Meduse : affascinanti e misteriose
Il fenomeno dell’aumento delle meduse nei mari costituisce una conseguenza evidente del
cambiamento climatico così come dell’impatto dell’uomo su un ecosistema naturale che
vede i propri equilibri alterarsi progressivamente di più, con effetti che ancora non è
possibile prevedere sulla lunga durata.
Perché ci attaccano?
Sono belle ma insidiose: perché le meduse “pungono”? Cominciamo col dire che queste
creature non pungono, non pizzicano né tanto meno mordono: la sgradevole e spesso
dolorosa sensazione che proviamo quando incappiamo in esse è originata esclusivamente
dal contatto con i loro tentacoli e con le cellule che li rivestono. Quando tali cellule
“sentono” il corpo estraneo che le sta sfiorando attivano immediatamente un meccanismo
di difesa basato su filamenti urticanti che vengono proiettati esternamente, verso la
superficie individuata come “nemica”: attraverso tali filamenti le meduse inoculano il
proprio liquido urticante che uccide le prede o per difendersi dagli attacchi. La sostanza
rilasciata ha effetto paralizzante ed infiammatorio. Per gli uomini, il contatto con tale
veleno si traduce in dolore e bruciore, infiammazione, eritema, vescicole e gonfiore.
Occorre ricordare che allo stimolo doloroso il nostro organismo risponde liberando
adrenalina che contrasta gli effetti delle tossine della medusa. Il reale pericolo deriva dal
panico che segue appena percepito il dolore.
Cosa fare quindi se si viene punti?
La prima cosa è non impaurirsi e respirare normalmente. Una volta fuori dall’acqua
verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle. In questo caso
devono essere tolte. Se non si dispone di mezzi di medicazione, l’unica cosa utile è far
scorrere acqua di mare sulla parte infiammata (non acqua dolce !). Evitare, invece, di
grattarsi o di strofinare la sabbia o ricorrere a medicazioni estemporanee come
“urina”,ammoniaca, aceto, alcol o altri rimedi fai da te: non si fa altro che peggiorare la
situazione.
Rimuovere con una superficie non tagliente i residui - per esempio con un pezzo di
plastica rigida o con una scheda per ricarica telefonica .Per evitare che le cellule urticanti
si diffondano ad altre parti del corpo, come gli occhi, è importante che questa operazione
non venga eseguita a mani nude: l’ideale è avere a disposizione un paio di guanti, ma può
andar bene anche un sacchetto di plastica. Non tutte le nematocisti ( vescicole ), infatti,
scoppiano al primo impatto; alcune possono rimanere integre e riattivarsi in un secondo
momento attraverso un successivo contatto o sfregamento.
La medicazione corretta va fatta con l’applicazione di gel astringente al cloruro d’alluminio,
che ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Purtroppo non
è ancora comune l’abitudine di portare con sé questo gel, che è peraltro utile anche per le
punture di zanzara. Si può utilizzare anche una crema alla Calendula.
L’impiego di creme al cortisone o contenenti antistaminico non è indicato, perché questi
farmaci entrano in azione dopo 30 minuti dall’applicazione, cioè quando il massimo della
reazione si è già spenta naturalmente.
Alcuni rimedi omeopatici utili sono l'Urtica Urens, la Cantharis,l'Apis Mellifica, il Ledum
Palustre, l'Histaminum.
Se invece si evidenzia una reazione cutanea ampia o delicata come il volto o si
presentano difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, la cosa migliore
è chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta. Si riceveranno le istruzioni sul da farsi in
attesa che arrivi il personale di soccorso”.
Dr. Sacripanti Corrado