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Quei maledetti comunisti che fanno crederci che Berlusconi abbia colpe. Sulle donne poi, la Savino è stata chiara. “Berlusconi le ha sdoganate”. E ci ha convinti. Perché lui è stato promotore di leggi sullo stalking, ma ne è stato vittima, tempestato com’era di chiamate di assetate di sesso (si pensi alla D’addario quando dice “lui (Berlusconi)ha detto che vuole farmi leccare da una sua amica”. Pronta la risposta di lui:“Io volevo solo farla intervistare dal Tg1!”). Lui, che ha inasprito le pene per violenza sessuale ma che l’ha dovuta subire da ben otto donne in una sola sera che stavano lì dietro la porta senza lasciargli via di scampo (dall’audio “Silvio aprici, siamo tue!”. E lui che esorcizzava “Cala la borsa, panico a Wall Street”). Lui, che ha portato le donne in parlamento perché statti a vedere Rosy Bindi ogni mattina! Lui, attaccato sul piano giudiziario: prima la P2 (lui credeva fosse la Play Station), e poi i rapporti con la mafi a (stava solo giocando a Lupi e contadini, quando Mangano resistette di più fi no a vincere, e questo indusse Dell’Utri ad affermare “è un eroe!”), e poi la corruzione di Mills (da cui la celebre campagna del O

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Pdl “Mi sono appena prescritto, prescriviti anche tu!”), e poi il caso Ruby Rubacuori che già dal nome sembra essere una donna matura. Insomma, voi ci credete? Berlusconi è quello che pensate voi? Che sia colpa della stampa eversiva? (di cui Il Galiota faceva parte, ma fonti vicine a corso Umberto - nonché giovani avventori del pub di fronte non sotto effetto di Paulaner - hanno già giurato di aver visto i redattori battere il mea culpa in ginocchio sotto il busto di Ghedini. Pronta la reazione di Achille Caradonna, che è tornato alle riunioni di redazione sicuro di poter attuare il punto del suo programma politico “Le racchie possono uscire solo ad una certa ora della notte”. La direttrice è stata costretta a mandare mail redazionali chiamando tutti “amò”, mentre suo fi glio ormai grande ha indossato per l’ultima volta un pannolino con su scritto “senza sono anche meglio”). Noi ci siamo convertiti. Ora tocca a voi.

p.s.: sul prossimo numero l’intervista esclusiva ad Amanda Knox.

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Elvira Savino ci ha convinti. Dopo averla intervistata ci siamo persuasi della sua completa estraneità allo scandalo Tarantini e delle sue spiccate competenze politiche, unica ragione del suo approdo alla Camera. Grazie a lei abbiamo capito che il comunismo è il Male Assoluto e che Berlusconi è proprio una gran brava persona. Santo subito!

Mea culpa

Teresa Serripierro

mensile comunista, ma solo per fare un favore a un amico

Il Galiota ricerca agenti pubblicitari, anche alla prima esperienza,purché seriamente motivati. Per informazioni scrivi a [email protected] o contattaci su facebook

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2 cett cett...

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Auto a 20 chilometri orari. Casalnuovo scrive a Sindaco e Procura.Il comitato presieduto da Rocco De Benedictis chiede di abbassare i limiti di velocità affinché i cittadini possano riappropriarsi della strada. E lamenta lo stato di incuria in cui versa il proprio quartiere

Abbiamo incontrato Rocco De Benedictis, presidente del Comitato Civico “Casaln-uovo, un quartiere da vivere”, che ha re-centemente scritto al Sindaco e alla Pro-cura di Bari per chiedere l’introduzione di interventi che inducano gli automobilisti a ridurre la velocità.Come è nato il comitato?Per un forte disagio. Il non poter vivere il centro storico come luogo d’incontro, di scambio di esperienze, di rispetto recipro-co. È stato difficile proporsi in un territorio che per molti anni è stato abbandonato a se stesso. Gli abitanti sono scoraggiati dalle tante promesse non mantenute da parte de-gli amministratori. Aggiungerei la situazione degli ultimi anni di completo abbandono del quartiere. Molti abitanti lamentano un tratta-mento da serie B rispetto alla parte “alta” del borgo antico.Quali sono le questioni contingenti?Gli spiacevoli episodi verificatesi in via Ac-quaviva, dove diverse volte i mezzi di soc-corso, ambulanze e vigili del fuoco, hanno faticato a raggiungere il luogo d’intervento; la pavimentazione delle strade ridotta a un colabrodo; la situazione igienica e sanitaria ai limiti della umana sopportazione; la man-canza di controllo da parte delle forze di Pubblica Sicurezza nel quartiere; i parcheg-gi selvaggi e personalizzati; lo stato di peri-colosità dell’attraversamento pedonale e dell’uso della bicicletta nelle strade interne e perimetrali il quartiere.Quali gli obiettivi? L’incidente verificatosi qualche giorno fa in via Matteotti ai danni di un ciclista, è,

purtroppo, l’ennesimo episodio di violazione del codice della strada: l’alta velocità. Bi-sognerebbe introdurre un limite di velocità di 20-30 chilometri orari almeno su tutta la fas-cia perimetrale del centro storico e le strade congiungenti le scuole. A Conversano man-ca un piano generale della mobilità sosteni-bile ed è impensabile risolvere il problema del centro storico senza considerare l’intera area cittadina.Come procede il dialogo con le istituzioni? Chi sono i vostri interlocutori principali? Vi sentite ascoltati? In un primo momento abbiamo proposto agli amministratori argomentazioni e possibili soluzioni, vedi la ZTL. Purtroppo alla secon-da assemblea si è tornati al punto di parten-za, un dietrofront del vice Sindaco motivato dall’esigenza di pianificare con più attenzi-one il lavoro. Abbiamo proseguito con i nos-tri incontri e abbiamo redatto un documento consegnato in Consiglio Comunale. Non ricevendo alcuna risposta, abbiamo chiesto al Sindaco di indire un’assemblea pubblica, invitandolo a rispondere personalmente ai nostri quesiti. Aspettiamo che il Sindaco in-tervenga con decisione sulle problematiche cittadine.Quanti sono gli abitanti di questo quar-tiere che partecipano alla vita e agli obiet-tivi del comitato?Alle assemblee c’è partecipazione consape-vole ed attiva. La sala Consiliare si riempie di abitanti del Casalnuovo, ma secondo me il punto di forza resta “la strada”: il dialogo lento e faticoso con gli abitanti, riuscire a co-involgere gli anziani e i bambini. Casalnuovo

di Conversano è legato alle vicende delle persone che ci abitano, al loro vissuto, alle loro storie. Per valorizzare la memoria storica e l’identità culturale del quartiere, abbiamo pensato di avviare un progetto: “Memorie del Casalnuovo, cultura e territorio”. Un ar-chivio, che testimoni la storia del territorio attraverso testimonianze scritte e fotogra-fiche. Chi vorrà potrà partecipare inserendo il materiale sulla nostra pagina di facebook: Casalnuovo di Conversano.Metodo di partecipazione degli abitanti: avete un sistema decisionale ‘collauda-to’? Come avviene la scelta degli obiettivi da perseguire? La progettazione partecipata è, a mio av-viso, la strada da seguire. Gli abitanti vivono a stretto contatto e il profondo legame con il contesto locale favorisce il dialogo. Con-sentire agli abitanti del quartiere di pren-dersi cura del proprio territorio attraverso un percorso partecipativo con regole con-divise. Creare “spazi aperti” dove gli abitanti possano confrontarsi, conoscersi, trovare punti di accordo e possibili soluzioni. La comunicazione è fondamentale in questo processo.

Giovanna T. Lanzilotta

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Telecamere e più controllivicino al Rampavilla

San Benedetto, progetti al (in) secondo piano

Basterebbero pochi interventi, non ultima una migliore illuminazione, per far fronte alle lamentele dei residenti

È in arrivo, dice Sibilia, lo studio condotto dal Politecnico per la ristrutturazione dell’ex asilo. L’idea è quella di realizzare un polo archivistico-bibliotecario con sala conferenze. Ma i soldi, per ora, non ci sono

Qualche settimana fa, nella sala consiliare del Comune, un’assemblea pubblica del Comitato “Casalnuovo, un quartiere da viv-ere”, riportava all’ordine del giorno il punto “Rampavilla: inquinamento acustico, igiene e sicurezza”. Rampavilla, noto locale del “Vicciarolo”, ha rappresentato un centro di movimento e ag-gregazione, un brulicare affollato e color-ato di un angolo di centro storico altrimenti spopolato. L’imputato principale, oltre all’inquinamento acustico, risolvibile con il rispetto dell’orario delle 12 di sera per il termine dei concerti e con l’osservanza dei limiti di volume per la musica oltre questo stesso orario, è soprat-tutto il movimento che si crea in Vico San Gaetano, nella parte retrostante il locale. Qui, si dice, è possibile che si consumino droghe e gli avventori si liberano dell’eccesso di alcool. A onor del vero, l’occupazione di questa strada è indipendente dall’esistenza di Rampavilla, ed è possibile trovarci gente in serate di chiusura. Una soluzione, comunque, ha trovato tutti d’accordo: illuminare quella strada e istal-larci magari una telecamera, laddove il buio e la mancanza di controllo possano creare o favorire il disagio e l’illecito. Altre soluzioni Rampavilla le ha cercate da

sé: ha adottato la buona pratica di non som-ministrare alcool in vetro e si è impegnato per indirizzare i propri clienti al rispetto dei luoghi, mettendo il suo unico bagno a dispo-sizione anche dei non clienti, aumentando il numero dei bidoni della spazzatura con sim-patici cartelli che invitano ad usarli e provve-dendo quanto più possibile a pulire l’intera scalinata del “Vicciarolo”.L’assemblea ha chiarito le competenze e le responsabilità. L’assenza di un adeguato sistema di nettezza urbana che ripulisca adeguatamente i luoghi, l’inadeguatezza dei bidoni comunali della zona che insieme devono coprire le esigenze dei due locali nei dintorni e dell’intero abitato, sono da

attribuire al sistema stesso di raccolta dei rifiuti, inadeguato perché troppo vecchio. In-fatti, assicura il Sindaco, il piano in partenza dal 2012 è calibrato sulle esigenze di una comunità accresciuta. Ancora, è venuta fuori la necessità e insieme l’impossibilità di un controllo della zona da parte delle forze dell’ordine, sia per i parcheggi selvaggi, sia per eventuali illeciti. E questo ancora una volta è legato alla difficoltà reale di gestire la sicurezza, per il numero insufficiente di vigili e carabinieri e per gli orari stessi di lavoro.Rampavilla vaso di pandora, ha tirato fuori tutti i limiti del malgoverno o piuttosto tutte le difficoltà dell’amministrare e dell’offrire adeguate risposte alle delicate e opposte esigenze dei cittadini. Il diritto al riposo e il diritto alla vita, il diritto al lavoro e il diritto allo svago, la voglia di abitare un quartiere tranquillo e la sicurezza di trovare sempre qualcuno in giro per non ritirarsi nel silen-zio dei propri passi, sono tutti diritti e aspi-razioni rispettabili. La civiltà e il rispetto che ci vengano insegnati a casa o meno, sono frutto di un esercizio consapevole che si può incentivare ma non imporre.

Serena Montanaro

Nell’estate appena trascorsa il Monastero di San Benedetto è tornato alla luce. Questa, per me che ho vissuto parte dell’infanzia al suo interno, è una bella notizia.Trovare della gente che va a seguire dibat-titi, documentari o segue la proiezione di cortometraggi e film è fantastico, come lo è passeggiare per il museo.Finalmente possiamo tornare a vivere questo posto magico e colmo di storia.Tuttavia c’è qualcosa che non torna, i miei ricordi di bambino mi dicono che correvo su per le scale, ai tempi dell’asilo, che c’erano tante stanze e lunghi corridoi pieni di scivoli e giostrine e che con i miei amichetti ci af-facciavamo a quei grandi finestroni per lan-ciare le pietre ai piccioni appollaiati sui cor-nicioni.Oggi in quei lunghi corridoi è calato il silenzio ed il buio. Da anni sono chiusi, ed essendo chiusi da anni hanno acquistato un fascino, diciamo, decadente. Che dico decadente, da rovine. Alla vista delle rovine (dell’Italia) Leopardi si entusiasmava e scriveva “come cadesti o quando da tanta altezza in così basso loco?”. Mi sono posto la stessa domanda. Così ho chiesto spiegazioni di questo ab-

bandono all’assessore alle politiche culturali Pasquale Sibilia. Mi ha detto che il secondo piano del monastero di San Benedetto è in stato di totale abbandono da quando non ci sono più le suore (all’incirca 6 o 7 anni), ma che, udite e udite, c’è un progetto!!! Ebbene sì, l’anno scorso si è stipulato un accordo col Politecnico di Bari il quale ha inviato una squadra di ingegneri ed architetti con il compito di studiare la struttura ed individu-are cosa e come bisogna restaurare. Quan-do sarà pronta la documentazione (si dice a breve) si procederà per la ricerca dei fondi necessari per la costruzione di un moderno polo archivistico-bibliotecario al secondo piano, dotato di sala conferenze dove sarà possibile ospitare autori, presentare opere e consultare migliaia e migliaia di volumi.Di conseguenza chiedo, esiste una data? No, la risposta è no, perché sappiamo benis-simo che per queste cose serve tempo, molto tempo. Trovare soldi (tanti) è difficile, soprattutto di questi tempi in cui le vacche sono magre. E poi c’è di mezzo la burocra-zia: gare d’appalti, permessi, sub-appalti, documenti, sovrintendenze e chi più ne ha più ne metta.Insomma, oggi possiamo godere di un mu-

seo e di qualche festival, ma non possiamo correre felici come da bambini lungo i cor-ridoi e affacciarci ai finestroni. Spero di poterlo fare un giorno. Un giorno in cui la mia infanzia non sarà troppo lontana.

Antonio Bolognino

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4 elvira guevara

Elvira non ci evira.Questa volta la Savino rispondeDal suo esordio comunista “per fare un favore a un caro amico”, ai rapporti con “il Tarantini”, passando per l’incontro rivoluzionario col Cavaliere che l’ha fatta approdare alla Camera dei deputati: l’onorevole conversanese in esclusiva mondiale per il Galiota

Come ha conosciuto Berlusconi? Quando è iniziata la sua passione politica e, in par-ticolare, per un determinato partito, con-siderando che la sua prima esperienza è stata in Rifondazione Comunista a Con-versano?Non ho avuto alcuna esperienza in Rifondazi-one, a 18 anni siamo stati tutti idealmente comunisti, forse per sentirsi parte di un qualcosa di più grande in cui illusoriamente regnava il bene e la fratellanza oppure, sem-plicemente, per partecipare attivamente ad assemblee scolastiche e manifestazi-oni. Non ho mai fatto campagna elettorale. Presto però si comprende che la sinistra è illiberale e conservatrice e che il comunismo rappresenta storicamente il regime totalitario più oscurantista. Il vero male assoluto. Sono stata inserita nelle liste di Rifondazione Co-munista solo per fare un favore ad un caro amico, senza dare alcun valore alla mia can-didatura. Trovo desolante che tale vicenda venga riproposta strumentalmente attribuen-dole un qualche valore. Ho conosciuto il Ber-lusconi nel 2005 organizzando una serie di convegni di Liberal. La collaborazione è poi proseguita con l’Onorevole Bonaiuti. Già da anni simpatizzavo per il centrodestra. Forza Italia rappresentava per me un partito rivoluz-ionario, e rivoluzionarie erano le istanze che proponeva: libertà, bipolarismo, premierato. Berlusconi, in particolare, incarnava i desid-eri di cambiamento, concretezza e capacità di riformare il paese. Rappresentava l’unico leader capace di riunire le forze più moder-ate per governare il paese in maniera nuova, in una maniera estranea al vecchio sistema politico ingessato e concluso storicamente.Giorni fa, al programma La Zanzara, lei ha detto che le intercettazioni che vedono coinvolto principalmente il Premier non rispecchiano la realtà. Com’è possibile che un’intercettazione non sia vera? Qual è la realtà?

Non ho mai detto quel che lei riporta. Ho detto, ed è cosa ben diversa, a proposito di alcune intercettazioni che mi riguarda-vano, di averne lette molte versioni differenti. Purtroppo, l’uso che i giornalisti fanno delle intercettazioni, pur di avvalorare la propria tesi preconcetta, trascrivendone solo par-zialmente il testo, o tralasciando di riportare interi periodi travisandone il senso, è diven-tato di uso così comune da apparire lecito ed eticamente corretto. Il fiume di intercet-tazioni finite sui giornali, relative all’inchiesta di Bari, sono state pubblicate solo per get-tar discredito sul Presidente Berlusconi, che, lo voglio sottolineare, non è indagato. Quelle intercettazioni sono tutte illegali e, comunque, non pubblicabili già per quanto previsto dall’attuale codice. Sono utili solo al fine di creare un gigantesco processo me-diatico con condanne già decise, prima che il vero processo sia avvenuto o se mai av-verrà. Sfido chiunque a trovare un GUP che possa non essere influenzato dalla pres-sione delle campagne mediatiche e che possa serenamente archiviare quando una condanna è stata già emessa sui giornali. O ancora, è normale che alcune indagini rim-balzino tra procure incompetenti come palle da ping-pong e, alla fine, non si sappia più quale è il reato? È normale che siano state fatte 100.000 intercettazioni per una sola in-dagine? Tante quante se ne fanno negli Stati Uniti in un anno? Risulta evidente, anche agli occhi di chi non è di centrodestra, che sia-mo di fronte ad un uso politico della giustizia in cui frange politicizzate della magistratura pongono in essere atti e comportamenti il-leciti. Siamo di fronte ad una operazione a tenaglia per screditare e far cadere il Presi-dente, dimenticando che il vero danno si fa al Paese.

Nelle carte dell’informativa Tarantini, si legge che durante un interrogatorio Giam-

pi ha detto: “Vanessa Di Meglio è una mia carissima amica(...) la invitavo a delle feste anche offrendole cocaina. (…) non è una professionista del sesso ma all’occorrenza non disdegna di essere retribuita per prestazioni sessuali”. Premettendo che fu Tarantini a presentare la Di Meglio al Premier si può dire che, in poche righe, Tarantini dimostra di aver favorito un giro di prostituzione e aver fornito droghe. Conosceva queste sue abitudini? Non so chi sia la signora Di Meglio, di certo non è indagata ed è gravissimo che il suo nome venga pubblicato. Il Tarantini l’ho conosciuto quando era considerato un in-traprendente imprenditore vicino alla sinis-tra. L’informativa che lei cita descrive invece molto bene quello che i magistrati hanno definito il sistema Tarantini, ossia un sistema di corruzione, fatto di regali e utilità di vario genere per ottenere un trattamento privile-giato, accedere alle stanze del potere, fare affari, accumulare ricchezza. In realtà al centro di questa inchiesta più che il Premier, sul quale, però, come sempre si concentra l’attenzione, vi sono i favori che hanno per-messo a Tarantini di far crescere il fatturato delle sue aziende che sarebbero state av-vantaggiate nella corsa per l´aggiudicazione di appalti nella sanità pugliese. Come è noto la sanità pugliese è da circa dieci anni ap-pannaggio assoluto del centrosinistra. Riten-go, quindi,che questa domanda dovrebbe essere più opportunamente rivolta a ai vari Frisullo, De Santis (Roberto, imprenditore ritenuto uomo di fiducia di Massimo D’Alema, ndr) e molti altri che in questi ultimi dieci anni hanno condiviso con Tarantini affari, scambi di favori, mondanità e campagne elettorali.

La presenza di figure femminili con poca esperienza in politica, nei fatti tutte coin-volte nello scandalo-Berlusconi, ha scor-aggiato e fatto arrabbiare la maggior parte

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5viva il premierato

delle donne in Italia, che hanno risposto con tante manifestazioni, tra cui quella del 13 febbraio. Cosa sente di dire alle donne che oggi vogliono fare carriera politica? Le contesto subito la prima affermazione, “nei fatti” c’è solo una donna che fa politica, coinvolta in una vicenda scandalistica con il Premier ed è ancora tutto da dimostrare. Il Presidente Berlusconi ha sdoganato le don-ne, permettendo loro di arrivare a ricoprire dei ruoli importanti che fino a pochi anni fa erano ricoperti unicamente, tranne rarissime eccezioni, da uomini. Il centrosinistra è arriv-ato dopo, è stato costretto a candidare gio-vani donne per non rimanere indietro, e del-la poca esperienza di queste stranamente nessuno si occupa. La manifestazione del 13 febbraio ha strumentalizzato le donne a fini politici e questa strumentalizzazione, in-sieme alle molte affermazioni tanto perento-rie quanto palesemente false, forniscono un pessimo servizio sia alla buona informazi-one, sia alle donne e alla loro crescita cul-turale e professionale. L’unico motore che ha fatto scendere in piazza quelle donne non è stato l’amore per le donne ma l’odio nei confronti di un uomo, Berlusconi. Come può la dignità della donna essere difesa da chi automaticamente la calpesta, classificando come escort qualsiasi donna metta piede in casa del Premier? Quel che ha fatto questo Governo per le donne non era mai stato fatto prima, basti pensare alla legge sullo stalking, all’inasprimento delle pene per violenza ses-suale, all’obbligo di presenza delle donne nei cda delle società quotate. Occorre, comu-nque, richiamare la circostanza che, attorno a qualunque forma di potere, non solo po-litico, storicamente sono sempre state pre-senti “i cortigiani”. Certamente questo non può essere ascritto al Governo a Berlusconi. Dobbiamo uscire dall’ipocrisia, certamente in politica, ma non solo, è necessario avere qualcuno che ti dia una chance, ma dopo sta a te dimostrare di essere valido. Il nos-tro partito ha contato molto sulla leadership del Presidente il quale, grazie al suo intuito ed al di fuori delle parrocchie politiche, ha scelto persone valide e competenti, permet-tendo a tanti giovani di scendere in politica. Ora faremo un ulteriore passo in avanti con-frontandoci con un sistema ancora più dem-ocratico come le primarie.

Dopo lo scandalo “bunga bunga” e con una stampa estera che ogni giorno deride l’Italia, Berlusconi è degno di rappresen-tare l’intera nazione?Ciò che ritengo indegno è quello che è av-venuto dopo il 14 dicembre, fallito il tentativo di far cadere il Governo Berlusconi con una squallida operazione di palazzo, l’attacco

mediatico-giudiziario è diventato inarresta-bile. Questa misera campagna di stampa, di chiara matrice politica, ha sì minato le istituzioni all’estero e di questo bisognere-bbe chieder conto all’opposizione che, in evidente stato di astinenza dal potere, ha consentito che si producesse un’immagine del Paese così deprimente e ingiusta agli occhi del mondo. Occorre, invece, valutare il Presidente per quello che concretamente ha fatto nel mezzo di questa crisi mondiale, che non è poco. Questo governo si è as-sunto la responsabilità di scelte impopolari nella direzione della lettera inviata dalla BCE che il centrosinistra, con le proprie divisioni, ha già dichiarato di voler rispedire al mit-tente qualora dovesse tornare al Governo. Il danno vero lo fa chi tenta di trasformare la vita privata di Berlusconi in un reato con-tinuo e plurimo senza tenere in alcun conto il bene del Paese. La strumentalità e la mala fede dell’attacco a Berlusconi risulta evi-dente a tutti. Perché, ad esempio, nel caso dello scandalo della Milano/Serravalle, per quanto si cerchi, non è possibile trovare in-tercettazioni tra Bersani e il suo capo seg-reteria Filippo Penati? Ci si accanisce sulla vita privata di Berlusconi ipotizzando reati improbabili perché è fallito ogni tentativo di abbatterlo politicamente. Ma quando ci sono accuse vere, quando magistrati parla-no di gravissimi reati, di corruzione, di soldi sottratti ai cittadini, con richieste di arresto, perché non si urla allo scandalo e le inter-cettazioni non escono? Non trova questo ridicolo se non indegno? Un governo è legit-timato a governare fino a quando ottiene la fiducia in Parlamento, questo dice la Costi-

tuzione e vorrei ricordarlo a chi si atteggia a sacro custode della stessa.

Negli ultimi tempi abbiamo notato il suo interesse crescente (dimostrato con la sua presenza fissa in città nel fine set-timana) verso le dinamiche politiche di Conversano. Le piacerebbe fare politica qui? Vorrebbe diventare Sindaco?Per un anno sono stata assente da Conver-sano perché ero a Genova per curare mio figlio. Da quando, fortunatamente, sta meg-lio, ho semplicemente ripreso il mio lavoro. Faccio politica a Conversano perché è la mia città e perché credo che abbia bisogno di una politica nuova, che abbia una visione. Che risponda concretamente ai bisogni del territorio. Credo si debba allargare il fronte dei moderati affinché la città continui ad es-sere governata dal centrodestra. Ho un’idea alta della politica che sia lontana dagli in-teressi di parte e profondamente consape-vole di ciò che è bene comune. Proprio per questo metterò a disposizione di chiunque governi tutte le idee e le iniziative che pos-sono essere messe in campo affinché il benessere della nostra città possa essere realizzato con fatti concreti. Il candidato sin-daco del centrodestra a Conversano sarà chi vincerà le primarie.

Teresa Serripierro

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cozze tarantine

In senso dantesco, si può ben dire che “ga-leotta fu Elvira”. Perché è proprio grazie a lei che l’imprenditore Gianpaolo Tarantini ha conosciuto Silvio Berlusconi. Questo emer-ge dalle trecento pagine dell’informativa della Guardia di Finanza di Bari secondo la quale Gianpy conobbe il Premier durante il matrimonio della deputata conversanese, nell’autunno del 2008. In quella circostanza Tarantini “era riuscito con un abile strata-gemma a lasciare il proprio numero di telefo-no al Presidente”. Obiettivo: organizzare una cena a Palazzo Grazioli, con tanto di escort al seguito, per ingraziarsi Berlusconi con lo scopo di fare affari e carriera. Ma il ruolo della Savino, sempre secondo le forze dell’ordine baresi, non si sarebbe esaurito qui. Pochi giorni dopo il matrimonio, Tarantini si sarebbe attivato per organizzare una cena, pur non avendo ottenuto conferma diretta dell’appuntamento da Berlusconi. Siamo al 20 settembre 2008. Tarantini, se-condo le ricostruzioni, ha l’obiettivo di con-durre la showgirl Carolina Marconi (ex Gran-de Fratello) a Palazzo Grazioli. Per questo contatta Elvira Savino, “dettandole il numero di telefono in suo possesso” e chiedendo di “telefonare all’attrice showgirl per farsi con-tattare”. Poco dopo, la deputata invia un sms a Gianpy: “tutto ok! Se vuoi è sola chiamala pure tu. Baci”. Passa qualche ora e la Savino chiede novità a Tarantini che le risponde per sms “sì, tutto ok…ha detto che viene”. Nei giorni successivi, poi, le corrispondenze tra i due dimostrano come la Savino chiedesse spesso novità su come procedesse l’orga-nizzazione della cena. Ma non finisce qui. Le aspirazioni iniziali di Gianpaolo Tarantini erano di natura politica. Voleva ottenere la candidatura al Parlamen-to Europeo, per le elezioni che si sarebbero tenute a giugno 2009. Per questo, chiede l’intercessione di Elvira Savino, che si mostra da subito disponibile. Lo conferma un’inter-cettazione telefonica, che pubblichiamo in questa pagina.Chiunque ricorderà che poi Tarantini non

Tarantini e la Savino intercettati“Amò, mi devi sponsorizzare”. “Con tutto il cuore”Pubblicate le telefonate tra Tarantini e la deputata conversanese, che secondo la finanza avrebbe aiutato l’imprenditore nel reclutamento di ragazze per il Premier. Intanto l’onorevole si difende dall’accusa di “intestazione fittizia di beni”

Al Parlamento Europeo?Ci mancherebbe, amore!Gianpaolo: “Amò io mi voglio candidare al Parlamento Europeo”.Elvira: “Eh! Questo lo devi chiedere a lui”.G: “E no! Ma tu mi devi sponsorizzare però”.E: “Ma come no, ma ci mancherebbe amore”.G: “Ma praticamente, mi devi sponsorizzare tu e Raffaele”.E: “Eh con Raffaele possiamo parlare. Raffaele viene al matrimonio, ho tutto il tempo quindi”.G: “Vabbuò, Elvira io mi voglio candidare al Parlamento eh?”.E: “No no, ma ne parliamo ma…”.G: “Tu devi parlare, poi parliamo io e te da soli”.E: “Va bene va bene…no ma Gianpaolo con tutto il cuore guarda”.G: “Eh, però tu devi parlare, cioè siccome lui ascolta te in pieno”.E: “Sì, finora mi ha ascoltato ahahah”.

Meno di un’ora dopo, Tarantini e la Savino hanno una nuova conversazione. L’imprenditore insiste e la deputata continua a rassicurarlo. Gianpy chiude il dialogo dicendo “tu sai come prenderlo ah ah”.

ottenne alcuna candidatura alle elezioni del 2009. Secondo la Polizia Tributaria di Bari, infatti, aveva pochi giorni dopo cam-biato obiettivo. Abbandonata l’aspirazione politica, intendeva entrare nel “circuito dei lavori per le grandi opere pubbliche”. E a tal proposito, lo stesso Berlusconi lo mise in contatto direttamente con Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile. Insomma, il quadro è chiaro. Elvira Savino sapeva quantomeno degli obiettivi iniziali di Tarantini, e conosceva i metodi con i quali l’imprenditore barese li perseguiva. Proprio la richiesta di questi chiarimenti era ad og-getto delle “dieci domande” che il Galiota pose esattamente due anni fa, nei giorni in cui dalle carte della procura barese venne fuori l’intreccio con l’attrice Sabina Began, Tarantini e il Premier, all’onorevole conver-sanese. Ottenendo un rifiuto netto a conce-dere l’intervista perché, secondo la Savino, più che di domande, si trattava di “teoremi”. Tuttavia in questa storia la concittadina, pur essendo spesso menzionata nei brogliacci, non risulta indagata. Lo stesso non si può dire circa il suo coinvol-gimento in un’indagine per riciclaggio sulla mafia barese, nella quale la Savino risulta in-dagata, come lei stessa ha comunicato sul suo sito ufficiale, per “intestazione fittizia di beni”. Secondo la pm Elisabetta Pugliese, l’onorevole sarebbe stata intestataria di un conto fittizio utilizzato in realtà da Michele Labellarte, oggi scomparso, ritenuto dall’ac-cusa una sorta di cassiere del clan Parisi. Tra gli episodi emersi (tutti da dimostrare), l’intercessione con i ministeri di Istruzione e Sviluppo Economico per il progetto della

malavita locale di costruire un campus uni-versitario a Valenzano. Tutte circostanze alle quali l’onorevole ha sempre e comunque di-chiarato l’estraneità o quantomeno la buona fede, sostenendo di non essere mai stata a conoscenza dei rapporti tra Labellarte e la mafia locale. Che però gettano grosse om-bre da chiarire in fretta su Elvira Savino, la nostra concittadina che è divenuta deputata tre anni fa, tra lo stupore di tutti. E che non ha mai fatto parlare di sé, se non nelle di-verse volte in cui è finita tra le carte della Procura della Repubblica.

Roberto Rotunno

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7autocelebrativazionismo

Perodico mensile:

Anno V Numero VIIIRegistrazione

al Tribunale di Bari:

n. 28 del 18/ 07/ 07Direttore Responsabile:

Adriana MarchitelliProgetto grafico ed impaginazione:

Giovanna Teresa LanzilottaEditore:

Ass. Cult. “U’iose”Coordinamento Editoriale:

Teresa Serripierro, Roberto Rotunno, Mario Giannini

Stampa:

Grafica LieggiRedazione:

Corso Umberto, 13; Conversano (BA)Chiuso in redazione il:

17 / 10 / 2011

Sempre più lettori ci fermano per strada per chiederci chi siamo e a chi appartenia-mo. Altri, perché non fondiamo un partito o una lista civica per dare una bella spal-lata ai signorotti del potere locale, così da mandarli finalmente a spietrare sulla Mur-gia. E, altri ancora, ci dicono, favoleggian-do forse un po’, che il Galiota è proprio un bel giornale...Fra tutti questi amici-lettori, non ce n’è uno, di numero, che non ci abbia chiesto che cavolo voglia significare il termine ga-liota e, soprattutto, da dove mai derivi una parola tanto carina quanto aliena.A furor di popolo, ci vediamo costretti a concedere loro almeno un accenno di spiegazione lessicale.Eccola.Il termine galiota deve la sua nobiltà di formazione alla sua stessa collocazione dantesca che suonava, si badi bene, però, come galeoto.Ora, cos’è e chi è il galeoto?

Dante lo usa nel suo significato di nocchie-ro, pilota o vogatore: galeoto, ossia colui che era condannato a vogare sulle galee o su navi da guerra a remi, e la cui reputazio-ne valeva quanto il blasone di uno schiavo o di un furfante.C’è poi anche la galeota, una piccola ga-lea sottile e veloce, a remi e con albero a vela latina, in uso nei secoli XVII e XVIII; imbarcazione questa che noi redattori del Galiota utilizziamo per estemporanee fu-ghe mentali da una realtà cittadina spesso insostenibile.La galeota è disponibile anche nella sua versione corazzata e bombardiera; da qui il suo secondo nome di bombarda.C’è, ancora, un più convenzionale galeotto che significa, né più né meno: chi favorisce gli amori altrui; dal nome di un personag-gio del famoso ciclo bretone, il siniscalco Galehaut, il quale spinse al vorticoso bacio Ginevra la Bella (moglie di re Artù) e Lan-cillotto del Lago..: “galeotto fu il libro e chi

lo scrisse”, sospira Francesca da Polenta a Dante nel quinto dell’Inferno.E c’è, infine, il nostro galiota; parola a noi tanto cara, che sembra essere, a tutti gli effeti, un calco dialettale dell’italiano antico galeoto.L’elemento di novitá della parola galiota rispetto a galeoto sta nel fatto peró che galiota esprime un senso piú accentuato di ambivalenza semantica, per cui, se di-ciamo: kod ié nu galiot, non ci sará mai chiaro se lo stiamo dicendo in tono di criti-ca o, viceversa, di complimento.Da qui il fascino e la ruffianeria di una pa-rola che dice tutto e il contrario di tutto.A suggerircela è stata la nonna materna dei nostro baldo redattore Romario Rio-ta, ovvero la saggia signora Maria, che un giorno di cinque e passa anni fa la pronun-ció con tale levitá che al buon Gianvate, fratello di Romario nonché vicepresidente dell’associazione che edita questo giorna-le, da quel dì, non gli è più uscita di testa.Le conseguenze sociali e giornalistiche di quel piccolo ma profondo trip emotivo vissuto dal nostro amabile Gianvate sono sotto gli occhi di tutte e di tutti.Per concludere, diciamo che i nostri cin-que anni di Galiota (o galeoto o galeot-to) valgono bene, a oggi, un momento di riflessione autocelebrativa (o autocelebra-zione riflessiva) in cui, più che fare bilan-ci e previsioni, ci accontentiamo di poter esprimere un sentimento di pura empatia (e gratitudine) verso tutti quelli che galioti-camente hanno voglia di cambiare in bene (e in meglio) la nostra bellissima città.

Mario Giannini

Galiota fu il giornale e chi lo scrisseIndagine semantica e autocelebrativa sulle origini del nome del nostro amato mensile, al suo quinto anno di pubblicazione

Page 8: mAL COMUNE

In Madagascar tutto viene riciclato, nulla deve essere sprecato. Ed ecco quindi che anche latte, lattine, barattoli vuoti trovano una loro collocazione per essere trasformati in modellini di automobili, camion, motociclette, aeroplani. Le lattine vengono raccolte o acquistate a peso, dopo di che vengono tutte aperte e ripulite all’interno. A questo punto i fogli vengono tagliati, modellati e saldati fino ad ottenere la forma desiderata. Le lattine più colorate sono le più ricercate perché permettono di realizzare simpatici oggetti che riscontrano molto successo presso i turisti incuriositi. Tuttavia anche le latte più anonime trovano un loro impiego nella produzione di oggetti d’uso comune, quali gli annaffiatoi, le lampade ad olio o i portacandele. Attualmente vi è un gruppo di famiglie specializzato nella lavorazione della latta coinvolto nel progetto di sviluppo per l’artigianato (promosso da R.T.M. e Ravinala) e a cui la cooperativa Ravinala assicura un lavoro annuale. Si tratta di circa 50 persone occupanti un intero villaggio nei dintorni della capitale, Antananarivo.

La cooperativa Radici-Emirandira è una bottega del mondo, una bottega del commercio equo e solidale. Nella nostra bottega puoi trovare: prodotti del commercio equo e solidale, alimenti da agricoltura biologica, prodotti ecologici e naturali per la cura della persona e l’igiene della casa, libri, cd e riviste “alternative”, articoli di cancelleria in materiali vegetali e riciclati, bomboniere per ogni ricorrenza.

www.radici-emirandira.it

“Di qualunque materiale tu sia fatto puoi sempre brillare”

PROGETTO MADAGASCAR

L’infanzia è l’età dell’impossibile e del meraviglioso, del saper vedere anche in una macchina di latta la propria auto spaziale e volante che vorremmo possedere domani.

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