PREMESSA
Il Messico: gli aspetti tanto contrastanti del suo territorio e della sua economia
ne fanno un luogo certamente da conoscere e da apprezzare.
Altri aspetti come quello storico e quello culturale non sono certo da meno: in
Messico si svilupparono le grandi civiltà dei Maya e degli Atzechi che ancora
oggi stupiscono per il livello di conoscenza raggiunto, oltre che per la bellezza
dei loro edifici e della loro arte.
Nei secoli scorsi il popolo contadino seppe ribellarsi ai suoi sfruttatori e ottenne,
infine, l’indipendenza.
E, all’inizio del Novecento, con Emiliano Zapata e Pancho Villa, scelse la
Rivoluzione per costituire uno stato democratico.
Molti problemi del Messico sono, ad oggi, irrisolti, come ad esempio quello di
riuscire ad ottenere una equa distribuzione delle terre o quello del superamento
del divario ancora spaventoso esistente tra le classi ricche e le classi
poverissime e degli squilibri esistenti tra regione e regione. Altri, poi, se ne
sono aggiunti con il passare degli anni, in seguito anche all’adozione di
politiche liberiste (Nafta, 1992-1994).
Storicamente il Messico è stato promettente terreno per gli investimenti
stranieri soprattutto nordamericani che si sono concentrati soprattutto nei
settori più dinamici dell’ economia nazionale accentuando gli squilibri
socioeconomici del paese.
Negli ultimi anni numerosi sono stati i tentativi volti a regolamentare l’accesso
di capitali stranieri e a limitare il diritto di proprietà privata straniera di industrie
nazionali di interesse strategico. Sono state così nazionalizzate le imprese
minerarie, petrolifere e petrolchimiche.
A fianco di centri urbani fortemente industrializzati e con redditi piuttosto elevati
come Città del Messico, Guadalajara, Monterrey, numerose regioni sono
ancora al livello di sussistenza.
L’agricoltura è in ritardo rispetto agli altri settori dell’economia. Gli agricoltori
producono solo piccole quantità di mais e fagioli ed allevano capre, polli e
maiali. L’agricoltura impiega oltre un quarto della popolazione attiva, ma
contribuisce solo per il 10 per cento alla formazione del prodotto interno lordo, il
che dà un’indicazione dell’ineguale ripartizione della ricchezza tra città e
campagne. L’agricoltura commerciale è concentrata nelle regioni irrigate
dell’arido nord, dove si producono soprattutto frumento e cotone.
Dopo la rivoluzione del 1910 molte grandi proprietà terriere e piantagioni di
caffè sono state distribuite in piccoli lotti agli operai agricoli nullatenenti. Ma la
riforma agraria, uno dei grandi obiettivi della rivoluzione, è stata un fallimento,
sul piano economico come su quello sociale; al contrario, la grande proprietà
privata ha saputo modernizzarsi: le grandi aziende agricole coprono però
soltanto poco più dell’8% della superficie coltivata.
L’esodo verso le città assume di anno in anno proporzioni sempre più
preoccupanti e va ad incrementare l’esercito dei disoccupati che costituiscono il
20-25 per cento della popolazione attiva.
I principali prodotti agricoli del Messico sono quelli provenienti dalle coltivazioni
cerealicole, soprattutto mais ma anche frumento, orzo, avena, sorgo e riso. Tra
i prodotti tropicali prevalgono il caffè, il cacao, lo zucchero, le banane. Altre
colture di notevole importanza sono quelle di piante da fibra, come le numerose
specie di agavi, il cotone e quelle che danno prodotti oleosi (arachide, palma,
soia e ulivo) Notevole diffusione hanno anche le piante da frutta di ambiente sia
tropicale che temperato (agrumi, vite, pomacee).
L’industria forestale è ancora poco sviluppata e produce in prevalenza pino,
cedro rosso e oyamel: circa l’80% del prodotto è destinato a legname, il 20% a
polpa.
La pesca è altrettanto sottosviluppata, ma potenzialmente ricca. Il pesce ha un
ruolo secondario nell’alimentazione messicana e la maggior parte del prodotto
viene esportata. Particolarmente pregiati sono i gamberi del golfo di California,
nonché il tonno e le sardine, pescati nel Pacifico al largo della Bassa California.
Il patrimonio zootecnico annovera oltre 10 milioni di suini, 25 milioni di capi di
bovini, allevati soprattutto al nord, mentre nelle zone più aride dell’altipiano
messicano si allevano pecore ed in quelle più aspre capre ( 14 milioni tra ovini
e caprini).
Ingenti sono le risorse minerarie che alimentano notevoli correnti di
esportazione e, più recentemente, anche una lavorazione industriale interna. Il
sottosuolo fornisce soprattutto minerali metallici come l’argento ( di cui il
Messico è il principale produttore mondiale: giacimenti di Pachuca e Parrai),
l’oro, il piombo, lo zinco, il rame e il ferro.
Non mancano inoltre lo zolfo, i fosfati e soprattutto il petrolio che proviene dai
ricchi giacimenti delle pianure bagnate dal Golfo del Messico.
Dopo la seconda guerra mondiale il Messico si è risolutamente avviato sulla via
di una lenta ma costante e progressiva industrializzazione; negli ultimi anni il
prodotto nazionale lordo è cresciuto al tasso medio del 7%, mentre il reddito
pro-capite è attualmente, con dati disponibili ai primi mesi del 2001, di circa
8.000 dollari l’anno.
Tra gli anni 1977 ed i 1981 il Messico ha vissuto un vero e proprio boom
economico grazie alla crescita del prezzo del petrolio di cui era esportatore.
In effetti, intorno agli anni 1973-1976 sono stati scoperti in Messico enormi
giacimenti di idrocarburi che hanno sconvolto l’importanza di diversi fattori di
crescita. Il petrolio diviene il perno dello sviluppo economico del paese. Si sono
inoltre aggiunte ingenti risorse anche di gas naturale, le cui riserve ad oggi
sono stimate intorno ai 2.000 miliardi di m/3 e la cui produzione annua ha
raggiunto anche punte di 37 miliardi di m/3.
Ma la “rivoluzione del petrolio”, al tempo stesso e quasi paradossalmente, ha
generato instabilità e crisi sul mercato messicano. Infatti il brusco aumento dei
prezzi del greggio nel 1973 è stato seguito nel 1981 da un fortissimo ribasso
sul mercato internazionale conseguente alla sovrapproduzione. Altrettanto
rapidamente è iniziata la recessione, determinata anche dall’enorme debito
pubblico. Si è aggiunto poi il catastrofico terremoto del 1985 che colpì Città del
Messico e mise inevitabilmente in ginocchio tutto il paese.
Solo negli anni Novanta si ha una apparente ripresa dell’economia, dovuta alle
politiche di privatizzazione e liberalizzazione adottate dal Presidente Carlos
Salinas de Gortari, culminata con l’accordo di Nafta (North American Fee Trade
Agreement), siglato nel 1992.
La svolta liberista degli anni Novanta non ha però dato degli ottimi risultati: il
Paese ha subito una gravissima crisi finanziaria, una forte fuga di capitali e nel
1995 una inflazione al 52%. La politica economica liberista di Salinas, pur
ottenendo in seguito un notevole calo dell’inflazione, non è però riuscita a
ridurre il notevole ed enorme debito estero del paese; le misure sociali
adottate, poi, se hanno permesso un discreto arricchimento di alcuni settori
sociali, hanno per contro allargato ampiamente la povertà.
CONGIUNTURA ATTUALE
Nell’arco dei primi sei mesi del 2001, le principali variabili economiche dell’
economia messicana si sono evolute alcune positivamente, altre
negativamente. In generale, però, si può affermare che l’economia messicana
non ha rispettato le proiezioni di crescita redatte dal Ministero dell’Economia
nel 2000. Le proiezioni, infatti, stimavano che il tasso di crescita del PIL,
raggiungibile nel 2001, fosse del 4,5%. I dati, invece, hanno evidenziato che
nel primo trimestre del 2000 il tasso di crescita del PIL era pari al 7,5% e nello
stesso periodo del 2001 era pari a 0%.
L’inflazione ha invece avuto un trend positivo nel 2001. E’ passata, infatti, dal
9% di Gennaio 2001 al 5,9% di Agosto, anche se va sottolineato che la crescita
dei prezzi al dettaglio è stata superiore al 7% e molti prezzi, relativi a prodotti
base, che però non sono inclusi nel paniere per mezzo del quale si calcola
l’inflazione, sono aumentati anche del 70% nell’ultimo anno (per esempio il gas
o vari prodotti alimentari).
Il mercato mobiliare, ovvero la Borsa Valori Messicana, ha risentito
dell’andamento negativo dell’economia.
Il tasso di cambio tra pesos e dollaro statunitense si è fortemente apprezzato,
ossia la valuta messicana ha guadagnato potere d’acquisto: a gennaio il
rapporto era di 9,65 pesos per un dollaro, ad agosto era di 9,25 ad 1.Tale
andamento se ha favorito da un lato le finanze pubbliche ha sicuramente reso
le esportazioni messicane meno competitive, soprattutto nei riguardi del
mercato statunitense. Tale rafforzamento della moneta nazionale ha costretto
la maggior parte delle imprese messicane esportatrici, che costituiscono la
parte più dinamica dell’economia, a ridurre i propri margini di guadagno.
Va inoltre aggiunto che il tasso di disoccupazione è sensibilmente aumentato,
passando dall’1,6% della popolazione economicamente attiva registrato a luglio
2000, al 2,41% dello stesso mese nell’ anno successivo. Questo andamento
del tasso di disoccupazione può essere compreso alla luce dei licenziamenti
avvenuti in seno alle numerose imprese statunitensi che operano in Messico, in
modo particolare nel settore meccanico-elettronico.
La produzione industriale registrata nell’Aprile 2001 è stata del 3,7% inferiore a
quella dello stesso mese dello scorso anno. La contrazione della domanda
interna ha avuto come diretta e ovvia conseguenza una diminuzione dei
consumi, in modo particolare quelli di automobili e di prodotti tessili, mentre si
sono mantenuti su buoni livelli quelli di elettrodomestici.
La produzione mineraria ha avuto un calo dell’ 1,4%, quella dell’industria
manifatturiera del 4,0% e quella di elettricità, acqua e gas è cresciuta dell’1,8%.
Infine, il settore delle costruzioni è diminuito del 4,9%.
Negli ultimi anni il Messico è diventato dopo la Cina ed il Brasile, l’economia
emergente che maggiormente riceve investimenti esteri diretti. Nel periodo
1994 –marzo 2001 quest’ultimi hanno raggiunto un valore accumulato di 72,1
miliardi di dollari. Nello stesso periodo, il totale investimenti europei ha
raggiunto la cifra di 14,5 miliardi di dollari, ammontare che rappresenta il 20%
del totale e caratterizzati in gran parte (70% circa) dal flusso degli investimenti
provenienti da Stati Uniti e Canada.
Secondo il Foreign Direct Investment Confidence Index il Messico si colloca al
5° posto tra i paesi più attrattivi per gli investimenti esteri. L’indice ha tenuto
conto di una serie di fattori tra cui sono diventati fondamentali la stabilità del
peso, le politiche di privatizzazione ed infine il processo di rinnovamento
politico in atto nel paese dallo scorso dicembre.
LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI
ESTERI
Dal 1995 in Messico è in vigore la legge sugli investimenti esteri adottata per
attirare maggiori capitali stranieri utili per rinforzare la struttura industriale del
paese. In base alla legge un’impresa straniera può detenere fino al 100% del
capitale di un’impresa con sede in Messico; si liberalizzano inoltre gli
investimenti in alcuni settori che prima erano riservati solamente al governo o
alle ditte nazionali.
Nonostante questo, esistono ancora settori, come quelli del petrolio o
dell’erogazione di energia elettrica, che rimangono di esclusiva pertinenza
statale.
La costituzione di società a partecipazione straniera in territorio messicano
prevede a tutt’oggi l’esplicazione di una complessa procedura burocratica
presso vari uffici statali e federali. E’ comunque importante sottolineare come
quasi tutti gli stati più attivi dal punto di vista dell’attrazione degli investimenti
dall’estero abbiano istituito uno sportello unico per le imprese straniere
interessate a stabilirsi sul proprio territorio, per evitare che debbano ricorrere a
tutti gli organismi burocraticamente indicati per poter aprire una società e dare
inizio all’attività dell’impresa.
Il 1° luglio del 2000 è entrato in vigore un accordo di libero scambio tra Messico
e Unione Europea. Tutti i prodotti industriali saranno liberi da dazi doganali
entro il 2007. A livello di volume, nel 2003 il 52% delle esportazioni europee
entreranno nel mercato messicano senza dazi mentre per il rimanente 48% i
dazi saranno in media del 5%. La liberalizzazione riguarda il 100% del
commercio dei prodotti industriali, il 62% del commercio di prodotti agricoli e il
99,5% del commercio del settore della pesca.
Nel settore dei prodotti industriali, che costituisce il 92,8% del commercio
bilaterale totale, l’obiettivo dell’Accordo è quello di ristabilire la competitività
delle esportazioni europee in Messico e viceversa, considerando la riduzione
registratasi negli ultimi anni soprattutto a partire dall’entrata in vigore del
NAFTA. Il Messico ha liberalizzato dal 1° luglio 2000 il 47% delle importazioni
europee di tutti i prodotti industriali, mentre un ulteriore 5% verrà liberalizzato
nel 2003. Per quanto riguarda il rimanente 48%, dovrà essere liberalizzato per
il 2005 o il 2007. Da parte sua, la Comunità Europea ha liberalizzato dal 1°
luglio l’82% delle importazioni di prodotti industriali provenienti dal Messico ed il
restate 18% dal 1° gennaio 2003.
NOTA INFORMATIVA SUGLI INVESTIMENTI ITALIANI IN
MESSICO
Il Messico è per l’Italia il secondo partner commerciale in America Latina, dopo
il Brasile. Fra i Paesi membri dell’Unione Europea, l’Italia è il terzo partner
commerciale del Messico, avendo superato nel 2000, la Francia.
Sin dal 1997 l’Italia è il secondo paese esportatore in Messico fra i membri
dell’Unione Europea (dopo la Germania e prima di Francia e Spagna). Nel
2000 l’interscambio commerciale fra i due paesi ha superato i due miliardi di
dollari. Le esportazioni italiane verso il Messico hanno raggiunto un valore di 1
miliardo e 849 milioni di dollari, mentre quelle messicane verso l’Italia hanno
totalizzato 222 milioni di dollari. Tra gennaio e aprile 2001 l’interscambio
commerciale tra i due paesi è stato di 699 milioni di dollari, con le esportazioni
italiane pari a 636,3 milioni di dollari. Per l’ insieme dei paesi UE l’interscambio
ammonta, per lo stesso periodo, 7.103,3 milioni di dollari. Le esportazioni
europee hanno fatto registrare un valore di 5.303,8 milioni di dollari. Quasi il
90% del totale dell’export italiano in Messico è costituito da beni intermedi e
strumentali. Le principali voci delle esportazioni italiane sono rappresentate da
macchinari per l’industria tessile, per la lavorazione dei metalli, per
l’imballaggio, apparati e sistemi elettrici. Il Messico esporta verso l’Italia in
prevalenza prodotti chimici, macchine automatiche ed elettriche, motori per
autoveicoli, turboreattori e turbopropulsori, pesce congelato e legumi.
Dal punto di vista della localizzazione geografica per stato, il Distretto Federale
(la capitale Città del Messico) concentra il maggior numero di imprese con
capitale italiano, seguito dagli stati di Quintana Roo (Sud Est), Bassa California
Sud (nord ovest), Nuevo Lèon e lo Stato del Messico.
Il settore dei servizi registra il 43,2% delle imprese con capitale italiano;
l’industria manifatturiera il 26,3%, il commercio il 25,0%, l’edilizia il 3,8%,
l’agricoltura l’1% ed i trasporti e le comunicazioni lo 0,7%.
DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE CON CAPITALE ITALIANO PER
PRINCIPALI RAMI DI ATTIVITA’
RAMO IMPRESE PART.%
COMMERCIO
ALL’INGROSSO DI
PRODOTTI NON
ALIMENTARI
126
21,1
RISTORANTI, BAR,
CENTRI NOTTURNI
58 9,7
ALTRI SERVIZI
IMMOBILIARI
56 9,4
SERVIZI
PROFESSIONALI,
TECNICI,
SPECIALIZZATI
53 8,9
ALBERGHI E ALTRI
SERVIZI DI ALLOGGIO
37 6,2
AGENZIE DI VIAGGIO E
DI MAGAZZINAGGIO
28 4,7
FABBR., RIPAR. E
ASSEMBLAGGIO
MACCHINE PER USI
SPECIFICI
19 3,2
FABBR., RIPAR. E
ASSEMBLAGGIO
MACCHINE PER USI
GENERALI
14 2,3
ELABORAZIONE DI
PRODOTTI IN
PLASTICA
13 2,2
COMMERCIO
ALL’INGROSSO DI
ALIMENTI E BEVANDE
10 1,7
EDILIZIA 10 1,7
PRODUZIONE DI
SOSTANZE CHIMICHE
9 1,5
TOTALE PARZIALE 433 72,6
SETTORE 1998 1999 2000 2001 1994-
2001
Part.%
TOT. ACCUM. 16.439 48.112 30.884 1.701 157.686 100
AGRICOLTURA 0 0 0 0 7,7 0
MINIERE
ESTR.
0 0 0 0 0 0
MANIFATTURE 11.945 44.703 19.699 1.485 128.250 81,3
ELETTRICITÀ
ACQUA
0 0 0 0 0 0
EDILIZIA 175,9 348,3 10.005 0 12.610 8
COMMERCIO 260 1.700 866,8 (46,4) 6.913 4,4
TRASP.COM. 7,3 4,8 2,0 0 17,4 0
SERV.
FINANZ.
50,0 240,8 46,2 0 (1.601,1) (1,0)
ALTRI 4.008 1.114 264,3 262,6 11.488 7,3
IMPORTAZIONI
Gli Stati Uniti, con più del 70% del totale, sono di gran lunga il principale paese
fornitore del Messico, seguiti, anche se con percentuali in nessun modo
paragonabili a quelle statunitensi, da Giappone, Germania Canada e Corea del
Sud.
L’Italia si trova al nono posto e, va ricordato che negli ultimi anni ha perso
progressivamente di competitività a vantaggio dei paesi asiatici. Nonostante
l’entrata in vigore dell’accordo commerciale tra Messico e Unione Europea, le
importazioni di molti paesi europei (eccezion fatta per la Spagna, +25,34%)
sono cresciute meno rispetto a quelle provenienti dall’America e dall’Asia.
Le importazioni messicane che hanno registrato il più alto tasso di crescita
sono quelle relative alle apparecchiature elettriche, seguite dai macchinari e
dagli autoveicoli. Tali comparti, presi congiuntamente, rappresentano più del
50% dell’import totale.
PRINCIPALI PAESI FORNITORI1
DATI IN % SUL TOTALE ANNUO
1 Fonte: Bancomext
1999
%
2000
%
2001
%
2000-
2001
VAR.%
STATI UNITI 74,8 74,1 71,2 -0,77
GIAPPONE 3,5 3,6 4,0 13,39
GERMANIA 3,8 3,3 3,7 17,75
CANADA 1,9 2,3 2,3 -0,21
COREA DEL SUD 1,9 2,0 1,9 1,00
CINA 1,2 1,4 1,8 33,65
BRASILE 0,7 1,0 1,2 16,81
TAIWAN 1,1 1,1 1,1 4,69
ITALIA 1,3 1,1 1,1 9,78
SPAGNA 0,9 0,8 1,0 25,34
FRANCIA 1,0 0,9 0,9 3,86
TOTALE 100 100 100 3,31
ESPORTAZIONI
Per quanto concerne l’orientamento geografico, le esportazioni risultano
fortemente concentrate sull’area americana, in particolare verso gli Stati Uniti.
Tale dato è facilmente interpretabile alla luce dei numerosi accordi commerciali
che legano il Messico ai paesi del continente, tra cui spicca il Nafta, stipulato
con USA e Canada.
Anche sotto il punto di vista settoriale le esportazioni risultano concentrate, dal
momento che i primi tre comparti costituiscono più del 50% dell’export totale.
Nel complesso non è difficilmente affermabile che il commercio internazionale
messicano evidenzia alcune forme di rigidità all’interno della propria struttura e
questo costituisce un fattore di svantaggio, anche se è da evidenziare che,
negli ultimi anni, il paese è riuscito a diversificare le proprie esportazioni,
riducendo l’importanza del petrolio a favore della produzione manifatturiera.
Le principali importazioni messicane con l’Italia riguardano macchinari e
attrezzature industriali. Il comparto dei prodotti farmaceutici ha, però,
evidenziato il tasso di crescita relativo più alto, mentre quello dei siderurgici è
diminuito notevolmente, a causa dell’introduzione di dazi doganali molto alti
sull’importazione di questo tipo di prodotto.
Per quanto riguarda le esportazioni messicane verso l’Italia, i comparti
certamente più dinamici sono risultati quelli dei tessuti, delle materie plastiche
ed il siderurgico.
Il settore dei macchinari, prodotti principalmente da filiali di imprese statunitensi
in Messico, ha avuto una flessione negativa.
PRINCIPALI PAESI CLIENTI2
DATI IN % SUL TOTALE ANNUO
1999
%
2000
%
2001
%
2000-
2001
VAR.%
STATI UNITI 87,8 88,5 88,4 1,37
CANADA 1,6 2,1 1,9 -7,96
GERMANIA 2,2 0,9 1,1 13,58
SPAGNA 0,6 0,9 0,8 -9,82
ANTILLE
OLANDESI
0,3 0,5 0,6 12,68
GRAN
BRETAGNA
0,5 0,6 0,5 -14,45
BRASILE 0,3 0,3 0,4 57,73
GIAPPONE 0,5 0,6 0,4 -34,96
VENEZUELA 0,3 0,3 0,4 28,86
COLOMBIA 0,3 0,3 0,4 38,24
ITALIA (22) 0,1 0,1 0,2 27,37
TOTALE 100 100 100 1,49
SETTORE DEL MERCATO DEL MOBILE
2 Fonte: Bancomext
L’industria mobiliera messicana è vasta, in modo particolare concentrata sulle
zone di Monterey, Guadalajara, Città del Messico, Torreon, Durango e la zona
di Puebla, quest’ultima caratterizzata da mobili tipici coloniali messicani.
La produzione ed il consumo di mobili in Messico sono cresciuti tra il 1999 ed il
2000 rispettivamente del 17,9% e del 12,6%; le esportazioni ammontano a
2879 milioni di US$, mentre le importazioni sono aumentate del 37,8%.
L’industria mobiliera messicana ha subito, negli ultimi anni, un profondo
processo di ristrutturazione grazie al sempre maggiore grado di apertura dei
mercati nazionali e agli accordi stipulati con i paesi limitrofi che hanno
consentito di incrementare notevolmente i flussi di interscambio commerciale.
L’offerta messicana di mobili è in crescita grazie al buon posizionamento sui
mercati esteri dovuto alla qualità dei prodotti associata a prezzi e tempi di
consegna competitivi. Le opportunità per gli investitori esteri sono molteplici in
quanto diversi segmenti produttivi non sono ancora stati completamente
sfruttati, mentre altri sono caratterizzati da un basso livello di
industrializzazione.
Il settore del mobile in Messico, dal lato dell’offerta, presenta un elevato grado
di frammentazione: il 95% delle imprese produttrici di mobili è di micro-piccole
dimensioni, mentre quelle di grandi dimensioni sono solo una trentina.
Da un punto di vista reddituale, in Messico l’80% della popolazione è di fascia
bassa, il 15% di fascia media e solo un 5% di fascia alta/molto alta;
La nostra ricerca è stata diretta a prodotti del settore arredamento compresi
nella fascia AA e A, ma appare chiaro, viste le percentuali appena sopra
riportate, come questi siano diretti solo ad una micro-nicchia (possiamo
definirla così) della popolazione attiva.
Il mercato di design non va oltre l’1-2%.
A dimostrazione che il settore del contemporaneo è in trend positivo c’è il
successo di numerose aziende scandinave, soprattutto danesi, che producono
anche a livello medio-medio/basso.
Solo a Città del Messico negli ultimi 3 anni sono stati aperti oltre 70 punti
vendita che trattano prodotti moderni e di design; questo a ulteriore
testimonianza che il mobile contemporaneo sta iniziando a entrare, pur in una
situazione di mercato assolutamente non facile: si tratta pur tuttavia di un
mobile contemporaneo di fascia medio-bassa.
Certo quel 5% della popolazione che è veramente ricco si indirizza
prevalentemente sul classico; il design fa sì tendenza, ma poi ciò che si riesce
a vendere con maggiore prevalenza è il classico.
Il mercato di design avrebbe certamente più mercato se fosse praticabile un
livello di prezzo più accessibile ad un consumatore di fascia medio/ medio-alta.
E’ per questo che sono necessari accordi di produzione (intesi nel senso più
ampio, dalla cessione di modellistica alla costruzione su licenza) atti a rendere
possibile un abbattimento dei costi.
Sui prodotti di design prevalgono le versioni non laccate e in legni piuttosto
chiari.
Per ogni ulteriore dettaglio riguardo ai colori e ai modelli delle produzioni
rimandiamo alla parte finale del presente paragrafo.
La fiera più importante di riferimento per il mercato messicano è High Point in
North Carolina, USA. (semestrale, aprile e ottobre di ogni anno).
La più grande struttura sul design di target di livello alto presente in territorio
messicano è “In Casa”, struttura modernissima e di dimensioni rilevanti,
presente sul mercato da 20 anni. Sono produttori (divani, tavoli e complementi)
e producono su licenza Flexform (fino a poco tempo fa anche Flou).
Frequente è in Messico l’ubicazione degli show-room e dei negozi specializzati
più importanti all’interno di grandi centri commerciali di alto livello.
A Guadalajara, a differenza di quanto detto sopra ad esempio per Città del
Messico, sono presenti pochi operatori che trattano il prodotto di design
(mentre l’andamento più evidente è quello che riguarda il mobile economico); si
conferma però un trend positivo ed in ascesa del settore del design rispetto al
passato anche più immediatamente recente.
Negli incontri con gli operatori è emerso un notevole interesse per la
produzione toscana del settore del mobile e del complemento d’arredo.
Per quanto riguarda le prospettive di possibile sviluppo per la nostra industria
produttiva è fondamentale sottolineare come occorra muoversi su rivenditori
che operino su un livello molto alto. Si ripete che si tratterà, comunque, di un
mercato di nicchia particolarmente ristretto.
Segnaliamo le fortissime potenzialità per il settore del mobile contemporaneo,
almeno nel lungo periodo.
Inoltre è fondamentale evidenziare che il Messico è un paese confinante con gli
Stati Uniti d’America. Questa posizione di vicinanza, non solo da un punto di
vista geografico, ma anche politico ed economico ( basti pensare al libero
scambio esistente con questo paese), ha fatto sì che si potesse intendere il
Messico come un paese strategico per affrontare con spirito e rapporto di
collaborazione non solo il mercato messicano, ma certamente anche quello
statunitense.
La vicinanza del Messico agli Stati Uniti d’America la si riscontra nella forma e
nelle dimensioni dei mobili (basti pensare ai letti con dimensioni King e Queen
o alle misure dei tavoli – frequenti di 1/1,20 di larghezza e 2,40 metri di
lunghezza- ), nella impostazione della casa (ad esempio, secondo quello che è
il modello statunitense, la cucina è fornita con l’appartamento stesso), nella
normativa americana per le parti elettriche presente anche nelle abitazioni
messicane.
In conclusione, in Messico esiste una forte industria mobiliera, peraltro
strutturalmente vicina alla struttura mobiliera toscana, con una forte prevalenza
di piccole e medie imprese.
Si è potuto verificare come esistano professionalità, manualità e aziende
importanti con le quali prendere in considerazione lo studio di sistemi di
collaborazione a trecentosessanta gradi, che abbiano lo scopo della riduzione
dei prezzi e con cui anche avvicinare il mercato degli Stati Uniti.
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2. Camera di commercio italiana in Messico
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3. Informazioni generali sul Messico
www.cts.it/informazioni/paesi/mx.htm
4. Ambasciata d’Italia a Città del Messico
www.embitalia.org.mx/
5. Ice -Città del Messico-
www.ice.it/estero2/cittamessico/default2.htm
6. Itinerario Messico
www.ilmexico.cjb.net
7. Istituto italiano di cultura del Messico
www.italcultmexico.com.mx
8. Messico –Consolato generale di Milano -
www.mexico.it/
9. Ambasciata del Messico presso la Repubblica Italiana
www.target.it/messico/
10. Tropici on line –Messico-
www.tropicionline.com