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LE PRATICHECOMMERCIALI SCORRETTE

I QUADERNIDEL CONSUMATORE

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Pubblicità ingannevole,omissione delle controindicazioni,informazioni “non trasparenti”:cosa prevede la leggea tutela del consumatoree come segnalare una praticacommerciale scorretta

I QUADERNIDEL CONSUMATORE

LE PRATICHECOMMERCIALI SCORRETTE

Pubblicità ingannevole, omissione delle controindicazioni, informazioni “non trasparenti”: cosa prevede la legge a tutela del consumatore

e come segnalare una pratica commerciale scorretta

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Le pratiche commerciali scorrette

Si ringrazia per la collaborazione l’Avv. Giulia Fesce del Foro di Ancona

Aggiornato a: dicembre 2012

Indice

Presentazione 5

1. Riferimenti normativi 6

2. Definizioni e ambito di applicazione 9

3. Divieto generale di pratiche commerciali scorrette 11

4. Pratiche commerciali ingannevoli 13

5. Pratiche commerciali aggressive 25

6. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato 30

7. Codici di condotta e autodisciplina 35

8. Particolari modalità di comunicazione pubblicitaria: le televendite 37

9. Pubblicità occulta 46

10. Come segnalare una pratica commerciale scorretta 49

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Le pratiche commerciali scorrette

Presentazione

Il Servizio di Tutela del Consumatore è attivo presso l’Ente camerale nell’ambito delle c.d. funzioni di Regolazione del Mercato, funzioni che si sono affiancate a quelle più tradizionali, innovando profonda-mente la soggettività politica degli Enti camerali.Queste funzioni e più in generale la nuova mission affidata alle Came-re di Commercio collocano gli Enti camerali super partes, cioè come fornitori di servizi utili non solo al sistema imprenditoriale ma anche ai consumatori/utenti, contribuendo alla rimozione di fattori di disturbo a un trasparente sviluppo del mercato. Imprese, professionisti, operatori economici e consumatori infatti non agiscono su fronti opposti; tra essi vi deve essere sintonia e scambio proficuo, verso la direzione di un mercato trasparente dove possa attuarsi una libera e leale concorrenza.In questa prospettiva, il Servizio di Tutela del Consumatore ha lavorato intensamente focalizzando la propria attenzione nella realizzazione di iniziative volte a favorire e a sostenere il dialogo tra imprese e consu-matori e in particolare nella organizzazione di numerose attività di ca-rattere divulgativo, finalizzate ad approfondire i principali aspetti della complessa legislazione sul consumo: un’adeguata conoscenza delle disposizioni applicabili costituisce, infatti, uno strumento fondamen-tale per la realizzazione di un sistema economico caratterizzato da un maggior equilibrio tra imprese e consumatori, ma soprattutto per fare sì che i consumatori acquistino con consapevolezza beni e servizi.Questa pubblicazione si inserisce, dunque, nel quadro delle iniziative realizzate con l’obiettivo di educare i consumatori sulle tutele a essi riconosciute dall’ordinamento, fornendo loro gli strumenti necessari per agire a difesa dei propri diritti. Il volume, il sesto all’interno della collana “I Quaderni del Consumatore”, intende aiutare a riconoscere una pratica commerciale scorretta e indicare cosa fare per segnalarla alle autorità competenti.

Ancona, dicembre 2012 Il PresidenteRodolfo Giampieri

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

1. Riferimenti normativi

Il Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206 recante il “Codice del Consumo a norma dell’art. 7 della legge 29 luglio 2003, n. 229”, nel-la parte II, titolo III, si occupa delle pratiche commerciali poste in essere dal professionista nel momento in cui entra in contatto con il consumatore e che possono rivelarsi di pregiudizio per quest’ulti-mo. La tutela che si intende approntare con questo insieme di nor-me trae la sua origine nella Direttiva CE 2005/29 del Parlamento e del Consiglio dell’11 maggio 2005, attuata in Italia con i Decreti Legislativi n. 145/2007 e n. 146/2007, a loro volta confluiti nel Codice del Consumo, dall’art. 18 all’art. 32.

Gli interessi che la normativa intende tutelare sono gli interes-si economici del consumatore (inteso come qualunque persona fisica che agisce per fini che non rientrano nel quadro della sua attività professionale) relativi alla sua libertà di scelta e/o alle decisioni riguardanti i suoi diritti. Questi interessi sorgono prima, durante o dopo l’operazione commerciale riguardante un prodot-to. Rimangono escluse dall’ambito di protezione perseguito le pratiche sleali, lesive esclusivamente degli interessi dei concor-renti di imprenditori e professionisti in genere, come l’imitazione dei prodotti o la denigrazione dei concorrenti.Il comportamento economico del consumatore su cui può inci-dere la pratica commerciale scorretta del professionista riguarda qualsiasi bene o servizio, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni.La pratica commerciale è intesa come qualunque azione, omissio-ne, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale, compre-sa la pubblicità e la commercializzazione del prodotto (marketing) posta in essere da un professionista, in relazione alla promozione, vendita o fornitura di un bene o servizio ai consumatori.Come verrà poi meglio illustrato, in via generale le pratiche com-merciali sono considerate scorrette (secondo quanto richiesto in origine dalla normativa europea) quando si può riscontrare la com-presenza di due criteri: la contrarietà della pratica alla “diligenza professionale” e quello della “falsità” o idoneità della pratica a falsare, in misura rilevante o apprezzabile, in relazione al pro-dotto, il comportamento economico del consumatore medio che raggiunge o al quale è diretta. Fulcro delle pratiche commerciali scorrette è l’uso illegittimo della promozione pubblicitaria, che va riconosciuto, segnalato e da cui l’utente deve sapersi difendere.Due sono le categorie di pratiche scorrette indicate dal Codice: le pratiche commerciali ingannevoli (sia attive, sia omissive) e quelle aggressive che si traducono in molestie o indebito condi-zionamento.

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Direttiva 2005/29/CE

Decreto Legislativo 6 settembre 2005,n. 206

Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n. 145

Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n. 146

Delibera AGCM 15 novembre 2007, n. 17589

Delibera AGCM 15 novembre 2007, n. 17590

Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno e che modifica la direttiva 84/450/CEE del Consiglio e le direttive 97/7/CE, 98/27/CE e 2002/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 2006/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio («direttiva sulle pratiche commerciali sleali»)

Codice del Consumo a norma dell’art. 7 della legge 29 luglio 2003, n. 229

Attuazione dell’art. 14 della direttiva 2005/29/CE che modifica la direttiva 84/450/CEE sulla pubblicità ingannevole

Attuazione della direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno e che modifica le direttive 84/450/CEE, 97/7/CE, 98/27/CE, 2002/65/CE, e il Regolamento (CE) n. 2006/2004

Pratiche commerciali scorrette: regolamento sulle procedure istruttorie

Pubblicità ingannevole e comparativa: regolamento sulle procedure istruttorie

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

2. Definizioni e ambito di applicazione

Come per ogni altro argomento trattato e disciplinato dal Codice del Consumo, anche in questo caso la disciplina si apre con una serie di definizioni, che devono essere di primo chiarimento per il consumatore.L’art. 18 raggruppa quindi un elenco di concetti e di figure che caratterizzano la disciplina in esame e la cui esatta definizione aiuta a definirne gli ambiti di applicazione:

• consumatore: qualsiasi persona fisica che agisce per fini che non rientrano nel quadro della sua attività commerciale, indu-striale, artigianale o professionale;

• professionista: qualsiasi persona fisica o giuridica che agisce nel quadro della sua attività commerciale, industriale, artigia-nale o professionale e chiunque agisce in nome o per conto di un professionista;

• prodotto: qualsiasi bene o servizio, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni;

• pratiche commerciali tra professionisti e consumatori: qualsia-si azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la commercializza-zione del prodotto (marketing), posta in essere da un profes-sionista, in relazione alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori;

• falsare in misura rilevante il comportamento economico dei consumatori: l’impiego di una pratica commerciale idonea ad alterare sensibilmente la capacità del consumatore di prende-re una decisione consapevole, inducendolo pertanto ad assu-mere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso;

Il Codice offre poi gli strumenti per la tutela dei diritti riconosciuti attraverso la figura dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (comunemente detta “Antitrust”).

Pratiche commerciali scorrette

Il legislatore ha poi previsto forme di tutela rafforza-

te per le pratiche ri-volte ai minori o ad altri soggetti deboli

(come gli anziani, i diversamente abili, ecc.) e per la pro-mozione di prodotti pericolosi al fine di

punire e scongiurare omissioni informative che possano essere fonte di danni alla sa-

lute dei potenziali acquirenti.

PRATICHE INGANNEVOLI

Azioni

Lista nera

Omissioni

PRATICHE AGGRESSIVE

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

• codice di condotta: un accordo o una normativa che non è imposta dalle disposizioni legislative, regolamentari o ammini-strative di uno Stato membro e che definisce il comportamento dei professionisti che si impegnano a rispettare tale codice in relazione a una o più pratiche commerciali o a uno o più set-tori imprenditoriali specifici;

• responsabile del codice: qualsiasi soggetto, compresi un pro-fessionista o un gruppo di professionisti, responsabile della formulazione e revisione di un codice di condotta ovvero del controllo del rispetto del codice da parte di coloro che si sono impegnati a rispettarlo;

• diligenza professionale: il normale grado della specifica com-petenza e attenzione che ragionevolmente i consumatori atten-dono da un professionista nei loro confronti rispetto ai principi generali di correttezza e di buona fede nel settore di attività del professionista;

• invito all’acquisto: una comunicazione commerciale indicante le caratteristiche e il prezzo del prodotto in forme appropriate rispet-to al mezzo impiegato per la comunicazione commerciale e per-tanto tale da consentire al consumatore di effettuare un acquisto;

• indebito condizionamento: lo sfruttamento di una posizione di potere rispetto al consumatore per esercitare una pressione, anche senza il ricorso alla forza fisica o la minaccia di tale ricorso, in modo da limitare notevolmente la capacità del con-sumatore di prendere una decisione consapevole;

• decisione di natura commerciale: la decisione presa da un consu-matore relativa a se acquistare o meno un prodotto, in che modo farlo e a quali condizioni, se pagare integralmente o parzialmen-te, se tenere un prodotto o disfarsene o se esercitare un diritto contrattuale in relazione al prodotto; tale decisione può portare il consumatore a compiere un’azione o all’astenersi dal compierla;

• professione regolamentata: attività professionale, o insieme di attività professionali, l’accesso alle quali e il cui esercizio o una delle cui modalità di esercizio è subordinata direttamente o indirettamente, in base a disposizioni legislative, regolamen-tari o amministrative, al possesso di determinate qualifiche professionali.

3. Divieto generale di pratiche commerciali scorrette

L’art. 20 sancisce il divieto generale delle pratiche commerciali scorrette. Il concetto di pratica commerciale deve essere inteso in senso molto ampio, comprendendo non solo azioni od omissio-ni del professionista, ma anche dichiarazioni o comunicazioni di qualsiasi tipo interessanti il rapporto professionista-consumatore; e non solo eventi relativi al contratto o rapporto contrattuale fra le parti, ma anche esterni a essi (ad esempio, fra le pratiche che si verificano all’esterno di un rapporto contrattuale rientrano quelle dirette alla promozione commerciale, inclusa la pubblicità).La norma specifica la nozione di pratica commerciale scorretta, che viene identificata attraverso due criteri, entrambi necessari.Il primo è quello della contrarietà alla correttezza professionale o c.d. difetto di diligenza professionale; in questo concetto conflui-scono sia la diligenza professionale, come definita all’art. 18, sia la correttezza e la buona fede oggettiva, sia la correttezza professiona-le, secondo le modalità in cui normalmente è valutata l’attività degli operatori concorrenti nel mercato. Si tratta certamente di un criterio che assorbe molteplici aspetti, tanto che la clausola ha sollevato dubbi e perplessità in merito alla possibilità che, vista la sua matrice europea, venga applicata in modo difforme nei vari Paesi membri.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

te o non destinate comunque a essere prese alla lettera, la c.d. “pubblicità superlativa” o “iperbolica”. Si tratta di quelle forme di enfatizzazione delle caratteristiche di un prodotto e che, per la loro manifesta innocua vanteria, non vanno considerate come una forma di pubblicità ingannevole, poiché non destinate a essere prese alla lettera, così da poter essere considerate lecite. Sono quindi accettabili espressioni che definiscono un prodotto come “il migliore” o “il vero e solo degno del nome”, poiché si ritiene che il consumatore sia fornito del senso critico sufficiente per non accettare supinamente simili affermazioni pubblicitarie; ciò purché non vi siano apprezzamenti denigratori o discreditanti nei confronti dei concorrenti. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha confermato questo orientamento, stabilendo che la magnificazione del proprio prodotto presentato come leader di settore a livello mondiale, se priva di riferimenti a dati di fatto specifici, è “sufficientemente generica da potersi qualificare alla stregua di pubblicità iperbolica, inidonea, come tale, a trarre in inganno i fruitori del messaggio pubblicitario e a pregiudicarne il comportamento economico”.

4. Pratiche commerciali ingannevoli

La prima grande categoria di pratiche commerciali scorrette è costituita dalla pratiche commerciali ingannevoli, disciplinate dall’art. 21 del Codice del Consumo.Secondo la norma “È considerata ingannevole una pratica com-merciale che contiene informazioni non corrispondenti al vero o, seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua pre-sentazione complessiva, induce o è idonea a indurre in errore il consumatore medio riguardo a uno o più dei seguenti elementi e, in ogni caso, lo induce o è idoneo a indurlo ad assumere una de-cisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso:

Secondo criterio costitutivo della scorrettezza della pratica com-merciale è la falsità della pratica o la sua idoneità a falsare in modo rilevante il comportamento economico del consumatore. Vale a dire che la pratica è scorretta se, in sua assenza, il con-sumatore avrebbe posto in essere una scelta differente da quella invece compiuta; sono tutte quelle situazioni in cui viene alterata e ridotta la autonoma capacità di prendere una decisione di tipo commerciale consapevole; l’incidenza può essere sia in senso po-sitivo, cioè il consumatore viene spinto a concludere un contratto che altrimenti non avrebbe concluso o a sciogliersi da un rapporto dal quale altrimenti non si sarebbe sciolto, sia in negativo, nel senso di pratiche idonee a dissuadere il consumatore dal conclu-dere un contratto che altrimenti avrebbe concluso. Rientrano in questa ipotesi tutti i casi di pubblicità ingannevole (vedi paragra-fo seguente).Tutti questi parametri e criteri hanno come punto di riferimento il c.d. “consumatore medio”, un soggetto normalmente informa-to e ragionevolmente attento e avveduto, tenuto conto di fattori sociali, culturali e linguistici, ma tenuto anche conto della tec-nica di contratto utilizzata o del settore di riferimento. Vale a dire che occorre operare riferimento al membro medio del grup-po, correlato al settore produttivo in cui si colloca la pratica in discussione, perché, ad esempio, il consumatore-investitore sarà ragionevolmente avveduto solo se e in quanto il professionista abbia adempiuto agli obblighi informativi aggiuntivi a suo carico; oppure, per fare un altro esempio, dovrà essere considerata la particolare vulnerabilità di categorie di consumatori quali i de-stinatari di prodotti per la salute, gli adolescenti, i destinatari di prodotti dietetici o alimentari. L’art. 20 fa esplicito riferimento a gruppi di consumatori particolarmente vulnerabili “a motivo della loro infermità mentale o fisica, della loro età o ingenuità”.Il medesimo articolo rende esplicita la legittimità di quelle pra-tiche commerciali consistenti in semplici dichiarazioni esagera-

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

Qualche esempio• Sono stati considerati ingannevoli numeri telefonici denomi-

nati come “numero verde” quando in realtà il servizio risultava a pagamento.

• È stato considerato ingannevole l’utilizzo da parte di compa-gnie telefoniche del termine “gratis” riferito alla possibilità di effettuare telefonate, quando invece si era in presenza di fatto di un credito tariffario utilizzabile solo entro un dato termine.

• Nel settore del trasporto aereo sono stati dichiarati ingannevoli alcuni messaggi che enfatizzavano la gratuità di un servizio, quando in realtà tale gratuità riguardava solo una componente del prezzo finale del biglietto.

e. la necessità di una manutenzione, ricambio, sostituzione o ri-parazione;

f. la natura, le qualifiche e i diritti del professionista o del suo agente, quali l’identità, il patrimonio, le capacità, lo status, il riconoscimento, l’affiliazione o i collegamenti e i diritti di proprietà industriale, commerciale o intellettuale o i premi e i riconoscimenti;

Qualche esempio• Sono stati considerati ingannevoli messaggi che pubblicizza-

vano agenzie di guardie del corpo per scorte o sicurezze nei locali aperti al pubblico, allorché le stesse risultavano invece sprovviste delle autorizzazioni di legge ai sensi della disciplina sulla pubblica sicurezza.

• Sono stati considerati ingannevoli affittacamere che hanno utilizzato indebitamente termini quali albergo o hotel.

g. i diritti del consumatore, incluso il diritto di sostituzione o di rimborso ai sensi dell’art. 130 del Codice del Consumo.

a. l’esistenza o la natura del prodotto;b. le caratteristiche principali del prodotto, quali la sua disponibi-

lità, i vantaggi, i rischi, l’esecuzione, la composizione, gli acces-sori, l’assistenza post-vendita al consumatore e il trattamento dei reclami, il metodo e la data di fabbricazione o della presta-zione, la consegna, l’idoneità allo scopo, gli usi, la quantità, la descrizione, l’origine geografica o commerciale o i risultati che si possono attendere dal suo uso, i risultati e le caratteristiche fondamentali di prove e controlli effettuati sul prodotto;

Qualche esempio• Sono state sanzionate confezioni di acquavite su cui vi erano

messaggi diretti ad accreditare il prodotto come tipico sardo, attraverso indicazioni che affermavano come il liquore fosse “prodotto e imbottigliato secondo la tradizione di Sardegna”, laddove la distillazione avveniva fuori dalla suddetta Regione (caso in cui la falsità ha investito l’indicazione dell’origine ge-ografica o commerciale del prodotto).

• Molti interventi dell’Autorità hanno riguardato prodotti dima-granti o estetici che non garantivano i risultati promessi (casi in cui la falsità ha riguardato i risultati che si possono attende-re dal prodotto).

c. la portata degli impegni del professionista, i motivi della pratica commerciale e la natura del processo di vendita, qualsiasi dichiarazione o simbolo rela-tivi alla sponsorizzazione o all’ap-provazione dirette o indirette del professionista o del prodotto;

d. il prezzo o il modo in cui questo è calcolato o l’esistenza di uno specifico vantaggio quanto al prezzo; 14

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

specifico l’ingannevolezza attiene a un caso di pubblicità com-parativa;

b. “il mancato rispetto da parte del professionista degli impegni contenuti nei codici di condotta che il medesimo si è impegna-to a rispettare, ove si tratti di un impegno fermo e verificabile, e il professionista indichi in una pratica commerciale che è vincolato al codice”. In questo caso si è in presenza di una fattispecie che implica la violazione di regole deontologiche; la norma sanziona l’inosservanza da parte del professionista di regole di autodisciplina a carattere vincolante, che tutelano anche gli interessi economici dei consumatori.

Gli ultimi due commi dell’art. 21 contengono due casi di tute-la rafforzata dei consumatori, la prima contro l’ingannevolezza in riferimento ai prodotti pericolosi per la salute e la sicurezza, la seconda per il caso di pratiche rivolte a bambini e adole-scenti. “È considerata scorretta la pratica commerciale che, riguar-dando prodotti suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, omette di darne notizia, in modo da indurre i consumatori a trascurare le normali regole di pruden-za e vigilanza.È considerata altresì scorretta la pratica commerciale che, in quanto suscettibile di raggiungere bambini e adolescenti, può, anche indirettamente, minacciare la loro sicurezza”.La prima previsione riguarda quei prodotti che offrono delle uti-lità, benefici e vantaggi alla collettività, ma sono potenzialmente pericolosi per la salute, ad esempio il forno a microonde, il telefo-nino o altri elettrodomestici. Niente a che fare perciò con prodotti dannosi in re ipsa, come le sigarette, per le quali la pubblicità è del tutto esclusa e vietata dalla legge. Dunque chi pubblicizza il prodotto potenzialmente pericoloso ha l’obbligo contestuale di rendere edotti i consumatori dei rischi connessi per la salute e la sicurezza.

Siamo di fronte alle c.d. pratiche di tipo commissivo, che de-rivano, cioè, da comportamenti attivi o dichiarazioni del pro-fessionista, le quali, sia perché contengono informazioni non vere, sia perché, seppure corrette nel loro contenuto letterale, in relazione alla loro presentazione complessiva, inducono o sono idonee a indurre in errore il consumatore medio desti-natario.Proprio l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha da sempre rilevato che l’idoneità a indurre in errore l’utente finale implica una valutazione omnicomprensiva della pratica, che si focalizzi sulla presentazione del messaggio, sul contesto della comunicazione, sulle sue modalità di diffusione, sulla veste grafica; si tratta infatti di elementi che possono incide-re sull’impatto e sulla percezione del messaggio al di là del contenuto, quindi potenzialmente distorsivi e alterativi della libertà di scelta.La norma poi fornisce, dalla lettera a) alla lettera g), la lunga elencazione degli elementi su cui fondare il giudizio di ingan-nevolezza; deve ritenersi che tale elencazione non sia completa ed esaustiva, seppur ampia; dunque sarebbe possibile estendere il suddetto giudizio anche su altre e ulteriori indicazioni non ivi ricomprese.Prosegue la norma con due casi particolari di pratiche commer-ciali ingannevoli.“È altresì considerata ingannevole una pratica commerciale che, nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, induce o è idonea a indurre il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso e comporti:a. una qualsivoglia attività di commercializzazione del prodotto

che ingenera confusione con i prodotti, i marchi, la denomi-nazione sociale e altri segni distintivi di un concorrente, ivi compresa la pubblicità comparativa illecita. In questo caso

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

• È stata sanzionata la pubblicità che proponeva immagini cruente di mani e piedi mozzati e sanguinanti, in quanto ido-nei a minare l’equilibrio psico-fisico di bambini e adolescenti.

L’art. 22 del Codice del Consumo si occupa delle omissioni in-gannevoli, ricomprendendo nel divieto generale quelle pratiche commerciali in cui in concreto sono omesse informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno nel contesto in cui si trova per prendere una decisione consapevole.“1. È considerata ingannevole una pratica commerciale che nella

fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e cir-costanze del caso, nonché dei limiti del mezzo di comunicazione impiegato, omette informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno in tale contesto per prendere una decisione consapevole di natura commerciale e induce o è idonea a indur-re in tal modo il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.

2. Una pratica commerciale è altresì considerata un’omissione in-gannevole quando un professionista occulta o presenta in modo oscuro, incomprensibile, ambiguo o intempestivo le informazioni rilevanti di cui al primo comma, tenendo conto degli aspetti di cui al detto comma, o non indica l’intento commerciale della pratica stessa qualora questi non risultino già evidenti dal con-testo nonché quando, nell’uno o nell’altro caso, ciò induce o è idoneo a indurre il consumatore medio ad assumere una decisio-ne di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.

3. Qualora il mezzo di comunicazione impiegato per la pratica commerciale imponga restrizioni in termini di spazio o di tem-po, nel decidere se vi sia stata un’omissione di informazioni, si tiene conto di dette restrizioni e di qualunque misura adotta-ta dal professionista per rendere disponibili le informazioni ai consumatori con altri mezzi.

Qualche esempio Sono stati sanzionati dall’Autorità Garante:• avvertenze inserite solo nella confezione o nel manuale d’uso e

non contestuali al messaggio pubblicitario, in modo che il consu-matore sia in grado di prenderne atto solo in seguito all’acquisto;

• dispositivi tecnici commercializzati come conformi a norme di sicurezza quando in realtà non lo erano;

• prodotti dietetici per i quali non era stato sconsigliato l’uso in gravidanza o per i quali non era stata comunicata l’interazione con farmaci;

• elettrostimolatore che ometteva di fornire informazioni speci-fiche in merito all’esistenza di controindicazioni per soggetti portatori di pacemaker o affetti da epilessia.

La seconda previsione, a tutela di bambini e adolescenti, è nata per proteggere in modo specifico soggetti considerati particolar-mente vulnerabili per età e presunta ingenuità. La fattispecie va considerata in modo esteso, riguardando anche pratiche pubblici-tarie che non abbiano come diretti destinatari, ad esempio, mino-ri, ma è sufficiente che il messaggio sia suscettibile di raggiungerli (attraverso riviste, televisione, manifesti, ecc.). Può quindi trattar-si anche di pubblicità rivolta ad adulti, ma idonea a stimolare nei minori comportamenti imitativi pericolosi, facendo leva sul loro naturale spirito di emulazione e atta pertanto a indurli a esporsi a situazioni di rischio per l’incolumità fisica o psico-fisica.

Qualche esempio• È stata considerata scorretta la pubblicità di un ciclomoto-

re che irrompendo sulla scena provocava la caduta di cartelli stradali, poiché ritenuta di stimolo alla violazione di norme del Codice della Strada.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

di un elemento così cruciale nella scelta di acquisto dei consuma-tori, tutte le informazioni fornite nel contesto del messaggio de-vono risultare di immediata percezione”. Moltissime pronunce ad esempio in materia di telefonia hanno sanzionato comportamenti omissivi da parte di gestori di compagnie telefoniche.La norma contempla poi non solo l’ipotesi di occultamento di in-formazioni rilevanti, ma anche quella della omessa enunciazione della finalità a cui appare preordinata la pratica commerciale stessa, quando questa non risulti dal contesto. È il caso della pubblicità c.d. “non trasparente”, vista come pubblicità camuf-fata sotto forma di libero pensiero e per questo con maggiore forza persuasiva, in quanto il consumatore non pone in atto le normali autodifese che attiva di fronte a una comunicazione ri-conoscibile come messaggio pubblicitario. Sul punto si veda il paragrafo 9.La Legge 23 luglio 2009 n. 99 ha introdotto l’art. 22 bis del Co-dice del Consumo, intitolato “Pubblicità ingannevole delle tariffe marittime”, che dispone quanto segue: “È considerata inganne-vole la pubblicità che, riguardando le tariffe praticate da com-pagnie marittime che operano sul territorio italiano direttamente o in code-sharing, reclamizzi il prezzo del biglietto dovuto alla compagna marittima separatamente dagli oneri accessori, dalle tasse portuali e da tutti gli oneri comunque destinati a gravare sul consumatore, dovendo la compagnia marittima pubblicizzare un unico prezzo che includa tutte queste voci”. Si tratta di un’altra ipotesi di tutela rafforzata, che viene realizzata mediante l’intro-duzione di un obbligo espresso a non omettere nella formulazione e nella pubblicizzazione del prezzo informazioni che influiscono sull’importo finale dello stesso.Per quel che riguarda le pratiche commerciali ingannevoli, la di-sciplina codicistica si completa con l’art. 23 del Codice del Con-sumo, che contiene la c.d. lista nera delle pratiche commerciali considerate in ogni caso ingannevoli.

4. Nel caso di un invito all’acquisto sono considerate rilevanti, ai sensi del primo comma, le informazioni seguenti, qualora non risultino già evidenti dal contesto:

a. le caratteristiche principali del prodotto in misura adeguata al mezzo di comunicazione e al prodotto stesso;

b. l’indirizzo geografico e l’identità del professionista, come la sua denominazione sociale e, ove questa informazione sia pertinente, l’indirizzo geografico e l’identità del professioni-sta per conto del quale egli agisce;

c. il prezzo comprensivo delle imposte o, se la natura del pro-dotto comporta l’impossibilità di calcolare ragionevolmente il prezzo in anticipo, le modalità di calcolo del prezzo e, se del caso, tutte le spese aggiuntive di spedizione, consegna o postali oppure, qualora tali spese non possano ragione-volmente essere calcolate in anticipo, l’indicazione che tali spese potranno essere addebitate al consumatore;

d. le modalità di pagamento, consegna, esecuzione e tratta-mento dei reclami qualora esse siano difformi dagli obblighi imposti dalla diligenza professionale;

e. l’esistenza di un diritto di recesso o scioglimento del con-tratto per i prodotti e le operazioni commerciali che compor-tino tale diritto.Sono considerati rilevanti, ai sensi del primo comma, gli ob-blighi di informazione, previsti dal diritto comunitario, con-nessi alle comunicazioni commerciali, compresa la pubbli-cità o la commercializzazione del prodotto”.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha emesso numerose pronunce nei confronti di inviti all’acquisto che man-cavano di offrire dati essenziali in relazione al prezzo del prodotto o al servizio offerto. Il prezzo dei prodotti offerti, in particolare, deve essere un fattore su cui il venditore fornisce compiute infor-mazioni, infatti l’Autorità ha affermato che “nella presentazione

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h. impegnarsi a fornire l’assistenza post-vendita a consumatori con i quali il professionista ha comunicato prima dell’opera-zione commerciale in una lingua diversa dalla lingua ufficiale dello Stato membro in cui il professionista è stabilito e poi offrire concretamente tale servizio soltanto in un’altra lingua, senza che questo sia chiaramente comunicato al consumatore prima del suo impegno a concludere l’operazione;

i. affermare, contrariamente al vero o generare comunque l’im-pressione che la vendita del prodotto è lecita;

l. presentare i diritti conferiti ai consumatori dalla legge come una caratteristica propria dell’offerta fatta dal professionista;

m. salvo quanto previsto dal decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e successive modificazioni, impiegare contenuti redazio-nali nei mezzi di comunicazione per promuovere un prodotto, qualora i costi di tale promozione siano stati sostenuti dal pro-fessionista senza che ciò emerga dai contenuti o da immagini o suoni chiaramente individuabili per il consumatore;

n. formulare affermazioni di fatto inesatte per quanto riguarda la natura e la portata dei rischi per la sicurezza personale del con-sumatore o della sua famiglia se egli non acquistasse il prodotto;

o. promuovere un prodotto simile a quello fabbricato da un altro produttore in modo tale da fuorviare deliberatamente il consu-matore inducendolo a ritenere, contrariamente al vero, che il prodotto è fabbricato dallo stesso produttore;

p. avviare, gestire o promuovere un sistema di promozione a ca-rattere piramidale nel quale il consumatore fornisce un con-tributo in cambio della possibilità di ricevere un corrispettivo derivante principalmente dall’entrata di altri consumatori nel sistema piuttosto che dalla vendita o dal consumo di prodotti;

q. affermare, contrariamente al vero, che il professionista è in procinto di cessare l’attività o traslocare;

r. affermare che alcuni prodotti possono facilitare la vincita in giochi basati sulla sorte;

“Sono considerate in ogni caso ingannevoli le seguenti pratiche commerciali:a. affermazione non rispondente al vero, da parte di un professio-

nista, di essere firmatario di un codice di condotta; b. esibire un marchio di fiducia, un marchio di qualità o un marchio

equivalente senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione;c. asserire, contrariamente al vero, che un codice di condotta ha

l’approvazione di un organismo pubblico o di altra natura;d. asserire, contrariamente al vero, che un professionista, le sue

pratiche commerciali o un suo prodotto sono stati autorizzati, accettati o approvati, da un organismo pubblico o privato o che sono state rispettate le condizioni dell’autorizzazione, dell’ac-cettazione o dell’approvazione ricevuta;

e. invitare all’acquisto di prodotti a un determinato prezzo senza rive-lare l’esistenza di ragionevoli motivi che il professionista può avere per ritenere che non sarà in grado di fornire o di far fornire da un al-tro professionista quei prodotti o prodotti equivalenti a quel prezzo entro un periodo e in quantità ragionevoli in rapporto al prodotto, all’entità della pubblicità fatta del prodotto e al prezzo offerti;

f. invitare all’acquisto di prodotti a un determinato prezzo e suc-cessivamente:1) rifiutare di mostrare l’articolo pubblicizzato ai consumatori,

oppure2) rifiutare di accettare ordini per l’articolo o di consegnarlo

entro un periodo di tempo ragionevole, oppure3) fare la dimostrazione dell’articolo con un campione difetto-

so, con l’intenzione di promuovere un altro prodotto;g. dichiarare, contrariamente al vero, che il prodotto sarà dispo-

nibile solo per un periodo molto limitato o che sarà disponibile solo a condizioni particolari per un periodo di tempo molto li-mitato, in modo da ottenere una decisione immediata e privare i consumatori della possibilità o del tempo sufficiente per pren-dere una decisione consapevole;

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

5. Pratiche commerciali aggressive

La seconda grande categoria di pratiche commerciali scorrette è costituita dalle pratiche commerciali aggressive, cui il Codice del Consumo dedica gli artt. 24, 25 e 26. Secondo la norma (art. 24): “È considerata aggressiva una pratica commerciale che, nel-la fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica o indebito condizionamento, limita o è idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto, lo induce o è idonea a indurlo ad assumere una deci-sione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”. Anche per la pratica aggressiva il legislatore si è preoccupato di evitare comportamenti da parte del professionista che abbiano il risultato di alterare la capacità del consumatore di prendere una decisione con-sapevole; ma mentre per le pratiche ingannevoli vi è la mancanza di messa a disposizione del consumatore di informazioni adeguate, veri-tiere e sufficienti, tanto da provocare un effetto distorsivo e fuorviante nella sua scelta, in questo caso vi è una riduzione forzata della libertà del consumatore di autodeterminarsi e di prendere in via autonoma e liberamente la decisione che sente sua. Viene così protetta dall’or-dinamento la libertà di comportamento dell’utente, in modo che egli non possa essere sottoposto a indebiti condizionamenti e compres-sioni della sua volontà, da parte di un professionista che sfruttando debolezze emotive, caratteriali e culturali può spingerlo a prendere decisioni positive o negative che altrimenti non avrebbe mai adottato.La norma differenzia le pratiche aggressive a seconda che si integri-no in molestie, coercizione o indebito condizionamento, fattispecie diverse per diversa gradazione di aggressività: le pratiche aggressive per molestie ricomprendono quei comportamenti di fronte ai quali il consumatore a un certo punto è indotto a cedere per non essere magari ulteriormente disturbato, ad esempio: telefonate, fax o email

s. affermare, contrariamente al vero, che un prodotto ha la capa-cità di curare malattie, disfunzioni o malformazioni;

t. comunicare informazioni inesatte sulle condizioni di mercato o sulla possibilità di ottenere il prodotto allo scopo d’indurre il consumatore all’acquisto a condizioni meno favorevoli di quelle normali di mercato;

u. affermare in una pratica commerciale che si organizzano con-corsi o promozioni a premi senza attribuire i premi descritti o un equivalente ragionevole;

v. descrivere un prodotto come gratuito o senza alcun onere se il consumatore deve pagare un supplemento di prezzo rispetto al normale costo necessario per rispondere alla pratica commer-ciale e ritirare o farsi recapitare il prodotto;

z. includere nel materiale promozionale una fattura o analoga ri-chiesta di pagamento che lasci intendere, contrariamente al vero, al consumatore di aver già ordinato il prodotto;

aa. dichiarare o lasciare intendere, contrariamente al vero, che il professionista non agisce nel quadro della sua attività com-merciale, industriale, artigianale o professionale, o presentarsi, contrariamente al vero, come consumatore;

bb. lasciare intendere, contrariamente al vero, che i servizi post-vendita relativi a un prodotto siano disponibili in uno Stato membro diverso da quello in cui è venduto il prodotto.

Ciascuna delle pratiche sopra indicate va considerata sempre e comunque scorretta e come tale sanzionabile dall’Autorità Ga-rante della Concorrenza e del Mercato, a prescindere dalla valu-tazione sulla presenza dei requisiti o criteri dell’ingannevolezza esaminati per gli artt. 21 e 22 del Codice del Consumo. Siamo in presenza di una elencazione tassativa che semplifica e acce-lera il giudizio dell’Antitrust, che, una volta accertato che il caso sottoposto rientra in una delle ipotesi elencate dall’art. 23, dovrà emettere il provvedimento inibitorio della pratica senza alcuna altra valutazione.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

Parallelamente a quanto già visto per le pratiche commerciali considerate in ogni caso ingannevoli, l’art. 26 del Codice del Con-sumo elenca le pratiche commerciali considerate in ogni caso ag-gressive. Appartengono a questa “lista nera” le seguenti pratiche commerciali:a. creare l’impressione che il consumatore non possa lasciare i

locali commerciali fino alla conclusione del contratto;

Qualche esempio• Offerta di sottoscrizione di un abbonamento ADSL in un centro

commerciale, con continui inviti a considerare attentamente l’offerta, aggiunte di omaggi, indicazione di altre persone che hanno appena sottoscritto il contratto, offerta insistita e reite-rata di cibo e bevande, cosicché il consumatore si senta quasi “in dovere” di sottoscrivere il contratto.

b. effettuare visite presso l’abitazione del consumatore, ignorando gli inviti del consumatore a lasciare la sua residenza o a non ritor-narvi, fuorché nelle circostanze e nella misura in cui siano giusti-ficate dalla legge nazionale ai fini dell’esecuzione di un’obbliga-zione contrattuale; è il caso delle vendite aggressive a domicilio;

Qualche esempio• Il venditore suona alla porta del consumatore, viene fatto entra-

re, ma quando il consumatore si mostra non interessato al suo prodotto e gli chiede di uscire, il venditore non lo fa e si intrattie-ne insistendo per l’acquisto, oppure si ripresenta il giorno dopo.

c. effettuare ripetute e non richieste sollecitazioni commerciali per telefono, via fax, per posta elettronica o mediante altro mezzo di comunicazione a distanza, fuorché nelle circostanze e nella misura in cui siano giustificate dalla legge nazionale ai fini dell’esecuzione di un’obbligazione contrattuale;

non richiesti e martellanti; le pratiche aggressive per coercizione sono le più gravi, poiché implicano una violenza morale (minacce) e addirittura una violenza fisica; le pratiche aggressive per indebi-to condizionamento si collocano in una posizione intermedia come gravità, dato che per indebito condizionamento, il Codice del Con-sumo, sulla scorta di quanto individuato dalla Direttiva, intende: “lo sfruttamento di una posizione di potere rispetto al consumatore per esercitare una pressione, anche senza il ricorso alla forza fisica o la minaccia di tale ricorso, in modo da limitare notevolmente la capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole”.Mentre per individuare in una fattispecie concreta la presenza di un eventuale indebito condizionamento l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è aiutata dalla presenza della defi-nizione appena fornita, per il caso delle molestie e della coerci-zione dovranno essere valutati una serie di elementi, alcuni dei quali sono specificati all’art. 25 Codice del Consumo. Tale nor-ma, come si è detto, specifica meglio le circostanze che debbono essere prese in considerazione per accertare la presenza di una pratica aggressiva; viene infatti chiarito che l’indagine deve foca-lizzarsi su una serie di elementi, che sono:a. i tempi, il luogo, la natura o la persistenza della pratica com-

merciale;b. il ricorso alla minaccia fisica o verbale;c. lo sfruttamento da parte del professionista di qualsivoglia even-

to tragico o circostanza specifica di gravità tale da alterare la capacità di valutazione del consumatore, al fine di influenzarne la decisione relativa al prodotto;

d. qualsiasi ostacolo non contrattuale, oneroso o sproporzionato, im-posto dal professionista qualora un consumatore intenda esercita-re diritti contrattuali, compresi il diritto di risolvere un contratto o quello di cambiare prodotto o rivolgersi a un altro professionista;

e. qualsiasi minaccia di promuovere un’azione legale ove tale azione sia manifestamente temeraria o infondata.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

Qualche esempio• Arriva presso il domicilio del consumatore un pacco mai ordi-

nato e viene richiesto il relativo pagamento, oppure si richiede di restituire il pacco non ordinato a spese del consumatore.

g. informare esplicitamente il consumatore che, se non acquista il prodotto o il servizio saranno in pericolo il lavoro o la sussisten-za del professionista; non sono ammissibili frasi come “Se non acquista questo nostro prodotto, temo che alla fine del mese la mia azienda sarà costretta a chiudere”;

h. lasciare intendere, contrariamente al vero, che il consumatore abbia già vinto, vincerà o potrà vincere compiendo una deter-minata azione un premio o una vincita equivalente, mentre in effetti non esiste alcun premio né vincita equivalente oppure che qualsiasi azione volta a reclamare il premio o altra vincita equivalente è subordinata al versamento di denaro o al soste-nimento di costi da parte del consumatore; ciò accade quando ad esempio si fa credere che all’acquisto di un bene o alla sottoscrizione di un contratto sia associata automaticamente la vincita di un premio, mentre tale vincita è in realtà soggetta a una estrazione o se ne può usufruire fino a esaurimento scorte, perché i premi sono numericamente limitati.

Ciascuna di queste pratiche, individuate tassativamente dal legi-slatore, va considerata sempre e comunque scorretta e come tale censurata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nella sua attività di controllo delle pratiche commerciali. Nell’e-sercizio del suo ruolo di controllo l’Autorità dovrà quindi come prima valutazione esaminare il caso per verificare se esso rientri tra le ipotesi tipizzate dalla norma in esame e in caso di esito positivo dovrà emettere il provvedimento inibitorio; il giudizio in questi casi risulterà quindi rapido e semplificato.

Qualche esempio• Ripetute telefonate promozionali di una società di telefonia per

proporre nuove offerte di abbonamento o nuove opzioni tariffarie.

d. imporre al consumatore che intenda presentare una richiesta di risarcimento del danno in virtù di una polizza di assicurazione di esibire documenti che non possono ragionevolmente essere considerati pertinenti per stabilire la fondatezza della richiesta o omettere sistematicamente di rispondere alla relativa corri-spondenza, al fine di dissuadere un consumatore dall’esercizio dei suoi diritti contrattuali;

Qualche esempio• Richiesta di risarcimento del danno per incendio all’interno di

una casa di campagna assicurata in cui l’assicurazione chiede certificazioni relative alle caratteristiche idro-geologiche della zona o non risponde a più richieste avanzate dall’assicurato a mezzo lettera o fax.

e. salvo quanto previsto dal decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e successive modificazioni, includere in un messag-gio pubblicitario un’esortazione diretta ai bambini affinché acquistino o convincano i genitori o altri adulti ad acquistare loro i prodotti reclamizzati; non sono ammissibili appunto esortazioni dirette ai bambini, del tipo: “Bambini, dite alla mamma di comperarvi il nuovo gioco XYZW: non potete re-stare senza!”;

f. esigere il pagamento immediato o differito o la restituzione o la custodia di prodotti che il professionista ha fornito, ma che il consumatore non ha richiesto, salvo quanto previsto dall’art. 54, secondo comma, secondo periodo;

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

La procedura può essere suddivisa in più fasi.Fase preistruttoria: diretta a verificare la regolarità della richiesta e la presenza di tutti i requisiti; se dovesse risultare un’incom-pletezza degli elementi, il richiedente potrà integrare e sanare la situazione; in questa fase l’Autorità può altresì invitare per iscritto il professionista a rimuovere i profili di possibile scorrettezza.Fase istruttoria: in cui l’Autorità deve raccogliere gli elementi necessari alla propria valutazione; in questa fase vige un prin-cipio di inversione dell’onere della prova, dovendo essere il pro-fessionista, in ogni caso, a dover dimostrare all’Autorità depu-tata al controllo che egli non poteva ragionevolmente prevedere l’impatto della pratica commerciale sui consumatori. L’Autorità può altresì disporre che sia ancora una volta il professionista a fornire prova dell’esattezza dei dati di fatto connessi alla pratica commerciale in oggetto, se essa valuta inesatti i dati di cui non venisse fornita prova o questa fosse ritenuta non sufficiente. In sede di istruttoria all’Autorità sono forniti ampi poteri, tra cui quelli rivolti all’individuazione del committente, se non cono-sciuto, e i poteri di richiedere informazioni ai soggetti terzi (im-prese, enti o persone) e documenti rilevanti al fine dell’accerta-mento della violazione; un esempio è costituito dalla possibilità di richiedere informazioni a società di registrazione di nomi a dominio, laddove, per le pratiche poste in essere via internet, sia necessario individuare il titolare del domain name del sito internet segnalato. Se si è in presenza di un messaggio distri-buito via stampa, radio o televisione (o altro mezzo di comuni-cazione, come internet o sms) è prevista nella fase istruttoria la richiesta di un parere non vincolante all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni; per parere “non vincolante” si intende che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato può tranquil-lamente discostarsi da esso in sede decisionale. Completata la fase istruttoria l’Autorità può assumere il provvedimento deciso-rio finale.

6. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Gli artt. 27-27 quater del Codice del Consumo contengono le regole fissate dall’ordinamento per rendere effettiva e concreta la

tutela del consumatore nei confronti di un professionista che ponga in essere pratiche commerciali scorrette.

Il legislatore italiano ha istituito un sistema di controllo di tipo amministrativo, creando un apposito organo:

l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mer-cato, affiancando altresì a questo strumento

la possibilità di un controllo contrattualistico di autodisciplina e regolando poi il coordina-mento tra le due possibili procedure.La legittimazione ad agire davanti all’Autorità viene attribuita a ogni soggetto o organizza-zione che ne abbia interesse; è prevista anche un’iniziativa d’ufficio dell’organo di controllo.

Per quel che riguarda i soggetti potenzialmente in-teressati all’azione, rientrano in questa categoria sia i consumatori,

sia i concorrenti (in particolare i concorrenti “leali” del professioni-sta che ponga in essere, appunto, la pratica sleale). Parallelamente, nella nozione di “organizzazione” non rientreranno solo le associa-zioni dei consumatori, ma anche quelle associazioni o organizzazioni rappresentative dei professionisti che operano nel settore di compe-tenza di colui che ha posto in essere una pratica commerciale sleale.La richiesta rivolta all’Autorità deve avere un contenuto minimo costituito da: individuazione del richiedente, identificazione della pratica commerciale di cui si chiede il controllo, identificazione del professionista che l’ha posta in essere e, infine, indicazione di ogni ulteriore elemento utile alla valutazione da parte dell’Autorità. Una volta instauratosi il procedimento questo verrà comunicato dall’Au-torità al professionista interessato.30

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

produrre effetti. Se la comunicazione commerciale oggetto del provvedimento è inserita nelle confezioni o etichette del prodotto, il provvedimento conterrà altresì un termine per permettere al professionista di adeguare i prodotti alle nuove determinazioni. Con il provvedimento che accerta la scorrettezza della pratica l’Autorità dispone anche sanzioni amministrative pecuniarie va-riabili in ragione della gravità e della durata della violazione da 5.000 a 500.000 euro. Per graduare l’entità della sanzione, per esempio, l’Autorità si è ispirata a criteri quali la particolare de-bolezza o vulnerabilità del destinatario, soprattutto in riferimen-to a particolari settori come quello dei prodotti o servizi sanitari dietetici o estetici; la capacità di penetrazione del mezzo di dif-fusione; l’ampiezza della diffusione; l’importanza dell’operatore pubblicitario o, in genere, del professionista; l’entità dell’even-tuale pregiudizio per i consumatori o utenti. Nei casi di tutela c.d. rafforzata contro le pratiche commerciali scorrette perché relative a prodotti suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, ovvero, di pratiche scorrette perché suscettibili di raggiungere bambini o adolescenti e minacciare, anche indi-rettamente, la loro sicurezza, si prevede una sanzione minima più consistente, non inferiore a 50.000 euro. Inoltre nel caso di inottemperanza da parte del professionista ai provvedimenti di urgenza e a quelli inibitori o a quelli di rimozione degli effetti o di mancato rispetto degli impegni assunti può essere comminata una sanzione variabile da 10.000 a 150.000 euro; infine in caso di reiterata inottemperanza l’Autorità può addirittura disporre la sospensione dell’attività di impresa fino a un periodo massimo di 30 giorni.In caso di urgenza l’Autorità può emanare sia su iniziativa di par-te, sia d’ufficio, provvedimenti cautelari con efficacia provvisoria con cui dispone la sospensione provvisoria della pratica commer-ciale scorretta, in attesa di avere la pronuncia definitiva di merito. È il caso tipico dei messaggi pubblicitari.

Fase decisoria: è previsto che il procedimento si concluda entro dei termini prestabiliti: 180 giorni decorrenti dalla data di proto-collo del procedimento di avvio e 210 giorni quando sia necessa-rio richiedere il parere all’Autorità per le Garanzie nelle Comuni-cazioni di cui sopra: tali termini non hanno natura perentoria, ma meramente sollecitatoria e possono inoltre essere prorogati di 30 giorni in presenza di particolari esigenze istruttorie (disposizione di perizie, analisi economiche o altre prove richieste al profes-sionista). Il termine può anche essere sospeso in due ipotesi. La prima causa di sospensione ricorre quando è richiesto il parere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di cui sopra e la sospensione dura fino al ricevimento del suddetto parere o fino alla scadenza del previsto termine per renderlo, di 30 giorni. La seconda causa ricorre quando l’Autorità sospenda il giudizio per la pendenza di un procedimento di autodisciplina (cfr. infra pa-ragrafo 7).

L’Autorità emette un provvedimento definitivo di merito motivato con cui accerta e dichiara la scorrettezza o meno della pratica. Se la pratica viene ritenuta effettivamente scorretta l’Autorità emette provvedimenti che hanno carattere inibitorio, proibendo la dif-fusione della pratica stessa qualora non sia stata ancora portata a conoscenza del pubblico oppure vietandone la continuazione qualora la pratica sia già stata diffusa. Il provvedimento inibito-rio prescinde dalla intenzionalità del professionista, come dalla sua negligenza; in altre parole il rimedio inibitorio può comunque essere esperito verso il professionista indipendentemente dalla prova del danno concretamente subito dai consumatori e/o dalla prova della colpa del professionista stesso. Con il provvedimento in questione l’Autorità può anche disporre che a cura e spese del professionista venga pubblicata la delibera, anche per estratto, ovvero un’apposita dichiarazione rettificativa, in modo da impe-dire che le pratiche commerciali ritenute scorrette continuino a

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

7. Codici di condotta e autodisciplina

I codici di condotta sono quell’insieme di regole che spontanea-mente soggetti che rappresentano i professionisti, previa concer-tazione con le associazioni dei consumatori, adottano per regolare la propria attività. L’orientamento del legislatore comunitario è già da qualche anno quello di incentivare l’adozione di codici di condotta, in quanto vengono visti come possibile strumento coadiuvante nella lotta alle pratiche commerciali sleali, laddove indichino in particolare la definizione di “buone prassi”. Secondo l’art. 27 bis del Codice del Consumo, le associazioni o le organizzazioni imprenditoriali e professionali possono adotta-re, in relazione a una o più pratiche commerciali o a uno o più settori imprenditoriali specifici, appositi codici di condotta, che definiscono il comportamento dei professionisti che si impegnano a rispettare tali codici con l’indicazione del soggetto responsabile o dell’organismo incaricato del controllo della loro applicazione. Il codice di condotta è redatto in lingua italiana e inglese ed è reso accessibile dal soggetto o organismo responsabile al consu-matore, anche per via telematica.Il mancato rispetto da parte del professionista degli impegni contenu-ti nei codici di condotta configura un comportamento ingannevole ai sensi dell’art. 21, secondo comma, lett. b) del Codice del Consumo, soprattutto laddove l’impegno espresso dal professionista sia fermo e verificabile e lo stesso abbia dichiarato nella pratica commerciale di esservi vincolato; allo stesso modo viene considerata ingannevole la pra-tica consistente nell’asserire, contrariamente al vero, che un codice di condotta ha l’approvazione di un organismo pubblico o di altra natura.Nel codice di condotta si fa usualmente riferimento a un organi-smo di autodisciplina, che si affianca al controllo dell’organo am-ministrativo (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) e a cui il consumatore può altresì rivolgersi. Come si coordinano le due procedure e le due possibilità di controllo?

Qualche esempio• È stato sospeso il messaggio che pubblicizzava una bevanda

destinata principalmente a contrastare gli effetti di sostanze alcoliche ingerite, comportando un implicito invito all’assun-zione indiscriminata di alcool in particolari situazioni.

• È stato sospeso il messaggio che ometteva di indicare alcune controindicazioni sull’utilizzo del prodotto per soggetti affet-ti da patologie gravi o in situazioni particolarmente delicate (come le donne in gravidanza).

• È stato sospeso il messaggio che ometteva di informare i de-stinatari circa gli oneri aggiuntivi da sostenere per la fruizione dei beni e servizi reclamizzati, comportando un grave pregiu-dizio economico per i consumatori.

È prevista poi dal Codice una terza forma di definizione della pro-cedura: l’assunzione di impegno da parte del professionista a por-re fine all’infrazione, cessando la diffusione della stessa o modi-ficandola in modo da eliminare i profili di illegittimità. L’Autorità potrà disporre la pubblicazione della dichiarazione di assunzione dell’impegno in questione, a cura e spese del professionista; in

queste ipotesi l’Autorità, valutata l’idoneità di tali impegni può renderli obbligato-

ri per il professionista e definire il procedimento senza procedere all’accertamento dell’infrazione.La decisione a conclusione del procedimento è comunicata alle parti ed è pubblicata sul bollet-tino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Tale

decisione può essere impugnata da-vanti al TAR Lazio.34

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

8. Particolari modalità di comunicazione pubblicitaria: le televendite

La comunicazione pubblicitaria, come si è visto, è l’ambito di applicazione di gran lunga più importante della disciplina sul-le pratiche commerciali scorrette. A quella particolare modalità di comunicazione pubblicitaria che è la televendita il Codice del Consumo dedica poi un capo specifico, sul presupposto che questo strumento di veicolazione dei messaggi pubblicitari ab-bia caratteristiche tali da renderlo potenzialmente più pericolo-so per le persone alle quali direttamente si rivolge o che sono suscettibili di essere colpite dalle sue conseguenze. Tra l’altro tale forma di tutela rafforzata si è resa necessaria anche a causa del significativo sviluppo che le televendite hanno avuto nel corso degli ultimi anni, soprattutto a cau-sa della diffusione di emittenti televisive private che traggono la loro principale fonte di finanziamento dagli introiti derivanti dalla pubblicità.Non sempre è facile distin-guere il semplice messaggio promozionale trasmesso in televisione, dalla televendi-ta. La seguente tabella evi-denzia le principali differenze.

Innanzitutto va detto che in ogni caso il ricorso davanti a un organi-smo di autodisciplina non pregiudica il diritto del consumatore di adire l’Antitrust (art. 27 ter, secondo comma). Se le parti hanno già adi-to l’organo di autodisciplina possono convenire di astenersi dall’adire l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato finché non si abbia la pronuncia definitiva ovvero possono chiedere la sospensione del pro-cedimento innanzi alla citata Autorità, ove lo stesso sia stato attivato anche da altro soggetto legittimato, in attesa della pronuncia dell’orga-nismo di autodisciplina; l’Autorità ha facoltà di disporre, su richiesta, e dopo aver valutato tutte le circostanze, la sospensione del procedimen-to avanti a sé per trenta giorni, in attesa della pronuncia dell’organo di autodisciplina (art. 27 ter, terzo comma, Codice del Consumo).Il codice di condotta più importante del nostro ordinamento è quello di Autodisciplina pubblicitaria, la cui prima edizione risale addirittura al 1966. Di recente tale codice ha subito una ennesima revisione e aggiornamento, diventando il Codice di Autodisciplina della Comuni-cazione Commerciale (www.iap.it/it/codice.html) e ampliando il pro-prio ambito di competenza anche alle comunicazioni commerciali in genere (ad esempio le promozioni e il direct marketing).Tanto le associazioni o organizzazioni imprenditoriali che adottano co-dici di condotta, quanto la stessa Antitrust sono sottoposti a oneri di informazione nei confronti del Ministero dello sviluppo economico, cui devono comunicare periodicamente le decisioni adottate. Nel sito del Ministero dello sviluppo economico sono a tal riguardo disponibili:

• informazioni generali sulle procedure relative ai meccanismi di reclamo e ricorso disponibili in caso di controversie, nonché sui codici di condotta;

• gli estremi delle autorità, organizzazioni o associazioni presso le quali si possono ottenere ulteriori informazioni o assistenza;

• gli estremi e la sintesi delle decisioni significative riguardo a controversie, comprese quelle adottate dagli organi di compo-sizione extragiudiziale.

TELEVENDITAPUbbLICITA’ TELEVISIVA

Sollecitazione a contrarre Offerta al pubblico

Non identità tra produttore e futuro proponente

Incompletezza dell’informazione sugli elementi essenziali dell’accordo contrattuale

Identità tra produttore o somministratore e proponente

Completezza dell’informazione sugli elementi essenziali dell’accordo contrattuale

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

Qualche esempio• Per il caso di sfruttamento della superstizione si può pensare

a televendite o promozioni di prodotti o servizi correlati alla magia, come amuleti, ecc.

• Per il caso delle estrazioni del lotto o altri giochi di pura fortu-na, la “fornitura” di numeri vincenti.

• Per quel che riguarda la credulità la casistica fa riferimento a prodotti destinati alla cura del corpo (cure dimagranti o contro la calvizie) suscettibili di far leva sull’insicurezza o sull’infeli-cità dei consumatori.

• Per quel che riguarda la paura è stata considerata illecita la promozione di un sistema frenante di un’automobile durante la quale venivano fatte scorrere immagini di gravi incidenti stradali.

Il secondo divieto riguarda quelle televendite che impiegano “vio-lenza fisica o morale, o tali da offendere il gusto o la sensibilità dei consumatori per indecenza, volgarità o ripugnanza”. Quel che conta, si badi bene, non è il prodotto in sé, ma il modo in cui viene presentato. Più difficile è inquadrare il concetto di “gusto e sensibilità del consumatore”, che si rifà alla nozione di senso del pudore che di per sé è piuttosto vago e dinamico e in costante mutamento con l’evolversi dei tempi. Il divieto esaminato contiene altri concetti mutevoli e dai confini labili, come la ripugnanza e il cattivo gusto. Dunque, chi dovrà giudicare le televendite (l’Autorità Garante del-la Concorrenza e del Mercato in primis) dovrà farlo non attraverso l’uso di schemi predefiniti, ma solo facendo riferimento al caso concreto, del quale dovranno essere presi in considerazione una serie di elementi, quali i tempi, il luogo, la natura della comunica-zione, il ricorso a eventuali minacce, lo sfruttamento di un evento tragico o di una circostanza di gravità tale da alterare la capacità

La televendita “contiene” necessariamente un messaggio pub-blicitario, ma contiene anche qualcosa di più, cioè persegue lo scopo diretto di provocare la conclusione del contratto tramite l’adesione del consumatore; quindi, da un lato le televendite sono assoggettate ai divieti e alle prescrizioni contenuti nella discipli-na della pubblicità, mentre gli aspetti peculiari e ulteriori della televendita sono regolamentati da alcune disposizioni specifiche. La disciplina in oggetto prevede una serie di diversi divieti, conte-nuti all’art. 29 e all’art. 30 del Codice del Consumo.Il primo divieto concerne quelle televendite che possano dar luogo a forme di sfruttamento della superstizione, della creduli-tà o della paura. Per inquadrare con precisione questa fattispe-cie, il Codice del Consumo rinvia alla delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 538/01/CSP del 26 luglio 2001 (con modifica introdotta dalla delibera n. 34/05/CSP), che fa riferimento a televendite, pubblicità e telepromozioni di servizi di astrologia, cartomanzia e assimilabili e di servi-zi relativi a pronostici concernenti il gioco del lotto, enalotto, superenalotto, totocalcio, totogol, totip, lotterie e altri giochi similari. Viene stabilito che dette trasmissioni non devono trarre in inganno il pubblico, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni sul contenuto e sugli effetti dei beni o servizi offerti e devono evitare altresì qualunque forma di sfruttamento della superstizione, della credulità o della paura, in particola-re delle categorie di utenti psicologicamente più vulnerabili e, come tali appunto, più facili prede di superstizione, credulità o paura. Dunque vengono vietate in origine quelle televendite che offrano tecniche e metodologie dichiaratamente volte a co-noscere e guidare il futuro in favore del cliente, che potrebbe in tal modo “comprare” la propria fortuna, eliminando o quanto meno riducendo, senza alcuna evidenza di fondamento scienti-fico, l’incertezza propria dell’essere umano, per alcuni fonte di vera angoscia.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

Qualche esempio• È stato ritenuto illecito un messaggio che pubblicizzava un pro-

fumo con la didascalia “dichiaratamente antifemminista”, volto a sfruttare una concezione offensiva e negativa della donna.

Ciò non significa che qualunque televendita che sottolinei la dif-ferenza tra donna e uomo sia da considerarsi offensiva e contraria alla norma in quanto discriminatoria, ma ogni caso va giudicato nel suo insieme. Un’altra parte del divieto imposto dalla norma concerne quelle forme di televendita in cui si induca il cittadino a comportamenti pregiudizievoli per la salute, la sicurezza o la protezione dell’am-biente. Anche in questo caso non si vuole vietare in assoluto la televendita di prodotti pericolosi, bensì si vuole statuire l’obbligo di informare con chiarezza rispetto ai rischi connessi all’uso dello stesso, poiché la pubblicità non deve diventare un mezzo di incen-tivazione ad assumere comportamenti imprudenti o irresponsabili.

Qualche esempio• È stata ritenuta contraria alla legge la televendita di uno stereo

da auto ritenendo che inducesse l’automobilista a un compor-tamento imprudente, poiché nell’esaltare le qualità del pro-dotto, scorrevano immagini di una macchina che andava ad alta velocità e con la musica a volume altissimo.

L’ultima parte del primo comma dell’art. 30 vieta espressamente le televendite relative a sigarette o altri prodotti a base di tabacco. È questo l’unico caso in cui il divieto non riguarda le modalità di rap-presentazione del messaggio, ma l’oggetto in sé, comunque venga presentato. Su questo genere di prodotti si erano già avuti interventi normativi in passato, tutti volti a impedire iniziative pubblicitarie che ne incentivassero la vendita. La Direttiva 2003/33/CE addirit-

di valutazione del consumatore, l’uso di immagini che offendano la sensibilità del pubblico. Il terzo gruppo di divieti è contenuto nell’art. 30 del Codice del Consumo e riguarda le televendite che offendano “la dignità uma-na o comportino discriminazioni di razza, genere, nazionalità o offendano le convinzioni religiose o politiche, o inducano compor-tamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza o la protezione dell’ambiente”. Nella prima parte di questo precetto vengono tu-telati in generale i valori della dignità e del rispetto della persona, in base alla constatazione che la televendita (come la pubblicità) tende al raggiungimento di un fine commerciale che però non può cozzare con principi superiori o prevalenti (secondo quanto stabilito dalla nostra Costituzione); si cerca pertanto un punto di equilibrio tra la tutela della sensibilità e delle convinzioni del cittadino e la libertà di esprimere opinioni differenti. In particolare con riferimento al sentimento religioso potrà esse-re considerata offensiva e quindi vietata, quella televendita che profani o, comunque, derida persone, formule, gesti, immagini collegate a una determinata sacralità o che strumentalizzi luoghi di culto, pratiche religiose, immagini sacre.Per quel che riguarda l’offesa alle convinzioni politiche, la ratio della norma è quella di rispettare le diverse forme di pensiero sempre entro i limiti sanciti dalla nostra Costituzione; perciò non sarebbe possibile una televendita che, al fine di pubbliciz-zare un prodotto, sia offensiva e denigratoria rispetto a deter-minate concezioni di pensiero, sfruttando negativamente una ideologia politica, quasi come se l’appartenenza a un partito politico potesse essere utilizzata per dequalificare o meno chi vi appartenga. Il primo comma dell’art. 30 del Codice del Consumo richiama an-che un divieto di comportamenti di cultura razzista, volti a diffon-dere sentimenti xenofobi, estremistici, nazionalistici, così come anche maschilisti (divieto di discriminazioni di sesso).

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potrebbe indurre il pubblico ad attribuire al prodotto o servizio caratteristiche che non possiede. Pensiamo ad esempio al caso in cui si ometta di indicare l’ambito di copertura territoriale di un servizio di telefonia mobile. Per quel che riguarda l’ambiguità, si pensi invece a quei messaggi in cui si genera l’impressione della totale gratuità di un prodotto o servizio oppure a quelle televendite capaci di indurre il destinatario dell’offerta commerciale a ritene-re di avere già vinto il premio in palio nell’ambito di un concorso. Per quanto riguarda le esagerazioni, va ricordato che le modali-tà espressive palesemente iperboliche non rientrano nel divieto; però l’iperbole deve essere chiaramente riconoscibile come tale. Si pensi alle espressioni tipo “azienda leader nella Campania” o “la più efficiente nel campo immobiliare” o “il miglior prezzo”, ritenute iperboliche e ammissibili, mentre al contrario espressioni quali “unica agenzia per la vostra pubblicità” o “dire addio alla forfora dopo soli 7 giorni” sono state ritenute ingannatrici.Un ulteriore e frequente caso di induzione in errore per mancata informazione sulle condizioni di vendita riguarda l’utilizzo dell’e-spressione “fino a esaurimento scorte”, quando non accompa-gnata dalla data di scadenza dell’offerta, in quanto la mancata indicazione del termine di validità dell’iniziativa dà la possibilità al venditore di sottrarsi in maniera ingiustificata e incontrollata alla promessa da lui fatta alla clientela.L’art. 31 del Codice del Consumo prevede infine una tutela rafforzata per i minori in materia di televendite, tutela rafforzata che già si era prevista in via generale per le pratiche commerciali sleali. Ma men-tre la previsione di carattere generale si collega sempre al divieto di ingannevolezza, per quel che riguarda le televendite, con una formu-la più ampia, si può prescindere dalla presenza di questo elemento, poiché si considera in maniera più estensiva tutto ciò che attiene alla tutela dei minori. A conferma di ciò e della coerenza che sta alla base dell’impianto normativo, come si era visto, l’art. 26 del Codice del Consumo considera pratica commerciale in ogni caso aggressiva

tura considera la sponsorizzazione (cioè l’apposizione del marchio delle sigarette su altro prodotto) come una pubblicità indiretta, che va comunque vietata; l’Italia non si è ancora adeguata normati-vamente da questo preciso punto di vista, ma solo a livello giuri-sprudenziale, poiché la Suprema Corte ha ritenuto illecito l’utilizzo di marchi e simboli di prodotti da fumo su altri beni e le Sezioni Unite hanno qualificato come “propaganda pubblicitaria negata” qualunque comportamento rivolto al pubblico, idoneo a sollecitar-lo all’acquisto o al consumo dei prodotti da fumo, intendendo sia quelle forme direttamente evocative sia quelle forme in cui l’effetto propagandistico sia conseguito con modalità indirette. Continua il Codice del Consumo (art. 30, secondo comma) pre-cisando che le televendite non devono contenere dichiarazioni o rappresentazioni che possono indurre in errore gli utenti o i con-sumatori, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazio-ni, in particolare per ciò che riguarda le caratteristiche e gli effetti del servizio, il prezzo, le condizioni di vendita o di pagamento, le modalità della fornitura, gli eventuali premi, l’identità delle per-sone rappresentate. Viene in questo modo stabilita la necessità di una corretta rappresentazione dell’offerta oggetto della tele-vendita, poiché il consumatore non predispone il contenuto con-trattuale, ma viene invece indotto a contrarre in una situazione di evidente squilibrio sia sul piano della conoscenza del prodotto sia sul piano della decisione delle condizioni di vendita. Lo squilibrio contrattuale deve quindi essere bilanciato dall’obbligo di infor-mare e dal divieto di rappresentare una realtà che possa indurre il consumatore in errore. Questi principi sono già stati fatti propri dal nostro ordinamento in tema di diritto di recesso e contratti a distanza e l’art. 30 del Codice del Consumo si allinea alla mede-sima logica. Il consumatore va protetto dall’ipotesi che la mer-ce acquistata attraverso una televendita presenti caratteristiche differenti da quelle reclamizzate, dunque devono essere fornite quelle informazioni, precisazioni e chiarimenti la cui mancanza

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La televendita deve rispettare a tutela dei minori i seguenti criteri:a. non esortare i minorenni ad acquistare un prodotto o un servi-

zio sfruttandone l’inesperienza o la credulità; si pensi al caso di tele shopping effettuato a opera del conduttore del programma o dal pupazzo che spesso lo affianca, vale a dire da un soggetto che nell’immaginario del minore rappresenta una sorta di com-pagno di giochi;

b. non esortare i minorenni a persuadere genitori o altri ad acqui-stare prodotti o servizi;

c. non sfruttare la particolare fiducia che i minorenni ripongono nei genitori, negli insegnanti o in altri; questa previsione come la precedente mira a evitare che la televendita possa specu-lare ad esempio sui sensi di colpa dei genitori per non aver acquistato un certo prodotto; la fiducia che il minore ripone negli adulti va protetta per non alterarne la sfera emotiva e co-noscitiva (non si potrà affermare in uno spot di televendita, ad esempio, che le “brave” maestre, fanno usare tali pennarelli o tal altri quaderni);

d. non mostrare minorenni in situazioni pericolose; ancora una volta si vogliono evitare meccanismi imitativi e identificativi (ad esempio uno spot che mostrava una famiglia in cui tutti i componenti, compresi i bambini, avevano un sacchetto di carta in testa).

Infine l’art. 32 del Codice del Consumo prevede un quadro san-zionatorio piuttosto complesso e articolato per la violazione del-le norme sulle televendite. La complessità deriva dal fatto che, al controllo e alle conseguenti sanzioni che possono provenire dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (per la verifica del rispetto della disciplina specifica in materia di televendita prevista dagli artt. 28-31 Codice del Consumo), si sovrappongono le sanzioni penali, affidate al giudice penale, nel caso in cui la violazione integri anche un reato, l’intervento dell’Autorità Garan-te della Concorrenza e del Mercato (con possibile opzione alter-

proprio quella che include in un messaggio pubblicitario un’esorta-zione diretta ai bambini affinché acquistino o inducano i genitori o altri adulti ad acquistare i prodotti reclamizzati; viene quindi protet-ta la condizione di inesperienza o credulità del bambino.L’art. 31 del Codice prevede più in particolare che la televendita non deve esortare i minorenni a stipulare contratti di compraven-dita o di locazione di prodotti e di servizi, né arrecare loro pregiu-dizio morale o fisico. Si tratta di quelle televendite che, tenuto conto di oggetto, tempo e modalità di trasmissione, possono esse-re concretamente idonee a turbare, pregiudicare o danneggiare i processi di apprendimento del minore o il discernimento tra valori diversi e opposti, come male/bene o buono/cattivo. Per quel che riguarda il pregiudizio fisico sono vietate tutte quelle forme di televendita che inducano il minore a esporsi a situazioni di rischio.

Qualche esempio• Sono state sanzionate immagini relative a una persona che in-

goiava un anello, a un gruppo di adolescenti intenti ad assu-mere comportamenti penalmente rilevanti o a un bambino che svuotava il frigorifero di casa dalle verdure per darle al proprio criceto per poi cercare e mangiare la sua caramella preferita.

Capaci invece di arrecare un pregiudizio morale potrebbero essere quegli spot di televendita che propongano a bambini o adolescen-ti modelli diseducativi.

Qualche esempio• Sono state sanzionate immagini relative a un figlio in atteggia-

menti ostili nei riguardi del padre o una figlia che di fronte ai rimproveri della madre non risponde e si isola in camera sua ad ascoltare la musica a tutto volume.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

La pubblicità occulta si suddivide in due principali categorie: la pubblicità redazionale e il c.d. product placement.La pubblicità redazionale è quella in cui il messaggio promozio-nale è camuffato sotto la veste di un servizio giornalistico o di una pubblicazione scientifica. La casistica è molto ricca, così come sono numerose le decisioni che l’Autorità Garante della Concor-renza e del Mercato ha preso nel corso degli anni.

Qualche esempio• È stato giudicato una forma di pubblicità occulta il ripetuto

invito ai telespettatori ad acquistare una rivista sportiva nel corso della telecronaca di alcune partite di calcio, in quan-to era assente qualunque forma di differenziazione di questo messaggio dal resto del programma.

• È stata giudicata pubblicità occulta quella di una trasmis-sione di cucina, legata alle navi da crociera, in cui si esprimevano giudizi molto lusinghieri in particolare sul servizio di ristorazione offerto da una compagnia, realiz-zando così una campagna promozionale a favore di questo marchio.

• Per quel che riguarda la pubblicità di servizi è stata ritenuta una forma di pubblicità occulta quella relativa a un libro di un noto giornalista, la cui copertina veniva ripresa insistente-mente e in maniera non giustificata nel corso di una trasmis-sione televisiva dove il giornalista era stato ospite e aveva espresso il proprio pensiero su argomenti contenuti poi nel libro.

Il product placement si realizza quando un prodotto o un marchio vengono ripetutamente citati o ripresi all’interno di un film o di una trasmissione televisiva proprio per pubblicizzarli in modo oc-culto. Anche in questo caso sono moltissimi gli episodi segnalati e sanzionati nel corso degli anni.

nativa per il sistema di controllo dell’Autodisciplina Pubblicitaria) nel caso in cui la violazione delle disposizioni sulle televendite costituisca anche una più generale violazione delle regole sul-la pubblicità, quello del giudice ordinario per quel che riguarda la disciplina dei contratti a distanza. Non sempre è facile fare chiarezza fra questi diversi strumenti e distinguerne gli ambiti di operatività.Sicuramente le ipotesi di reato sono deputate al giudice penale (si pensi alla televendita che integri una truffa); se si è in presenza del mancato rispetto della normativa prevista per le contrattazioni svolte fuori dai locali commerciali sarà competente il giudice or-dinario. La normativa lascia poi alle parti la libertà di scegliere se adire gli organi autodisciplinari o l’Antitrust per quel che riguarda pronunce in tema di ingannevolezza o scorrettezza del messaggio trasmesso (cfr. anche paragrafo 7 per quel che concerne i rapporti tra Autorità e organi di autodisciplina).

9. Pubblicità occulta

Una menzione particolare meritano quelle pratiche che integrano la c.d. “pubblicità occulta”, detta anche “pubblicità redazionale” e che possono essere fatte rientrare nella lettera m) dell’art. 23 del Codice del Consumo. Si tratta di una modalità considerata molto insidiosa perché il messaggio pubblicitario è difficilmente riconoscibile e l’utente può essere così facilmente ingannato, per-ché meno preparato e vigile rispetto a quanto avviene di fronte a una campagna pubblicitaria vera e propria (uno spot, un annuncio all’interno di una rivista o di un quotidiano, un volantino, ecc.). I consumatori, in pratica, non devono essere destinatari inconsa-pevoli di comunicazioni promozionali occulte, idonee come tali a influenzare le scelte economiche attraverso comunicazioni solo apparentemente disinteressate.

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I quaderni del consumatore Le pratiche commerciali scorrette

Qualche esempio• È stata giudicata una forma di pubblicità occulta l’inquadra-

tura e la menzione di capi di abbigliamento di un noto stilista senza che ciò avesse un collegamento diretto con il contenuto della trasmissione e gli argomenti trattati.

• Sono state sanzionate trasmissioni casi in cui conduttori, te-lecronisti, ospiti, indossano capi di abbigliamento il cui logo è facilmente riconoscibile e/o frequentemente inquadrato.

A tal riguardo si precisa che, per orientamento ormai consolidato del giudice amministrativo (interpellato su ricorso del provvedi-mento emesso dall’Autorità), in casi come questi non è necessaria la prova che la pubblicità sia stata commissionata effettivamente dalla ditta produttrice, essendo sufficiente per configurare una pubblicità occulta la presenza di indizi precisi, gravi e concordan-ti, come le riprese prolungate, il marchio ben evidenziato, l’atti-nenza del marchio dell’azienda al carattere sportivo del program-ma o dell’evento e i rapporti commerciali di sponsorizzazione per altri programmi. La pubblicità occulta è dunque vietata e ciascuna delle pratiche indicate nell’art. 23 va considerata sempre e comunque scorretta e come tale sanzionabile dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a prescindere dalla valutazione sulla presenza dei requisiti o criteri.Per evitare di incappare in questa fattispecie e nel conseguente divieto spesso viene inserita una comunicazione in sovraimpres-sione – per la pubblicità televisiva – in cui si avvisa l’utente che sta ricevendo un messaggio promozionale.

10. Come segnalare una pratica commerciale scorretta

Tra le varie forme di tutela per il consumatore rispetto alle pratiche commerciali scorrette, come abbiamo detto c’è la possibilità di rivolgersi all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Di propria iniziativa o su segnalazione dei soggetti interessati, l’Au-torità potrà sanzionare le pratiche commerciali scorrette e le pubblicità ingannevoli e compa-rative illecite. Ai segnalanti non sono richie-ste particolari formalità, versamenti a favore dell’Antitrust o l’assistenza di un avvocato. I consumatori che intendono segnalare una pratica commer-ciale scorretta o una pubblicità ingannevole possono farlo:

• tramite posta ordinaria inviando la segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Piazza Giuseppe Verdi 6/A – 00198 Roma;

• inviando la segnalazione scritta al numero di fax dell’Ufficio Protocollo 06 85821256;

• compilando e inviando on line il modulo cui si accede tramite il link http://www.agcm.it/invia-segnalazione-online.html#wrapper, compilando dei campi che si riferiscono a: 1. dati relativi al segnalante; 2. dati relativi al segnalato (soggetto o impresa); 3. fatto che si vuole segnalare; 4. allegati (cioè documenti di supporto alla segnalazione, se

disponibili).

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I quaderni del consumatore

PRECEDENTI VOLUMI DELLA COLLANA I QUADERNI DEL CONSUMATORE

Nella Collana “I Quaderni del Consumatore” realizzata a cura del Servizio di Regolazione del Mercato della Camera di Commercio di Ancona, sono già stati pubblicati i seguenti volumi:

Quaderno n. 1 - Il Consumo sostenibileMarzo 2009

Quaderno n. 2 - S.O.S. TuristaLuglio 2009

Quaderno n. 3 - I contratti a distanzaDicembre 2009

Quaderno n. 4 - Le etichette ecologicheDicembre 2010

Quaderno n. 5 - La sicurezza dei prodottiGiugno 2011

I volumi sono scaricabili gratuitamente dal sito camerale all’indirizzo

www.an.camcom.gov.it

Le varie modalità di segnalazione sono valide anche per le impre-se, le società o i liberi professionisti relativamente ai messaggi pubblicitari ingannevoli o che contengono comparazioni illecite sulla vendita di beni o servizi. Per consentire all’Autorità di svolgere al meglio il proprio com-pito di tutela è importante essere quanto più possibile precisi e dettagliati nel descrivere i fatti e fornire, laddove ciò sia pos-sibile, copia dei documenti o dei messaggi per i quali si chiede l’intervento.Tutte le informazioni richieste nel modulo di segnalazione sono importanti per l’Autorità ai fini dell’accertamento dei fatti se-gnalati.L’indirizzo e gli altri recapiti indicati nella richiesta di intervento consentono all’Antitrust di inviare al segnalante informazioni sul-lo stato della denuncia e sull’esito della stessa nonché di ricontat-tare l’interessato per avere le ulteriori informazioni che potrebbero rendersi necessarie.Esiste anche un numero verde (800-166-661) che svolge un utile servizio di call center per l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Il call center compie le attività di prima informazione e supporto al pubblico, funzionali all’esercizio delle competenze demandate alla Direzione Generale per la Tutela del Consumatore, fornendo assistenza qualificata al pubblico, orientamento ai con-sumatori sulle modalità di segnalazione di pratiche commerciali potenzialmente scorrette e informazioni ai segnalanti. http://www.agcm.it/consumatore/consumatore-call-center.html

I QUADERNIDEL CONSUMATORE

LE PRATICHECOMMERCIALISCORRETTEImprese, professionisti, operatori economici e consumatori non agiscono su fronti opposti; tra essi vi deve essere sintonia e scambio proficuo, verso la direzione di un mercato trasparente dove possa attuarsi una libera e leale concorrenza.In questa prospettiva, la Camera di Commercio diAncona da anni lavora per sensibilizzare sui temidella tutela dei diritti di chi opera nei mercati, organizzando ogni anno numerose attività di carattere divulgativo, finalizzate ad approfondire i principali aspetti della complessa legislazione sulconsumo.

Questa pubblicazione, in particolare, intende aiutare a riconoscere una pratica commerciale scorretta e indicare cosa fare per segnalarla alle autorità competenti.

Camera di Commercio, Industria,Artigianato, Agricoltura di Ancona

Piazza XXIV Maggio 1,60124 Ancona

Tel. + 39 071 58 98 250-360Fax +39 071 58 98 [email protected]

La Camera di Commerciodi Anconaè registrataEMAS

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