COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA
LASFIDASFIDA
LA
IL CAMPIONE E L’UMILTÀDINO ZOFF
IL SUO POSTO AL SOLEPATRIZIO RISPO
UNA VITA DA DIRETTOREANTONIO SASSO
ETON: IL SUO SUCCESSOCIRO COZZOLINO
FOTO MOSCA
numero 7 del 03 Marzo 2019La Città - La Squadra – Gli EventiLa Città - La Squadra – Gli Eventi
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3
di Giovanni Gaudiano
L’ EDITORIALE
Al San Paolo con la Juvepensando al Salisburgo
nizia stasera una settimana Iimportante per il Napoli di A n c e l o t t i . A r r i v a l a Juventus a l San Paolo, s i
giocherà per il morale, per dare
una gioia ai tifosi e forse per
cambiare un'inerzia che dura da
troppi anni. La gara con i
bianconeri è sempre molto
sentita, si sperava di essere più
vicini in classifica per provare a
creare qualche preoccupazione
ad una squadra costruita anno
per anno con investimenti
importanti, che però anche
quest'anno potrebbe mancare
l 'obiettivo europeo se non
riuscirà a ribaltare a Torino il 2 a
0 subito dall'Atletico Madrid al
Wanda Metropolitano. Poi il
Napoli ospiterà giovedì i l
Salisburgo nella gara d'andata
degli ottavi di finale di Europa
League. È una
p a r t i t a d a
prendere con
l e m o l l e ,
ricordando il
d o p p i o
confronto con
la Lazio dello
scorso anno.
La squadra
azzurra dovrà giocare al meglio,
senza d istrazioni e senza
sprecare sotto porta per andare
avanti nella competizione. Una
vittoria con la Juve potrebbe
servire da lancio e potrebbe
confermare che le incertezze
degli ultimi tempi sono alle
spalle. Poi doppia trasferta:
ancora in terra emiliana, dopo
Parma, a Reggio Emilia per
affrontare il Sassuolo e quindi
ritorno di E.L. in Austria nella
splendida città
mozartiana; poi la
gara in casa con
l'Udinese prima
della sosta per la
nazionale. Ci si
a u g u r a p e r i l
momento che lo
stadio San Paolo
stasera e giovedì sia strapieno,
che la società faccia uno sforzo,
valutando il doppio impegno
ravvicinato, e che i tifosi non
f a c c i a n o m a n c a r e i l l o r o
s o s t e g n o. n c e l o t t i , p u r A
continuando nel suo lavoro
proiettato al futuro, sembra aver
oramai scelto, al netto delle
forzate assenze di Albiol e Mario
Rui, una formazione base da
m a n d a r e i n c a m p o c o n
c o n t i n u i t à . È n e c e s s a r i o
sostenerlo, considerando che
qualche giocatore appare logoro
p e r i t a n t i a n n i d i bu o n
rendimento e che il Presidente
dovrà decidere quale t ipo
d'investimento fare ad inizio
estate per tentare ancora una
vol ta l ' assa l to propr io a i
bianconeri.
4
‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi
Mensile a distribuzione Gratuita
Consulenza Amministrativa: Francesco MarchionibusStampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl
Progetto Grafico ed Impaginazione: Daniela AltrudaRedazione: Lorenzo Gaudiano, Bruno Marchionibus
Sede: Viale V. Lamberti - Trav. SpinelliArea Ex Saint Gobain - Caserta
Collaboratori: Marco Boscia, Marina TopaCon interventi di: Pier Paolo Cattozzi
Fotografie: Foto Agenzia MoscaIllustrazioni: Giancarlo Covino
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Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018
“NAPOLI” SARÀ NUOVAMENTE IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” DOMENICA 31 MARZO 2019
Numero 7 del 03 Marzo 2019
Direttore Responsabile: Giovanni Gaudiano
“NAPOLI” – IL SITO
'avevamo detto che saremmo arrivati anche sul web ed eccoci pronti a offrire il nostro lavoro a Ltutti coloro che volessero leggere, consultare in ogni momento la nostra rivista. Questo numero che oggi avete trovato in edicola è contemporaneamente visibile sul sito. Abbiamo cercato di offrire un prodotto chiaro, leggibile, attuale, aderente alla nostra formula volta all'analisi,
all'approfondimento. “Napoli” non ha la pretesa di sfidare chi si occupa della notizia momento per
momento, non è il nostro obiettivo. Al contrario pensiamo di poter offrire a tutti quelli che avranno la
NASCE: WWW.NAPOLIMAGAZINE.IT
bontà di seguirci dei servizi che consentano riflessioni, approfondimenti su quanto pubblicato sulla rivista
cartacea e che raccontino storie e in qualche caso diano magari delle indicazioni a chi volesse conoscere
meglio la città e gli eventi che vi si organizzano. Seguiremo la squadra con servizi di approfondimento ed
interviste. Il sito che nasce oggi offre anche la possibilità di entrare nell'archivio storico della nostra
pubblicazione. Nella gerenza sono presenti due indirizzi e.mail, ai quali potrete scrivere per suggerimenti,
richieste, informazioni, spiegazioni o quello che riterrete più opportuno. Troverete ovviamente “Napoli”
anche sui social. Un saluto a tutti ed un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno reso possibile
questo ulteriore sviluppo dell'iniziativa in così breve tempo. di Giovanni Gaudiano
dooa.it
7
IN PRIMO PIANO
9 Antonio Sasso - Una vita da Direttore
14 Caro Fulvio: ‘‘Stiamo sereni’’
17 Quando Zoff mi offrì un piatto bianconero
IN QUESTO NUMERO
VERSO NAPOLI - JUVE
20 Volpecina: il sinistro della presa di Torino
25 Fulvio Collovati: un campione del mondo
30 Napoli - Juve: Una rivalità infinita
33 Ancelotti ed Allegri dal centrocampo alla panchina
37 Napoli - Juve: La difficile sfida dei numeri
40 Al Circolo Nautico Posillipo si parla del Napoli
LA STRADA PER BAKU
45 Tutti a Salisburgo
48 Europa League: Si comincia al San Paolo
LA CITTÀ
51 Eton Textile: Dalla Campania all’Europa
56 Patrizio Rispo: L’anima di ‘‘Un posto al sole’’
9
Antonio SassoUna vita da Direttore
di Lorenzo Gaudiano
Al “Roma” si batte per tenere in vita una testata storica e l'idea di un giornalismo che resta alla base dell'informazione
Le pareti tappezzate di prime pagine di vecchia
data, riconoscimenti di ogni tipo sugli scaffali
tra coppe e targhe al merito, foto d'epoca con
personaggi famosi, pile di giornali e libri sulla
scrivania con il computer che occupa il posto un
tempo riservato alla macchina da scrivere.
“Tutto scorre”, diceva il filosofo Eraclito di
Efeso. Il tempo scorre inesorabile, l'evoluzione
procede incessante ma certe cose difficilmente
cambiano per davvero. La “sacralità”, ad
esempio, della stanza del direttore in una
redazione giornalistica non svanisce mai,
soprattutto con tutti questi richiami al passato.
Del resto, il Roma è la testata
giornalistica più antica del
M e z z o g i o r n o ,
un'importante componente
di una storia che dal 1862 ad
oggi ha per protagonista la
Napoli post-unitaria. Dalla
sede al numero 7 di Vico
Luperano, dove tutto ha
avuto inizio il 22 agosto di
quasi 157 anni fa, è a via
Chiatamone oggi che il cuore della testata
continua a battere, nonostante le difficoltà
dell'epoca governata dall'immediatezza del web
a discapito della cultura e, per rimanere in tema,
della carta stampata stessa. È proprio qui che la
parola passa al direttore Antonio Sasso, che
oggi mette la sua esperienza al nostro servizio
per rimembrare il passato, riflettere sulle
avversità del presente e guardare al futuro con
speranza e ottimismo. - Direttore, come si è
avvicinato a questa professione? «Ho scritto il
primo articolo a 17 anni. Avevo superato il
quarto anno del liceo scientifico al Vincenzo
IN PRIMO PIANO
10
Un giovane Antonio Sasso e Maradona Con Vincenzo Matarrese
Cuoco. Siccome mio padre era funzionario
della flotta Lauro ed io ero un grande
appassionato di calcio, chiesi di poter
collaborare con la redazione sportiva del
Roma e così iniziai dal basso, dalla Seconda
Categor i a . Era l a v ig i l i a de l mio
diciottesimo compleanno e ricevetti
l'incarico di seguire la sfida Calciatori
Porto-Anacapri. Arbitro era quell'Esposito
Liberato di Torre del Greco che fece una
nobile carriera tra Serie A e partite
internazionali, diventando in seguito
Presidente del Comitato Arbitri Regionale.
Quello fu l'inizio, poi la mia carriera
progredì. Il periodo lavorativo più bello per
me risale all'epoca di Maradona. Prima fui
capo della redazione sportiva di “Napoli
Notte”, poi passai a “Il Giornale di Napoli”
dove ho avuto tanti allievi come: Mario
Orfeo; Paolo Prestisimone; Gianfranco
Lucariello e Angelo Rossi». - Ha qualche
aneddoto di quel periodo da condividere con
noi? «Uno dei miei allievi, Angelo Rossi, era
diventato molto amico di Maradona. Dopo
la partita con la Sampdoria vinta dal Napoli
grazie proprio ad un gol di Diego, in
redazione stavamo chiudendo la prima
pagina del quotidiano con un titolo che
richiamava al rocambolesco colpo di testa
messo a segno dall'argentino. In quel
momento Angelo arrivò con Maradona, il
quale dichiarò che in realtà l'aveva spinta in
porta con il pugno. Un altro invece riguarda
l'ultima partita di Diego con la maglia del
Napoli. Dopo la sfida con il Bari, ai tempi in
cui ero direttore del Roma al Centro
Direzionale, il capo della redazione
sportiva di allora Francesco Degni si presentò con Maradona e per me fu
una grande gioia, perché tutti gli aneddoti legati all'argentino per me
hanno un sapore speciale». - Quanto è cambiata la professione di giornalista
sportivo dal passato ad oggi? «Nell'ultimo decennio c'è stata una rivoluzione.
Fare giornalismo sportivo prima significava frequentare ogni giorno
IN PRIMO PIANO
11
l'ambiente, adesso invece
c'è una lontananza con le
società di calcio dovuta
alla grande abbondanza di
p r o f e s s i o n i s t i e
all'immediatezza dei social
network. Ai tempi di
Maradona all'allenamento
presenziavano anche i
g i o rn a l i s t i , ch e c o s ì
potevano anche fa r s i
un'idea sulla formazione
che la Domenica sarebbe
stata schierata in campo
dall’allenatore di turno. Ora le porte sono
totalmente chiuse ed il nostro lavoro si
limita a quanto si può ammirare durante le
partite e alle conferenze stampa. Tornando
indietro a 50 anni fa, l'arbitro faceva persino
accomodare in campo in alcune occasioni i
giornalisti. Addirittura quando gli addetti
della società ospitante portavano il tè ai
giocatori, lo offrivano anche a noi». - La
carta stampata è in crisi da qualche anno. Una
fase superabile oppure i l
dominio del web si allargherà
ancora di più? «Sto lottando
c o n l a c o o p e r a t i va d e i
giornalisti del “Roma” per
tenere in vita la testata
giornalistica più antica del
Mezzogiorno. Si tratta di una
battaglia perché i giovani non
acquistano e non leggono il
quotidiano. Il presente è
nero, il futuro è nerissimo ma
secondo la teoria vichiana dei
corsi e ricorsi storici credo
nell'esistenza di una strada
per rivalutare la carta stampata. Per
esempio, si potrebbe riportare la notizia
qualche giorno dopo con opinioni di esperti
del settore e interventi di approfondimento,
cosa che i siti attualmente non fanno. Con il Presidente del CONI Giovanni Malagò
12
IN PRIMO PIANO
Q u a n d o m i r e c o
dall'edicolante della mia
zona la domenica, non mi
capita mai di incontrare un
g i o v a n e c h e s t i a
acquistando un quotidiano,
Alle scolaresche in visita
alla redazione chiedo se in
famiglia qualcuno legge il
quotidiano. Nel passato
qualcuno rispondeva mio
padre, ora al massimo si
parla dei nonni. Gli sviluppi
al momento sono negativi
ma da direttore di un
quotidiano cartaceo nutro
sempre grande speranza nel
futuro». - Un suo pensiero
sul nuovo corso della Figc.
«Dopo il disastro degli anni
precedenti, si è aperto
questo spiraglio con il
presidente Gravina ed il
Vicepresidente Sibilia, che
ho seguito sin da quando
giocava a calcio. Mi riempie di gioia vedergli ricoprire quel ruolo e
soprattutto alimenta la mia speranza nel futuro». - Da tifoso appassionato,
che momento sta vivendo il Napoli di De Laurentiis? «Il lavoro del
presidente va apprezzato perché consente tuttora alla tifoseria di avere
una squadra ad alto livello sia nazionale che internazionale. A mio parere
stiamo vivendo un momento negativo, considerando che con un grande
allenatore la squadra sta avendo difficoltà a ripetere i risultati della
passata stagione. Mi sono illuso in parte che potesse bastare la bravura di
Ancelotti, ma i limiti di questa rosa sono evidenti». - Cosa è cambiato con
Con il Vicepresidente vicario Cosimo Sibilia
13
l'arrivo di Ancelotti? «L'anno scorso il
Napoli ha incantato con il suo calcio-
spettacolo. Ancelotti invece è un
allenatore di vecchio stampo e più
pragmatico. Sta rivoluzionando lo schema
di Sarri, anche se noto finalmente che il
Napoli comincia ad avere un undici base». -
L'addio di Hamsik è il frutto di una
programmazione? «È da apprezzare il
comportamento del la società nei
confronti di Hamsik e v iceversa .
Impossibile rifiutare 27 milioni a 32 anni
(nove milioni per tre anni). Dispiace tanto perché il capitano ha dichiarato che ama Napoli e i
napoletani ma è stata comunque brava la società a monetizzare dalla sua cessione. Spero solo che
non stia nascendo un caso Mertens. Le sue prestazioni non sono sui livelli degli anni scorsi ed è
probabile che anche lui abbia avuto qualche contatto dall'estero, anche se la società non gli ha
aperto le porte». - Napoli-Juve è sempre una sfida molto sentita da tutto l'ambiente. Considerando che
qualche giorno dopo ci sarà la gara d'andata degli ottavi di Europa League, può rappresentare per il Napoli
rispetto al passato un fastidio verso quello che attualmente è l'unico obiettivo perseguibile?
«Sicuramente sarà una gara senza
significato in termini di classifica. Però è
sempre un big match che la tifoseria aspetta
con interesse. Io sarei per una maggiore
attenzione alla sfida di E.L. ma lo sfizio di
battere i bianconeri c'è sempre». - Il ricordo
più bello legato a questa sfida?«Ce ne sono
tanti. Ad esempio, la vittoria in Supercoppa
nel 1990 per 5 a 1 in un San Paolo pieno è uno
dei ricordi più belli che ho vissuto da
giornalista e tifoso. Anche il successo in
trasferta nell'anno del primo Scudetto fu
ricordevole. Vedere il napoletano Volpecina
segnare a Torino è stata una gran bella
soddisfazione».
Con Papa Francesco
Antonio Sasso con Fabian Ruiz
14
L’OPINIONE
Caro Fulvio "stiamo sereni"
di Pier Paolo Cattozzi
Caro Fulvio, stai sereno. Sì, proprio come Enrico Letta che fu Presidente del Consiglio e oggi dirige l'Istituto di studi politici di Parigi. Non spaventarti (so che già lo sei) per il paragone, ma Tu come Lui sei persona seria ed educata. Lo fu Lui
accettando lo sgambetto con battuta di un "amico", lo devi essere Tu
che dopo lo sgambetto sei stato sommerso di battute, per la verità, non
tutte consapevolmente pertinenti. È vero, Lui è un
Professore e Accademico che ha frequentato Università di
mezzo Mondo per mettere a disposizione del suo Paese il suo
sapere. Mi pare altrettanto vero che Tu, amico Fulvio, per il
tuo Paese hai alzato una Coppa del Mondo come Pelé (ai suoi
tempi si chiamava Rimet), Maradona e Cannavaro. Facile
dire che tutto quel che di prezioso custodisci lo hai portato al
massimo del valore non solo sportivo se, come ormai dicono
tutti, proprio il gioco del calcio è metafora della vita. Così ha
fatto Letta con quel che di prezioso ha messo nel suo
bagaglio di conoscenza anche se, al momento, si è fermato
solo (ovvio che si fa per dire!) a una Presidenza del Consiglio
e a un Seggio in Europa: "Chiaro che non finirà qui,
professore". Ho scelto questo parallelo politico-sportivo nel
considerare quanto il dibattito intorno a quese due primarie
categorie (la politica e lo sport) sia nel nostro Paese caduto in
basso. Meglio sarebbe a dire "precipitato", visto quanto
velocemente gli onnipresenti social prediligano le voci meno
serie e meno educate. Sul fatto delle competenze culturali
basti citare il dilagare delle fake-news. Caro Fulvio so bene
che dopo il Mondiale hai fatto anche molto altro e, ad
esempio, sei stato manager di imprese televisive e hai diretto TV
private fino ad arrivare alla RAI (credimi, non è poco e non è facile!).
Non hai il sacro fuoco della battuta come un Gene Gnocchi (comico dai
piedi buoni), né l'iconoclastico sorriso di Luca Bizzarri (montanaro di
Le Scusedi Fulvio Collovati:
‘‘Mi scuso se le frasi pronunciate
in chiusura di trasmissione a
‘‘Quelli del calcio’’, pure in un
clima goliardico, abbiano urtato
la sensibilità delle donne. Me ne dispiaccio, ma non era
mia intenzione offendere
nessuno, chi mi conosce sa
quanto io rispetti l’universo
femminile
A pagina 25 l’intervista a Fulvio Collovati
15
di origine, ma marinaio ligure per navigazione verbo forbita). Di
entrambi non devi avere nemmeno gli autori visto che sei scivolato di
brutto su una battuta e, perdipiù, facendo di ogni erba un fascio,
mescolando l'Inclita e la Profana. Facendo poi ricorso alla prima
persona dell'indicativo presente, hai vanamente consumato una sorta
di "imperativo categorico" più somigliante ad un istintivo sfogo che a
una sentenza definitiva. Fosse solo per solidarietà di classe (pedatoria,
s'intende) non era proprio necessaria la difesa d'ufficio della
Grande Carolina Morace (brava e intelligente in campo e fuori)
né quella della Dirigente Federale Milena Bertolini (un poco
meno brava come calciatrice, ma preparata come Dirigente e
preparatissima come allenatrice). Più che la fama poté il ......
Discorso a parte per quel che riguarda le frequentatrici degli
sgabelli e dei divani e divanetti TV, aduse più a mostrare il tacco
18 che la fiera consapevolezza del proprio patrimonio cognitivo
sul Gioco del Pallone e non solo. Quanto alle giornaliste, di
categoria e non, non vorrei sbagliare, ma ritengo di poter
ritenere che la più preparata (lo era anche in cronaca in
redazione) e autorevole sia Ilaria D'Amico, che non si
permetterebbe mai di dire a Gianluigi Buffon (il Campione del
mondo a Berlino) se uscire sui piedi di un lanciato CR7 con
falcata stretta o a gambe e braccia aperte. Inevitabile la censura
RAI, caro Fulvio, fattene una ragione considerando che si
tratta della più importante azienda culturale del Paese, forte di
professionisti e tecnici ammirati e invidiati in tutto il Mondo
tanto da garantirsi un posto fisso sul podio delle comunicazioni
internazionali. Chiaro che i migliori frequentano più gli studi e
i laboratori che non l'Ufficio Censura pressoché perennemente
intasato non solo per il regolamento di conti interni, ma anche e
soprattutto grazie all'attenzione degli "esperti" che ogni Stagione
politica accredita (secondo diritto!) in via Mazzini. Chissà quanti,
immagino, "stai sereno" avrai ricevuto dentro e fuori dagli studi. Sappi,
comunque, che tu sei e sarai per me, ora e sempre, il mio Campione del
Mondo preferito (insieme a Pelé, Maradona, Cannavaro e qualche
altro appena, ma pochissimo, più sotto di Voi). Se lo conosci,
presentami Enrico Letta: ci tengo a incontrare persone serie ed
educate. Lunga vita a "Quelli che il calcio", quello dallo zoccolo duro,
quello con Collovati. Con immutata stima (e smettila di dire che non
hai Amici!) un caro saluto a te e alla tua bella famiglia.
PS - TATTICA s. f. ...
comportamento abile e
accorto, necessario in
determinate circostanze
per ottenere da altri quel
che si desidera (Devoto-
Oli). Chi meglio di una
donna. O no?
Elena Santarelli: ‘‘Se avesse detto:
«Preferisco che alcune
persone che non si
intendono di calcio non
esprimano pareri sulla
tattica», sarebbe stato
meglio’’
17
TESTIMONE DEL TEMPOdi Mimmo Carratelli
Quando Dino Zoff
Bearzot, Pertini e le loro pipe
'ultimo giorno di febbraio, LVinic io ha spento 87 candeline e Dino Zoff, nella sua casa romana, ne ha spente 77. Il
vecchio, brontolone friulano, quanti
r i c o r d i ! I l p o r t i e r o n e m a i
spettacolare, ma essenzia le,
campione del mondo a 40 anni dopo
avere inchiodato sulla linea di porta
il colpo di testa del brasiliano Oscar
aprendo la strada, con i gol di
Pablito, alla finale di Madrid sotto
la pipa di Pertini e davanti al viso
ancora più scavato dall'emozione di
Enzo Bearzot, l'altro friulano,
a r t e f i c e d i u n c a m p i o n a t o
memorabile con la squadra azzurra
più bella. Cinque anni napoletani,
passato alla Juve mi offrìun piatto bianconero
dal 1967 al 1972, per Dino Zoff, 143
presenze di cui 141 di fila mentre
invecchiavano in panchina Pacifico
Cuman, un pel di carota di Varese di
sette anni più anziano di Zoff, e
Marcello Trevisan, un vicentino di
Pontecchio, alto appena 1,73, che
riuscì a giocare sette partite perché
il Dinosauro si fermò per un
infortunio. Capitò a metà marzo del
1972 quando, in allenamento, Zoff
mise il piede in una buca. Frattura
del perone, 40 giorni di gesso.
18
TESTIMONE DEL TEMPO
Zoff para il colpo di testa di Oscar
Dino Zoff al Napoli
Goriziano di Mariano del Friuli, classe 1942, Zoff
era costato al Mantova 30 milioni nel 1963 dopo
che aveva giocato due anni a Udine. Quattro anni
dopo il Napoli lo prese dal Mantova per 120
milioni, dando anche il portiere Bandoni. Zoff
debuttò al “San Paolo” in un'amichevole contro
l ' Independiente con
parate prodigiose. Fu
battezzato “Nembo Kid”.
“Che esageraz ione”
c o m m e n t ò . S e r i o ,
s i l enz ioso, con due
grandi mani, diceva:
«Sono un uomo dei
c a m p i , s o n o u n
contadino, parlo poco.
Da ragazzo mi sono già
sent ito un uomo di
mezza età». u ceduto F
alla Juventus in cambio
di Carmignani più 320
milioni. Andai a trovarlo
a Torino alla vigilia della
partita che il Napoli di
Vinicio perse 1-2 col gol
decisivo di Altafini ,
passato anch'egli alla
Juve dopo g l i ann i
azzurri, e Zoff parò un
gran tiro di Juliano
quando il match era
sull'uno a uno. a moglie L
Anna aveva nostalgia di
Napoli, della bella casa in via Petrarca spalancata
sull'azzurro del golfo. Dino mi disse: «Mi sarebbe
piaciuto restare a Napoli. Non ho fatto nulla per
passare alla Juve. Hanno fatto tutto gli altri». Mi
raccontava: «Con le mani che ho, se non avessi fatto
il portiere di calcio, avrei fatto il contadino. Avrei
potuto fare anche il motorista. Mi piaceva e le mani
erano buone per farlo. I motori mi sono sempre
piaciuti e mi sono sempre piaciute le mani sporche
19
di grasso che frugano nei cuori delle macchine. Ho lavorato in una officina, a Mariano, il mio paese.
Lavoravo per trentamila lire al mese, per il resto mi buttavo nel calcio. Mangiavo più mele che il resto. Non
c'era tanto da scialare a quei tempi». pranzo, Dino mi fece uno scherzo dicendo alla moglie di preparare A
un piatto speciale per me. Quando il piatto arrivò in tavolo mi accorsi che si trattava di pesce in bianco e
olive nere. I colori della Juventus!
‘‘Ho sempre desiderato
essere portiere, forse perché in
campo il portiere è un uomo solo ed
a me piacciono gli
sport individuali
20
PAGINE AZZURRE
Giuseppe Volpecina: il sinistro che �rmò la presa di Torino di Bruno Marchionibus
Nato a Caserta, cresciuto nelle giovanili del Napoli resterà nella storia della società azzurra per il suo
attaccamento alla maglia e per quella rete che siglò il risultato nel 1986
9 novembre 1986. Dopo 29 anni il Napoli, guidato da Maradona, torna a battere la Juventus al Comunale, in una sfida che si rivelerà poi fondamentale nel
percorso verso il primo storico Tricolore
partenopeo. A mettere il sigillo sul successo
napoletano, dopo che le reti di Ferrario e
Giordano avevano ribaltato il vantaggio
bianconero di Laudrup, è il sinistro di
Giuseppe Volpecina, terzino sinistro cresciuto
tra Casertana e Napoli ed a Napoli tornato per
volere di Allodi nell'estate dell'86, giusto in
tempo per laurearsi Campione d'Italia, che
grazie a quel gol, in quel pomeriggio
d'autunno, entra di diritto in una delle pagine
più belle del romanzo della storia azzurra.
Giuseppe, non possiamo che partire dall'1 a 3
del 9 novembre '86. Che ricordo ha di quel
giorno? «Un ricordo bellissimo; quella al
Comunale fu una giornata indimenticabile
che ci regalò una vittoria decisiva, non solo
per i punti conquistati sul campo ma anche dal punto di vista del morale. Il 9 novembre '86,
insomma, è una data che non si potrà mai dimenticare». Fu il riuscire a battere la Juve nello scontro
diretto, dunque, che vi diede la consapevolezza definitiva di poter vincere il campionato? «Sì, ma tale
consapevolezza non venne solo dalla vittoria in sé e dai due punti guadagnati, ma anche e
soprattutto dal fatto che portammo a casa il risultato vincendo in maniera schiacciante,
dominando e creando almeno dieci palle gol, con Tacconi costretto in più di un'occasione agli
straordinari. Quella Juve era una squadra molto forte, ma noi scendemmo in campo desiderosi di
21
PROFILI
conquistare la vittoria, e demmo una
dimostrazione di forza nel riuscirci
nonostante lo svantaggio». Passando alla
sfida tra Napoli e Juve in programma il 3 marzo,
che partita si aspetta? «Assisteremo
sicuramente ad una bella sfida; al San Paolo i
match tra queste due squadre hanno sempre
regalato spettacolo. Partita difficile sia per
gli azzurri che per i bianconeri, alla quale
però è un peccato arrivare con un tale gap in
classifica, che permette alla Juve di poter
anche perdere senza veder messo in pericolo
il proprio primato. Ci fosse stato qualche
punto in meno di distacco, infatti, una
vittoria del Napoli avrebbe potuto
significare una riapertura del campionato,
ma bisogna essere sportivi ed ammettere
che gli uomini di Allegri sono un'ottima
squadra e stanno meritando questo primo
posto». uò essere proprio il notevole distacco P
in classifica dai bianconeri la causa della scarsa
affluenza di pubblico al San Paolo dell'ultimo
periodo? È sicuramente uno dei motivi. Il «
campionato ormai chiuso non invoglia i
tifosi ad andare allo stadio, e tra l'altro a
causa dell'alto numero di partite disputate
per molti seguire la squadra da vicino
rappresenta una spesa notevole, anche se
ultimamente c'è stata una diminuzione del
costo dei biglietti. C'è anche, a dire il vero,
un po' di contestazione contro la società,
così come è da considerare che ad oggi, con
la possibilità di guardare le partite in TV, c'è
chi preferisce la comodità di casa. Infine,
anche se in piccola parte, possono influire
anche le condizioni non ottimali dello
stadio». ornando al Napoli del primo T
Scudetto, quella squadra era forte, oltre che dei
tanti fuoriclasse acquistati da Ferlaino, anche di
molti giovani napoletani provenienti dal vivaio.
Secondo Lei, che tra l'altro ha lavorato per anni
coi giovani, investire nel settore giovanile
potrebbe essere il modo giusto per colmare nei
prossimi anni il gap con la Juve? Investire «
sulle giovanili è sempre importante, anche
perché avere in squadra ragazzi formatisi in
casa permette di risparmiare molti soldi,
però c'è da dire che in tutti questi anni la
società non ha mai mostrato l'intenzione di
22
Volpecinaracconta quell'impresa
“Ogni tanto si avvicina qualcuno e mi dice
che quel giorno era a Torino, e poi mi
racconta il gol. Comincio a pensare che avrei
dovuto segnarmi tutti i loro nomi in questi
trent'anni, perché non c'erano così tanti
napoletani allo stadio
“Sono un uomo fortunato a cominciare da
quel gol, nato dall'egoismo di Andrea
Carnevale: che parte e non la scambia con me
nonostante gli avessi chiamato il pallone, e
poi è costretto a darmela. Se avesse passato
prima, cambiava tutto, e si sarebbe ritrovato
solo davanti alla porta. Invece , ha
tergiversato e per questo finisco in
fuorigioco. Alla fine, sul limite dell'area,
finalmente, la tocca, io mi fermo e tiro
“Dopo il gol, non vedevo l'ora che l'arbitro
fischiasse la fine. Correvo e sapevo di aver
fatto una cosa importante, non pensavo,
però, che durasse tanto
“Il ricordo più bello di quell'anno rimane
quello legato al pullman che ci portava allo
stadio per la partita con la Fiorentina, c'era
tutta la città per strada. Ricordo un fiume di
macchine e sopra la gente che ci camminava
sopra per toccare il pullman
PAGINE AZZURRE
23
metter su un centro sportivo ad hoc per il
proprio settore giovanile, cosa che invece
hanno quasi tutte le big in Italia e in
Europa». ei tornò a Napoli per volontà di L
Allodi, conquistato dalla perfetta marcatura che
riservò a Maradona in un Pisa-Napoli. È
d'accordo con chi sostiene che non esistono più i
difensori di una volta o i l gioco si è
semplicemente evoluto causando modifiche
n e l l ' i n t e r p r e t a z i o n e d e l r u o l o ?
«Personalmente ho avuto modo di giocare a
zona fin da subito, però mi è capitato anche
di disputare partite in cui mi venivano
affidate marcature ad uomo, come nel caso
di Diego. Adesso sicuramente ai difensori
v i e n e r i ch i e s t o m a gg i o rm e n t e d i
partecipare alla manovra, però è anche vero
che gli attaccanti avversari vanno marcati,
perché giocare a zona non vuol dire lasciare
l'uomo libero; molte volte, ad oggi, capita di
vedere giocatori in area soli con il marcatore
distante due metri, cosa impensabile nel
calcio di una volta. I difensori attuali sono
migliorati nel far girare la palla e nel
partecipare al gioco ma sono, in generale,
peggiorati nella marcatura; diciamo che a tal
proposito ci sarebbe da lavorare un po'». a D
ex terzino sinistro, crede che Ghoulam possa
tornare ad esprimersi sui livelli precedenti al
doppio infortunio? Ghoulam si è infortunato «
proprio nel momento migliore della sua
carriera, sia dal punto di vista fisico che
mentale. Adesso fisicamente è recuperato,
però bisogna avere pazienza, perché questi
infortuni si assorbono completamente solo
col passare dei mesi. Penso che tornerà
l'ottimo giocatore che avevamo ammirato
prima dello stop e ci darà ancora grandi
soddisfazioni».
BPMed – Banca Popolare del Mediterraneo S.c.p.a.Via Agostino Depretis N° 51 Napoli 80133 - Tel. 081 5521603 - Fax 081 5516704 - E-mail: [email protected] – [email protected] Palma Campania (NA)Via Nuova Nola, 16A - Tel. 081 8241120
L'INTERVISTA
25
Fulvio Collovati: campione del mondo come il nostro Diego Armando Maradona
di Pier Paolo Cattozzi
Se qualche editore avesse a chiedermi di
mettere insieme una "Enciclopedia del Gioco
del calcio", senza esitazione alcuna
sceglierei come coautore FULVIO COLLOVATI.
Messe a tacere le polemiche sulle recenti pseudo
diatribe socioparacalcistiche tra salottieri da 21
pollici e in attesa di un editore sportivamente
coraggioso, chiedo al Campione del mondo 1982 la
massima sincerità per una intervista sull'italica
pedata da girare in esclusiva a NAPOLI, il
periodico della città che si gloria della cittadinanza
onoraria del suo collega Campione del mondo Diego
Armando Maradona.- Allora, facciamo una Enciclopedia del calcio? -
Nooooo, questo mi pare troppo. - Non poteva
esserci risposta diversa da parte di chi è
cresciuto nei ragazzi del Milan ed è poi passato
all'Inter nello stesso anno in cui ha vinto,
meglio ancora, sollevato la Coppa Rimet 1982 e
ha continuato a giocare (Udinese, Roma, Genoa
e, naturalmente, Nazionale) fino a trentasei
anni. Passo pertanto alla prima domanda invero
piuttosto ordinaria: perché di questi tempi vince
sempre la Juventus? - Perché è la più forte.
Anche se i perché sono più di uno: primo ha
una Società forte per risorse ed esperienze,
la qual cosa si trasmette in altrettanta forza
sul campo; secondo si può permettere di
comprare i migliori e addirittura CR7 il
migliore al mondo da 30 milioni 30; perché è
strategica e, nonostante stia vincendo il suo
ottavo scudetto consecutivo, sta già
pianificando la campagna acquisti per le
prossime stagioni. Nel contempo le altre,
26
L'INTERVISTA
dietro, dormono. - Per questo il Napoli alla fine
è sempre secondo? Certo. Fermo restando -
che per questo Napoli il secondo posto è un
successo, tutti sanno che solo ai tempi di
Maradona si vincevano gli scudetti. Lo
scorso anno c'era stata la possibilità di
arrivare in alto o almeno di tentare: bastava
rinforzare la squadra a gennaio. Non si è
avuto il coraggio o le possibilità di andare
sul mercato e ci si è accontentati, si fa per
dire, del secondo posto. Pur sempre un gran
risultato, ripeto. Diciamo, quindi, che -
Ancelotti non basta. Ancelotti ha preso la -
squadra dopo tre anni di Sarri che,
diciamolo, era più integralista nel senso che
ha sempre insistito sul solito schema e i
soliti uomini e ha messo in carriera gli
onorevoli secondi posti ai quali si accennava
prima. Ancelotti da quando è arrivato, in
ossequio anche alle richieste della Società,
ha subito cercato di valorizzare tutti. Si sono
finalmente visti anche i Ruiz, Hysaj, Milik,
ma sta pagando lo scotto di quelli che io
chiamo i figli di Benitez. Mi riferisco non
solo ad Hamsik che se ne è già andato, ma
anche a Callejon, Albiol, Mertens e via
dicendo. È tempo di ringiovanire. Tempi duri -
per il presidente. Parliamoci chiaro: Napoli è -
da anni l'anti Juve. Non è cosa da poco. Se tu
pensi che Milan e Inter arrancano e la Roma
fa fatica a stare in alto. De Laurentiis ha dato
una identità alla Società e alla squadra che
da cinque sei anni, dai tempi di Mazzarri e
poi Benitez, ha vinto una Supercoppa e da
tre anni arriva seconda. Tanto di cappello,
ma bisogna riconoscere che a Napoli
vogliono lo scudetto. Vogliono quel passo in
più che al momento il Presidente non fa
perché lui, certo a ragione, guarda ai conti
della Società che non vuole ritorni al
passato. Può essere proprio l'allenatore -
italiano più quotato al mondo a significare il
vero valore aggiunto per la squadra al via del
prossimo campionato. Al momento -
Ancelotti ha fatto quel che voleva il
Presidente e non aveva fatto Sarri:
valorizzazione del patrimonio giocatori
della Società. Non poco. Penso anche a
Malcuit. Quindi l'Ancelotti napoletano ... Il - -
curriculum parla per lui: ha vinto in Italia, in
Inghilterra, in Spagna, in Francia, in
Germania. Però allenare il Napoli è una cosa
diversa. Il Paris Saint Germain non aveva
bisogno di Ancelotti: vinceva già alla
grande. Anche il Bayern di Monaco vinceva
prima e dopo di lui. Sono talmente grandi le
distanze da queste Squadre e, ripeto, da
queste Società nei confronti di tutte le altre,
in casa e in Europa, che l'allenatore conta
come gli altri. A Napoli, invece, per
confermare il secondo posto e pensare in
grande, ci vuole la bravura della Società,
certo, ma anche la bravura dell'allenatore.
Proprio sotto questo aspetto Ancelotti è la
persona giusta. Non esito a dire che è una
vera e propria garanzia. A lui il compito di
dimostrarlo. ... se a gennaio fosse arrivato -
Piatek, forse si poteva giocare d'anticipo sul
rinnovamento. Il Napoli mi risulta che è -
stato sulle tracce di Piatek. Il problema è che
trenta o quaranta milioni di euro De
Laurentiis a gennaio non li spende: deve fare
uscire Mertens e qualche altro giocatore di
pregio per far quadrare i conti. Peraltro non
è un mistero che a Napoli lo incolpano di
avere il braccino corto. Un po' ingeneroso -
tacciarlo di braccino corto. Da un neofita del
calcio, forse ci si aspettava di meno. Su questo -
hai perfettamente ragione. Quando ha
venduto giocatori come Lavezzi, come
Cavani, come Higuain ha sempre mantenuto
la rosa a livelli di eccellenza. Seconda solo
27
alla Juve e di questo bisogna dargli merito. -
Ai tuoi tempi i Presidenti erano chiamati
(firmato Gianni Brera ndr) "ricchi scemi":
grandi amministratori delle loro aziende, mani
bucate, diciamo così, quando si interessavano
delle Società di calcio, piccole o grandi. Oggi
tutt'altra impresa e tutt'altri imprenditori. -
Non ricchi scemi, ma benefattori dello
sport. Mi vengono in mente i Colombo, i
Fraizzoli, i Farina, gli Agnelli: imprenditori
che facevano i Presidenti per i colori non
solo sportivi della propria città. Ci
mettevano del proprio perché potevano
contare solo sugli abbonamenti e qualche
"réclame" (sponsor e pubblicità verranno
dopo) da parte di amici e appassionati che
poi diventavano soci sostenitori. Oggi oltre
agli abbonati ci sono i diritti TV, gli impianti
e stadi di proprietà che consentono di
sottoscrivere contratti pubblicitari
pluriennali e multimiliardari. Tanti soldi,
calciatori con contratti fuori controllo, ma
pronti a lasciare in qualsiasi momento,
anche durante il campionato, a fronte di
proposte faraoniche. Meglio quando si stava -
peggio, si fa per dire. Ai miei tempi non solo i -
giornalisti, ma anche i tifosi entravano nello
spogliatoio. Il calcio era calore e passione e,
28
lo confermo, anche attaccamento e appartenenza
alla maglia e alla Società. Oggi si parla di calciatori
di ventura. Però non voglio apparire troppo fuori
tempo. Per i calciatori che guadagnano di più,
meglio per loro. Diciamo che quanto a rapporti
umani ... ci sarebbe da discuterne. ... a proposito di -
ventura con V maiuscola: come la mettiamo con la
Nazionale? Mancini è la scelta giusta, la migliore. -
Per esperienza e tanto altro. È chiaro che è normale
che conosca il calcio, sarebbe anormale se non lo
conoscesse. La macchina da riavviare è arrugginita e
non è sbagliato puntare sui giovani. Ci sono
giocatori come Verratti, Zaniolo, Romagnoli,
Chiesa che sono già fuoriclasse. Chiaro che ci vuole
pazienza e saperli far crescere. Si può davvero -
mettere insieme una vera Nazionale senza i cosiddetti
Senatori? Chiaro che l'esperienza è fondamentale. -
Si cresce imparando dagli errori che si commettono. Io ho costruito la carriera imparando proprio
dagli errori. In Nazionale, però, non si può sbagliare. Hai perfettamente ragione. Da qui però si - -
deve partire ... Magari anche da Balotelli, che non è più un ragazzino. Io, sinceramente, non sono un - -
fan di Balotelli. Balotelli però ha una fortuna. Noi abbiamo bravi portieri perché la nostra scuola è
tornata grande. Difensori e centrocampisti ce ne
possono anche essere, anche bravi. Il problema è che
non ci sono attaccanti. Tanto che oggi, tanto in
campionato che in Nazionale, va di moda il "falso 9".
Mancini ha fatto giocare Insigne centravanti. Non
avendo punte, può servire anche Balotelli. Detto della -
Nazionale, non possiamo tacere sulla VAR. Per me al -
momento è usata male. Poteva esser indispensabile sul
fuorigioco, ma oggi la si usa secondo discrezione di chi
è designato, senza regole. Si ignorano o si scoprono
contatti in area al limite del regolamento. In sostanza: -
da eliminare o da migliorare. Indietro non si torna. -
Certamente da migliorare e mi auguro lo si faccia al più
presto. - Calciatore, dirigente, amministratore e infine
manager televisivo di TV private e opinionista in RAI, come
giudichi il calcio spettacolo in TV? Vedo stanchezza in -
giro. Gli spettatori e tanto più i tifosi rincorrono
sempre più l'evento. Certe trasmissioni e rubriche
andranno a scomparire e, non sempre, saranno
L'INTERVISTA
29
sostituite. Visto che a Piacenza hai fatto il -
Direttore sportivo, cosa pensi del 20 a 0 in serie
C. Io non grido allo scandalo e alla -
vergogna dei ragazzini che comunque vanno
in campo quando qualcuno li chiama. Lo
scandalo è che ormai da anni la Federazione
non controlla le iscrizioni delle Società,
arrivando ad accettare fideiussioni false e
dichiarazioni e documenti fasulli. Naturale
conseguenza: fallimenti di ogni genere,
campionati da dimenticare, tifoserie prese
per i fondelli, squadre un tempo gloriose
impietosamente retrocesse fra i dilettanti.
Occorrono nuove regole, anche fiscali, per
un calcio più gradito ai tifosi, dal sud al
nord. Largo ai cinesi ... Non sono un - -
economista. Credo di capire che i cinesi non
sono gli arabi che danno l'impressione di
fare sfoggio della loro ricchezza anche a
dispetto dei risultati economici. Dalla Cina,
come stiamo vedendo a Milano, arrivano
imprenditori intenzionati a investire e a
seguire i loro business, sia che si tratti di
imprese commerciali che di Società sportive
come quelle di calcio. Il nostro campionato
in Cina è seguitissimo e il ritorno
pubblicitario garantito.
Avevo chiesto sincerità: missione compiuta. Grazie.
Quanto ai cinesi, un tempo più noti come "pericolo
giallo", penso che ... avremo modo di riparlarne.
La carriera del campione del mondo
FULVIO COLLOVATI - Nasce a Teoz
(Friuli) il 9 maggio 1957. Giovanissimo, si
trasferisce a Milano. Si narra che a vederlo
mentre giocava sul campo della Parrocchia di
Limbiate fu nientemeno che Giovanni
Trapattoni. Dal 1970 passa alle giovanili del
Milan per debuttare in serie A nel 1976. Sotto
la guida di Pippo Marchioro vince la sua
prima Coppa Italia. Gioca 158 partite (3 gol).
Resta al Milan anche quando retrocede in B
una prima volta, ma non la seconda volta
quando, conquistata la Coppa Rimet nel 1982,
decide di passare all'Inter. 109 le partite in
nerazzurro (3 gol) . Nel 1986 passa
all'Udinese (un anno 20 partite 2 gol) poi alla
Roma per tre stagioni (45 partite 1 gol), quindi
al Genoa (72 partite 0 gol) fino al 1993
quando smette di giocare. In "Carriera" ha
vestito 8 volte (0 gol) la maglia della
Nazionale U21 e 50 volte (3 gol) quella della
Nazionale maggiore conquistando nel 1982 in
Spagna il Titolo di Campione del mondo. Dal
2001 al 2004 è stato Direttore sportivo del
Piacenza. Come comproprietario e dirigente ha
gestito la Pro Patria in serie C. Da anni in
veste di manager dirige aziende televisive
private (Canale Italia, Telenord, Odeon TV e
altre). Collaboratore RAI ( Notti mondiali,
DS, telecronache, Quelli che il calcio). Nella sua
attività imprenditoriale è affiancato dalla
moglie signora Caterina Cimmino, conduttrice
TV. Col Milan ha conquistato uno Scudetto,
una Coppa Italia, un Campionato di serie B,
una Mitropa Cup. Nel 1982 è Campione del
Mondo. Nel dicembre 2017 viene insignito del
Collare d'oro al Merito sportivo. In carriera ha
avuto come allenatori Pippo Marchioro, Nils
Liedholm, Mario Corso, Franco Scoglio,
Osvaldo Bagnoli e Enzo Bearzot.
Napoli - Juve: Una rivalità in�nitaUna gara mai banale, molto sentita dalle due tifoserie ma priva di significato per la classifica, con gli ottavi di Europa League alle porte
di Bruno Marchionibus
30
A Fuorigrotta i rivali per eccellenza
LA SFIDA
Quella tra Napoli e Juventus non è solo una partita di calcio. È la sfida tra due filosofie e di modi di porsi alla vita totalmente agli antipodi, l'incontro tra due città, l'una bagnata da un fiume e l'altra abbracciata dal mare, quanto mai differenti anche se ugualmente centrali nella storia d'Italia. La squadra bianconera, al San Paolo, è da sempre accolta come l'avversario per eccellenza, ed anche per la Vecchia Signora la rivalità con i partenopei si è decisamente accentuata negli ultimi anni, nel corso dei quali gli azzurri si sono rivelati gli unici ad essere in grado di tener seriamente testa alla Juve, fino ad arrivare allo scorso torneo, quando solo la controversa ed ormai celebre partita di San Siro spense i sogni Tricolore napoletani. È anche per il ricordo ancora fresco del finale di stagione passato che i ragazzi di Ancelotti saranno senza dubbio motivati al massimo nel cercare di battere la corazzata juventina, “vendicando” anche lo 0 a 1 dell'ultimo campionato, firmato dal “core 'ngrato” Higuain.
NAPOLI - JUVENTUS
STADIO SAN PAOLO - 03 MARZO 2019 - ORE 20.30
CAMPIONATO – SERIE A
GIRONE DI RITORNO7^ GIORNATA
NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI
ZIELINSKI
INSIGNE
NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI
STADIO SAN PAOLO
HYSAJ
MILIK
ALLAN
FABIAN RUIZ
KOULIBALY
GHOULAM
MERET
MATUIDI
MANDZUKIC
MAKSIMOVIC
Dal punto di vista tattico la Juventus, sotto la gestione di Allegri, si è rivelata camaleontica e capace di adattarsi a più sistemi di gioco. CR7 si sta dimostrando senza dubbio l'uomo in più per i bianconeri, ed il supporto di uomini quali Mandzukic, Dybala, Bernardeschi e Douglas Costa non può che aumentare il potenziale del portoghese. Il Napoli, dunque, dovrà essere innanzitutto bravo a disinnescare le tante soluzioni offensive della Juventus grazie alla solidità del suo 4-4-2, che nel corso del campionato ha regalato stabilità ed
Fermare la Juventus e contrattaccare
31
NAPOLI - JUVENTUS
STADIO SAN PAOLO - 03 MARZO 2019 - ORE 20.30
JUVENTUSALLENATORE ALLEGRI
ZIELINSKI
INSIGNE
JUVE
NTUS
4-3
-3CHIELLINI
ALEX SANDRO
SZCZESNY
CANCELO
BONUCCIPJANIC
MATUIDI
DYBALA
RONALDO
MANDZUKIC
BENTANCUR
equilibrio agli azzurri, per poi provare a punire la r e t r o g u a r d i a a v v e r s a r i a c o n l ' e s t r o e l'imprevedibilità dei suoi giocatori più talentuosi come Insigne, ed all'intelligenza tattica di elementi come Callejon, che nel passato ha più volte punito la Signora con i suoi celeberrimi tagli.
Precedenti in parità per i due tecniciNon sono molti i precedenti tra Ancelotti ed Allegri, dal momento che la carriera del mister livornese è decollata proprio quando l'allenatore della “Decima” del Real ha temporaneamente salutato la Serie A per cominciare il suo peregrinare tra i massimi campionati europei, che l'ha portato ad arricchire il proprio palmarés con titoli nazionali ed internazionali alla guida di squadre di quattro Paesi diversi. Sono solo tre, infatti, le volte in cui il tecnico emiliano ha incrociato sulla sua strada quello della Juve, ed il bilancio è in perfetta parità, con una vittoria in favore di Ancelotti ed un pareggio nella stagione 2008/09, quando Carletto guidava il Milan e Max il Cagliari, ed il successo in favore di Allegri dello scorso 29 settembre. Una parità perfetta, questa, che potrebbe spezzarsi proprio nella notte del San Paolo.
33
LA COPERTINA
Ancelotti ed Allegri dal centrocampo alla panchina di Marco Boscia
Due stili diversi ma convergenti nella ricerca della vittoria. L'emiliano ed il toscano di fronte per una sfida mai banale
Un passato da centrali di centrocampo ed un presente da allenatori di due tra i club più prestigiosi d'Italia: Napoli e Juventus. Il primo, Carlo Ancelotti, a 16 anni, grazie alle innate qualità, espresse
già con la maglia del Reggiolo, approda a Parma, dove esplode
grazie all'avvento in panchina di Cesare Maldini. Viene
reinventato trequartista, ruolo che lo porterà a fare le fortune
dei gialloblù e che gli permetterà di disputare una gloriosa
carriera nelle file di Roma prima e Milan poi. Il secondo,
Massimiliano Allegri, ha una carriera meno brillante e
cambia più volte casacca prima di essere notato da Pierpaolo
Marino nel 1991, allora dirigente del Pescara. Max viene
allenato da quello che poi definirà il suo maestro, Giovanni
Galeone: debutta in massima serie e dimostra anch'egli di
essere un ottimo centrocampista centrale con spiccate
proprietà offensive. Dopo stagioni con il Cagliari, il Perugia
ed il Padova, disputa le sue ultime partite in massima serie
proprio con la maglia del Napoli. Chiude la carriera in Serie D
con l'Aglianese. Divenuti allenatori, dimostrano di essere
meno maniacali di altri ma con una
magnifica capacità di gestire la rosa ed i
grandi campioni: amano far ruotare i
calciatori, sfruttando l'intero organico a
propria disposizione. Apparentemente
simili, ma invece profondamente
diversi: silenzioso, pacato e “leader
calmo” Carlo, più frizzante e fumantino
Max. Entrambi uomini di stile e sempre
eleganti nel vestire, ma se da un lato
Ancelotti mantiene il suo “aplomb”
anche dinanzi le telecamere, non sempre
Allegri riesce a contenersi, finendo in
qualche occasione per esagerare. Così
diversi, così uguali, Ancelotti ed Allegri
sono nati per vincere.
“Quando smetterò mi dovranno
spiegare cosa vuol dire giocare bene. Se
vogliamo divertirci possiamo giocare
per quello, però poi se non si vince
qualcuno si lamenterebbe. Nell'albo
d'oro viene ricordato chi vince, non chi
gioca meglio. A me piace vincere, anche
se si gioca male
Massimiliano Allegri
“Ci sono diversi modi per
arrivare alla vittoria, ma se
giochi bene senz'altro è più
fac i l e v incere. I l mio
obiettivo è quello, far
giocare bene la squadra, far
rendere al massimo i miei
calciatori
Carlo Ancelotti
LA COPERTINA
AncelottiI Signori della panchina
opo essere stato il vice di Arrigo
DSacchi in nazionale ai mondiali del 1994, comincia la sua carriera da allenatore con la Reggiana in
Serie B. Passa poi al Parma, dove resta per
due anni. Tra il 1999 ed il 2001 allena la
Juventus, con due secondi posti, e nelle
successive otto stagioni si consacra con il
Milan, con cui vince praticamente tutto.
Attira quindi le attenzioni dei più grandi
club europei, allenando in ordine Chelsea,
Psg, Real Madrid e Bayer Monaco prima di
arrivare al Napoli la scorsa estate. É
considerato uno dei migliori allenatori al
mondo: soprannominato Carlo Magno dalla
stampa spagnola, nel 2014 è stato inserito
nella Hall of Fame del calcio italiano. In
carriera ha vinto: 1 Coppa Italia, 1
Campionato italiano, 1 Supercoppa italiana,
1 Community Shield, 1 Premier League, 1 Fa
Cup, 1 Ligue 1, 1 Coppa del Re in Spagna, 2
Supercoppe di Germania, 1 Bundesliga, 3
Champions League, 3 Supercoppe europee e
2 mondiali per club, 1 Coppa Intertoto.
Carlo Ancelotti: nato a Reggiolo, età 59 anni, altezza 179 cm, peso 81 kg
34Foto Mosca
A N C E L O T T I : I L P I Ù VINCENTE A CUI MANCA L'EUROPA LEAGUE
35
Massimiliano Allegri: nato a Livorno, età 51 anni, altezza 183 cm, peso 75 kg
i n c e c o n l ' A g l i a n e s e , d a
Vcalciatore, il campionato di Serie D nel 2002, venendo assunto come allenatore per la stagione successiva.
Gavetta sulle panchine di Spal, Grosseto e
Lecco nei cinque anni successivi. Approda
nel 2007 al Sassuolo, raggiungendo la
storica prima promozione in Serie B del club.
Lo chiama il Cagliari ed in due anni
raggiunge altrettante salvezze. In Sardegna
lo chiama il Milan, che gli affida la panchina
nel 2010. Dopo quattro ottime stagioni,
vince uno scudetto con i rossoneri, arriva
alla Juventus per sostituire Antonio Conte.
È l'unico tecnico ad aver raggiunto un
double nazionale (coppa e campionato con la
Juve) per quattro stagioni consecutive. In
carriera ha vinto: 1 Campionato italiano di
Serie C1, 1 Supercoppa di Serie C1, 5
Campionati italiani, 3 Supercoppe italiane e
4 Coppe Italia. Dopo aver raggiunto due
finali di Champions League, poi perse, sogna
di consacrarsi definitivamente al di fuori dei
confini nazionali.
di Marco Boscia
35
Allegri con la vittoria nel dna
ALLEGRI: IL TOSCANO CHE
GRAZIE A RONALDO
SOGNA LA CHAMPIONS
Via Gian Lorenzo Bernini, 68, 80129 Napoli NATel. 081 558 1970Aperto dal lunedì al sabato dalle 09.00 alle 22.00
37
L'APPROFONDIMENTO
Napoli – JuveLa s�da più dif�cile è quella dei numeri
di Francesco Marchionibus
Il De Laurentiis pensiero:
“Forse non riusciremo a battere la
Juventus, chi lo sa, ma con quel
fatturato dieci scudetti li avrei vinti
anch'io
“Vincere i campionati è difficilissimo,
ma anche continuare a fare meglio di
club come l'Inter e il Milan. Sono
società forti, che investono, fanno più
incassi di noi allo stadio, eppure noi
siamo davanti in classifica
“Oggi il Napoli fattura un terzo della
Juve, ma i nostri c o n t i s o n o
migliori dei l o r o . L a
Juventus p e r ò
appartie ne alla
famigli a p i ù
potente d'Italia
da 100 anni
a partita tra Napoli e Juventus Lrappresenta oramai da anni la principale sfida di vertice del calcio italiano, ed infatti a prendere in esame la
classifica complessiva degli ultimi dieci
campionati ci si rende conto che alle spalle dei
“cannibali” bianconeri, avviati con ogni
probabilità verso l'ottavo titolo consecutivo, si
trova proprio la squadra azzurra. La distanza in
termini di punti tra Juve e Napoli nell'ultimo
decennio è senz'altro notevole (ad oggi di poco
superiore ai novanta), ma considerando l'ampio
arco di tempo preso in esame non è poi così
abissale. Laddove invece il divario tra le due
società aumenta enormemente è dal punto di
vista economico/finanziario. È cosa nota che i
bilanci dei bianconeri presentino mediamente
ricavi almeno doppi rispetto a quelli della
società partenopea, e che la Juventus può
permettersi di pagare ai propri giocatori
ingaggi che sono per la quasi totalità al di fuori
della portata del Napoli (basti pensare che
Bernardeschi, riserva bianconera, percepisce
circa 4 milioni all'anno, così come solo alcuni dei
titolari azzurri). Ma questo è solo l'aspetto più
evidente ed immediato dello strapotere
economico/finanziario della società juventina,
che rispetto al Napoli può beneficiare di un altro
fattore decisivo, che le ha consentito di
effettuare l'acquisto monstre di CR7 e che le da
la possibilità di provare ad avvicinarsi ai top
clubs europei: la Juventus ha una grossa
capacità di attirare risorse finanziarie,
indispensabili per elevare il livello degli
38
L'APPROFONDIMENTO
investimenti e dunque, in un circolo virtuoso, migliorare ulteriormente i
risultati sportivi. Basti pensare che la società bianconera (che è quotata in
borsa) al solo diffondersi delle voci sull'acquisto di Ronaldo ha registrato un
aumento di valore delle proprie azioni di oltre il 100%, e in due mesi ha visto
accresciuto di oltre 800 milioni il proprio valore di borsa. poi recentissima È
la notizia dell'emissione da parte della Juventus di
un bond per 175 milioni di euro: in pratica la società
bianconera per poter ulteriormente potenziare la
squadra ha emesso titoli di debito, raccogliendo in
cambio liquidità dai sottoscrittori dei titoli che
prevedono la restituzione delle somme dopo cinque
anni con un tasso di interesse. E se pensiamo che il
bond Juventus ha avuto tra Europa e Asia ordini
per un ammontare superiore a 250 milioni,
comprendiamo appieno come la società bianconera
rappresenti (per prestigio, dimensioni e potenza
economica) una opportunità di investimento
estremamente appetita sul mercato finanziario, dal
quale ha la possibilità di attingere cospicue risorse.
Purtroppo, la capacità di attrarre investimenti del
Napoli (che peraltro non è una società quotata in
borsa) è di gran lunga inferiore rispetto a quella
bianconera: per preparare il prossimo mercato, la
società azzurra ha reperito (e reperirà) risorse
incassando da alcune cessioni e alleggerendo il
monte ingaggi. i tratta insomma di un confronto S
tra Davide e Golia, in cui il Napoli per competere
deve seguire necessariamente la via molto
complicata di cedere giocatori, mantenendo nello
stesso tempo elevata la cifra tecnica della squadra.
In questo contesto, il merito della società azzurra è evidente: se lo
strapotere economico della Juventus non si è tradotto in un analogo
strapotere tecnico/sportivo, è stato negli ultimi anni prevalentemente per
merito del Napoli e dei criteri di conduzione e gestione della società azzurra
che, sebbene spesso criticati, hanno consentito di mantenere nel tempo la
squadra partenopea ad alti livelli di competitività. d in questo senso, E
considerando la diversa portata economica e la diversa “forza complessiva”
delle due società, il fatto di avere comunque vinto nell'ultimo decennio tre
trofei (di cui due proprio contro i bianconeri) e di avere sfiorato nella passata
stagione la conquista del campionato deve rappresentare, oltre che un
motivo di soddisfazione ed orgoglio, anche la base di partenza per non
arrendersi e provarci ancora nel futuro.
CENNAMOA R R E D A M E N T I
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40
LE IDEE
Napoli – Juventus è l'occasione per stilare un primo bilancio
Al Circolo Nautico Posillipo per parlare del Napoli, di Ancelotti, dell'Europa League e di una partita sempre tanto attesa
apoli – Juventus non è stata, non è oggi e non sarà mai una partita banale. A volte la tifoseria Npartenopea attribuisce a questo confronto un'importanza esagerata che non tiene conto della posizione occupata in classifica dalle due squadre. In ogni caso resta una partita di cartello, come si diceva quando non esisteva l'attuale calcio spezzatino ma tutte le partite si giocavano di pomeriggio in
contemporanea. L'occasione è stata quindi propizia per pensare di raccogliere qualche parere alla vigilia,
facendolo magari al Circolo Posillipo, un ambiente dove si respira sport, passione, competenza e
disponibilità al dialogo, grazie anche all’ illuminata presidenza di Vincenzo Semeraro. Cinque domande
per inquadrare la stagione calcistica, il lavoro di Carlo Ancelotti e la partita. Eccole:
1 – Gli scudetti a ripetizione della Juventus hanno affievolito l'interesse per il campionato?2 – Quale per lei negli anni il Napoli più bello contro la Juve al San Paolo?3 – Cosa ne pensa del lavoro di Ancelotti sino ad ora?4 – Come si concluderà Napoli – Juve stasera?5 – Può il Napoli raggiungere la finale di Europa League?
di Giovanni Gaudiano
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Vincenzo Semeraro
Ex Imprenditore e Presidente del Circolo
Posillipo dal 2017
1)Sì. È evidente che questa continuità di vittorie
hanno finito per rendere la competizione poco
affascinante e quindi è calato l'interesse del
pubblico. 2)Non sono particolarmente tifoso di
calcio. Ho praticato altri sport e mi sono
dedicato da dirigente ad altre discipline. Seguo
le vicende del calcio e del Napoli ma non ho un
ricordo particolare di una partita. 3)Ancelotti e
De Laurentiis stanno facendo il massimo
possibile con i mezzi a disposizione che non
sono paragonabili a quelli della Juventus.
I n o l t r e To r i n o p u ò c o n t a r e s u u n a
organizzazione perfetta. 4)Mi auguro che vinca
il Napoli per la città, per i tifosi ed anche nella
speranza che si possa ridare un minimo di
interesse al campionato. 5)Non sarà facile. Le
competizioni interazionali presentano difficoltà
e insidie difficili da valutare a priori. La squadra
avrebbe i numeri per raggiungere il traguardo
ed Ancelotti ha l'esperienza necessaria. Mi
auguro che ce la faccia.
Massimo Costa
Medico, primario dell'Ospedale Cardarelli
e socio del circolo
1)Di fatto sì. Se c'è una squadra che vince
costantemente e lo fa con un distacco
consistente a metà campionato, l'interesse tende
a scemare. Il campionato di calcio è bello
quando c'è l'incertezza. 2)Vorrei ricordare
quando vincemmo con la punizione di
Maradona nel 1985. Un'invenzione assoluta
degna del grandissimo campione che è stato
l'argentino. 3)Ancelotti è un grande tecnico,
preparato, esperto. Ha cercato di valorizzare al
meglio l'intera rosa che De Laurentiis gli ha
messo a disposizione. Mi sento di dire che la
prima stagione è da ritenere comunque positiva.
4)Sper i amo d i v incere per dare una
soddisfazione alla intera città. Ricordo che
storicamente una vittoria sulla Juve compensa
le difficoltà di un'intera stagione. 5)Credo
proprio di sì. Se si riesce a mantenere la lucidità
e la calma, il Napoli ce la può fare ed a quel punto
per molti la valutazione sulla prima stagione di
Ancelotti cambierebbe completamente.
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Nunzia Marciano Francesco Rispoli
Avvocato, Responsabile per i rapporti con
le Istituzioni
1)Penso proprio di sì. Il dominio di questa
squadra non si era mai visto se si considera che
perdono raramente. 2)Il mio ricordo più bello si
riferisce al periodo in cui il Napoli giocava al
Vomero. Il 20 aprile del 1958 gli azzurri
batterono la Juventus 4 a 3 con un gol in mischia
di Bertucco al 42' del secondo tempo. Fu una
partita epocale. Ero piccolino e ricordo che per
guardare la partita stavo in piedi su uno
sgabello. Era un altro calcio. 3)Forse ad oggi
quella di Sarri era andata un tantino meglio. La
squadra di Ancelotti gioca ma sta attraversando
un periodo non fortunato. Ancelotti sta
rivalutando tutta la rosa come voleva De
Laurentiis. 4)Mi auguro che il Napoli vinca. La
Juve non è simpatica e poi la squadra lo
meriterebbe. 5)Riconosco che Ancelotti è un
leader e se la squadra lo seguirà con un po' più di
attenzione e maggiore determinazione il Napoli
può fare molta strada. Il sorteggio che ci vede
opposti al Salisburgo è stato benevolo.
Giornalista, scrittrice e responsabile
dell'Area Comunicazione
1)Penso che più che l'interesse si sia affievolito
lo spirito agonistico con cui si gioca. La squadra
mostra la sua professionalità scendendo in
campo sempre per vincere. Per quanto riguarda
i tifosi, hanno la sensazione che esista un
campionato a doppia velocità. 2)Ricordo il 2 a 0
del 2014 con la Juventus imbattuta in
campionato sino a quel momento. Ero allo
stadio e quello che mi stupì fu l'incredulità dei
tifosi. 3)È un grandissimo allenatore. A Napoli
è partito da quanto fatto dal suo predecessore
per poi cambiare. Ha operato dei cambiamenti di
formazione continui, è stata una sorpresa per
tutti. Non parlerei, come altri, di una stagione
fallimentare. 4)È una partita secca, spero si
possa replicare quel 2 a 0 e mi aspetto un San
Paolo strapieno. 5)Il Napoli può fare un
cammino importante in Europa League e un
buon risultato in campo internazionale
inciderebbe sulla valutazione finale della
stagione.
LE IDEE
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Filippo Smaldone Marco De Ruggiero
Ex dirigente di azienda,
socio del Circolo
1)Certamente sì, rovescerei però il problema.
Credo che i costi e la gestione dei giocatori
hanno bisogno di disponibilità che solo le
grandi aziende, i grandi marchi, possono
sostenere. La Juventus è quindi di fatto l'unica
società di calcio italiana che può competere a
livello internazionale. 2)Quello dei tempi di
Maradona, quando la società riuscì ad avvalersi
o l t re che d i g iocator i impor tant i d i
un'organizzazione efficiente. Questo non è il
sistema adottato da De Laurentiis, anche se con
l'arrivo di Ancelotti qualcosa potrebbe
cambiare. 3)Fa un buon fuoco con la legna di cui
dispone. Riesce con una rosa di medio livello
grazie alla sua esperienza ad ottenere dei buoni
r i su l tat i . 4 )Credo che i l Napol i s t ia
attraversando un periodo di scarsa condizione
atletica. Alla fine andrebbe bene anche non
perdere. 5)Non saprei dirlo. Penso che sia
necessario avere in rosa tutti giocatori di buon
livello ed almeno un paio di fuoriclasse .
Agente di commercio, Resp. dei rapporti
con i soci e delle sezioni cultura e musica
1)Credo che più che la Juventus sia la
televisione ad avere inciso sull'interesse
generale. Ero abbonato quando si giocava di
domenica, era un appuntamento che si
attendeva e che si poteva programmare.
2)L'inaugurazione del San Paolo nel 1959 che
coincise con una vittoria proprio contro la
Juventus per 2 a 1. In quell'occasione andai allo
stadio con mio fratello, che era più grande di me,
e il ricordo è ancora vivo oggi. 3)Credo che
Ancelotti sia un ottimo allenatore e che abbia
trovato una squadra con un modulo ben preciso
e che stia facendo fare al Napoli un passo in
avanti. 4)Spero che il Napoli possa restituire ai
bianconeri l' 1 a 0 dello scorso anno che gli
azzurr i non r iusc irono a recuperare.
5)Bisognerà vedere gli incroci che il sorteggio
proporrà. Il Napoli a mio parere ha quella
struttura e quell'organizzazione tali da potersi
battere con le squadre più importanti ancora in
corsa.
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LA STRADA PER BAKU
Tutti a Salisburgodi Lorenzo Gaudiano
Patria di Mozart e sede di importanti monumenti in Barocco italiano, la “Roma delle Alpi” con la sua squadra divide il
Napoli dai quarti di finale di Europa League
a passeggiata a Zurigo si è rivelata Lparticolarmente piacevole visto il r i su l tato. Dal la c i t tà e lvet i ca , percorrendo 450 km ad est, ci si trova in
Austria, al confine con la Germania. Salisburgo,
una splendida città, è pronta ad accogliere il
Napoli, alla sua seconda tappa in questo
affascinante e tortuoso viaggio europeo. Il
percorso della squadra di Ancelotti in Europa
League è partito nel migliore dei modi con due
discrete prestazioni contro una squadra
comunque decisamente inferiore sulla carta. Il
capolinea Baku, nel lontano Azerbaijan, però è
ancora lontano. Per raggiungerlo, le partite da
disputare saranno tante, almeno sei, soprattutto
contro avversari a mano a mano sempre più
forti e blasonati.
Salisburgo, la “Roma delle Alpi”Dietro al soprannome “Roma delle Alpi” si cela
la storia di una città che oggi conta circa 152
mi la ab i tant i . In un pr imo momento
insediamento di tribù celtiche ed illiriche, nel I
d.C. Salisburgo, conosciuta allora come
Juvavum, da semplice oppidum romano fu
elevata a municipio per volere dell'imperatore
Claudio. Successivamente le devastazioni
barbariche, poi una nuova fondazione nel 696
con protagonista il vescovo di Worms Rupert
von Salzburg, che diede alla nuova città proprio
il nome Salzburg, ossia città del sale. Principato
a partire dal XIII secolo, Salisburgo ha visto nei
secoli successivi crescere il suo prestigio grazie
ad arcivescovi che, impressionati dallo sfarzo
della Roma pontificia dell'epoca, convocarono
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LA STRADA PER BAKU
alla loro corte architetti ed artisti italiani per
riprodurre lo splendore della sede della
cristianità. Così edifici, chiese e giardini furono
realizzati in stile Barocco, che ancora oggi
caratterizza in maniera unica questa città.
Infine, l'annessione all'Austria nel 1816 e la
Seconda Guerra Mondiale, con l'ingresso delle
truppe tedesche determinate a dettare legge,
l'arresto dei cittadini ebrei e degli oppositori
politici e i 15 bombardamenti di aerei americani.
Si tratta, quindi, di una storia caratterizzata da
momenti non solo bui ma anche illustri,
ambientati nella suggestiva cornice delle Alpi e
del fiume Salzach, che costituiscono un
panorama meraviglioso, immune allo scorrere
del tempo e sempre affascinante da ammirare.
Il Barocco italiano, Mozart e la ricca culturaMeta d'interesse per una visita, Salisburgo si
presta per una trasferta non solo sportiva. Il
centro storico, ad esempio, nel 1997 è stato
dichiarato dall'UNESCO patrimonio universale
della cultura per i suoi numerosi luoghi di
interesse. Il castello di Mirabell, fatto costruire
dal vescovo Wolf Dietrich von Raitenau per la
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sua concubina Salomé von Alt, splendido per i
suoi scenografici giardini all'italiana ornati con
statue che rappresentano eroi dell'antichità; il
Duomo, risalente all'VIII secolo e riedificato nel
1600 da Santino Solari su ordine del principe-
vescovo Markus Sittikus, che favorì così nella
città austriaca la penetrazione del Barocco
italiano; il Castello di Hellbrunn, famoso per i
sue fontane ed i loro giochi d’acqua, residenza
estiva voluta sempre dal principe-vescovo,
costituiscono soltanto una parte del ricco
patrimonio culturale che ha da offrire
Salisburgo, nota soprattutto in quanto patria
del più grande genio della musica classica di
tutti i tempi: Wolfgang Amedeus Mozart, che
dà il nome tra l'altro ad una delle più importanti
accademie europee di musica, a caffè, ristoranti
e alle squisite sfere di cioccolato farcite di
marzapane. Questa località affascinante,
seducente e, soprattutto, magica può
rappresentare per il tifoso-turista partenopeo
una splendida meta magari bagnata da un
risultato positivo per i propri colori.
Una gara da non sottovalutareRispetto ai sedicesimi, il Napoli in questi ottavi
di finale di E. L. affronterà il Salisburgo prima al
San Paolo, poi alla Red Bull Arena. La gita
necessiterà di un buon risultato d'andata per
essere vissuta senza particolari patemi.
L'avversario non andrà assolutamente
sottovalutato, considerando che nella passata
s tag ione l a Laz io fu e l iminata da l l a
competizione proprio dagli austriaci. La
superiorità del Napoli è evidente, ma
l'importante sarà affrontare la sfida con
personalità e determinazione per incrementare
i proventi societari e, soprattutto, continuare ad
accumulare punti utili al ranking europeo.
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LA PRESENTAZIONE
Napoli – Red Bull Salisburgo:si comincia al San Paolo
di Marco Boscia
Gli azzurri, per accedere ai quarti di finale, sono attesi da una prova importante contro un avversario non semplice da battere
Le difficoltà per gli Azzurri
N o n s a r à s e m p l i c e affrontare il Salisburgo, squadra che negli ultimi anni si è affermata, oltre che in campionato, anche in Europa League. Unica f o r m a z i o n e a d a v e r superato tre volte i l p r o p r i o g i r o n e a p u n t e g g i o p i e n o , riuscendovi nelle stagioni 2009-2010, 2013-2014 ed in quella in corso, dove ha battuto Celtic, Lipsia e Rosenborg. Ai sedicesimi di finale ha poi eliminato il Club Brugge: dopo aver perso 2 a 1 in Belgio, il Salisburgo è riuscito a strapazzare gli avversari al ritorno per 4 a 0 in casa dimostrando la propria pericolosità sul terreno amico. Questo sarà un aspetto da non sottovalutare per gli azzurri, che giovedì si giocano una fetta importante di qualificazione tra le mura amiche, visto che gli austriaci non perdono in casa loro in Europa dal 2016. Il ritorno è previsto infatti il 14 marzo nel cald iss imo Stadion Wals-Sie zenheim, riconosciuto come Red Bull Arena, da quando la nota azienda di bevande è divenuta proprietaria del club austriaco.
Napoli e Salisburgo si schierano a specchio: partono entrambe da un 4-4-2 che spesso muta nel corso della partita. Per il Napoli la sfida arriva dopo quella di stasera contro la Juventus, distante troppi punti per poter pensare di riaprire la corsa scudetto. Quindi, con l'Europa League divenuta obiettivo primario, Ancelott i deciderà quasi certamente di schierare tutte le frecce a disposizione del proprio arco anche giovedì sera. Il Salisburgo in campionato si avvia a vincere il suo sesto titolo consecutivo e dopo
aver perso in semifinale d'Europa League, contro il Marsiglia, solo ai supplementari lo scorso anno, vuole certamente ben figurare anche stavolta,
La Red Bull Arena di Salisburgo
Quali formazioni al San Paolo?
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NAPOLI - RED BULL SALISBURGO
STADIO SAN PAOLO - 07 MARZO 2019 - ORE 21.00
EUROPA LEAGUEGARA D’ANDATA
8° DI FINALE
NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI
FABIAN RUIZ
NAPOLIALLENATORE ANCELOTTI
STADIO SAN PAOLO
MERET KOULIBALY
INSIGNE
WALKE
MALCUIT
RED BULL SALISBURGOALLENATORE ROSE
RED
BULL
SAL
ISBU
RGO
4-4-
2
MAKSIMOVIC
GHOULAM
CALLEJON
ALLAN
ZIELINSKI
MILIK
LAINER
PONGRACIC
ONGUENE
ULMER
JUNUZOVIC
SCHLAGER
WOLF
SAMASSEKOU
DABBUR
DAKA
stavolta, affidandosi all 'estro dell'attuale c apocannon ie re de l l a compet i z ione , i l ventiseienne l'israeliano Munas Dabbur, capace di timbrare il cartellino già 7 volte che nelle ultime due stagioni con il Salisburgo ha realizzato cinquantacinque reti.
Red Bul l Sal isburgo: la malediz ione Champions
L'attuale club fu fondato nel 1933 come Sportverein Austria. Ha poi cambiato diverse volte nome e colori sociali per motivi legati agli sponsor: l'ultima nel 2005, col passaggio di proprietà alla Red Bull. Questo ha creato non pochi malcontenti fra i tifosi, tanto da spingere i più nostalgici a fondare un'altra squadra con il nome di Sportverein Austria Salzburg, che milita in Regionalliga. Il Salisburgo ha un recente palmarès essendo diventato campione d'Austria 12 volte, di cui 8 nelle ultime 10 stagioni. Questi risultati gli hanno permesso di accedere quasi ogni anno agli spareggi di Champions - da regolamento difatti ne s suna squadr a aus t r i a ca è ammessa direttamente alla fase a gironi. Sono stati undici i tentativi della compagine austriaca, a cui sono corrisposte altrettante eliminazioni: l'ultima quest'anno contro la Stella Rossa, poi avversario del Napoli nei gironi di Champions.
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STORIE NAPOLETANE
Eton TextileDalla Campania all'Europa
L'azienda di famiglia guidata da Ciro Cozzolino, che dai foderami si è specializzata nei tessuti di abbigliamento maschile, ha raggiunto nel corso degli anni una dimensione internazionale dopo aver consolidato quella sul mercato interno
di Lorenzo Gaudiano
Fuori fa freddo, un vento forte ha abbassato ver t ig inosamente la temperatura atmosferica. Entriamo nel deposito di Eton Textile al Cis di Nola ed
immediatamente l 'accoglienza di Ciro
Cozzolino, titolare dell'azienda insieme alla sua
famiglia, ci restituisce un po' di calore. Tra le
presentazioni di routine, qualche risata e un
viaggio nel passato con i vecchi ricordi che
straripano come un fiume in piena inizia la
chiacchierata con il Sig. Ciro, che affabilmente ci
dedica il suo tempo nonostante l'ennesima
giornata lavorativa sia giunta al termine.
Ercolanese doc, è proprio con lui che
ripercorriamo le origini di un'azienda capace
non soltanto di affermarsi sul territorio
campano, ma anche di estendere il proprio
raggio d'azione nei confini sia nazionali che
internazionali. «È dal 1975 che sono nel
campo dei tessuti. Prima lavoravo per la
Società Italia (la compagnia di navigazione
di bandiera italiana leader nel trasporto di
passegger i e d i merc i ndr ) . I
m e r a v i g l i o s i t r a n s a t l a n t i c i
Michelangelo e Raffaello, vanto della
marineria italiana, erano il nostro fiore
all'occhiello». Quindi da marittimo ad
imprenditore. «Mio padre era nel
settore delle pelli, faceva l'ambulante.
Io lavoravo sulle navi da crociera,
mentre mio fratello Vincenzo era
dipendente di concerie. Quando scesi
dalle navi e mio fratello lasciò il settore
di pelletteria, cominciammo ad aiutare
nostro padre nella sua attività». Da qui
comincia la storia di Eton Textile. «Per
necessità abbiamo iniziato come ambulanti. Ad
Ercolano vendevamo una vasta gamma di tessuti
acquistati grazie all'amicizia, alla fiducia e al sostegno
di persone del posto. In seguito ci siamo specializzati
STORIE NAPOLETANE
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‘‘Vorrei disporre di una bella palla di cristallo che mi rivelasse che l’anno prossimo saremo una azienda premiata con g r o s s i f a t t u r a t i . Purtroppo per il vento di questi giorni è caduta dalla scrivania e si è rotta
nel foderame, perché i fratelli di nostro padre erano
grossisti conosciuti e ben introdotti in questo
settore. È così che la nostra avventura è cominciata
nel nostro primo deposito, un 6x6, ad Ercolano».
L'azienda si occupa della produzione e distribuzione di
tessuti da uomo. Come
mai vi siete specializzati
soltanto nel settore di
abbigliamento maschile?
«Come ho già detto,
prima di dedicarci ai
tessuti ci occupavamo
di foderami. Nella
nostra progressiva
t r a s f o r m a z i o n e
c u r a v a m o s i a
l ' a b b i g l i a m e n t o
maschile che quello femminile. Quest'ultimo, però,
portava con sé tanti fattori di rischio a causa delle
stampe, dei colori e della moda. Abbiamo preferito
intraprendere preva lentemente la s t rada
dell'abbigliamento maschile, dove le percentuali di
rischio sono sicuramente più limitate. Del resto,
rispetto alla varietà stilistica e cromatica delle
donne, gli uomini abitualmente tendono a vestirsi
sempre in blu, grigio e nero con trame ricorrenti a
quadri o righe. La moda maschile per consuetudine
ripropone ciclicamente gli stessi modelli». uesta Q
scelta naturalmente ha pagato. In Campania e nel «
territorio nazionale abbiamo costruito il nostro
fatturato e nel corso degli anni siamo riusciti grazie
alla nostra determinazione ad acquisire una
dimensione sempre più europea. Nel mondo
dell'imprenditoria è assolutamente vietato fermarsi.
Di conseguenza abbiamo dovuto ampliare il nostro
raggio d'azione al di fuori dei nostri confini,
elevandoci dal nostro status di azienda locale.
L'ambizione di crescere non c'è mai mancata e i
nostri figli e nipoti in questo senso ci hanno dato una
grande mano». a parlato di giovani. L'azienda ha H
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saputo far fronte all'evoluzione del settore
anche grazie a loro apporto? Se non ci si «
adegua al progresso dei tempi, qualcosa poi
si paga. Grazie al contributo di forze
giovani ed idee nuove siamo riusciti ad
affrontare i cambiamenti nel nostro settore
in maniera adeguata, riuscendo a dare
vigore a quella che si sarebbe potuta
trasformare in una mentalità di commercio
antico, se non gestita al passo con i tempi.
L'alternativa era tornare in quel famoso
deposito 6x6 da cui tutto ha avuto inizio».
O «biettivi futuri? Vorrei disporre di una
bella palla di cristallo che mi rivelasse che
l'anno prossimo saremo un'azienda
premiata con grossi fatturati. Purtroppo
per il vento di questi giorni è caduta dalla
scrivania e si è rotta». na curiosità, perché U
Eton? “Manifattura Foderami Cozzolino «
Spa” era in precedenza il nome della nostra
azienda storica di famiglia, che limitava il
nostro raggio d'azione alla Campania.
Fuori dalla nostra regione, purtroppo,
suonava malissimo. È stato durissimo per
noi abbandonare la nostro tradizionale
denominazione e il nostro cognome, che
portiamo sempre con orgoglio, per
trovarne una adeguata ai tempi. Ed è qui
che spuntò fuori Eton, l'unione dei nomi
Enzo e Toni. Ci accorgemmo però che c'era
già un'altra società che portava questo
nome, la Eton Shirts, un marchio
internazionale specializzato soprattutto
nel settore delle camicie. Probabilmente
quest'af fiancamento ci ha portato
fortuna». ton dispone anche di una filiale a E
Bari. I mercati e le zone di produzione di «
abbigliamento sono la Campania e la
Puglia, dove affluiscono tutte le richieste
delle griffe. È vero che oggi ci sono le
grandi marche, ma le aziende che
realizzano ancora un prodotto made in
Italy si trovano lì. In Puglia abbiamo aperto
quella vetrina per essere presenti e offrire
un servizio che localmente diamo anche in
Campania». Bari si è stanziato anche il A
presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.
«Sono un grande tifoso del presidente,
anche se a volte non lo condivido.
Diventerò tifoso del Bari (ride ndr). De
Laurentiis si sta rivelando un grande
imprenditore, un grande manager. A mio
parere, sta sbagliando a non prendere in
considerazione, per far crescere la società,
l ' idea di un azionariato popolare.
Nonostante dopo la sconfitta con l'Atletico
abbia vi