Facoltà di Architettura
Corso di Laurea in Architettura del Paesaggio
Laboratorio di pianificazione del paesaggio A.A. 2013/2014
Prof. Elio Trusiani Prof. Giacomo Cozzolino
LE AREE PROTETTE
NEL LAZIOStudenti: M. Forte, M. Proietti Tocca, A. Zannoni, A. Tucci, K. Rawicha
A. Iulianella, E. Melaranci, M. Tomasucci
M. Coviello, M. Gallo
Definizione di Area Protetta
� Il concetto di “area protetta” ha subito negli anni una profonda evoluzione. Le aree protette non sono nuclei isolati dal resto dell’ambiente, ma piuttosto “nodi” di una rete biologica in continua relazione e collegamento reciproco attraverso “corridoi”collegamento reciproco attraverso “corridoi”che assicurano la riproduzione della fauna e della flora. Oggi le aree protette vengono indicate come aree di terra e/o mare dedicate specificatamente alla protezione e al mantenimento della diversità biologica e alle risorse naturali e culturali connesse.
Parchi Nazionali
•Abruzzo, Lazio e Molise
•Alta Murgia
•Appennino Tosco-Emiliano
•Arcipelago di La Maddalena
•Arcipelago Toscano
•Asinara
•Aspromonte
•Circeo
•Cilento e Vallo di Diano •Cilento e Vallo di Diano
•Dolomiti Bellunesi
•Cinque Terre
•Foreste Casentinesi, Monte
Falterona, Campigna
•Gargano
•Gennargentu
•Gran Paradiso
•Gran Sasso e Monti della Laga
•Majella
•Monti Sibillini
•Pollino
•Sila (Calabria)
•Stelvio
•Val Grande
•Vesuvio
Cartina dello stato di attuazione dei Parchi nazionali in Italia
LE AREE
PROTETTE
NELLA
REGIONE
LAZIO
La Regione Lazio possiede:
3 Parchi Nazionali 4 Riserve Naturali Statali
2 Aree Naturali Marine Protette 16 Parchi Naturali Regionali
30 Riserve Naturali Regionali 23 Monumenti Naturali
Il quadro normativo
� 1922: R.d.l. n° 1584 del 3 dicembre
primo parco nazionale: Parco Nazionale
del Gran Paradiso (Valle d’Aosta)
� 1922: Legge 778/1922 “per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di bellezze naturali e degli immobili di
particolare interesse storico”.
Concetto di oasi da preservare
� 1939: L. 1497/1939 “protezione delle bellezze
naturali”
(tuttora vigente integrata con la L.431/1985)
� 1977: D.P.R. 616/1977 trasferimento alle regioni delle competenze relative alla protezione della natura, alle riserve e parchi naturali e all’urbanistica.
1979: “direttiva Uccelli” (Comunità � 1979: “direttiva Uccelli” (Comunità Europea) – per la conservazione degli uccelli selvatici attraverso la conservazione degli habitat
Zps (zone a protezione speciale)
Direttiva uccelli abrogata e sostituita integralmente dalla direttiva 2009/147/CE
In Italia è stata recepita attraverso la L.157/1992
� 1980: “strategia 80 per i parchi e le
riserve d’Italia.” la sfida del 10%
in 10 anni arrivare a proteggere in 10 anni arrivare a proteggere
almeno il 1/10 del territorio
� 1985: L.431/1985 Legge Galasso
“per la tutela dei beni naturalistici”
- classificazione delle bellezze naturalistiche.
- le regioni devono redigere un Piano Paesistico
- non è totalmente esclusa l’attività edificatoria
- le aree sono sottoposte alla giurisdizione demaniale
Legge quadro sulle aree protette
� 1991: L.394/1991
art. 2: classificazione delle aree protette
- parchi nazionali- parchi nazionali
- parchi regionali
- aree marine protette
- Istituzione di un ente gestore per i parchi nazionali e regionali
- Gli strumenti di pianificazione dei parchi nazionali sono il Piano per il Parco e il regolamento
Le misure di salvaguardia
Sospensione di ogni attività di modifica del territorio in attesa della pianificazione disposta dal Piano per il Parco
art. 12: suddivisione del parcoa) Riserve integrali
conservazione
b) Riserve generali orientateno a nuove opere
utilizzazioni produttive tradizionali, realizzazione infrastrutture strettamente necessarie e manutenzioni opere esistenti
c) Aree di protezione
attività agro-silvo-pastorali, pesca e raccoltaattività agro-silvo-pastorali, pesca e raccolta
d) Aree di promozione economica e sociale
attività finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale
delle collettività locali e al miglior godimento del parco da
parte dei visitatori
� 1992: “Direttiva Habitat” (Comunità
Europea)
conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della naturali e seminaturali e della
flora e della fauna selvatiche
Sic (Siti di Interesse Comunitario)
Zsc (Zone Speciali di Conservazione)
� 1993: Comitato nazionale per le aree naturali protette, detta i criteri per l’istituzione delle aree protette:
- il soggetto titolato a presentare domanda è quello che ha istituito l’area;quello che ha istituito l’area;
- esistenza di provvedimento istitutivo formale, pubblico o privato
- valori naturalistici
- coerenza con le norme di salvaguardia
(L.394/91)
- garanzie di gestione dell’area
- esistenza di un bilancio
� 1994: Classificazione IUCN (Inetrnational Union for Conservation of Nature)delle aree protette:
- Riserve naturali integrali e aree protette- Parchi nazionali- Parchi nazionali
- Monumenti naturali
- Aree per la gestione di habitat e specie
- Paesaggi terrestri e marini protetti
- Aree per la gestione sostenibile delle risorse
Legge quadro Regionale
� 1997: L.R. 29/1997 “norme generali e procedure di individuazione ed istituzione delle aree naturali protette”
Obiettivi principali:Obiettivi principali:a) la tutela, il recupero di habitat e paesaggi
b) Conservazione di elementi con rilevante valore naturalistico ed amientale
c) Applicazione e metodi di gestione e restauro ambientale
d) Promozione di attività educative, di formazione e ricreative
e) Difesa degli equilibri idraulici e geologici
f) Valorizzazione delle risorse umane
Il sistema delle aree naturali protette del
Lazio è suddiviso in:
- Parco naturale
- Riserva naturale- Riserva naturale
� 2010: ultimo aggiornamento classificazione EUAP (Elenco Ufficiale delle Aree naturali Protette):
- Parchi nazionali- Parchi nazionali
- Parchi naturali regionali e interregionali
- Riserve naturali
- Zone umide di interesse internazionale
- Altre aree naturali protette
- Aree di reperimento terrestri e marine
L’organizzazione amministrativa
Rispettando il principio enunciato
nell’articolo 1, di cooperazione e intesa fra Stato, Regioni e enti locali, la legge
quadro 394/91 prevedeva due organismi:
Comitato per le aree naturali protette il Comitato per le aree naturali protette e la Consulta tecnica per le aree naturali protette, affiancati dalla
Segreteria tecnica per le aree naturali
protette.
Il Comitato, che già in questa stesura prevedeva la
partecipazione paritaria dello Stato e delle
Regioni, è stato abolito dalla cosiddetta riforma
Bassanini e le sue funzioni sono passate alla
Conferenza Stato- Regioni, che esprime parere Conferenza Stato- Regioni, che esprime parere
in merito a:
� identificazione delle linee fondamentali
dell’assetto del territorio con riferimento ai valori
naturali e ambientali, sulla base della Carta
della natura (della cui predisposizione la legge
incarica i Servizi tecnici nazionali);
� identificazione delle linee fondamentali
dell’assetto del territorio con riferimento ai valori
naturali e ambientali, sulla base della Carta
della natura (della cui predisposizione la legge
incarica i Servizi tecnici nazionali); incarica i Servizi tecnici nazionali);
� integrazione della classificazione delle aree
protette (sentita la Consulta);
� adozione del programma per le aree naturali
protette di rilievo internazionale e nazionale
(sentita la Consulta), nonché delle relative
direttive per l’attuazione e le modifiche;
� approvazione dell’elenco ufficiale delle
aree naturali protette. Nell’ultima riunione del Comitato, che si è tenuta il 2
dicembre 1996, è stato deliberato: la
classificazione delle aree protetteclassificazione delle aree protette,
l’’’’elenco ufficiale delle aree naturali protette, il programma operativo per la Carta della Natura.
La Consulta tecnica esprime pareri di
carattere tecnico-scientifico in materia di
conservazione della natura, di sua
iniziativa o su richiesta del Comitato o del
Ministro dell’Ambiente. Ciò vuol dire che gli aspetti tecnico-scientifici relativi alle
aree protette devono essere considerati
non solo in fase di esecuzione ma anche
al momento della programmazione e della
definizione degli indirizzi.
Della consulta fanno parte 9 esperti nominati, per
cinque anni, dal Ministro dell’Ambiente su
indicazione di associazioni ambientaliste;
Accademia nazionale dei Lincei, Società botanica
italiana e Unione zoologica italiana; Cnr; presidenti italiana e Unione zoologica italiana; Cnr; presidenti
dei parchi nazionali e regionali.
La gestione
L’organo di gestione dei parchi nazionali, per la legge 394/91, è l’Ente parco, sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente e con sede legale e amministrativa nel territorio del parco. Sono organi dell’Ente parco: il Presidente, il Consiglio direttivo, la Giunta esecutiva, il Collegio dei revisori dei conti, la Comunità del parco. Il Presidente è nominato dal Comunità del parco. Il Presidente è nominato dal Ministro dell’Ambiente, di intesa con i presidenti delle Regioni e delle Province autonome interessate. Il Presidente, oltre a avere la legale rappresentanza dell’Ente parco, ne coordina l’attività, esplica le funzioni che gli sono delegate dal Consiglio direttivo, adotta provvedimenti urgenti e indifferibili che sottopone alla ratifica del Consiglio direttivo. Attribuzioni queste particolarmente importanti che conferiscono poteri molto ampi al presidente.
Il Consiglio direttivo è formato dal presidente e da dodici componenti, nominati con decreto del Ministro dell’Ambiente, di cui cinque designati dalla Comunità del parco, due dalle associazioni di protezione ambientale, due da Accademia nazionale dei Lincei, Società botanica italiana, Unione zoologica italiana, Cnr, Università con sede nelle province nei cui territori ricade il parco, uno dal sede nelle province nei cui territori ricade il parco, uno dal Ministro per le Politiche agricole, due dal Ministro dell’Ambiente. I membri del Consiglio sono nominati sentito il parere delle Regioni. Il Consiglio delibera in merito a tutte le questioni generali, si esprime sui bilanci, sui piani e sul regolamento e, inoltre, elabora lo statuto. Il Consiglio nomina una Giunta esecutiva, per la quale lo statuto del parco disciplina funzioni e attribuzioni.
Il Collegio dei revisori dei conti, i cui membri
sono nominati su designazione delle Regioni
interessate, verifica la corrispondenza contabile
degli atti dell’Ente parco.
La Comunità del parco, costituita dai presidenti
delle Regioni e delle Province, dai sindaci dei
Comuni e dai presidenti delle Comunità
montane dei territori compresi nel parco, è,
insieme al Presidente, l’organo più
rappresentativo.
L’ente parco si avvale anche di una struttura amministrativa al vertice della quale si pone il Direttore, nominato dal Ministro dell’Ambiente. Gli strumenti dell’Ente parco sono:
� lo Statuto di disciplina dei suoi organi e dei suoi uffici, da redigere in modo da assicurare forme di partecipazione redigere in modo da assicurare forme di partecipazione popolare e la pubblicità degli atti;
� il Regolamento del parco, con cui viene disciplinato l’esercizio delle attività all’interno del territorio del parco al fine di salvaguardare il paesaggio e gli ambienti naturali;
� il Piano del parco, che individua la vocazione d’uso dei territori ricadenti nel parco, articolandone il livello di tutela;
� il Piano pluriennale economico e sociale, che promuove e orienta lo sviluppo in tali settori all’interno dei territori del parco, nel rispetto del principio della sostenibilità ambientale.
Gli atti sopra descritti, elaborati dall’Ente parco, vengono adottati dal Ministro dell’Ambiente, di intesa con le Regioni e le Province autonome. L’Ente parco pertanto non sottrae specifiche competenze territoriali agli enti preposti, ma si affianca a essi.affianca a essi.
L’Ente parco concede il nulla osta per lo svolgimento di determinate attività o per la realizzazione di interventi o opere previste dal piano del parco e definisce i provvedimenti di urgenza, laddove non sia stato rilasciato o venga disatteso il nulla osta concesso.
La creazione di questo specifico organismo di gestione (l’Ente parco appunto) trova la sua motivazione nella necessità di rendere più organica e snella l’attività della pubblica amministrazione su un territorio sul quale vige un particolare regime di tutela. I compiti relativi alla conservazione della natura, alla promozione di attività educative e scientifiche, così come alla salvaguardia e alla valorizzazione delle attività tradizionali e delle culture locali, coinvolgono infatti le competenze di diversi soggetti territoriali. Ordinariamente, a diversi livelli intervengono su tali materie lo Ordinariamente, a diversi livelli intervengono su tali materie lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni che, in caso di loro coinvolgimento, attivano procedimenti sempre macchinosi e lunghi. L’Ente parco costituisce il momento unitario e continuativo di coordinamento di tali azioni permettendo, allo stesso tempo, a tutti i soggetti istituzionali interessati di partecipare alla vita del parco e alla determinazione delle sue decisioni. In conclusione, l’Ente parco, perseguendo gli obiettivi della legge, intende stabilire il necessario equilibrio fra la tutela delle istanze e delle necessità delle comunità locali e gli interessi sia locali che nazionali di salvaguardia ecologica delle aree protette. A tali fini lo Stato prevede lo stanziamento di appositi fondi, aumentando così le risorse a beneficio delle comunità interessate.
GLI STRUMENTI DI GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
Legge 394/1991,Titolo II,
OBIETTIVI:-organizzazione generale del territorio e la
sua articolazione in aree caratterizzate da
forme di uso,godimento e tutela;
-vincoli,destinazioni d’uso e norme di
attuazione relative con riferimento alle varie
aree o parti del piano;
-sistemi di accessibilità veicolare e pedonale 394/1991,Titolo II,
Aree Naturali protette
Nazionali,art 12 Piano
per Il Parco
AUTORITA’
COMPETENTE:
Ente ParcoVIGENZA DEL PIANO:
Regione
-sistemi di accessibilità veicolare e pedonale
con particolare riguardo ai portatori di
handicap ed anziani;
-sistemi di attrezzature e servizi per la
gestione e la funzione sociale del parco;
- Indirizzi e criteri per gli interventi sulla
flora, sulla fauna e sull’ambiente in
generale.
Il Piano suddivide il territorio in base al grado di
protezione:
-Riserve Integrali-Riserve generali-Aree di Protezione-Aree di promozione economica e sociale
Dal punto di vista gerarchico il Piano del Parco è Dal punto di vista gerarchico il Piano del Parco è
sovraordinato nei confronti dei Piani Territoriali di Coordinamento e dei Piani Regolatori
Generali. Questi devono obbligatoriamente conformarsi
a quanto previsto dallo stesso Piano per il Parco.
Il Piano Paesaggistico prevale sul Piano per il Parco
in via esclusiva solo per i temi relativi alla tutela del
paesaggio (art. 145 del D.Lgs. 22.01.2004 n. 42 recante
“Codice dei beni culturali e del paesaggio” e s.m.i.).
ELABORATI DEL PIANO PER IL PARCO
GLI ELABORATI GRAFICI RIGUARDANO: L’ANALISI DELLO STATO DI FATTOLE CARTOGRAFIE DI SINTESI PER INDIVIDUARE GLI ELEMENTI DI PREGIO RELATIVI ALLA FLORA, ALLA FAUNA, AI BENI STORICI, CULTURALI E AMBIENTALI, ALLA FRUIBILITA’ PAESAGGISTICA, ALLA GEOLOGIA E ALLA FRUIBILITA’ PAESAGGISTICA, ALLA GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA, AI SISTEMI ECOLOGICIE ALL’INDIVIDUAZIONE DEI FATTORI DI PRESSIONE E RISCHIO ANTROPICO
Il progetto comprende cartografie caratterizzanti:-la vulnerabilità attuale del territorio-la zonizzazione-il sistema della viabilità e delle strutture di fruizione del Parco
REGOLAMENTI PER IL PARCO
Il Regolamento del Parco, stabilisce il modo in cui le
persone possono usufruire del Parco.
In poche parole, le regole da seguire al suo interno.In poche parole, le regole da seguire al suo interno.
Inquadramento ed uso del suolo
Parco Regionale dei Castelli Romani
Il Parco Regionale dei Castelli
Romani è un ’ area protetta
della Regione Lazio che si
estende nella zona dell’antico
Vulcano Laziale in provincia
di Roma.
Obiettivi del ParcoObiettivi del Parco
1) Mantenimento
dell’equilibrio ambientale del
territorio
2) Aumento della biodiversità
3) Preservare la natura e contribuire al mantenimento delle usanze locali
4) Protezione delle tipologie insediative storiche
Inquadramento Territoriale
Caratteristiche del parcoIl Parco è una Riserva Ambientale creata dalla natura e gestita dall’uomo, ed è caratterizzata davariegati scenari paesaggistici, abitati da una moltitudine di specie faunistiche e floristiche.
Di interesse particolare sono il sitoarcheologico del Tuscolo, come
anche le numerose ville tuscolane.
Del parco fanno parte anche il Lagodi Albano e il Lago di Nemi, due
elementi del sistema idrografico di
grande valenza ambientale, che
caratterizzano la struttura del luogo.
Veduta panoramica del Lago di Albano (dx) e del Lago di Nemi (sx)
Villa Aldobrandini - Frascati
Il Parco Regionale dei Castelli Romani ha alle sue spalle una storia di grande
consapevolezza, sensibilità e senso civico.
Furono proprio gli abitanti dei Castelli Romani, oltre 25 anni fa, a raccogliere le
firme per chiedere l’istituzione di un’area protetta che difendesse il patrimonio
ambientale della zona dei Colli Albani.
Istituzione del parco
Fu cosi che il Parco dei
Castelli Romani venneCastelli Romani venne
istituito con la
Legge regionale n.2del 13 gennaio 1984
Che tutela l ’ integrità
delle caratteristiche
naturali e culturali dei
15 comuni che
occupano l ’ antico
Vulcano Laziale.
Veduta a volo d’’’’uccello del Parco dei Castelli Romani
Altresì l’istituzione del Parco ha comportato una maggiore tutela floristica:
I boschi di Castagno che ricoprono parti importanti del territorio sono sottoposti
a controlli continui e periodici che impediscono tagli indiscriminati.
Funzione ecologica principale dei boschi è il mantenimento degli equilibri
dell’ecosistema , la tutela delle acque, dei bacini lacustri e il servizio antincendio.
Uno dei pochi
boschi originari dei
Castelli Romani
scampato alla
Sito d’Importanza Comunitaria: il «Cerquone»
scampato alla
conversione in
castagneto e ai
disboscamenti è il
bosco del Cerquone (S.I.C.), una delle
zone di maggior
pregio naturalistico
dell’area.
A distanza di 7 anni dall’istituzione del Parco arriva la Legge Quadro sulle aree protette (Legge 6 dicembre 1991 n. 394).
Principali obiettivi della legge all’’’’interno del Parco:
Articoli Descrizione
Art.1
Detta i principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree
naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma
coordinata la conservazione e la valorizzazione del patrimonio
naturale
Ai fini della presente legge costituiscono il patrimonio naturale le
formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche, che Art.2
formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche, che
hanno rilevante valore naturalistico e ambientale
Art.3
I territori nei quali siano presenti specie vulnerabili sono
sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di gestione
(conservazione di specie animali, vegetali, associazioni
forestali, singolarità geologiche etc…)
Art.4Nelle aree sottoposte a regime di tutela possono essere
promosse: la valorizzazione e la sperimentazione di attività
produttive compatibili
La Regione Lazio si è conformata alla normativa con la Legge regionale n. 29 del
6 ottobre 1997 « Norme in materia di aree naturali protette regionali »
Finalità:Le finalità che la Regione Lazio persegue attraverso l’istituzione delle aree
protette sono dettate dall’articolo 2 della L. 29/97: « garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree protette nonché il recupero e il restauro
ambientale dei siti degradati».
Obiettivi:Obiettivi:La Regione, attraverso la creazione di un sistema di aree naturali protette nonché
mediante l’istituzione dei monumenti naturali e l’individuazione dei siti di importanza comunitaria ( S.I.C. ), persegue i seguenti obiettivi:
Obiettivi
Tutela, recupero e restauro degli habitat naturali
Conservazione di ambienti naturali con rilevante valore naturalistico ed
ambientale
Integrazione tra uomo e ambiente con il recupero e la valorizzazione delle testimonianze
storiche, archeologiche e architettoniche
Difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici
La promozione del turismo sostenibile e delle attività ad esso connesse
Il presente Regolamento disciplina l’esercizio delle attività consentite e le modalità di
fruizione delle risorse presenti entro il territorio del Parco Regionale dei Castelli Romani.
Piano del Parco dei Castelli RomaniAdeguamento alla L.R. 29/97 - Regolamento
Il Regolamento disciplina in particolare
a) La tutela delle caratteristiche e componenti naturali
b) Lo svolgimento di attività agro-silvo-pastorali, artigianali, commerciali e di servizio
c) La tipologia e le modalità di costruzione di opere e manufatti
d) I limiti alle emissioni sonore, luminose o di altro genere, nell’ambito della legislazione in
materia
e) Il soggiorno e circolazione del pubblico con qualsiasi mezzo di trasporto, lo svolgimento di
attività sportive, ricreative ed educative
f) Lo svolgimento di attività di ricerca scientifica
g) Lo svolgimento delle attività da affidare a interventi di occupazione giovanile, di
volontariato, con particolare riferimento alle comunità terapeutiche, e al servizio civile
volontario
h) L’accessibilità nel territorio del Parco attraverso percorsi e strutture idonee per disabili e
anziani
Nel Parco sono vitate le attività che possono compromettere la salvaguardia del
paesaggio e degli ambienti naturali, specialmente a quelli sottoposti a particolari
forme di tutela, ad esempio:
-Il disturbo delle specie animali e danneggiamento delle specie vegetali;
-L’apertura e l’esercizio di cave, miniere e discariche;
-L’uso di fuochi all’aperto;
-La sottrazione permanente di aree boscate
Restano salvi i diritti reali e civici delle collettività locali
Divieti di carattere generale
Divieti specifici per le zone di riserva generaleDivieti specifici per le zone di riserva generale
Il Regolamento stabilisce divieti specifici per le zone del parco assoggettate a
diverso grado di tutela.
Nelle zone di riserva generale sono vietate:
-Gli interventi di nuova edificazione abitativa
-Ampliamento degli edifici esistenti
-I cambiamenti di destinazione d’uso ogni qualvolta possano provocare aumento di
carico urbanistico
-Apertura di strade purché compatibili con gli ecosistemi protetti
Siti di Importanza Comunitaria – S.I.C. / Zone di Protezione Speciale – Z.P.S.
Cerquone/ DoganellaLago di Albano
Maschio dell’’’’Artemisio
Lago di Albano
:
Inquadramento e uso del suolo
Carta uso suolo
Parchi Regionali
Parchi Nazionali
Parco Naturale Regionale Monti Lucretili
Carta uso suolo
Parco naturale regionale dei Monti Lucretili
Il parco naturale regionale deiMonti Lucretili è
una area naturale protetta della regione
Lazio istituita nel 1989. Il Parco regionale, in
parte ancora incontaminato, si trova sulla
dorsale calcarea del pre-appennino laziale.
Obiettivi del Parco
1. il corretto uso e valorizzazione del territorio e delle sue risorse naturali e
culturali;
2. la conservazione degli ecosistemi e dei processi ecologici essenziali;
3. la utilizzazione razionale e duratura delle specie e degli ecosistemi;
4. il mantenimento della diversità genetica delle specie animali e vegetali
presenti;
5. lo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali interessate.
Inquadramento territoriale
La ricchezza naturalistica del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili risiede nella particolare configurazione del paesaggio, di tipo spiccatamente pre-appenninico, dove la vicinanza del mare ha concorso alla formazione e alla coesistenza di biotopi determinati da microclimi differenziati dovuti ad esposizioni diverse e influenzati da variazioni della
circolazione delle masse d’’’’aria all’’’’interno del complesso montuoso.
L'aspetto territoriale dei Monti Lucretili risulta fortemente
Parco Naturale Regionale dei Monti LucretiliParco Naturale Regionale dei Monti Lucretili
Dorsale Monte Pellecchia
L'aspetto territoriale dei Monti Lucretili risulta fortemente condizionato dalla storia geologica e strutturale che ha dato origine a un gruppo montuoso ben definito geograficamente.
L'attuale assetto della vegetazione sui Monti Lucretili ha origine da una altalenante successione di eventi prodotti da un'azione antropica determinante per il mutamento degli aspetti originari.Come il paesaggio vegetale anche il popolamento faunistico ha risentito in modo sostanziale dell'azione antropica operata sia attraverso l'attività venatoria sia con attività di trasformazione millenarie dell'ambiente. Nonostante ciò nei suoi molteplici ambienti l'area protetta conserva elementi di estremo interesse.
Valle Cavalera
Lagustelli di Percile
Il Parco dei Monti Lucretili vede la presenza, al suo interno o in prossimità, di
13 Comuni e alcune frazioni con centri storici medioevali e imponenti castelli
dove si può girare spesso solo a piedi nei caratteristici vicoli.
Licenza
Licenza Marcellina Monteflavio Montorio Romano Moricone Orvinio
Palombara Sabina Percile Poggio Moiano Roccagiovine
San Polo dei
Cavalieri
Scandriglia Vicovaro
L’’’’Ente Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, istituito dalla legge regionale n. 29 del 6 ottobre 1997, è ente regionale di diritto pubblico non economico, dotato di autonomia
amministrativa, denominato ““““Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili””””, di seguito definito semplicemente ““““Parco””””.
Parco Naturale Regionale dei Monti LucretiliParco Naturale Regionale dei Monti Lucretili
Sono organi del Parco:
a) il Presidente;
b) il Consiglio direttivo;
c) la Comunità;
d) il Collegio dei revisori dei conti.
Istituzione del Parco
Il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili istituito con Legge Regionale n. 41 del 26.06.1989, nasce per tutelare un territorio di
straordinaria valenza paesaggistica e naturalistica. Esso si estende su una
superficie di 18.000 ha., che abbraccia 13 Comuni, 2 Province e 3
Comunità montane.
Le principali azioni praticate dal Parco sono:Le principali azioni praticate dal Parco sono:
1. Conservazione della Natura;
2. Recuperi ambientali e storico-architettonici;
3. Attività agrosilvopastorali;
4. Educazione ambientale;
5. Escursionismo, attività ricreative e culturali;
6. Ricezione turistica
A distanza di 2 anni dall’istituzione del Parco arriva la Legge Quadro sulle aree protette (Legge 6 dicembre 1991 n. 394).
La Legge Quadro ha contribuito a dare un po’ di ordine ed uniformità alle aree
protette.
In seguito nel novembre del 1997 è stata approvata la legge n°°°° 29, “ Norme in materia di aree naturali protette regionali”, che ha definito modalità di
istituzione di nuove aree protette, principi generali, finalità e obiettivi. Le
finalità di questa legge sono dettate dall’ art. 2: “garantire e promuovere la
conservazione e la valorizzazione delle aree protette nonché il recupero e il
restauro ambientale dei siti degradati”.
All’ interno del Parco sono stati individuati 2 Siti d’Importanza Comunitaria(SIC) e una Zona Protezione Speciale (ZPS).
SIC 1 Monte Pellecchia
2 Monte Gennaro
ZPS Monti Lucretili
Superficie del Parco
1
2
Fonti cartografiche
Fonti bibliografiche
-N.Centofanti, I beni pubblici: tutela amministrativa e giurisdizione, Giuffrè
Editore, 2007.
-E. Salzano, Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Editori Laterza,
Bari 2002
-E. Trusiani, Orientarsi nell’urbanistica, Carocci editore, Roma 2008
Fonti sitografiche
www.comitatoparchi.it
www.iucn.it
www.latiumvolcano.it
www.miniambiente.it
www.paesaggiocritico.it
www.parchilazio.it
www.parcocastelliromani.it
www.parks.it
www.regionelazio.it
Fonti cartografiche
-Carta uso del suolo, Regione Lazio,
Tav. 24, 25, 29, 30.
-Piano Territoriale Paesaggistico
Regionale ( Lazio ), Tav. B 29/ B 30