UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTA’ DI PSICOLOGIA
Laurea Specialistica in Psicologia Sociale del Lavoro e della Comunicazione
TITOLO TESI
Il ruolo dell’evento culturale nella comunicazione
The role of cultural event in communication
RELATRICE LAUREANDO
Ch.ma Prof.ssa Mariselda Tessarolo Federico Bassetti
MATRICOLA
56659
ANNO ACCADEMICO 2008 – 2009
INDICE
Introduzione 3
Capitolo 1. La comunicazione 5
1. Concetti di comunicazione 5
2. Gli approcci alla comunicazione 5
3. L’approccio matematico 6
4. Gli elementi 8
5. Le funzioni 10
6. L’approccio semiotico 12
7. L’approccio pragmatico 13
8. Ritorno alle origini 14
9. L’approccio sociologico 17
10. L’approccio psicologico 19
11. Comunicazione come ermeneutica 20
Capitolo 2. Giorgio Braga e il sistema delle comunicazioni 23
1. Il sistema sociale 24
2. I comunicanti 25
3. Le funzioni della comunicazione 26
4. Canale, segno, codice 28
5. I livelli della comunicazione 30
Capitolo 3. L’evento culturale 37
2
1. Vedi alla voce evento 37
2. Questione di senso(i) 41
3. La fruizione del prodotto culturale. In che
luogo del sistema? 44
Capitolo 4. FuturoPresente. Comunicare la contemporaneità 49
1. . Arte - ? – Tecnologia 52
Capitolo 5. L’obiettivo della ricerca. Chi viene coinvolto? 57
1. Introduzione 57
2. Strumento e metodo 57
3. Risultati 59
4. L’analisi fattoriale 64
5. Differenze tra medie in campioni indipendenti 70
6. Commento dei risultati 75
7. Chi viene coinvolto nell’evento?
Un possibile profilo 75
Capitolo 6. Conclusioni
1. Evento – Senso – Identità 79
Appendice 1. Questionario 83
Appendice 2. Festival FuturoPresente 88
Bibliografia 91
Introduzione
3
Cercando alla voce “comunicazione” in un qualsiasi vocabolario della
lingua italiana, si potrà osservare come l’origine etimologica del termine si
ricolleghi al termine latino “communicatione”. Il quale a sua volta rimanda
alla parola “communis”: comunione. Comunicazione come “messa in
comune”, un rendere partecipe di qualcosa. La definizione è quanto mai vaga:
ancor più vaga appare se ci si avvicina allo studio della materia. Il tentativo di
riassumere la comunicazione nell’atto del mettere in comune inizia a vacillare
e le domande che sorgono mettono in luce una complessità in un primo
momento inaspettata. La comunicazione fa parte dell’agire dell’uomo, grazie
alla comunicazione l’uomo ha intessuto relazioni nel corso della storia che gli
hanno permesso di dare forma al cambiamento. Grazie alla comunicazione
l’uomo ogni giorno fa e disfa il mondo e riconfigura le stesse relazioni in cui è
immerso.
Addentrandosi ulteriormente nello studio della comunicazione si può vedere
come l’esistenza stessa dell’uomo si sia caratterizzata per la possibilità di
esercitare e comunicare il pensiero. Da questa capacità di immagazzinare,
scambiare e diffondere informazione si è mosso il cambiamento nella storia
umana.
Nel corso del tempo, le definizioni di comunicazione sono andate
aumentando e mutando quanto più questo campo di studi è stato al centro di
riflessioni e indagini scientifiche da parte di numerose discipline come la
matematica, la filosofia, la semiotica, la sociologia, l’etologia, l’antropologia,
la linguistica e la psicologia.
A una definizione di comunicazione come scambio di informazioni (approccio
matematico), se ne è affiancata una che la descrive come inferenza
sottolineandone il risvolto sullo spazio cognitivo. Dalla comunicazione
ermeneutica che si richiama al pensiero filosofico di Heidegger e Gadamer e
4
che più in generale rientra nella svolta linguistica della filosofia del XX
secolo, alla comunicazione come significazione e come segno. Alla attuale
comunicazione come esistenza.
Questo breve cenno ai tentativi di accostarsi al campo “comunicazione”
mostra la portata dell’interesse che questo tema occupa nelle indagini
scientifiche, ma mostra anche come progressivamente si sia rinunciato al
tentativo di elaborare una teoria generale della comunicazione per concentrarsi
sullo sviluppo di metodi teorie e campi di applicazione particolaristici afferenti
ai singoli approcci.
Capitolo 1. La comunicazione
5
1. Concetti di comunicazione
“Il soggetto umano non può scegliere se comunicare o meno, ma può
scegliere in che modo comunicare” (Anolli e Ciceri, 1995). Questa
osservazione ci introduce all’individuazione di vari approcci alla
comunicazione, con la consapevolezza che ogni punto di vista non è neutro e
disinteressato e non contribuisce ad un incremento della conoscenza in
un’ottica di sviluppo progressivo del sapere. Ogni proposta teorica, infatti,
apre a specifici attori, fasi e livelli della comunicazione individuando precise
relazioni tra le parti: ogni punto di vista ritaglia la realtà della comunicazione
con prospettive diverse e richiamando assunti teorici e criteri di validazione
differenti.
Una rassegna riguardo queste mappe organizzative (e costitutive) della realtà
“comunicazione” è necessaria prima di muovere al secondo capitolo.
2. Gli approcci alla comunicazione
Rinunciando ad un ordinamento storicista in favore di uno funzionale,
possiamo procedere nell’esposizione a partire dal punto di vista matematico,
con la sua definizione del costrutto di informazione, per arrivare agli approcci
sociologico e psicologico da cui muoveranno le osservazioni successive.
3. L’approccio matematico
6
L’approccio matematico muove dalla definizione di informazione come
differenza fra due o più elementi (o dati). Questo concetto è andato a sostituire
quello propriamente ottocentesco di energia, considerando così la
comunicazione come trasmissione di informazioni. I termini chiave sono
quelli di fonte, canale, ricevente, segnale e codice uniti al concetto di valore di
probabilità.
Il modello matematico, proposto da Shannon e Weaver, struttura la
comunicazione come il passaggio di un segnale da una fonte A, attraverso un
canale, ad un ricevente B. Qualsiasi sia la forma che l’emittente decida di dare
al messaggio questo deve essere codificato seguendo un preciso codice. Il
passaggio di informazione da A a B è il risultato dei processi di codifica e
decodifica, o meglio “l’informazione è il valore di probabilità che si realizza
all’interno di molte possibilità combinatorie. L’informazione non consiste
quindi da ciò che è detto dalla fonte, ma da ciò che dall’emittente arriva al
recettore dopo l’operazione di decodifica” (Anolli, 2002, pag.5). Si tratta in
definitiva di un modello “meccanico” e “fisico” di comunicazione, una
rappresentazione della sua struttura elementare, adattabile ad ogni forma di
trasmissione di informazioni.
Successivamente questa proposta è stata integrata dall’introduzione del
concetto di feedback (o retroazione), che delinea la circolarità della
comunicazione. Il feedback è infatti definito come la quantità di informazione
che dal ricevente torna alla fonte consentendo a quest’ultimo di modificare i
propri successivi messaggi.
Nella trasmissione, però, il messaggio va incontro ad elementi di interferenza
che lo modificano e ne ostacolano il passaggio: il rumore. Questo concetto
indica l’insieme degli elementi ambientali (e non) interferenti con la
comunicazione. Questi, insieme al segnale, sono stati messi in relazione tra
7
loro nel rapporto segnale/rumore: l’emittente deve essere in grado di esercitare
un controllo sulla qualità del messaggio in modo tale che questo rapporto sia
maggiore di zero e si abbia così una sufficiente probabilità che il segnale
giunga al destinatario.
Connessa a questa definizione venne proposta una misura della quantità di
informazione, valutandola in termini di bit (binary digit). Ma se in termini di
scelte il modello che ne esce è efficace, ben altra cosa è nel momento in cui si
tratti di analizzare il messaggio contenuto in una frase. L’informazione
potenziale del linguaggio sarebbe infatti di portata enorme, ma considerando
che la ricorrenza di alcune lettere e segni è decisamente maggiore rispetto ad
altre la portata si riduce: per spiegare ciò Shannon e Weaver hanno introdotto a
completamento del loro modello il concetto di ridondanza, ossia di un eccesso
di informazione rispetto allo stretto necessario. Questo concetto è legato alla
misura più interessante di informazione, in quanto riduce l’incertezza del
ricevente contrastando l’incidenza del rumore sul canale e favorendo una
“corretta” decodifica: l’informazione semantica.
Oltre alla ridondanza è necessario fare un breve cenno anche al processo che
nella fase di decodifica porta alla selezione di alcuni elementi del segnale per
facilitare la comprensione: si tratta del processo di filtro.
Il modello matematico ha il merito di essere stato la prima proposta
teorica, operazionalmente verificabile, della comunicazione umana, ma la sua
implicita assunzione di una teoria forte del codice ne ha limitato la
considerazione di altri aspetti fondamentali quali il significato, l’intenzionalità
e multidimensionalità del processo comunicativo.
4. Gli elementi
8
Roman Jakobson (1966) rielabora il modello proposto da Shannon e
Weaver cercandone una contestualizzazione all’interno della comunicazione
umana e specificamente linguistica. Le riflessioni dei due matematici, infatti,
si muovono nell’ambito del rapporto uomo-macchina, mentre il pensiero
Jakobson si focalizza sulla comunicazione nel rapporto uomo-uomo.
Gli elementi della comunicazione secondo Jakobson
Ciò porta la proposta teorica di Jakobson a differenziarsi dallo schema di
Shannon e Weaver vista prima per l’analisi che questo Autore fa della fase che
media la relazione tra “emittente” e “destinatario”.
Emittente e destinatario possono essere pensati come persone, gruppi o
istituzioni. I messaggi che queste parti si inviano viene organizzato secondo un
9
mittente destinatario
contesto
messaggio
contatto
codice
codice che è almeno parzialmente comune e deve passare attraverso un canale
(contatto) che leghi i due attori. Il contenuto del messaggio poi, si deve riferire
ad un “contesto”, a una porzione di realtà fisica, sociale o culturale.
Sia l’approccio di Shannon e Weaver che di Jakobson, però, mostrano una
certa fragilità in quanto presuppongono una comunicazione indirizzata alla
trasmissione di un messaggio chiaro e non equivoco affinché sia esattamente
compreso. Nulla togliendo all’importanza delle proposte, con cui tutti quelli
che decidono di affrontare il tema devono confrontarsi, va notata una rigida
linearità che fa sì che siano in certa misura inadeguate.
Perciò questa visione può essere definita semplicistica, o ingenua, visti gli
esempi quotidiani di come lo scambio comunicativo proceda tra gli individui,
in cui questi spesso sono coinvolti in tentativi strategici di manipolare il
contesto in un’ottica di dissimulazione.
“La semiotica [ma noi possiamo intendere qui, senza eccessive
forzature, la comunicazione], ha a che fare con qualsiasi cosa
possa essere assunta come segno. È segno ogni cosa che possa
essere assunta come un sostituto significante di qualcosa d’altro.
Questo qualcosa d’altro non deve necessariamente esistere, né
deve sussisterei fatto nel momento in cui il segno sta in luogo di
esso. In tal senso la semiotica, in principio, è la disciplina che
studia tutto ciò che può essere usato per mentire”
( Eco, cit. in Volli, 1994, pag. 50)
5. Le funzioni
10
Già trattato da Buhler1, l’argomento delle funzioni della comunicazione è
ripreso da Jakobson che le fa corrispondere agli elementi della comunicazione.
“In potenza ogni atto comunicativo contiene tutti i fattori della comunicazione
e ne comprende anche tutte le funzioni” (Volli, 1994, pag. 23).
Riprendendo lo schema esposto nella sezione precedente sugli elementi della
comunicazione, l’analisi procede individuando sei funzioni.
Le funzioni della comunicazione secondo Jakobson
La capacità dell’emittente di esprimersi è definita funzione espressiva (o
emotiva): in un messaggio il parlante esprime la propria identità. La funzione
fatica consiste in ciò che si fa per garantire il contatto. Il codice impiegato e di
riflesso la relazione tra gli interlocutori sono definiti dalla funzione
1 Per approfondire Buhler (1934) e Ricci Bitti & Zani (1983).
11
Espressiva(o Emotiva)
conativa
Poetica
Fàtica
Metalinguistica
Referenziale
metalinguistica. La funzione referenziale mette il messaggio in relazione con il
mondo, mentre la funzione poetica rappresenta il modo in cui il messaggio è
organizzato. La funzione conativa, infine, rappresenta la ricerca di un effetto
sull’emittente.
Da questo schema di base e generale possono essere ricavati altri strumenti
utili per affrontare situazioni specifiche. Un esempio è quello del circuito
deduttivo, adatto ad ambiti come pubblicità, moda e comunicazione amorosa
in cui si presentano una forte esposizione dell’emittente e una forte pressione
sul destinatario. Un ulteriore caso è quello della comunicazione delegata (che
nella teoria braghiana della comunicazione rappresenta il secondo livello di
comunicazione, ossia quella culturale, in cui il supporto, ad esempio il libro,
resta come documento del suo autore acquistando allo stesso tempo vita
autonoma) che coinvolge la relazione tra emittente e destinatario nelle
situazioni dove subiscono trasformazioni ed elaborazioni, come in letteratura e
nella pubblicità.
Un’ultima situazione è quella della comunicazione amplificata, cioè una
comunicazione a più stadi strutturata dai comunicatori dei mass media per
ottenere attenzione a poco prezzo come ad esempio gli eventi progettati per
attirare lo sguardo su un prodotto, un personaggio o un tema. Questo punto
verrà ripreso nella seconda parte del lavoro.
6. L’approccio semiotico
12
La semiotica si propone come la scienza che studia i segni nel quadro
della vita sociale. Dal suo punto di vista, la semiotica considera fondamentale
la comprensione del processo di significazione, ossia la capacità di creare
significati e la proprietà di un senso da parte di ogni messaggio. La relazione
di questo modello individua e coinvolge tre elementi: il simbolo (un termine
linguistico), il referente (ciò che è comunicato) e la referenza (la
rappresentazione mentale di ciò che viene comunicato).
Fondamentale, quindi, è la definizione di segno. Al riguardo vi sono
due principali correnti di pensiero: la prima si rifà a Ferdinand de Saussure e la
prospettiva strutturale; la seconda a Barnett Pearce.
Per il linguista svizzero, il segno è il risultato dell’unione tra un’immagine
acustica (il significante) e un’immagine mentale (il significato): si parla qui di
funzione semiotica, in quanto il segno è inteso come la relazione tra due
funtivi.
Parla invece di funzione di rimando Pearce, che ha definito il segno come
“qualcosa che per qualcuno sta al posto di qualcos’altro, sotto qualche rispetto
o capacità”: il segno è un indizio da cui trarre una conseguenza. Considerare il
segno come inferenza comporta l’esistenza di modelli mentali che sostengano
l’attore comunicativo nella comprensione del senso di un messaggio. Questa
concezione permette di spiegare la variabilità e plasticità con cui vengono
impiegati i segni, come nel caso della risemantizzazione contestuale dove uno
specifico segno è usato temporaneamente al posto di un altro. Questa
attenzione alla variabilità e alla differenza nell’uso fa sì che a differenza della
prospettiva strutturale, dove il segno come equivalenza implica la nozione di
codice, il considerare il segno come un’inferenza rimanda alla nozione di
contesto come sistema individuale di significati sociali per cui la
comunicazione avviene sempre attraverso molteplici contesti dove i livelli di
13
significato possono presentarsi come contesto l’uno dell’altro.
Pearce afferma che ogni atto comunicativo è un testo che deriva il suo
significato dal contesto di aspettative e vincoli dai quali deriva (Branham,
Pearce, 1986): il contesto è la rete delle condizioni e delle inferenze
interpretative in base a cui si interpreta un testo. La comunicazione si
configura come un processo sociale di coordinamento e creazione di azioni e
di gestione dei significati prodotti in questo coordinamento. Ogni partner
emette e/o interpreta l’informazione in base alla propria capacità di
costruzione e gestione dei significati: è il ricevente che la trasforma in
comunicazione attraverso la risposta. Come detto anche da Berger e
Luckmann nel loro “La realtà come costruzione sociale”, la comunicazione (in
particolare quella verbale) è il processo sociale primario in cui si creano tutti i
significati sociali, che a loro volta contestualizzano la comunicazione come
processo. Pearce chiama questo movimento di creazione e contestualizzazione
catena di interpretazioni interpretanti.
7. L’approccio pragmatico
Il contesto è centrale anche nella proposta di Charles Morris (1938). Sul
finire degli anni Trenta l’Autore ha proposto la distinzione fra semantica,
sintassi e pragmatica. Alla prima veniva attribuito lo studio del significato dei
segni; alla seconda l’indagine delle relazioni formali tra i segni; mentre il
campo di competenza della pragmatica era individuato nell’esplorazione della
relazione dei segni con gli attori, ossia dell’uso dei significati nelle varie
circostanze. Ciò sottolinea la relazione fondamentale tra segni e interpretanti:
14
la pragmatica osserva testi inseriti in un contesto. In particolare si concentra su
quei fenomeni come la deissi, l’implicatura conversazionale e la
presupposizione che rappresentano situazioni comunicative in cui il contesto è
una risorsa fondamentale per la comprensione del significato di quanto detto.
Questo approccio intende la comunicazione in primo luogo come un fare:
comunicare è agire. A differenza di uno studio strutturale della
comunicazione, tale considerazione porta l’indagine a focalizzarsi sul
dinamismo del fenomeno allontanandosi da uno studio di entità cristallizzate.
La teoria degli atti linguistici di Austin (1962) si muove in questo orizzonte.
Per Austin “dire qualcosa è anche fare sempre qualcosa” e precisamente
individua tre azioni che si compiono contemporaneamente quando parliamo:
atti locutori, che si compiono per il fatto stesso di parlare; atti illocutori, che si
compiono attraverso il parlare stesso e che corrispondono alle intenzioni
comunicative del parlante; e atti perlocutori, cioè gli effetti prodotti dal
parlante sull’interlocutore. In altre parole, i tre atti corrispondono a ciò che si
dice, ciò che si fa nel dire qualcosa e ciò che si vuole ottenere dicendo
qualcosa. Da quanto detto appare chiaro come il significato comunicato vada
ben oltre il significato lessicale di quanto detto.
8. Ritorno alle origini
Come detto nell’ introduzione, l’origine etimologica del termine
“comunicare” richiama una condivisione. Comunicare come condividere:
questo particolare taglio definitorio della comunicazione sposta energicamente
in secondo piano l’aspetto di veicolo informativo della comunicazione. Il
comunicare è primariamente un’azione in cui socialmente si negozia la
costruzione della realtà.
15
Come affermano Berger e Luckmann (1969), “il linguaggio ha origine nella
vita quotidiana, e a questa prima di tutto fa riferimento; si riferisce soprattutto
alla realtà di cui faccio esperienza in stato di veglia cosciente e che è dominata
dal movente pragmatico, cioè dai significati che riguardano direttamente le
azioni presenti o future”.
Il linguaggio offre delle oggetivazioni significative all’interno di possibilità
prefabbricate. Offre dei modelli che veicolano dei significati cristallizzati cui
le persone devono ricondurre la propria comunicazione e che rappresentano il
tema di discussione di ogni interazione comunicativa. La visione elaborata da
Barnett Pearce si muove in questa direzione, vedendo nella comunicare la
situazione in cui attraverso il linguaggio (un codice comune con la
particolarità di un intrinseco carattere di reciprocità ed elasticità) le persone
definiscono i valori fondamentali che devono guidare le loro azioni
(coordinamento), ricercano ordine e coerenza nel mondo e nelle esperienze nel
tempo che segnano il loro esser-ci nel mondo (coerenza) e attraverso la
comunicazione e i suoi modelli cercano di riconoscere quello che nel mondo
sfugge alla loro conoscenza (mistero).
Le risorse che la persona si trova ad avere e a impiegare sono le categorie
culturali, che attraverso le pratiche sociali quotidiane sono continuamente
negoziate, confermate e concretizzate. Continuamendo su questa linea di
pensiero, gli individui differenziano i propri flussi comunicativi a seconda di
quanto siano disposte a mettere a rischio le proprie risorse nella negoziazione:
meno se in una società a forte impronta religiosa, maggiormente se in una
società ad impronta tecnica.
Il linguaggio è uno strumento di definizione della realtà, anzi è lo strumento.
La comunicazione è così vista come un’inter-azione il cui obiettivo primo non
è quello di informare l’interlocutore, bensì quella di riconfermare l’esistenza
16
di una realtà definendone i contorni. Il moto di questo agire è un continuo
rimando da una dimensione inter-individuale (micro) alla dimensione delle
istituzioni (come ad esempio Chiesa, Stato, scienza, arte, filosofia), ossia le
strutture sedimentate nella realtà di cui costituiscono il livello macro.
All’interno di questo orizzonte teorico di studio della comunicazione
rientra il concetto chiave di competenza comunicativa. Questo concetto muove
dalla considerazione che per comunicare, a differenza di quanto proposto da
Shannon e Jakobson, non è sufficiente avere qualcosa da dire né avere un
codice approriato per trasmettere il messaggio. Il concetto di competenza
comunicativa mette in luce il ruolo di tutta quella serie di competenze che
vengono messe in gioco nella situazione dello scambio e che rendendolo
possibile. Ci si riferisce alla comprensione delle occasioni in cui possono
essere toccati certi temi, ai modi richiesti, ai turni conversazionali e alle
procedure per prendere parola, le figure con cui argomentarle, l’etichetta con
cui riferirsi agli interlocutori.
Tutto questo rappresenta “l’insieme di precondizioni, conoscenze e regole che
rendono possibile e attuabile per ogni individuo il significare e il comunicare”
(Zuanelli Sonino, 1981). E in riferimento a ciò Kjolseth individua quattro
livelli di competenza:
1) la “Background Knowledge”, cioè quelle conoscenze possedute da
ognuno e che sono delle precondizioni alla comunicazione che ne
permettono lo svolgimento;
2) la “Foreground Knowledge”, ossia la conoscenza di quelle regole della
comunicazione che sono rilevanti in una situazione e non in un’altra;
3) gli “Emergent Grounds”, le conoscenze specificamente necessarie in un
preciso momento dello scambio comunicativo;
4) i “Trascendents Grounds”, conoscenze ritenute potenzialmente
17
importanti in un preciso momento dell’interazione e che definiscono i
limiti di ciò che è situazionalmente apppropriato.
9. L’approccio sociologico
Negli ultimi quarant’anni si è assistito in sociologia alla cosidetta svolta
comunicativa. Dentro queste due parole è racchiuso un cambiamento alle
fondamenta della disciplina che ha portato allo sviluppo di nuovi concetti di
realtà e razionalità e all’introduzione di concetti quali senso comune e pratica
quotidiana come aspetti centrali della riflessione.
Nuovo concetto di realtà, dunque. L’abbandono della concezione ontologica
della realtà è un passaggio cruciale. La concezione predominante vedeva
infatti la realtà come un qualcosa da indagare per scoprirne le strutture
sottostanti, stabili e indipendenti dall’occhio analitico. Le categorie analitiche
vengono viste come strumenti ordinati in una specie di catalogo cui
l’osservatore attinge. Lo scontro tra queste due concezioni contrapposte è ben
rappresentato dalle parole di Achille Varzi (citato in , AA.VV, 2003, p. 2).
«Si potrebbe pensare che il catalogo in questione debba mettere in
luce le strutture in cui si articola il mondo che ci sta intorno, e
forse altri mondi possibili, indipendentemente dalla nostra attività
cognitiva. Oppure si potrebbe pensare che il lavoro necessario per
redigere un catalogo universale coincida in definitiva con
un’analisi del nostro apparato concettuale, o dell’apparato tipico
di una certa cultura [...] con cui diamo quotidianamente un senso a
ciò che ci circonda [...]»
18
Nel primo caso l’ontologia descriverebbe la natura intrinseca delle entità del
mondo (realismo), in accordo con la lezione aristotelica, mentre nel secondo
caso queste entità verrebbero ‘filtrate’, per così dire, dalle strutture universali
della percezione e del pensiero umani, e non potrebbero che essere date al loro
interno. Secondo Kant, iniziatore di questa particolare prospettiva idealista,
un’ontologia derivante da tale metafisica fornirebbe un catalogo delle entità
del ‘mondo dell’esperienza’, determinato cioè dalle forme innate (‘a priori’)
della percezione e della ragione, e quindi costruito dal pensiero umano. Come
osserva Paul M. Churchland, «gli oggetti [...] nella nostra esperienza possono
quindi essere empiricamente reali (reali per l’esperienza umana) ma non
devono essere reali in senso trascendente (reali da un eventuale punto di vista
divino [assoluto])».
La svolta comunicativa, quindi, segna il passaggio ad una realtà frutto
dell’attività cognitiva umana che ricostruisce un ordine (particolare) nella
complessità degli eventi per guidare il proprio agire (razionalità a posteriori e
non più astratta e universale.
Entro questa prospettiva sociologica, va fatta una distinzione tra
macrosociologia e microsociologia. La prima si occupa dei processi generali
riguardanti istituzioni e organizzazioni come strutture della società e nel
campo della comunicazione ha rivolto l’attenzione soprattutto ai mass media e
ai loro effetti. La microsociologia, invece, affronta le situazioni di vita
quotidiana considerandone le pratiche nella loro sequenza non sempre ordinata
avvalendosi degli apporti metodologici dell’etnografia e dei contributi di
Goffman, dell’orientamento postmoderno e dell’etnometodologia.
19
10. L’approccio psicologico
A sua volta la psicologia ha proposto un altro punto di vista sulla
comunicazione. Al centro del dibattito è la comunicazione come luogo in cui
viene giocata l’identità personale. In questo orizzonte comunicare significa
costruire e rimodellare la rete di relazioni in cui una persona è immersa. Nel
corso dei suoi studi, Bateson (1972) ha osservato come in ogni atto
comunicativo il parlante proceda su due livelli interdipendenti: il livello di
notizia e il livello di comando. Il comunicatore esercita sempre un controllo
sul messaggio che vuole mandare e lo fa per orientarlo in sintonia con la
propria intenzione comunicativa. In questa prospettiva la comunicazione si
svolge su due piani: la comunicazione e la metacomunicazione. Quest’ultimo
vede una comunicazione che ha come oggetto la comunicazione stessa: in
questo caso l’oggetto della comunicazione diventa la cornice, il frame
all’interno del quale viene interpretato il messaggio. Il contenuto informativo
passa qui in secondo piano per lasciare spazio alla relazione interpersonale che
si crea tra due o più interlocutori.
La comunicazione opera mantenendo, creando, ridefinendo i legami tra
persone: questi sono i contorni generali dell’approccio psicologico. Nel
momento in cui si comunica si definisce al contempo sé e l’altro, oltre alla
natura della relazione. Il tutto avviene in uno scambio continuo che porta al
crearsi di una spirale di messaggi che continuamente lavorano nella e per la
relazione.
La prospettiva psicologica individua un movimento che si sposta senza
soluzione di continuità tra l’identità personale e la rete di relazioni messe in
gioco, e la comunicazione.
20
11. Comunicazione come ermeneutica
q
“L’interpretazione non è la presa di cognizione del compreso, ma
l’elaborazione delle possibilità progettate nella comprensione”
(Heidegger, 1959, trad. it. p. 32)
La chiusura cui è confinato il lettore di un testo, con la sua impossibilità
di chiedere spiegazioni e criticare, è stata al centro di numerose critiche dai
tempi di Platone. In tempi più recenti McLuhan (1967; 1976) ha individuato
nella scrittura la nascita di quel fenomeno tipico delle culture alfabete che è il
punto di vista.
Ma proprio la scrittura, con il suo sistema chiuso, offre la base per l’attività
interpretativa. E specificamente un’attività interpretativa autonoma per
superare l’impossibilità di una comprensione “per confronto” (con l’autore) e
il fraintendimento che strutturalmente il testo produce dal momento in cui
viene alla luce.
Il processo interpretativo, come scritto da Heidegger, è l’elaborazione delle
possibilità progettate nella comprensione. Il processo interpretativo si muove
così di un moto circolare: il circolo ermeneutico. E’ un movimento che non
trova mai conclusione, che continuamente produce: perché ogni atto
interpretativo è un atto produttivo e le connessioni di significato che possono
nascere sono infinite. Il problema della lontananza temporale per la
comprensione si rivela una risorsa di significazione: la questione viene
ricontestualizzata e di conseguenza ridefinita, rendendo la storicità del
comprendere una leva che alimenta di continuo il circolo.
21
Nella comprensione sono sempre messi in gioco i propri pregiudizi. Anzi,
sono proprio questi a fare da sfondo: ne sono le condizioni. L’interesse che ci
muove nello studio, nel tentativo di comprensione di qualcosa lontano da noi
nel tempo è indissolubilmente legato al momento storico in cui nasce e dagli
specifici interessi che lo muovono. Sono questi ultimi due punti che vanno poi
a definire i contorni di ciò a cui poi ci accosterà.
La comprensione, quindi, può essere rappresentata come una fusione di
orizzonti che si ritengono indipendenti tra loro e che ha come punto focale il
significato nella mediazione del presente (della situazione ermeneutica).
Avendo come oggetto dell’interpretazione un testo, comprenderne il
significato consiste nel rispondere alla domanda che il testo pone. Come
afferma Gadamer, “comprendere un pensiero (un testo) significa comprenderlo
come risposta a una domanda”: la risposta a questa domanda porta alla fusione
di orizzonti prima citata. Fusione di orizzonti che è opera del linguaggio:
l’attuarsi della comprensione è sempre un venir alla parola. La comprensione
nel dialogo è un trasformarsi in ciò che si ha in comune, una trasformazione
che segna un cambiamento rispetto a quello che eravamo prima. Questa
esperienza “non ha il suo compimento in un sapere, ma in quell’apertura
all’esperienza che è prodotta dall’esperienza stessa” (Gadamer, 1989).
22
Capitolo 2. Giorgio Braga e il sistema delle comunicazioni
All’inizio degli anni Sessanta (1961) venne pubblicato un libro che
testimoniava come il tentativo di proporre una teoria generale della
comunicazione potesse ricoprire ancora un ruolo di prim’orine all’interno
23
delle indagini scientifiche. Giorgio Braga scrisse “Comunicazione e società”
con questo intento, orientando il proprio sguardo alla globalità dei fatti
culturali. Partendo dal considerare la comunicazione come una particolare
azione sociale caratterizzata da un aspetto energetico ed uno formale, Braga è
interessato ad un analisi che consideri gli aspetti sia macro che micro
sociologici. Come cioè la comunicazione si ponga nel mezzo di questi due
livelli mediando le reciproce spinte al cambiamento.
“Il tutto sociale non è una riunione di elementi anteriori né una nuova entità,
bensì un insieme di rapporti ciascuno dei quali ingenera, proprio in quanto
rapporto, una trasformazione dei termini che esso collega…Infatti il rapporto
tra soggetto ed oggetto materiale modifica ad un tempo, il soggetto e l’oggetto,
per assimilazione di quest’ultimo al primo e per l’accomodamento del primo
al secondo” (Piaget, 1950)
Rivedendo nelle parole dell’epistemologo svizzero la definizione di
concettualizzazione molecolare che più si avvicina alla propria, Braga non
manca di notare come all’interno della riduzione da lui adottata non possano
non essere considerati due fattori addizionali che nel caso della teoria
dell’azione sono gli attori o il sistema. Questi due ulteriori fattori devono
essere colti e considerati nella loro relazione: per Braga il focus è la dialettica
tra attori e sistema, cioè tra soggettivo e oggettivo, tentando in questo modo di
superare le riduzioni micro e macro sociologiche.
Per fare questo propone un sistema intermedio costituito da azioni ad alta e
bassa energia in cui gli elementi interagenti sono già noti, ma ridefiniti:
sistema sociale, comunicanti, canale, segno e codice.
1. Il sistema sociale
24
Oltre a Piaget, un pensiero che trova riconoscimento in Braga è quello
di Vilfredo Pareto. Nello studio dell’azione, infatti, prevale la
concettualizzione molecolare. Ciò porta all’accettazione del concetto paretiano
di “sistema sociale aperto”, che vede la forma della società come il risultato di
tutte le forze agenti su di essa che, determinata, retroagisce a sua volta sugli
elementi portando così ad una mutua determinazione. Questa prende forma
come un doppio processo di adattamento del soggetto all’oggetto:
l’assimilazione e l’accomodamento (Piaget, 1950). L’analizzare le varie
dimensioni del sistema, però, implica necessariamente la separazione
dell’attore dall’azione.
Nello studio dell’attore Braga si richiama a Lewin e alla sua teoria del
campo. L’interazione (continua) di attori e ambiente è stata ribattezzata da
Lewin “spazio vitale”. Prendendo decisioni all’interno del proprio spazio
vitale, gli attori agiscono e modificano il campo sociale che a sua volta
modificato spinge al cambiamento degli attori. La teoria del campo viene
inserita in un modello dove i co-attori possono creare affinità tra i loro spazi
vitali senza necessariamente passare attraverso un’osservazione comune del
campo sociale, come avviene nella comunicazione. Infatti “la comunicazione,
in particolare quella verbale, è in grado di permettere una ricostruzione
simbolica del campo sociale mediante l’interiorizzazione e permette pure una
programmazione dell’azione mediante l’attuazione delle decisioni” (Tessarolo,
2001).
Per quanto riguarda l’azione, Braga propone due possibilità di studio: l’una
vede l’azione e le sue funzioni nei confronti degli attori e del sistema, mentre
la seconda analizza l’azione per osservarne caratteri intrinseci utili alla
costruzione di modelli. Per la prima la teoria di riferimento è la teoria del
25
ruolo, adatta a spiegare come il sistema ri-opera sugli attori e gli altri elementi,
per la seconda la teoria dei giochi, che spiega come gli attori (re)agiscono alle
imposizioni che provengono dal sistema.
2. I comunicanti
I comunicanti sono stati a lungo definiti come emittente e ricevente,
sottolineando in questo modo la prevalenza di un approccio informativo-
matematico nello studio della comunicazione. Le definizioni sopra dette
impiegate in riferimento agli attori della comunicazione, infatti, ne definiscono
il campo d’azione (quello di codificare e inviare un messaggio per il primo;
quello di decodificare e comprendere il segnale per il secondo) estromettendo
il fattore, focale per Braga, della relazione tra gli attori. Ecco allora che Braga,
per prendere le distanze da tale impianto teorico, para di interlocutori.
Introdurre il termine interlocutori significa porre l’accento sull’aspetto
dialogico della comunicazione. Interlocutore, infatti, indica colui con cui si sta
dialogando: sono coinvolti quindi (almeno) un Io e un Tu. Inoltre
l’introduzione di tale termine ricontestualizza lo studio della comunicazione
ridefinendo il comunicare come agire. “Il comunicante è quindi considerato
una riduzione dell’attore sociale del quale si astraggono i comportamenti
interessati alla comunicazione nel senso del suo processo formale” (Tessarolo,
2001).
3. Funzioni della comunicazione
La comunicazione come specie particolare di azione possiede un
26
aspetto energetico ed uno formale, che si presentano in modo prevalente
(inserire immagine Braga, 1974)
Individuando questi due aspetti Braga accoglie alcuni elementi dalla teoria
matematica dell’informazione (per il livello formale) e dalla termodinamica
mutuando il concetto di entropia (per il livello energetico). La comunicazione
è un’azione che vede la prevalenza della forma sull’energia.
La distinzione fra azioni ad alta e a bassa energia trova un chiarimento nel
concetto di entropia. Infatti “se il sistema non sottraesse in continuazione
energia all’ambiente naturale si disorganizzerebbe e con esso i sistemi
personali dei membri della società. Le azioni verso l’ambiente, di
conseguenza, diventano rilevanti in quanto, per stabilire le possibilità di
sviluppo (di cambiamento sostenibile, ndr), è necessario un equilibrio tra input
e output” (Tessarolo, 1991).
La prevalenza della componente formale nella comunicazione rende
conveniente distinguere un aspetto strutturale e uno culturale. Il livello
strutturale è costituito dai comunicanti e dal canale, mentre il livello culturale
consiste nel passaggio di contenuti psichici da un individuo ad un altro
attraverso un insieme di processi eterogenei che vanno dalla formazione dei
messaggi, alla loro emissione e trasmissione, alla ricezione e interpretazione.
Gli attori (i comunicanti), strutturano un messaggio per agire un cambiamento
sulla situazione attraverso le proprie risorse. Il flusso culturale dato dallo
scambio di messaggi porta ad una retrocomunicazione che fa sì che vi sia un
cambiamento nei sistemi di riferimento di entrambi gli interlocutori
(circolarità).
Ogni comunicazione si distingue dalle altre e per questo è un tipo di
comunicazione con dei possibili sottogruppi, le specie.
A differenza delle funzioni del linguaggio (di cui si è parlato sopra
27
richiamandosi a Jakobson e Buhler) le funzioni della comunicazione sono state
meno considerate (Piaget, 1950; Langer, 1965; Braga, 1977). Braga (1974)
individua tre funzioni che sembrano descrivere meglio la comunicazione:
1) la funzione mediatrice dell’azione
2) la funzione di consumo simbolico
3) la funzione operativa
La funzione mediatrice dell’azione si realizza quando la comunicazione
può entrare in relazione con altre azioni (azioni in senso stretto, interazioni,
percezioni) o anche con altre comunicazioni. E’ presente quando vengono
trasmesse informazioni che possono provenire da percezioni o anche da altre
comunicazioni rielaborate soggettivamente. Il risultato è una comunicazione
che tende a provocare azioni rivolte all’ambiente o interazioni.
La funzione di consumo simbolico si ha quando la comunicazione
agisce in modo complesso e globale e il messaggio viene fruito per se stesso
come nel caso dell’arte o di uno spettacolo.
La funzione operativa è tipica dei linguaggi operativi e logico-
matematici ed è caratteristica di tutte le azioni poiché in tutte esistono legami
logici e combinatori.
A livello macrosociologico McBride (1982) individua le seguenti funzioni,
interessanti e utili per la seconda parte del lavoro:
- informazione, cioè la raccolta, elaborazione e diffusione di dati (in senso
ampio) che rendono capaci di prendere decisioni adeguate alle situazioni;
- socializzazione, che consiste nella creazione di un substrato comune di
conoscenze e di idee che permetano ad ogni individuo di integrarsi nel
contesto sociale;
- motivazione, cioè stimolazione delle attività individuali o collettive tese alla
28
realizzazione degli scopi comuni;
- discussione e dialogo, utili a fornire elementi pertinenti per rafforzare
l’interesse pubblico a problemi nazionali e internazionali;
- educazione, che porta alla divulgazione del sapere contribuendo allo
sviluppo dello spirito;
- promozione culturale, diffusione delle opere artistiche;
- integrazione e quindi comprensione dei messaggi tra persone, gruppi,
nazioni.
4. Canale, segno e codice
Il canale consiste di una porzione di ambiente strutturata ai fini della
comunicazione. È il supporto fisico attraverso il quale passa il messaggio e per
questo è costituito dai sensi.
La vista e l’udito sono i più impiegati nella comunicazione, ma tra i due è
l’udito ad essere superiore. Questo per due ragioni principali, ossia che il
canale uditivo è sempre aperto e che la comunicazione verbale è più veloce,
immediata. “La comunicazione fonica resta quasi completamente
convenzionale ed è da questo che deriva la sua superiorità consistente nella
possibilità di oggettivare il qui ed ora della vita quotidiana” (Berger,
Luckmann 1969).
Accanto a questi canali naturali, ce ne sono altri di carattere artificiale come ad
esempio il telefono o il computer. Per Braga questi non sono dei canali con
caratteristiche peculiari, ma sono dei semplici trasformatori (di codici) che
restituiscono il messaggio di partenza che può essere quindi ricondotto ai
sensi.
Altri autori, invece, tra cui Moles (1971), ma soprattutto McLuhan (1967;
29
1968), la pensano diversamente. Per quest’ultimo un canale “artificiale” come
possono essere i supporti tecnologici, non sono solamente dei trasformatori al
servizio di chi vuole comunicare. Sono molto di più, anzi fanno molto di più: i
canali artificiali o tecnologici (mi riferisco alla tecnologia nata dalle possibilità
introdotte dall’elettricità) “controllano e plasmano le proporzioni e la forma
dell’associazione umana” (McLuhan, 1968). I media sono delle metafore
attive: traducono l’esperienza in una forma nuova.
Per quanto riguarda il “segno”, va detto che la comunicazione è possibile solo
attraverso un sistema di segni. Intendendolo in senso saussuriano, il segno è
dato dal concetto (significato) e dalla sua realizzazione in un sistema
simbolico (significante). La significazione altro non è se non la trasformazione
di un segno in un altro sistema di segni.
Qui si inserisce la questione codice. “Il codice è tutto quello che il
comunicante conosce a priori sul messaggio e la comunicazione è possibile
quando i codici psichici e i sistemi di riferimento dovuti alle esperienze dei
comunicanti sono più simili” (Tessarolo, 1999). Il codice, quindi, consiste in
una traduzione di regole da un sistema di simboli ad un altro: è l’aspetto
sistematico dei segni che ne limita il numero di scelte possibili. La codifica e
la decodifica sono casi particolari di un processo più generale denominato
concettualizzazione o formazione di concetti.
5. I livelli della comunicazione
Seguendo ancora la proposta teorica di Giorgio Braga, possiamo
restringere il campo di studio spettante alla comunicazione a quegli ambiti
della società in cui i processi comunicativi sono predominanti sui processi
interattivi.
30
L’autore individua tre livelli comunicativi:
- il livello della comunicazione interpersonale (o di base)
- il livello della comunicazione culturale (detta anche organizzata)
- il livello delle comunicazioni di massa (o centralizzato e diffusivo)
La divisione netta in livelli segue un percorso storico ed è un’operazione dalla
valenza pratica in quanto nella comunicazione possono presentarsi casi in cui
siano presenti due livelli contemporaneamente.
Nella comunicazione interpersonale la struttura è quella della
comunicazione pura. Due comunicanti sono in collegamento attraverso un
canale. Il primo codifica un messaggio che farà passare attraverso il canale per
raggiungere il uso interlocutore: questo decodifica il messaggio e risponde.
Con questo trova completamento la circolarità della comunicazione: è il
ricevente con la sua risposta a determinare il realizzarsi della comunicazione e
il suo proseguimento. Rientra in questo livello tutto ciò che può essere
comunicato senza strumenti esterni all’organismo umano.
Spesso questa comunicazione si presenta unita all’azione e in questo caso
prevale la funzione mediatrice.
Nel caso della comunicazione in presenza, l’immediatezza della
comunicazione verbale e non verbale facilita l’adattamento dei comunicanti
alle reciproche aspettative. Gli interlocutori nel momento della scambio
comunicativo, infatti, veicolano attraverso un sistema simbolico la propria
visione del mondo. Nell’incontro di aspettative cui i parlanti devono
necessariamente adeguarsi per poter continuare la comunicazione prende
forma la “condivisione, contestazione e negoziazione” (Benhabib, 2002)2 di
2 Narrazione condivisa, contestata e negoziata è la definizione di cultura proposta dalla Behnabib. Pensando alla cultura come la rete di significati che strutturano il
31
significati che strutturano il reale. Il parlare rappresenta un’attività creatrice: e
l’uomo è un essere parlante. La capacità di vedere il mondo come un sistema
simbolico di tipo vocale fa sì che la lingua sia il più forte sistema di
socializzazione del reale. “Il linguaggio con le sue strutture delimita fin
dall’inizio la nostra possibile esperienza del mondo poiché solo nel linguaggio
le cose possono apparire e solo nel modo in cui il linguaggio le lascia
apparire” (Vattimo, 1971).
L’incontro tra individui è quindi un incontro tra interpretazioni (visioni) del
mondo, che si incontrano nello scambio linguistico. Questo incontro avviene
sullo sfondo di un senso comune su cui si afferma l’alterità dell’altro. A tal
proposito Gadamer afferma come la comprensione sia una partecipazione al
senso comune, che però non si chiude in sé ma si caratterizza come atto
produttivo mediato dal presente.
Va sottolineato come la possibilità della comunicazione si basi sulla
considerazione e comprensione del punto di vista dell’altro. Senza
un’anticipazione delle aspettative del partner, infatti, qualsiasi scambio
sarebbe compromesso. Si parla di metacomunicazione quando si comunica
sulla comunicazione mettendone in luce l’aspetto relazionale e portando a un
superamento della rigidità del proprio sistema di riferimento.
L’interpersonalità peculiare dell’atto comunicativo fa sì che il senso non sia
mai dato ma costruito e negoziato in rapporto ai bisogni e ai progetti
dell’uomo. Ad essere negoziata è la realtà cognitiva del momento e la
relazione tra coloro che prendono parte alla conversazione. In queste
negoziazioni, cioè, viene giocato il Sé degli attori: quelle che Goffmann
chiama identità personale e sociale e Mead Io e Me. L’immagine di Sé si
mondo in cui le persone vivono e agiscono, e memori delle osservazioni di Berger e Luckmann, possiamo estendere questa definizione al processo di continua ridefinizione del reale.
32
forma proprio nell’interazione con gli altri, come afferma la teoria del sé
riflesso di Cooley, e in questa interazione continuamente si formano
aspettative ed esperienze. Il divenire del Sé può poi essere visto come un
“processo soggettivo-transazionale di bilanciamenti e di integrazioni”
(Tessarolo, 2001) che vede l’individuo impegnato nel cercare un accordo tra
ciò che gli altri vorrebbero che lui fosse e ciò che lui vorrebbe essere.
Nel secondo livello della comunicazione, quella culturale, il primo
comunicante diviene autore che da forma ad opere che acquisiscono vita
propria. Questo tipo di comunicazione avviene quindi attraverso il supporto di
artefatti che si pongono tra gli attori della comunicazione. Questi, a differenza
del primo livello, possono (ed è probabile) non incontrarsi mai: la trama di
significanti proposta da un autore entra autonomamente in relazione con il
secondo comunicante (o fruitore). In un secondo momento gli artefatti,
indipendentemente dai comunicanti, vanno a formare la memoria sociale, che
rappresenta l’ampliamento delle capacità umane fino al mantenimento oltre la
sua esistenza nel tempo. “Con gli artefatti l’uomo ha ampliato la propria
umanità e ha reso se stesso più disponibile agli altri, ha permesso una
maggiore socialità, ha facilitato i rapporti sociali” (Tessarolo, 2001).
Il testo che si pone tra i due comunicanti, impossibilitati quindi a costruire
insieme il significato di quanto vissuto attraverso di esso, reintroduce la
questione della comprensione. Come definito da Mariselda Tessarolo (1991),
“la capacità di comprensione è una dote fondamentale dell’uomo e sta alla
base della vita sociale”. Per chiarire questa affermazione e la questione della
comprensione è necessario però richiamare l’ermeneutica nella figura di H. G.
Gadamer. Presupposta la volontà di comprendersi, il testo3 chiama il “lettore”
3 Testo va qui inteso sia come opera alfabetica sia come opera in generale, che è comunque una trama di significanti ricostruita dall’osservatore/fruitore attraverso
33
ad un completamento che può essere pensato come la risposta ad una domanda
che il testo pone. Comprendere è quindi comprendere questa domanda. E nel
domandare si dispiega la possibilità di senso: l’oggetto dotato di senso
trapassa nell’opinione dell’interprete, che non ne determina la forma ma anzi
ne allarga la portata semantica introducendo nuove connessioni di senso: “il
fattore soggettivo e quello oggettivo si risolvono l’uno nell’altro acquistando
una nuova consistenza e un nuovo contenuto” (Cassirer, 1961). L’opera si
colloca ad un livello neutro in cui si incontrano la capacità estesica dell’autore
da una parte e la capacità poetica del fruitore dall’altra.
La struttura centralizzata nella fonte e diffusiva nel messaggio
caratterizza il terzo livello delle comunicazioni. Tipico della società moderna,
si caratterizza per l’uso di tecnologie più evolute come il telefono, il
computer: tecnologie che hanno come motore originario l’elettricità.
I due comunicanti assumono qui il nome di fonte e audience. La prima è
costituita da un insieme di persone che preparano, formano e creano messaggi
e che hanno quindi un vantaggio rispetto a chi lo riceve dato dalla priorità
nella scelta del contenuto e nella modalità di emissione. Anche qui, come nel
secondo livello, è negata la possibilità di una retrocomunicazione immediata4.
Nonostante ciò accumulandosi nel tempo i messaggi finiscono con il sommare
i loro effetti fino ad arrivare a modificare le stesse configurazioni culturali.
Anche nella comunicazione di massa la formazione e la presentazione dei
messaggi è il problema principale: tutti i tipi di messaggio devono sottostare a
regole particolari come non suscitare timore, canalizzare motivazioni
precedenti o cercare di innovare. E nel momento della presentazione la fonte è
una narrazione. “L’attuarsi della comprensione è sempre un venir alla parola” (Gadamer, 1989)4 Può esistere una retrocomunicazione non immediata rappresentata ad esempio dal fax, la posta elettronica o le telefonate in diretta televisiva (Tessarolo, 1999)
34
consapevole che possono presentarsi fenomeni come l’effetto boomerang o
quello di vaccinazione.
Lo studioso che più si è dedicato al campo dei mass media è Wilbur Schramm,
che ha teorizzato più modelli tra cui quello qui proposto sulla struttura del
terzo livello comunicativo (inserire immagine pag. 51).
Per quanto riguarda le teorie sui mass media, le più consolidate sono la spirale
del silenzio, la teoria del gap conoscitivo e la teoria della coltivazione basate
sul modello degli effetti forti, oltre alla teoria degli usi e delle gartificazioni e
dell’agenda setting.
Nella teoria della spirale del silenzio i media sono visti come fonti di
osservazione di cui le persone di servono per cogliere l’andamento generale
delle opinioni nei confronti di un certo oggetto sociale. Questa teoria afferma
come la cumulazione e la consonanza sono entrambi fattori che prevengono la
percezione selettiva portando così a rifiutare la tesi che i media rinforzino (e
non modifichino) gli atteggiamenti. L’opinione pubblica di cui ognuno è
elemento costituente porta alla conformità di atteggiamenti e comportamenti
minacciando, implicitamente, l’esclusione sociale data dalla non conoscenza
delle regole di integrazione sociale.
Mentre per la teoria dell’agenda setting i media filtrano le informazioni
amplificandone selettivamente alcune in modo da mostrare alle persone non
come pensare, ma cosa pensare. I media fanno sì che si crei un insieme di temi
su cui le persone devono avere un’opinione indipendentemente da quale essa
sia5.
5 Per un approfondimento si rimanda a Wolf (1985; 1992).
35
36
Capitolo 3. L’evento culturale
Al giorno d’oggi si sta assistendo ad un fiorire di iniziative
comunicative conosciute con il nome di eventi. Più precisamente, eventi
culturali. Da che cosa nascono queste iniziative? Dove si collocano all’interno
del sistema delle comunicazioni? Che ruolo è proposto a chi è coinvolto? In
ultimo, qual è il loro ruolo nella comunicazione? A queste domande si
cercherà di rispondere nella parte successiva dell’elaborato, dopo aver
proposto una definizione della formula linguistica “evento culturale” per
tracciarne i confini.
1. Vedi alla voce evento
37
Aprendo il dizionario6 della lingua italiana, alla voce evento si trova
questa definizione: “avvenimento, fatto di una certa importanza”. Anche
declinando il termine all’interno del campo della comunicazione il quadro
dell’osservazione rimane valido.
L’evento (culturale) si struttura e si propone come un momento doppiamente
significativo: per il tema attorno al quale gravita e significativo in quanto
momento produttivo di senso e significati. L’evento partecipato, infatti, si
presenta come una situazione di aggregazione, o meglio socializzazione:
socializzazione a nuove possibili forme relazionali e socializzazione a visioni
altre del reale. L’evento culturale è un momento di “costruzione di
conoscenza”: come detto da Berger e Luckmann (1969), “la conoscenza è un
prodotto sociale e allo stesso tempo è un fattore di cambiamenti sociali”
(Berger e Luckmann, 1969, p. 125).
Costruzione di conoscenza, relazione, nuova relazionalità, visioni del mondo,
significati. Senso. Questi sono i termini chiave su cui poggia questo discorso
attorno all’evento culturale.
L’evento è innanzitutto un “medium”: si (pro)pone come elemento di
congiunzione sia nella relazione tra attori sociali che in quella tra attori sociali
e realtà. Mantovani suggerisce che il termine mediare stia a significare
“rendere accessibile all’esperienza e allo stesso tempo vincolare l’esperienza
in un certo modo” (Mantovani, 2004, p.74). Queste relazioni non hanno forma
stabile, ma piuttosto si riplasmano continuamente cambiando proporzioni e
producendo sempre nuove rappresentazioni del reale. Le forme che l’evento
può assumere sono varie: una mostra fotografica sugli eventi degli anni di
piombo, un concerto, una rassegna di proiezioni sul cinema di fantascienza, un
6 Garzanti 1989.
38
allestimento con installazioni poste lungo il corso principale di una città. Può
vedere coinvolti vari attori: l’artista, il fruitore, il pubblico, una fusione tra
autore/artista e pubblico come nel caso delle performance d’arte
contemporanea. L’evento nel contesto sociale contemporaneo, ma in
particolare nella cornice metropolitana si propone come momento di
aggregazione che, offrendo stimolazioni originali, suscita un senso di
appartenenza a un gruppo sociale.
Gruppo sociale definito e generato in base ad una convergenza di interessi dei
soggetti-attori coinvolti, e non inteso come elemento della stratificazione
sociale i cui confini sono delimitati da fattori socio-economici. Con questo non
si vuole negare il ruolo di fattori quali reddito, livello di formazione, ambiente
in cui si è cresciuti e in cui si vive. Tutt’altro. Ma credo sia più proficuo
parlare di interessi, intesi come province di significato che guidano il
muoversi degli attori nel mondo (e che possono essere il risultato della
combinazione degli elementi sopra detti). Infatti, parlare di stratificazione
sociale porta a rappresentare la società in blocchi separati all’interno dei quali
gli individui si ritrovano: un’immagine che richiama lo stampo sociale
durkheimiano. Considerare gli interessi come motore dell’azione individuale
porta invece a vedere le associazioni umane (i gruppi sociali) come il prodotto
dell’attività congiunta di più persone7 in relazione: ciò rappresenta un
movimento trasversale all’individuazione di classi sociali.
Il contesto metropolitano in cui si situa la proposta culturale è il risultato di
una serie di mutamenti sociali avvenuti nel Ventesimo secolo che ha visto la
perdita di legittimazione delle vecchie istituzioni portando allo smarrimento
dell’individuo. Quest’ultimo, affascinato dalla pluralità di stimoli che gli sono 7 Il gruppo sociale come associazione di individui mossi da interessi involontariamente comuni: un esito inintenzionale di azioni intenzionali come affermato dalla scuola economica austriaca (von Mises a Rothbard) e anche da Boudon.
39
offerti, cerca continuamente punti di riferimento che gli permettano di
costruire e dare stabilità alla propria identità nel mutare delle situazioni
(Guarino, 2003; Tessarolo, 2004; Zorino, 2006). Parlare di metropoli e di
ricerca di identità dopo il crollo dei sistemi forti di riferimento e delle loro
proposte di narrazione porta necessariamente a considerare quale sia lo stato
attuale del sistema di comunicazione culturale attraverso degli eventi.
Nella società attuale, infatti, il consumo rappresenta il principale strumento di
investimento esistenziale e la proposta di cultura diviene un servizio che porta
con sè dei consumatori. Il prodotto cultura è lo strumento per raggiungere il
benessere e all’interno di questo sistema l’evento culturale assume il ruolo di
comunicare una risposta al bisogno di identificazione moderno che porta poi
alla condivisione di rituali collettivi che contribuiscono a sostenere ed
accrescere il sentimento di appartenenza ad una tribù sociale.
L’evento culturale, quindi, comunica in primo luogo una possibilità di
identificazione. Ma all’interno di questa possibilità si gioca l’atto
fondamentale della produzione di senso. La produzione di senso può essere
riconosciuta come il risultato, o la capacità, di mettere in relazione i significati
prodotti nell’interazione sociale (e l’evento è un contesto particolare
dell’interazione sociale) per organizzare il proprio essere e il proprio fare nel
mondo.
L’aggettivo culturale richiede però una piccola argomentazione. Richiamando
l’approccio della psicologia culturale nella figura di Seyla Behnabib,
definiamo la cultura come una “narrazione condivisa, contestata, negoziata”
(cit. in Mantovani, 2004). La cultura quindi prende forma nella narrazione
durante il corso della vita. In questo scorrere biografico l’evento può
rappresentare un momento in cui attraverso una narrazione negoziata (con le
altre persone che partecipano) trovano una situazione specifica di
40
realizzazione “processi in cui principi e norme astratte sono concretizzati e
legittimati” (Benhabib, cit. in Mantovani, 2004). Questo processo porta alla
creazione di significati che nati dall’interazione nel contesto dell’evento
diventano parte della biografia dell’individuo, allargandosi al contesto
generale di vita dove andranno incontro ad altre negoziazioni e ridefinizioni.
Sotto un’altra luce, un “evento culturale può essere definito come una
proposta che ha come oggetto un particolare tema o questione già presente o
che vuole essere introdotto nel contesto sociale in cui ha luogo e su cui si
propone di aprire o a cui aspira a dare nuova luce”. Nel fare questo, l’evento
ha una connotazione temporale particolare. Pur svolgendosi in un periodo di
tempo limitato, che può essere unico o ricorrente, il suo effetto o, meglio,
l’effetto del coinvolgimento che riesce a creare si muove su un arco di tempo
che trascende questo limite. L’esperienza del partecipare ad un evento
culturale, infatti, supera i confini temporali del contesto organizzato allargando
i significati di cui è costellata l’esperienza all’intera vita personale. L’evento è
tale in quanto strutturato per essere un momento particolare nella vita di un
individuo che però allunga il proprio essere avendo come testimone l’esistenza
stessa di chi vi ha partecipato.
2. Questione di senso(i)8
Evento come situazione di rielaborazione di un apparato simbolico per la
produzione di significati e senso nella mediazione del presente. Prendendo
queste parole a definizione del termine “evento”, mi sembra necessario
affrontare la questione della produzione di senso nel contesto sociale attuale.
Il senso può essere definito come l’orientamento di definizione del reale che
8 Per approfondire il discorso sul senso nella società d’oggi si rimanda al libro di Guido Lazzarini (1999).
41
ha il compito di ridurre l’infinita complessità del reale. Questa riduzione fa sì
che l’individuo non si ritrovi colpito e immobilizzato da una quantità di
stimoli indifferenziati, ma sia un attore in grado di usare il proprio particolare
ordine del mondo come base per l’attuazione di un progetto di vita.
Considerare il senso ci fa muovere su due livelli. Un livello in cui il senso è
definito come la base dell’intenzionalità della coscienza ed un altro in cui il
senso è connotato come produzione di significati (vista la sempre maggiore
difficoltà nell’individuare il momento attivo della coscienza nell’agire nel
sistema sociale odierno). In riferimento a quest’ultimo punto, che è al centro
della nostra attenzione, Habermas percepisce l’agire dotato di senso come
un’interazione linguistica, spostandosi verso una razionalità comunicativa: c’è
senso quando è presente un linguaggio ordinario che permette la trasmissione
delle esperienze tra i soggetti. Aggiustando ulteriormente i contorni della
definizione, si può considerare il senso come ogni forma determinata di
definizione del reale che rende possibili comprensione e interpretazione della
società. Affrontando il contesto delle società complesse, possiamo osservare
come nonostante l’individuo sia sottoposto a un processo esterno di
formazione, attraverso la coscienza elabora le sue conoscenze ed esperienze
andando a formare un proprio sistema di significati: è proprio quando la
differenza tra sistemi di significato particolari è accettata e fondamentale per la
comunicazione che si può affermare esista una relazione sociale. Ed è proprio
all’interno di questa relazione sociale, che ha la sua base nella comunicazione,
che si giocano i fenomeni dell’interpretazione e comprensione dal duplice e
simultaneo orientamento verso il mantenimento e il cambiamento del reale.
Come osservato da Lella Mazzoli, noi viviamo in una società “che sempre più
non a caso costruisce la propria identità proprio a partire dalla comunicazione,
come processo fondamentale sia per il sociale nel suo complesso sia per gli
42
orizzonti di senso delle singole soggettività” (Mazzoli, 2004, p. 283)9.
Orizzonti di senso che si risolvono in una fusione di orizzonti di senso per
mezzo del linguaggio (Gadamer, 1989, p.436)10. Questa è una delle riflessioni
dell’ermeneutica gadameriana. Insieme all’affermazione della storicità del
comprendere (Heidegger, 1927; Gadamer, 1989, pp. 347-348), ossia il
considerare la mediazione nel presente dei significati comunicati come atto
produttivo in cui la distanza tra autore e interprete non è un abisso da superare,
ma una risorsa del comprendere da cui nascono continuamente insospettate
connessioni di significato: l’evento culturale è un medium che media nel
presente la continua sintesi delle tre dimensioni temporali di passato, presente
e futuro.
L’evento culturale è un contesto particolare che vede più soggetti coinvolti nel
rispondere alla domanda che il tema della situazione pone. “Comprendere un
pensiero (o il contenuto che un interlocutore ci propone11) significa
comprenderlo come risposta ad una domanda” (Gadamer, 1989, pp. 427 –
437). Nell’evento il dialogo tra le persone coinvolte è un continua fusione
degli orizzonti del comprendere. Nel domandare il comprendere apre alle
possibilità di senso: l’oggetto dotato di senso trapassa nell’opinione
dell’interprete dando il via ad un processo potenzialmente infinito che ha
come risultato una continua creazione di connessioni significative che altro
non sono se non il continuo operare dell’uomo sulla realtà da cui questa
prende forma12.
“La creazione e la fruizione di un’opera d’arte o di un prodotto, non sono
eventi singoli, ma fanno parte di un processo sociale che coinvolge l’individuo
9 All’interno del testo a cura di Massimo Negrotti (2004).10 Ci si riferisce all’edizione curata da G. Vattimo.11 Parentesi mia.12 Si richiama ulteriormente al testo “La realtà come costruzione sociale” di Berger e Luckmann per un’analisi del linguaggio come strumento creatore di realtà.
43
e la società in modo circolare e ripetitivo” (Tessarolo, 2004).
3. La fruizione del prodotto culturale. In che luogo del sistema?
Ma facciamo un passo indietro. Appoggiandoci sempre sulla proposta
teorica di Giorgio Braga, cerchiamo di individuare la posizione del fenomeno
evento culturale all’interno del sistema delle comunicazioni.
L’evento come proposta culturale si colloca a cavallo tra il primo
(interpersonale) e il secondo (culturale) livello comunicativo. Questo in quanto
all’interno di una comunicazione organizzata si colloca l’insieme di
comunicazione interpersonali che danno forma allo stesso evento e ai
significati che nascono nella sua cornice dall’incontro tra visioni del mondo
particolari. L’attività creatrice del linguaggio porta a ridefinire i propri universi
di significato in una continua fusione di orizzonti di senso attraverso il
trapasso di opinioni da un interlocutore all’altro.
Le funzioni di questo tipo di comunicazione sono principalmente di
“mediazione dell’azione” (prima funzione comunicativa nello schema di
Braga), ma anche di “consumo simbolico” (seconda funzione comunicativa).
La funzione prevalente è di mediazione dell’azione in quanto i significati e le
informazioni veicolate in un evento culturale sono al centro di negoziazioni il
cui risultato si ha sia su un piano di ridefinizione dell’universo simbolico sia,
44
conseguentemente, su un piano di modifica del progetto di azione verso
l’ambiente. L’insieme simbolico di cui ognuno è in possesso è sia il vincolo
che la risorsa per la sua azione: ridefinirlo significa quindi ritracciare il suo
orizzonte di senso per l’azione. “L’artista, come figura storica, fa parte del
pubblico con il quale condivide, elabora e utilizza gli stessi processi simbolici,
ma si pone al di sopra del pubblico quando mette in atto la sua capacità
poetica. Tale messsa in atto è spinta dall’esigenza di rendere visibile, di dare
forma ai simboli condivisi socialmente” (Tessarolo, 2004, p. 146).
Parlare di evento culturale sottolinea inoltre l’importanza di definire
che cosa si intenda per cultura e che cosa rappresenti il prodotto culturale.
Nel contesto attuale si assiste ad un pluralismo culturale: una sempre maggior
differenziazione dei processi culturali caratterizza la società e le iniziative che
nascono e si muovono al suo interno. In questo scenario frammentato la
“fruizione caratterizzata da consumo simbolico si svilupperà sempre più con il
supporto dei consumatori in quanto prodotto culturale sarà anche prodotto
economico” (Tessarolo, 2004, p. 145). La fruizione si presenta come un
momento di rivendicazione da parte del soggetto delle proprie preferenze
artistiche, non facendo eccezione al processo più generale (globale) di ricerca
e affermazione della propria irriducibile identità e individualità. Ciò si pone in
contrasto con quanto avveniva precedentemente, ossia quando era possibile
parlare di gusto intendendo con questo un significato condiviso tra
committente, artista e pubblico: questa era la situazione che caratterizzava il
panorama culturale prima dell’esplosione della voglia di affermazione e del
conseguente fiorire di proposte sempre maggiori, ma soprattutto sempre più
diversificate: “una deregulation artistica che possiede una innegabile e forte
matrice sociale” (Tessarolo, 2004, p. 147). In un’ipersegmentazione di
tematiche e stili di vita, la persona si ritrova a scegliere tra nicchie di
45
consumo: i fruitori, paradossalmente, “si incontrano perché condividono
preferenze esclusive e ristrette” (Tessarolo, 2004, p. 22113). Il fruitore è un
individuo che deve essere convinto e inserito in un processo di consumo in cui
il bene è la cultura: questo suo ruolo fa sì che possa influenzare la produzione
e tendenzialmente lo fa in un modo tale da richiedere che i cambiamenti
introdotti siano comprensibili14. E la forma che questi prodotti culturali
assumono è strettamente collegata al contesto in cui nascono (Crane, 1997).
Riferendoci sempre al contesto, cioè in generale al sistema sociale che vede
un’offerta di cultura, si può osservare come questo sia in continuo mutamento.
Come detto da Tessarolo (2004, p. 148), “i mutamenti che coinvolgono la
società nascono al suo interno con l’aiuto di spinte esterne e questi
cambiamenti sono necessari perché ogni generazione è diversa dall’altra e
deve trovare il suo peculiare modo di espressione”. Questa spinta al
cambiamento vede profilarsi all’orizzonte una promiscuità culturale in
continua espansione (pammixia), che rispecchia la soggettività come principio
dell’età moderna: la molteplicità dei punti di vista non solo interni allo stesso
sistema sociale, ma anche costitutivi di una stessa cultura e di uno stesso
sistema di riferimento. Ciò porta ad individuare come processi dominanti
quelli di ricezione delle opere e la loro reinterpretazione: l’evento assume la
connotazione di medium nel presente in cui si modificano e creano significati
e senso.
Le odierne manifestazioni culturali sono caratterizzate dalla combinazione di
generi diversi che altrimenti, presi isolatamente, non riuscirebbero a dare
forma a universi autosufficienti.
Fruitore come figura nuova in una società dei servizi, in cui anche la cultura è 13 All’interno del testo a cura di M. Negrotti (2004).14 Qui si inserisce il discorso delle avanguardie, con il loro proporre sempre significati nuovi, e gli ampi pubblici, che non richiedono prodotti troppo nuovi ed ambigui (Tessarolo, 2004).
46
un servizio che viene consumato. Ma l’individuo non vuole essere solo un
consumatore, bensì un consum-attore (Zorino, 2006). Il consumo, infatti, è un
modo di pensare e di comunicare (Douglas e Isherwood, 1979) inserito in un
processo di autocostruzione identitaria che passa attraverso rituali associativi,
per cui si può a ragione parlare di neotribalismo(i). Il soggetto muove i suoi
passi fondandoli sulla consapevolezza della sua assoluta arbitrarietà di scelta
inserita in un contesto di continua e differenziata offerta. I rituali associativi si
presentano come espressione di “libertà e di una volontà di partecipazione
ponderata e consapevole ad una progettualità con cui ci si identifica” (Sen,
2000). E attraverso cui cerca di costruire la propria identità, aggiungerei.
Quanto detto ci porta ad intravedere la nuova relazione tra artista e fruitore, di
cui si parlerà nel capitolo successivo.
47
48
Capitolo 4. FuturoPresente. Comunicare la contemporaneità
"Contemporaneo è ciò che è e non è ancora”
(Massimo Belpoliti)
Il Festival FuturoPresente15 è un appuntamento che da quattro anni
porta ad esplorare le tendenze della cultura contemporanea nella cornice della
città di Rovereto. La rassegna vede coinvolti artisti di livello e fama
internazionale alcuni dei quali impegnati in una prima nazionale. L’obiettivo
che anima ideatori, curatori e organizzatori della manifestazione è quello di
offrire un evento che rappresenti un’eccellenza nel panorama culturale
trapassando i confini del territorio dove nasce.
Nel primo appuntamento del 2005, la figura attorno a cui si è sviluppato
l’evento è stata quella di Merce Cunningham; nell’anno successivo è stata la
volta di Philip Glass, mentre nella terza edizione con e attraverso Bernardo
Bertolucci e la sua opera si è cercato di proporre una riflessione sul
contemporaneo.
In quest’ultimo anno, cui ho avuto modo di partecipare in veste di stagista
seguendo le ultime fasi organizzative e le giornate in cui l’evento
15 Per una rassegna (anche fotografica) degli artisti e delle loro opere, e degli ospiti che hanno preso parte all’evento, si rimanda al sito ufficiale della manifestazione www.festivalfuturopresente.it
49
FuturoPresente ha preso effettivamente forma, la proposta culturale ha visto
come elemento cardine attorno al quale sviluppare il concetto di
contemporaneità la relazione tra arte e nuove tecnologie. In particolare
l’interrelazione tra le forme artistiche della musica, della danza, della visual
art, del cinema e del design.
Riprendendo la citazione che introduce al capitolo, contemporaneo può
essere definito ciò che è e non è ancora. Contemporaneo è ciò che è già
presente ma che non è del tutto compreso in quanto contiene in sé degli
elementi futuri che segnano la loro diacronicità e differenza proprio in questa
parziale incomprensione e ambiguità. Questa considerazione, uscita da un
colloquio in cui ho avuto la possibilità di intrattenermi con uno degli ideatori
della manifestazione, il dottor Paolo Manfrini, è stato l’incipit creativo,
l’intuizione che ha portato a pensare alla possibile cornice su cui potesse
districarsi il discorso e l’esperienza del contemporaneo. Sono questi due gli
elementi portanti dell’evento FuturoPresente: il vissuto delle “singole” persone
attraverso le parole pensate nel fluire narrativo per dare senso e costruire senso
rappresenta il significato ultimo del concetto che sta sotto il nome di
“contemporaneo”. Come ovvio, il risultato sarà tutto fuorché unico.
Probabilmente il concetto porterà con sé tante sfaccettature quante sono state
le menti che hanno partecipato all’evento. E questo in una valutazione per
difetto: per quanto la mente si esprima come una narrazione che cerca di
tracciare coerenza, affrontare il contemporaneo significa porsi in parte davanti
a qualcosa di ambiguo e quindi, specialmente nell’oggi in cui viviamo,
qualcosa che difficilmente può essere ridotto a coerenza.
La scelta di prendere la tecnologia come secondo polo dell’evento ha
messo in luce la natura interattiva di quest’ultima (richiamando McLuhan,
50
196716). L’aspetto dell’interattività nell’arte non è cosa nuova: in primo luogo
perché ogni “opera d’arte” ha bisogno di un fondamentale coinvolgimento
interattivo che consiste nella disponibilità a farsi interrogare dall’opera per poi
trovare una risposta di significato e senso (Gadamer, 1983, p. 148); e in
secondo luogo in quanto la sperimentazione per un sempre maggior
coinvolgimento della persona nell’opera ha già una storia rilevante17.
Il Festival FuturoPresente voleva rappresentare anche in questo
orizzonte un’eccellenza culturale. Un orizzonte che vedesse le persone
coinvolte assumere e vivere un ruolo diverso, più attivo e fondamentale: un
ruolo di co-autori dell’opera e di voci narranti della manifestazione18.
Sembrano quantomai appropriate le osservazioni di Zolberg (1994) e Becker
(1982) che affermano come sia difficile parlare di opera d’arte isolatamente,
preferendo parlare di “processo mediante il quale viene fatta e rifatta ogni qual
volta qualcuno ne faccia esperienza o la apprezzi”. “Il pubblico con la sua
partecipazione all’opera stabilisce un’interazione sociale che riunisce
socialmente la ricezione e la produzione tanto da non poter distinguere il
fruitore dall’artista” (Tessarolo, 2004, p. 149).
16
17 Per un approfondimento dell’argomento si veda Peppino Ortoleva (2002) e Fadda Simonetta (1999).
18 Al di là del loro essere “pilastri” dal punto di vista economico. Questo non per pormi in antitesi al mercato dell’arte. Assolutamente. Ma per sottolineare l’importanza della persona come elemento chiave delle singole performance e dell’evento nel suo insieme.
51
1. Arte - ? - Tecnologia
“Non ci sono spettatori,
tutti sono attori sull’astronave Terra”
(Buckminster Fuller)
“Il fruitore viene invitato a vivere un'inusuale esperienza in cui artificiale e
reale si fondono, e c'è la volontà di giungere attraverso l'interfaccia uomo-
macchina ad un'arte che permetta di costruire liberamente i propri liminari
percorsi espressivi e di attivare dei circuiti di senso carichi di energia.
Questo tipo di arte vuole determinare una trasformazione sia nel concetto
di artista (che non appare più come il creatore di qualche intoccabile
simulacro sacrale), che in quello del fruitore (che viene invitato a
trasformare l'opera e contribuisce al suo esserci). Di conseguenza anche
l'opera d'arte in sé risulta diversa e diventando azione, pratica
performativa, non risulta più un oggetto mercificabile in un sistema
artistico chiuso” (Bazzichelli, 1999).
Il prendere forma dell’opera coincide con la partecipazione all’opera
stessa del cosiddetto “fruitore”. Il termine è virgolettato in quanto in questo
momento, dove l’arte si sta sempre più spostando verso la “performance”,
l’etichetta di fruitore può non è più del tutto adeguata. Il ruolo della persona
sembra andare oltre quello del fruire facendola diventare elemento dell’opera
52
o forse meglio, co-autrice dell’opera. Pensare l’installazione interattiva di
William Forsythe19 come opera esistente senza il passaggio delle persone
davanti alla camera, che ne cattura il movimento per poi trasformarlo sulle
onde della danza e infine proiettarlo su uno schermo dove ognuno può
ritrovarsi deformato, sembra insostenibile. L’opera è la persona che osserva il
proprio corpo e il suo muoversi deformato venendone coinvolta e dando così
continuità ad un’interazione uomo-macchina totalmente coinvolgente che
diventa arte. “Totalmente” poiché la persona è immersa con tutto il suo essere
psico-fisico. E’ difficile qui non richiamare nuovamente McLuhan e il suo
vedere i mezzi tecnologici come estensioni del corpo, come momento di
ridefinizione delle proporzioni tra i sensi che portano ad un rinnovamento
psichico (1967; cfr. De Kerkhove, 1996).20
Lungo Corso Bettini (il corso centrale di Rovereto), ad esempio, Studio
Azzurro21 ha pensato di strutturare un’installazione che portasse le persone
coinvolte ad una completa immersione. Nel progetto del gruppo milanese
“spariscono il punto di vista e la prospettiva: solo l’immersione consentita dà
la chiave d’interpretazione dell’opera” (de Kerckhove, 2008)22.
“Con l'arte tecnologica e interattiva viene liberato il prodotto artistico
dalla sua "aura", dal suo "hic et nunc", dal suo "valore espositivo",
19 William Forsythe è un famoso coreografo statunitense. Per un approfondimento sulla sua figura si rimanda direttamente al sito ufficiale della sua compagnia: www.theforsythecompany.de 20 “Nell’era elettronica noi tutti indossiamo la nostra umanità come una pelle” (McLuhan, 1967). 21 Avanguardia italiana della videoarte negli Anni 80, Studio Azzurro è un gruppo di artisti dei nuovi media, che è stato fondato nel 1982 da Fabio Cirifino (Fotografia), Paolo Rosa (arte visiva e cinema) e Leonardo Sangiorgi (grafica) a Milano. Il link al loro sito ufficiale è www.studioazzurro.com 22 Dalla brochure di presentazione dell’evento FuturoPresente. Arte e nuove tecnologie
53
che rendono l'opera unica, irripetibile, lontana dalla fruizione diretta
dell'individuo, una specie di feticcio da osservare a distanza
(ricordando le parole di Benjamin che negli anni '30 comprese
l'importanza, per una fruizione generalizzata, del connubio fra arte e
tecnica, analizzando la comparsa della fotografia e del cinema nella
nascente società di massa).
Più specificamente, muore l’"aura" vista come originalità
intoccabile, derivante dal lavoro manuale di un unico artista, mentre
nascono, se vogliamo, una pluralità di "auree" quante sono le
esperienze dirette dei fruitori, che prendendo parte al processo
creativo agendo performativamente sull’opera d’arte, contribuiscono
a realizzarla nel suo insieme.
Infatti ogni fruitore viene invitato a vivere una personale esperienza
psicosensoriale, confrontandosi e interagendo con la creazione
dell'artista, la quale appare quindi sia una che molteplice, mai uguale
a se stessa” (Bazzichelli, 1999).
Ogni epoca ha realizzato modalità differenti per far incontrare artista
e fruitore. E va osservato come “il rapporto tra questi comunicanti
particolari è complesso e la complessità non è dovuta al semplice incontro
di due individui, ma a quello di due modi di vedere, e di far vedere, la
società” (Tessarolo, 2004, p. 146). Riflettendo su questa considerazione e
nel contempo guardando all’evento FuturoPresente possiamo però
sottolineare ulteriormente delle possibili differenze. Possibili differenze a
cui si darà ulteriore spazio di discussione e sostegno nella sezione
riservata al commento dei dati raccolti attraverso questionario durante i
giorni dell’evento.
54
Se da una parte di prospettano due attori dai ruoli differenti e
complementari (artista-fruitore), dall’altra abbiamo due attori che
collaborano nel creare il senso stesso del momento. Quest’ultimo caso è
quanto si realizza nella performance di Francisco Lopez23, esteta sonoro
impegnato in una continua ricerca verso l’ascolto puro, profondo e pulito
del suono. In un ambiente completamente oscurato24 le persone erano
chiamate ad una esperienza di realtà virtuale veicolata da suoni campionati
negli ambienti più diversi. La combinazione di questi elementi sonori,
però, non rappresenta l’opera: ne può rappresentare il metadiscorso.
L’opera vera e propria, o meglio, la performance, si realizza nel momento
in cui il soggetto viene immerso nel metadiscorso dell’esperienza
“virtuale” (i suoni campionati di Lopez e la loro sequenza, ad esempio) a
cui lui stesso darà forma e voce attraverso le parole che daranno luogo ad
una narrazione di significati e senso dell’esperienza.
La persona che decide di prendere parte ad un evento quale è
FuturoPresente dovrebbe ritrovarsi immersa in un’esperienza totalizzante
che la vede protagonista del momento e co-autrice del suo contenuto.
Nuovo ruolo, creazione di conoscenza, nuovo senso oltre i confini
dell’evento: l’immagine che ho cercato di tracciare in queste pagine
voleva trasmettere l’idea dell’evento culturale come momento di una
catena partecipativo-conoscitiva di creazione e negoziazione di significati,
ognuno dei quali unico nella sua forma, ma non isolato nel suo essere
partecipato.
Attraverso l’analisi dei dati raccolti con l’obiettivo di tracciare un profilo
della persona che ha preso parte al Festival e del suo vissuto in termini 23 Per maggiori informazioni sull’artista e il suo lavoro di ricerca si rimanda al sito ufficiale www.franciscolopez.net24 Anche grazie all’utilizzo di bende distribuite prima dell’inizio della performance per far sì che nessun elemento visivo disturbasse l’ascolto.
55
generali cercherò di dare ulteriore sostegno e chiarezza alla mia
argomentazione.
56
Capitolo 5. L’obiettivo della ricerca. Chi viene coinvolto?
1. Introduzione
A questo punto della riflessione attorno all’evento culturale si
inserisce l’analisi dei dati raccolti durante i giorni dell’evento
FuturoPresente. E’ sembrato infatti opportuno affiancare ad una
discussione teorica una ricerca empirica.
L’orizzonte d’interesse si è mosso verso il delineamento della figura del
visitatore coinvolto nel Festival: per questa ragione si è proceduto
individuando non delle ipotesi da corroborare o falsificare, bensì
l’obiettivo che avrebbe dovuto guidare l’analisi: un profilo del
partecipante all’evento, per l’appunto.
Oltre all’individuazione dell’obiettivo, il disegno della presente ricerca
prevede la strutturazione di un questionario, una fase empirica e una fase
di interpretazione dei dati.
Lo scopo di individuare un profilo medio (probabilistico) dell’attore
sociale coinvolto nell’evento si basa sull’elaborazione di dati forniti
direttamente dall’intervistato.
2. Strumento e metodologia
L’indagine è stata condotta nei giorni del Festival (5-10 maggio
2008) su di un campione di 80 persone intervistate durante la loro
57
partecipazione all’evento. I soggetti coinvolti rispondevano
autonomamente: l’intervistatore rimaneva a disposizione per chiarire
eventuali dubbi, senza avere però nessun ruolo attivo nella compilazione.
Le interviste si sono basate su di un questionario (Appendice 1) composto
da 19 domande orientate a sondare comportamenti e interessi dei
partecipanti alla ricerca. Erano previste due tipologie di risposta: risposte a
scelta forzata e risposte a scelta multipla: questo per cercare di allargare la
portata informativa delle risposte visto il tema delle domande.
Attraverso le domande si intendeva raccogliere informazioni circa gli
interessi degli intervistati (domanda 3), il loro rapporto con gli eventi
culturali in termini di frequenza (quesito 4) e di collegamento con i
momenti precedenti e successivi (domande 5, 6 e 7). Di interesse era
anche la modalità con cui veniva partecipato l’evento (domanda 8: “Con
chi è venuto all’evento?”).
La seconda parte del questionario era invece incentrata sull’espressione
del vissuto dell’evento: quali emozioni, sensazioni e grado di
coinvolgimento avevano provato i partecipanti. Per questo sono state
proposte delle valutazioni su scala Likert e, come nella domanda 16,
valutazioni in termini di ordinamento sul criterio dell’importanza di un
insieme di elementi considerati come centrali all’interno della proposta del
Festival.
3. Risultati
58
L’analisi dei dati ha innanzitutto mostrato come gli intervistati si
suddividano equamente tra i due sessi (53.2% di maschi contro il 46.8% di
genere femminile). Lo studio dell’età ha indicato che il campione è
compreso tra i 18 e i 59 anni, con un’età media di 27.1 (d.s. 8.257): va
detto però che il 93.2% degli intervistati è inserito in una fascia che va dai
18 ai 37 (tabella 1).
Frequenza Percentuale
Percentuale
valida
Percentuale
cumulataMaschi 42 52.5 53.2 53.2
Femmine 37 46.3 46.8 100.0Totale 79 98.8 100.0
Mancanti Manc.di sistema 1 1.3Totale 80 100.0
Tabella 1. Età
Per quanto riguarda i principali interessi personali (tabella 2), le risposte
che hanno ottenuto una percentuale maggiore sono arte (61.3 %) e musica
(60%), mentre tecnologie, lettura e sport seguono con indici di preferenza
decisamente inferiori.
InteressiPreferenza Frequenza PercentualeArte 49 61.3Musica 48 60Tecnologia 26 32.5Lettura 25 31.3Sport 18 22.5Altro 6 7.5Tabella 2. Interessi
La domanda numero 4 (“Quante visite ad eventi legati all’arte negli ultimi
dodici mesi?”) ha visto le risposte distribuirsi in maniera preponderante
verso le alternative “da 1 a 3” (27.5%) e “da 4 a 6” (35%). Le alternative
59
di risposta 4 e 5 hanno riscontrato entrambe una percentuale del 18.8%
(tabella 3). Osservando poi il tipo di eventi partecipati dal campione, la
distribuzione vede al primo posto gli eventi legati alla musica (66.3%)
seguiti dagli eventi di arte moderna e contemporanea (55%). Il 47.5%
delle risposte ha infine mostrato come il criterio scelto nell’orientarsi
all’interno della proposta culturale sia il seguire eventi che propongano
temi considerati interessanti: questo criterio sembra quantomai
rappresentativo del nostro tempo, in cui la ricerca di espressione e
socializzazione trova continuamente nuove forme non più ancorate a temi
cui si diventa “appassionati”, ma forme fluttuanti modulate dall’ascolto
perenne degli stimoli provenienti dall’ambiente (mondo) (tabella 4).
Numero di visite a eventi artisticiNr. Visite Frequenza Percentuale
0 0 01-3 22 27.5 4-6 28 35.0 7-9 15 18.8
Oltre 10 15 18.8 Totale 80 100.0
Tabella 3. Numero visite ad eventi artistici
Tipo di eventi ai quali partecipaTipo di evento? Frequenza PercentualeArte moderna 44 55
Teatro 9 11.3Musica 53 66.3
No tipol. prevalente 6 7.5Artisti che conosco 16 20
Tema che mi interessa 38 47.5Tabella 4. Tipo di eventi partecipati
A questo punto del questionario sono stati proposti due quesiti che
intendevano spostare l’attenzione temporale verso il dopo-evento. Partecipare
60
ad un evento è un momento da cui si origina o che struttura una qualche forma
di conoscenza o di curiosità? E se sì, in che modo? Si è ipotizzato che l’evento
possa rappresentare infatti un momento all’interno di una catena
partecipativo-conoscitiva che coinvolge chi vi ha partecipato spingendolo ad
approfondire quanto vissuto in quel particolare momento. Le risposte raccolte
sono esposte di seguito nelle tabelle 5 e 6.
Continua a documentarsi? Frequenza Percentuale
Sì 27 33.8 No 4 5.0
Qualche
volta 49 61.3 Totale 80 100.0
Tabella 5. Continua a documentarsi dopo l’evento
In che modo?Modalità di
informazione Frequenza PercentualeSugli artisti 36 45Sugli eventi collegati 33 41.3Sul tema dell’evento 48 60Tabella 6. Modalità di informazione
Considerando la percentuale cumulata delle alternative di risposta “Sì” e
“Qualche volta” si arriva al 95% di intervistati che afferma di continuare a
documentarsi anche se magari non in maniera assidua. Ed in particolare
vengono ricercate informazioni riguardanti il tema dell’evento (60%): per
quanto debole possa essere il collegamento, questa tendenza potrebbe essere
letta come il desiderio di muoversi alla costruzione di un proprio bagaglio
culturale che affonda le radici nell’esperienza dell’evento, ma che guarda al
dopo.
61
Chi ha preso parte a FuturoPresente lo ha fatto prevalentemente in compagnia
di amici/conoscenti (63.8%). Anche l’opzione da solo/a ha raccolto una buona
percentuale, il 28.8%, mentre solo il 7.5% è venuto in compagnia del
partner/coniuge. Si era anche interessati a capire in che modo le persone
fossero giunte a conoscenza dell’evento: se grazie all’attività di promozione e
comunicazione dell’evento o se attraverso altre strade come il passaparola o
una precedente partecipazione a qualche altro evento. I risultati sono mostrati
nelle tabelle 7 e 8.
Con chi è venuto all'evento?Frequenza Percentuale
Solo/a 23 28.8 Partner/Coniuge 6 7.5
Amici/conoscneti 51 63.8 Totale 80 100.0
Tabella 7. In compagnia di chi è venuto all’evento
In che modo è giunto a conoscenza dell'evento?Frequenza Percentuale
Amici 29 36.3Pubblicità 45 56.3
Altri eventi 1 1.3Internet 30 37.5
Incontro occasionale 1 1.3Interesse personale 3 3.8
Altro 4 5.0Tabella 8. Come è giunto a conoscenza dell’evento
Da questo punto dell’intervista, le domande spostavano la propria indagine
sulle caratteristiche dell’evento FuturoPresente e su quale vissuto avessero
62
veicolato nella persona intervistata.
Come detto, il Festival voleva offrire uno sguardo sulla contemporaneità: per
farlo gli ideatori hanno pensato di far poggiare l’evento sul pilastro dell’arte.
Per questo si è pensato ad una domanda che indagasse l’orientamento verso
l’arte in termini emozionali. Come descritto in tabella 9, il 78.8% delle
risposte (63 su 80) ha indicato la curiosità come atteggiamento prevalente
verso l’arte.
Quale atteggiamento Le suscita l'arte?Frequenza Percentuale
curiosità 63 78.8indifferenza 0 0scetticismo 3 3.8
stupore 23 28.8delusione 0 0
entusiasmo 35 43.8divertimento 19 23.8
noia 0 0Tabella 9. Atteggiamento suscitato dall’arte
4. L’analisi fattoriale
Per lo studio delle risposte alle domande 12, 13, 14 e 19 è stato impiegato lo
strumento statistico dell’analisi fattoriale. Con il metodo delle componenti
principali sono stati estratti 3 fattori che cumulativamente riescono a spiegare
oltre il 65% della varianza.
63
QuickTime™ e undecompressore TIFF (Non compresso)
sono necessari per visualizzare quest'immagine.
Pesi dei fattori non ruotati Pesi dei fattori ruotati
Componente Totale
% di
varianza
%
cumulata Totale
% di
varianza
%
cumulata
1 7.930 37.761 37.761 6.899 32.850 32.8502 3.628 17.274 55.035 3.424 16.304 49.1543 2.166 10.315 65.350 3.401 16.196 65.350
Tabella 10. Componenti e varianza spiegata
Due di queste quattro domande erano composte da più item, nei quali la
richiesta consisteva in valutazioni su scala Likert. Per ognuno si è calcolato il
coefficiente di correlazione con i singoli fattori: in questo modo si è potuto
stabilire quali risposte contribuissero maggiorente alla loro spiegazione. Nella
tabella sottostante sono riportati tali valori, con messi in evidenza quelli che
64
contribuiscono misurare il fattore sovrastante.
ComponenteItem 1 2 3d19 piacere .901 -.053 .185d12 piacere durante l’evento .880 -.012 .015d12 vedere opere dal vero .824 -.033 .008d19 divertimento .818 .070 -.064d19 eccitamento .743 .297 .344d19 benessere .715 -.250 -.374d13 quanto coinvolto .704 .536 -.219d14 provato emozioni .703 .532 .029d19 godim estetico .699 .201 -.003d12 arricchimento culturale .653 .322 -.335d12 interesse per artista .620 .463 -.112d19 noia -.100 -.733 .447d14 fatto riflettere .435 .713 .145d14 importante per realizzazione -.202 .709 -.020d14 ruolo attivo .156 .674 -.266d19 stupore .216 .255 .764d19 malinconia .019 -.266 .702d19 inquietudine .110 -.068 .695d12 tema evento -.005 .260 -.661d19 interesse .473 .352 -.634d12 format evento .253 -.004 -.490
Tabella 11. Matrice dei componenti ruotata
Il primo fattore è stato nominato “vissuto positivo”: questo in quanto gli items
con cui è maggiormente correlato indicano valutazioni sugli aspetti
emotivamente positivi vissuti nell’esperienza dell’evento, le ragioni che hanno
spinto a prendere parte all’iniziativa culturale (come ad esempio negli items
12b, “il piacere che provo durante l’evento”, e 12d, “il desiderio di
arricchimento culturale”) e il grado in cui la persona si è sentita coinvolta
nell’evento.
Il secondo fattore è spiegato dagli item riguardanti il grado di coinvolgimento
(“sento di essere stato importante per la realizzazione dell’evento”, “mi ha
fatto riflettere”, “insieme ad artisti, ideatori e realizzatori sento di aver avuto
65
un ruolo attivo nell’evento”) e da quello relativo al vissuto di noia durante
l’evento: si è deciso così di nominare il fattore, “coinvolgimento”.
Il terzo fattore mostra invece il peso degli elementi negativi rispetto
all’evento: fattore denominato “criticità”.
Individuata l’associazione tra item e fattore, si è proseguito calcolando
l’affidabilità per la scala: gli items misurano effettivamente ciò per cui sono
stati strutturati? La risposta (tabella 12) è in tutti e tre i casi sì: i valori dei
coefficienti sono sempre accettabili.
Fattore Alfa di Cronbach N di item1 .926 112 .738 43 .771 6
Tabella 12. Valori di affidabilità
Per quanto riguarda le statistiche generali riguardanti i tre fattori (tabella 13),
queste mostrano come nei primi due siano state espresse mediamente
valutazioni più alte (4.47 con d.s.=1.17 per il primo e 4.15 con d.s.=1.16)
rispetto al terzo (2.80 con d.s.=1.01).
Fattore 1 2 3Media 4.473 4.156 2.796Mediana 4.038 4.250 3.167Deviazione
std. 1.117 1.162 1.013Minimo 2.25 1.50 1.00Massimo 6.82 7.00 5.67Tabella 13. Statistiche riguardanti i tre fattori.
Successivamente ci si è soffermati sulla relazione tra i pattern. Si sono così
calcolati i coefficienti di correlazione di Pearson tra i fattori (tabella 14): si
66
sono rivelati tutti significativi, mostrando come i primi due fattori siano in
relazione positiva tra loro (.228, p< 0.05) e come il terzo fattore covari
inversamente rispetto agli altri due (-.230, p< 0.05, con il primo; -.359,
p<0.01, con il secondo).
Correlazione di PearsonF1 F2 F3
F1 1 .228(*) -.230(*)F2 .228(*) 1 -.359(**)F3 -.230(*) -.359(**) 1* La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code).** La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code).Tabella 14. Coefficienti di correlazione di Pearson tra i fattori
Una caratteristica degli intervistati considerata interessante è stata poi l’età.
L’obiettivo del Festival era raggiungere un target “giovane” (compreso tra i
venti e i trent’anni): si è quindi osservato come questa variabile sia in
relazione con i singoli fattori. Dall’analisi è emerso come all’aumentare
dell’età cresca il peso del fattore coinvolgimento (.433, p< 0.01) e al contempo
diminuisca il peso di un vissuto negativo dell’evento (-.238, p< 0.05, con il
terzo fattore).
Si è ripetuta l’analisi anche con le domande riguardanti la frequenza con cui
nell’ultimo anno si è preso parte ad eventi legati all’arte, il grado di
soddisfazione per l’aver partecipato al festival e l’importanza che riveste il
setting nel vissuto dell’evento. I risultati sono mostrati di seguito.
Coefficienti di correlazioneDomanda
Fattore d4: Nr.visite
d15: Soddisfazione per
aver partecipato d16: Importanza location1 .570(**) .645(**) .283(*)2 .275(*) .390(**) .0003 -.339(**) -.236(*) -.112
67
** La correlazione è significativa al livello 0,01 (2-code).* La correlazione è significativa al livello 0,05 (2-code).Tabella 15. Coefficienti di correlazione di Pearson tra item e fattori
Il numero di visite ad eventi legati all’arte è positivamente correlata con il
fattore vissuto positivo e coinvolgimento, mentre è negativa la sua relazione
con il terzo fattore: più si frequentano iniziative legate all’arte e minore è il
peso del vissuto negativo durante l’evento. Lo stesso schema di correlazioni
vale anche per il secondo fattore: in questo caso il valore negativo della
relazione indica come all’aumentare del grado di soddisfazione per l’aver
partecipato all’evento diminuiscano le valutazioni negative dell’esperienza. La
valutazione circa l’importanza del luogo che fa da cornice all’evento, invece,
non trova una correlazione significativa con il secondo fattore, ma anche qui il
crescere dell’attribuzione di importanza correla positivamente con il primo
fattore e negativamente con il terzo.
5. Differenze tra le medie in campioni indipendenti
A questo punto si è proceduto con alcune analisi volte ad evidenziare
differenze tra le medie di gruppi individuati adottando come criterio una
variabile distintiva considerata importante ai fini della ricerca.
Nello specifico, si è deciso di considerare le differenze tra le medie di
valutazione complessiva degli item considerando le differenze di genere, gli
interessi (in particolare arte e musica), il tipo di eventi partecipati (arte
moderna e contemporanea, quelli che presentano un tema che interessa), la
propensione a documentarsi dopo aver partecipato all’evento ed in che modo
(raccogliendo informazioni sugli artisti oppure su eventi collegati o ancora sul
tema dell’evento cui si è preso parte). In ultimo, si è considerata la differenza
68
circa il ruolo che si sente di aver ricoperto all’interno dell’evento (spettatore o
fruitore).
Per quanto riguarda il genere, i risultati mostrano come non vi siano differenze
significative nelle valutazioni tra il gruppo di sesso maschile e quello di sesso
femminile (tabella 16).
M FFattore Media d.s. Media d.s.
1 4.65 1.18 4.29 1.02 n.s., p<.052 4.23 1.00 4.08 1.33 n.s., p<.053 2.71 1.02 2.88 1.01 n.s., p<.05
Tabella 16. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “genere”
Spostandoci a considerare le differenze tra quanti hanno indicato l’arte tra i
propri interessi e chi no, si è osservata una differenza significativa tra i due
gruppi per quanto riguarda i primi due fattori. In relazione al terzo fattore, la
differenza è appena al di sopra della soglia di significatività (.059, p<.005).
Nel caso in cui l’interesse considerato fosse la musica, i risultati hanno
indicato una differenza significativa solo per il terzo fattore (.008, p< .05) e
poco al di sopra del valore di significatività per il primo (.051, p< .05) (tabelle
17 e 18).
Arte: interesse Arte: non interesseFattore Media d.s. Media d.s.
1 4.83 1.18 3.90 .72
.000, p<.005,
signif.
2 4.45 1.04 3.67 1.20
.003, p<.005,
signif.3 2.62 1.10 3.06 .78 .059, p<.059, n.s.
Tabella 17. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “interesse
nell’arte”
69
Musica: interesse Musica: non interesseFattore Media d.s. Media d.s.
1 4.67 1.08 4.17 1.12 .051, p< 0.05, n.s.2 4.21 1.20 4.07 1.10 .592, p<.005, n.s.3 2.55 .97 3.15 .98 .008, p<.005
Tabella 18. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “interesse nella
musica”
Considerando le differenze relative al tipo di eventi solitamente partecipati, si
è trovata significatività nella seconda delle due situazioni considerate, “eventi
che presentano un tema che interessa”, relativamente al secondo fattore (.006,
p< .005) e un valore di poco superiore al valore di soglia per il terzo (.07, p< .
05).
Eventi legati all'arte moderna e contemporaneaInteresse Non interesse
Fattore Media d.s. Media d.s.1 4.43 1.14 4.52 1.10 .744, p< .05, n.s.2 4.28 1.12 4.00 1.21 .279, p<0.05, n.s.3 2.65 .97 2.96 1.04 .178, p<.05, n.s.
Tabella 19. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando come tipo di eventi
solitamente partecipati quelli di arte moderna e contemporanea.
Eventi che presentano un tema che interessaInteresse Non interesse
Fattore Media d.s. Media d.s.1 4.54 1.10 4.40 1.13 .589, p< .05, n.s.2 4.52 .73 3.82 1.37 .006, p< .053 2.58 .97 2.99 1.02 .07, p< .05, n.s.
Tabella 20. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando come tipo di eventi
solitamente partecipati quelli che presentano un tema che interessa.
Come detto nella prima parte del capitolo, l’evento culturale è qui visto come
un momento all’interno di una catena partecipativo-conoscitiva. Quindi, si è
considerato fondamentale analizzare in un primo momento le differenze
riscontrate tra i gruppi sulla base della tendenza a continuare a documentarsi
70
dopo aver partecipato all’evento (domanda 6 del questionario): poiché nessuno
ha affermato di non documentarsi mai al di fuori dell’evento, i gruppi di
confronto considerati sono stati tra quanti hanno indicato una ricerca costante
e quanti invece saltuaria. Si sono rivelate significative le differenze su tutti e
tre i fattori.
Successivamente si è considerato il tipo di informazioni raccolte. Anche in
questo caso si sono ritrovate differenze significative, come mostrato nelle
tabelle riportate di seguito.
Continua a documentarsi in seguito all'evento?Sì Qualche volta
Fattore Media d.s. Media d.s.1 5.53 1.05 4.00 .66 .000, p< .052 4.65 1.12 3.90 1.07 .005, p< .053 2.23 .87 2.98 .92 .001, p< .05
Tabella 21. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “documentarsi in
seguito all’evento”
Raccogliendo informazioni sugli artisti?Sì No
Fattore Media d.s. Media d.s.1 4.90 1.30 4.16 .78 .004, p< .052 4.61 1.22 3.79 .88 .001, p< .053 2.59 .96 2.92 1.02 .147, p<.05, n.s.
Tabella 22. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “raccolta d
informazioni su gli artisti che hanno partecipato all’evento”
Raccogliendo informazioni su eventi collegati?Sì No
Fattore Media d.s. Media d.s.1 4.62 1.21 4.42 1.03 .459, p< .05, n.s.2 4.62 .78 3.84 1.23 .002, p<.053 2.52 1.00 2.94 .97 .06, p< .05, n.s.
Tabella 23. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “raccolta di
71
informazioni su eventi collegati”
Raccogliendo informazioni sul tema dell'evento?Sì No
Fattore Media d.s. Media d.s.1 4.44 .84 4.61 1.45 .550, p< .05, n.s.2 4.10 1.10 4.30 1.17 .435, p<.05, n.s.3 2.65 1.17 2.94 .63 .163, p< .05, n.s.
Tabella 24. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “raccolta di
informazioni sul tema dell’evento”
L’ultimo studio sulle differenze ha riguardato l’assunzione di ruolo: i due
gruppi individuati rappresentano la distinzione tra le opzioni “spettatore” o
“fruitore” (tabella 25). Fra quelle fornite nel questionario, queste due
alternative di risposta rappresentano la quasi totalità delle scelte espresse dal
campione (67 ossia l’83,8% del totale). In questa occasione si sono ritrovate
differenze significative in riferimento a tutti è tre i fattori individuati
nell’analisi fattoriale.
Quale ruolo sente di aver avuto nell'evento?Spettatore Fruitore
Fattore Media d.s. Media d.s.1 3.85 .62 5.07 1.12 .000, p< .052 3.41 1.10 4.50 .71 .000, p< .053 3.19 .67 2.41 1.00 .000, p< .05
Tabella 25. Differenza tra le medie dei due gruppi considerando la variabile “ruolo avuto
nell’evento”
6. Commento dei risultati
Come detto, l’obiettivo che ci ha spinto a somministrare un questionario è
stato raccogliere delle informazioni utili a tracciare un profilo del partecipante
72
(come vedremo dopo, fruitore) all’evento FuturoPresente. La
somministrazione è avvenuta nel contesto di questa iniziativa culturale, perciò
il commento è in primo luogo riferito alle conclusioni che è possibile trarre in
relazione al Festival. Ma le riflessioni conclusive, che muovono dalle
premesse teoriche esposte nei primi quattro capitolo passando attraverso i
risultati dall’analisi dei dati, spostano il discorso di su un piano –meta: un
piano che ci permetta di offrire la nostra risposta all’interrogativo su quale sia
(o possa essere) il ruolo dell’evento culturale all’interno del sistema delle
comunicazioni25.
7. Chi viene coinvolto nell’evento? Un possibile profilo
Il profilo di chi ha preso parte a FuturoPresente si caratterizza innanzitutto per
essere giovane (con un’età compresa tra i 18 e i 37 anni)26. Ha interessi
soprattutto nel campo dell’arte e della musica di cui segue con una certa
regolarità eventi che poggiano su queste forme espressive. Di particolare
interesse è il fatto che il fruitore modello scelga come criterio di orientamento
all’interno del panorama dell’offerta culturale l’interesse suscitato
dall’iniziativa: non esprime una sensibilità circostanziata ad un particolare
tema o argomento, ma è una persona attenta a cogliere le opportunità di
partecipare ad un dibattito, o meglio ad un momento significativo nel segno di
ciò che nel momento considera importante o che lo incuriosisce al punto da
spingerlo alla partecipazione: non più la figura dell’appassionato sempre
presente su di un particolare sfondo tematico, ma quella del poliedrico agente
25 Questo secondo livello verrà affrontato nel capitolo conclusivo.26 La variabile di genere non ha mostrato effetti significativi: più che membri di due gruppi classicamente contrapposti nelle ricerche psicosociali, il fruitore e la fruitrice si caratterizzano per essere attori sociali.
73
sociale che costruisce, negozia e ridefinisce la propria identità e il proprio
esser-ci nel mondo attraverso un continuo processo di scelta che esprima il
proprio stile di vita (Secondulfo, 2001, p. 36). Questo può essere visto come
un’espressione di attenzione verso questa forma di media-zione nella
costruzione di conoscenza, dando sostegno all’idea che vede le iniziative
culturali come momenti a cui l’attore sociale cerca di dare continuità e senso.
Sempre in questa direzione possono essere letti i dati riguardanti la ricerca di
informazioni oltre la contingenza dell’evento: il fruitore manifesta un interesse
(anche se non per tutti costante) verso la raccolta di ulteriore materiale che
continui e approfondisca l’esperienza che ha vissuto: l’evento è allo stesso
tempo il risultato di una curiosità (verso un tema, una situazione) e fonte di
curiosità. Questo credo sia quanto dovrebbe presupporsi ogni iniziativa
culturale: fare sì che sia vissuta come un momento creatore.
Passando a parlare del vissuto del fruitore, si può osservare come un vissuto
positivo (primo fattore) sia il risultato del piacere provato durante l’evento:
piacere che deriva sia dal vedere le opere dal vero, da quanto si sente
coinvolto e dall’intensità delle emozioni positive (piacere, divertimento,
eccitamento) cui questo porta. Per la percezione e il vissuto di coinvolgimento
sono invece importanti aspetti dell’evento quali la sua stimolazione alla
riflessione e quanto il fruitore percepisca di ricoprire un ruolo attivo nel
momento. Dimensioni critiche per il vissuto nell’evento sono invece la
percezione di emozioni quali malinconia, noia e inquietudine. Da quanto
emerge dai risultati, il profilo che si sta tracciando vede un fruitore che
esprime un vissuto positivo dell’evento, in cui si sente coinvolto e in cui gli
aspetti di criticità sono limitati.
Scendendo nel particolare, tra quanti sono stati intervistati, chi mostrava tra i
propri interessi musica e arte (qui intesa nelle sue varie forme espressive),
74
esprimeva valutazioni significativamente più positive del vissuto e del
coinvolgimento; allo stesso tempo indicava minore impatto di elementi critici
sulla propria esperienza di fruitore.
FuturoPresente è stato fonte di emozioni positive in particolare per chi
solitamente vive il dopo-evento come un momento in cui continuare a
raccogliere informazioni: per chi cioè è mosso nel proprio agire (e
partecipare) dalla curiosità. Chi ha espresso al riguardo un interesse indirizzato
al tenersi aggiornati su eventi culturali collegati ha mostrato punteggi di
coinvolgimento decisamente più elevati: anche questo può essere interpretato
come sostegno all’immagine dell’evento culturale come tappa in un percorso
di costruzione.27 Una domanda integrativa che avrebbe offerto informazioni
utili, avrebbe potuto riguardare l’immagine che le persone avevano
dell’evento: è presente la componente della socializzazione o il vissuto è
fortemente legato alla dimensione della crescita (produzione) di conoscenza?
E che cosa è possibile dire riguardo al ruolo? Nella penultima domanda del
questionario si chiedeva quale fosse il ruolo che l’intervistato aveva sentito di
ricoprire nel partecipare. L’alternativa “protagonista” è stata inserita per dare
voce al vissuto che si associa solitamente all’attore sociale nel contesto
attuale: un attore che cerca momenti di espressione di Sé. Questo ruolo non è
stato percepito: forse in parte come risultato di una domanda poco chiara nella
formulazione. Forse, però, anche un’altra ragione può essere ipotizzata per
chiarire questo risultato: in una società basata sull’offerta e il consumo le
persone tendono ancora a percepirsi attivi nel campo della selezione e non in
quello della produzione (per usare un termine mediale) o creazione (usando un
termine psicosociologico). Gli eventi di oggi, e tra questi sicuramente sta
FuturoPresente, si caratterizzano per proporsi come delle meta-narrazioni che
27 Costruzione di senso e di identità: questa considerazione verrà ripresa nel capitolo conclusivo.
75
trovano forma situata per bocca di quanti li partecipano. La persona percepisce
quindi il proprio ruolo in termini di fruitore.
Nel capitolo successivo si cercherà di allargare la portata di queste
osservazioni per arrivare a tracciare il ruolo dell’evento culturale nella
comunicazione considerandone i risvolti sulla produzione di senso,
sull’identità e sul progetto vita nel mondo d’oggi.
Capitolo 6. Conclusioni
1. Evento – Senso - Identità
A questo punto è il momento di tirare le fila del discorso. In ultima
analisi, che cosa è un evento culturale? Che cosa rappresenta il vissuto cui fa
da cornice? E infine, cosa mette in gioco di se stesso chi vive l’evento?
Decidere di prendere parte ad un evento è un viaggio. E lo è su più livelli: a
livello di significato, vista l’attività creatrice in cui continuamente siamo
impegnati; un viaggio nella società, rappresentata dai volti e le menti delle
persone che ne prenderanno parte; un viaggio nell’espressione del Sé e delle
proprie identità. Ed infine, un viaggio nel suo significato più fisico: la strada, il
percorso che superiamo per raggiungere quel momento, un viaggio fatto di
76
aspettative e curiosità. E proprio il viaggio lungo e sulle strade può essere
un’immagine particolarmente utile nel guidarci a ripercorrere quanto detto
attorno all’evento culturale per aprirne il significato oltre la particolare
espressione di FuturoPresente.
La prima cosa che incontriamo nel nostro percorso è anche quella che ci mette
in moto: l’evento culturale. La curiosità che nasce nel momento in cui
veniamo a contatto con una iniziativa. Può essere attraverso la comunicazione
dell’evento curata dall’organizzazione stessa, attraverso il passaparola, tramite
un evento anteriore che lo pubblicizzava. Ma quel che ci attira e ci spinge a
prenderne parte è la curiosità di quel che potrà essere: un evento significativo
è un evento che si struttura come meta-narrazione in cui è il repertorio
narrativo della persona ad essere protagonista. Osservando il contesto sociale
attuale, e facendolo con il sostegno di numerosi autori (Semprini, 2003;
Lazzarini, 1999; Chiurazzi, 2002; Secondulfo, 2001; Vattimo, 1983), non
possiamo che trovare conferma alla riflessione che vede il contemporaneo
come figlio del crollo dei grandi paradigmi narrativi, delle grands récits come
direbbe Jean-François Lyotard. Questo crollo, che è una rinuncia, se da una
parte ha aperto all’Uomo una nuova possibilità di essere (cioè la possibilità di
essere molteplice), dall’altro l’ha lasciato a navigare in un mare in tempesta: la
ricerca di significati e senso, nell’esistenza come nelle singole azioni, è in
continuo subbuglio e non trova mai un punto fermo. O meglio, non ha mai un
punto fermo: “non trova mai un punto fermo” è una formula che nega quanto
detto sul crollo dei grandi paradigmi storico-filosofici come progetti totali
appoggiando una forma di realismo puro. La dimensione temporale sembra
schiacciata nel presente, con il sacrificio di passato e futuro. Il termine di
confronto è il momento. Se prima il senso e il significato erano visti nel
77
complesso di una vita dove la maglia del ruolo sociale che si ricopriva era ben
più visibile, ora l’individuo vive e si realizza in una serie di attimi. Gli è
richiesta una continua riconferma di ciò che vuole e ha scelto di essere. Ecco
perché parlare di progetto di vita è ormai difficilmente sostenibile: prima di
tutto perché si dovrebbe supporre un percorso lineare dell’esistenza che è
scomparso; e in secondo luogo perché ci dovrebbero essere dei modelli forti
(fondamento e risultato di ruoli altrettanto forti) che le persone, seppur non
scorgendone le conseguenze e il peso della responsabilità derivate, hanno da
tempo rigettato: responsabilità che deriva dall’essere chiamato a fondamento
di se stesso.
Ma se la fatica per non oltrepassare la frammentazione e dissolversi nella
frantumazione del vivere aumenta, è anche vero che l’assenza di stabilità
provoca un senso di euforica libertà (Chiurazzi, 2002, p. 26). Perché si ha la
possibilità di sperimentare e di poter rinegoziare radicalmente il proprio essere
in ogni momento.
L’evento culturale può rappresentare proprio questo: la ridiscussione
nell’attimo di tutta l’esperienza del soggetto. Il tema che ci incuriosisce, che ci
attira all’evento è l’incipit di una narrazione che, a differenza del passato, non
segue più una strada segnata. Il tema non è più un confine: il tema stimola i(l)
nostri(o) interessi(e). Nell’evento culturale la forma prevale sull’energia (come
visto nella teoria comunicativa di Braga): l’evento culturale è un’immagine
che fa nascere un racconto. In questa immagine e in questo racconto, e
nell’interpretazione (Heidegger, 1959; Gadamer, 1989) l’individuo gioca il
proprio Sé e le proprie identità.
Prima abbiamo detto che la curiosità ci mette in moto. Ma cosa si
intende con quel ci? Ebbene, con quel ci si intende gli attori sociali: sullo
78
sfondo del contesto macrosociologico si muovono gli attori sociali (cfr.
Boudon, 1984). E lo fanno avvalendosi delle proprie risorse e del proprio
bagaglio di significati con cui danno forma ai propri desideri, aspirazioni. E
alla propria identità che, come detto prima, è sempre più alla ricerca di senso:
identità e problema di senso sono due questioni che procedono di pari passo.
Con l’abbandono delle grandi narrazioni sono crollate anche le strutture di
ruolo stabili. Il Sé contemporaneo non si concilia più con il concetto di
stabilità: il Sé contemporaneo è fluido (Semprini, 2003), come dice Giddens,
“è una narrazione che corre” (in Semprini, 2003, p. 67) che cerca
continuamente nuove forme e nuovi canali espressivi. Ecco allora che vedendo
l’evento come un tratto di una catena partecipativo-conoscitiva questo
potrebbe avere il ruolo di permettere un recupero di senso di direzionamento
della propria vita (Secondulfo, 2001). Da questo una certa fiducia nel tracciare
dei legami di senso, che manterrebbero il carattere di istanze negoziate, ma
che nondimeno offrirebbero una chiave per dare ordine al flusso incessante e
sempre più abbondante di significati: un senso ancora ricostruito nel tempo,
ma in cui rivedere maggiormente il proprio agire.
Eccoci dunque all’ultima tappa del percorso: si profila il luogo dove
prende vita l’evento culturale. Dove prende letteralmente vita: perché si nutre
ed è animato da chi lo partecipa, è l’insieme di quanti ne sono coinvolti a
tracciarne la sagoma e a stabilirne l’im-portanza. L’evento offre un contesto
comunicativo parzialmente mediato in cui una situazione (parzialmente)
strutturata è negoziata, validata e costruita dagli attori sociali in interazione
sulla base di una convergenza di interessi28.
28 Questa considerazione è alla base della scelta di presentare nel questionario una domanda sugli interessi e non orientata a raccogliere informazione di carattere socioeconomico. Questo si ricollega inoltre alla neo-tribalizzazione che contraddistinguere la società attuale (Zorino, 2006; Abruzzese, 2001).
79
L’evento quindi come concentrato di energia che attraverso l’attività delle
persone coinvolte mira all’espressione di un tutto organizzato. Un tutto
organizzato che può essere pensato come una scheggia di senso che trova un
fondamento nella mediazione del passato nel presente e che permette il
recupero di una dimensione temporale orientata al futuro: l’evento culturale
come elemento di una catena, in cui il senso costruito si sposta di momento in
momento. Movimento che può essere rappresentato, immaginato nello
scorrere della catena attraverso la congiunzione degli anelli.
Appendice 1. Questionario
Facoltà di Psicologia
QUESTIONARIO
“VIVERE L’EVENTO”
Gentile Visitatore,
Le saremo grati se Lei potesse dedicare un po’ del Suo tempo per compilare il
questionario. Lo scopo non è quello di misurare alcun tipo di abilità o di
80
conoscenza, ma capire capire come è stato da Lei vissuto l’evento cui ha
appena partecipato. I dati raccolti saranno utili ai fini di una ricerca che vuole
studiare il ruolo dell’evento culturale nella comunicazione.
Le garantiamo, inoltre, l’assoluto anonimato.
La ringraziamo anticipatamente per la Sua gentile collaborazione alla ricerca.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA
DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA GENERALE
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA
DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA GENERALE
Via Venezia, 8 - 35131 Padova - Tel. (049) 8276501 / 02- FAX (049) 8276600
DATI PERSONALI
1. Genere M F 2. Età_________
3. Interessi Arte Sport Musica (quale genere principalmente) Altro Tecnologie Lettura
81
Visita dell’evento
4. Quante volte ha visitato eventi legati all’arte negli ultimi 12 mesi?
neanche una da 1 a 3 da 4 a 6 da 7 a 9 oltre i 10
5. Di solito, a quale tipo di eventi partecipa?
arte moderna e contemporanea non ho una tipologia prevalente teatro quelli che ospitano artisti che già conosco incentrati sulla musica (festival, serate,…) quelli che presentano un tema che mi
interessa che consentono un’interazione con le opere altro
6. In seguito all’evento continua a documentarsi?
Sì No Qualche volta
7. In che modo?
Ricercando info sugli artisti Ricercando altre info su tema evento
Rimanendo info su eventi collegati Altro
8. Con chi è venuto all’evento?
Da solo/a Con Amici/ Conoscenti Altro Con il Partner/ Coniuge Con la Famiglia
9. Il nome dell’evento la aiuta a ricostruire il messaggio che vuole essere comunicato?
SI NO
10. Quale atteggiamento Le suscita l’arte?
curiosità delusione indifferenza entusiasmo scetticismo divertimento stupore noia
11. Come è giunto a conoscenza di questo evento, tramite…
Amici Internet
82
Pubblicità ( stampa, locandine, cartelloni
etc…)
Incontro occasionale
Partecipazione ad altri eventi Interesse personale Altro
12. Quali sono i motivi che l’hanno spinta a partecipare a questo evento?
( Esprima una valutazione sull’importanza delle seguenti quattro motivazioni, barrando con una
crocetta il valore corrispondente 1= per niente, 7 =moltissimo)
Vedere le opere dal vero…1 2 3 4 5 6 7
Il piacere che provo durante
l’evento…1 2 3 4 5 6 7
L’interesse per l’artista…1 2 3 4 5 6 7
Il desiderio di arricchimento
culturale…1 2 3 4 5 6 7
Il format dell’evento…1 2 3 4 5 6 7
Il tema dell’evento1 2 3 4 5 6 7
13. Quanto si è sentito coinvolto nell’evento?
Per niente Moltissimo1 2 3 4 5 6 7
14. In che modo si è sentito coinvolto?
( Esprima una valutazione sull’importanza delle seguenti quattro motivazioni, barrando con una
crocetta il valore corrispondente 1= per niente, 7 =moltissimo)
Sento di essere stato importante
per la realizzazione dell’evento1 2 3 4 5 6 7
Ho provato delle emozioni… 1 2 3 4 5 6 7Mi ha fatto riflettere… 1 2 3 4 5 6 7Insieme ad artisti, ideatori e
realizzatori sento di aver avuto
un ruolo attivo nell’evento
1 2 3 4 5 6 7
83
15. In generale, è stato/a soddisfatto/a della partecipazione?
Molto Abbastanza Poco Per nulla
16. Quanto è importante per Lei l’ambiente dove ha luogo l’evento?
Molto Abbastanza Poco Per nulla
17. Tra i seguenti aspetti, quale crede abbia inciso maggiormente sul grado di piacevolezza
dell’evento?
( Numerare le seguenti risposte dalla più importante alla meno importante utilizzando i codici da
1 = più importante a 9 = meno importante, in corrispondenza dei puntini)
Organizzazione… Acustica…
La possibilità di confrontarmi con artisti e autori
di livello internazionale…
Spessore degli interventi…
Sentire di avere un ruolo attivo nel
partecipare…
Accoglienza del personale…
Offerta materiale informativo ( promozione di
eventi collegati, info sugli artisti,…)
L’interazione con artisti e opere…
Altro…
18. Quale ruolo sente di aver avuto nell’evento?
Spettatore Fruitore
Protagonista Altro
19. Come valuta l’esperienza della visita? Ho provato: ( Valutare tutte le parole, in maniera
spontanea e immediata, barrando con una crocetta il valore corrispondente 1= per niente, 7
=moltissimo)
Stupore 1 2 3 4 5 6 7
Piacere 1 2 3 4 5 6 7
Malinconia 1 2 3 4 5 6 7
Benessere 1 2 3 4 5 6 7
Godimento estetico 1 2 3 4 5 6 7
Noia 1 2 3 4 5 6 7
Divertimento 1 2 3 4 5 6 7
Interesse 1 2 3 4 5 6 7
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Eccitamento 1 2 3 4 5 6 7
Inquietudine 1 2 3 4 5 6 7
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