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FIDIA FALASCHETTIMa l’Educazione

a cura di

Alberto Mattia Martini

dal 26 Maggio al 4 Luglio 2012

Colossi Arte ContemporaneaCorsia del Gambero, 13

25121 BRESCIATel +39.030.3758583 - Cell.. +39.338.9528261

www.colossiarte.it - [email protected]

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Ogni riferimento a persone, luoghi o alla prima rivista d’arte in Europa,è “impudemente” casuale.

Leggendo i giornali capita spesso di imbattersi in articoli dalle argomentazioni che lasciano con la bocca aperta, o perlomeno che dovrebbero stimolare la riflessione e far scattare alcuni dubbi sulla strada che stiamo percorrendo.A tale proposito è di pochi giorni fa la notizia che propone di espurgare, quindi eliminare dalla Divina Commedia di Dante, alcune parti perché ritenute razziste, islamofobiche, antisemite, o perché in certuni passaggi sono contenenti luo-ghi comuni e stereotipi.Naturalmente lascio anche a voi trarne le inevi-tabili considerazioni, nonchè cercare di capirne meglio il motivo, sperando fortemente che essa sia e rimanga solamente una provocazione.Il problema si fa serio e ci stiamo per adden-trare in un ambito particolarmente delicato e complesso, come quello della scuola, dell’istru-zione e quindi della formazione delle nuove generazioni.Sempre lo stesso articolo prosegue affermando che, se volessimo davvero fare le cose seria-mente, più che valutare gli aspetti da epurare, dovremmo considerare ciò che manca all’inse-gnamento, quello che andrebbe aggiunto per

farlo funzionare meglio. Il vero problema sono le carenze radicate e ormai molto difficili da estirpare, di una didattica obsoleta, lontana dai giovani, che crea uno stacco di linguaggio co-municativo tra chi insegna e chi recepisce: un mondo arcaico, che non è stato in grado di colmare le differenze ed ammodernarsi. Incapa-cità comunicativa quindi, che poi si ripercuote sul pensiero, sul modo di relazionarsi con il mondo e con il prossimo da parte dei ragazzi; una generazione digitale, nata con il web nella culla, che vive gran parte della giornata in un mondo virtuale, ma molto spesso impreparata ad affrontare la percezione della realtà.Una scuola, sarebbe meglio dire, una società che istruisce ma non educa, che fornisce solo in parte gli strumenti per l’istruzione, ma che non è capace di educare, di orientare gli adolescenti ad una modalità di vita che non sia finalizzata alla riduttiva sopravvivenza, alle nozioni, ma sviluppi il senso del sapere, dei valori morali, privati e pubblici, in modo che sulla male - educazione, prevalga il senso della cultura.Fidia Falaschetti in questa mostra intitolata Ma l’educazione, si interroga anche su questi aspet-

FIDIA FALASCHETTI

Alberto Mattia Martini

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ti, sul ruolo di chi ha il compito-dovere di ri-ferire i fatti della vita, descrivere il mondo, cri-ticare o elogiare la società, raccontare la storia, incuriosire e stimolare tutte quelle generazioni che, un giorno diventeranno i “responsabili” dell’ambiente nel quale viviamo.Fidia parte proprio da qui, dalle origini della nostra formazione, dalla scuola, dalla genesi che struttura e plasma la nostra mente. Tutto questo non avviene certo per un caso o peggio anco-ra utilizzando l’arma dell’improvvisazione; Fidia racconta e rappresenta con cognizione di causa, essendo stato per diversi anni seduto dietro una cattedra. La passione per la scuola e per l’insegnamento, probabilmente quelle negli anni hanno lasciato spazio ad altre forme espressi-ve, ma sicuramente è ancora vivo ed intenso il desiderio di confrontarsi con il nuovo e con chi interpreta e simboleggia la contemporaneità. Le esperienze, o comunque il vissuto di Fidia Falaschetti si nutrono di molte varianti e nume-rosi interessi: un trascorso importante da visual graphic designer, fotografo ed illustratore. Tutti questi mondi, prima presi singolarmente e poi scecherati, hanno contribuito o addirittura sono stati fondamentali al fine di ottenere il Fidia dell’oggi. Ma facciamo un passo indietro, ritor-niamo al concetto di educazione o di assenza di educazione, che purtroppo imperversa oggi tra tutte le fasce d’età, strati sociali e parti del pia-neta. Quella infatti a cui si riferisce Fidia non è maleducazione limitata e quindi arginabile o migliorabile con qualche nozione o informazio-ne, è un malessere che si insinua ovunque e che si esprime con ciò che potremmo definire un’assenza di etica. Fidia “prende il toro per le corna”, non ha paura e si inoltra in ambiti anche particolarmente delicati, potremmo dire

minati, con un attacco dritto e mirato al cuore del problema. Nascono così opere come Nest-land, in cui il famoso coniglietto, simbolo del cacao Nesquik, domina con un ghigno beffardo sopra una cartina geografica che riproduce il continente africano. La nota azienda svizzera, infatti non si è mai risparmiata in fatto di male-ducazione, intesa come “carenza” di attenzione per quelle che sono le regole necessarie dei diritti umani. Accuse fortissime e pesantissime vengono infatti rivolte al “coniglietto sarcasti-co”: sfruttamento e lavoro forzato nei confronti di quei bambini utilizzati per estrarre appunto il cacao in Costa d’Avorio.Due mani con guanti bianchi si uniscono ed intrecciandosi formano, una apparente simbolica e candida colomba bianca della pace. Il titolo, Rapace del mondo, tuttavia non procede in tale direzione idilliaca; osservando infatti i guanti, uno appartiene agli Stati Uniti e l’altro alla Cina, le due nazioni che attualmente gestiscono il potere e il denaro del nostro pianeta.Un sontuoso pappagallo, anche se con uno sguardo triste e rassegnato, diviene a suo mal-grado il protagonista di un’altra cartina geogra-fica. Siamo in America, esattamente in quella del Sud e il colorato volatile appare appollaiato su ramo di un albero. Ad un primo e superfi-ciale sguardo tutto sembra essere nella norma, ma osservando con un po’ di attenzione in più notiamo che, le fattezze della fronda sono in realtà quelle di una “pistola” erogatrice di benzina, sulla quale è impresso un noto mar-chio di una multinazionale, leader nel settore petrolifero.Il piccolo pesce Nemo diventa il testimonial dello sfruttamento sconsiderato e preoccupan-te, che a causa della “moda” del sushi, viene

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messo in atto nei mari del nostro continente. Non sono solo le immagini, divenute icone a testimoniare l’indagine critica, l’artista si avvale inoltre di un’altra dote innata, che consiste nel gioco di parole con cui egli formula i titoli delle stesse opere. Nella lettura dei lavori di Fidia, infatti risulta assai rilevante il continuo dialogo e rimando tra il soggetto ritratto e ap-punto il titolo, tanto che essi si relazionano in una simbiosi ideale e funzionale alla finalità comunicativa del messaggio.La base, il supporto sul quale queste opere sono realizzate, come abbiamo detto sono vecchie carte geografiche, quelle che tutti noi abbiamo avuto di frequente come “panorama” durante gli anni scolastici, quando seduti sul nostro banco, lasciavamo il corpo seduto e con la mente ci allontanavamo, inoltrandoci tra i luoghi rappre-sentati nelle “cartine”, evadendo e immaginando territori lontani. Ecco che torna la scuola, non solo come luogo, ma prevalentemente come dimensione culturale, dove avviene o dovrebbe avvenire il primo passo verso il futuro.Come sostiene Marshall MacLuhan, oggi vi-viamo il tempo dell’”era elettrica”, in un reale o forse virtuale, dove evidentemente domina il mezzo tecnologico, che ha modificato enor-memente il nostro pensiero, “unificandolo” in modo altrettanto considerevole. Fidia questo lo sa molto bene, avendo lavorato e quindi vissuto sulla propria pelle, quotidianamente a contat-to diretto con il mondo della comunicazione, dominato dalle ultime ideazioni della tecnica. Fidia consapevole e competente in materia, in questi lavori indaga o meglio cerca di trasmet-terci l’importanza della genesi, delle origini alle quali apparteniamo e delle radici culturali che dovrebbero costituire la nostra ossatura. Questo

ovviamente non significa assolutamente negare o non sfruttare le enormi potenzialità del mezzo tecnologico, che come vedremo più avanti entra nei lavori di Fidia, ma significa partire da un elemento reale, oggettivo, di immediata ricono-scibilità e che fa parte di un immaginario co-mune del mondo dell’infanzia. Potremmo quindi iniziare a parlare di cultura Pop, intesa come considerazione e conseguente utilizzo da parte di Falaschetti delle immagini della quotidianità e delle icone del nostro tempo. Come abbia-mo considerato e potuto constare nelle opere descritte precedentemente, Fidia si appropria di personaggi reali, eroi, protagonisti della nostra società, fumetti, pubblicità, cartoni animati, per raccontarci vizi e virtù del nostro mondo, della società contemporanea. Andy Warhol docet che, per avere massima ri-levanza, per comunicare con la popolazione nel modo più ampio e diretto possibile, cercando di far arrivare il messaggio dritto a destinazione, il modo migliore è avvalersi delle immagini ap-punto più popolari, quelle che ci fanno compa-gnia quotidianamente, che sono entrate talmente a diretto contatto con la nostra vita, tanto da sembrarne parte attiva ed essenziale. Questa era un’epoca fascinosa, nata in un periodo storico ben preciso, dove il mondo era in grande fer-mento non solo economico, bensì di idee ed ideali, certamente dominato da forti tensioni e scontri sociali, ma con le ideologie che ancora progredivano nella loro cavalcata al galoppo, forti del successo tra le masse.Oggi tutto questo non sembra più esistere, vi-viamo una situazione economica a dir poco imbarazzante, un’assenza totale delle ideologie, probabilmente anacronistiche al momento stori-co attuale ed un futuro a dir poco incerto. Eb-

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bene il concetto Pop ancora esiste ed è tuttora stimolo e fonte d’ispirazione per i creativi del nostro tempo, come accade principalmente negli U.S.A., dove il così detto Pop Surrealismo, nato ormai parecchi anni orsono come “movimento undeground”, vive oggi una fase di importante ed eccitante fermento.Negli anni quindi gli epigoni del mastro del Pop sono stati numerosissimi: chi ha fatto teso-ro della sua lezione, o comunque chi ha com-preso perfettamente l’importanza di utilizzare gli elementi, anche quelli considerati di “basso profilo”, che la società ci fornisce, proprio per raccontarla, descriverla, ironizzare e criticarla.Fidia Falaschetti ha intuito recepito esattamente il significato della lezione Pop, anche grazie, come abbiamo detto alla sua formazione e alle sue esperienze lavorative, tanto da attingere per la realizzazione del lavoro, alla sua storia, al mondo dal quale proviene; è qui che sta la differenza tra chi “si diletta con il pennello”, sfruttando il tempo libero a disposizione e chi invece come Fidia vive con e per l’arte.Fidia ad un certo punto della sua esistenza “molla tutto”, un lavoro sicuro e gratificante, perché avverte l’esigenza fisica e mentale di intraprendere la strada della libera creatività, dell’esplorazione, che ti porta ad essere un in-viato nel mondo dell’idee.Le opere realizzate avvalendosi delle cartine geografiche non sono le uniche con una forte connotazione e rimando alla scuola e quindi all’ipotetica educazione; altro anomalo suppor-to del quale Fidia si avvale, sono i banchi di scuola. L’artista ricicla vecchi banchi, recuperati nelle scuole, sui quali sono evidenti i segni del tempo, l’usura, ma anche le scritte che raccon-tano le storie e le emozioni vissute dai ragazzi

durante le ore di lezione. Una volta ripristinati, i banchi divengono la base sulla quale inter-venire e con i quali interagire utilizzando per esempio i protagonisti delle favole di Walt Di-sney. Pino-occhio diviene il candidato politico in cui riversare la nostra fiducia, Biancaneve assume le sembianze di una bambola gonfiabile, mentre i Tre Porcellini suonano e brindano con pinte di petrolio.Tre banchi diventano anche i supporti sui quali vengono montati alcuni light box, con impressa su ognuno una singola parola: Amore, Felicità e Libertà, un modo per dare stimolo ed impulso positivo e per sottolineare ciò di cui ci sarebbe attualmente grande necessità.Dopo le cartine geografiche e i banchi non potevano mancare le lavagne, sulle quali Fidia è intervenuto riportando alcuni dei brand e dei loghi delle multinazionali o quelli delle case di moda più note. Un vero Analfabeto che com-prende tutte le ventuno lettere, sottolineando il degrado culturale ed identitario, che molto spes-so tali potenze commerciali creano alla società e di conseguenza al singolo.L’impegno sociale di Fidia non si può riassu-mere e certamente non si esaurisce solo in que-ste opere, esso mira a cancellare i confini del limite imposto o dato come unico ed univoco, smania per oltrepassare il reale pur partendo proprio dalla realtà, dai fatti della vita. Fidia Falaschetti progetta un universo sensibile, un proprio ed intimo spazio, che poi divine cosmo, luogo dove tutti troviamo corrispondenza, per-ché egli esibisce un’interrogazione sulla struttu-ra, la finalità e le cognizioni che ognuno di noi ha sia del mondo che con il mondo, consenten-doci di metterle in discussione o quantomeno esortarci al dubbio.

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 135x100 - 2012

La Divina Tragedia

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2012

Kamikazzi

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1950

cm 122x92 - 2012

R-Ex Publica

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 130x100 - 2012

YesSir

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2011

Freaky Mouse

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 135x100 - 2012

Suber Eroi

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2012

La Nina, la Pintae quella santa di Maria

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 130x100 - 2012

Buddha-nate

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2012

Nestland

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2012

Apoca-Lips

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 135x100 - 2012

Laurea Horroris Causa

28 .

ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 135x100 - 2011

MadonnaMia!

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2012

NoClear Sirenetta

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ACRILICO, CATRAME, SU CARTINA SCOLASTICA 1970

cm 125x100 - 2012

Sporcobello

34 .

ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1990

cm 125x100 - 2012

Finding Meno ... sushi

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ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1980

cm 130x105 - 2012

La Escort-a

38 .

ACRILICO SU CARTINA SCOLASTICA 1990

cm 135x95 - 2012

Ra-pace nel mondo

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BANCO DI SCUOLA SAGOMATO, NEON, PLEXIGLASS VERNICIATO, ALLUMINIO

cm 118x87 - 2012

Parolone 001 (Amore)

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BANCO DI SCUOLA SAGOMATO, NEON, PLEXIGLASS VERNICIATO, ALLUMINIO

cm 118x87 - 2012

Parolone 002 (Felicità)

44 .

BANCO DI SCUOLA SAGOMATO, NEON, PLEXIGLASS VERNICIATO, ALLUMINIO

cm 118x87 - 2012

Parolone 003 (Libertà)

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LEGNO, VELLUTO, SPRAY, COSTITUZIONE ITALIANA IN BRAILLE

cm 82x68 - 2012

Repubblica Cieca

48 .

LAVAGNA SCOLASTICA 1960 IN ARDESIA, GESSO

cm 110x90 - 2012

Analfabeto #1

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LAVAGNA SCOLASTICA 1970 IN LEGNO, GESSO

cm 120X90 - 2012

Analfabeto #2(Fashion victims)

52 .

RESINA VERNICIATA, METALLO

cm 12x12x16 - 2012

Apple . . . care(Fluo edition)

54 .

LEGNO INTAGLIATO, COTONE, ACRILICO

cm 118x105 - 2011

Eravamo Stati Uniti

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ACRILICO, SMALTO, BANCHI DI SCUOLA SAGOMATI, PLASTICA

trittico - cm 150x115 - 2011

Fardelli d’Italia

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ACRILICO SU BANCHI DI SCUOLA SAGOMATI

cm 125x100 - 2009

Trittico del Gi-otto

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POSTER ELETTORALI, BANCO DI SCUOLA, ACRILICO

cm 130X45 - 2010

Vota Pino Occhio

62 .

ACRILICO SU BANCO DI SCUOLA SAGOMATO

cm 118x45 - 2010

Beat Bad Wolf

64 .

ACRILICO SU BANCO DI SCUOLA SAGOMATO

cm 113x45 - 2010

Three Glitter Pigs

66 .

ACRILICO SU BANCO DI SCUOLA

cm 130X45 - 2010

Lobo Tomy

68 .

ACRILICO SU TAGLIERI IN LEGNO

3 PZ cm 20X20 - 2010

Amore Universale(Libido - Mente - Cuore)

70 .

fidia falaschetti

progetto e realizzazioneAntonella e Daniele Colossi

con la collaborazione di

UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO

www.fidiafalaschetti.com

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Stampa Colorart (Bs) - finito di stampare nel mese di maggio duemiladodici

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Mio padre, mia madre, Claudia De Rossi, Marco “50 lire” Macellari, Andrea Sensini, Laura Spaletra, Piero 1/2botta, Francesco Filomeni, Beverly Luckings, Ricky e Jesse Antolini, Lapo Petrelli, Federico Mariani, Laura Giulietti, Giada Rosetti, Fabio e la Scuola Media Porto

Recanati, Scuola Media E. Mestica di Civitanova Marche ...

e tutti quelli che nonostante tutto, riescono ancora ad emozionarsi.

TESTI CRITICI DI Alberto Mattia Martini

PROGETTO GRAFICO FOTOAlex Lachaperd