuni cittadini d i conoscere questo
grande fenomeno tramite le immagini . ·
Piccole raccolte di fotografie sul tema sono state costituite nel tempo presso le
varie associazioni loca l i che si occupano del l 'emigrazione e presso le
bibl ioteche, ma la maggior parte d i questo materiale r imane ancora presso le
famiglie, a l le qual i dunque ci rivolgiamo affinché si possa raggiungere l 'obiettivo
di accrescere questo fondo fotografico.
Analogamente d i grande importanza riveste i l recupero d i fotografie presso le
associazioni degli ital iani a l l 'estero che molto spesso hanno raccolto con amore
la documentazione relativa al loro epico insediamento nelle terre d i arrivo.
Proprio per far conoscere i nostri obiettivi su l la tematica del l 'emigrazione, è in
corso d i realizzazione a cura del F.A.S .T. un cd-rom interattivo con motore d i
ricerca, contenente circa 600 fotografie relative al tema, che vedrà quanto
prima una vasta diffusione presso le scuole e le bibl ioteche territoria l i . •
Adriano Favaro
Direttore F.A.S. T.
40
Fornace Moretti e Martorelli
a Sao Caetano do Sul;
Sao Paulo (Brasile) 1912
L ' EM I G RAZ I O N E trevigiana e veneta nel mondo
stra storico-fotografica
so , Salone dei Trecento/Palazzo dei Trecento
m b re 2000 - 26 d icem bre 2000
I ntrod uz ione
Pubbl ich i amo u n a se lezione d i foto del l a Mostra
s u l l ' e m igrazione veneta esposta a Treviso, ne l
P a l azzo dei Trecento , d a l 9 a l 26 d icembre 2000
e rea l izzata d a l F.A.S.T. ( Foto Arch ivio Storico
Trevigiano) con la co l l abo razione dei i ' ISTR ESCO
( I stituto per l a storia de l l a Res istenza e d e l l a
società contem po ranea de l l a Marca Trevigi a n a ) :
i n c i rca tre mesi d i l avoro , centi na ia d i
documenti fotografici sono stati racco lti e
ri p rodotti i n Ita l i a e a l l ' estero , grazie anche
a l l ' a i uto e a l l a d i s pon i b i l ità d i associazion i e d i
pr ivati . La l i m itatezza de l tempo a d isposiz ione e
l e d iffico ltà d i accesso i n ta l u n i arch ivi non
hanno consentito d i compiere una ricerca
storiograficamente sistematica ed esauriente. Tuttavia i l
materiale raccolto e selezionato appare p i ù che sufficiente
per documentare e i l l ustrare i pri nc ipal i aspetti del
fenomeno m igratorio veneto: le cond izioni d i partenza, i l
viaggio, l 'accogl ienza , l 'abitazione, l 'attività lavorativa, i l
successo im prenditoria le, la famigl ia , la religiosità, l a festa,
l ' identità degli emigrati.
Trattandosi di una mostra nel contempo storica e
fotografica, si sono dovute contemperare le esigenze del la
documentazione con quel le del l 'estetica: purtroppo, non
sempre una foto storiograficamente interessante possiede
caratteristiche e qual ità tecniche sufficienti per consentirne
la pubbl icazione.
I n particolare, le foto inserite i n questo numero di
" Fotostorica " , sono state selezionate privilegiando, nei l im iti
del possibi le, il criterio del la buona qual ità fotografica ; in tal
modo, se non è sem pre garantita la com pletezza
del l ' informazione storica, viene però offerto un quadro
d ' i nsieme che ci auguriamo possa risu ltare esteticamente
gradevole . •
42
43
La solitudine dell'emigrante
Belgio, anni Cinquanta La Valigia, Vicenza
La soc ietà d i partenza
Nel la seconda metà del l 'Ottocento, l e cond izioni d i vita dei
contadin i _veneti peggiorarono nettamente per tutta una
serie d i fattori concom itanti :
- il forte incremento naturale del la popolazione, causato
dal la d iminuzione del la mortal ità in presenza di una natal ità
che rimaneva altissima;
- la d im inuzione dei redditi contadin i , provocata , in tutta
Europa, da l la caduta dei prezzi dei prodotti agricol i e, nel
Veneto i n particolare, da alcune annate meteorologicamente
d isastrose, da l la malattia del le viti e del baco da seta,
dal l ' i ncremento dei fitti e del prel ievo fiscale;
- l 'au mento del la d isoccupazione, connesso a fenomen i , sia
pure lenti , d i modern izzazione del l ' econom ia , con
l ' i ntroduzione di nuove macchine e la progressiva
scomparsa di antichi lavori.
In pochi ann i , ampi strati del la popolazione scesero sotto i l
l ive l lo d i sussistenza, tanto che la pel lagra - malatti a d a
sottoa l imentazione -si diffuse paurosamente. Per contadin i
e braccianti ridotti a l la miseria fino a l punto d i dover vivere
talvolta in abitazioni come quel la del le fotografie a fianco,
non restava che un 'a lternativa drammatica: " languire o
fuggire " . •
Famiglia patriarcale
davanti alla propria abitazione Pedemontana trevigiana, inizi Novecento
Un tipico casone della pianura trevigiana
Mogliano Veneto. 1950 ca. Centro Culturale Astori - Mogliano Veneto
44
Tagliatori di canna trevigiani in attesa di essere avviati sul posto di lavoro.
Lismore - Nuovo Galles del Sud (Australia), 1955 Pro Loco Vedelago
Emigranti in coperta sulla nave "Patricia"
in rotta per il Sudamerica
1906
I l v i aggio
A fine Ottocento, i l viaggio verso l 'America si presentava
carico di incognite e di imprevisti fin dal luogo di partenza,
fosse esso i l porto di Genova, d i Marsiglia o altri scali di
paesi europei affacciati sull 'Atlantico. Ritardi e disfunzioni
delle compagnie di navigazione, documentazione insufficiente,
cavil l i burocratici costringevano spesso a lunghe e snervanti
attese che rinfocolavano il risentimento e lo spirito di rivalsa
d i molti emigranti veneti nei confronti d i ceti dirigenti - i siori
da sempre sentiti come lontani e osti l i .
I l viaggio , poi , si presentava spesso molto d isagiato,
nel l ' affo l lamento e nel la promiscu ità del l a terza classe,
anche se i piroscafi d i l inea d i fine secolo garantivano una
sistemazione e una sicurezza non certo paragonab i l i a
quel le, molto p iù precarie, offerte dai vel ieri di qualche
decennio prima. Appena scesi dalle navi che l i avevano
condotti in America , gli emigranti venivano rinch iusi per la
"quarantena" i n apposite strutture ricettive: tra le p iù note,
ricordiamo El l is lsland a New York e l ' Hotel de lmmigrantes
a Buenos Aires.
l nuovi arrivati venivano accuratamente visitati dai medic i ,
registrati , i nterrogati ed esaminati dagli ispettori governativi .
Meno traumatic i , ma ugualmente disorganizzati e privi d i
adeguata assistenza pubbl ica, erano gl i spostamenti degli
emigranti temporanei o stagional i verso i paesi europe i .
Le cose m igliorarono ne l corso de l Novecento: ne l secondo
dopoguerra, ad esempio, le numerose partenze di Veneti
verso le lontane mete canadesi o austral iane vennero
regolamentate e organ izzate in maniera precisa: s i partiva
con tutti i certificati e i documenti in regola e non si andava
più a l l ' awentura , anche se molto d ipendeva ancora dallo
spirito d' iniziativa e dalle capacità individual i . •
46
Co lon ie agrico le i n Sud America
Nel Brasi le degli anni Settanta erano apposite Commissioni
governative, stabi lmente presenti in ognuno dei d i partimenti
d i nuova colonizzazione, che assegnavano i lotti agli
em igranti : mediamente dai 25 ai 50 ettari di foresta da
coltivare. Il debito contratto per l ' acquisto, assieme a quel lo
necessario per prowedersi dei pr imi arnesi , del le sementi e
degli animal i , veniva saldato dai coloni con il ricavato dei
raccolti in izia l i e con prestazioni gratuite d i manodopera,
nella stagione invernale, per aprire le strade di
col legamento tra i lotti e con le città.
Per d isboscare i l terreno, in modo da renderlo coltivabi le , si
procedeva a l l ' incendio del la vegetazione , abbattendo poi i
grossi tronchi rimasti . Segu ivano le prime colture che
davano raccolti sempre più copiosi e, in pochi ann i , molti
coloni videro realizzarsi il sogno che l i aveva forse spinti a
partire: d iventare proprietari di terra. •
Ferrari e lrmàos Membri della Commissione per l'assegnazione delle terre
Caxias do Sul , 1885 Prefeitura di Caxias do Sul
Coloni impegnati nei lavori
di apertura di una strada Caxias do Su l , 1935 Prefeitura di Caxias do Sul
48
L ' a b itazi o n e : ca pa n ne , case , pa l azz i
La prim a casa del colono era una capanna di tronch i ,
ria lzata per d ifendersi da pantere - chiamate erroneamente
"tigri " - e da serpenti, coperta con il fogliame del la
foresta ed affiancata dal recinto per gl i an imal i . Nel giro d i
q ualche a n n o , s e erano copiosi i raccolti , anche l 'abitazione
diveniva più accogl iente e sicura. Agli i n izi del '900 la
fattoria del l 'emigrante veneto riograndese si presenta i n
genere rialzata, c o n le pareti d i tavole ben l ive l late e
connesse, con il tetto a scandale che si a l lunga spesso
sul le travature e le colonne di un porticato.
Compaiono anche i mattoni , dapprima fatti sul posto e cotti
al sole; poi prodotti da vere fornaci e impiegati là dove
andavano sorgendo nuovi vi l laggi , d ivenuti nel tempo
" citadi" . E chi vi approdava, ritenendo più remunerativo un
servizio a l le d ipendenze del lo stato , un 'attività commerciale
o la costituzione d i una piccola impresa, real izzava spesso
splend id i edific i , secondo i model l i e le architetture tipici dei
centri urbani del l 'epoca. •
49
Casa d i agricoltori con tetto a scandale in
località Dourado - Aratiba
Rio Grande do Sul (Brasile) 1920 ca.
La Piave, Fainors
Caxi as do S u l : u n a c ittà dove c ' era fo resta
È soprattutto in Sudamerica e in particolare in Brasi le che
l 'emigrazione ital iana ha prodotto, sotto la spinta del le ondate
impetuose d i arrivi degli anni '90, i l diffondersi di decine di
insediamenti che hanno bruciato le ,tappe del la normale
evoluzione di un tessuto urbano, passando velocemente da
aggregati d i capanne a popolose e vivaci " citadi" .
Caxias do Sul può essere portata come esempio
emblematico: nel 1880 le prime abitazioni i n legno
appaiono sovrastate dal le poche ch iome ad ombrello degl i
a lberi scampati a l l ' i ncendio appiccato dai coloni ; sul le
strade sconnesse e fangose si affacciano im prowisati
steccati con tronchi i rregolari .
Qualche anno dopo, la fotografia rivela la presenza d i un
preciso progetto urbanistico: le abitazioni , più numerose e
curate, sorgono ai lati di un 'ampia strada, via "Jul io de
Casti lhos " , su l la quale appena trent'anni dopo si
affacceranno gl i edifici e i palazzi del la più im portante c ittà
d i Rio Grande do Su l .
Quando ne l 1913 Caxias viene riconosciuta come " citade" ,
si presenta come un organismo strutturato, a l l ' interno del
quale non è d iffici le immaginare i l fervore del le in iziative e
del le attività, vigi late dal la mole imponente del la chiesa
madre dedicata a Santa Teresa.
Negl i anni '20 la città s i mostra con strade ampie e curate,
dove le automobi l i in iziano a sostituire i carri e le carrozze;
la corrente elettrica vivacizza negozi, palazzi e residenze
che, con lo sfarzo del le facciate, testimon iano i l l ivel lo d i
ricchezza raggiunto d a l l a borghesia locale.
Attorno agli edifici pubbl ici la massiccia presenza d i
persone, in occasione d i ricorrenze religiose o civi l i , d à la
misura del la vitalità e del continuo espandersi d i una c ittà
dove sono determinanti la presenza e la cultura degli
em igrati veneti. •
Primi insediamenti
a Caxias do Sul
1880 Prefeitura d i Caxias do Sul
Manifestazione popolare in occasione della nomina
del nuovo sindaco
Caxias do Sul , 1920 Prefeitura di Caxias do Sul
50
La famiglia Boff mostra orgogliosa
i prodotti coltivati nelle fertili terre brasiliane
Caxias do Sul , fine '800 La Valigia, Vicenza
NELLA PAGINA A FIANCO Emigranti trevigiani
(Vedelago)
durante il taglio della
canna da zucchero
Lismore (Australia), 1955 Pro Loco Vedelago
Agrico ltu ra e att ività con nesse
I l sogno d i molti contadin i veneti era quel lo d i raggiungere la
condizione d i proprietari terrieri , per non dover più d ipendere
dai paroni. Alcuni riuscirono a concretizzare questa loro
aspirazione in America Latina: un ' impresa che risu ltò p iù
agevole per coloro che, giunti in Brasi le pr ima del la
definitiva abol izione del la schiavitù, non incapparono nel la
dura esperienza d i lavoro salariato ne l le fazendas. Scriveva
un emigrato vicentino nel 1884: " Caro padre, dovresti
vedere che bel la colonia ho comprato . . . ch i l ' avesse con
tutte le cose che contiene, da noi sarebbe considerato u n
riccone. Aspetto con ansia c h e mi raggi unga tutta la famigl ia
perché là eravamo servi e qu i s iamo signori " .
A caval lo dei due seco l i , non erano pochi gli em igrati veneti
che potevano esibire un 'azienda, come q uel l a del la foto qu i
sotto pubbl icata, eloquente compendio de l le tradizioni
agricole del la pedemontana veneta trapiantate a m igl ia ia di
ch i lometri d i d istanza.
Tra le varie coltivazioni praticate dai nostri coloni nel sud est
del Brasi le e in Argentina, notevole importanza assunse la
coltivazione de l la vite, non solo dal punto d i vista
commerciale, ma anche sul piano culturale e simbol ico: a l
term ine del l 'annata agraria , i l rito col lettivo del la vendemmia
e della pigiatura costituiva un'occasione importante per
rafforzare la coesione e l ' identità del gruppo degli immigrati.
Oltre che in Sudamerica, i contadini veneti si insediarono
con successo anche nel Sud Ovest del la Francia - dove, nel
corso degli anni Venti e Trenta, parecchi conseguirono la
proprietà del la terra - e in Austral ia .
L'emigrazione veneta nel la terra dei canguri, in iziata nel
pr imo dopoguerra, raggiunse la massima consistenza negli
anni Cinquanta; parecchi salariati , dopo una dura
esperienza d i lavoro nelle piantagioni d i canna da zucchero
o di tabacco, poterono raggiu ngere, grazie ai risparmi
accumulati , la condizione di piccol i proprietari. •
Vive re i n baracca
Le baracche e , spesso, i vi l laggi d i baracche compaiono
massicciamente soprattutto nel secondo dopoguerra, in una
fase d i emigrazione organizzata che coinvolge anche strati
di popolazione non necessariamente contadina .
Molti sono i vantaggi delle baracche per chi ha i l compito d i
regolare l ' i mmigrazione: non richiedono grandi investimenti ,
col locano la manodopera in prossimità dei cancel l i degli
stabi l imenti e possono poi essere faci lmente smantel late;
ma, soprattutto, permettono i l totale control lo su tutti i
l avoratori obbl igati a risiedervi . l perimetri dei v i l laggi d i
baracche delimitano, anche fisicamente, spazi tra loro
estrane i , cu lture spesso in contrasto e fin iscono per far
coincidere l 'essere considerati diversi con il sentirsi d ivers i .
Pur con caratteristiche proprie, le baracche compaiono a
tutte le latitud in i ; dal le fredde pianure canadesi, a l le
assolate estensioni del Queensland, dai campi d i lavoro
del la Germania nazista, ai vi l laggi anneriti dal carbone i n
Belgio. •
Lavoratori trevigiani nella baracche della EPT,
ditta italiana che operava in Australia
Sidney, 1964 Pro Loco Vedelago
Le baracche dei minatori al limite dei quartieri della città
Belgio, anni Cinquanta La Valigia, Vicenza
54
Una delle centinaia di vittime del carbone
sulle spalle dei compagni Belgio, anni Cinquanta La Valigia, Vicenza
All'uscita dal pozzo,
dopo il turno di lavoro
Belgio, anni Cinquanta La Valigia, Vicenza
M i n iere : dove ness u no vo leva andare
Nel secondo dopoguerra, scendere nel le min iere del Nord
Europa, specie se di carbone, era attività ormai rifiutata
dal la popolazione locale, perfino da l avoratori sul la sogl i a
del la d isoccupazione; non dagli emigranti ita l ian i e veneti
che vi venivano indi rizzati su l la base di precisi accordi tra i
govern i .
Emblematico e tragico quello con i l Belgio, c h e tra i l 1946
ed i 1 1957 attirò circa 140.000 lavoratori , oltre a 17 .000
donne e 29.000 bambi n i . Quasi tutti vivevano in vi l laggi di
baracche, in condizioni di forte disagio e di isolamento
sociale. Nel le min iere troppo profonde e mal attrezzate, gli
incidenti erano frequenti : oltre m i l le i morti e 35.000 gl i
i nval id i in d ieci anni , senza contare la s i l icosi che non ha
risparmiato nessuno.
Chi accettava un lavoro così d isumano, m i rava ad un
guadagno per sé e ad u na rimessa per l a famigl ia. Ma a
trarne i maggiori vantaggi erano i rispettivi govern i , que l lo
belga, che sfruttava una fonte energetica non ancora
minacciata dal petrol io e quello ita l iano che riceveva 200
tonnel late di carbone per ogni minatore.
L'epopea dei m inatori del carbone in Belgio s i conclude nel
1956 q uando i l governo ita l iano, a seguito del la catastrofe
d i Marcinel le , blocca le partenze. A Marcinel le muoiono 262
minatori : più del la metà -136 - sono ita l ian i . •
56
Emigrati trevigiani davanti alla miniera di carbone
Jemoppes (Belgio), 1949 Pro Loco Vedelago
. .;-
Immagini della partenza dalla stazione di Treviso di lavoratori agricoli verso la Germania Treviso, 1941 F.A.S.T.
L 'em igraz ione orga n izzata d a l fasc ismo
Uno dei frutti de l l 'asse Roma-Berl ino fu la stipulazione, a
partire da l la primavera del 1937, di accordi che
prevedevano, da parte ital iana, l ' invio di manodopera e, da
parte tedesca, la fornitura di m aterie prime e di combustib i l i
necessari per la produzione industria le.
Anche Treviso diede un contributo in lavoratori agricol i , i n
base ai contingenti previsti da l la Confederazione Fascista
dei lavoratori del l 'Agricoltura. Le immagini di Bepi Fin i
ritraggono i l gruppo schierato per la foto ufficiale e a l
momento del la partenza d e l convoglio da l la stazione d i
Treviso.
Tra il 1940 ed il 1942 furono awiati in Germania anche
contingenti d i lavoratori per l ' industria , nonostante fossero
affiorate nel Governo ita l iano perplessità sul la prosecuzione
del l ' in iziativa, soprattutto per le tensioni che organizzazione
e propaganda del regime avevano solo camuffato: eccessiva
m i l itarizzazione dei campi di lavoro, ost i l ità dei tedeschi nei
confronti dei nostri emigrati , frequenti episodi di
i nsubord inazione con conseguenti procedure di
accompagnamento a l la frontiera.
Le vicende del settembre 1943 consegnarono purtroppo
decine di m igl ia ia di questi lavoratori a i campi di
concentramento nazisti. •
60
l
Rino Pozzobon (al centro) originario di Vedelago (TV)
in un salone da barbiere Tasmania (Australia), anni Cinquanta Fotoclub Fanzolo
Bortolo e Angelo Panizzon davanti al loro negozio Germania, 1909 La Valigia, Vicenza
I l l avoro . . .
ne 1 serv1z 1
Non tutti gl i emigranti veneti erano contad in i ; d 'altronde,
anche quel l i che, nei documenti ufficial i , figuravano
registrati come "vi l l ic i " in realtà erano spesso soggetti
occupati solo saltuariamente nel l ' agricoltura e che, per
vivere, s i ind ustriavano come potevano, svolgendo nel corso
del la loro esistenza le più svariate mansion i : manoval i ,
barbieri , osti , tessitori , sarti , venditori ambulanti , fabbricanti
d i zoccol i , muratori , boscaiol i , fabbri . . .
Denominati, a seconda del le zone, " repetini" , " bisnenti" ,
" casonanti" , " o pare" , questi Veneti seppero sfruttare
abi lmente, anche in terra d 'emigrazione, la loro duttil ità
professionale. Troviamo così, sparsi per i l mondo,
negozianti , osti , barbieri e tante a ltre figure d i piccoli
lavoratori autonom i .
Alcuni hanno fatto fortuna, altri s i sono l im itati a gestire
d ignitosamente le proprie botteghe; come del resto è
capitato anche a coloro che sono rimasti in patria. •
62
l m pre n d i to ri
I l tipo d i svi lu ppo econom ico proprio d i ta lune comunità
venete a l l 'estero appare per certi aspetti s imi le a q uel lo
manifestatosi ne l la nostra regione nel secondo dopoguerra:
alta capacità di lavoro e di risparmio , sol idarietà
comun itar ia, dutti l ità professionale, imprenditoria d iffusa.
Non è azzardato i potizzare che le analogie riscontrate non
siano casual i , ma che possano invece trovare spiegazione
nel la comune cu ltura contadina , nei valori e nelle esperienze d i vita storicamente condivisi sia da chi è rimasto sia da chi
è partito.
Mezzadri e piccol i fittavol i ottocentesch i , per quanto
m iserab i l i , erano pur sempre piccol i imprenditori , abituati ad
assumere i n iziative, a prendersi responsabi l ità, a
confrontarsi con il mercato: una scuola di vita che ha dato
frutti copiosi anche a l l 'estero, con una m iriade d i
imprenditori d i origine veneta sparsi n e i c inque continenti. •
Entrata dello stabilimento
vinicolo "Cadorin"
Urussanga, Santa Catarina, 1953 A.D.R.E.V.
63
Famiglia Mazzocato di Vedelago (TV) emigrata in Francia negli anni '20 Francia, anni Venti Fotoclub Fanzolo
Serafini lrmaos Famiglia Boff Caxias do Sul , 1900 Prefeitura di Caxias do Sul
La fa m igl i a
Una del le d ifferenze più rimarchevol i tra l 'emigrazione
temporanea e quel la definitiva consisteva nel fatto che
quel la era essenzialmente individuale, mentre questa
interessava spesso intere famiglie. Consistenti nuclei
patriarcal i si trapiantarono dapprima in Sudamerica - ed
erano gli ultimi decenni del l 'Ottocento -poi , negli anni Venti
e nel secondo dopoguerra, anche in Francia (Sud-Ovest), i n
Austra l ia , i n Canada . . .
Famiglia numerosa e piccola proprietà formarono un
binomio i nscindibi le, destinato a durare nel tempo. E là
dove si insed iarono i gruppi partiti dal nostro territorio,
attecch i rono anche le tradizioni del le genti venete . Per
questo, a ragione, a proposito del l ' area platese e
riograndese, si parla di un "Veneto al l 'estero " , nonostante
si siano succedute d iverse generazioni da l l ' arrivo dei prim i
em igranti. •
64
And a re a scu o l a
Per i figli degl i em igranti la scuola pubblica poteva
rappresentare una prima occasione favorevole
a l l ' i ntegrazione umana e sociale nel paese d i arrivo; con il
rischio però che fin issero per essere cancel late la cultura e
le tradizioni del loro paese di provenienza. Non appare
qu ind i casuale che l ingua , consuetudin i e codici
i nterpretativi della realtà, tipici del Veneto rurale d i i n izio
secolo, s i ritrovino solamente là dove i nostri em igrati
hanno potuto istituire scuole ita l iane.
È questo i l caso del Brasi le dove, accanto a quel le
pubbl iche esistevano scuole fi nanziate e gestite soprattutto
dal le i stituzioni ecclesiastiche, con maestri e professori
ita l ian i .
Anche in altri contesti em igratori l 'organizzazione d i scuole
ita l iane fu sentita come condizione irr inunciabi le per i l
mantenimento di u n ' identità culturale che si voleva
conservare e tramandare. •
Scuola italiana di Urussanga: i l giorno del diploma
Urussanga, anni Quaranta Nelma Baldin
65
Scuola pubblica "Caipora"
Caxias do Sul, 1906 Prefeitura di Caxias do Sul
Rel igi os ità e ass istenza re l igi osa
Portan o con sé l a forza e l e risposte del cattol icesimo gl i
emigranti del la prima generazione; i n qualche caso
portano con sé anche i loro preti, che offrono quel la
s icurezza e que l la tutela che lo Stato, vissuto come
estraneo ed osti le, non appare in grado di garantire.
Al centro dei v i l l aggi i nn alzano le prime cappel le che
d iventeranno in qua lche caso splendide chiese, come
quel la d i S. Teresa, a Caxias do S u l . E, attorno a l l a
ch iesa, crescono confraternite e associazioni che tengono
l 'emigrato ancorato ad un mondo di valori tra d iz iona l i ,
confermato e rinsaldato anche da feste e tradizioni religiose.
" Fratellanza delle donne
consacrate a S. Teresa" Lauro Muller - Santa Catarina, 1947 Nelma Baldin
La Chiesa delega la sua presenza e la sua azione tra g l i
emigrati ad istituzioni n ate da l l ' u rgenza d i assistere e
curare ch i partiva . Il movimento scalabri n i ano, sorto e
organizzatosi a l l a fine degli ann i Ottanta i n occasione del
flusso verso le Americhe, s i d iffonde poi i n tutte le terre
d 'em igrazione, in temp i più recenti anche in Africa e
Ocean ia ; mentre i n Europa e nel Levante è attiva , a
partire dal 1900, l ' Opera Bonomel l i , u n ' istituzione che
coinvolge a mpiamente anche i l l aicato cattol ico i n
u n ' azione d i patron ato , estesa a tutta l a complessità del
socia le . •
66
Feste
Ovunque ne l mondo gl i emigrati veneti hanno creato club,
assoc iazioni , luoghi d i incontro, con spazi magari modesti, per
i l tempo l ibero e la convivia l ità.
Dove la presenza era più massiccia e organizzata, le forme
di aggregazione e di vis ib i l ità sociale, calcate spesso sul le
festività e ricorrenze religiose, d ivennero costume e
tradizione anche per le comu nità autoctone. Le grandi
festività l iturgiche cattol iche, il cu lto dei santi protettori , la
devozione mariana, scandirono spesso i tempi e le modal ità
del l ' aggregarsi e furono a l l 'origine del diffondersi
del l 'associazionismo.
Altre manifestazioni da l sapore più festaiolo e godereccio
erano i nvece legate ai ritmi del le stagioni e a l la coltivazione
del la terra: in Sud America, s i ricordano in particolare, la
festa de l l 'uva a conclusione del la vendemmia ed i l
carnevale , prima d e l l a stagione d e i grandi lavori agricol i . •
67
Festività di S. Raffaele a Nova Orizonte:
sfilata di ragazze, figlie di emigrati veneti, con i vestiti da festa
Lauro MQ ller, 15 agosto 1933 Nelma Baldin
Festa di carnevale a Caxias do Sul
Caxias do Sul , 1908 Prefeitura di Caxias do Sul
Autora ppresentazi o n i
Talvolta un sott i le e i nespresso senso di d isagio s i insinua
nei rapporti tra chi emigra e chi r imane. La scelta di
andarsene può essere sentita come una forma di rifiuto o d i
r inuncia a condividere con i compagni le esperienze del la
vita, quasi u n piccolo trad imento verso i paesani . D'a ltro
canto, il dubbio di non aver saputo garantire sicurezza e
protezione a tutti i membri del la comunità può turbare, con
un i nespl icabi le senso d i colpa, l ' animo d i coloro che sono
rimast i .
Potrebbe essere questa la ch iave di lettura d i tutta una
serie d i segni e d i messaggi ambigui rintracciabi l i ne l la
corrispondenza em igratoria.
I n ogni caso, resta forte da entrambe le parti i l desiderio ,
spesso frustrato , d i ricostituire l ' un ità , d i ritrovare l a
perduta compl icità. C h i è partito sogna i l giorno in c u i potrà
esibire nei l uoghi del la sociabi l ità paesana - in p iazza, a l
bar, i n parrocchia -i segni del la nuova condizione e del
successo conseguito: non solo per ambizione, ma anche
per rassicurare se stessi e gli altri c irca la giustezza del la
scelta compiuta . Capita però che quel giorno non arrivi mai
o che si rivel i deludente e frustrante . E a l lora c i s i
accontenta d i comunicare con i compaesani attraverso
fotografie, nel le qua l i l 'emigrato si mette in posa e s i
autorappresenta: mostra i l suo nuovo status, l 'automobile e
la casa nuova, oppure a l l ude a una vita awenturosa vissuta
da protagonista in un mondo diverso, capace di a l imentare i
sogni e le fantasie degli amici lontan i . •
68
Foto ricordo al Wild West Bar
USA, primi '900 Comune di Volpago del Montello
Prefaz ione
La città di Vittorio Veneto ha da qualche anno istituito rapporti di gemellaggio con
Sào Gaetano do Sul, SP - Brasile, fondata da emigranti vittoriesi nel 1878, e
recentemente ha stretto lo stesso vincolo con Criciuma, se - Brasile, nella cui
origine tanta parte hanno avuto emigranti partiti da questi nostri paesi fin dal
18 79, ed accordi speciali con l 'lntendencia di Carlos Paz - Argentina.
La città è legata da protocolli d'intesa anche con le Assemblee Legislative degli
Stati Brasiliani di Santa Catarina e del Rio Grande do Sul.
Questi significativi rapporti, per niente usuali in Italia, sottolineano i forti legami
mantenuti in un secolo da questa città, che ha dato il nome alla battaglia che ha
chiuso la prima guerra mondiale, con le comunità venete radicatesi nell 'America
Latina. Nel corso di tre grandi ondate migratorie, nella seconda metà
dell 'Ottocento, fra le due guerre e nei recenti anni Cinquanta dell'ultimo
dopoguerra, molta nostra gente ha percorso le rotte dell'Atlantico in cerca di
pane e fortuna. Molti sono ritornati, la maggior parte sono rimasti oltre mare,
contribuendo a innervare, con il sudore, il lavoro, la cultura dell'Italia e del
Veneto in particolare, le società civili dell 'America Latina che oggi si lanciano
verso il futuro con la giovanile spinta di una società ricca di fermenti etnici.
L 'emigrazione è a diversi livelli nella coscienza e nelle tradizioni di ogni
generazione del popolo di questa terra, e si sa che la cultura, la lingua, la storia
di un popolo ne costruiscono l 'identità che non va mai tradita, ma conosciuta e
valorizzata. Per questo abbiamo voluto questa mostra per la quale abbiamo
privilegiato l 'accessibilità dell 'espressione fotografica come la più adatta a
raggiungere la sensibilità dei diversi gradi e componenti della nostra società
odierna e distratta. Che possa parlare al mondo di gente con la valigia e
conquistare rispetto per tutta la gente in cammino sulle strade del mondo in
cerca di pane e lavoro . . . •
Vittorio Veneto, 20 ottobre 2000
Gian Carlo Scottà
Sindaco
70
Cerimonia religiosa nella località Forqueta
a Caxias do Sul Rio Grande do Sul (Brasile)
Famiglia Segat prima
della partenza dall'Italia per il Brasile
1880 circa
L ' e po pea d e l l a e m igraz ione veneta G i ova n n i Meo Zi l io
La pri m a em igrazione orga n i zzata i n pa rtenza da l
Veneto ( in buona parte d a l l a provi nc ia d i Treviso)
e, i n m i no r m i s u ra , d a l l a Lom ba rd i a e dal Fri u l i ,
ris a l e a l 1875 . I nfatti , a pa rti re d a que l l ' a n n o ,
com i nc iarono ad arrivare i n Bras i l e negl i stati d i
R i o G rande do Su l , Santa Catari n a , Para n à ,
Espi rito Santo , e soprattutto ne l l a cos iddetta
jj zo n a d i colon izzazione ita l i an a " u b icata ne l
Nord est del pri mo stato , che oggi ha per centro
eco nom ico , commerc ia le e cu ltu ra le l a fiorente
città d i Caxi as do S u l con c i rca 500 .000
ab ita nti : m i raco lo di svi l u ppo e mode l l o di u u n
a ltro Veneto " trap ia ntato e cresci uto o ltre
oceano. Ad esso vanno aggi u nte a ltre correnti
m igratori e , soprattutto in Argenti n a e U ruguay,
dove molti ita l i an i erano già presenti da pri m a , e ,
i n m i nor m isura , i n a ltri paesi come i l Messico.
Le c a use pri nc i pa l i del fenomeno em igrato rio
fu ro n o , com ' è noto , la m iseria e l ' emargi nazione
d e l l e c l assi ru ra l i de l l ' epoca , se non add i rittu ra
l a fam e , i ns ieme a l sogno del l a proprietà de l l a
terra da pa rte d e i nostri contad i n i ( a l l ora veri
u se rvi de l l a gleba " ) , spesso i ngan n ati da fa l l aci
propagande i nteressate , favorite , a loro vo lta ,
d a l l ' ignoranza comm ista a l l a spera nza che è
sem pre l ' u lt ima a mori re . M a va ten uto conto
anche d i que l l ' i nsoppri m i b i l e spi rito d i awentu ra ,
q ue l l ' attrazione verso i l n uovo e i l l ontano che d a
sem pre ha agito su l l ' u man ità e che spesso
v iene trascu rato d agl i sto rici de l l 'emigrazione.
La traversata atlantica in quel l 'epoca (nel fondo del le stive)
fu da sola una epopea che ancora è presente nel la memoria
col lettiva, tramandata in episodi struggenti nei ricordi dei
vecchi e nella copiosa letteratura popolare, soprattutto
veneto-brasi l iana (canti, poesie, racconti) , che, a partire
dal le celebrazioni del centenario del la prima em igrazione " i n
loco" (1975), è esplosa q u a e l à anche i n forme
stilisticamente pregevol i . Così pure rimane nel l a memoria
col lettiva l 'epopea del le inenarrabi l i condizioni di arrivo e d i
insediamento e le lotte d e l l a prima generazione per
d isboscare a braccia la montagna, per d ifendersi dagli
animal i feroci , dai serpenti, dagli i ndios, dalle malattie, per
costru i re dal nu l la strade e abitazion i , per affrontare
continuamente la paura che d iventava un 'ossessione . . .
Questa storia d i i l l usioni e d i sofferenze, d i eroismo e d i
umi l iazion i , q uesta "storia i nterna" del la nostra emigrazione,
che rappresenta i l rovescio del la storia esterna d i cui , più
che altro, s i sono occupati gli studiosi, è ancora tutta da
approfondire.
Per quanto riguarda i l sud del Brasi le , che può essere
considerato emblematico, un primo gruppo di emigrati
arrivò, dopo indic ib i l i peripezie e sofferenze a quel la che
oggi si ch iama Nova M i lano, nei pressi d i Caxias do Sul . Dal
porto d i Porto Alegre essi proseguivano i n barconi lungo i l
rio Caì e poi a piedi, per chi lometri e chilometri , attraverso
la selva , con le poche masserizie sul le spal le, facendosi
strada a forza di "machete " , fino a raggiungere i terreni loro
assegnati proprio nel la foresta, a nord dei territori
pianeggianti e più ferti l i , occupati dalla emigrazione tedesca
50 ann i prima. Si può immaginare il costo umano di tutto
ciò dopo che essi avevano tagliato i ponti dietro di sé,
vendendo i loro poveri averi prima di partire dal l ' Ital ia .
Le tracce de l la prima colonizzazione si possono vedere
ancora oggi in molti nomi di luoghi , come la citata Nova
Mi lano, Garibaldi , Nova Bassano, Nova Brescia, Nova
Treviso, Nova Venezia, Nova Padua, Monteberico . . . ; mentre
altri come Nova Vicenza e Nova Trento hanno cambiato
successivamente i loro nomi originari nei nomi brasi l ian i d i
Farroupi lha e Flores da Cunha in periodi caratterizzati da
xenofobia. Tale xenofobia del governo centrale arrivò al
punto che, negli ann i del l ' ultima guerra, a quei nostri
imm igrati che non sapevano parlare il bras i l iano, fu proibito
(pena l ' arresto) di parlare la loro l ingua veneta, con le
conseguenze morali che è faci le immaginare, oltre a l le
d ifficoltà pratiche ( le qual i spesso sfociavano nel
tragicomico! ) che tutto ciò produsse fra quel la povera gente
emarginata a cui era tolta perfino la parola . . .
S i tratta comunque d i u n fenomeno imponente - in Brasile
come in Argentina , sia per estensione, sia per popolazione
71
Tavolata familiare a Nova Treviso
Rio Grande do Sul (Brasile) Anni Settanta
(nel l 'ord ine dei mi l ion i di d iscendenti ) , sia per la omogeneità
e vitalità - il quale per più di un secolo è stato trascu rato
se non ignorato dal governo ita l iano e da l le sue istituzion i .
La stragrande maggioranza de l le prime correnti immigratorie
in America Latina era composta di contad in i che, là dove fu
possibi le , impi antarono nel nuovo territorio le colture e i
metodi agricoli t ipici del le loro zone di provenienza (a cui si
aggiunsero artigiani e commercianti ) . La cultura che si
impose sul le altre fu quel la del la vite con la conseguente
ind ustria l izzazione del vino e degli altri derivati del l ' uva, che
ancor oggi rappresenta la maggior fonte d i ricchezza del lo
Stato brasi l iano del Rio Grande do Su l , che rifornisce tutto i l
Brasi le . Andando per le campagne si trovano ancora vital i
certi antichi strumenti ( d a n o i ormai quasi scomparsi)
del l ' agricoltura del l '800 e del la vita domestica d i a l lora (a
Nova Padua, nei pressi di Caxias, il monumento
a l l ' immigrante , su l la piazza del paese, è rappresentato
solennemente da una vera e propria " ca/iéra da polenta" su
un im ponente piedistal lo) . L 'a l imentazione nel le cam pagne è
ancora sostanzialmente quel la tradizionale del Veneto a cui
si è aggiunto l 'autoctono e immancabile churrasco (carne
alla brace).
La religione è tuttora intensamente seguita e sentita, anche
perché il clero cattol ico e l 'organizzazione religiosa hanno
accompagnato, fin dal primo momento, le sorti degli
emigranti . Basti pensare che le "cappel le" sono state fino
ad oggi i principal i centri comunitari nella "colonia" ( leggasi
campagna), non solo religiosi ma anche di organizzazione
sociale e cu lturale, e che intorno ad esse si sono formate
via via le parrocchie e i municipi . I n anni recenti i v i l laggi
dove non vi era un parroco stabi le si poteva assistere a
scene, per noi incredibi l i , come quel la del la popolazione
ri un ita in un capannone che fungeva da chiesa, a celebrare i
riti religiosi senza nessun sacerdote e sotto la guida di
quel lo che viene chiamato i l " prete laico " , con la
partecipazione attiva e solenne degli anziani del paese.
Chi vive in " colonia" , e ha conservato per lo più il mestiere
e le tradizioni dei primi em igranti , fino a poco tempo fa era
ancora considerato come emarginato e guardato con
sufficienza persino dagli stessi d iscendenti di veneti abitanti
nel le grandi città. Solo da qualche decennio, da quando
sono ripresi i contatti effettivi con l ' Ita l ia , si sta risvegl iando
ed estendendo una coscienza in positivo del le proprie origin i
(non più opaco , lontano mito da d imenticare) con una spinta
a ritrovare la identità storica: una ricerca, spesso
struggente, del le proprie fonti per ripristinare quel "cordone
ombel icale" che era rimasto tranciato da oltre cento ann i .
I l fenomeno più imponente a l l ' i nterno di questa "storia d i
immigranti senza storia " , come qualcuno l 'ha
mal inconicamente defi n ita, è i l mantenimento, dopo un
secolo, del la propria l i ngua d i origine ( i l veneto), a l ive l lo
fami l iare, i nterfami l iare e, in determinate occasioni (feste ,
ricorrenze, giochi , r iunioni convivia l i , ecc. ) anche a l ivello
comunitario; con un grado d i vitalità e d i conservazione,
nel le campagne, che spesso supera addirittura quel lo del
Veneto d ' Ita l ia i l quale, com 'è noto, è ancora ben radicato
fra di noi . Si tratta di quel la che i d ialettologi chiamano
un' " isola l inguistica " , re lativamente omogenea, dove la
l ingua veneta h a finito col trionfare sul lombardo e sul
friu lano, estendendosi come una koinè interveneta
a l l ' i nterno di un contesto eterofono ( i l l usobras i l iano) . Essa
ci consente di ricostruire, come in vitro, dopo tre o q uattro
o anche più generazion i , la l i ngua dei nostri nonni e
bisnonni , soprattutto per gli aspetti ora l i non documentati
come la pronuncia e l ' intonazione, o per l 'uso di certi
proverb i , modi d i d i re, canti del l 'epoca. Così, attraverso la
storia del le parole (quel le conservate, quel le a lterate e
quel le sostituite) possiamo ricostruire alcuni spaccati del la
storia (spesso commovente) d i quel le comunità. Essa, a
sua volta, rappresenta uno squarcio drammatico e
appassionante del la storia d ' Ita l ia e del la storia del Brasi le.
Chi scrive queste righe è un vecchio emigrante che ha
provato personalmente quel lo che molte centinaia d i
migl ia ia d i compatrioti hanno vissuto: testimone d iretto
72
del la situazione di quanti , nel l ' immediato u ltimo dopoguerra,
hanno attraversato l 'oceano accalcati nel la stiva di vecch ie
navi Liberty, residuati di guerra, dormendo i n letti a castel lo
d i q uattro o cinque cuccette disposte i n verticale, con un
caldo incredibi le ed i n condizioni inferna l i d i promiscuità.
Egli ha girato i n lungo e in largo le Americhe per molti ann i ,
dagl i ar id i alt ip iani del Messico fino a l la desolata Patagonia
argenti na. Per molti anni in veste d i emigrato e poi d i
studioso e d i ricercatore. Come tanti altri emigranti ha
vissuto i n carne propria i l dramma del trapianto, la
mortificazione degli affetti , l ' ansia d i tante i l lus ion i , i l
naufragio d i tante speranze. N o n ignora q u i n d i , accanto a l l a
portata storica d e l fenomeno migratorio, i l dolore, la fatica e
i l coraggio che lo hanno accompagnato, anche perché, pure
l u i , ha com inciato da l la gavetta come si suoi d ire, svolgendo
l avori manual i di soprawivenza. Ma la sua storia personale
è poca cosa rispetto a l la storia generazionale del le nostre
comun ità che hanno vissuto, soprattutto nel l ' immenso
Brasi le , un 'epopea inenarrabi le d i lotte , sacrific i , in
condizioni d i vita i nfraumane (in particolare le prime
generazioni) ; epopea trasmessa oralmente (perché nel la
maggior parte dei casi s i trattava d i gente che non sapeva
leggere né scrivere) di padre in figl io , anzi di madre in figl ia
perché le donne, come sempre , sono le depositarie de l le
Scuola elementare
di Rancho dos Bugres nel 1931 Rio Grande do Sul - Brasile
tradizioni più vitali ed essenzia l i . Le prime generazioni
affrontarono, come si è detto, sacrifici inenarrab i l i ,
abbandonate ne l le foreste; senza " Lari" e senza "Penati " ,
cioè senza casa e senza famigl ia , costrette a soprawivere
in condizioni drammatiche. Persino senza la parola, come si
è detto più sopra: senza parola non c'è identità, non c 'è
comun ità né comun icazione, quindi non c'è vita che possa
d i rs i umana. Ma essi hanno resistito a denti stretti con
d ignità e coraggio malgrado le umi l ianti e brucianti
condizioni di i nferiorità.
Non solo nel Brasi le, ma anche in Argentina, e a ltrove
soprattutto i veneti, i lombardi e i friu lan i , i cosiddetti
polentoni (si ricordi che "polenta " , nel rioplatense popolare ,
è passata a significare forza, coraggio, a l contrario c h e da
noi) assieme ai sol id i piemontesi ed agl i industriosi e
parsimoniosi genovesi , hanno fornito, con le l uci e le ombre
natura l i in tutte le cose umane, un contributo di progresso
al paese che li ha accolti . Essi hanno conservato nel cuore
fin da l l ' u ltimo q uarto del secolo scorso il sogno ed il m ito
del la madre patr ia, del la madrematrigna che l i ha
abbandonati per più di cent 'anni . Loro hanno invece
continuato a rimembrarla ed a sognarla nei filò interm inabi l i
del le stalle contadine, nel l ' accorata e d iscreta intimità
fami l iare, nel le commosse riunioni comun itarie, nel le umi l i
preghiere q uotid i ane.
Attraverso le generazioni hanno conservato i ncredibi l mente
la loro l i ngua , gli usi , i costumi , i riti , le feste, i bal l i , i giochi
(i l tressette , le bocce, la morra, la cuccagna) . Giochi conditi
da certe nostre espressioni paesane, ormai non più b lasfe
me, perché eufemistizzate, come " O strega!" , " Ostregheta!"
o " Sacramenta!" . Si sentono ancora i canti comunitari d i
u n a volta, c h e n o i in gran parte abbiamo perduto, e c h e l i
hanno a iutati moralmente a vivere e a soprawivere bene nei
paesi p iù sperduti . Nel le piazze di alcuni paesi abbiamo
trovato, come monumenti , oltre al la " caliéra" della polenta,
come già detto, la carretta o la carriola, la gondola
veneziana, i l leone di S . Marco (add irittura il s imbolo del
Mun icipio di Octavio Rocha, nel Rio Grande do Su l ,
rappresenta i l leone d i S . Marco che tiene stretto nel la
74
zampa i l grappolo d ' uva al posto del l ibro tradizionale! ) .
Quel le persone, c o n i l sacco s u l l e spal le (con la valigia d i
legno i n u n secondo tempo e di cartone in un terzo), f in dal
secolo scorso hanno al leviato la nostra pressione
demografica, hanno reso un servizio storico a l l ' Ita l ia , ci
hanno al leviati dal la fame, soprattutto dopo l a seconda
guerra mondia le, con, le loro rimesse, ed oggi acquistano in
primis prodotti ita l ian i e quindi potenziano i l commercio e
l 'economia del nostro paese. Si val uta in oltre 100.000 mi
l iardi l ' i ndotto proveniente dalla col laborazione economica
dei nostri emigrat i . Questa gente è sangue del nostro
sangue, gente che ha sofferto moralmente e materialmente
l 'emarginazione secolare e dal la quale abbiamo anche
qualcosa da imparare o da reimparare: quei valori che oggi
in gran parte si vanno d imenticando.
L' Ital ia , oggi, non può non onorare il suo debito secolare,
storico, morale e politico. Sempre per quanto riguarda i l
Brasi le i l grosso del la prima emigrazione veneta, instal lata a
l ivel lo comunitario, si è concentrato, come è noto, nei tre
stati del sud (Rio Grande do Sul , Santa Catarina, Paranà) e,
in minor misura, e con un maggior grado di acculturazione
rispetto al contesto brasi l iano, nel lo stato di Espirito Santo a
nord di Rio de Janeiro . Un fenomeno di emigrazione
particolare è quel lo rappresentato dal la comunità venetofona
de Sao Caetano do Sul, nel lo stato d i Sao Paulo (e quindi a
nord del Paranà e a sud di Rio de Janeiro) dove i primi
immigrati , provenienti in buona parte dal territorio vittoriese,
si sono istal lati a partire dal 1877 mantenendo la l ingua e le
tradizioni originarie fino a che sono stati assorbiti dalla
megalopoli d i Sao Paulo (oggi i l Comune d i Sao Caetano è praticamente un quartiere del la stessa Sao Paulo). Col legata
con q uesta ondata m igratoria è anche la storia di Cric iuma,
nel lo stato d i Santa Catarina. Tuttavia permane ancora vivo
il ricordo del le origi n i che vengono tuttora valorizzate e
ris pettate per il contributo apportato a l lo svi l u ppo socio
culturale ed econom ico del territorio (esiste un gemel laggio
con Sao Caetano do Sul e la Città di Vittorio Veneto
promotrice di questa mostra, ed un a ltro rapporto d i
gemel l aggio s i è a ppena stretto anche con Cr ic iuma) . •
Via "Julio de Castilhos" in Caxias do Sul
Rio Grande do Sul (Brasile) 1918
La città di Caxias do Sul
Rio Grande do Sul (Brasile) nel 1895
75
Festa di Capodanno a Colonia Caroya
Cordoba (Argentina), 1926 lntendencia Colonia Caroya
Gruppo di veneti-friulani davanti alla Cooperativa Vitivinicola "La Caroyense" Cordoba (Argentina), 1945
Argenti n a : d ue com u n ità esem pl ari
Oggigiorno la comun ità ita l ianofona più esem plare in
argentina è quel la d i Colonia Caroya, a una c inquantina d i
k m da Cordoba. Si tratta d i u n a comunità , oltre dieci mi la
persone, veneti e friu lan i , che risale a l 1878 e ne l la quale
dopo più d i un secolo si parla ancora i l friu lano o i l veneto a
l ivel lo comunitario. Al suo interno i veneti fra di loro parlano
i l veneto e per lo più comun icano in friu lano con i friu lan i
maggioritari e in spagnolo nel le relazioni pubbliche, uffic ia l i
ed amministrative . È un fenomeno straord i nario di
tril inguismo che può presentare, per gl i studiosi , materia l i
particolarmente interessanti. Altrettanto interessanti sono
le tradizioni etnologiche ed etnomusical i , friu lane o venete,
e le loro interrelazioni a l l ' interno di tutta la colonia, la quale
si è conservata più viva e vitale che altrove appunto perché
essa mantiene ancora la sua omogeneità e l ' identità
cu lturale e agro-tecnologica, rispetto al contesto autoctono,
di origine più che a ltro meticcia , da cui si sente, per certi
aspetti , d iversa ( può essere sintomatico il fatto che gl i
autocton i , in relazione al la tinta più scura del la loro pel le ,
sogl iano venir chiamati , magari affettuosamente, " i negri " ) .
Alcun i d i questi cosiddetti " negri " , che owiamente neri non
sono, parlano e cantano add irittura in friu lano o in veneto.
L'esemplarietà d i questa civi l issima " isola l inguistica" è
stata fatta conoscere in Ita l ia , a suo tempo, da un servizio
televisivo dal la RAI-TV estrapolato da una ampia messe di
material i fi lmati ( l i nguistic i , etnografici e ambiental i ) raccolti
con la consulenza scientifica del lo scrivente.
Nei pressi del territorio mun ic ipale di Colonia Caroya, e
confi nante con lo stesso, si trova , a una trentina di km da
Cordoba, un ' altra comunità minore, venetofona in origine,
dove in alcune famiglie s i sente ancora i l d ia letto veneto di
t ipo trentina. Si tratta di Colonia Tirolesa la quale deve i l
suo nome al fatto che i suoi fondatori (una famigl ia di
em igranti che provenivano dal lo Stato d i Santa Catarina in
Brasi le dove si erano fermati per una decina d i ann i , a l la
fine de l secolo) erano di origine trentina (o tirolese, come
al lora si diceva). La sua particolare importanza per i
dialettologi risiede nel la possibi l ità di comparare la loro l ingua
con quel la della originaria comunità trentina rimasta in Brasi le
(precisamente nella zona che oggi si chiama ancora Nova
Trento, nel suddetto stato di Santa Catarina) per accertarne i l
grado e i modi d i evoluzione-conservazione rispetto a l diverso
contesto socio-culturale (si tenga conto che i primi pionieri
dovettero abbandonare il contesto portoghese-brasil iano e
adattarsi a quello spagnolo-argentino).
A sud di Buenos Aires e ad est di Neuquén (provincia di Rio
Negro), nella pri ma fascia del deserto del la Patagonia , si è
i nsta l lata , a partire dagl i anni Venti del secolo scorso,
76
un 'a ltra colonia di immigrati ita l ian i , in grçm parte veneti ,
che s i sono andati via via mescolando con a ltre etnie e si
sono estesi nel le zone vic i n iori lungo lo stesso Rio Negro
(superando le 200 fam igl ie nel solo tratto che va da
Mainqué a Lamarque). Si tratta di V i l l a Regi na , che ormai è
d iventata una c ittà e dove i nostri conterranei (che sono in
maggioranza trevisan i ) conti nuano ancora a parlare i l veneto
a l ivel lo fam i l iare e comunitario; i l che non può far
meravigl i a se si tiene conto, da una parte, del fatto che si
tratta d i una imm igrazione relativamente recente, e ,
da l l 'a ltra, d e l trad izionale attaccamento d e i veneti , i n
genera le , a l l a loro l i ngua. C iò c h e i nvece n o n cessa d i
stu pire è i l m i racolo tecnologico e d econom ico da essi
real izzato nel far crescere nel deserto il p iù im portante
frutteto del l 'Argentina il quale fornisce (soprattutto di mele)
tutta la republ ica e , i n parte, i l Bras i le . Tale trasformazione
è stata possib i le grazie a l la canal izzazione del R io Negro
Primi insediamenti dell'attuale città
di Caxias do Sul Rio Grande do Sul (Brasile) 1880 ci rca
real izzata a l l ' i n izio del secolo su progetto del l ' I ng. C ipol letti
e con manodopera ita l iana. La loro lotta contro le avversità
natu ral i ( innanzitutto i venti fredd i che soffiano da l polo sud
e che sem pre minacciano le coltivazioni) può considerarsi
anch'essa una vera epopea, vissuta tuttavia ancor oggi
senza nessun a iattanza, anzi con quel la sobrietà e quel l a
misura (quasi un 'atavica umi ltà) c h e caratterizza
tradizionalmente e notoriamente il contadino veneto.
Ne l la comun ità rimangono vive più che a ltrove, per i motivi
suddetti , oltre a l la l i ngua, le vecchie tradizioni popolari ben
note, come quel la del gioco del le bocce e dei canti veneti
del la montagna.
L ' i nteresse, rispetto a l le altre comun ità , risiede soprattutto
nel fatto che sono ancora viv i , accanto a l la I l e 1 1 1 generazione, a lcuni d e i pri m i imm igrati , i l che consente fra
l 'a ltro d i confrontare dal vivo le rispettive parlate a l l ' i nterno
dei campioni omogenei e qu ind i d irettamente comparabi l i . •
78
Scena casalinga di veneti nel Rio
Grande do Sul ( Brasile) anni Settanta
M ess ico : i l caso d i Ch i p i lo e d i a ltre co l o n i e m i n o ri
Nel Messico, a Chip i lo, nei pressi di Pueb/ a , a c irca 130 km
a sud-est di Città del Messico, si trova u n ' altra importante
·� --comun ità di oriundi trevisan i , di c i rca 15.000 abitanti , i cui
antenati partirono nel 1882 da Segusino, paese a 5 km da
Valdobbiadene (essi hanno celebrato infatti nel 1982 i l loro
centenario in col laborazione col Comune di origine) . Oltre a
mangiare la polenta e rad ici o i risi e bisi, gli anziani parlano
ancora correntemente i l d ia letto del l ' alto trevigi ano d i un
secolo fa, natural mente con i nterferenze spagnole.
Anche tale com un ità può essere considerata emblematica
per la sua omogeneità e relativa integrità che hanno
resistito per p iù d i un secolo a l le natura l i spinte centrifughe
verso il contesto messicano, che ovviamente tende ad
assim i l ar la. Ad essa si aggi ungono innanzitutto altre due
comun ità più piccole (ma non meno sign ificative) , derivate
da l la comun ità madre di Chip i lo , che rappresentano
un 'em igrazione interna avvenuta negl i anni Sessanta del
' 900 q uando, a conseguenza del l ' aumento di popolazione, i
poderi acquis iti a l l ' in izio non erano p iù sufficienti . La p iù
estesa territorialmente (e tecnologicamente più avanzata
nel l ' al levamento del bestiame) è La Perla de Ch ipi lo (una
ventina d i fam igl ie su c i rca 600 ettari di campagna) nel lo
stato d i Guanajuato, a circa 300 km da Città del Messico in
d i rezione nord-ovest, la qua le pure è particolarmente
i nteressante, dal punto di vista socio-l inguistico, date le sue
caratteristiche d i isolamento, e qu ind i d i maggiore
conservazione, rispetto a Chip i lo . L 'a ltra (una dozzina d i
fam igl ie su c i rca 400 ettari d i campagna) è La Gachupina,
sem pre nel lo stato d i Guanajuato , a un centinaio d i km a
sud-ovest de l la precedente, e a 4 km dal la c ittà di El Val le
de Santiago dove la parlata veneta sta perdendosi p iù
rapidamente che a La Perla , appunto per la stretta vicinanza
della suddetta città, dal cui munic ip io essa d i pende, e la
conseguente fac i l ità d i scambi con la stessa.
I n tutte due queste comun ità derivate è rimasto vivo
l 'attaccamento affettivo verso la comun ità-madre di Ch ip i lo
con la quale permangono contatti fam iliari e socia l i
frequenti e dove molti addirittura ritornano a farsi seppe l l i re
dopo morti . In ambedue sembra meno viva, rispetto a
Ch ipi lo , la memoria storica del l a patria originaria ma
ugua l mente viva la coscienza de l la propria identità etnica
oltre a que l la del la propria capacità lavorativa e agrotecnica
(cultura le , in senso lato) rispetto al viciniore contesto
meticcio (comunque la memoria storica di Ch ip i lo ha quasi
del mi racoloso se pensiamo che per p iù d i cent 'anni
anch'essa è stata d i fatto d imenticata da l la madrepatria e
80
abbandonata a se stessa) . Nel le vicinanze del la suddetta La
Perla s i trovano altri gruppi fami l i ari isolati, sparsi qua e là .
I l p iù vicino (a c i rca 5 km) è que l lo d i La Pi lar ina dove
vivono, su un centinaio di ettari di campagna, una dozzi na d i
famigl ie, anch 'esse proven ienti da Chip i lo ma giuntevi p i ù
tardi ( 1975-1976 ) ; praticamente tutte parlano ancora
veneto. A una trentina di km, nel munic ip io d i San José
lturbide, s i trovano altri piccol i gruppi fam i l iari fra i qua l i i l
Rancho de l a Paloma , i l Rancho de l a s Liebres e i l Rancho
Nacimiento. Un 'a ltra piccola comun ità dovuta anch 'essa a
emigrazione interna, ma non derivata da Chip i lo bensì da
quel la , l inguisticamente scomparsa, d i Diez Guttérrez (nel lo
stato d i San Luis de Potosì, nei pressi d i Ciudad del Maìz,
dove l 'autore di queste righe ha potuto registrare nel 1987
il parlato del l ' u lt ima venetofona u ltraottantenne) , è Colonia
Venecia, nel mun icipio d i Teoloyucàn , a pochi km a nord di
Città del Messico, la quale, appunto per la pressione del la
capitale, è in via d i estinzione l inguistica. Tuttavia i vecchi
contadin i vi parlano ancora il veneto a l ivel lo fami l iare e
conservano alcune tradizioni antiche come quel la del giuoco
delle bocce. l giovani ormai sono completamente
messicanizzati .
Sempre a pochi km a nord di Città del Messico troviamo
altri gruppi d i fam igl ie sparse che ancora parlano
abitualmente i l veneto. Soprattutto nei munic ip i di Ecatapec ,
Coacalco, Cuautitlàn (con Tultepec). •
8 1
' •
Missionari Scalabriniani che
sbarcano dal traghetto
Rio Grande do Sul C.S.E.R., 1904
Conc l u s i o n e
La nostra mostra fotografica, più che una trattazione
sistematica, ha così voluto essere u n commosso omaggio a
q uesta civi ltà ita l iana, veneta, trapiantata oltre oceano
mostrando di essa i caratteri sal ienti di ciò che è stato, e si
va perdendo, d i ciò che resiste e d i ciò che si è evol uto
trasformandosi nel l 'odierna, vitale civi ltà multiculturale
del l 'America Lati na .
Anche questa premessa ha vol uto so lo essere u n breve
spaccato storico e descrittivo, ma soprattutto "umano" , d i
q u e l commosso e commovente fenomeno d e l l a nostra
em igrazione veneta nel l 'America Latina che tanto ha
coi nvolto, fin dai primord i , il nostro territorio trevisano a
com inciare dal vittoriese : basti pensare che per il solo
Comune di Vittorio Veneto ci sono oltre 1 .600 cittadin i
iscritti nel le l iste elettora l i ancora residenti a l l 'estero senza
contare gl i or iundi che sono in attesa di riconoscimento
del la cittadi nanza o che non l ' hanno chiesta pur avendone
d i ritto (e sono in numero incalcol abi le) . È un d ato che deve
fare riflettere. •
Una delle prime locande con vitto e alloggio di proprietà della famiglia Rigo, a Guapor
Rio Grande do Sul (Brasile) 1916
Festeggiamenti riguardanti
il 50' anniversario dell'immigrazione nel Rio Grande do Sul ( Brasile) 1925
84
Abstract
O artigo "L 'epopea della emigrazione veneta " (A epopéia da
emigraçào veneta}, de autoria do Prof. Giovanni Meo Zilio, trata da
emigraçào vfneta na AmÈrica Latina com especial atençào à Brasi/,
Argentina e México. A parte mais relevante é dedicada à analise
das comunidades venetofonas do Brasi/ meridiana/ (Rio Grande do
Sul, S. Catarina e Parana) cujo processo de formaçào tem inlcio em
1875. Partindo das causas da emigraçào, o artigo faz referencia às
dramaticas condiçòes da travessia atlantica e dos primeiros
assentamentos, assim come aos consplcuos traços deixados in
/oca pe/os primeiros colonos, traços que até hoje podem ser vistos
na toponomastica, na cultura e métodos agrfco/as, na vida
doméstica, na re/igiào (ainda seguida e intensamente vivida) e,
sobretudo, na conservaçào da lingua de origem (o veneto) a nivei
familiar e comunitario.
Além do caso emblematico da emigraçào veneta nos estados
brasileiros do sul, que constitui o fenomeno mais imponente da
emigraçào veneta, conhecido com o nome de "O outro Veneto", o
autor faz também referencia ao fluxo emigratorio veneto, presente
desde os primeiros tempos no estado do Esplrito Santo (norte do
Rio de Janeiro), onde se podem ainda encontrar importantes traços
lingulsticos e sociocu/turais. Do mesmo modo, menciona a
comunidade proveniente de Vittorio Veneto que fundou a cidade de
Sào Gaetano do Sul no estado de Sào Pau/o. Trata, além disso,
sempre em grandes linhas, sobretudo do ponto de vista da
preservaçào linguistica, da emigraçào dos venetos em a/gumas
comunidades emblematicas da Argentina e do México, ou seja:
Colonia Caroya e Villa Regina no primeiro caso e, no segundo caso,
Chipilo. O autor conclui, sublinhando o aspecto humano, para além
daquele historico e descritivo,da emigraçào na América Latina "que
sempre envo/veu, desde os primeiros tempos, a nossa regiào ". •
Abstract
El artlcu/o "L 'epopea della emigrazione veneta", firmado por el Prof.
Giovanni Meo Zii io, trata de la emigracion véneta en la América Latina
con especial atencion a Brasi/, Argentina y México. La parte mas
relevante esta dedicada a las comunidades venetofonas del Brasi/
meridiana/ (Rio Grande do Sul, S. Catarina e Parana) que han surgido
desde 1875. Partiendo de las causas del fenomeno emigratorio el
artlculo se refiere a las dramaticas condiciones del cruce del Atlantico
y de las primeros asientos asl como las importantes huellas dejadas
"in /oca " por las primeros colonos, huellas que aCm se pueden
encontrar en la toponomastica, en la cultura y en las métodos
agrlco/as, en la vida doméstica, en la religion (todavla seguida y
sentida intensamente) y, sobre todo, en la conservacion de la /engua
originaria (véneto) a nivei familiar y comunitario.
Ademas del caso emblematico de la emigracion véneta en las estados
brasilefios del Sur, que representa el fenomeno mas imponente,
conocido por el nombre de "L 'altro Veneto", el autor se refiere también
a la corriente emigratoria véneta, desde las primeros tiempos, en el
estado de Esplrito Santo (Norte de Rio de Janeiro) en donde todavla se pueden encontrar importantes huellas lingulsticas y sociocultura/es.
Asimismo a/ude a la comunidad procedente de la zona de Vittorio
Veneto la que ha fundado el pueblo de Sào Gaetano do Sul en el
estado de Sào Pau/o. Trata ademas, siempre a grandes rasgos,
especialmente desde el punto de vista de la conservacion linguistica,
nuestra emigracion en a/gunas comunidades emblematicas de
Argentina y México, vale decir Colonia Caroya y Villa Regina en la
primera, y Chipilo en el segundo.
El autor conc/uye subrayando el aspecto humano, ademas del historico
y descriptivo, del fenomeno inmigratorio en la América Latina "que
siempre ha interesado, desde su comienzo, nuestra region ". •
85
I l v i aggi o de l l a n ave a va po re " Eu ro pa " (i) José De Souza M a rti ns
I l vi aggio de l l a n ave " Eu ropa " i n Amer ica de l
Sud , ne l l ugl io 187 7 , è a n notato ne i registri
d e l l a Com pagn i a Assicu ratrice L loyd ' s . Non
abb iamo, i nvece , ness u n a i nformazione, a l meno
fi no ad ora , de l giorno d i pa rtenza degl i
e m igra nti d a Cappe l l a M aggiore (c ittad i n a de l
com p rensorio vitto riese i n Provi nc ia d i Treviso)
per i l l u ngo vi aggio in Brasi l e , e che costitu ivano
la m aggio ranza d i co loro che s i d i ressero verso
San G aetano. È poss i b i l e che i n futu ro si possa
rec u perare i l Li bro de l l o Stato di An i m e , che a
q u a nto sem b ra , esisteva i n c i ascu n a pa rrocc h i a ;
s i tratta d e l l i b ro i n c u i ogn i parroco regi strava
nomi d i co l o ro che partiva no per l 'America .
Come emerge d a l l a lettu ra dei doc u menti d i
e m igrazione d e l l a fa m igl i a Cava n n a , gi u nta a San
G aetano ne l gen n aio d e l 187 8 , d iverse
setti mane pri m a d e l l a partenza , i cand i d ati
a l l ' e m igraz ione erano ten uti a so l lec itare a l le
a utorità civi l i i l ri l asc io dei documenti d i vi aggio .
Fu tuttavi a ne l giorno 30 d i gi ugno che G i ova n n i
Peruc h , u no degl i em igranti , sottoscrisse a
Genova u n mod u lo prestam pato con i l q u a l e
prendeva conoscenza de l le cond iz ion i d i
em igrazione per l a provi nc ia d i S a n Pao l o . Po iché
tutti parti rono d a l l o stesso l u ogo ed e rano fra
loro i m parentati , è da su pporre che affronta rono
assieme i l trasfe rimento fi no a l porto . È prob a b i l e che s i s iano i m barcati n e l l o stesso
giorno s u l l a n ave a vapo re " Eu ropa " , com a n d ata
dal capitano Vianel lo , che il giorno seguente, domen ica 1
lugl io 1877, partì con destinazione Buenos Aires.
L ' it inerario del le navi del la com pagn ia Lavare l lo era i l
seguente: Genova, Gibi lterra, Cadice, San Vincente
(nel l ' isola di Capo Verde , per i l rifornimento d i carbone),
Montevideo e Buenos Aires. Tuttavia i l registro dei Lloyd 's ,
relativamente a quel viaggio, menziona so lo Genova , Cad ice
( in Spagna) , Capo Verde (possed imento portoghese) e
Buenos Aires. È evidente che è stato omesso il porto d i
Santos, local ità n e l l a q uale furono sbarcati g l i emigranti dei
n uclei colon ia l i d i San Gaetano e Santana. Sembra che le
annotazioni su l registro siano state fatte a Londra, da un
funzionario del la compagnia , su l la scorta del le
comun icazioni che giungevano attraverso un cavo
sottomarino: appare ch iaro che non tutti gli scal i sono stati
segnalat i . Benché la Lavare l lo fosse una im portante
compagn ia im pegnata nel trasporto verso il Brasi le,
soprattutto d i emigranti, con viaggi sovvenzionati dal
governo brasi l iano, raramente appaiono nei registri dei
Lloyd 's riferimenti a soste del le sue navi nei porti brasi l ian i .
Comunque, i bol lettin i quotid ian i dei Lloyd 's c i forniscono i n
alternativa una val ida mappa del la d is locazione d i tutte le
navi da essi assicurate, nei d ifferenti porti del mondo.
I l 5 l ugl io la nave " Europa" sostò a Cadice, i n Spagna, 1 ' 1 1
a Capo Verde , su l la costa africana e i l 27 a Buenos Aires.
La sua velocità di servizio era d i dodici nodi (i l rapidissimo
Titanic svi lu ppava una velocità d i servizio d i 21 nod i ) .
L"' Europa" era p iù rapido d i tutte le navi precedentemente
acquistate dal capitano Giovann i Battista Lavarel lo , e
possedeva c i rca un terzo del tonne l laggio totale di tutta l a
flotta . L a compagn ia Lavarel lo garantiva a i propri c l ienti i l
fatto c h e le s u e navi p i ù vecchie erano in grado d i compiere
il viaggio da Genova a Buenos Aires in 30 giorn i , tuttavia
appare poco probabi le che c iò avven isse, in ragione del
n umero med io riportato, d i viaggi per anno: appena uno.
L ' Europa, che era una del le navi p iù veloci , i mpiegava q uasi
un mese per compiere i l percorso. Ne l suo viaggio del 1877
è molto probabi le che abbia sostato a Santos per sbarcare
gl i imm igranti i l giorno 24 lugl io. G l i emigranti che dovevano
essere i nviati ai n uclei colon ia l i , dovettero , poi , attendere
quattro giorni presso l ' " hospedaria de im igrantes" (a lbergo
degl i em igranti ) , prima di essere trasferiti a San Gaetano l a
sera di sabato 2 8 l ugl io.
Quasi nu l l a si conosce di questo viaggio, pertanto i dati
provenienti da l l 'arch ivio del M useo Nazionale Marittimo d i
Londra sono essenz ia l i . S i possono immaginare l e
condizion i drammatiche del la traversata: subito dopo aver
raggiunto San Gaetano vi furono molti morti tra le fam igl ie
degl i em igranti, special mente tra i bambin i . Questi decessi
86
Caxias do Sul nel
1890 quando era nota
come "Villa"
Rio Grande do Sul (Brasile)
sono molto ind icativi c i rca le loro condizioni fisiche, mentre
tutto l ascia su pporre che ve ne siano stati anche durante i l
viaggio ; la sepoltura i n mare poi , contribuiva ad aggravare
u lteriormente il dramma.
Abbiamo anche del le testimonianze indirette a riguardo degli
aspetti del l 'un iverso mentale d i questi emigranti ; tutti
provenivano da una stessa località: Cappel la Maggiore ed i
paesi circostanti di Sarmede, Rugolo e Montaner, v i l laggi
molto antichi (2) . Il ripeters i , nel le lapidi dei c imiteri di queste
local ità e nelle pagine del l 'elenco telefonico attuale, dei
cognomi che incontriamo nel l 'elenco dei coloni che giunsero a
San Gaetano, ci parla di un legame solido e secolare. Un
rapido esame dei registri d i residenza del la parrocchia di
Cappel la Maggiore dà la misura immediata di questi legami .
Le condizioni de l la traversata de l 1877 furono pecul iari , se
confrontate ad altre esperienze simi l i di viaggi marittim i : era
come se una parte del la comunità di origine si trasferisse
tutta assieme, risparmiandosi gli sforzi di risocial izzazione e
di convivenza con gl i estranei, caratteristici di situazioni s imi l i .
U n secondo aspetto da considerare è legato a l l ' im mediato
senso di scontentezza manifestato dai coloni che giu nsero a
San Gaetano: essi i mmagi navano, nel l ' imbarcarsi a Genova,
di essere di retti verso Santa Catarina, territorio in cui
risiedevano i loro parenti . La scoperta d i essere stati
condotti in un luogo differente, la provi ncia di San Paolo,
provocò u no stato d i forte tensione nel le relazion i con le
autorità. I l Governo, per giorn i , tentò d i resistere alle loro
r ichieste, ma i l 15 agosto decise di i nviare 21 persone a
Rio de Janeiro , affi nché fossero reim barcate con
destinazione le provincie del Sud, a l fine d i attenuare il
conflitto ed evitare la permanenza del gru ppo dei più
insoddisfatti .
U n terzo aspetto è evidenziato nel la lettera scritta da San
Gaetano, da Giacomo Garbelotto , ad un suo parente a
Cappel la Maggiore il 14 febbraio del 1889. In essa,
Garbelotto comunicava che sperava d i partire per l ' Ita l ia nel
mese d i maggio seguente, e che i l suo viaggio d i ritorno
d ipendeva dal la concessione del titolo di proprietà del la
terra che era stata assegnata a l u i e a i suoi figl i , nel 1878,
nel nucleo colonia le . Questa lettera suggerisce un aspetto
i nteressante del l 'emigrazione: quel lo de l l 'emigrante anziano
partito con la speranza di ritornare presto al suo paese .
Effettivamente d iversi coloni di San Gaetano vendettero o
abbandonarono i propri lotti di terra, che erano stati
concessi a prezzi molto bassi rispetto al valore di mercato,
probabi lmente per ritornare in Ita l ia dopo qualche tempo.
Giacomo Garbelotto, come probabi l mente altri colon i , già
uomin i matu ri , con figli adulti e perfi no già sposati, giunse
in Brasi le con la speranza d i ottenere della terra per
sistemare i propri figl i , con l ' i ntenzione d i ritornare poi in
Ita l ia . Ne l la sua lettera questo aspetto a ppare evidente,
tanto che egl i non i ntestò il lotto di terra a proprio nome,
ma a quel lo del fig l io . L' idea d i partire e poi ritornare in
patria presto, era stimolata dal la relativa faci l ità del viaggio,
pagato dal governo brasi l i ano o da quel lo d i San Paolo.
L'em igrazione com portò un cambiamento nel la vita dei
contadini provenienti dal le d iverse parti del Veneto, che
venne ad avere un riflesso nel la vita i n Brasi le : l ' awento di
rapidi e moderni mezzi d i comun icazione, come i tren i , le
navi a vapore, le poste e i l telegrafo, già nel secolo XIX,
garantirono che i forti legami fami l iari e comun itari con chi
era rimasto in Ital ia , al meno i n apparenza, non sarebbero
stati d istrutti . La lettera di Garbelotto d imostra che c 'era un
costante scambio di corrispondenza tra gli em igranti ed i
propri parenti rimasti nei luoghi di origi ne, a riprova di ciò vi
è il fatto che, non molto tempo dopo l ' arrivo dei primi colon i ,
tra San Gaetano e Cappel la Maggiore ci fu un sign ificativo va
e vieni di persone. Le informazioni contenute nei documenti
ci indicano che, nel paese di origine, esisteva uno squ i l ibrio
tra terra d ispon ib i le e dimensioni del le famiglie contadine
che conduceva ad una forte parce l l izzazione del la terra;
l 'em igrazione era la sola alternativa per garantire il
8 8
sostentamento dei contad i n i . Sembra che tra i lavoratori
de l la terra abbia cominciato a svi lupparsi una nuova
strategia di soprawivenza, caratterizzata dalla riproduzione
del l a famigl ia contadina origi naria, in terre distanti. l
contadini veneti giunti nel Rio Grande do Sul uti l izzarono in
terra brasi l iana questa strategia per più d i cento ann i :
da l l 'area di insediamento originaria, a Caxias do Sul e Bento
Gonçalves, migrarono, nel le generazioni successive, verso
altri luoghi del lo stesso Rio Grande, e più tardi a Santa
Catarina e Parana, giungendo nel la nostra epoca nel Mato
Grosso e Rond6n ia . A San Gaetano, già una generazione
dopo rispetto a quel la prima arrivata, i figli dei coloni loca l i ,
im possibi l itati ad ottenere terre n e l proprio nucleo colonia le,
chiesero lotti in q uel lo d i Jundiai.
Tale movi mento non proseguì ne l le generazioni seguenti ,
come i nvece awenne nel sud del paese , perché
l ' industrial izzazione dei sobborghi di San Paolo creò una
alternativa d i im piego che interruppe la tradizione contadina
de l la fam igl ia veneta senza peraltro i nterrompere i l senso
comunitario, come è visibi le tuttora a San Gaetano.
Un quarto aspetto è evidenziato dai due un ici pezzi
rimastici , legati al vi aggio del 187 7: una stufa di rame, con
coperchio lavorato a i ntarsi decorativi , mun ito
originariamente di una estremità lunga da col locare sotto i l
letto . Questa garantiva i l riscaldamento d e l l a casa e d e l
letto n e l freddo i nverno d e l Veneto. Va precisato che n o n s i
tratta d i u n o strumento completamente in uti le a San
Gaetano, in un tempo in cu i , come risulta da d iverse
89
Membri della Commissione Statale
per la ripartizione delle terre
agli immigrati a Caxias do Sul
Rio Grande do Sul (Brasile) 1885
Lavori di apertura in una
strada a Caxias do Sul Rio Grande do Sul (Brasile) 1935
testimonianze de l l 'epoca, la local ità era p iù fredda e umida
che non oggi . U n altro pezzo è costituito d a un recipiente d i
rame uti l izzato per mescolare i prodotti ch imic i da usare ne i
lavori agrico l i , specia lmente nel la solfatazione del le vit i .
Questi pezzi furono donati a l M useo Mun ic ipale d i San
Gaetano nel 1960, da Jacob D'Agostin i , che ne fu i l
fondatore. Non è possibi le osservarl i senza porsi domande
su l la loro im portanza nella vita q uotid iana delle persone che
li uti l izzarono. Per molti versi i l secondo pezzo è un segnale
emblematico di una del le componenti più importanti
del l ' immaginario del l 'emigrante: il lavoro. G ià il primo pezzo,
la stufa , può costitu ire un indizio di ciò che la famiglia
immaginava fosse necessario portare in un luogo freddo
come Santa Catarina, in cui già risiedevano persone originarie
d i Cappel la Maggiore; ma è pure indicativo del la i ncertezza
del destino di coloro che intrapresero quel viaggio.
O ltre a l l a scarsa chiarezza c i rca il futuro che si apriva
davanti a l l 'emigrante, vi era una u lteriore i ncertezza
col legata a l la destinazione fi nale verso la quale si em igrava.
È un equ ivoco ritenere che coloro i qua l i parteciparono
a l l 'em igrazione di massa del l ' u lt ima decade del secolo XIX sapessero esattamente dove erano d i retti , specia lmente
quel l i che erano stati recl utati dagli agenti del governo
bras i l iano ne l l 'ambito del progetto di em igrazione sussid iata
(con il viaggio a spese del lo stato bras i l iano) . Quanti
NOTE 1 Il brano qui pubblicato è un estratto parziale del l "articolo: J.de Souza Martins A viagem do vapor Europa ao Atlantico Sul em julho de 1877, apparso sulla Rivista " Raizes"', Pubblicazione semestrale del Servizio di Comunicazione Sociale del Comune di Sao Gaetano do Sul, Sao Paulo/Brasile, n .13, luglio 1995, pp. 4-11 .
arrivavano per proprio conto, la m inoranza , avevano sempre
un ind i rizzo di destinazione, un parente o un compaesano
emigrato precedentemente, a volte potevano beneficiare di
un documento d i chiamata d i parenti già sistemati in
Brasi le . I l governo stesso stimolava gl i emigranti a scrivere
ai propri fam i l iari nei luoghi di origi ne, invitandol i a loro volta
ad em igrare. Molti degl i em igranti che arrivarono a San
Gaetano tra i l 1887 e 1890 giunsero a condizione d i essere .
inviati negl i stessi n uclei di colonizzazione dei parenti ;
tuttavia , non sem pre fu possibi le garantirg l i di essere
assegnati agl i stessi luoghi presso i qua l i già vivevano
membri del l a loro fam igl ia. Altre volte, l 'emigrante, i n
seguito a notizie ricevute n e l l uogo d i origine, tramite
conoscenze, o a causa di informazioni ottenute da altri
passeggeri durante il viaggio, preferiva insediarsi in un luogo
d iverso da quel lo a cui era stato destinato dal governo. Nel
1887 a San Gaetano c i fu i l caso d i Angelo Santi , che
i mbarcatosi nel porto d i Genova, dopo essere stato
recl utato da un agente d'emigrazione del governo bras i l iano,
con destinazione la Colonia Dona lsabel nel R io Grande do
Sul , richiese a l le autorità d i poter stabi l i rs i a San Gaetano,
l uogo i n cu i , i l 13 maggio, ricevette u n lotto d i terra.
Tuttavi a , la vicenda degl i em igranti imbarcati sul vapore
" Europa" fu d iversa. Il fenomeno del l 'emigrazione era
appena a l l ' in izio. Dal documento fi rmato da Giovann i Peruch
presso il porto di Genova, a l la vigi l i a de l la partenza per i l
Bras i le , risu lta c h e l 'emigrante partiva "con la ferma
risoluzione d i insediarsi nel le Colonie d i Stato della Provincia
d i San Paolo " , cioè accettava d i insediarsi i n una qualunque
colonia (e non in una particolare) ed a San Paolo. È molto
probabi le che tutti coloro che si imbarcarono in quel la
stessa occasione fossero tenuti a firmare u n identico
documento. Gli atti d i concessione dei lotti d i terra nel
Nucleo Colon iale d i San Gaetano, a partire dal 1878,
provano che molti d i questi coloni erano analfabeti , dunque
gl i stessi furono firmati per rogatoria , da terzi ; e coloro che
firmarono personalmente, con poche eccezioni , sapevano
appena leggere e scrivere, ciò può essere faci lmente
comprovato da l la cal l igrafia del testo scritto di proprio pugno,
che precede la fi rma, ed in cui i l beneficiario del la
concessione del lotto di terra, d ichiara d i aver ricevuto i l
documento. Non sorprende, pertanto, i l fatto che d iverse
famiglie giunte a San Gaetano sul la nave " Europa " ,
specialmente nei primi giorn i , avessero man ifestato grande
malcontento dopo che avevano appreso che non sarebbero
stati awiati a Santa Catarina, dove avevano parenti.
Il fatto che avessero firmato un documento con cui
accettavano che l a loro destinazione doveva essere la
2 In realtà gl i emigranti di quel viaggio provenivano da Vittorio, che allora non s i chiamava ancora Vittorio Veneto , e soprattutto dai paesi dei dintorni della pedemontana orientale: San Giacomo d i Veglia, Cappella Maggiore, Colle Umberto, San Martino di C .U . , Fregona, Montaner, Sarmede, Pinidello, Cordignano.
92
provincia di San Paolo, fu uti l izzato contro le loro pretese
dal le autorità, tuttavia senza successo. Lo stesso Peruch
conservò i l proprio documento nel l ' i potesi che esso
costituisse un titolo formale di im pegno con gl i emigranti da
parte del governo brasi l iano, benché lo stesso non
contenesse alcun timbro o firma d i rappresentante o
delegato del le autorità del paese. Oltre a una incertezza
personale, l 'emigrante soffriva anche per u n ' incertezza
i nteriore legata a l la propria condizione, soprattutto a l la
mancanza d i chiarezza su c iò che si pretendeva facesse
q uando arrivava nel n uovo paese . La lettera di Garbelotto
del 1889, contiene u n awertimento ai suoi com paesan i a
riguardo degl i inganni de l l 'emigrazione per il Brasi le e per
ciò venne, a l lora , pubbl icata in Ita l ia .
Coloro che arrivarono a San Gaetano nel 1887, s ia que l l i
c h e si ribel larono c h e q u e l l i p e r i q u a l i , f i n da l l ' i n izio, era
ind ifferente il l uogo di i nsediamento, non avevano chiarezza
riguardo al proprio destino nel la provi ncia di San Paolo.
Sfortunatamente non si conosce i l criterio con cui s i decise
di inviare alcune fam igl ie a San Gaetano ed a ltre nel nucleo
colon ia le d i Santana, una antica fazenda dei Gesuiti . Quel lo
che è sicuro è che nemmeno i l governo aveva chiarezza sul
destino degl i em igranti . A provare questa affermazione vi è l ' atto di vendita di terre del le fazendas di San Gaetano e d i
San Bernardo, per l ' insediamento de i coloni stranieri che fu
concluso, con la firma del l 'Abate del monastero di San
Benedetto , che ne era proprietario , i l 5 l ugl io, quando la
nave " Europa" era già i n navigazione da cinque giorni verso
il Brasi le . Sembra che l 'Abate fosse ri l uttante a vendere le
terre, tanto che nel settembre del 1876, meno di u n anno
prima del l ' i mbarco degl i emigranti e due anni dopo l 'esame
e la m isurazione de l la fazenda d i San Gaetano, l ' I s pettore
del le Terre e del la Colon izzazione aveva telegrafato da Rio
de Janeiro ch iedendo al Presidente del la provi ncia d i San
Paolo l ' invio di una dich iarazione scritta da l l 'Abate, con cu i
q uesti confermasse i l proprio assenso a l l 'operazione d i
esproprio del le fazendas.
I n quel momento avrebbero dovuto già essere in iziate le
opere d i costruzione delle case prowisorie dei futuri coloni
e la demarcazione dei rispettivi lotti rura l i e urban i , cosa
che awenne tuttavia solo dopo l ' a rrivo degl i emigranti d i
San Gaetano, che rimasero per mesi senza coltivare la
terra, senza sapere quale fosse i l lotto loro assegnato,
mantenuti precariamente dal governo (malcontento
evidenziato dal la rivolta del gennaio 1878), a l loggiati
prowisoriamente in un 'a l a del l ' antica fazenda. Per
giustificare il sussidio quotid iano che ricevevano, il governo
li uti l izzò nel la costruzione del le loro stesse case. •
93
Scuola pubblica "Caipora" a Caxias do Sul
Rio Grande do Sul (Brasile) 1906
Lavori di spianamento di una
strada di Caxias do Sul
(oggi via "Corone! Freitas")
Rio Grande do Sul (Brasile) 1935
Abstract
O artigo "A viagem do vapor Europa", de autoria do prof. José de
Souza Martins, se refere à viagem de um grupo de emigrantes,
provenientes da area de Vittorio Veneto, que embarcaram em
Genova em 1877, no navio Europa, com destino ao Brasi/. O autor,
além de sublinhar as peripécias e aos dramas da viagem, rea/iza
uma leitura da emigraçào como estratégia de sobrevivencia da
famT/ia camponesa e dos seus valores tradicionais, dada a
impossibilidade de ampliar os proprias terras, em vista do aumento
do numero de filhos, e para evitar, além do mais, os rfscos de uma
excessiva fragmentaçào das propriedades. As famT/ias chegadas a
Sào Gaetano (muito embora acreditassem estarem se dirigindo ao
estado de Santa Catarina) e que tinham partido em grupo da area
vittoriense, se estabe/eceram na nova terra conseguindo manter,
ao menos até a primeira geraçào, os fortes /aços internos proprios
das comunidades rurais. A comunidade fai depois absorvida pela
metropoli de Sào Pau/o e, ainda que perdendo em grande medida,
a partir da segunda geraçào, os /aços mencionados, manteve as
relaçòes intrafamiliares que ainda hoje podem ser constatadas in
/oca. •
El texto "A viagem do vapor Europa" (El viaje del vapor Europa) de
José de Souza Martins se refiere al viaje de un grupo de
emigrantes procediendo del area de Vittorio Veneto, las que se
embarcaron en Génova en 1877 en el vapor Europa para Brasi/. El
autor, ademas de subrayar las peripecias y las dramas del viaje,
realiza una lectura del fenomeno emigratorio como estrategia para
la conservacion de la familia rural y de sus valores tradiciona/es
dada la imposibilidad de ampliar sus tierras, en vista del aumento
del numero de hijos, y para evitar ademas el riesgo de un excesivo
fraccionamiento de la propriedad. Las familias 1/egadas a S.
Gaetano (mientras creTan que iban al estado de Santa Catarina) y
que habTan sa/ida en grupo del area victoriense, se estab/ecieron
en la nueva tierra /ogrando mantener, por lo menos en la primera
generacion, las fuertes /azos que caracterizan las comunidades
rurales. La comunidad fue luego absorbida por la metropolis de S.
Pau/o y, si bien ha ida perdiendo, a partir de la segunda
generacion, las /azos mencionados, ha conservado las re/aciones
intrafamiliares que todavTa se pueden comprobar in /oca. •
Giovani al lavoro nella fabbrica metallurgica
di proprietà della famiglia Barile
a Sao Caetano do Sul Sao Paulo (Brasile) anni Trenta
Pranzo conviviale, a base di carne alla brace,
con musicanti a Fagundes Varela Rio Grande do Sul (Brasile) 1932
94
L ' i m m igraz ione ita l i an a n e l n o rd d e l l 'Argenti n a : Co l o n i a Ca roya H ugo Dan i e l Pesc h i utta
L ' i m m igrazione h a i nd u b b i amente trasformato i l
paesaggio e l a cu ltu ra Argenti n a : l a popo l az ione
de l paese q u asi s i è raddoppiata con l ' a rrivo
degl i i m m igrati prove n ienti d a l l ' Europa .
N e l 1878 gi u nse ne l l a Provi nc ia d i Cordoba u n
gru ppo prove n iente d a l nord d ' Ita l i a a l q u a l e fu
assegn ata u n a co l o n i a agrico l a , denom i n ata
Ca roya , m i s u rata e d ivisa i n base a l l a Legge n .
7 7 4 pro m u lgata d a l Pres idente D r. N ic o l as
Ave l l a neda i l 17 l ug l io 187 6 . Q uesta l egge s i
i nse risce n e l q u ad ro de l l e azion i awi ate d a l g ià
menzionato Pres idente a l fi ne d i svi l u ppare la
zon a , dove egl i d a giova ne trascorse pe riod i d i
stud i presso i l co l legio Monserrat , gestito
d a l l ' U n ivers ità Gesu itica d i Cordob a .
Secondo i l sent i re e i l pensare de l l a ge nerazione
degl i a n n i Otta nta , cond ivisa dal Presidente
Ave l l aned a , l ' i m m igrazione doveva trasformare i l
paese , d iffondendo l e "vi rtù " d e l l a C u ltu ra
Europea , i n pa rtico l a r modo l ' amore pe r i l l avoro
che , secondo l ' é l ite " po rten a " , doveva
ra ppresentare l ' e l emento identificativo degl i
abitanti de l la nuova Argenti na .
Così è n ata que l l a che oggi no i conosc i a m o
come " Colon i a Caroya " , fo rmata d a u n gru ppo d i
i m m igrati c h e n e l 1878 s i sta b i lì precariamente
negl i sta nzo n i de l l a " Casa de l a Estanc ia de
Caroya " . Ogn i giorno s i s postavano ne l l e terre
loro assegn ate , ancora coperte d a l l a
vegetazione, procedendo a l d i s bosca mento
95
e al la preparazione dei terreni per l a successiva
coltivazione; tutto ciò richiese uno sforzo "titanico" a l quale
s i aggiunse anche la real izzazione dei canal i per l a
d istribuzione del l ' acqua senza la q u a l e ogni lavoro sarebbe
stato infruttuoso . Ecco il motivo per il quale "Colonia
Caroya" rappresenta tuttora i l trionfo de l l 'agricoltura
su l l ' a rid ità del le terre del nord d i Cordoba.
I l problema del l a mancanza d ' acqua fu vinto dai n uovi
abitanti, possessori di una ricca cu ltura costruttiva,
realizzando cana l i ottenuti da scavi profondi nel sottosuolo:
tra q uesti i l " Canal del H uergo " , che prese q uesto nome in
omaggio a l l ' I ngegnere che lo d isegnò e progettò (Luis
Huergo già i n precedenza real izzò i l canale navigabi le tra
Cordoba e Rosario).
L'acqua assicurò ai coloni la possibi l ità d i dedicarsi a l l a
coltivazione de l la vite e d i altri prodotti fruttico l i . I n queste
terre prosperarono la industria del vino e dei dolci
casa l ingh i ; paral le lamente a q ueste attività si svi l upparono
l ' industria del la carpenteria i n legno e meta l l ica e quel la
del lo stampo di matton i .
L'abi l ità degl i immigrati come costruttori fu d imostrata
anche nel la edificazione del la ch iesa parrocchia le dedicata
a l la Vergine di Monserrat che venne invocata in particolar
modo nel 1886 q uando a l la carestia s i aggiunse l 'epidemia
del colera (quest' immagine del la M adonna, d i origine
spagnola, era già venerata in "Casa de Caroya " prima di
q uest'epoca) .
La conformazione del primo gruppo di emigranti che si è
radicato in questa terra trova le sue origi n i in due
componenti umane: la friu lana e veneta. Entrambe
contri bu irono in modo determinante a l la costruzione d i
Famiglia veneto-friulana d i Colonia Caroya
Cordoba (Argentina), 1903 lntendencia Colonia Caroya
quel la che è considerata tutt'ora la cu ltura "Caroyense " .
A testi monianza d i quanto detto sopra basta consultare i
registri di morte conservati ne l l ' archivio munic ipale: solo tra
il 1927 e il 1930 figurano come provenienti da l Veneto, e i n
particolare d a l l a Provincia d i Treviso, Caterina Peloso, Paolo
Prosdocimo, Luisa Alba n , Domen ico e E l isabetta Bornaci n i ,
N icola e Vincenzo Grigo l , G i useppe Roggio ; da Meduna d i
Livenza: Teresa Sel la e Maddalena Panoti n i ; da Motta d i
Livenza: Carlo Boca lon e Mar ia Parpinel d i Peloso; e , dal
Cadore, Lu ig i d 'O l ivo. Ne l lo stesso periodo figurano come
originari de l la provincia d i Ud ine : Amabi le Bergagna , Luisa
Tomè, Antonio Nobi le , Paolo Leita, Anna Giacoletti ,
Francesco Calderin i , Francesco Moroso, Regina Marson ,
Lucia Venturin i , Maria Boesio, Anna Corazza , Lucia
Ambroch i , M aria R izzi , Enrico M aduzz i , Francesco De Fi l i ppo;
da Reana: Carlo E l lero e Lucia Rossi; da Gemona : Pietro
Serafin i , Antonio March io ! , M aria Tomasin i ; da Brisch is :
G i useppe Fantuzz i ; da Fagagna : Pietro Damaso, Ol ivo De
March i ; da Martignacco: Giovanni Del la Casa; da Marus:
Luigi G rapis. A q uesti bisogna aggiungere una serie
vastissima d i altri cognomi ita l ian i dei qua l i non si ha
riferimento al luogo di proven ienza ma che sicuramente
erano veneti o friu lan i . Tutto ciò si verifica sia in date
precedenti che successive a quel le sopra ind icate nei l ibri
de l l 'Arcivescovado di Cordoba.
Sebbene i l d ia letto veneto sia stato conservato da un
n utrito gruppo prevalentemente radicato nella zona
denom inata "Tronco Pozzo " , predomina come l i ngua comune, tra tutti gl i abitanti , i l friu lano. L' architettu ra locale,
i nvece, è stata fortemente i nfluenzata dal la razionalità e
da l la gen ia l ità veneta così pure il paesaggio agrario
"caroyense" rispecchia quel lo de l la p ianura veneta,
contraddisti nto da coltivazioni del imitate da fi lari d i pioppi e
corsi d ' acqua.
Ancora oggi girando per i paes i , sentendo la gent� parlare
dei loro ricord i , spesso seduti intorno ad un tavolo, si
percepisce la presenza di un forte legame alle proprie
origi n i e non si può far a meno, in questo contesto, d i
rivivere l ' odissea del l ' immigrazione e celebrare la d iffici le
im presa. •
Vendemmia a Colonia Caroya Cordoba (Argentina), 1945
lntendencia Colonia Caroya
Abstract
O artigo "La inmigraci6n italiana en el Norte de C6rdoba" (A
imigraçào italiana no Norte de C6rdoba), que conta com a autoria
do prof. Hugo Daniel Peschiutta, trata do grupo de emigrantes
procedentes do norte da /Ui lia, em especial, do Friuli e do Veneto,
que em 1878 fundaram o povoado de Colonia Caroya (C6rdoba
Argentina) e, mediante um esforço sobreumano, derrubaram as
matas, prepararam os terrenos e, sobretudo, canalizaram as aguas
profundas realizando uma obra de engenharia hidraulica
desconhecida até entào, a qual /hes permitiu a irrigaçào das terras
aridas e improdutivas e o cultivo das videiras e de outros produtos
tfpicos. Faz também referencia a varios sobrenomes de origem
veneta e friulana que representam emblematicamente a base
étnica da comunidade, sem contar a conservaçào do dialeto veneto
dentro do contexto friulano majoritario e a arquitetura tipicamente
veneta. Ainda hoje, se percebe imediatamente a presença de uma
forte consciencia de suas origens e da epopéia mesma de sua
emigraçào. •
El art/culo "La inmigraci6n italiana en el Norte de C6rdoba", por el
Arq. Hugo Peschiutta, trata del grupo de emigrantes procedentes del
norte de Italia y, en especial, de Friuli y Véneto, que en 1878 han
fundado el pueblo de Colonia Caroya (C6rdoba-Argentina) y,
mediante un esfuerzo sobrehumano han talado la floresta,
roturados lo terrenos y, sobre todo, canalizado las aguas profundas
rea/izando una obra de ingenieria idraulica desconocida hasta
entonces la cual permiti6 el rescate de terrenos aridos e
improductivos con el cultivo de la vid y otros productos tfpicos. Hace
referencia también a tantos apel/idos de origen friulano y véneto
que representan emblematicamente la base étnica de la comunidad
sin contar la conservaci6n del dia/ecto véneto dentro del contexto
friulano mayoritario y la arquitectura tipicamente véneta. Aiin hoy, se
percibe inmediatamente la presencia de una fuerte conciencia de
sus origenes y de la misma epopeya de su emigraci6n. •
Ce n n i su l l a sto ri a d e l l a fondaz i one d i Ch i p i l o , M ess ico J osé Agusti n Zago
Resta , pe r co loro che vogl iono conoscere l a
vicenda d e l l a cittad i n a d i C h i p i lo i n Messico ,
a ncora d i grande attu a l ità q u a nto scriveva lo
storico messicano José Agusti n Zago in
occasione de l l e celebrazi o n i per i Ce nto a n n i
d a l l a fondazione ( 1982 ) .
Q uesto è solo i l r iassu nto de l le d ate e degl i
awe n i menti p i ù i m portanti de l l a sto r ia d i C h i p i l o .
L a sto r ia com pleta dovrebbe essere i nfatti
preced uta d a u n o stud i o socio-antropologico
serio e profondo che d i a r isposta ai gra n d i
i nterrogativi c h e d a sem pre s i pongono co loro
che conoscono C h i p i l o : perché g l i i m m igrati
ita l i a n i conti n u ano a par l a re l ' id i o m a di origi ne
mentre l a popo l azione res idente , che parl ava
ab itu a l mente i l messicano a l l ' e poca de l loro
arrivo , s i è prati camente d i menticata de l l a l i ngua
madre sostituendola con lo s pagno lo?
Perché s i conservano i costu m i e le trad iz io n i
degl i a nten ati?
Per q u a l e ragione non s i sono verifi cate ,
fi no ad oggi , m esco l a nze s ign ificative con
a ltri gru ppi etn ic i?
Come è stato possib i le converti re le poche terre
trovate abbandonate , im prod uttive e con fenomeni
gravi d i erosione , nel la pri ncipale regione
messicana di prod uzione l attierocasearia ?
Come m a i non s i sono casi d i omic id io e le
carceri sono q uasi sem pre vuote?
Perché praticamente non esiste mortal ità i nfanti le?
La storia completa d i Chipi lo chiede ancora d i essere
scritta. Però credo che anche q uesta prima fatica sarà uti le
ai miei concittadin i perché potranno i ncontrare verità
fondamenta l i su l le qual i si poggiano e s i nutrono le rad ici
del passato e fioriscono e maturano i frutti del presente.
Dura nte i sei ann i di studio passati in Ital i a , m a
soprattutto ne l l ' u lt imo (1968-1969) , ho avuto n u merose
opportun ità di vis itare le città e i paesi da cui partirono l a
maggioranza dei fondatori d i Ch ip i lo .
Ho visitato fam igl ie che hanno lo stesso cognome de l la
gente d i Ch ip i lo ; sono entrato nei c imiteri per fotografare
le loro tombe; ho parl ato con g l i anz ian i che a ncora
ricordano la generazione che ha d ato l ' addio a i parenti e
amic i em igrati in Messico; ho preso appunti . I n altre
parole ho visto e toccato le rad ic i del l ' a lbero i cui rami
vennero a trapiantarsi q u i , i n Messico. Poco pr ima del
ritorno, m i ricorda i dei miei nonn i , del le tante cose da loro
raccontate su l viaggio in mare e su i pri m i ann i
de l l ' i nsediamento a Ch ipi lo . Sol lecitato d a q uesti r icordi
pure io decisi d i i ntraprendere i l viaggio d i ritorno per mare.
Quando ci awicinammo a Vera Cruz, vissi una del le
emozioni più i ntense del la mia vita: quel la magnifica terra
che appariva in lontananza con la maestosità del le sue
montagne e la ferti l ità del le sue pianure era anche la mia
terra. Ero ritornato nuovamente i n Messico!
Quando i l Messico raggi unse la sua ind ipendenza nel 1821
cominciò l ' i mpresa d i costru i re una nazione grande, forte e
poderosa in tutti i settori .
Fin dal 1823 i diversi governi messicani che si andarono
succedendo fra colpi di stato e guerre i ntestine
cominci arono a promu lgare decreti e leggi per stimolare e
regolare la colon izzazione straniera.
Ebbene, in un ambiente di laborioso interesse e di accu rata
preparazione, il governo riuscì a i nsed iare vari gruppi d i
imm igranti ita l ian i organ izzati ufficialmente . Fra g l i a n n i
1881 e 1882 i l gen . Manuel Gonzalez fece ven i re circa
3000 ita l ian i in quattro viaggi con cui fondò sette colonie:
Huasteca in Vera Cruz; Mazatepec, Tetelas e Ch ipi lo in
Puebla; Barreto in Morelos ; A ldana nel Distreto Federa i ;
C iudad d e l M a i z in S a n Luis Potosi .
Per quanto riguarda Chip i lo s i tratta d i una piccola comun ità
di c irca quattromi la abitanti situata a 12 km a sud-ovest
del l a c ittà di Puebla sul la panamericana che porta a Oaxaca
a 120 km da Città del Messico. Si estende su una porzione
98
del la ferti le val le di Puebla a una altezza di c i rca 2 .200
metri sul l ivel lo del mare con un c l ima semisecco e
temperato adatto a l la coltivazione di cereal i , frutta, ortaggi ,
legumi e foraggio e a l l ' avicoltura oltre a l l ' a l levamento del
bestiame e dei maia l i . D i fatto, negl i u lt imi tempi , Puebla è d iventata uno dei princ ipal i produttori di verdure , carne,
l atte e derivati e uova tanto per la città d i Puebla (più d i un
mi l ione d i abitanti) quanto per l 'enorme capitale del Messico
e per le altre città vicine.
Ch ip i lo conta su seicento ettari di terreno: duecento
occupati da l l ' area urbana e i restanti destinati a l la
coltivazione del la erba medica , mais e a ltri foraggi. L ' attività
predominante è la produzione del latte e dei suoi derivati . I l
75% del le famigl ie possiede sta l le , molte del le qual i
attrezzate modernamente e meccanizzate, e bestiame di
buona qual ità (che sol itamente vince i primi premi nel le
fiere d i bestiame annual i del lo stato); esistono c i rca 5000
vacche da riproduzione, 2000 di riserva e vite l le . La
produzione di latte è di oltre 50 mi la l itri quotidiani il che
determina un movimento economico per la grande quantità
di foraggi e di a l imenti concentrati che si producono e per la
compravendita quotid iana del bestiame per carne e per
riproduzione; inoltre, considerevole è la produzione
casereccia di formaggi , panna, burro e ci sono tre fabbriche
per l ' i n dustria l izzazione d i q uesti prodotti . Esistono a nche
fabbriche di mobi l i , pitture, travi prefabbricate per l 'edi l iz ia,
ghiaccio , artico l i d i p lastica e d i resina . Abbondano pure i
laboratori di falegnameria , lavorazione del ferro, meccanica
automobi l istica, i nstal lazioni elettriche, ecc. Tutto c iò senza
contare, naturalmente, la gente che si dedica a l commercio
nei d iversi negozi del le d iverse merc i . •
I l Sindaco di Chipilo con la famiglia, discendenti di
emigranti veneti Messico, anni Ottanta
A.D.R.E.V.
Panorama di Chipilo
Messico, anni Ottanta A.D.R.E.V.
99
Fra d u e i l l u s i o n i
Nel l ' agosto del 1962 ho vis itato per la prima volta
Segusino. In quel la occasione, oltre a l l 'emozione e a l la
naturale curiosità avevo un grande interesse di conoscere i
motivi che hanno spinto i nostri avi ad abbandonare il loro
focolare e la loro terra per i mbarcarsi verso l ' ignoto.
Nel 1881 awenne una de l le i nnondazioni più im porantti
causate dal lo straripamento del P iave , fi ume abbastanza
im portante che nasce nel le Alp i , sbocca nel l 'Adriatico
presso Venezia . Molte fam igl ie r imasero in rovi na e senza
speranza di poter ricostruire in poco tempo le loro proprietà.
Nel lo stesso anno arrivarono in quel le zone gl i inviati del le
com pagnie ita l iane che si dedicavano a reclutare famigl ie
che volessero immigrare i n America e particolarmente in
Messico. Quel le fam igl ie contemplarono tristi e rassegnate
come le loro case, i loro campan i l i e i loro paesi stavano
scom parendo, ma l 'angoscia che provavano nei loro
i ntrepid i cuori era m itigata da una speranza: si sarebbe
trattato solo di un cambio di casa dato che ormai avevano
un focolare sicuro al di la dei mari . .. Fu più di un mese d i
mare e cielo e d i c ie lo e mare. N o n c i sono stati casi d i
epidemie e nemmeno d i morte come awenne i n viaggi
precedenti. Si può affermare, di sicuro, che fu un viaggio
normale con i natural i malesseri dovuti a l la navigazione.
Tutto finì, però, i l mattino di sabato, 23 settembre.
Awistarono a l l 'orizzonte la terra ferma. Venendo a
conoscenza dal personale d i bordo che si trattava di Vera
Cruz, corse la voce con grande rapidità e, tra grida e salti d i
gioia , tra baci e abbracci, ri peterono a lungo e i n coro :
" Messico, Messico ! " e ringraziarono Dio di averli portati fi no
a q uesta n uova, bel l a e benedetta Patria Messicana.
Abstract
O artigo " Breves apuntes sobre la h istoria de la fondaci6n de
Chipi lo (Breves notas sobre a hist6ria da fundaçào de Chipi lo) , de
autoria do prof. José Augustin Zago, trata, em grande l inhas, da
h ist6ria e da realidade atual da comunidade veneta de Chipi lo
(Puebla-México), fundada em 1882 por emigrantes provenientes na
sua maioria do Municipio de Segusino (Provincia de Treviso). Além
de fazer referéncia às causas que lhes fizeram abandonar os
pr6prios lares, o autor explica o atual progresso de Chipi lo, que é
exemplar para todo o pais e modelo de organizaçào agro-industriai
(sobretudo leiteiro), como resultado da tenacidade, da abnegaçào,
do espirito de sacrificio e dos fortes laços comunitarios, que os
caracterizou. Sublinha, ainda, a extraordinaria conservaçào da sua
propria lingua de origem (o veneto) que continua a ser usada nào
obstante o transcorrer de mais de um século. Simbolo da
comunidade e da sua origem territorial é o nome de " Monte
Grappa" dado à pequena colina que se encontra nas proximidades
da cidade. •
El artfcu/o "Breves apuntes sobre la historia de la fundaci6n de
Chipi/o", firmado por el prof. José Agustfn Zago, trata, a grandes
rasgos, la h i storia y la re/idad actua/ de la comunidad véneta en
Chipilo (Puebla-México) fundada en 1882 por emigrantes
procedentes en su mayorTa de la zona de Segusino (Treviso). Amén
de referirse a las causas que las han empujado a dejar sus
hogares, el autor explica el actua/ progreso de Chipi/o, que es
ejemplar para todo el paTs y mode/o de organizaci6n agro-industriai
(sobre todo lactea), como producto del ahinco, la abnegaci6n , el
espTritu de sacrificio y el sentimiento de pertenencia comunitaria
que, desde el primer momento de su 1/egada, las ha caracterizado.
Subraya ademas la extraordinaria conservaci6n de su propia /engua
de origen (el véneto) que continua todavTa después de mas de un
siglo. Simbolo de la comunidad y de su origen territori al es el
nombre de "Monte Grappa " que e/las han dado al cerro que se
encuentra pr6ximo a la ciudad. •
La chiesa matrice di Chipilo, dopo la
ristrutturazione degli anni '40 Messico, anni Quaranta A.D.R.E.V.
100
De l form ato Paolo G i o i i
Avuto mo lto tem po fa , i l ru l lo 50x60
d a l l a Po l a ro id , avevo potuto così
fi n a l mente " ri b e l l a rm i " a i suoi
i n d ustri a l i formati che ancora
i ngaggi ano con l ' autore , una lotta
s ino ai l i m iti dei bord i con
u n ' i m m agi ne che vuoi sca ppare ;
scappare dentro a d u n form ato che
è ormai m i o , costru ito d a me
medes i m o , d a bu io a bu io d e l l a . . .
notte .
Ho passato molto tempo a sforbiciare il "caso " , o d ietro ad
a ltre forme dawero med itate; sagome che l 'occhio non vede
perché il buio eccita la concentrazione come si sa, e fa
spalancare gl i occh i , mentre si chiudono al chiarore per i l
medesimo fatto . Una vera soddisfazione q u e l l a d i
autoprodursi d icevo, forme e formati fin iti da a ltri e uscire
dal le commercia l i misure imposte. Una forma-supporto
concepita e ideata soltanto da me, dove non la puoi trovare
da nessuna parte. I deare immagi n i tue proprie su una
forma tua propria!
Penso più volte a quel l ' agosto del 1835, a quei centimetri
tre vi rgola sei , per due virgol a otto di carta ritagliata da
Talbot, resa sensib i le a l la l uce e a l la luce d i una finestra.
P. G .
Paolo Gioii Volto inciso al buio
1988 Polaroid ottica, trasferito su acrilico, rosso d 'uovo e carta da disegno
1 0 1
Paolo Gioii Maschera di un autoritratto
1990 Polaroid ottica, trasferito su carta da disegno
N .B . Formati ideati dall 'autore
Paolo Gioii Lastra
1993 Polaroid ottica, trasferito su acri l ico, rosso d 'uovo e carta da disegno
102
l c o n t e m p o r a n e i
c o n s e r v a n o
What thou /ovest well remains, the rest is dross What thou fov'st well shall not be reft from thee What thou fov'st well is thy true heritage
Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie Quello che veramente ami non ti sarà strappato Quello che veramente ami è fa tua vera eredità
Ezra Pound
Romano Cagnoni, Sarajevo
1992
Rom ano Cagnon i Dal mio studio appena costruito s i vede i l mare. La l uce,
da l l 'a lba al tramonto, col pisce i finestron i , l i attraversa,
i l l umina meravigl iosamente le fotografie da selezionare e
col pisce maledettamente i raccoglitori dei mie i negativi a
cu i , come tutti sanno, la l uce fa solo bene se è quel la
ideale per l a fotografia prima d i esporl i . Troverò un sistema.
La m ia p iù grande preoccupazione è quel la d i non perderl i ,
come purtroppo m i è capitato molte volte. Credo che, fra l e
fotografie mancate e i negativi perduti , potrei fare una
mostra eccezionale.
I l m io am ico Bruno Segre , in un " ritratto d i Romano"
pubbl icato nei Grandi Fotografi del la Fabbri , scriveva:
" Romano, ammin istratore un po' svagato del le cose
passate, del già fatto , egl i guarda sempre avanti a sé, fa
progetti d i l avoro, progetti d i vita " .
Spero che nel la lettura d i questo l ibro i o riesca fina lmente a
trovare indicazioni uti l i per non perdere più i miei negativi e
per ri uscire a conservare per sempre quel l i che mi sono
rimasti e quel l i che farò nel futuro.
Romano Cagnon i . •
Romano Cagnoni lascia la Toscana per Londra nel 1958.
Lavora con Simon Guttman (fondatore assieme a Robert
Capa, Felix Mann, Kurt Hutton, Cartier-Bresson, ecc. del
fotogiornalismo moderno). Primo fotografo ammesso nel
Vietnam del Nord nel 1965. Documenta eventi in tutto il
mondo, pubblicati su riviste internazionali: Cambogia,
Biafra, Israele, Sud America, Irlanda del Nord, Afghanistan,
ex Yugoslavia, Cecenia, Kosovo, ecc. Molti i premi, tra cui
l 'USA Overseas Press Award, la medaglia dell'Art Directors '
Club in Germania e innumerevoli le mostre tenute in tutto il
mondo. Il direttore del "Sunday Times", Harold Evans, nel
suo libro Pictures on a page, menziona Cagnoni fra i sette
fotografi più famosi nel mondo.
Romano Cagnoni, Lavora con il banco ottico durante la guerra in Croazia
1991
104
M a rco Ane l l i Non m i ero mai soffermato ad anal izzare i l mio arch ivio
fotografico finché non mi è stato proposto di scrivere questo
articolo. In realtà ho un pessimo rapporto con le mie
fotografie, e non posso negare d i esserne gelosissimo, le
cedo mal volentieri anche se in a lcuni casi ciò può andare
contro il m io stesso i nteresse. Tuttavia a questo mio
eccesso d i possessività , non corrisponde affatto un ordine
sistematico nella loro conservazione, a l contrario, s i
possono trovare fotografie sparse i n ogni angolo d i casa
m ia : negl i scaffa l i , a l l ' i nterno d i scatole d i cartone,
addirittura nel caminetto. Sbucano fra gli appunti ed i
d isegni sparpagl iati su l la scrivania oppure arrotolate i n
fondo ad u n armadio. Stampe i n bi anco e nero piccole e
grand i ; alcune a ppese, altre poggiate, qualcuna addi rittura
i ncorniciata . Possono essere ovunque: tutta la casa diventa
un archivio fotografico. Eppure per quanto ciò possa
sembrare impossib i le , ho la perfetta cogn izione di tutto i l
materiale c h e posseggo e n e l momento i n c u i u n ' i mmagine
deve abbandonare la sua "sede" per essere consegnata,
q uesta viene registrata nel com puter in cui ho una
catalogazione d igitale d i tutto i l materia le i n uscita .
Sorte diversa riservo per i negativi, nel loro caso
u n 'arch iviazione meticolosa e una conservazione attenta è
d 'obbl igo, ne sono quasi ossessionato.
Dapprima li sudd ivido in contenitori catalogati per oggetto,
con la data del la realizzazione e con l ' ind icazione del
s ingolo fotogramma selezionato e successivamente
stampato. Li i nserisco in a pposite custodie di carta cristal ,
maneggiandol i sempre con guanti d i cotone al fine d i evitare
q uals iasi contatto con l 'emulsione, che potrebbe generare
qualche brutta sorpresa in fase di stampa. l contenitori ,
d isposti a l l ' i nterno di vetrine a l riparo del la polvere, sono
così faci lmente consu ltab i l i . L' acquis izione di un metodo
idoneo, suggerito anche da l la frequentazione di im portanti
arch ivi , risolve, da una parte il problema del la reperib i l ità
del s ingolo negativo, che a ltrimenti sarebbe risu ltata quasi
i mpossib i le , e da l l ' a ltra pressoché azzera i r ischi di
deterioramento. I l d ivario tra i due metodi d i archiviazione è
al momento incolmabi le , ma l 'opportunità di godere
q uotidianamente del la mia disordinata ed invadente "gal leria
fotografica" , a d ifferenza di quanto si potrebbe pensare, è
una del le mie principal i fonti di serenità. D'a ltronde ogni
qualvolta che scatto una fotografia e l ' immagine si compone
nel l ' inquadratura, la domanda che mi pongo è la stessa da
sempre: avrò piacere nel guardarla? Quando la risposta è
positiva, lo scatto è inevitabi le. •
Marco Anelli
Marco Anelli è nato a Roma nel 1968. Entra nel settore
della fotografia professionale nel 1985 collaborando con le
maggiori agenzie di sport motoristici ("Attua/foto ", "Photo4",
"Studio Signori"). Ne/ 1992 si trasferisce a Parigi dove si
specializza nella fotografia in bianco e nero, e ne
approfondisce la tecnica di sviluppo e stampa.
Contemporaneamente collabora con l 'agenzia Presse/Sport
del giornale "L 'Equipe ". Ritornato a Roma ne/ 1995,
collabora con l 'ufficio fotografico della Fabbrica di San
Pietro in Vaticano e realizza i volumi: l Santi Fondatori ne l la
Basi l ica Vaticana (F.C. Panini 1 996) e L'Ombra e La Luce
nel la Basi l ica Vaticana (Si/vana Editoriale 1998).
Ne/ 1997 riceve dall' Accademia Nazionale di Santa Cecilia
l 'incarico di eseguire una campagna fotografica artistica
delle stagioni concertistiche 1997- '98 e 1 998-'99, per la
pubblicazione di un volume fotografico.
Nello stesso anno, in occasione del restauro della facciata
della Basilica di San Pietro, è invitato da EniComunicazione
a realizzare un reportage dei lavori insieme a Mimmo Jodice
e Olivo Barbieri, oggi pubblicato in La Pietra e I l Tempo
(Si/vana Editoriale 1 999).
Dal 1 998 collabora con l' Agenzia Giornalistica Italia.
Dal 2000 è rappresentato dall 'agenzia di Grazia Neri.
105
Marco Anelli, Angelo a San Pietro
1999 Dal ril ievo durante i l
restauro vaticano.
........... _
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Euro Rotelli
E u ro Rote l l i Archivio? Che cos 'è un archivio? Solamente l a parola m i
sgomenta. È u n term ine che richiama ord in i antich i , doveri
atavic i , segreti reconditi . . . No, non mi riconosco nel l 'ordine
e ne l dovere e non ho segreti .
lo fotografo e poi . . . metto via. Dove? Ovu nque: cassetti ,
scatolon i , buste, convi nto di sapere benissimo dove
cercare, confidando nel la mia memoria .
E arriva i l giorno in cu i serve urgentemente una d iapositiva.
Dov'ero sicuro di averla "arch iviata " , non c 'è . Sparita .
Vol ati l izzata. Dopo una giornata di i nut i l i ricerche, m i
arrendo e mi rivolgo a l l ' ultima spiaggia: mia mogl ie c h e , con
uno sguardo d i compatimento e sodd isfazione commenta :
" Come al sol ito, ci risiamo! Se non ci fossi io a risolverti i
problemi . . . ! " e si r inchiude sbuffando nel "deposito
fotografico" . Riemerge solo nel tardo pomeriggio , sudata e
impolverata, ma sventolando l a fam igerata d iapositiva,
fin ita, ch issà come, tra le foto del la figl i a neonata che,
owi amente, non dovevano trovarsi l ì .
I nsomma, non saprò gestirmi un archivio , ma una cosa è
certa: ogni volta in cui tento disperatamente d i ri ntracciare
un negativo, si materia l izza quasi per incanto quel lo
i nuti lmente cercato la volta precedente. Peccato che adesso
non serva p iù . •
Sono nato nella Maremma toscana nel 1 955 e, ancora
ragazzo, mi sono trasferito in Friuli, dove svolgo la
professione di fotograto nel mio studio di Fiume Veneto.
Oltre alla foto pubblicitaria, mi dedico all 'interpretazione del
reale usando la tecnica del bianco e nero e del Po/aroid che
mi permette una visione quasi onirica del soggetto,
"pennellando/o " di luci e ombre quasi a render/o irreale. Per
me fotografare significa esprimere me stesso, le mie
emozioni e sensazioni che provo davanti a qualcosa che mi
affascina, sia esso un paesaggio, una figura umana, un
oggetto particolare.
Ho esposto e pubblicato le mie fotografie sia in Italia che
all 'estero.
106
Bruna Ginammi
Bru n a G i n am m i Bruna Ginammi nasce nel 1964, vive e lavora a Milano.
Si distingue come figura di spicco nel panorama della
Fotografia italiana partecipando alla mostra collettiva con il
lavoro "Lo sguardo del poeta " allestita nella sezione
culturale del S/COF di Milano nel 1991 curata da Lanfranco
Colombo.
È ne/ 1995 però, che incomincia / 'ascesa della sua carriera
artistica a livello internazionale quando riceve il premio
European Kodak Panorama Award per i giovani fotografi agli
"Incontri internazionali di Fotografia " di Arles.
Nello stesso anno partecipa alla mostra "Un secolo di
Ritratto Fotografico in Italia 1895 - 1995 " a cura di !taio
Zannier, presso la biennale di Venezia, Padiglione Italia.
Da allora ha esposto in numerose mostre personali e
collettive in Italia e in Europa.
Nel 1999 inizia a esplorare, attratta dalle immagini in
movimento, il video e realizza il suo primo lavoro Ophel ia 's
awakening.
Bruna Ginammi
Famiglie
1996-'97
107
Milano, 1 7 Ottobre 2000
Caro Italo Zannier , vorrei ringraziarla per avermi dato l ' opportunità di riflettere . Credo di aver trovato le parole giuste per esprimere ciò che penso.
Affettuosi saluti
Bruna Ginammi
/
!
L a f o t o g r a f i a
a l l ' U n i v e r s i t à
Cri sti n a Zan o n ato Can i . . . abba n d o n ati
È l 'esercitazione d i una studentessa dei i ' I . U .A.v. ( Istituto
U n iversitario di Arch itettura di Venez ia) , rea l izzata
nel l ' ambito del Corso di "Storia de l la Fotografi a " , ne l l 'anno
accadem ico 1999-2000, come visual izzazione e coerente
i mpaginazione del le immagini di un aspetto del tema,
"emarginazione e degrado " , re lativo a uno specifico
seminaljo, che ha affiancato il corso teorico-storico . •
108
Ceci/ Beaton Ritratto di George Balanchine 1 958 Archivio Craf - Archivio Crocenzi
Villa Ciani, 2 Tel . e fax 0427 9 1 453 33090 Lestans (PN)
www.agemont.it/CRAF
e-mail: [email protected]
CENTRO DI RICERCA E ARC H IVIAZIO N E DELLA FOTOGRAFIA
Archivio - Fototeca - Bibl ioteca
Progetti e Campagne Fotografiche
Attività Formative ed Educative
Corsi "Fotografico Archiviato re e Catalogatore"
Corsi estivi "Culture o( the Photography"
Laboratori e Seminari di Fotografia
Stages di Alta Formazione e Ricerca
Premio Friul i Venezia Giul ia Fotografia
l nternational Award of Photography
Spi l imbergo Fotografia
Galleria del CRAF,Villa Ciani Lestans
'1ohn Phillips e Annamaria Bar/etti"
Mostre Itinerari
Editoria
Mostra Mercato Apparecchi Fotografici
e Libro di Fotografia
Partnership nel l ' lkons Center
(Museo Virtuale della Fotografia Europea)
Rete Europea per la Cultura della Fotografia
S e g n a i a z i o n i
L i b ri
lnnanzitutto, senza pudori, mi sembra comunque opportuno segnalare l ' uscita, presso
l ' Editore Sansoni , nel la Col lana "Comunicazione e Cultura " , di un voi umetto del quale sono
autore assieme a Daniela Tartagl ia. Un l ibro dedicato particolarmente alle problematiche
della tutela della fotografia: La fotografia in Archivio, Sansoni , Mi lano 2000, pagine 164,
con i l lustrazioni.
Un'opera che si qual ifica per la sempl icità del l 'esposizione, nel l ' i ntento di offrire regole
elementari, ma non sempre conosciute e seguite, relative ai vari aspetti del la
conservazione della fotografia , dal " ritrovamento" a l la riproduzione a l la catalogazione,
dal l 'archiviazione al la conservazione al la veicolazione, ecc. , ma invece con cautela e
a l larmi circa il restauro, troppo spesso affrontato empiricamente e che quindi può risu ltare
distruttivo, perlomeno del l ' identità del l ' immagine.
Un l ibretto che non dovrebbe mancare in qualsiasi Istituzione, anche non specifica, ma
dove spesso resistono fondi fotografic i , piccoli o grandi . È un volume scritto soprattutto per
gli studenti dei Corsi di Conservazione, un manuale semplice, fin troppo forse, ma agile e
privo di tecnicismi , non sempre comprensibi l i e ancor meno praticabi l i .
Ancora ltalo Zannier, con un l ibro dedicato a una parte del suo Archivio d i studio ( l ibri,
immagin i , strumenti), persino ignorato dal giornalismo d ' informazione, teso piuttosto a
segnalare ciò che riguarda la cronaca, meglio se drammatica: povertà e guerre. C'è
disattenzione invece per ciò che riguarda la cultura, la storia della fotografia , a l la ricerca
invece dei grandi miti ; ma il giornal ismo, anche quello special izzato, è fatto così e non c'è
da scandal izzars i . Ma non mi è possibile far finta di niente, e quindi "segnalo"
personalmente, senza false modestie, quando posso e dove posso, ciò che mi sembra
significativo, anche se si tratta di un 'opera in cui sono coinvolto.
L 'autore del l ibro è Paolo Morel lo, un giovane pieno d 'entusiasmo e di volontà di affrontare
in modo competente le vicende del la storia del la fotografia, soprattutto di quel la ital iana;
ha al le spal le un 'ampia bibl iografia scientifica, di notevole rigore; un homo novus tra i
pochi studiosi di storia della fotografia in Ital ia.
I l volume s' intitola Amen fotografia. 1839-2000. Immagini e libri dall 'Archivio di Itala
Zannier, Skira, M i lano 2000, pagine 216, con 60 di testo e il rimanente di i l lustrazioni, che
conducono i l lettore nei meandri della storia delle fotografia, soprattutto ital iana, senza
intenti esaustivi, ma con suggerimenti dialettici , che possono essere stimolanti anche dal
punto di vista storiografico.
I l paesaggio, tema diffuso nell'editoria fotografica
Una storia del la fotografia di " paesaggio" è già stata scritta, ma in
questi ultimi anni si è al imentata di molte opere specifiche dedicate
a questo "tema " , che oggi è certamente emergente rispetto ad altri
generi ed è al centro del l ' attenzione soprattutto da parte dei
giovani fotografi ; però aldi là del l ' intento topografico, geografico e
ambientale, com 'è stato nella tradizione di questa editoria, che già
al la fine del XIX secolo tendeva a i l lustrare soprattutto i l mondo
esotico: i l Giappone di Beato o di Farsari, con album di "vera
fotografi a " , o la Cina di Thomson, trascritta in xi lografia, anche
nelle italiane edizioni Hoepli .
Dopo gl i anni del neorealismo e del concettua l ismo, (e forse in
parte a causa degl i impulsi ecologistici) i l " paesaggio" ha coinvolto
molti fotografi del la nuova avanguardia ital iana, attenti comunque
alle suggestive proposte di alcuni foto-topografi american i , come
Baltz, Robert Adams, Shore, ecc. , stranoti da noi , da oltre un
decennio.
Luigi Gh irri è stato tra i primi ad affrontare in termini nuovi questo
tema, concludendo un primo periodo con la promozione del mitico
l ibro Viaggio in Italia (testi di Quintaval le e Celati), dove i l " Bel
Paese" è descritto appassionatamente da un gruppo di fotografi
ideologicizzati partico larmente dai " New Topographs" american i .
Un paesaggio che comprende, ma senza accuse ecologistiche, le
anomalie de l kitsch, come quelle degli inserimenti industria l i , anche
sotto luci sconosciute e in precedenza (anche per motivi tecnici)
trascurate; finalmente si diede ragione alla " Luce " , aldilà dei
preconcetti relativi a l la "bel la luce" o al la "brutta luce " , che ha
caratterizzato molta fotografia storica, Alinari docet.
Quanti sono da al lora i foto l ibri dedicati al " paesaggio"? Centinaia,
spesso promossi dagl i Assessorati , ma anche dagl i editori senza
sponsor, nel la certezza che un l ibro così può anche avere un
mercato; basti pensare a Essere Venezia di Fulvio Roiter, che pare
abbia raggiunto, nel le varie edizioni , oltre settecentomi la copie.
Di recente gli indici dei bol lettini editorial i hanno aggiunto molti
tito l i : uno tra gli ultimi , Paesaggi italiani del '900 a cura di Diego
Mormorio , ma certamente importante è i l catalogo del l 'omonima
mostra veneziana, Identificazione di un paesaggio (Silvana
Editoriale, Mi lano 2000, pagine 208).
Il volume presenta con rigore l 'opera di alcuni tra i più significativi
fotografi "d i paesaggio" americano, già in parte presenti nella
magistrale esposizione voluta e curata da Paolo Costantini nel
198 7 , per Palazzo Fortuny, " Nuovo paesaggio americano:
Dia lectical Landscapes" . Questa volta i l soggetto è un brano di
paesaggio ital iano, Venezia-Marghera, con le annose problematiche
di questa zona industriale. Il sottotitolo del volume spiega tutto:
Fotografia e trasformazioni nella città contemporanea, ossia
un 'anal isi testimoniale su una vicenda del nostro tempo, senza
intenti "documentari " , ma consentendo ai vari autori di esprimere il
loro "punto di vista" , né potrebbe essere diversamente.
110
IDENTIFICAZIONE Ili UN PAESAGGIO i"'�'1r:.::.-..... .,!,l--
�-� �� �:�;� �
Da Baltz a Davies, da Gameli a Gohlke, Gossage, Hernandez,
Hutte, James, Pare, Shibata, Shore, tutti hanno offerto una lettura
"dia lettica" ancora del territorio di Marghera. riproponendo sti l i e
maniere estetiche, ma questa volta confrontate qu i da noi .
Curatore del la rassegna e del volume, Sandra Mescola, amico di
tante awenture "sul la fotografia " . f in dai tempi del l 'apertura del
Museo Fortuny, ah imé in restauro tuttora.
Il Paesaggio Italiano è il titolo di un imponente l ibro edito dal
Touring Club Ital iano, per i Soci soprattutto, ma spero che abbia
ben più ampia diffusione, anche se la tiratura attuale è d i circa
500.000 copie (esatto: mezzomi l ione di copie). Il vo lume è di una
straordinaria ricchezza di testi e d i immagin i , secondo un rigoroso
e a l tempo stesso affascinante progetto editoria le diretto da
M ichele D ' l nnel la , e s i differenzia notevol mente da altre opere
s imi lar i , che spesso non sono altro che una affrettata antologia di
fotografie più o meno suggestive.
l molti saggi (Federici, Galasso, Turri, Barberis, Corna Pellegrini,
Bernard i , Paolucci, Andrea e Vittorio Emil ian i , Clementi, Vacca,
Marcarin i , con introduzioni di Giancarlo Lunati, Presidente del T.C . I . ,
Giovanna Melandri e Adriano Agnati) anal izzano " i l paesaggio" sotto
i più vari aspetti , e per giunta i l lustrati con una rara dovizia
didascalica ma di eccellente qual ità; tra i vari capitoli (una vera
enciclopedia sul le problematiche del nostro territorio) sono inseriti
ampi portfol i i d i alcuni tra i più sign ificativi e famosi fotografi ital iani ,
molti dei qual i hanno nel tempo real izzato molti fotolibri del T.C . I . :
da Berengo Gardin a Nico l in i , da Pepi e Luca Merisio a Radino, d a
Ghirri a Jodice, e poi Fontana, Roiter, Campigotto, e l ' intramontabile
Giacomel l i .
Un volume eccezionale, da non confondere con troppi altri dedicati
al " paesaggio" . spesso soltanto come retorica.
Infine, ancora un libro sul paesaggio, per giunta (e mi scuso) curato
da me: Paesaggio friulano. 1850-2000, edito da Skira, per la
Provincia di Udine, che ha anche allestito una coerente esposizione
nella Chiesa di San Francesco. Il volume intende tracciare anche un
percorso storico della fotografia in Friu l i , da Augusto Agricola, pioniere
della calotipia (è sua la più antica fotografia di Sant'Ambrogio a
Milano, del 1855) fino a Catia Drigo, giovane fotografa friulana, di
matrice "concettuale"; ma ci sono autori famosi, come Roiter,
Fontana, De Biasi, Berengo Gardin, Guidi, Basilico, Bevilacqua, i
Borghesan, Ciol , Bruno e poi Beltrame, Gerolimetto, Guatti , Toffoletti,
Da Pozzo, Perin i , Tubaro, Martinis . . . ; Diego Cinello ha realizzato
un'ampia panoramica del Friu l i dal campanile del Duomo di Udine,
che qui è confrontata con una analoga fotografia antichissima. del
veneziano Francesco Bonaldi, come metafora del "tempo della
fotografia" . i l nostro. Tra i pionieri, Malignani, Del Torso, Antonel l i ,
Brisighel l i , Bujatti , Scheuermeler, Pel l is . . .
Inoltre, d a segnalare
Fulvio Roiter, Dove portano le nuvole, Hel iar Books, Venezia 2000,
pp. 48.
Le fotografie d i Roiter i l lustrano "a modo loro" ma con suggestioni
sorprendenti, le poesie di Sabrina Ballarin. I l l ibro è a cura d i lvo
Prandin.
Bruno Cattani , L 'arte dei luoghi. L 'Eterno Ritorno? Istituto Italiano
d i Cu ltura. Parigi 2000, pp. 46.
I l sensibile fotografo emi l iano Bruno Cattani , ancora una volta si
dedica a l l ' iconografia di interni museal i , con una rara intensità
drammatica. È i l catalogo di una rassegna ospitata a Parigi durante
il " Mais de la Photo 2000" . a cura anche del la Maison Européenne
de la Photographie e i l patrocinio del la Provincia di Reggio Emi l ia . I l
testo è di Michel Quétin.
Lallo Gadenz, Silenzi in controluce, Nuovi Sentieri editore, Falcade
2000. pp. 104.
Un altro autore, di straordinario rilievo, ma forse poco conosciuto,
si inserisce nel panorama storico della fotografia italiana: Lal lo
Gadenz, figlio d 'arte a Fiera del Primiero, alpinista innanzitutto.
Come fotografo sarebbe piaciuto a Ansel Adams. Il volume,
accuratamente stampato e di grande formato, presenta
un 'antologia del le sue immagini di montagna. ed è il primo di una
col lana. " Fotografi di montagna" . awiata dal l 'entusiasta Bepi
Pellegrinon.
( I .Z. )
Altri libri ricevuti:
Francesco Pignatel l i , Pause. Incontro con tre maestri, Mazzotta.
M i lano 2000, pp. 64.
Al suo primo fotol ibro, Francesco Pignatel l i (Mi lano, 1971), incontra
tre maestri del la fotografia , Duane M ichals, Krzysztof Piesiewicz e
Wim Wenders, tracciandone un suggestivo profi lo, presentato da
Giu l iana Scimé.
Ferruccio Ferruni , Immagini inventate, Circolo di confusione,
Seniga l l ia 2000, pp. 106.
Una splendida monografia di un maestro della fotografia ital iana,
nel classico stile de " La Bussola" di Caval l i , da l la quale parte in
primis, con immagini spesso di rara poesia. Lo presentano Luigi
Dania e Mario Giacomel l i .
1 11
Foto Arch ivio Sto rico de l l a Provi nc i a d i Trevi so N ot iz ie a c u ra d i Ad ri a n o Fava re
Il volume fotografico " Passeggiate Trevigiane" del fotografo Alberto Nascimben
Per le edizioni Canova Editore di Treviso è stato recentemente pubblicato il volume "Passeggiate Trevigiane", opera del fotografo trevigiano Alberto Nascimben, che ha per oggetto sedici itinerari attraverso la città, descritti tramite immagini fotografiche. L'Autore, da diversi anni collaboratore volontario del F.A.S.T., al termine della sua attività lavorativa in campo editoriale, ha ripreso a coltivare l'interesse per la fotografia. Altri suoi lavori fotografici sono apparsi nelle mostre di San Candido (1986), Treviso ( 1987, 1 988, 1994, 1995), Oderzo (1990), Ronchi dei Legionari (1 992), Conegliano (1 998).
Grazie ad una Convenzione con l'Università degl i Studi di Udine gli studenti di Conservazione dei Beni Culturali possono partecipare ad uno stage di formazione presso il F.A.S.T.
Preso atto dell'alto interesse con cui studenti della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali delle Università di Udine e Venezia hanno partecipato finora a stages all'interno del Foto Archivio Storico, è stata sottoscritta una apposita Convenzione tra la Provincia di Treviso e l'Università degli Studi di Udine, che ha come finalità quella di offrire la possibilità a laureati e laureandi in Conservazione dei Beni Culturali, di acquisire quella prima ed indispensabile esperienza di attività nel settore della conservazione del bene culturale fotografia e gestione di una fototeca.
L'iniziativa ha preso avvio dalla constatazione della positiva esperienza avviata dal F.A.S.T. fin dall'anno 1 997 con la realizzazione di uno stage denominato "Corso di formazione per operatori culturali presso il Foto Archivio Storico della Provincia di Treviso", che prevedeva l'inserimento, all'interno della struttura, di dieci corsisti la ureati/laureandi in Conservazione dei Beni Culturali ed indirizzi di laurea analoghi, allo scopo di permettere loro di acquisire quel primo ma indispensabile livello di professionalità nel campo della conservazione del bene culturale fotografia e gestione di una fototeca ( inventariazione-ca talogazionedigitalizzazione immagini -el a borazione immagini-impaginazione elettronica-gestione banca dati-servizio utenza) necessari per la gestione razionale di una fototeca. Diversi tra i corsisti che presero
parte a precedenti iniziative didattiche, proprio a seguito dell'esperienza acquisita in quell'ambito, ebbero titoli per iniziare una attività di catalogazione in proprio o all'interno di cooperative a ciò preposte. Si è giunti pertanto alla constatazione della necessità di sottoscrivere una apposita Convenzione con l'Università di Udine per facilitare questo tipo di esperienza da parte degli studenti. Durante lo stage attuale i corsisti vengono inseriti nella consueta attività di inventariazione, catalogazione, trasposizione in digitale delle immagini, loro elaborazione con "Photoshop", stampa delle immagini per l'utenza, ricerca mirata di immagini sui data base "Image Base" e "File Maker", acquisizione di elementi di impaginazione elettroruca su "Xpress" e di inserimento dati/immagini nei data base, ricevimento dell'utenza e guida alla ricerca.
Treviso, Piazza dei Signori Fotografia di Alberto Nascimben
Nuove acquisizioni
Il Fondo Fotografico Ferdinando Forlati
Grazie alla sensibilità dell'avv. Remo Forlati di Venezia, verrà depositato presso il F.A.S.T. l'archivio fotografico che fu di suo padre Ferdinando Forlati, già Soprintendente alle Antichità e Belle Arti di Venezia dal 1926 al 1972, che nel corso degli anni aveva costituito un suo privato archivio di immagini di fotografie storiche relative ai beni storico architettonici delle Tre Venezie, dell'lstria e Dalmazia, di grande valore culturale (la documentazione spazia sui restauri del Castelvecchio di Verona, del Castello di Gorizia, del Duomo di Vicenza, del Castello di San Salvatore di Susegana, del Palazzo dei Trecento danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, della Loggia dei Cavalieri di Treviso, dell'Arena di Verona, della Chiesa degli Eremitani di Padova e ancora della Ca' d'Oro di Venezia ed una grandissima quantità di altri monumenti che costituiscono il comune patrimonio storico-artisticomonumentale del Nord-Est).
Il Fondo Fotografico dell'Automobile club di Treviso
Grazie ai buoni uffici del Direttore dell'ACI di Treviso, dott. Francesco Bianchi, verrà depositato presso il F.A.S.T. l 'Archivio Fotografico dell'Automobile club di Treviso. Si tratta di album e fotografie molto interessanti, raccolte in circa 80 anni di attività dell'ACI trevigiano, rappresentanti non solo episodi di gare sportive, ma anche scorci di Treviso prima dell'ultima guerra mondiale, personaggi e documenti di manifestazioni automobilistiche, benedizioni auto, mostre di auto e moto degli anni Venti.
Treviso, Il mostra di auto nel Palazzo dei Trecento
maggio 1925
Soccorso stradale
1961
VI Corsa Vittorio Veneto
Cansiglio, 1939
Il Fondo Fotografico e le attrezzature dello Studio Fotografico Bragaggia
Alla conclusione della sua lunga attività nel campo della fotografia, il Cav. Ettore Bragaggia di Treviso ha comunicato la volontà di donare permanentemente al F.A.S.T. parte del suo archivio fotografico nonché le attrezzature fotografiche dello studio, che andranno ad integrare convenientemente la dotazione museale del F.A.S.T. .
Grande successo del Secondo Incontro di didattica della fotografia
Ha avuto luogo nell'ottobre-novembre 2000 la seconda edizione dell'iniziativa " Incontri di didattica della fotografia" che ha visto ancora la parcecipazione, a titolo del tutto gratuito, dei docenti Fabio Vellandi, fotografo professionista, Alberto Nascimben, fotografo e Luciano Speranzoni, critico d'arte e che ha avuto come oggetto "L'INQUADRATURA - Criteri di visualizzazione e composizione dell'immagine". Tale iniziativa prende spunto dall'analoga avviata nell'anno 1 997, con il primo " Incontro di introduzione alla fotografia", che si tenne a cura dei citati fotografi, e in collaborazione con il F.A.S.T. , nei giorni del 14-1 8 aprile e 9-16 maggio 1 997: l'iniziativa ebbe un lusinghiero successo, con oltre l 00 partecipanti. L'impegno allora preso con i partecipanti fu di sviluppare successivamente altri temi, tra quelli maggiormente richiesti attraverso un apposito questionario, che fu distribuito e compilato in quella occastone.
A Treviso una nuova Rassegna di fotografia storica, cartoline il lustrate, pubblicazioni di fotografia nell'ambito del tradizionale mercatino di Borgo Cavour.
Per sensibilizzare un maggior numero di cittadini veneti a proposito della necessità di salvaguardare la fotografia storica e in definitiva per diffondere ancor più cultura storico-fotografica, si è ritenuto utile coinvolgere anche quei cittadini, il cui unico rapporto con la fotografia storica è, ad esempio, l'acquisto sulla bancarella di un mercatino di una vecchia cartolina illustrata, che piace perché rappresenta il proprio paese com'era cent'anni fa.
•
È proprio incrementando questa passione da collezionisti, questo piacere di possedere e guardare una vecchia foto che si può pensare di comunicare con un maggior numero di persone e di incrementare il loro interesse. Il F.A.S.T. parteciperà, infatti, a questa rassegna con un proprio stand, dove verranno anche diffuse le sue pubblicazioni. È stato pertanto affidato l'incarico di coordinamento dell'iniziativa allo studioso di storia della fotografia e noto collezionista della materia, Giuseppe Vanzella di Treviso (Dott. Giuseppe Vanzella, via Inferiore 20/22 - 3 1 100 Treviso; Te!. 0422 544758 ) al quale pertanto potranno far riferimento i collezionisti che desiderano partecipare alla rassegna.
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LIBRERIE DOVE SI PUÒ ACQUISTARE "FOTOSTORICA"
Libreria Einaudi Libreria Ghelfi Barbato Via Coroneo, 8, 34133 Trieste Via Mazzini, 2 1 , 3 7 1 2 1 Verona
Libreria Minerva Libreria Rinascita Via S . Nicolò, 20, 34121 Trieste Corso Porta Borsari, 32, 37 1 2 1 Verona
Libreria Antonini Libreria Cortina Via Mazzini, 16, 34170 Gorizia Via A. Mario, 10, 37 1 2 1 Verona
Libreria Tarantola Libreria Goldoni Via Vittorio Veneto, 20, 3 3 1 00 Udine Calle dei Fabbri, 4742/43, 30124 Venezia
Libreria Moderna Udinese Libreria Feltrinelli Via Cavour, 13 , 3 3 1 00 Udine Via Ugo Foscolo, 1/3, Milano
Libreria Feltrinelli Corso Buenos Aires, 20, Milano
Libreria Friuli Via dei Rizzani, 1/3 , 3 3 1 00 Udine
Libreria Feltrinelli Via Manzoni, 12, Milano
Libreria Rinascita Via G. Verdi, 48, 34074 Monfalcone (GO)
Libreria Feltrinelli Via Mazzini, 20, Brescia
Libreria Tarantola Via Roma, 27/A, 3 2 1 00 Belluno
Libreria Leggere Via Don L. Palazzolo, 2 1 , Bergamo
Libreria Sovilla Corso Italia, 1 1 8, 32043 Cortina d'Ampezzo (BL)
Libreria Feltrinelli Via Cerretani, 30, Firenze
Libreria Pilotto Via Tezze, 1 8 , 32032 Feltre (BL)
Libreria Marzocco Via Martelli, 6, Firenze
Libreria Minerva Piazza XX Settembre, 22/ A, 3 3 1 70 Pordenone
Libreria Feltrinelli Via Banchi di Sopra, 64/66, Pisa
Libreria Al Segno Via del Forno, 2, 3 3 1 70 Pordenone
Libreria Feltrinelli Piazza Ravegnana, l , Bologna
Libreria Canova Via Calmaggiore, 3 1 , 3 1 1 00 Treviso
Libreria Feltrinelli Via Battisti, 17, Modena
Libreria Marton Corso del Popolo, 40, 3 1 100 Treviso
Libreria Fiaccadori Via Al Duomo, 8, Parma
Libreria Canova Via Cavour, 6/B, 3 10 1 5 Conegliano (TV)
Libreria Feltrinelli Via XX Settembre, 233/r, Genova
Libreria Quartiere Latino Via 1 1 Febbraio, 34, 3 10 1 5 Conegliano {TV)
Libreria Feltrinelli Piazza Castello, 17, Torino
Libreria Mondadori Piazza Insurrezione, 3, 35 139 Padova
Libreria Feltrinelli Via V. Emanuele Orlando, 75, Roma
Libreria Feltrinelli Via S. Francesco, 7, 3 5 1 2 1 Padova
Libreria Montecitorio Piazza Montecitorio, 59, Roma
Libreria Pangea Via S . Martino e Solferino, 106, 35 141 Padova
Libreria Feltrinelli Via S. Tommaso d' Acquino, 70, Napoli
Libreria Draghi Via Cavour, 17/19, 3 5 1 39 Padova
Libreria Guida A Via Port' Alba, 20/22, Napoli
Libreria Galla 1880 Corso Palladio, 1 1 , 36100 Vicenza
Libreria TI Manifesto Via Tomacelli, Roma
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