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LE COMPETENZE DELLA DIASPORA SENEGALESE IN ITALIA
Mappatura ed indicazioni per una trasferibilità e valorizzazione in Senegal
A cura di Anna Ferro
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INDICE
Introduzione
Ipotesi di lavoro
Struttura del report
1. Il contesto di riferimento in Italia
Caratteristiche socio-demografiche della popolazione senegalese in Italia
Occupazione e mercato del lavoro
Aspetti economici
Scolarità e giovani
Mobilita Internazionale – rientro in Patria
2. Sul concetto di competenza: un quadro di riferimento
Natura delle competenze
Competenze trasferibili: la diaspora per lo sviluppo
Il bilancio delle competenze
Le competenze dei migranti
3. Metodologia della ricerca
Elaborazione di uno strumento per la mappatura delle competenze dei senegalesi in Italia
Organizzazione e realizzazione di tre Focus Group
4. Analisi del questionario: mappatura delle competenze dei Senegalesi in Italia
Profilo scolastico e lavorativo tra Senegal e Italia
Competenze tecniche, professionali e trasversali sviluppate attraverso il lavoro in Italia
Competenze tecniche settoriali
Competenze trasversali
Tempo libero
Rimesse
Investire in Senegal
Valorizzare la diaspora in Senegal
5. Focus group con giovani e imprenditori appartenenti alla comunità senegalese
Giovani senegalesi in Italia che guardano al Senegal
I partecipanti al FG
Cosa rappresenta il Senegal per le giovani generazioni
Quali sono i principali problemi percepiti in Senegal e quali soluzioni possibili
Risorse e competenze da mobilizzare per il Senegal
Il ruolo dell’associazione MODED
Imprenditori e imprenditrici senegalesi tra successi e insuccessi
Conoscenze e competenze
Aspettative, prospettive e predisposizioni
Genesi e natura dei progetti imprenditoriali
Il contesto e il ruolo degli attori pubblico-privati
Questioni di genere
6. Conclusioni e raccomandazioni
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Lista degli acronimi
OIM : Organizzazione Internazionale per le Migrazioni
UNCCD : United Nations Convention to Combat Desertification
DGIPI: Direzione Generale dell'Immigrazione e delle Politiche di Integrazione– Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali
BASE : Bureau d’Appui aux Sénégalais de l’Extérieur
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Introduzione
Questa ricerca si iscrive nel Progetto “West Africa: Promoting sustainable land management in migration-
prone areas through Innovative financing mechanisms” (qui di seguito “West Africa: Migrazione e Clima”),
finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri italiano e
attuato dalGlobal Mechanismdi UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification) in
partenariato con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Il progetto – tra le azioni che
persegue nello studio della relazione tra migrazione e clima - intende promuovere gli investimenti degli
immigrati nei loro paesi d’origine dando particolare rilievo alle iniziative volte a favorire la lotta alla
desertificazione, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la conservazione ed uso sostenibile della
biodiversità.
La povertà è causa e conseguenza della desertificazione1. Il cambiamento climatico a livello globale incide
sulla diminuita vivibilità ambientale per territori di confine desertico e aree a rischio siccità. Da un lato, la
desertificazione toglie risorse vitali e spinge le persone a migrare, per affrancarsi da stenti e lotta per la
sopravvivenza. Dall’altro lato, le terre abbandonate e non più coltivate – come avviene nel Sahel -
diventano facilmente aride e prive di attrattiva e opportunità, alimentando quindi l’avanzata del deserto e
la pressione migratoria. Povertà, desertificazione e migrazione si trovano quindi collegate in una
triangolazione di causa-effetto.
L’associazione Italo-Senegalese SUNUGAL, che da anni opera sui temi dell’integrazione, cooperazione e co-
sviluppo tra Italia e Senegal, ha disegnato e realizzato lo studio rivolto alla mappatura delle competenze
della diaspora senegalese in Italia per verificare se e in che modo i migranti possono assumere un ruolo
contro l’abbandono e l’impoverimento delle terre grazie alla presenza di competenze utili e all’interesse ad
investire nel paese d’origine2.
BASE Nell’ambito del progetto “West Africa: Migrazione e Clima”, l’OIM Italia da Dicembre 2016 ha aperto il Bureau d’Appui aux Sénégalais de l’Extérieur (BASE), con sede a Milano. L’obbiettivo del BASE è orientare e informare i senegalesi residenti in Italia rispetto ad iniziative del Governo e possibilità di investimento in Senegal. BASE funge da ponte tra i potenziali investitori senegalesi in Italia e le Agenzie pubbliche che in Senegal offrono servizi di appoggio agli imprenditori (ad esempio: servizi finanziari, FONGIP, FAISE e PLASEPRI; accompagnamento tecnico, ANA, PROCAD, ANIDA e APIX). L’OIM sta implementando questo progetto-pilota in partenariato con l’Ambasciata Senegalese e il Comune di Milano. In Senegal, è stata attivata una rete di focal point all’interno di ogni Agenzia/servizio. Tali agenzie sono oggi attivamente coinvolte nel progetto e in costante contatto con gli operatori del BASE. Tra le principali attività dell’ufficio dal suo recente avvio: comunicazione e sensibilizzazione della diaspora (attraverso materiale informativo e una tourné che ha coinvolto la diaspora senegalese in sette città italiane); facilitazione dell’invio di rimesse (promozione e assistenza tecnica sull’utilizzo della piattaforma creata dall’impresa sociale Auxfin). L’ufficio sta ricevendo e valutando diverse richieste della diaspora volte all’orientamento a settori di investimento prioritari in Senegal e al supporto per progetti e business plan, attraverso il coinvolgimento delle diverse agenzie di Dakar.
1J. Bremner, D. Lopez-Carr, L. Suter, J. Davis (2010), “Population, poverty, environment, and climate dynamics in the
developing world”, in Interdisciplinary Environmental Review; Vol. 11, Issue 2-3 ; K. R. Hope (2009), “Climate change and poverty in Africa”, in International Journal of Sustainable Development & World Ecology, Vol. 16, Issue 6 2 Hanno partecipato all’equipe di lavoro SUNUGAL: Modou Gueye, Linda Pasina, Aliou Diop, Aliou Ndiaye.
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Ipotesi di lavoro
L’indagine presuppone che l’esperienza migratoria e ancor più una piena integrazione sociale ed
economica in Italia favoriscano le condizioni per sviluppare o rafforzare competenze (tecniche, trasversali,
relazionali) che possono (o potrebbero) trovare trasferimento, valorizzazione oppure impiego nel paese
d’origine, in ottica di rientro individuale o di progetto di investimento.
Struttura del report
Il report prevede un primo capitolo che mette in luce le principali caratteristiche della comunità senegalese
in Italia sulla base dei dati ISTAT 2015 elaborati nel “Rapporto Annuale sulla Presenza dei Migranti – La
comunità Senegalese in Italia” (Ministero del Lavoro-DGIPI, 2015)3. Il secondo capitolo offre una riflessione
teorica e metodologica sul concetto di competenza, in funzione delle esigenze della ricerca e del progetto
“West Africa: Migrazione e Clima”.
Il terzo capitolo presenta l’impostazione metodologica e gli strumenti elaborati per la realizzazione della
ricerca (questionario e focus group).
Il quarto e quinto capitoloillustrano i risultati della ricerca, analisi dei dati raccolti tramite questionario e
focus group. Il sesto capitolooffre conclusioni e raccomandazioni finali.
3 La Direzione Generale dell'Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (DGIPI) – Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali - redige annualmente un approfondimento sul mercato del lavoro dei migranti a cui si affianca
un’analisi mirata per singola nazionalità. I Rapporti annuali relativi alle presenze delle principali comunità s traniere
presenti in Italia sono elaborati nel quadro del progetto La Mobilità Internazionale del Lavoro di Italia Lavoro. Il
paragrafo sulla inclusione finanziaria è stato prodotto da CeSPI(www.cespi.it; www.migrantiefinanza.it). Qui di
seguito, ed in particolare ai fini della nostra ricerca, riportiamo parti di testo e grafici estrapolati dal rapporto relativ o
alla Comunità Senegalese (2015) disponibile online: http://www.integrazionemigranti.gov.it/Documenti-e-
ricerche/Rapporto2015Senegal.pdf
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1. Il contesto di riferimento in Italia
Presentiamo in questo capitolo alcuni elementi rilevanti per delineare le principali caratteristiche della
comunità senegalese in Italia, sulla base del “Rapporto Annuale sulla Presenza dei Migranti – La comunità
Senegalese in Italia” (DGIPI, 2015).
La comunità senegalese in Italia in cifre
Comunità Senegalese in Italia
Regolarmente soggiornante al 1° gennaio
2016: 98.176
Uomini:74% Donne: 26%
Minori(2015): 23.937
Età media (2015): 33 anni
Acquisizioni di cittadinanza nel 2014:
4.037
Titolo di studio prevalente dei lavoratori
senegalesi(2015): istruzione secondaria di I
grado (48%)
Tasso di disoccupazione(2015): 16%
Settore di attività economica
prevalente(2015): Industria (45%);
Commercio (23%)
Lavoro autonomo (2015): 44% dei lavoratori
senegalesi (18.193 titolari di imprese
individuali, 14.034 commercianti)
Il 91% dell’esercizio di attività lavorative
riguarda la componente maschile(2015)
Quasi sei studenti senegalesi su dieci sono
iscritti presso un istituto professionale(2015)
Caratteristiche socio-demografiche della popolazione senegalese in Italia
La popolazione proveniente dal Senegal e residente in Italia al 1° gennaio 2016 (ISTAT, 2016) conta 98.176
persone (rappresentando il 2,0% degli stranieri in Italia).Dal 2008 al 2015, il numero di cittadini senegalesi
regolarmente soggiornati è aumentato del 70%, senza risentire particolarmente della recessione economica
degli ultimi anni.
Si tratta di una popolazione concentrata nel Nord Italia (34% in Lombardia4), espressione di una migrazione
lavorativa maschile (73.6% sono uomini) e con un età media di 33 anni. Complessivamente due cittadini
senegalesi su tre hanno più di 30 anni (62,4% del totale) e quasi la metà si concentra nella fascia di età 30-
49 anni.
Distribuzione per classe d'età dei cittadini regolarmente presenti appartenenti alla comunità rispetto all’area
geografica di provenienza e al totale stranieri non comunitari (v.%). Dati al 1° gennaio 2015.
Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati Istat (DGIPI, 2015)
4 In totale in Lombardia sono residenti 33.910 senegalesi (68% maschi e 32% femmine). Le altre regioni dove si contra la residenza di cittadini senegalesi sono: Toscana (11,9%), Emilia Romagna (11,1%), Veneto (8,6%), Piemonte (6,7%).
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Il 23% dei senegalesi in Italia sono minori. Anche per la comunità senegalese si registra un aumento delle
nascite, passate da 603 nel 2002 a 1.657 nel 2013, con un incremento del 174%.
Stima dei nati stranieri per comunità di riferimento e totale dei non comunitari. Serie storica 2002 - 2013 (v.a)
Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati Istat (DGIPI, 2015)
Un senegalese su due è titolare di un permesso per lavoro (54,8%); mentre uno su tre dispone di un
permesso per motivi familiari. Solo lo 0.3% si trova in Italia con un permesso di studio.
Assistiamo complessivamente ad un processo di stabilizzazione della comunità in Italia: nel 2015 il 60% dei
cittadini senegalese è titolare di un permesso per soggiornanti di lungo periodo. Aumenta, inoltre, il
numero di cittadini senegalesi che hanno acquisito la cittadinanza italiana (4.037 nel 2014, +78% rispetto
all’anno precedente). Per la comunità senegalese, la prima motivazione di accesso alla cittadinanza è la
nascita in Italia, con un’incidenza pari al 47,3% del totale (otto punti percentuali superiore alla media non
comunitaria). La concessione di cittadinanza per residenza ha riguardato il 46% dei cittadini di origine
senegalese, mentre le acquisizioni legate al matrimonio sono state pari al 6,7%, a fronte di una media del
14,4%.
Occupazione e mercato del lavoro
La migrazione e presenza senegalese in Italia è legata alla ricerca e inserzione nel mercato del lavoro locale.
La partecipazione al mercato del lavoro risulta più ampia rispetto alle altre comunità, con un tasso di
occupazione pari al 58,6% (+0,5% rispetto all’anno precedente). Il tasso di disoccupazione di lavoratori
senegalesi risulta in calo, dal 21% nel 2013 al 16% nel 2014. Su 100 migranti di origine senegalese in età
lavorativa (15 – 64 anni), 59 sono occupati, 11 pur cercando un’occupazione sono disoccupati, mentre 30
non sono in cerca di lavoro.
Tasso di occupazione, disoccupazione e inattività per cittadinanza. Anno 2014
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Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati RCFL- ISTAT (DGIPI, 2015)
L’esercizio di attività lavorative interessa quasi esclusivamente la componente maschile della comunità,
con un’incidenza del 91%.
Il primo settore di impiego dei lavoratori senegalesi è quello industriale: il 45% di essi è impiegato nel
settore dell’Industria in senso stretto5. Nel settore Terziario è impiegato il 45,8% dei lavoratori senegalesi. Il
settore del Commercio è il secondo comparto per numero di addetti ed assorbe il 23,3% dei lavoratori
senegalesi6.
Occupati per cittadinanza e settore di attività economica (v.%). Anno 2014
Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati RCFL- ISTAT (DGIPI, 2015)
5 Con un’incidenza di 26 punti percentuali superiore rispetto a quella rilevata per il complesso dei lavoratori non comunitari. 6 Con un’incidenza di oltre 13 punti percentuali superiore alla media non comunitaria.
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I lavoratori senegalesi occupati come dipendenti sono circa 40mila, pari a quasi il 54% dei lavoratori
appartenenti alla comunità. Il lavoro autonomo coinvolge una percentuale rilevante dei lavoratori
senegalesi (44%), con 18.193 titolari di imprese individuali (il 5,4% degli imprenditori non comunitari),
14.034 commercianti (7,3% del totale) e 919 artigiani (0,7%). Rispetto all’anno precedente, il numero di
imprese individuali con titolari senegalesi è aumentato del 7,7%. La comunità senegalese, quindicesima per
numero di presenze, risulta la quarta per numero di imprenditori autonomi.
Le attività imprenditoriali dei senegalesi si concentrano nel settore del commercio che interessa l’88,5%
degli imprenditori della comunità.
Aspetti economici
Il 65% dei lavoratori della comunità senegalese percepisce più di 1.000 euro al mese. In particolare, il 40%
dei lavoratori senegalesi ha un reddito mensile compreso tra 1.000 e 1.250 euro.
L’ammontare complessivo delle rimesse in uscita dall’Italia nel 2014 supera i 4 miliardi di euro. Il Senegal
rappresenta la 5° destinazione delle rimesse partite dall’Italia nel 2014, con circa 245 milioni di euro inviati,
pari al 5,9% del totale delle rimesse in uscita. Rispetto al 2013, l’ammontare complessivo delle rimesse
verso i primi 30 Paesi non comunitari è calato di quasi 200 milioni di euro. Il Senegal è in controtendenza,
con un incremento delle rimesse di 13,2 milioni (+5,7%)7.
La comunità senegalese esprime un indice di bancarizzazione (presenza di un conto corrente bancario) al di
sotto della media di oltre sei punti percentuali (83% della popolazione adulta italiana è titolare di un conto
corrente): la percentuale di titolari di un conto corrente sulla relativa popolazione adulta senegalese è
infatti pari al 68,1%8.
Scolarità e giovani
La quota di minori inseriti nel circuito scolastico italiano risulta superiore o prossima all’80% per le
comunità originarie del continente europeo (moldava, ucraina, albanese) mentre è prossima al 55% per la
comunità senegalese. Quasi due alunni senegalesi su tre frequentano la scuola dell’infanzia e la scuola
primaria (interessando la fascia di età compresa tra i 3 ed i 10 anni). Il 37% degli alunni senegalesi è iscritto
alla scuola primaria e il 40,4% la scuola secondaria.
Distribuzione alunni della comunità di riferimento per ordine di scuola. A.S. 2014/2015
77 Fonte: Elaborazione Area Immigrazione Italia Lavoro su dati Banca d’Italia, in DGIPI, 2015. 8 Fonte: Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2015, CeSPI (www.cespi.it; www.migrantiefinanza.it).
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Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati RCFL- ISTAT (DGIPI, 2015)
Rispetto ai percorsi scolastici, la preferenza per gli indirizzi tecnico-professionali risulta più accentuata per i
giovani della comunità senegalese, interessando il 90% degli alunni senegalesi. In particolare, quasi sei
studenti senegalesi su dieci sono iscritti presso un istituto professionale (58,3%, a fronte di una media del
39,3%). I licei e gli istituti artistici e magistrali raccolgono complessivamente il 10,1% degli studenti di
origine senegalese. Tuttavia, rispetto all’anno scolastico 2014/2015, l’incidenza delle presenze di studenti
senegalesi nei licei e negli istituti magistrali risulta in aumento (+1,2%). Corrispondentemente diminuisce
l’incidenza negli istituti professionali (-1,9%), mentre rimane stabile la percentuale di studenti senegalesi
iscritti negli istituti tecnici.
Alunni delle scuole secondarie di secondo grado per cittadinanza e indirizzo (v.%). A.S. 2014/2015
Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati RCFL- ISTAT (DGIPI, 2015)
In riferimento all’istruzione universitaria, nella comunità senegalese il numero di iscritti è in crescita,
passando da 116 nell’anno accademico 2010/2011 a 194 nel 2014/2015, con un aumento del 67%
I dati relativi all’anno accademico 2014/2015 consentono di analizzare anche la distribuzione per atenei. Il
primo ateneo per numero di iscritto è l’Università di Bergamo, con il 16% delle presenze. Fanno seguito:
Bologna (8,8%), Firenze (7,2%), Genova (5,7%), Padova (5,2%) mentre il residuo 57% è distribuito in altri
atenei italiani.
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I giovani tra i 15 ed i 29 anni appartenenti alla comunità senegalese che non studiano né lavorano e non
sono in formazione sono 7.939 (l’acronimo utilizzato per riferirsi a questa categoria è NEET - Not in
Employment, Education and Training). Quasi un giovane senegalese su due risulta al di fuori del circuito
formativo e scolastico o privo di occupazione (49,7%): si tratta di un incidenza di circa quattordici punti
percentuali superiori rispetto alla media non comunitaria (35,4%).
Il 19,1% dei giovani NEET di origine senegalese è attivamente in cerca di occupazione, mentre il 13% sta
cercando ulteriori opportunità. Complessivamente il 32% dei NEET senegalesi è attivamente impegnato
nella ricerca. Un NEET senegalese su cinque non è disponibile a impegni formativi o professionali, poiché
assorbito da carichi familiari o costretto all’inattività per motivi di salute.
NEET della comunità di riferimento per tipologia (v.%) Dati 2014
Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati RCFL- ISTAT (DGIPI, 2015)
Mobilita Internazionale – rientro in Patria
Il numero di cittadini senegalesi che ha cancellato la propria iscrizione anagrafica in Italia per recarsi
all’estero è pari a 434 nel 2013 (1,7% del totale). Con riferimento al genere, prevale la componente
maschile: il 64% dei cittadini senegalesi che hanno lasciato l’Italia sono uomini (278), mentre le donne sono
state 156.
I migranti che decidono di rientrare volontariamente possono accedere al programma di Rimpatrio
Volontario Assistito (RVA)9 che fornisce un aiuto logistico e finanziario per il viaggio e percorsi di
reintegrazione sociale e lavorativa (che variano a seconda del progetto individuale). Complessivamente, dal
2009 al primo semestre del 2015, sono stati realizzati 3.536 RVA; 79 di essi, pari al 2,2% ha riguardato
cittadini senegalesi (27 solo nel 2014).
9 Attraverso programmi del Ministero dell’Interno co-finanziati dall’Unione Europea.
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2. Sul concetto di competenza: un quadro di riferimento
L’obbiettivo della nostra ricerca è diretto a verificare quali siano le competenze presenti nella comunità
senegalese in Italia, in particolare in relazione ad un possibile coinvolgimento o contributo della diaspora
per lo sviluppo economico del paese d’origine.
Per questo motivo è stato necessario elaborare una riflessione ad hoc sul concetto di competenza che
tenesse conto non solo della dimensione acquisita o maturata - collegata all’esperienza migratoria
(lavorativa, scolastica e no) in Italia - ma anche attivabile o trasferibile in prospettiva transnazionale al
Senegal - possibilmente verso alcuni ambiti settoriali. Da un lato, la ricerca si è confrontata con l’esigenza di
individuare quali siano le competenze presenti nella popolazione senegalese in Italia 10 (natura e
caratteristiche) e che tipo di predisposizione, interesse o progettualità esista in relazione al paese d’origine
(investimenti, imprenditorialità, ritorni etc). Dall’altro lato, i risultati della ricerca potranno essere utilizzati
per unconfronto tra competenze disponibili (tra la popolazione immigrata in Italia), bisogni del mercato
del lavoro in Senegal (competenze richieste in alcuni settori in espansione/o individuati) esettori
strategiciidentificati per frenare la desertificazione e l’abbandono delle aree rurali.
Numerose sono le definizioni del termine competenza, sulla base delle diverse discipline e contesti a cui
viene ricondotta11. A fronte della nostra esigenza di ricerca indichiamo qui di seguito alcuni aspetti rilevanti
per chiarire il significato teorico ed operativo qui assunto.
a) Contesto: le competenze hanno una natura dinamica che ne indica uno sviluppo o una
mobilizzazione in relazione al contesto (la dotazione di competenze non è qualcosa di dato o
statico, ma si sviluppa o acquisisce nell’arco della vita e in relazione al contesto di riferimento –
scuola, lavoro, esperienze di vita ect.).
b) Risorse. La competenza indica la presenza e l’impiego di risorse e saperi di natura diversa.
c) Distinguere e includere. Il moderno concetto di competenza è il risultato combinato tra:
conoscenze, abilità, attitudini e atteggiamenti.
a. Le attitudini rappresentano i nostri modi profondi di essere e le nostre inclinazioni;
b. Gli atteggiamenti afferiscono ad un processo mentale che determina le risposte al proprio
ambiente sociale;
c. La conoscenzaè il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento
nelle diverse aree del sapere (formale/scolastico e no);
d. Le abilità: siano esse cognitive (ossia relative al pensiero logico, intuitivo o creativo) o
pratiche (manuali, relativo all’uso di strumenti etc.) esse indicano la capacità di applicare le
conoscenze per portare a termine compiti/risolvere problemi etc;
d) Le competenze indicano complessivamente la capacità di utilizzare beneconoscenze, abilità e
conoscenze (personali, sociali, tecniche etc.) possedute per lo sviluppo professionale e/o personale.
10
Si veda il capitolo relativo alle metodologia di ricerca e alla scelta dei campioni di analisi (rispetto al questionario e ai focus group). 11 Michele Pellerey (1983), Progettazione formativa: teoria e metodologia, ISFOL-CLISE; Guy Le Boterf (1990), De la compétence: Essai sur un attracteur étrange, Les Ed. de l’Organisation.
COMPETENZA: SAVOIR FAIRE +
SAVOIR ETRE
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Natura delle competenze
Per sostenere la buona valorizzazione lavorativa delle competenze individuali - in relazione ai bisogni del
mercato del lavoro o settoriali - è importante distinguere tra diversi livelli di competenze che possono
rispondere ad una richiesta tecnica oppure attitudinale (di atteggiamento o di capacità lavorativa).
Competenze tecniche (hard skills)
Rientrano in questa categorie quelle competenze strettamente collegate alla buona capacità di poter
svolgere un lavoro/mansione. Si acquisiscono spesso attraverso un percorso di formazione scolastica o
superiore (università, corsi di specializzazione, formazione tecnica ecc) che fornisce una verifica formale dei
requisiti, a cui si accompagna l’esperienza lavorativa che serve per sviluppare le competenze tecniche – in
pratica.
Le competenze tecniche sono spesso di natura settoriale, ossia legate alla conoscenza specifica di un
settore o di una singola professione (ad esempio: per un metalmeccanico, saper utilizzare un certo
macchinario; per un informatico, saper utilizzare un certo programma etc).
Competenze trasversali (soft skills)
Sempre più in ambito professionale, si pone attenzione alla presenza di competenze trasversali che servono
per poter garantire lo svolgimento del proprio lavoro e che rispondono ad una maggiore complessità dei
contesti lavorativi in cui ci si muove. Tra queste elenchiamo le principali famiglie:
Cognitive-intellettuali (analisi e risoluzione dei problemi; innovatività e spirito di iniziativa; raccolta ed
elaborazione delle informazioni; lettura e adattamento di soluzioni, tecnologie o processi tra contesti
diversi /vedi tra Italia e Senegal etc).
Gestionali (coordinamento, programmazione e controllo – del proprio lavoro, progetti e risorse;
orientamento ai risultati; cultura lavorativa e organizzazione del lavoro etc.)
Comunicativo-Relazionali (lavoro in gruppo; comunicazione scritta e orale; predisposizione ai rapporti
interpersonali; capacità di coinvolgere o mobilitare il proprio capitale sociale in progetti individuali e
capacità di comunicare e promuovere il proprio progetto ad esempio nella raccolta di fondi o sostenitori /
vedi tra Italia e Senegal etc).
Le competenze trasversali si sviluppano sia in ambiente lavorativo, ma sono soprattutto una dotazione
personale: non sono specifiche di una professione, ma sono applicabili a compiti e contesti diversi; esse si
sviluppano come risposta alla richiesta dell'ambiente organizzativo in cui ci si muove.
Altre Competenze
Tra le altre competenze di natura aggiuntiva includiamo: competenze informatiche, alfabetizzazione
mediatica e digitale; capacità linguistiche e artistiche/espressive.
Competenze trasferibili: la diaspora per lo sviluppo
Questa categoria risponde agli obbiettivi di ricerca volti a comprendere il ruolo della diaspora rispetto al
paese d’origine. Non esistono “competenze dello sviluppo” in senso stretto - perché queste possono essere
sia di natura tecnica che trasversale. Bisogna tuttavia riflettere su come i migranti possono reindirizzare le
proprie risorse e abilità contribuendo allo sviluppo socio-economico del paese d’origine e in particolare alla
lotta alla desertificazione, in un paese caratterizzato da povertà generalizzata che ostacola i fattori di
produzione (capitale, lavoro, investimenti) dal lato dell’offerta e da debolezza del lato della domanda.
14
Per questo motivo possiamo evidenziare che, oltre i flussi di risorse finanziarie trasferite sotto forma di
forma di rimesse (individuali, collettive o imprenditoriali) che rappresentano un chiaro contributo per
famigliee comunità in Patria, esistano aree di competenza ed esperienza tra i migranti che potrebbero
risultare particolarmente utili rispetto ad alcuni settori o rispetto ad alcune prospettive di sviluppo del
paese d’origine.
Rientrano qui competenze (prevalentemente tecniche) direttamente spendibili in patria poiché riferite a
professionalità richieste o mancanti nel mercato del lavoro locale. In questo caso la trasferibilità riguarda la
mobilità stessa dei migranti che potranno rispondere a skill/competence shortages del mercato del lavoro
locale (implicando il rientro o forme di mobilità temporanea).
La trasferibilità delle competenze riguarda inoltre la possibilità di utilizzare quanto appreso e maturato
all’estero (conoscenze, competenze tecniche o trasversali), adattandolo o impiegandolo al contesto locale
per poter avviare attività a livello locale – immaginando una mobilità dei migranti in veste di imprenditori
(dove la letteratura evidenzia la prevalenza di micro-attività imprenditoriali o produttive tra migranti di
ritorno).
Una valorizzazione dei migranti riguarda inoltre la possibilità di essere protagonisti nell’attivare risorse o
competenze a motivo della propria presenza transnazionale e delle relazioni instaurate in entrambi i paesi –
ad esempio in settori quali il turismo o gli scambi commerciali/import export.
Diverso è immaginare il ruolo dei migranti come investitori finanziari in attività economiche realizzate nel
paese d’origine da parte di soggetti terzi (familiari o soci), a fronte dell’impiego di propri risparmi/capitale a
prescindere dalla valorizzazione e mobilizzazione di competenze apprese all’estero.
Il bilancio delle competenze
Oggi lavoratori e imprese sono estremamente focalizzati – in particolare nei paesi occidentali - verso una
corretta identificazione e valorizzazione delle competenze. Il bilancio delle competenze12 si sviluppa come
strumento di orientamento professionale (anche a servizio di politiche attive del lavoro) per sostenere
percorsi individuali 13 di inserimento, reinserimento o transizione lavorativa, sviluppo di carriera e
formazione in logica lifelong learning (ISFOL, 2008). Il bilancio delle competenze è un percorso strutturato
di consulenza che aiuta il lavoratore a fare il punto sul proprio sviluppo professionale e individuare le
proprie capacità, competenze e aspirazioni professionali – ele aziende, per gestire percorsi di carriera e
ristrutturazioni aziendali14.
Il bilancio delle competenze oggi mira in particolar modo a “promuovere la riflessione e l'auto-
riconoscimento delle competenze acquisite nei diversi contesti di vita al fine di renderne possibile la
trasferibilità e la spendibilità nella ridefinizione e riprogettazione del proprio percorso formativo-
12
Il bilancio delle competenze nasce in Canada, si afferma in Francia (il suo utilizzo è regolato dalla legge 91/1405 e ad oggi vede la presenza sul territorio di circa 700 CIBC, Centres Interinstitutionelles de Bilan de Competences preposti) e vede nel 2005 la costituzione di una Federazione Europea dei Centri di Bilancio e di Orientamento Professionale (FECBOP) che elabora una “carta qualità” con indicazioni etiche e metodologiche per quei servizi che ergano il servizio 13
Inizialmente – nel modello francese in particolar modo – lo strumento era funzionale al lavoratore in termini di avanzamenti di carriera e riconoscimento aziendale. 14
Yatchinovsky e Michard definiscono il Bilancio delle competenze come “un processo che deve permettere al soggetto d’elaborare un progetto professionale, a breve, medio e lungo termine, a partire dall’analisi della sua esperienza, della sua storia, delle sue competenze e del suo potenziale, tenendo conto delle sue preferenze, dei suoi valori di riferimento e delle scelte personali fatte nel corso della sua vita”.
15
lavorativo” (ISFOL 2008, pag. 6). Nella pratica, la metodologia adottata prevede l’impiego di test e
questionari di autovalutazione, realizzazione del proprio CV, colloqui individuali piuttosto che di gruppo e la
redazione di un “progetto professionale individuale”.
Le competenze dei migranti
La Commissione Europea, nel programma di lavoro per il 2016, ha adottato una Nuova Agenda Globale per
le Competenze per l'Europa15 (comprendendo 10 iniziative entro i prossimi due anni) per garantire lo
sviluppo di competenze e promuovere occupabilità e crescita. La Nuova Agenda per le Competenze invita
gli Stati membri e le parti interessate a migliorare la qualità delle competenze e la loro pertinenza per il
mercato del lavoro ed evitare rischi di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale16. Nel pacchetto
complessivo previsto è presente uno strumento di determinazione delle competenze per i cittadini dei
paesi terzi per la definizione tempestiva delle competenze e delle qualifiche di richiedenti asilo, rifugiati e
altri migranti (2016-2017). A fronte di qualifiche e competenze mediamente più basse tra cittadini non-UE
in Europa e di un downgrading occupazionale dei migranti altamente qualificati, la Nuova Agenda prevede,
al fine di supportare una migliore valorizzazione delle competenze dei migranti in Europa:
• Skills Profile Tool for third country nationals: Early identification and documentation of skills and qualifications • Guide on best practices to support labour market integration in Member States • Online language learning • European Qualifications Framework (EQF): point of reference for better understanding and comparing qualifications.
In Italia, fino ad ora, il servizio di bilancio delle competenze non è stato pensato, indirizzato o disegnato con
particolare attenzionenei confronti dei lavoratori immigrati – rispetto all’inserimento lavorativo in Europa o
ad una mobilitazione delle risorse verso il paese d’origine. Citiamo qui alcune esperienze recenti che
portano un contributo nel tema del bilancio delle competenze dei migranti.
Programma Integra (2016), Roma. Percorso di bilancio di competenze (23 ore, 8 incontri) rivolto a 10 cittadini migranti e rifugiati finalizzato a focalizzare le proprie competenze, attitudini e potenzialità in funzione di un progetto di sviluppo professionale e/o personale. Il corso prevede infine l’elaborazione di un progetto di sviluppo professionale congruente e realistico e la messa a punto di un piano di azione per la ricerca attiva di lavoro (www.programmaintegra.it)
AMiCo - Valutazione delle competenze dei migranti nell’assistenza agli anziani nasce a fronte del bisogno di personale di cura in molti paesi europei; dell’occupazione di molti migranti in questo settore e della difficoltà di comune verifica e trasferibilità/mobilità delle competenze tra contesti. AMiCo è uno strumento per valutare competenze acquisite in contesti di educazione formale, informale e/o non formale, attraverso questionari ed esercizi riguardanti temi come l’igiene, la nutrizione, la mobilizzazione, l’ambiente, il primo soccorso, la comunicazione e la sensibilità etica e culturale. Si presenta come un sito internet multilingua che supporta l’applicazione del sistema ECVET (il sistema europeo per l’acquisizione e il trasferimento di crediti nell’educazione professionale e nella formazione) (http://www.amico-online.org)
15
Commissione europea - Comunicato stampa: Dieci iniziative per dotare l'Europa di migliori competenze, Bruxelles, 10 giugno 2016 – www.europa.eu 16New Skills Agenda For Europe – Skills and Integration of Migrants. http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1223&langId=en&moreDocuments=yes
16
In aggiunta, citiamo alcune esperienze di mappatura delle competenze dei migranti in Italia17 che risultano
interessanti e utili ai fini della nostra indagine.
Lavorazione del legno e materiali naturali. Il progetto Comunità Urbane Solidali18ha realizzato a Palermo una mappatura dei saperi dei migranti nella lavorazione di materiali naturali. La mappatura dei saperi è stata prevista per costituire il capitale di una BANCA DEI SAPERI MIGRANTI per dare l’opportunità di scambiare, fornire e/o divulgare competenze acquisite nel proprio paese d’origine (o altrove), al fine di creare possibili attività lavorative. Complessivamente la mappatura non ha raggiunto gli obbiettivi sperati.
Talenti Extravaganti. La Provincia di Milano (ora Città Metropolitana) nel 2007 ha realizzato una mappatura delle espressioni artistiche delle comunità immigrate di Milano e Provincia (ad esempio: ballerini, cantanti, attori, scrittori etc) attraverso un sito internet con disponibilità di interrogazione per paese di origine o per tipo di professione19.
Fondazioni4Africa-Senegal.Competenze senegalesi.Nel quadro del programma Fondazioni4Africa-Senegal, nel 2011-12 CeSPI-Centro Studi di Politica Internazionale ha curato la raccolta di 41 CV di migranti senegalesi (autocandidature
20) collegati ad attività di cooperazione e di interscambio tra Italia e Senegal (ricercando migranti
altamente qualificati; impegnati nella cooperazione internazionale; con competenze trasferibili in Sn) (studio a cura di Sebastiano Ceschi). Quasi tutti i soggetti (età media 43.5, 75% maschi e in Italia da 7.6 anni) presentano un diploma di scuola superiore e la metà una laurea; la maggior parte ha maturato esperienze e qualifiche nell’ambito dell’integrazione (31), del co-sviluppo (30) degli interventi nel sociale (26), della formazione (18), della scritture e gestione di progetti (19) e dell’impegno politico-sindacale (16). In rapporto alle competenze più settoriali, si trovano alcune qualifiche ed esperienze in agricoltura (9), nel turismo (8), nel commercio (8), nella sanità (8), nella finanza (6), nell’energia (2) e nell’information technology (2) (Ceschi, 2012, pag. 6-7). L’esperienza di raccolta di CV di senegalesi altamente qualificati è risultata piuttosto deludente per diversi motivi tra cui la mancata adesione della comunità, sia per una limitata confidenza digitale che per un mix di diffidenza o disinteresse verso questa iniziativa. In generale si conferma una prevalenza occupazionale in Italia in lavori a bassa qualifica ed un generale attivismo nel versante dell’integrazione e dei diritti dei migranti in Italia. Nel campione, l’interesse ad impegnarsi verso il Senegal è registrato, seppur non supportato da reali qualifiche. Il progetto prevedeva inizialmente la creazione di un database pubblicamente consultabile per attori della cooperazione interessati a profili migranti; tuttavia l’assenza di collegamento con progetti concreti verso cui indirizzarsi o con attori chiavi – in Italia o Senegal - ha determinato l’esito complessivamente insoddisfacente di questo esperimento.
17
NB: non intese come bilancio delle competenze. 18
Comunità Urbane Solidali è un progetto d'innovazione sociale per la creazione di nuove reti solidali con e fra le comunità d’immigrati (2012-2014). 19
Ad oggi la pagina non risulta disponibile sul nuovo sito della città metropolitana. 20La raccolta è avvenuta tramite il passa parola e il coinvolgimento di ONG o associazioni migranti note nel quadro del Progetto. Non si tratta di un campione selezionato in modo statisticamente rappresentativo. S. Ceschi, Report di Attività: Creazione di un database delle competenze senegalesi, 2012.
17
3. Metodologia della ricerca
La ricerca ha previsto l’impiego di strumenti di investigazione quantitativi e qualitativi. E’ stata realizzata
un’indagine volta alla mappatura delle competenze attraverso la somministrazione di un questionario e
sono stati organizzati tre focus group tematici rivolti ad approfondire la mobilizzazione delle competenze e
l’interesse a investire nel paese d’origine.
L’ipotesi di lavoro sottostante all’indagine assume che l’esperienza migratoria, e in particolar modo quella
lavorativa in Italia,abbia un impatto in termini di possibile aumento o arricchimento delle competenze (sia
di natura tecnica che trasversale) tra migranti. Maggiore è l’esposizione (e quindi l’integrazione) nel
contesto italiano (in ambito lavorativo, sociale, culturale, relazionale) e maggiori saranno le probabilità di
aumentare la propria dotazione complessiva di competenze.
Per questo motivo, da un punto di vista metodologico e rispetto al questionario, si assume che il campione
debba:
a) Aver vissuto in Italia per un periodo minimo e sufficiente, tale da aver potuto influire sulle proprie
competenze: almeno 3 anni di presenza in Italia, a prescindere dal permesso di soggiorno.
b) Che abbia trascorso almeno il 30% della propria permanenza in Italia in attività lavorative (in modo
indistinto, nell’economia formale o informale; in ambito dell’industria oppure domestico etc.).
L’esperienza lavorativa offre infatti la possibilità di aumentare o diversificare la dotazione delle proprie
competenze – rispetto alla dotazione “pre-migratoria”. Come meccanismo di triangolazione e per
includere soggetti qui esclusi, sono previsti due focus group rivolti alle donne (meno attive nel mercato
nel lavoro, Istat 2015) e ai giovani (studenti o non ancora attivi nel mercato del lavoro) per andare a
raccogliere elementi da questi due gruppi.
c) Avere un’età compresa tra 20-60 anni. Per acquisire e successivamente trasferire competenze
(tecniche o trasversali) spendibili in ambito occupazionale o economico in Senegal ci si è concentrati su
soggetti in età adulta (che abbianoquindi completato il ciclo scolastico); che abbiano potuto maturare
una significativa esperienza lavorativa in Italia (attraverso una durata rilevante); e che abbiano potuto
- potenzialmente - accantonare risorse economiche individuali o familiari da poter investire21. Per
questi motivi, anche a fronte dell’età media della popolazione senegalese in Italia di 33.4 anni, si è
scelto di concentrarsi sulla corte di età 20-60 (escludendo i giovani/studenti – dove però è previsto il
Focus Group qualitativo con le seconde generazioni e le persone di età superiore a 60 anni, poco
rappresentate come coorte di età).
Distribuzione per classe d’età di cittadini regolarmente presenti appartenenti alla comunità rispetto all’area geografica
di provenienza e al totale stranieri non comunitari (v.%), Dati 1° gennaio 2015.
21 Chiaramente, per accantonare risorse da investire in patria è necessario avere una fonte di reddito, garantita quindi da un’occupazione – seppur saltuaria o informale.
18
Fonte: Elaborazione Area Immigrazione - Italia Lavoro su dati RCFL- ISTAT (DGIPI, 2015).
Applicando questo metodo di selezione ragionato (in funzione degli obbiettivi della ricerca e del Progetto),
si è mirato alla composizione di un campione in grado di esprimersi rispetto alla presenza/rafforzamento
delle competenze e alla possibilità di mobilizzare competenze o risorse verso progettualità di investimento
in Senegal.Il questionario è in linea con la composizione per sesso (M - 74%; F - 26%) della popolazione
senegalese in Italia, mantenendo la proporzione nella somministrazione dei questionari e garantendo la
rappresentatività per sesso (DGIPI, 2015).L’indagine è stata rivolta ad un campionecasuale,rispondente alle
condizioni sopra indicate22, somministrando i questonari durante momenti di ritrovo della comunità
senegalese in Lombardia23(incontri di diverse associazioni; feste senegalesi; attraverso la rete di contatti
dell’associazione Sunugal).Complessivamente l’indagine ha analizzato 55 questionari validi.
La conoscenza della lingua italiana non è stata identificata come condizione di selezione del campione e
nemmeno la presenza di permesso di soggiorno. L’attività lavorativa nell’economia formale o informale è
ritenuta ininfluente al fine di sviluppare competenze tecniche o trasversali come anche all’interesse ad
avviare un progetto di investimento in Senegal.
La rilevazione della predisposizione(o meno) a investire in Senegal è un risultato della ricerca e non un
indicatore di selezione del campione.
Nel questionario è inserito un elenco che riporta i principali ambiti/settori all’interno dei quali sono state
mappate le esperienze dei migranti (in Senegal e in Italia). Questo elenco si ispira all’aggregazione standard
delle categorie Isic/Nace per la rilevazione dei dati Sna (Sistema dei conti nazionali) da parte di diversi
paesi24. L’elenco utilizzato nella prima pagina dell’indagine rispecchia l’aggregazione di alto livello a 10
categorie Isic/Nace all’interno della quale sono stati evidenziati alcuni settori particolarmente rilevanti per
presenza occupazionale della popolazione senegalese in Italia (ISTAT 2015) e settori potenzialmente
rilevanti in termini di trasferibilità delle competenze verso il Senegal (per la natura transnazionale del
settore o rilevanti per la lotta alla desertificazione).
22
Età 20-60; in Italia da almeno tre anni e che abbia lavorato almeno il 30% del proprio tempo trascorso in Italia – in linea con l’ipotesi di ricerca. 23
Maggiore è la concentrazione di senegalesi nel Nord Italia (68% del totale) e in Lombardia (36% del totale). 24
Dagli anni 1970 si è sviluppato un sistema integrato di classificazione statistica delle attività economiche (Nace - Nomenclature générale des activités économiques) nella Comunità Europea. Le statistiche prodotte sulla base del sistema Nace sono comparabili a livello europeo e, più in generale, a livello mondiale (ivi inclusa la classificazione ATECO, classificazione nazionale Italiana delle attività produttive del 2002 e quella rivista nel 2007). Nel 1989 la Commissione statistica delle Nazioni Unite ha proposto un insieme di classificazioni come sistema integrato per classificare attività, beni e servizi e che potevano essere utilizzate in vari tipi di statistiche economiche a livello mondiale. Isic rappresenta la parte relativa alle attività economiche del sistema.
19
Elaborazione di uno strumento per la mappatura delle competenze dei senegalesi in Italia
La costruzione del questionario prevede otto sezioni di approfondimento.
1) Anagrafica: informazioni sull’intervistato e sulla sua famiglia – in Italia e Senegal.
2) Esperienze in Senegal (o prima dell’arrivo in Italia, anche in paesi terzi): relative al percorso
scolastico e alle occupazioni svolte/competenze acquisite.
3) Esperienze in Italia, in termini di Istruzione, Formazione e occupazione (lavori svolti e competenze
acquisite).
4) Aspetti di autovalutazione delle competenze tecniche acquisite.
5) Progettualità in Senegal a livello individuale/economico (in termini di interesse/idee e di esperienze
concrete) e di solidarietà/associazione.
6) Aspetti di autovalutazione delle proprie competenze trasversali; linguistiche, informatiche.
7) Tempo libero ed interessi.
8) Rimesse.
9) Conclusioni.
Il questionario è stato sottoposto a due fasi di pre-testing: una prima fase di discussione dei contenuti e
delle modalità linguistiche e concettuali adottate, sottoponendolo ai membri dell’Associazione SUNUGAL; e
una seconda fase proof reading di somministrazione ad un campione casuale per verificare l’adeguatezza
dello strumento in relazione alle informazioni raccolte. Inoltre il questionario è stato sottoposto al
personale di Formaper25 (Agenzia di Formazione della Camera di Commercio di Milano) per un confronto
sugli aspetti di rilevazione e valutazione delle competenze tecniche e trasversali.
La modalità di somministrazione del questionario – anche a fronte dei bassi livelli di scolarità della
popolazione Senegalese in Italia – ha previsto la formazione e preparazione di due intervistatori che si sono
occupati di sottoporre le domandeagli intervistati - quando necessario, traducendole in wolof.
Organizzazione e realizzazione di tre Focus Group
Sono stati organizzati tre focus group come momenti di discussione qualitativa per approfondire alcune
domande chiave in relazione a tre gruppi target. Le persone sono state reclutate dall’Associazione Sunugal
sulla base della propria rete di conoscenze e relazioni in Lombardia. In totale 30 persone hanno partecipato
ai tre focus group.
Gli imprenditori– persone che hanno già avviato (con esisti positivi o negativi, presenti o passati) progetti
imprenditoriali o di investimento in Senegal (qualcuno anche in Italia).
Le donne/imprenditrici– particolarmente assenti dal mercato del lavoro in Italia, ma oggetto di forti
attenzioni anche da parte del Governo Senegalese/OIM (si veda ad esempio l’esperienza di MIDA-Donne,
volta ad avviare progetti di co-sviluppo tra Italia e Senegal al femminile). Abbiamo voluto dedicare un FG
unicamente a donne imprenditrici per evidenziare o meno la presenza di barriere, ostacoli o patterns di
investimento verso il paese d’origine.
I giovani di seconda Generazione 26 – questo gruppo risulta particolarmente interessante ai fini
dell’indagine perché rappresenta una quota significativa nella popolazione senegalese in Italia e presenta la
possibilità di attivare competenze diverse (legate a percorsi formativi e di istruzione realizzati in Italia)
rispetto alle generazioni precedenti.
25
Paola De Fortunatis: Project Manager Formaper nei settori della formazione per l’imprenditorialità, lo start up di impresa ed l’orientamento alla persona. Da anni segue anche il tema dell’imprenditoria immigrata. 26 La ricerca sul campo ha visto il coinvolgimento dell’Associazione Moded formata da studenti universitari di origine senegalese.
20
4. Analisi del questionario: mappatura delle competenze dei Senegalesi in Italia
La ricerca sul campo è consistita, da un lato, nella raccolta di questionari volti a mappare le competenze dei
migranti e la presenza/disposizione verso progettualità di investimento o impresa nel paese d’origine e,
dall’altro lato, nella realizzazione di tre focus group tematici - con imprenditori uomini, donne e giovani.
Sulla base delle nostre premesse metodologiche, abbiamo analizzato questionari coerenti con i criteri di
selezione del campione e in linea con l’ipotesi che riconosce alcune condizioni necessarie per sviluppare
competenze in Italia: età; nr di anni minimi di vita in Italia; percentuale minima di tempo lavorativo
trascorso in Italia.
Sono stati analizzati 55 questionari - 27% compilati da donne e 73% da uomini, rispecchiando la
distribuzione nella presenza maschile e femminile senegalese in Italia. La totalità dei rispondenti riguarda
cittadini senegalesi nati in Senegal; il 74% presente in Italia per motivi di lavoro (permesso di lavoro) e il
25% per ricongiungimento.
L’età media dei rispondenti è di 37,7 anni e il 44% è rappresentato nella
coorte di età 30-40 anni.
Il 62% dei rispondenti ha prevalentemente vissuto in
Senegal in una zona urbana, il38% in una zona rurale.
La maggior parte(33%) proviene dalla Regione di Dakar,
seguita da Thies e Louga.
Il 92% degli intervistati abita in Lombardia e il 54% è
residente in Provincia di Milano27.
Il 78% dei rispondenti è sposato, il 79% ha figli e nel
79% dei casi i figli/il coniuge vivono in Senegal; l’83% ha altri membri della propria famiglia in Italia.
Il campione esprime una durata media di 12 anni trascorsi in Italia, dove il 49% è concentrato nella coorte
4-10 anni (il 38% nella coorte 11-20 anni). Il 76% dei rispondenti ha trascorso tra il 30-50% del proprio
tempo trascorso in Italia lavorando28.
Profilo scolastico e lavorativo tra Senegal e Italia
Il livello di istruzione del campione dal paese d’origine è piuttosto diversificato tra scuola coranica e
un’istruzione complessivamente medio-basse; sono tuttavia presenti anche percorsi di formazione
universitaria.
Coranica Primaria Secondaria Professionale Università
% 20 27 25 7 20
27
I questionari sono stati raccolti in occasione di eventi sociali e ritrovi della comunità Senegalese il Lombardia (Bergamo, Brescia, Milano) e attraverso la rete dell’associazione Sunugal. La Lombardia è la regione che raccoglie la maggiore presenza di senegalesi in Italia. 28 Senza distinguere tra lavoro nell’economia formale e informale. Chi avesse trascorso meno del 30% del proprio tempo in Italia lavorando è stato escluso dal campione di analisi.
Coorte d’età %
20-30 24
31-40 44
41-60 31
Origine in SN %
Dakar 33
Thies 27
Louga 22
Saint Louis 7
Kaffrine 7
Diourbel 4
Residenza %
Milano 54
Bergamo 27
Brescia 6
Trieste 6
Lecco 4
Monza 2
Como 2
21
La maggior parte dei rispondenti non ha frequentato scuole in Italia (82%) - come conferma la finalità della
migrazione per motivi lavorativi - tuttavia alcuni hanno riferito di corsi superiori e universitari.
Nessuno Media Superiore Università Altro29
Nr 45 2 4 3 1
Nel complesso, l’84% dei rispondenti dichiara di aver frequentato dei corsi in Italia (non scolastici): l’81% ha
frequentato un corso di lingua italiana, riconoscendone l’utilità sia come strumento per dialogare e
integrarsi, che in ambito lavorativo (per trovare lavoro, per capire gli strumenti usati in ditta etc). Tra gli altri
corsi citati: computer (13%), mediatore (13%), badante (6%), sicurezza (6%), HACCP (2%). Aver frequentato
un corso formativo o professionalizzate in Italia è risultato decisivo per la quasi totalità che ha potuto
successivamente trovare un lavoro nello stesso ambito.
Impiego in SN %
Commerciante 21
Meccanico auto 14
Artigiano-professione (parrucchiera, cuoca..) 14
Agricoltore/pescatore 9
Muratore 7
Operaio 5
Autista 2
Imprenditore* 5
Artista 5
Insegnante 7
Vario (segretaria, infermiere, manager…) 11
Impiego in Italia %
Operaio base – Settore industria 14
Operaio specializzato – Settore industria
32
Mansioni di bassa qualifica (addetto alle pulizie, trasportatore, addetto alla sicurezza etc)
41
Impiegato (mediatore, cooperante, informatico)
14
Considerando la tipologia di lavoro svolto nel paese d’origine (ad esclusione di disoccupati o studenti),
ritroviamo il campione impegnato in occupazioni di medio-bassa qualifica (82%), in larga misura come
commerciante, meccanico o artigiano.Il restante (18%) include insegnati e impiegati.
Risulta interessante notare che solamente due persone hanno segnalato di aver lavorato in Senegal in veste
di imprenditori (uno nell’import-export con il Gambia e l’altro con il proprio negozio di falegnameria e
mobili).
Negli ultimi anni, a causa della recessione e crisi economica, larga parte della forza lavoro – italiana e
straniera – ha perso il proprio impiego. Il 22,5% degli uomini da noi intervistati è al momento privo di
occupazione (alcuni percependo il sussidio di disoccupazione) e – come soluzione a questa situazione, sta
cercando un altro lavoro in Italia. Considerando la componente femminile, il 13% non lavora oggi e per
questo motivo sta valutando l’opportunità di rientrare il Senegal.
Considerando l’occupazione in Italia, il 46%dei rispondenti lavora (o ha costruito la propria esperienza
lavorativa prevalente) nel settore dell’industria come operaio, base o specializzato (32% del totale). Il 41%
è occupato in mansioni di bassa qualifica in settori quali la ristorazione, servizi o trasporti (con mansioni ad
esempio di cameriere, trasportatore, addetto alle pulizie, addetto alla sicurezza etc). Il restante 14% lavora
con livello di impiegato o assimilabile (mediatore, cooperante, informatico).
Considerando le occupazioni precedenti – in particolar modo quelle ritenute più significative (per durata e
formazione) dagli intervistati - possiamo confermare la prevalenza (87%) per lavori di basso livello e
29 Riferimento a scuola alberghiera/professionale.
22
qualifica nel settore dell’industria e dei servizi. Il 34% ha infatti lavorato come operaio, il 13% come
venditore ambulante e il 40% è stato impegnato in settori quali i servizi e le costruzioni (addetti alle pulizie,
muratori, magazzinieri, camerieri etc). Solo il 13% ha coperto lavori o funzioni che richiedono formazione e
competenze più alte (mediatore, informatico, receptionist, videomaker). Complessivamente si confermano
percorsi e carriere lavorative che si muovono orizzontalmente tra bassi livelli e profili (mansioni semplici,
routinarie).
Due aspetti verificati con la ricerca riguardano il downgrading lavorativo (contrasto tra livello di istruzione
e posizione lavorativa) dove i migranti risultano facilmente occupati in mansioni di bassa qualifica – a
prescindere dalla propria posizione, e il livello di coerenza tra occupazione e competenze dal paese
d’origine e in Italia.
L’indagine di questi aspetti ci porta a domandarci se e in che misura i senegalesi in Italia siano impiegati in
lavori che valorizzano le loro esperienze e competenze pregresse o se li espongano a lavori in cui possono
acquisirne di nuove.
Per analizzare ciò, abbiamo esaminatola coerenza tra l’occupazione principale in Italia e quella svolta nel
paese d’origine, in termini sia di corrispondenza di natura/settore/ambito lavorativoche di livello
occupazionale. Abbiamo quindi rilevato che il 92% dei rispondenti lavora oggi in occupazioni di livellosimile
al lavoro svolto in Senegal (in larga misura il passaggio è da commerciante o meccanico in Senegal a operaio
o addetto di bassa qualifica in Italia).
Sono le 4 persone che si trovano impiegate in Italia in occupazioni molto diverse (operai) rispetto al livello
in Senegal – dove lavoravano come insegnati e artisti (downgrading occupazionale).
Considerando il settore delle occupazione precedenti la migrazione, il 69% dei rispondenti lavora oggi in
Italia in ambiti molto diversi rispetto agli impieghi in Senegal – provenendo in larga parte, dal
commercio/artigianato e dedicandosi in Italia all’industria.
LIVELLO – QUALIFICA TRA IMPIEGO IN ITA E SN
NATURA – SETTORE IN SN TRA IMPIEGO IN ITA E SN
COERENZA 92% 8%
INCOERENZA 31% 69%
In 8 casi (su 55) abbiamo rilevato una piena coerenza sia per livello che per l’ambito occupazionale tra il
Senegal e l’Italia. Un solo caso riguarda un’occupazione di alto livello (un manager), mentre gli altri
includono professioni e artigiani di medio-basso livello(parrucchiera, saldatore, commessa, muratore,
autista/trasportatore etc.).
Complessivamente possiamo rilevare che, da un punto di vista occupazionale, i Senegalesi oggetto del
nostro studio presentano un basso livello di qualifica e livello precedenti ed antecedenti la migrazione, con
un generale appiattimento in Italia in mansioni operaie nell’industria.
Identikit del Senegalese intervistato Sulla base della nostra ricerca, emerge un profilo tipo che abbiamo esemplificato cosi:
38 anni, da 10 vive in Italia e abita in provincia di Milano. Viene da Pikine, ha moglie e figli in Senegal e un fratello in Italia. Ha frequentato la scuola primaria. In Senegal, prima di
partire, lavorava nel piccolo commercio e in Italia, dopo qualche lavoro come ambulante, ha trovato occupazione in una fabbrica – dove oggi è operaio specializzato, con contratto da dipendente. Negli anni è “diventato bravo” nella gestione delle
23
macchine e ha imparato l’organizzazione del lavoro, con orari e compiti da rispettare. In Italia ha imparato bene la lingua, a relazionarsi con gli Italiani e ha fatto un corso per l’uso del computer. Fa parte di un’associazione senegalese che ha costruito un ambulatorio nella regione di Thies e una volta all’anno partecipa nella realizzazione di una festa comunitaria per raccogliere in fondi. La sera passa spesso il tempo al computer, chiama la famiglia con viber e usa facebook. Non ha mai avviato un progetto proprio in Senegal, ma complessivamente si sente in grado e vorrebbe farlo (forse per tornare per sempre, oppure solo ogni tanto). Un giorno vorrebbe aprire un negozio (più per moglie) oppure occuparsi di import export (portando pezzi di ricambio per automobili dall’Italia). Tuttavia, non avendo i soldi per realizzare il suo progetto, non ne ha mai fatto nulla.
Focus donne
Rispetto al campione, possiamo evidenziare alcune caratteristiche della componente femminile. Un’origine urbanacomune, una generale superiore scolaritàrispetto alla componente maschile (il 7% ha frequentato la scuola coranica, il resto ha una scolarità medio-alta dove il 43% ha frequentato l’università).
Il 60% è in Italia per motivi di ricongiungimento; il 40% ha un permesso per lavoro; il 27% non è spostata e l’età media, rispetto agli uomini, è più bassa, 33 anni. Ad esclusione di tre persone – che studiavano in Senegal prima di migrare – il resto delle donne lavorava prevalentemente come commerciante. Altre occupazioni includevano: insegnante, sarta, cuoca, segretaria, parrucchiera, assistente ospedaliera. Le occupazioni attuali in Italia comprendono, in misura minore rispetto agli uomini, il lavoro operaio; gli impieghi riportati rimandano prevalentemente ad occupazioni di medio-bassa qualifica tra cui bandate, addetta alle pulizie, parrucchiera, cuoca, cameriera e mediatrice culturale. Le donne intervistate dichiarano di sentirsi “brave e capaci” nel proprio lavoro e nelle competenze acquisite (so curare un anziano; ho imparato a confezionare i prodotti; so trattare i capelli lisci); sono consapevoli dei successi raggiunti in Italia, soprattutto nell’ambito personale (ho insegnato a leggere ad alcune donne, cucino bene ogni anno per la festa dell'associazione, ho creato una piattaforma per le donne). Il 61% ritiene che le competenze apprese in Italia potrebbero essere valorizzate nel paese d’origine (ad esempio aprendo nuove attività, adattando le proprie competenze al contesto in Senegal o svolgendo le stesse attività Rispetto agli investimenti in Senegal, il 13% dichiara di avere/avere avuto delle attività o progetti nel paese (mentre per gli uomini la percentuale è pari al 41%): attività di import export (ad esempio prodotti femminili, tessuti, auto), un salone di bellezza e un ristornate. Chi non ha mai avviato attività e dichiara di essere interessata (pensando prevalentemente ad attività commerciali e di import export in area urbana), vorrebbe farlo per rientrare definitivamente nel paese. L’ostacolo principale al proprio progetto è legato all’assenza di risorse finanziarie.
Competenze tecniche, professionali e trasversali sviluppate attraverso il lavoro in Italia
Pur impiegati in larga misura in occupazioni di basso livello tra industria e servizi, i senegalesi riconoscono di
aver sviluppato competenze tecniche e professionali ed extra-professionali, legate in primisall’esperienza
ed ai compiti insiti nel proprio lavoro.
24
Competenze tecniche settoriali
Un aspetto approfonditamente indagato riguarda il modo in cui – attraverso le attività lavorative in Italia – i
migranti senegalesi abbiamo migliorato le proprie competenze e arricchito il proprio savoir faire. Per le
principali attività lavorative in Italia abbiamo non solo chiesto di descrivere la mansione svolta (livello,
settore, mansione), ma ne abbiamo stimolato la traduzione attraverso “esempi” di quanto e cosa si sia
imparato a fare. Possiamo ricondurre le risposte a tre categorie di risultati raggiunti:
a) Nuove conoscenze e competenze lavorative e settoriali
b) Nuove competenze di cultura e organizzazione del lavoro
c) Nuove competenze socio-culturali e relazionali
Nuove conoscenze e competenze lavorative e settoriali
Da un lato, portiamo l’esperienza di molti operai che hanno imparato a svolgere la propria mansione, nel
quadro della produzione industriale/meccanica. Il lavoro nel settore industriale porta con sé conoscenze
tecniche specifiche e legate ai processi di produzione coinvolti (utilizzo di macchinari, assemblaggio pezzi,
lavoro in catena di produzione etc.). Il nostro campione mette in luce una solidità lavorativa30 (operai di
base e specializzati con molti anni di esperienza alle spalle) che può essere valorizzata da un punto di vista
tecnico solo in ambienti ed economie industriali assimilabili.
Per chi non abbia lavorato come operaio, evidenziamo il modo in cui diverse occupazioni svolte hanno
portato alla maturazione di nuove competenze tecniche, meno ancorate alle modalità e specificità di
produzione industriale e forse più facilmente esportabili o adattabili a contesti altri. Citiamo alcuni esempi
di come il lavoro in Italia abbia aumentato e migliorato il ventaglio di competenze, come risultato
dell’esposizione al contesto locale e al meticciato tra culture: una cuoca ha imparato e creato nuove
ricette; una sarta usa stili diversi nei vestiti etc.
COSA HAI IMPARATO SVOLGENDO IL TUO LAVORO?
Come Lavoro Operaio In Altre occupazioni
Uso e gestione di macchinari e loro programmazione (saldatore, tornitore, operaio chimico etc)
Preparazione ordini, gestione corsi e settore amministrativo
Montare i pezzi delle macchine/lavoro di meccanica Guida, carico e scarico con muletto Saldare e assemblare i pezzi/ricambi (ferro/altri materiali) Gestire progetti IT (cloud/Big Data etc)
Produrre materiali e preparare rubinetti Vendere i libri
Preparare imballaggi (bancali, imballaggi industriali, pacchi per profumo, scatole di cartone) Saldare pezzi per finestre, montare porte e finestre
Preparare pezzi di ricambio e base di disegno Verniciatura in polvere (per freni dei motirini)
Confezionamento, stampaggio Montaggio e realizzazione video Conoscere i sistemi di allarme
In Altre occupazioni (evidente influenza dal contesto italiano) Inventare ricette di cucina Pulire gli uffici, utilizzare nuovi prodotti di pulizia Creare vestiti con stili diversi Nuove tecniche del taglio capelli, trattare i capelli lisci
Come assistere un anziano, con famiglie italiane
Nuove competenze di cultura e organizzazione del lavoro
30 Confermata anche dalla forma contrattuale prevalente (lavoro dipendente).
COSA HAI IMPARATO DAL TUO LAVORO?
Sicurezza aziendale, corsi di sicurezza, capire i sistemi di allarmi
Capire la lingua
Organizzazione e logistica del lavoro, rispetto dell'orario di lavoro
Il lavoro di gruppo
25
Un aspetto secondario – rispetto alle
competenze tecniche – ma parimenti
importante che è stato segnalato riguarda la conoscenza ed assimilazione di una diversa modalità e cultura
lavorativa (organizzazione, strutturazione, timing, sicurezza) in Italia – evidenziata sotto forma di aspetti
positivi appresi attraverso l’esperienza ed esposizione lavorativa.
Nuove competenze socio-culturali e relazionali
Attraverso il lavoro avviene lo scambio,
l’interazione e di fatto il primo passaggio
verso l’integrazione nel contesto Italiano.
Che si tratti di lavoro in fabbrica, vendita
come ambulante o magazziniere, comune
è la consapevolezza che attraverso il lavoro migliori la conoscenza della lingua (come competenza
linguistica in sé, ma anche come strumento di scambio e dialogo) e si creino relazioni e scambi con le
persone.
Competenze trasversali
I cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro nelle economie occidentali hanno reso evidente affiancare le
competenze tecniche-specialistiche ad altre generali/trasversali (richiesta di flessibilità, adattamento,
capacità di lavoro in autonomia e in gruppo). Come sopra anticipato, attraverso l’occupazione lavorativa
non solo vengono sviluppate competenze tecniche, ma maturano indirettamente anche altre conoscenze e
saperi. Valutando l’esperienza di vita (soprattutto attraverso associazionismo, tempo libero, interessi
personali) e di lavoro in Italia, i rispondenti dichiarano di aver sviluppato buone capacità di coordinamento
e gestione delle persone (82%) e di lavoro di gruppo (92%) e una buona capacità nel gestire problemi e
responsabilità (94%). In termini di capacità di organizzazione (eventi, progetti, iniziative) il gruppo si divide
tra chi si ritiene capace e chi no.
Coordinare Organizzare Responsabilità Lavorare in gruppo
Molto 26 19 44 59
Abbastanza 56 30 50 33
Poco 17 31 6 7
Nulla 2 20 0 0
Le indicazioni raccolte sono frutto di una autovalutazione da parte degli intervistati, che risultano più
facilmente indulgenti rispetto alle proprie reali capacità e competenze. Possiamo commentare che, le
attività svolte nel mondo comunitario e dell’associazionismoetnico contribuiscano con un chiaro impatto nel
senso di “lavoro di gruppo” e “coordinamento”. Queste capacità sono augurabili e necessarie per affrontare
situazioni professionali sempre più variabili e complesse ed il loro esercizio in Italia può servire come
esperienza learing by doing, a prescindere dalla necessità e volontà di attivarle per progetti imprenditoriali
in Senegal.Sulla base della descrizione delle idee progettuali in Senegal (in larga misura attività
imprenditoriali individuali o familiari nel piccolo commercio o import export), le competenze trasversali
assimilate risultano senza dubbio rilevanti e utili, pur tuttavia secondarie alla (comune mancanza di) studio,
preparazione e formazione collegate al proprio progetto/investimento.
Rispetto alle competenze informatiche, in precedenza abbiamo riportato l’indicazione sulla frequenza, da
parte di alcuni, di corsi per apprendere l’uso del computer. Con il questionario, abbiamo voluto verificare
nello specifico quali siano gli strumenti (software; programmi; applicazioni) di cui si faccia maggiore uso e
verso cui si sia sviluppata maggiore dimestichezza.
Come affrontare i clienti
La comunicazione con la gente finalizzata alla vendita
COSA HAI IMPARATO DAL TUO LAVORO?
Il contatto, rapporto e scambio con le persone
Tradurre e mediare tra persone
Imparare le lingue (l'italiano)
Capire i bisogni dei senegalesi che vogliono fare i progetti
26
Tutti gli intervistati utilizzano facebook; alte percentuali navigano in internet (78%) e utilizzano applicazioni
per dialogare gratuitamente con persone all’estero (ad esempio Imo, Viber). Complessivamente non
emergono forti conoscenze e competenze informatiche per strumenti o programmi più evoluti o diversi
dalla finalità di comunicazione e scambio facilitato con il Senegal.
Office-Mac Internet Programmazione pagine web
Photoshop Facebook Email Twitter Emule/Torrent Imo/Viber App cellulare
App money transfer
Audio-video
31 78 10 14 100 14 27 12 90 47 24 22
Tempo libero
I senegalesi intervistati si dedicano a diverse attività nel proprio tempo libero. Gli spazi di socialità sono in
larga parte occupati da famiglia, amici, associazionismo, sport e comunità religiosa. La metà si dedica ad
internet e televisione.
Sport Amici Musica, danza Famiglia Moschea/daira Tv-Computer Associazione (Ita; SN) Studio/corso Giardinaggio/orto
29 64 9 31 24 53 42 11 2
Dal punto di vista della partecipazione a realtà collettive, la maggior parte frequenta
un’associazionesenegalese (73%) (pochi sono quelli che frequentano associazioni miste o non senegalesi),
seguita dalla moschea/comunità religiosa (35%). La militanza politica in Italia, collegata ad un partito
italiano o senegalese o al sindacato raccogliere minori adesioni.
Sindacato Ass.
Senegalese Ass.
mista/immigrati Ass.
mista/italiana Gruppo
religioso/chiesa Ass. sportiva
Movimento/ partito politico
22 73 13 11 35 4 18
Il 64% dei rispondenti sostiene progetti di solidarietà in Senegal attraverso un’associazione della diaspora.
L’oggetto delle realizzazioni rispecchia quanto già noto dalla letteratura: interventi in sostituzione del
welfare locale (istruzione, salute), costruzione di pozzi o altri contributi per la comunità. Risultano più
originali attività agricole o corsi per adulti. Si confermano invece le espressioni di adesione al legame
comunitario/religioso: costruzione di moschee o partecipazione ad eventi o cerimonie locali della comunità
d’origine.
Costruzione scuola
Costruzione ambulatorio
Costruzione strade, pozzi etc
Moschea
Acquisto macchinari
Contributo Libri, scuola, insegnanti
Corsi per adulti
Attività in agricoltura
Eventi culturali-cerimonie
51 23 23 23 11 46 17 29 37
Rimesse
Il 96% dei rispondenti conferma di inviare rimesse in Senegal – il 40% con somme inferiori a 200 euro.L’83%
dichiara di riuscire a risparmiare mensilmente (per spese sé o per progetti personali/familiari), nella
maggior parte dei casi (41%) somme inferiori a 200 euro. Tra quelli che riescono a destinare una quota per
attività o progetti (individuali o familiari, imprenditoriali o di investimento) in Senegal (76%)31, per larga
parte (51%) sono in grado di risparmiare meno di 100 euro. Il valore medio di una rimessa inviata è pari a
291 euro; il valore medio del risparmio mensile (per spese per se o per altre finalità di risparmio) è pari a
31 I progetti/investimenti a cui si fa riferimento sono: attività di import export, piccole rivendite/negozi, attività di agricoltura e allevamento.
27
302 euro; il valore medio della quota destinata, risparmiata o utilizzata per progettualità/investimenti in
Senegal è pari a 155 euro.
Possiamo complessivamente confermare la generale capacità di risparmio dei migranti – tra risparmio
individuale, rimesse e idea/piano di investimento in Senegal. La quota destinata a possibili progetti o
investimenti è residuale e minore (invero, più facilmente legata all’investimento immobiliare che ad altre
finalità).
Euro – rimesse inviate in Sn % 50-200 40
201-300 25
301-400 17 401-500 15
700 2
Risparmio individuale %
0-200 41
250-300 20
301-400 27
500-600 10
900 2
Somme destinante ad un investimento/progetto in SN %
0 16
50-100 35
200-250 30
300-400 19
Investire in Senegal
La ricerca volta alla mappatura delle competenze dei senegalesi in Italia, nel quadro del progetto “West
Africa: Migrazione e Clima”, mira ad investigare se e in che modo la diaspora possa essere un soggetto
attivo nell’avvio e promozione di attività generatrici di reddito in patria (con progetti imprenditoriali o di
investimento), con particolare attenzione alle aree rurali – senza necessariamente incentivare i migranti ad
un ritorno.
Per questo motivo abbiamo esplorato la presenza di progettualità esistenti nel paese d’origine e – dove
assenti – ne abbiamo verificato interessamento e disponibilità presenti e future.
Il 59% dei rispondenti non ha un progetto attivo in Senegal, mentre il 41% dichiara di avere/avere avuto
un’attività economica o un investimento in Senegal. La motivazione che ha spinto ad investire in Senegal
riguarda per il 67% dei casi una volontà di creare un’opportunità di lavoro per sé o la propria famiglia
(anche in chiave di un possibile ritorno – permanente o circolare), mentre per il 33% dei casi si tratta di una
forma di investimento per garantirsi una fonte addizionale di rendita e guadagno.
Il 78% delle attività ha luogo in aree urbanee prevede il coinvolgimento medio di 2-3 persone. La misura
dell’investimento economico-finanziario varia molto: da un minimo di 5.000 euro ad un massimo di 80.000
euro. Purtroppo le informazioni circa il valore dell’investimento risultano un tema sensibile su cui non tutti
gli intervistati hanno fornito indicazioni. Possiamo tuttavia evidenziare che la maggior parte dei progetti
(40%) non supera i 10.000 euro; gli altri si distribuiscono nelle classi 20-30.000 euro (27%) e 31-40.000
(20%). Due soli progetti si attestano tra 70-80.000 euro32. La quasi totalità dei rispondenti fa riferimento
alle risorse proprie come autofinanziamento per le attività intraprese.
Chi ha un’attività in Senegal, si dedica per larga misura all’import-export e ad altre attività già note dalla
letteratura, dove si confermano le opportunità sostenute dalla migrazione circolare per gli scambi
commerciali tra paesi.
32 Riferendo alla somma dei risparmi che, a più riprese, sono stati investiti in Senegal (ivi compresa la dimensione immobiliare e commerciale/import export).
Attività realizzate in SN % Import Export 31
Negozio/attività commerciale 12
Edilizia/immobiliare 12 Trasporto-taxi 12
28
Tra gli esempi di beni acquistati in Italia e venduti in Senegal: macchine,
pannelli solari, moto, pezzi di ricambio, gomme usate per camion, tessuti.
Comune è l’investimento immobiliare, costruendo spesso una abitazione per
la propria famiglia e una seconda da mettere a reddito.
Le attività commerciali consistono in negozi di informatica, telefonia, prodotti per donna (profumi)/salone
di bellezza e un ristorante.
L’allevamento conferma la tipica attività avicola.
L’attività più originale è risultata una società di organizzazione eventi per bambini (con affitto di castelli
gonfiabili).
In alcuni casi, le attività intraprese in Senegal nel passato sono oggi terminate: le motivazioni si distinguono
tra mancanza di fiducia, capacità o accordo con i soci/collaboratori, fallimento e assenza di risorse per
continuare.
Interrogati sulla presenza e disponibilità di competenze nel mercato del lavoro in Senegal (adatte alla
realizzazione del proprio progetto), i rispondenti si sono divisi a metà. Tra chi denuncia una difficoltà nel
reperire profili e abilità lavorative, ci si riferisce alla scarsa serietà, dedizione e organizzazione sul lavoro e
alla mancanza di competenze in contabilità e marketing.
Rispetto a chi non ha (ancora) realizzato un progetto in Senegal, il 94% dichiara di essere interessato (o
comunque di averci pensato seriamente). L’80% spiega che il progetto in Senegal risponderebbe alla
volontà di creare un’opportunità di lavoro per se e/o per la propria famiglia. Il 20% sarebbe interessato ad
un investimento in grado di garantire una rendita. Il 69% dei rispondenti sarebbe interessato a mantenere
una mobilità e circolarità tra Italia e Senegal nella realizzazione del progetto, mentre il 31% sarebbe
interessato e disponibile ad un ritorno definitivo (per la realizzazione del proprio progetto).
Ambiti di interesse %
Import export 23
Agricoltura 20
Negozio 14
Internet - new media 11
Allevamento 9
Turismo 9
Edilizia 6
Ristorante 3
Trasporto-taxi 3
Centro taglio e cucito 3
L’ambito che richiama maggiore interesse è l’import export, confermandol’intenzionedi vendere in Senegal prodotti italiani di prima e seconda mano (ad esempio pezzi di ricambio per auto). L’idea stessa di aprire un negozio in Senegal è funzionale in primis alla vendita di beni importati ad esempio con un container; in seconda istanza, aprire attività diverse quali una panetteria o un magazzino per cereali.
In seconda istanza l’agricoltura e l’allevamento vengono citati, spesso, a fronte di disponibilità di terreni di famiglia che renderebbero meno oneroso l’investimento.
Alcuni rispondenti si discostano dal mainstream ed esprimono un’attenzione per nuovi ambiti quali internet e l’informatica: una casa di produzione video, vendita di prodotti agricoli online per diaspora, centro di informatica per donne.
Complessivamente le idee di attività imprenditoriali o di investimento in Senegal – per il 74% rivolte ad
ambiti urbani - ripresentano quei tipici temi di intervento che la letteratura ha evidenziato da tempo - in cui
la componente di valorizzazione di competenze tecniche apprese o migliorate è bassa e la componente di
innovazione e originalità limitata.
Risulta interessante notare che il 69% dei rispondenti ritiene che ci sia coerenza tra la propria idea di
progetto da realizzarein Senegale il bagaglio di competenze (tecniche/professionali, trasversali,
personali/relazionali)acquisite in Italia.
Agricoltura 19
Allevamento 8
Altro 8
29
L’ammontare necessario per la realizzazione del proprio progetto (virtuale) varia molto: da 3.500 euro a
100.000 euro.
Risulta interessante notare che il 94% dei rispondenti ha dichiarato che la
motivazione principale per non aver ancora realizzato il proprio progetto è
unicamente la mancanza di denaro. L’83% dei rispondenti ritiene di avere già tutte
le competenze necessarie per la realizzazione del progetto. Il 17% riconosce invece
la mancanza di conoscenze e competenze negli ambiti gestionali/contabilità/
amministrazione e normativa e in ambito di tecniche agricole. Nonostante ciò, l’86%
del campione si dice pronto e predisposto per investire in Senegal.
Identificare nell’assenza di risorse economiche e finanziare il principale ostacolo per la realizzazione del
proprio progetto imprenditoriale o di investimento in Senegal, confligge con quanto emerso dai Focus Group
con imprenditori uomini e donne, dove la criticità principale è riconosciuta nella generale impreparazione
dei senegalesi (a volte tecnica, ma più spesso gestionale) enella mancanza di organizzazione e
strutturazione del proprio progetto. Dagli incontri (realizzati con imprenditori che hanno fallito e che hanno
avuto successo), è stato evidenziato un forte bisogno di formazione, accompagnamento e preparazione
all’investimento e all’impresa in Senegal.
Una maggiore consapevolezza emerge tuttavia di fronte alla richiesta di formulare consigli per connazionali
interessati ad avviare attività in Senegal. Oggettivizzando l’esperienza di investimento in Senegal – come
altro da un progetto personale, talvolta eccessivamente idealizzato - emergono elementi che fanno sposare
maggiore cautela e gestione del rischio. I temi sollevati sono particolarmente rilevanti e confermano una
lettura critica verso chi si dedichi (o si sia dedicato) al proprio progetto senza adeguata preparazione e
pianificazione. Il 19% cita la necessità di formazione individuale e di presenza di competenze adatte e
adeguate al progetto (non improvvisare, fare quello in cui hai esperienza e conoscenze). Prima di avviare il
progetto, si caldeggia la necessità di uno studio del contesto e mercato di inserimento (33%), anche a
motivo della lunga assenza dal paese come effetto della migrazione (non pensare che in Senegal tutto
rimane invariato, bisogna recarsi li e studiare il mercato prima di investire) e la realizzazione di un completo
business plan (14%). Una generica preoccupazione (24%) circa i collaboratori in loco, a cui necessariamente
il migrante deve affidarsi, sottolinea il rischio di perdere controllo sul progetto e sulle sue finanze (trovare
persone affidabili; non coinvolgere i parenti stretti; gestirlo da solo). La modalità di solida preparazione al
progetto in Senegal (sia esso di rientro o di investimento) supera la preoccupazione per la disponibilità e
gestione finanziaria per avviarlo.
Valorizzare la diaspora in Senegal
Il progetto “West Africa: Migrazione e Clima” è interessato a capire se e in che modo la diaspora possa
essere un attore chiave nel rendersi protagonista di un rilancio nelle aree rurali, per frenare la pressione
migratoria e l’abbandono dei territori d’origine. Sulla base delle indicazioni raccolte, il 29% dei rispondenti
ha dichiarato di avere avuto qualche esperienza in agricoltura in Senegal, il 5% nell’allevamento. Una sola
persona dice di aver avuto esperienza nel mondo della microfinanza rurale. Nel nostro campione, non
abbiamo individuato persone in grado di indicare esperienze pregresse (o maturate in Italia) nei settori
chiave33 individuati da “West Africa: Migrazione e Clima” per sostenere uno sviluppo nelle aree rurali.
Possiamo affermare che, sulla base delle evidenze di questa ricerca, non sono presenti nel nostro campione
competenze direttamente spendibili (tranne che per chi sia interessato all’agricoltura) nei settori chiave
individuati per lo sviluppo delle aree rurali del paese.
33 Microfinanza rurale, agricoltura, energia (soleare, eolico, rinnovabile), gestione e fornitura dell’acqua.
%
3-10.000 17
15-20.000 34
30-40.000 23
50-60.000 14
70-100.000 11
30
Nonostante ciò, la diaspora in Italia è ugualmente ricca di altre competenze, conoscenze e saperi che vanno
compresi, ricondotti e contestualizzati in una possibile chiave di ritorno, mobilità/circolarità, investimento o
imprenditorialità.
Il 92% degli intervistati ritiene di aver imparato qualcosa dalla propria esperienza di vita e lavoro in Italia.
Per definirne i contenuti e i contorni, abbiamo domandato quali siano i principali successi che ritengono di
aver raggiunto in Italia. L’attività nell’associazionismo offre per molti importanti esiti e senso di orgoglio
(costituzione di nuove associazioni, coordinamento della Dajhira ect). La soddisfazione lavorativa
(attraverso i risultati raggiunti e la formazione acquista) è uno dei fattori che contribuisce alla realizzazione
individuale. Il mondo dello sport (sono capocannoniere del torneo), della musica (suono la chitarra e faccio
piccole esibizioni) e della conoscenza informatica (grazie al corso di informatica sono riuscita a insegnare a
usare internet ai rifugiati) portano pari compiacimento sul piano personale.
Successi raggiunti in Italia %
Ampliato conoscenze 15
Attività e risultati dell'associazione 22
Formazione lavorativa e risultati conseguenti 26
Hobby (calcio, musica, teatro, danza) 15
Computer 7
Altro 15
La totalità dei rispondenti, rispetto alle competenze raggiunte nel proprio lavoro, si sente “brava, formata,
capace e con un buon savoir faire lavorativo”. Si tratta di una autovalutazione che chiaramente offre pochi
strumenti e indicatori di misurabilità e verifica e che lamenta il rischio di sovrastima di sé. Alla richiesta di
fornire esempi che possano far comprendere la natura delle competenze e capacità raggiunte, il 50% cita
abilità maturate prevalentemente nello svolgere la propria mansione di lavoro operaio (so programmare
macchine individualmente; preparo i prodotti fino alla confezione) e il 18% cita le capacità raggiunte nel
proprio lavoro (in ambito non-operaio) (so fare le trecce; so curare un anziano; faccio video). Il 21% cita il
raggiungimento di traguardi importanti in termini di carriera (sono capo reparto; ho vinto un premio) e il
restante 11% si riferisce a soft skills (sono capace di relazionarmi).
Il 77% ritiene che le competenze acquisite in Italia possano servire per fare qualcosa in Senegal (un’attività,
un’impresa, un investimento).
Circa la modalità con cui le competenze apprese in
Italia potrebbero essere valorizzate e utilizzate in
Senegal, il 42% ritiene che la soluzione possa essere
avviare una nuova attività (quindi non prevedere una
continuità tra quanto svolto in Italia, e quanto si
possa svolgere in SN) e adattare le proprie
competenze al contesto locale, il tutto facendo
presupporre un’idea sottostante di progetto imprenditoriale). Il 26% immagina di poter trasferire ad altri le
competenze apprese.
Dagli elementi qui raccolti possiamo delineare il profilo di una diaspora che ha ampliato e migliorato le
proprie conoscenze e savoir faire in Italia – composto per larga parte di competenze tecniche base da lavoro
operaio e soft skills. Rileviamo tuttavia una certa visione semplicistica e idealizzata – con pochi riscontri di
realtà e concretezza - di come queste stesse competenze potrebbero realmente essere tradotte in
valorizzazione e reimpiego in Senegal.
Come potresti utilizzare le tue competenze in SN? %
Nuove attività 42 Insegnando ad altri 26
Trovando un lavoro in SN 10
Adattandole al contesto SN 10 Facendo stesse cose che facevo in Italia 6
Altro (non riesco ad utilizzarle) 6
31
Un’ipotesi che abbiamo verificato riguarda la capacità della diaspora di poter mobilitare capitale
relazionale verso il Senegal da coinvolgere o dirigere verso opportunità di impresa o investimento
(conoscenze, amicizie, imprese, datori di lavoro etc). Se da un lato il 70% riconosce di avere relazioni e
amicizie con italiani (non solo connazionali), il 79% dichiara di non avere una rete di contatti con imprese o
associazioni italiani (che potenzialmente potrebbero risultare interessate ad investire nel paese).
32
5. Focus group con giovani e imprenditori appartenenti alla comunità senegalese
Giovani senegalesi in Italia che guardano al Senegal
Il Focus Group (FG) con i giovani di II generazione ha coinvolto 12 persone (5 donne e 7 uomini) di età
compresa tra i 18 e il 26 anni e appartenenti a MODED – movimento che raggruppa giovani e studenti
senegalesi in Italia e che prende avvio dalla partecipazione di alcuni al Padiglione Senegal durante Expo-
Milano 201534.
I giovani senegalesi non sono stati inclusi come destinatari dell’indagine quantitativa (questionario sulla
mappatura delle competenze dei Senegalesi in Italia) prevista nel quadro del Progetto OIM ““West Africa:
Migrazione e Clima” a fronte della loro ridotta o nulla esperienza lavorativa, da cui discende (al momento)
un limitato contributo in termini di competenze personali-professionali per lo sviluppo del Senegal.
Per questa ragione si è deciso di organizzare un FG al fine di completare il quadro della ricerca con
informazioni aggiuntive, di natura qualitativa, su questo gruppo.
L’incontro con i giovani senegalesi mirava ad evidenziare:
Quale sia la visione del paese d'origine per le giovani generazioni;
Quali competenze (presenti o future; individuali o dell’associazione) potrebbero essere
mobilizzate verso il Senegal;
Quale sia l’interesse dei giovani senegalesi o dell’associazione in termini di progettualità,
ritorni, investimenti rivolti al paese d'origine.
Questi aspetti risultano particolarmente importanti se raffrontanti alle riflessioni sulla comunità senegalese
in Italia – in particolare le generazioni “dei genitori” – sia in termini di natura delle competenze
(tecniche/professionali e personali) che di visioni di cosvilppo, ritorno o investimento in Senegal.
I partecipanti al FG
Seppur le storie migratorie dei genitori possono complessivamente non essere così dissimili tra loro, le
storie di vita dei giovani partecipanti si differenziano per quel che riguarda la natura del legame personale
con il Senegal: c’è chi vi è nato e cresciuto, per poi venire in Italia da adolescente. Qualcuno ha trascorso
pochi anni nel paese e ha ricordi ed esperienze legate principalmente all’Italia. Due persone sono nate in
Italia e lì hanno trascorso la maggior parte della propria vita. C’è chi fa ritorno spesso al paese (ogni
uno/due anni) e chi non rientra da 7/8 anni. La maggior parte, nei periodi di soggiorno nel Paese, rientra a
Dakar (per la presenza di parenti o di punti di riferimento familiare) ancor più che nei villaggi rurali (dove
sono presenti relazioni e parenti, che non sempre sono frequentati). La maggior parte (10) studia
all’università (fra laura triennale, Magistrale o Master). Le materie di studio riguardano l’ambito scientifico
(matematica, fisica e medicina); economico-giuridico (economia, management, statistica economica e
scienze giuridiche) e mediazione culturale (quattro persone). La maggior parte (10) sono cittadini
senegalesi, mentre due sono cittadini Italiani.
34
Tra le attività che MODED ha realizzato fino ad ora: collaborazione con un Associazione Senegalese di Bergamo – nel realizzare le traduzioni di un convegno. Un partenariato con Ideal Afrique, un ente che si occupa di statistica demografica con cui MODED vorrebbe collaborare con riferimento alla popolazione senegalese in Italia.C’è infine l’idea di aprire una sua controparte o emanazione in Senegal, ma ancora nulla è stato fatto. Per riferimenti: https://www.facebook.com/moded2015/
33
La maggior parte dei partecipanti aderisce unicamente a MODED, mentre gli altri sono affiliati anche ad
altre associazioni35.
Cosa rappresenta il Senegal per le giovani generazioni
Il Senegal è stato descritto attraverso parole, racconti e immagini che abbiamo ricondotto e accorpato in
tre gruppi di significato: la famiglia, i valori e i colori.
La famiglia e le origini
Il Senegal è il paese delle origini della propria famiglia; per alcuni è anche il paese di nascita e degli anni
dell’infanzia e adolescenza, ma soprattutto è il luogo di riferimento nella costruzione e narrazione della
propria storia migratoria familiare.
I legami con il Paese in termini di ricostruzione e consapevolezza della propria vicenda sono molto forti e la
forza delle origini si manifesta attraverso un mantenimento di relazioni personali e familiari che rendono il
paese più vicino e significativo.Il paese è il luogo di origine (“punto di partenza”) da cui i progetti migratori
dei genitori hanno determinato un forte cambiamento nelle vite dei propri figli.
Il Senegal è definito come Patria e paese di appartenenza e discendenza e con cui sussiste un solido legame
individuale, familiare e comunitario.
I valori
All’interno di questo gruppo sono stati riportati aspetti positivi e negativi che riguardano da un lato, un
generale cambiamento in atto nel paese (in termini di mutata espressione di valori comuni) e dall’altro lato,
il modo in cui i senegalesi d’Italia (i modou modou o i loro figli) sono trattati quando rientrano al paese.
Uno degli aspetti più positivi attraverso cui è riconosciuto il Paese è quel senso di solidarietà e di sincero
mutuo supporto tra i suoi abitanti, dove in Senegal “le persone possono andare dal vicino e chiedere del sale
oppure possono chiedere dell’aiuto e trovarlo”. Questo tratto di facilità allo scambio e alla relazione diretta,
spontanea e solidale tra le persone – che non è riscontrata in Italia/Europa - viene letta come una ricchezza
valoriale del Senegal. A fronte della presenza di questo principio su cui si basano i rapporti tra le persone in
Senegal, si è parlato della paradossale capacità di autosostegno nel paese: “ci sono famiglie che non hanno
un lavoro, ma riescono comunque a vivere grazie all’aiuto degli altri”.
A ciò si aggiunge e la caratteristica Teranga, ossiasenso e pratica dell’ospitalità verso l’altro – soprattutto se
raffrontata all’Italia, che da questo punto di vista è molto più fredda e inospitale.
Nella discussione emerge tuttavia una visione del Senegal attraversato da un generale cambiamento
societario che provoca una crisi dei valori tradizionali come “esito della globalizzazione e
mondializzazione”. La stessa Teranga – vanto dei senegalesi - viene percepita, riportata e apprezzata più dai
turisti occidentali in visita nel paese che non dagli stessi senegalesi. Questo tema viene spiegato in
particolar modo attraverso l’esempio dei rientri occasionali dei migranti/seconde generazioni dall’Italia: la
Teranga risulta spesso una camuffata istanza di favori, denari, richieste e aspettative diverse da parte della
popolazione locale.
A questalettura – che riconosce ragioni opportunistiche legate alla dipendenza alimentata dalle rimesse e
allo stato di generale necessità e scarsità di beni e risorse per la popolazione locale – i giovani senegalesi
affiancano una constatazione su complesse questioni identitarie. Tanto le seconde generazioni sono anche
35Fasni, Federazione delle Associazioni Senegalesi del Nord Italia; un’associazione di villaggioe un’associazione di studenti senegalesi a Lyone.
34
radicalmente connesse e appartenenti alla realtà culturale e sociale italiana, quanto una volta in Senegal
non sono considerate come dei “veri senegalesi, perché ci muoviamo, vestiamo, pensiamo in modo
diverso”.
La discussione si è focalizzata ampiamente sul contrastochecaratterizza molti aspetti della società
senegalese con la quale le seconde generazioni si confrontano: i valori tradizionali (che sono positivi di per
sé), ma che non sono più realmente praticati. Il contrasto identitario, che si fa evidente nella ambivalente
considerazione dei senegalesi verso gli espatriati in Italia. Il contrasto rilevato in aspetti culturali del Paese
riferibili alla dimensione religiosa. Da un lato, si evidenziano i precetti della fede musulmana ortodossa e
dall’altro lato, vengono rilevati aspetti controversi o discutibili legati ad esempio alle confraternite e ai
propri Marabut che, talvolta, confondono forme e organizzazioni sociali di origine preislamica con
personalismi e occasioni di opportunità economica. In aggiunta, in contrasto con i dettami dell’islam,
vengono rilevati comportamenti impostati su principi di discriminazione e rigidità tra classi ed etnie,
sconfessando il Senegal come società aperta, coesa e solidale che interpreta correttamente precetti della
religione.
Il Senegal complessivamente rappresenta una ricchezza dal punto di vista culturale (diversità di gruppi,
popolazioni, lingue ed etnie)ed un esempio di positivo scambio e convivenza a cui potersi rivolgere e a cui
potersi ispirare. I giovani – a differenza delle generazioni precedenti – hanno però maggiori strumenti per
attuare un confronto più consapevole e complesso tra società senegalese e Italiana, senza rischio di filtri
legati alla dimensione nostalgica.
I colori
Il Senegal viene raccontato attraverso la sua dimensione materica: la città piena di taxi e car rapid, il
traffico e il caos, i rumori. Ma anche gli aspetti meno urbani e cittadini (sia in relazione a Dakar che
all’Italia): una natura forte ed estrema, immagini rubate da cartolini turistiche (piroghe, laghi, passeggiate).
Spesso il Senegal rappresenta la destinazione delle vacanze o di brevi periodi di soggiorno in cui la visita alla
famiglia d’origine si sposa ad aspetti di scoperta del paese e delle sue bellezze.
Quali sono i principali problemi percepiti in Senegal e quali soluzioni possibili
Una parte del FG è stata dedicata alla identificazione delle situazioni più problematiche in Senegal, sulla
base dell’esperienza e del vissuto di ciascuno. Ai partecipanti è stato chiesto di immaginare possibili
soluzioni. La finalità di questo esercizio era diretta a verificare quale percezione e priorità rivolta alle
diverse criticità presenti in Senegal, al fine di rilevare l’interesse per possibili tematiche di sviluppo (a livello
individuale o di MOED).
Un problema di ordine culturale già anticipato riguarda la dimensione religiosa mista a sincretismi della
tradizione. A ciò si lega una forte critica al modus vivendi della popolazione locale improntato alla filosofia
del “yalla bakhna” per cui la fiducia nella provvidenza divina, in grado di risolvere i problemi di qualunque
natura, rappresenta un freno alla risoluzione e alla presa in carico delle complicazioni esistenti nel paese.
Nella discussione dei problemi è emersa la visione di un Senegal “in cui non si muore di fame, il cibo c’è… in
caso mancano i soldi per acquistarlo”: il paese non è visto come un luogo in cui la povertà presente si
manifesta nella mancanza di cibo per i suoi abitanti. Ciò che impedisce questo rischio è ricondotto alla
comune base di solidarietà e mutuo aiuto che abbiamoprecedentemente descritto tra i valori del paese.
Un altro aspetto riguarda le diverse necessità – che alimentano il tema del contrasto – tra città e villaggi.
Mentre a Dakar esistono maggiori risorse e opportunità, la vita nei villaggi rurali è sicuramente più
complessa ed espone a maggiori difficoltà.
35
Rispetto all’identificazione dei problemi che soffocano il Paese raggruppiamo i principali aspetti citati dai
partecipanti:
- Politico-Istituzionale. Corruzione e dipendenza dal colonialismo; mancanza di trasparenza, integrità
e rispetto per il bene comune; disorganizzazione del sistema politico ed eccesso di centralizzazione.
o Analfabetismo e criticità nel sistema di istruzione (soprattutto per donne e bambini);
- Ambientale. Inquinamento; mancanza di raccolta differenziata;
- Infrastrutturale. Mancanza di acqua ed elettricità – soprattutto nelle campagne;
- Organizzativo.Trasporto disorganizzato; incidenti stradali dovuti al mancato rispetto del codice
della strada.
Uno degli aspetti più fortemente sentiti e criticati dai partecipanti riguarda la generale mancanza di
rispetto delle regole che viene rilevata in molti ambiti della realtà senegalese: il traffico, la legalità, i rifiuti
etc. Il tema della mancanza di integrità è molto vivo, tanto da richiedere – come soluzione auspicata – un
investimento in termini di maggiore e migliore promozione dell’educazione civica e del rispetto della cosa
pubblica.
Nello specifico, sono poi stati citati interventi concreti rispetto a: esami più severi ed obbligatori per la
patente; sanzioni e provvedimenti; interventi per assicurare l’istruzione obbligatoria per i bambini.
Auspicati sono interventi sostenibili per garantire acqua, elettricità e cibo (soprattutto locale) in particolar
modo in ambito rurale.
Risorse e competenze da mobilizzare per il Senegal
Tutti i partecipanti hanno indicato le proprie competenzescolastiche e settoriali come ambiti di
disponibilità da poter mettere in campo rispetto al Senegal. Come già riportato nell’introduzione, MODED
raccoglie prevalentemente studenti universitari senegalesi. La maggior parte si trova in una fase di
costruzione del proprio percorso di studi – quindi una dotazione in feri di competenze tecniche legate alla
formazione scolastica. Per questo motivo mancano – al momento - quelle competenze professionali
maturate attraverso l’esperienza lavorativa e una chiara visione del proprio futuro in relazione al Senegal.
Nello specifico, vengono citate le seguenti risorse e competenze individualipotenzialmente attivabili
rispetto al Senegal.
Competenze linguistiche: bilinguismo tra Italiano, wolof e in alcuni casi francese, oltre a generale
conoscenza dell’inglese scolastico.
Competenze tecniche/settoriali legate all’ambito di studio (management, economia, mediazione,
cooperazione internazionale, matematica, fisica, meccanica e logistica).
o Applicazione delle competenze scolastiche ad alcuni ambiti di interesse: turistico,
sociale/sociologico, ricerca scientifica.
Competenze trasversali: elasticità nell’apprendimento, organizzazione, flessibilità, “polivalenza”.
La discussione ha messo in evidenza alcuni casi che manifestano un interesse/progetto verso il Senegal.
Qualcuno ne ha parlato in termini di “ritorno” e “futuro”, dipingendo il Senegal come possibile destino (in
chiave di ritorno), ma anche come possibile opportunità di lavoro.
Tra i partecipanti, c’è chi ha vissuto più a lungo in Senegal e ha mantenuto un rapporto attraverso visite più
o meno regolari. Tra queste persone raccogliamo elementi che manifestano un desiderio di rientrare al
36
Paese (“partire per ritornare”) per ricongiungersi con la propria cultura d’origine (“ci dimentichiamo da
dove veniamo”)36.
Tuttavia, il richiamo dal Senegal è ambivalente: muove aspetti individuali/familiari nostalgici e
sentimentali; muove una visione per cui “l’Africa è il futuro” per quei giovani che potrebbero voler tornare
con un bagaglio di competenze non disponibili e accessibili nel paese. L’eventuale ritorno nasconde anche
complessità di inserimento per chi sia ormai un Senegalese al 50%: “quando torni, non sei più visto allo
stesso modo… sei quasi come un nemico”; “loro dicono che i senegalesi devono tornare, ma poi non è vero”.
Le seconde generazioni portano in dotazione un bagaglio culturale, identitario, esperienziale fatto di
risorse e opportunità che potrebbero trovare valorizzazione in Senegal. Allo stesso tempo sono anche
giovani italiani che appartengono ad una mentalità europea. Essere ponte tra due mondi e culture,
comprendendo entrambi senza essere una pura espressione né dell’uno né dell’altro, rappresenta un punto
di forza, ma anche una complessità da imparare a gestire nel tempo.
Il ruolo dell’associazione MODED
MODED nasce “per dare una nuova immagine dell’immigrazione, diversa da quella dei genitori e che vuole
proiettarsi sul futuro, anche con un possibile ritorno”. MODED è stata creata in primis per offrire un luogo
per quei giovani che si vogliono distinguere dalle generazioni precedenti, esprimendosi come “italiani e
senegalesi”. Molta parte di questa partita si gioca infatti in Italia.Tuttavia i suoi membri sono consapevoli
delle risorse e capacità collettive dell’associazione anche rispetto a tematiche di sviluppo in Senegal.
La principale risorsa di MODED è raccogliere profili e competenze di alto livello (universitari) che
all’occorrenza potrebbero essere attivate per diverse finalità (“multi-competenza, multi-disciplina,
polivalenza, intercultura”).
In aggiunta, il ruolo di ponte tra mondi e culture diverse mette a disposizione importanti competenze
culturali e relazionali37: “conoscenza in prima persona dei fenomeni migratori; capacità di favorire la
reintegrazione, cooperando nel rapporto tra immigrati e Senegal; conoscenza del territorio; idee da
esportare dall’Italia/Europa; fiducia e voglia di cambiamento”.
Vista la sua giovane età (creato a fine 2015), MODED sta muovendo i suoi primi passi e si sta tutt’ora
rafforzando come organizzazione38.
36 Una persona che sta seguendo un percorso scolastico a ciò indirizzato ha dichiarato di voler lavorare nella cooperazione internazionale per potersi occupare di tematiche di sviluppo. 37 Essere una seconda generazione significa dover gestire potenzialità, risorse, bisogni e complessità che le prime
generazioni non conoscono. Da un lato essere cresciuti in Italia assicura quell’inserimento socio-culturale e scolastico
che non presenta gli stessi tratti di accettazione di un’integrazione subalterna dei genitori (in ambito lavorativo,
economico, linguistico, culturale). Rimane tuttavia una ferita aperta il tema della cittadinanza, per cui i nuovi italiani
risultano ancora svantaggiati. La dimensione dell’ibridazione culturale o del meticciato tra modelli educativi, sociali e
familiari, offre ai suoi protagonisti la possibilità di poter – alternativamente – affrancarsi o attivarsi in relazione ai
contesti diversi. Rimane quindi l’ambiguità dell’essere una generazione ponte tra luoghi e generazioni diversamente
radicate a territori e culture, resi più ricchi dal diverso bagaglio linguistico culturale a cui poter attingere e da poter
attivare, ma anche soffrendo di un’identità e appartenenza a metà o doppia. In aggiunta o in sostituzione al concetto
di “doppia assenza” (Sayad, 2002) in questo caso possiamo parlare di doppia presenza e appartenenza, vissuta forse
con meno sensi di colpa e frustrazioni rispetto alle prime generazioni. 38 Come dalla recente partecipazione di MODED ad un percorso di formazione e rafforzamento dell’associazionismo migrante chiamato “migrant trainer” organizzato da SUNUGAL e finanziato da Barclays Bank a Milano.
37
Imprenditori e imprenditrici senegalesi tra successi e insuccessi
Sono stati realizzati due incontri – con uomini (9) e donne (9) che hanno realizzato (con successo o meno) o
che vorrebbero realizzare attività in Senegal, come investimento o con un’attività propria.
Lo staff del BASE ha partecipato agli incontri con gli imprenditori, apportando un contributo alla discussione
rispetto ai bisogni della diaspora e alla possibilità di rendere disponibili strumenti di orientamento e
accompagnamento alle idee imprenditoriali dei senegalesi in Italia.
Tra gli uomini: 3 persone hanno un’occupazione di bassa qualifica (operai/autisti) mentre gli altri sono
impiegati/mediatore; due sono i laureati e la maggior parte ha un diploma di scuola superiore39. Tra le
donne, due sono imprenditrici in Italia; due sono operaie; 3 cercano lavoro e le altre due sono impiegate. La
scolarità comprendere sia laureate che bassi livelli di istruzione.
Un primo elemento che emerge dagli incontri riguarda la natura e finalità diversificata dell’essere e agire
come imprenditore verso il Senegal: c’è chi lo riconduce ad un progetto di rientro definitivo (per cui
l’imprenditorialità accompagna un programma individuale e familiare di reinsediamento nel paese d’origine
e di costruzione di una nuova vita lavorativa alternativa). C’è chi lo accompagna ad una circolarità
migratoria, per cui la natura dell’attività imprenditoriale richiede una alta mobilità tra i paesi. C’è chi,
rimanendo in Italia, realizza un investimento finanziario sostenendo un’attività individuale – più facilmente
a vantaggio di un familiare in Senegal o comunque con finalità di rendita. Una sottospecie dell’ultimo
gruppo include chi aderisce ad un progetto di natura associativa (ad opera di un’associazione delle
diaspora) volto a realizzare e sostenere realtà imprenditoriali locali (che possono o meno coinvolgere
migranti di ritorno).
Gli incontri hanno messo in luce quegli elementi che incidono al successo e insuccesso delle attività
imprenditoriali, a partire dalle esperienze dirette dei partecipanti, ma anche riflettendo su casi positivi e
negativi di altri conoscenti. Gli aspetti emersi – che incidono nella buona riuscita o meno - possono essere
ricondotti a quattro categorie:
- Individuo, in termini di presenza/assenza di competenze– tecniche, gestionali, relazionali,
professionali etc; conoscenza del contesto e del settore di inserimento; capacità di comprensione e
gestione del rischio; esperienze pregresse; disponibilità e accesso a risorse e finanziamenti;
perseveranza, disponibilità al sacrificio e alla sfida.
- Natura dell’idea progettuale/attività imprenditoriale: in termini di presenza/assenza di
idee/attività innovative, organizzate, pianificate, sostenibili, validate/supportate da soggetti
preposti; formalizzate.
- Contesto locale, in termini dipresenza/assenza di servizi per le imprese (accompagnamento,
formazione, finanziamento); un ambiente normativo/burocratico comprensivo e disponibile per le
imprese; la presenza di soggetti (individui, associazioni, enti pubblici o privati) a cui affidarsi per
rientrare e conoscere il contesto.
- Condizioni di fattibilità per donne; per le donne avviare un’attività imprenditoriale risulta molto
più complesso a fronte delle difficoltà di coesistenza di tempi di cura e di lavoro e della mancanza di
supporto da parte dei propri compagni; nel FG femminile sono emerse le complessità che le donne
immigrate incontrano soprattutto in Italia nell’accedere al mercato del lavoro e nel potersi dedicare
ad attività imprenditoriali.
Le parole chiave che sono state identificate dai partecipanti come rappresentative dell’esperienza
imprenditoriale in Senegal sono: fede, non avere paura di fallire, sfida, forza e coraggio, perseverare,
determinazione e lavoro, partecipare e contribuire allo sviluppo, risorse, garanzia, accompagnamento.
39 I tre che lavorano in occupazioni di bassa qualifica non hanno riportato indicazione sulla propria scolarità.
38
Conoscenze e competenze
Come già anticipato, uno dei temi fortemente discussi rispetto al fenomeno migratorio in Italia riguarda il
downgrading professionale della forza lavoro straniera in Italia – spesso impiegata in occupazioni di basso
livello e qualifica a prescindere dalla competenza e formazione dal pase d’origine (in termini di skills
acquisite e titoli di studio). I profili dei partecipanti ai focus group sono diversificati: c’è chi ha un alto titolo
di studio e una professione ottenuti in Senegal (insegnate, ingegnere, tecnico ittico, contabile), che non
vengono valorizzati in Italia (operai, casalinghe) e c’è chi ha ottenuto un titolo di studio e/o è arrivato a
svolgere una certa professione (informatico, tecnico optmetrista, avvocato, cuoco, mediatore)
direttamente in Italia.
Uno dei punti chiave che contraddistingue i risultati imprenditoriali più positivi è riconosciuto nella forte
conoscenza, competenza ed esperienza nella materia/settore in cui si intende operare. Molti imprenditori
si sperimentano in attività che non hanno mai gestito o svolto in precedenza, senza formarsi prima (sia da
un punto di vista tecnico che gestionale). L’imprenditore di successo è chi conosce molto bene tutti gli
aspetti del suo ambito e lavoro sia in termini di formazione tecnica/professionale che di conoscenza
pregressa del mercato di inserimento.
Una storia esemplare: un sarto, migrato dal Senegal, ha continuato il suo mestiere in Italia, perfezionandosi e apprendendo l’utilizzo di nuovi macchinari. Una volta rientrato in Senegal ha ripreso l’attività di sarto, mettendo in pratica le competenze acquisite all’estero, ma anche apportando cambiamenti e migliorie nella sua catena di produzione, tanto da ottimizzarne tempi e costi, garantendosi un ruolo come grossista e produttore diretto nel mercato di Dakar. In questo modo, partendo da una piccola sartoria, è riuscito ad arrivare ad oggi all’assunzione di 170 persone e la creazione di una linea diaspora.
I senegalesi in Italia sono impiegati per larga misura nel settore dell’industria e con mansioni di basso
livello, a prescindere dal livello di istruzione e dal tipo di occupazione precedente la migrazione. Non tutti i
migranti accrescono le proprie competenze lavorative all’estero e non tutte quelle acquisite risultano
appropriate o applicabili rispetto al contesto di origine.
Più facilmente, chi sia occupato in un ambito non-industriale, ma artigiano, professionale o
imprenditoriale potrebbe avere maggiori opportunità di valorizzazione delle proprie competenze tecniche
(ad esempio panificatori, sarti, elettricisti, falegnami, cuochi, muratori o maestranze specializzate etc).
Aspettative, prospettive e predisposizioni
“Per un migrante, la prima sfida consiste nell’idea stessa di rientrare”: l’assenza prolungata dal proprio
paese determina una disinformazione sul territorio e sul suo funzionamento reale, attraverso una visione
parziale e spesso idealizzata. A ciò si aggiunga che, per molti migranti, tornare al paese è spesso legato ad
una idea di rientro eroico e vittorioso(che si confronta con aspettative sociali e individuali), volto anche a
perseguire una vita facile e tranquilla (rientrare in Senegal per assicurarsi un “buen ritiro”). Non tutti sono
però disposti ad affrontare sfide, sacrifici e complessità come avviene per il quotidiano dell’imprenditore. Si
Un partecipante lavora come operaio riparatore di macchine oculistiche da diversi anni. Gli anni di esperienza e formazione alle spalle non risultano però compatibili con gli strumenti e le modalità di analisi oculistiche impiegate in Senegal. Il suo progetto imprenditoriale in Senegal riguarda infatti attività di allevamento di pecore.
39
sottolinea quindi la forte retorica e sottostima delle difficoltà dell’imprenditore (che richiede un’adesione
totalizzante al proprio progetto lavorativo e una solida perseveranza). Tutto ciò determina l’alto numero di
insuccessi e il facile spreco di risorse. Un altro elemento che determina maggiori possibilità di successo è
dato da un approccio graduale e cautelativo: bisogna avere senso della realtà, bisogna cominciare con poco
e poi andare avanti.. se non hai esperienza butti via i soldi; il primo problema è dentro la comunità,
dobbiamo essere in grado di sapere cosa vogliamo e cosa sappiamo fare.
Genesi e natura dei progetti imprenditoriali
Circa la natura dei progetti imprenditoriali, si mette in luce che,attraverso la migrazione e la vita in Italia,
possono essere identificate idee, bisogni, servizi, prodotti capaci di essere esportati o adattati al contesto
locale nella misura in cui ci sia, a monte, una buona conoscenza del mercato e contesto senegalese.
Un migrante che ha lavorato per anni in Francia per la produzione del gesso, una volta tornato in Senegal si è occupato dell’importazione e distribuzione del gesso – li assente. L’idea non risulta così originale, ma la capacità del migrante consiste nel aver saputo vedere spazio e mercato per un nuovo prodotto.
Ugualmente, la migrazione può favorire la nascita di idee più originali e innovative sfruttando le potenzialità
delle nuove tecnologie, come nel caso di un sito internet in cui si possono acquistare online prodotti tipici
senegalesi che possono poi essere recapitati ai propri familiare in Senegal.
Gli ambiti in cui è possibile operare per imprenditori in Senegal sono molti: una chiave di successo può
essere quella di evitare l’importazione di prodotti finiti, ma avviare un commercio per i prodotti al grezzo
oppure linee di produzione (fornendo solo le materie prime dall’estero), “in Senegal non serve un’idea
originale... in Senegal manca tutto quindi qualunque cosa fai va bene, se fatta bene”.
Un migrante lavorava in una fabbrica di materassi in Italia. Inizialmente preparava container per spedirli in Senegal. Poi si è accorto che era molto più conveniente risparmiare sulla spedizione e spostare la produzione/assemblaggio delle componenti direttamente in Senegal. Un altro migrante lavorava nella produzione di mobili di alta qualità. E’ riuscito, mantenendo e sfruttando i contatti in Italia, ad avviare una attività simile in Senegal formando 4 persone e adattando i mobili alla casa senegalese.
Non necessariamente le idee migliori che portano al successo imprenditoriale, sono anche le più originali.
Quello che tutti i partecipanti confermano è la solidità del processo di validazione e messa in opera
dell’idea imprenditoriale. I termini chiave di questo processo sono la gradualità (partire con
poco/investendo anche somme limitate e con progetti alla propria portata); la pianificazione, gestione e
organizzazione (conoscere i passi da seguire; produrre un business plan; razionalizzare il percorso;
controllare l’andamento del progetto; conoscere e saper gestire rischi, la concorrenza, gli aspetti legati al
tema della sicurezza); la capacità di affidarsi a persone di fiducia e capaci (il tema della formazione per se e
per i propri collaboratori è centrale nell’accesso ad un know how non sempre presente nel mercato del
lavoro locale).
Un partecipante racconta che, anziché inviare le rimesse in modo indistinto, ha deciso di sostenere il percorso di istruzione universitaria di due fratelli che, infine, formati in Francia in materie chiave per lui, gli garantiscono oggi la buona gestione della sua attività in Senegal.
In generale, in una realtà in cui l’informalità delle attività economiche è predominante, i partecipanti citano
come la formalizzazione dell’impresa debba evidentemente affrontare dei costi (imposte, registrazioni etc)
40
ma abbia anche vantaggi in favore di aspetti di strutturazione; sicurezza/assicurazione dell’attività;
possibilità di aprirsi al mercato degli enti pubblici o ai finanziamenti bancari.
Il contesto e il ruolo degli attori pubblico-privati
L’aspetto decisivo per chi voglia intraprendere attività in Senegal è stato identificato in un’azione di
accompagnamento e affiancamento delle progettualità imprenditoriali dei migranti, in modo da evitare i
rischi e fallimenti che molti hanno già sperimentato. Questo bisogno di una “guida” capace di sottrarre i
migranti ad errori si rivolge fondamentalmente alle istituzioni senegalesi, che possano farsi da garante di
una alta qualità, preparazione e solidità degli imprenditori e delle loro proposte.
Il tema dell’accesso al credito e finanziamento risulta secondario al bisogno di formazione e
accompagnamento al proprio progetto in Senegal. Complessivamente, i migranti hanno spesso piccole
somme risparmiate che non sono tuttavia sufficienti per intraprendere completamente le attività previste.
Rimane infatti dichiarato il bisogno di disporre di linee di credito dedicate ai migranti. Allo stesso tempo, si
evidenzia come una partecipazione finanziaria personale al rischio d’impresa ne garantisce l’adesione
individuale e la presa in carico.
I partecipanti dichiarano la generale mancanza di conoscenza e relazione con gli attori chiave (competitors;
esperti; enti chiave; istituzioni di riferimento) del settore/tessuto locale in cui vorrebbero realizzare i propri
progetti di impresa, come anche di un clima in cui la corruzione e la personalizzazione delle
relazionipolitiche scoraggiano spesso gli immigrati a procedere. La fiducia nelle istituzioni senegalesi e nel
ruolo che possono giocare è complessivamente bassa.
Un ultimo aspetto evidenziato riguarda il ruolo delle associazioni della diaspora che potrebbero (o
dovrebbero) professionalizzarsi come soggetti in grado di poter sostenere o stimolare le stesse spinte
imprenditoriali individuali dei propri membri. In alcuni casi le associazioni possono/potrebbero dare luogo a
degli spin off individuali/collettivi vedendo anche un ruolo dell’associazione come accompagnatore o
finanziatore.
Una richiesta e un augurio comune è di poter lavorare in rete tra soggetti della diaspora (c’è chi immagina
di riprendere forme locali come le GIE – Groupement d’Interet Economiqueo di utilizzare/cercare le
competenze necessarie attraverso la rete della comunità) che in modo diverso operano a favore della
nascita e sviluppo di attività imprenditoriali.
Questioni di genere
Il FG al femminile ha evidenziato e confermato le stesse questioni sopra riportate, aggiungendo tuttavia
una riflessione sul tema lavoro/imprenditoria in Italia. Le donne immigrate si trovano infatti spesso in
condizione di sfavore o esclusione dal mercato del lavoro. Il progetto migratorio della maggioranza si svolge
nell’ambito del ricongiungimento famigliare e quindi il contesto sociale e famigliare diventa il primo
deterrente per un’inclusione nel mercato del lavoro. In Italia le donne si trovano sfornite del supporto
amicale, familiare e comunitario a cui erano abituate in Senegal (come contributo nella gestione della
famiglia): nella vita non puoi avere due vite, o fai la mamma a tempo pieno o porti i figli in Senegal.. questo
è l’unico modo per potersi dedicare al lavoro. La difficoltà nel poter far convivere tempi ed esigenze
lavorative e di cura familiare si traducono nella minore disponibilità di molte a seguire o realizzare progetti
lavorativi o imprenditoriali (fin quando i figli sono piccoli, non si può intraprendere nessun tipo di attività)
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A ciò si aggiunga una tema legato alle conseguenze della mancata esposizione lavorativa che diminuisce le
occasioni di scambio culturale e integrazione – in particolar modo per aspetti linguistici.
42
6. Conclusioni e raccomandazioni
La ricerca svolta ha inteso indagare le seguenti dimensioni:
a) Quali sono le competenze presenti nella popolazione senegalese;
b) Quali tra le competenze e abilità presenti sono in linea con definite aree di investimento in
Senegal;
c) Quali condizioni (in Italia e in Sn) determinano un impatto (positivo o negativo) nel
valorizzare/impiegare competenze e abilità di senegalesi in attività di sviluppo/imprenditoriali
in SN?
L’indagine rileva un gruppo che in larga misura lavorava in Senegal e lavora in Italia in occupazioni di basso
livello e qualifica (per larga parte come operai), lì migliorando e accrescendo le proprie competenze
tecniche-professionali (prevalentemente in ambito industriale o di professioni low skilled). Il settore
industriale in Senegal, seppur presente (in particolare per l’industria manifatturiera e alimentare), risulta
tuttavia meno rilevante rispetto all’Italia in termini di impiego di manodopera e di peso nell’economia
senegalese (dove prevelare l’agricoltura, allevamento, pesca e risorse minerarie). Per questo motivo
l’impatto dell’esposizione ad esperienze lavorative low skilled/operaie in Italia risulta di per sé trascurabile
in chiave di trasferimento e valorizzazione delle stesse competenze apprese in Senegal.
Le competenze organizzative (cultura e organizzazione del lavoro) e trasversali rappresentano invece un
comune risultato, esito dell’esperienza migratoria (soprattutto attraverso l’integrazione lavorativa); altre
abilità emergono da percorsi formativi come corsi di informatica o professionali che hanno aperto nuove
strade professionali e contributo ad accrescere il generale bagaglio di competenze personali. L’esposizione
alla cultura e lingua italiana ha incrementato le competenze socio-culturali-relazionali. Le esperienze
lavorative e del mondo dell’associazionismo hanno poi contributo allo sviluppo di competenze trasversali
(coordinamento lavoro di gruppo, lavoro autonomo e responsabile).Le competenze trasversali – tradotte
nella adesione ad un modus operandi diverso (maggiore attenzione per una cultura, pianificazione e
organizzazione del lavoro) emergono chiaramente come risultato positivo dell’esperienza in Italia, a fronte
di una generale superficialità e leggerezza riconosciuta nei connazionali in patria.
Complessivamente, le competenze rilevate e mappate nel nostro campione non esprimono forti
convergenze con professionalità e settori riconducibili allo sviluppo rurale/freno alla desertificazione (quali
agricoltura, allevamento, microfinanza rurale, energie rinnovabili). Ugualmente, la ricerca evidenzia che le
attività imprenditoriali e di investimento dei migranti tendono a riguardare quasi esclusivamente aree
urbane (Dakar in primis).
Di grande potenzialità risulta l’esperienza del gruppo di giovani senegalesi e italo-senegalesi che si sta
formando con un (futuro) bagaglio scolastico-professionale di alto livello e spiccate competenze personali,
linguistiche e interculturali. Questo spaccato (l’associazione MODED) permette di avanzare nuove
prospettive e ragionamenti rispetto agli orizzonti del cosviluppo e a possibili competenze attivabili per il
paese d’origine.
La domanda relativa a come le competenze apprese dai Senegalesi possano essere trasferite e valorizzate
in patria mette in luce chemaggiore spazio può esserci per professioni (sia lowche medium/high skilled)
meno ancorate ad un sistema produttivo industriale e più facilmenteadattabili o in grado di ottimizzare
contaminazioni italo-senegalesi. Un aspetto di maggiore rilievo, in termini di rafforzamento di competenze
in chiave di possibile trasferimento in patria, emerge infatti più facilmente tra chi abbia lavorato in
occupazione non operaie (professioni low skilled: badante, cuoca, sarta, parrucchiera, addetto alla
sicurezza etc). In questi casi, attraverso l’inserimento nel contesto lavorativo italiano, le competenze di
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origine sono andate ampliandosi e rafforzandosi, offrendo possibili applicazioni e valorizzazioni, anche in
vista di un ritorno/impiego in Senegal (la cuoca ha imparato nuovi piatti della cucina; la sarta ha conosciuto
nuovi stili e modelli; l’addetto alla sicurezza ha imparato a conoscere nuovi sistemi e protocolli di sicurezza).
Le esperienze di investimento/impresa in Patria raccontano di piccoli-medi progetti di prevalente natura
familiare e urbana. Il coinvolgimento di forza lavoro locale attraverso i progetti della diaspora risulta
ridotto in termini di personale impiegato (2-3 persone) e in termini di somme investite (in buona parte
sotto i 10.000 euro e tra 20-30.000 euro). Alcuni settori e ambiti sono particolarmente rappresentati:
l’import-exporte l’apertura di attività commerciali per la vendita di prodotti di importazione italiana
risultano per molti una scelta che coniuga la dimensione transnazionale e circolare della migrazione e delle
relazioni,costruendo spazi di mercato nel paese d’origine. In generale, le idee imprenditoriali e di
investimento in Senegal da parte dei migranti replicano patterns locali tradizionali a cui difficilmente
vengono affiancate letture o strumenti più innovativi o originali. Tuttavia, in misura minore, si evidenziano
alcuni esempi più originali: il turismo responsabile (dove la diaspora può giocare un importante ruolo di
ponte tra i paesi); le attività legate all’informatica (vendita di strumenti; servizi di comunicazione/video
etc); attività di animazione per bambini.
Non tutti sono/sono stati capaci di avviare attività in Senegal, nonostante questo sia un generale orizzonte
per la maggior parte. L’idea di diventare imprenditore non nasce normalmente all’interno del
progetto/disegno migratorio. I migranti arrivano in Italia con il desiderio di lavorare e accumulare/inviare
risorse; a ciò si può aggiungere la curiosità di un’esperienza di vita nel nord del mondo e un’aspettativa di
successo. Il progetto imprenditoriale si sviluppa normalmente in Italia perché legato ad una richiesta/spinta
del mercato del lavoro in Italia (l’autoimpiego come alternativa residuale e obbligata), come mezzo di
ascesa sociale o per opportunità di scambio e commercio con il paese d’origine.
La proiezione di progetto imprenditoriale verso il Senegalper alcuni è compatibile con una circolarità
migratoria, confermando l’interesse a rimanere in Italia e l’obbiettivo di creare un’opportunità lavorativa
per la propria famiglia nel Paese, sfruttando eventualmente risparmi individuali e spazi di mercato. Tuttavia
spesso l’imprenditoria emerge e si impone come risposta funzionale al reinsediamento in un tessuto
occupazionale povero di medie e grandi imprese che impieghino manodopera e in cui la larga maggioranza
si organizza in micro imprese individuali (come avviene ad esempio nel piccolo commercio). Infine,
l’impresa è anche risposta alla pressione e costruzione sociale di ritorno vittorioso (il modou modou di
successo) con cui i migranti si devono confrontare.
Il lavoro in Italia in posizioni impiegatizie o collegate a profili highly skilled non risulta, dalla nostra ricerca,
una condizione che facilitio contraddistingua l’investimento nel paese d’origine. Considerando quei
rispondenti (34%) che hanno/hanno avviato attività in Senegal, il profilo tipo è una persona che nel paese
d’origine e in Italia ha un’occupazione di basso livello/qualifica. Il profilo scolastico o il livello di impiego non
risultano quindi incidere sulla maggiore predisposizione ad investire nel paese d’origine.
Le condizioni che sono riconosciute come dirimenti per costruire solidi progetti di
investimento/imprenditoria capaci di sopravvivere elencano una predisposizione al sacrificio e all’impegno;
la coerenza tra le proprie competenze ed esperienze pregresse e il tipo di lavoro/ambito di intervento;
pianificazione e studio di mercato per verificare la fattibilità; costruzione di un fidato team di lavoro.
L’aspetto di accesso al credito e bisogno di finanziamento non sono considerati prioritari, rispetto ad un
generale bisogno di formazione, preparazione e accompagnamento.
Esiste infine una forte problematica legata alla componente di genere che soffre di una difficoltà di accesso
al mercato del lavoro in Italia (e ancor più alla dimensione imprenditoriale) per le responsabilità legate alla
cura familiare.
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Raccomandazioni
La diagnosi dell’impreparazione e superficialità generale dei migranti – in veste di imprenditori in
Patria - raccoglie ampi consensi e apre la porta al bisogno di azioni di scouting, formazione, e
accompagnamento da parte di attori pubblico-privati interessati.
o Promuovere una sensibilizzazione sugli aspetti e contenuti di buona impresa/buon
investimento (anche scoraggiando chi rischierebbe di affrontare un fallimento);
o Offrire incontri collettivi e individuali in Italia per verificare l’appropriatezza di alcune idee e
la presenza di presupposti (tecnici-professionali o gestionali) sono augurabili;
o Predisporre una diffusione di ampio raggio di informazioni aggiornate circa opportunità di
sviluppo; settori; mercati e possibilità di investimento in Senegal attraverso strumenti
diversi (ad esempio video/facebook; studi scaricabili; incontri con la diaspora presso sedi
istituzionali);
o Creare percorsi di tutoraggio e affiancamento personalizzato tra i due paesi. L’idea di
investimento/impresa in Senegal può corrispondere a progetti migratori circolari o di
rientro e per questo può richiedere forme di assistenza diverse (a seconda che sia rientro
definitivo o circolare);
o Nel pacchetto assistenza, si richiama la necessità di agevolare l’accesso al credito affiancato
da una partecipazione individuale al rischio di impresa;
Per attrarre competenze diverse in Senegal, segnaliamo la presenza di una futura élite in divenire in
Italia che si vuole distinguere dalle generazioni precedenti e vuole rappresentarsi attraverso
differenti categorie comunicative e di significato. In termini di competenze per lo sviluppo, le
seconde generazioni (Moded) possono offrirsi come bacino di reclutamento (con profili tecnici,
gestionali, manageriali e forti competenze linguistiche e interculturali) al mondo della cooperazione
internazionale o ad imprese interessate al sud. Considerando il ruolo di questi giovani come
possibili protagonisti di imprenditoria/investimento diretto, i tempi non sono maturi per fare
previsioni40. MODED, come soggetto collettivo, è una rete che raccoglie e assicura unalto capitale
sociale e relazionaletra i suoi membri. Risulta sicuramente importante per le autorità del Senegal e
per gli attori della Cooperazione osservare questo nuovo soggetto, per il suo potenziale ruolo e
futuro bagaglio di risorse e competenze. MODED, allo stesso tempo, per essere riconosciuto come
attore del cosviluppo, sostenendo il suo bisogno di maturare esperienze sul campo, costruendo ad
esempio partenariati mirati, definendo meglio una sua identità rispetto a ciò che intende fare in
Senegal (se intende fare qualcosa e come lo intende fare) e/o concentrandosi su alcuni progetti
concreti attraverso cui esprimere la propria natura e forza41.
La questione di genere sottopone l’evidenza di un forte bisogno in Italia di iniziative a supporto
dell’integrazione delle cittadine straniere, creando le condizioni per un loro coinvolgimento nel
mondo del lavoro (ed evitare rischi di isolamento sociale; per facilitare processi di scambio, dialogo
e conseguente ampliamento di competenze culturali/relazionali/trasversali). Dedicarsi unicamente
ai doveri familiari sottrae le donne senegalesi dalla possibilità di sperimentarsi nel contesto
lavorativo in Italia. L’idea di rientro in Senegal a quel punto rappresenta una soluzione per una
migliore gestione della famiglia e non come progetto imprenditoriale/familiare in Patria.
40 Va sottolineato che, per agire correttamente in un ambiente economico bisogna conoscerne in primis le regole
scritte e non scritte. Da questo punto di vista, le seconde generazioni nascono e si formano in Italia in termini di
istruzione, mentalità e regole di business a cui sono socializzati. Diverso è muoversi in un contesto africano per chi non
lo conosca dal suo interno. 41 Al momento l’interesse per attivarsi e sperimentarsi nel paese d’origine non è prioritario, sia per la breve vita dell’organizzazione, che per il suo obbiettivo dichiarato di spendersi per promuovere una diversa considerazione e lettura dell’essere immigrato in Italia.
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Se i migranti tendono a privilegiare l’investimento in Senegal in ambito urbano e in alcuni settori
(ad esempio commercio, import export etc), necessariamente servono misure per incentivare
interventi in ambito rurale dove assenti o manchevoli (ad esempio agevolazioni; formule di
affiancamento e accompagnamento mirato).
o Alcuni settori si prestano più facilmente ad allinearsi ad una circolarità migratoria e
transnazionale (ad esempio il turismo responsabile sostenibile) e potrebbero essere
oggetto di un rilancio oppure di una spinta al coinvolgimento di attori chiave pubblici e
privati tra l’Italia e il Senegal.
o Attraverso l’invio di rimesse, molti migranti sostengono i familiari in piccole attività agricole
(tipicamente per la coltivazione di miglio o cipolle) per consumo personale. Le dimensioni
di impatto micro/familiare, la finalità di sussistenza e autoconsumo - e non di
commercializzazione/produttività, e infine la dipendenza dalle rimesse per garantirne la
continuazione, non rendono queste attività (agli occhi dei migranti) forme di
proto/investimento o impresa locale. Un lavoro invece diretto ad una diversa
consapevolezza e gestione delle stesse (tra l’Italia e il Senegal), potrebbero portare ad una
diversa valorizzazione delle rimesse.
In assenza di competenze e manifestazioni di interesse da parte della diaspora, per incentivare lo
sviluppo di attività nelle aree rurali (freno alla pressione migratoria e alla desertificazione), possono
essere immaginati percorsi formativi/professionalizzati per soggetti in loco al fine di sviluppare
quelle competenze mancanti, attraverso il coinvolgimento di enti di istruzione e formazione dei due
paesi.
Una modalità per sostenere investimenti/eventuali ritorni all’agricoltura può prevedere iniziative
per incentivare i Senegalesi in Italia (ad esempio la forza lavoro inoccupata) a dedicarsi ad
esperienze formativeper un miglioramento di competenze compatibili con settori/ambiti di
sviluppo rurale (in Senegal). La figura dell’imprenditore agricolo – rispondendo alle richieste di
formazione ed accompagnamento che emergono da parte dei migranti in Italia – potrebbe essere
l’oggetto di programmi/progetti di capacity buildingvolti a imparare e rafforzare il mestiere
dell’agricoltore in Italia (rafforzando competenze tecniche, organizzative, gestionali etc.), in vista di
una trasferibilità o ritorno verso il Senegal.
Come già fa, attraverso i progetti di solidarietà attraverso le proprie associazioni, la diaspora può
sostenere a distanza progetti o iniziative di sviluppo rurale garantendo un ruolo di
finanziatore/apripista, a fronte di una azione di riflessione e sensibilizzazione a partire dall’Italia e
in loco (quali realizzazioni possibili? Come sostenere lo sviluppo rurale? Come frenare l’esodo dalle
terre?).Ad oggi poche sono le associazioni senegalesi all’estero consapevoli e capaci di poter
indirizzare forme di sviluppo più articolato in ambito rurale. Risulterebbero quindi augurabili forme
di accompagnamento/formazione/empowerment in chiave di competenze di cosviluppo.
La diaspora è un soggetto molto diversificato al suo interno e spesso critico.Tuttavia desidera
potersi confrontare – partendo da una lettura e condivisone della propria esperienza – con attori in
grado aprire a forme di scambio e collaborazione. Risulta quindi importante prevedere percorsi
partecipati e inclusivi allargati, in cui la diaspora possa essere un soggetto attivo rispetto a soluzioni
e iniziative che abbiano ricadute in Patria.