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Page 1: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi

EsperienzediVitaEsperienzediVita Periodico della Comunità

Piccolo Gruppo di Criston. 149 - anno XXXI

Ottobreo 2010

“ NNoonn vvooii NNoonn vvooii aavveetteeaavveettee

sscceellttoo mmee mmaasscceellttoo mmee mmaa

iioo hhoo sscceellttooiioo hhoo sscceellttoo

vvooii ......””vvooii ......””((GGvv ..1155,, 11 66))

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4 La storia del Piccolo Gruppo di Cristo

7 Chi è il laico consacrato del Piccolo Gruppo?

8 I celibi:dono prezioso nel Piccolo Gruppo

10 “Non voi avete scelto me...”13 “Non sono più io che vivo...”

15 Prepariamoci alla confessione

17 Riflessioni a margine

20 Nel mondo del Volontariato

23 Un’anima cristiana per il mondo digitale

25 Sindone: un pellegrinaggio nel cuore della fede

27 Le mie vacanze

29 Il Signore ama chi si dona con gioia

31 È accaduto

Sommario

Franco Duca riflette oggi sugliinizi del Piccolo Gruppo diCristo, sul ruolo di Ireos, e sullaforza di una vocazione alla qualeera ed è impossibile sottrarsi. Alcuni fratelli hanno provato arispondere alla domanda fortedi Giancarlo: "Chi è il laicoconsacrato nel Piccolo Gruppo esoprattutto qual è il suo stile?".L'interrogativo interpella tuttinoi in vista dell'Eremo.Rossella Meneguzzo s'interrogasu un tema emergente sia nellaChiesa che in Comunità :l'educazione dei figli e più ingenerale dei giovani in unasocietà in cui la tradizione e latrasmissione dei valori sembranodiventati insignificanti.Tra gli articoli, vi segnaliamol'esperienza di Edoardo Censiimpegnato nel volontariato conaltri genitori di giovani disabili. Paolo Cattaneo infine ciracconta del recente convegnosul digitale e sui nuovi mezzi perconoscere e comunicare anche lapropria identità cristiana.

In questo numero...

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Mi sembra che sia piuttosto complessocercare di parlare della storia del"Gruppo" per presentarla soprattutto aipiù giovani perché mi rendo conto cheè qualcosa che sfugge alla nostraumana e pur comprensibile "presun-zione" di volerla capire e in qualchemodo "possedere". Lo storico indaga esintetizza per potere trovare sequenzedi casualità e congruenze ed infineindividuare una linea di sviluppo rispet-tosa di una certa razionalità. La nostrastoria, dall'inizio o prima ancora, appa-re animata da semplici ma spessovivaci eventi che sfuggono alla ambi-zione di poterli attribuire alla genialitàdi qualche avveduto "conduttore". Mipare corretto invece che, da partenostra, sia sempre prevalsa la con-suetudine di leggere le "esperienzedi vita pratica", di verificarle ed infi-ne di consolidarle in abitudine vis-suta. La nostra Storia non è stataprevalentemente frutto della nostragenialità, del nostro studio o dellanostra organizzazione ma è statacercata nella intuizione di quella"Presenza" che è tanto grande danon permetterci di possederla ma ètanto affascinante da sedurre colo-ro che La cercano con più attenzio-ne. Questa sensazione, che comun-que credo possibile in ogni "ambito" divita umana, è particolarmente veranella nostra storia di Chiesa, nel Picco-lo Gruppo, dove questa "presenza" o"Memoria" ci è parsa riscattare e tra-scinare, in una impensabile dimensio-ne nuova di Grazia, ogni nostro limite

umano, intuito in spazi e tempi chespesso avvertiamo sviliti in una spenta"quotidianità". La Storia del PiccoloGruppo è stata ricca di stimoli che cihanno condotto a continue "estrapola-zioni" (cercare un polo esterno alnostro io anche collettivo) che ritrova-no nella fedeltà all'Amore del Signoree alla Vocazione, il "senso" vero dellanostra Storia.

Mi è stato chiesto di stendere questepoche righe (anche utilizzando una"storia" scritta nel 1993) per ripensarea questi 53 anni ormai passati (maforse sono 57 o 58) e per riverificarericordi e sensazioni anche lontani incui avverto la "liberante" intuizioneche tutto ciò non può essere stato ilfrutto dei soli nostri pensieri e pro-grammi. Non può essere stata unacosa nostra, per la imprevedibilitàdelle evoluzioni che questa vicendaha avuto e per la originalità di pro-poste e atteggiamenti di vita che, inmodo che poteva sembrare anchebanale, venivano proposti dal Fon-datore. Ritengo sia significativo cheabbia ancora nella mia memoria laprima volta che vidi Ireos mentre si tro-vava in Oratorio a S. Pio V ( era unassolato pomeriggio dell'anno 1951 aibordi del polveroso campo di calcio"grande") e provocava in noi che lovedevamo qualche sospettoso pareresu questa, per noi allora, nuova "pre-senza".

Cito questo ricordo per sottolinearequanto concrete e incisive sono perme le realtà che hanno avuto quell'ini-

4 Esperienze di vita

Cofondatore

IL DISCRETO E FORTE MISTERO

DI UNA ORIGINE E DEL SUO SVILUPPO

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5Esperienze di vita

zio e che si sono snodate in tutti questianni ma che ho sempre avvertito avereavuto la loro radice in quel tempo tantodiverso da quello che oggi viviamo .Posso dire che ancora prima del-l'anno 1957 Ireos proponeva in quelgruppo di giovani dell'A.C. di San-Pio V "discorsi" che "sapevano" diuna impegnativa spiritualità chepoteva dare senso ad ogni nostrarealtà secolare.Il Concilio Vaticano II non era ancoraneppure previsto eppure noi tutt iavvertivamo il disagio con cui la Chie-sa viveva quegli anni come in attesa diuna qualche "epifania" a cui non eracertamente estranea, almeno per noi,la novità di quel "gruppetto" che ani-mava emozioni e qualche scambio digiovanili impressioni. Nelle primeesperienze di "confidenze" che ave-vamo cordialmente con Ireos avver-tivamo il fascino di confrontare conla Volontà del Signore i nostri per-sonali progetti di vita. Erano le

prime esperienze del "colloquio"che sottolineavano l'importanzadelle nostre personali esperienze divita secolare e della necessità diuna "santità" dei laici. La icona del"monaco delle strade" prefiguravale prospettive che sarebbero appar-se poco dopo nei documenti delConcilio Vaticano II e che ora trovia-mo nella nostra Costituzione.

Questa nostra Storia è iniziata allora,certamente prima dello'anno dell'anno1957, attraversando un tormentatoperiodo di tempo, con modalità origina-li e imprevedibili marcate dalla costan-te caratteristica di mantenersi fedele aciò che oggi definiamo il Carisma e laSpiritualità del Piccolo Gruppo di Cri-sto.Lo sguardo che può percorrere lospazio di questi lunghi non vedeaggettivi umani che possano descri-vere questa storia: Il Gruppo nonpuò essere definito conservatore,riformatore o rivoluzionario perché

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sembra al di fuori di queste dimen-sioni concettuali e,nella nostra fra-gile Speranza è "sentito "appartene-re ad una Memoria che è il Pensieroe l'Amore del Signore. Il sentirciSuoi nella dimestichezza del dialo-go filiale ci introduce alla consolan-te affermazione di Ireos che ci assi-cura:<<Il Gruppo è del Signore>>.

Non possiamo dimenticare la fonda-mentale caratteristica della solidalinearità di questa Storia che, fra sco-stamenti e rettifica anche significativi,ha sempre disegnato un solido filo cheunisce le prime intuizioni di quegli annilontani ad ogni evento della interavicenda che sentiamo come unaMemoria sempre presente e fedele ase stessa. Neppure possiamo dimenti-care la spesso nascosta sofferenzavissuta dal Fondatore e dai Responsa-bili per guidare il cammino della Comu-nità anche nel pericolo della infedeltà.

Agli Aspiranti ed a tutti coloro che siavvicinano al Piccolo Gruppo conse-gniamo questa sequenza di ricordi verie "sentiti" per avvertirli di quanto spes-so nella nostra storia personale e col-lettiva possano essere nascosti i semidi un "Pensiero" che la anima e lasalva, anche come richiamo ad unapossibile "Vocazione" in un modoquasi sempre impensabile e misterio-so.

Franco Duca

Desio aprile 2010

P.S. Abbiamo scelto come redazio-ne di mettere in rilievo, con ilcarattere grassetto, alcuni periodi,non perché gli altri siano menosignificativi, ma per agevolare lalettura di questo testo che nellasua complessità e profondità non èdi immediata comprensione, mache ci è parso molto importanteper capire anche l'originalità delcarisma che condividiamo.

6 Esperienze di vita

Cofondatore

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È il folle di Dio. È colui che ama alla follia Dio.È l'appassionato di Dio. È colui che senza Dio è perduto. È colui che senza Dio non può esi-stere

È Colui che si distingue nettamente:infatti · in un mondo dove conta soprattuttopossedere, fà la scelta di amare lapovertà; · in una società dove sembra che sirealizzi solo Colui che fa quello chevuole, fà la scelta di obbedire a Dio peresser veramente libero;

· in un contesto storico definito comeil tempo della post-modernità dove ilcorpo è idolatrato ed esibito comemerce di scambio, fà la scelta dellacastità.

Ci vuole tanto coraggio ad essere così, · ma il Consacrato laico del PiccoloGruppo sa che accanto a Lui, a limitar-gli il rischio, c'è il suo Signore. · Il Consacrato del Piccolo Gruppo ècolui che fa la scelta totale di Dio, cioèuna scelta di vita interamente a serviziodegli altri. · Il Consacrato non fà risaltare il suogrande io, la sua fervida intelligenza, lasua capacità di organizzazione, · Non è Colui che fà tutto e sa fartutto, ma piuttosto Colui che dice incontinuazione al suo Dio: "ti prego, ionon so cambiare il mondo, cambialotu".

Si potrebbe dire che il Consacrato delPiccolo Gruppo è il "consacrato traspa-rente", cioè Colui che non si mostra, malascia trasparire soltanto il SignoreGesù.

Giancarlo Bassanini

CHI É’ IL LAICO CONSACRATO DELPICCOLO GRUPPO?

7Esperienze di vita

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8 Esperienze di vita

Riflessione

"Voglio bene ai nostri celibi. Sono figu-re importanti per tutti noi sposi.E desidero che siano felici.So che essi sono riconoscenti a Dioper il dono della loro vocazione, maper viverla bene è necessario l'equili-brio. È un problema questo che riguar-da ogni stato di vita, non solo quelladei celibi consacrati.È nella comunità che i nostri celibidevono trovare il luogo ove coltivarequesto equilibrio.È qui infatti che loro, come noi, dob-biamo sentirci aiutati a vivere nellanostra vita spirituale che deve esseresempre coltivata mediante la preghie-ra, l'adorazione eucaristica, i sacra-menti, i ritiri spirituali, i santi esercizispirituali, gli incontri della formazionepermanente e gli incontri di nucleo.Certo la vita del celibe non è sicura-mente un cammino di rose, credo chele spine siano numerose anche perloro.Ma chi abbraccia questa vocazione,credo non debba cercare per primacosa il calore della vita d'insieme.Lo scopo a cui deve tendere il celibeconsacrato è anzitutto la sua relazionecon il Signore e la sua missione di diffi-cile testimonianza all'interno di questomondo, che non comprende la suascelta di vita, e non il proprio confortoaffettivo.Penso che il Signore doni ai celibi con-sacrati grandi momenti di gioia attra-verso la paternità e la maternità spiri-tuale che essi esercitano come accom-pagnatori spirituali in Comunità o cometestimoni e accompagnatori di giovani

nelle proprie parrocchie o come perso-ne che offrono in dono la loro vita peramare ed aiutare i poveri, i soli, i mala-ti e gli anziani all'interno della grandecittà.Questi prolungati momenti di gioia cheessi sperimentano credo che valganoampiamente i periodi di aridità dell'esi-stenza che pure ci sono.Diventando anziani i nostri celibi incon-trano il tema scottante della solitudine,le fatiche connesse con il loro stato disalute e qualche volta anche con leloro difficoltà di natura psicologica.È vero, come afferma Ireos, che "ilcelibe è solo, ma senza solitudine",perché sempre in compagnia di Gesù,però la solitudine rappresenta un veroproblema.Niente potrebbe colmare il vuoto dellasera, niente potrebbe rimpiazzare latenerezza o l'ascolto di una sposa o diuno sposo che i celibi hanno scelto dinon avere al loro fianco, ma in realtàessi lo Sposo ce l'hanno e desideranovivere in unione intima e profonda conDio, amore trinitario. Ci sono delle ore pesanti che il celibevorrebbe condividere, delle confidenzeo situazioni difficili su cui vorrebbe tor-nare a parlare; anche delle gioie, delleriuscite che vorrebbe partecipare. Immagino che a volte vorrebbe esserecompreso, incoraggiato e cordialmenteaccolto.Sì, il celibe consacrato a volte è solocon il Solo.E questo non sempre è facile.Tutto questo però non è mai un fardel-lo che lo rende triste.

I celibi: un dono prezioso nel PiccoloGruppo

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9Esperienze di vita

È la sua condizione liberamente scel-ta ad immagine di Colui che lo ha chia-mato ad essere come Lui.Anche la sua solitudine è un servizioalla chiesa, alla nostra Comunità, aciascuno di noi.La solitudine del celibe è il luogo dellasua relazione personale con Gesù,dell'intimità particolare che Egli, ilSignore, intrattiene con coloro cheogni giorno gli prestano le loro mani, iloro occhi, le loro spalle, il loro cuore,per servire l'uomo che vive in questomondo.Questa solitudine non è un vuoto rela-zionale.Il celibe è uomo o donna messo daparte per meglio servire il prossimo.La testimonianza del celibe è fecondaquando vive la sua solitudine serena-mente e gioiosamente.Molto importanti sono le vere amiciziefra celibi, e tra i celibi e noi sposi, percondividere le gioie, le difficoltà, lemedesime speranze e poter contaresulla loro franchezza.Amici con i quali ci si può anche rilas-sare, ma con cui ci si capisce; fratelli esorelle con cui si condivide il desiderio"di salvarsi per aiutare gli altri a salvar-si".

Abbiamo bisogno di questi amici, delloro umorismo genuino, della loro gioiasemplice e vera, della loro amorevo-lezza, della loro apertura di cuore edella loro testimonianza.Ciò richiede di prendersi del tempo percoltivare questa amicizia e dei tempigratuiti per ritrovarsi.Qualche volta chi ha bambini piccoli liinviti a casa propria, li inviti a pregarecon i proprio figli, condivida con loro unbuon pasto ben animato.Sono queste gioie umane che si pos-sono condividere, che sono preziose eche si apprezzano grandemente.Conservo nel cuore tanta gratitudineper quei momenti che ho condivisocon loro e che mi hanno arricchito siaumanamente che spiritualmente.Il celibe consacrato porta nei vasi dicreta della sua umanità, come è quelladi tutte le persone, i più grandi tesoridella grazia e della sapienza divina.Vale la pena essere celibi nel PiccoloGruppo, è una vita appassionante, èuna vocazione bella da continuare aproporre, è una vocazione per cui pre-gare affinché si diffonda sempre più.

Giancarlo Bassanini

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Provo a rispondere alla domanda diGiancarlo " Chi è il consacrato nel Pic-colo Gruppo di Cristo".Per me il consacrato è innanzi tutto chiriconosce il dono della chiamata aseguire Gesù "Non voi avete sceltome, ma io ho scelto voi e vi ho costitui-to perché portiate frutto".(Gv:15,16)Sitratta di fissare lo sguardo su di Luicome i primi discepoli. Lui ci chiamaper essere e divenire i beati del suovangelo. È nel seguire Gesù, giornoper giorno in un cammino di virtù, chenoi rispondiamo alla sua chiamata.L'Eccomi di consacrazione, che nellaFesta pronunciamo, signif ica cheaccogliamo l'abito bianco, la vestenuziale che il Signore mette sulle spal-le di chi a Lui offre tutto se stesso.La nostra vocazione, cioè l'esserechiamati per nome a proclamare chesiamo suoi, è radicata nell'affidamentoa Lui in modo incondizionato, sebbeneconsci del nostro limite e delle nostredebolezze ma certi della forza dellasua grazia. "Tutto posso in colui che midà forza" (Fil 4,13). "Ed egli mi hadetto:" Ti basta la mia grazia…."(2Cor.12,9), ci ripete la Parola attraver-so la voce di S.Paolo.È il Signore il senso primo e ultimodella nostra vita. Lui (il Festeggiato),lo sposo che le vergini attendono. Lui ilCreatore, il Salvatore, lo Spirito diAmore che tutto dona sempre, senzapretendere nessuna ricompensa. Lui laluce, la verità che ci guida sul sentierodell'amore, come oblazione di sé. Luiche ci invita continuamente a rinnova-re in noi (e per noi) il suo gesto di

amore crocifisso per gli uomini. È nella"Tua Festa la nostra festa", cosi comerisuona nella preghiera "La tua messala nostra messa", che noi dichiariamoil legame di offerta e di comunione peressere incondizionatamente suoi. Pro-nunciando il nostro "Eccomi" diventia-mo l'eco di coloro che ci hanno prece-duto nella consacrazione, cosi comefecero i profeti, i sacerdoti, i re, comeMaria nel Magnificat e Gesù sul Calva-rio.Il vero cibo e la vera bevanda diventa-no corpo e sangue di Cristo sull'altare.Altare davanti al quale proclamiamo ilnostro Sì, dove chiediamo, invochiamocon umiltà di santificare il nostro con-senso, la nostra volontà, il nostrocuore perché continui Lui in noi a com-piere le meraviglie del suo amore.Noi siamo stati visitati dalla presenzadel Signore: ecco perché abbiamorisposto il nostro sì.Lui ci ha visitato, ci ha condotto in unacasa, luogo di accoglienza umana espirituale, in una famiglia che è lacomunità del Piccolo Gruppo di Cristo.Ci ha preso dalla nostra condizione piùdiversa e disparata, ci ha educato, ciha fatto crescere per sperimentarequella comunione spirituale e umana,essenziale per essere suoi testimoninell'oggi del tempo.

Nel pronunciare "Eccomi" diciamo gra-zie a Lui anche per il dono della comu-nità, per Ireos, Augusto, Franco,Mauro e Giancarlo, per i Responsabililocali, i responsabili aspiranti e perso-nali, per coloro che si sono concreta-

10 Esperienze di vita

Riflessione

"Non voi avete scelto me, ma io ho sceltovoi..." (Gv.15,16)

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mente fatti servi per servire l'Amore.Grazie a tutti i fratelli e le sorelle cheattraverso la loro testimonianza, la loropreghiera, i l loro ascolto, la loropazienza, la silenziosa umiltà, lavoran-do, pregando, facendo opere di beneci hanno aiutato a dire il nostro sì alSignore. Il consacrarci nel PiccoloGruppo di Cristo credo significhi anchecompiere questa opera di testimonian-za discreta, non protagonista, spessosilenziosa, proprio da cristiani comuniancorché consacrati, tuttavia consape-voli che i doni di Dio sono per tutti, chedevono essere da noi accolti e vissutiper essere poi annunciati e donati."Dio ci ama, si ci ama per davvero "

(icona biblica ) Rimanga sempre dentro di noi questa

consapevolezza di fede nei momenti digioia e di pace come in quelli dellaprova.

Il dono della consacrazione accolto evissuto prende linfa vitale dalla fedeltàa ciò che è scritto nei testi della Costi-tuzione rinnovata. Sia qui il nostroattingere quell'acqua fresca e spiritua-le del nostro cammino personale ecomunitario. Parola questa di Dio pernoi che ci fonda, che ci sprona, cirichiama alla santità.Sia quindi per ciascuno il luogo spiri-tuale dove è possibile riconoscere lemeraviglie operate dal Signore. Possadivenire un riferimento quotidiano dicontemplazione a cui essere fedeli, incui si può dimorare, in cui ci si possa

11Esperienze di vita

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confrontare per una conversione sem-pre più vera e coraggiosa.Bisogna osare nel ricominciare a con-

vertirci."La nostra salvezza è più vicina ora diquando diventammo credenti". Leparole di Paolo risuonano per me conforza proprio in questo senso di ripre-sa, quasi a dirci che il tempo di attesaè finito e non possiamo restare fermi.La salvezza, il Signore è vicino adessoe ci domanda se il nostro cuore èpronto a rispondere con entusiasmo alsuo invito.Dobbiamo rivestirci della veste biancaper operare come i figli della luce."Signore, illuminami e guidami nellafede, nella speranza e nella carità…Lastrada che tu hai percorso sia da meseguita….." in un cammino di santità.Non cediamo alla tentazione di pre-

tendere che siano solo i nostri sforziumani a farci santi. Lasciamo crescerela santità di Dio in noi attraverso ladimora della sua Parola, lasciamociguardare da Lui nel tempo della pre-ghiera, chiediamo forza a Lui di esse-re fedeli alla consacrazione, nel cre-scere delle virtù operando con il cuoredi Gesù, "il mio cuore sia il tuo cuore"per amare i nostri cari e la comunità.Certamente rispetto a questo camminodi conversione riconosciamo la nostradistanza e, spesso, l'affanno che ciaccompagnano. Dobbiamo tuttaviaesaminare ciò che ostacola il nostroprocedere, per andare in profonditàper una verifica che ci liberi dallepaure del perdere noi stessi e poterinvece promuovere la nostra gioiosaadesione al Signore. " Dio ama chidona con gioia" (2Cor.9,7)

E la Parola ancora ci sprona:"Io sono la vera vite e il Padre mio è ilvignaiolo. Ogni tralcio che in me nonporta frutto, lo toglie e ogni tralcio cheporta frutto, lo pota perché porti piùfrutto."(Gv.15, 1-2).

Toni Ficara.

12 Esperienze di vita

Riflessione

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13Esperienze di vita

Queste parole di San Paolo hannofa t to capo l ino ne l la m ia mentementre seguivo con intensa parte-c ipaz ione la veg l ia eucar is t ica,svol tas i in Piazza san Pietro inoccasione del l ' incontro interna-zionale dei sacerdoti al la vigi l iadella conclusione solenne dell'an-no sacerdotale il 10 giugno scor-so. Mi sono sentita presente, chia-mata in modo forte dal Signore avivere insieme al Santo Padre, atant iss imi sacerdot i , e a tut to i lpopolo di Dio presente o sparsonel mondo, un momento di adora-zione, di lode, di r ingraziamentope r i l dono de l l a ch iama ta de lSignore a essere cr ist iani e cr i-stiani consacrati.I l momen to p iù emoz ionan te èstato quando un giovane sacerdo-te, non tanto a l to, vest i to con iparamenti della festa, ha portatoalla presenza di tutti il Santissimo,quell'Ostia bianca, contenuta in ungrande ostensorio d'oro, e lo haposato sull'altare.Il viso del sacerdote era nascostodal l 'ostensorio, ma ogni tanto aseguito di brevi movimenti si intra-vedevano le o recch ie , i cape l l iscuri, si intuivano le mani che reg-gevano il nostro Dio. Nel lo spazio di s i lenzio lasciatoper l'adorazione personale pensa-vo al nostro "essere dei consacra-ti". Che cosa significano davveroqueste parole? E il versetto di SanPao lo m i ha f a t t o r i f l e t t e re er ispondere così : un consacrato

deve essere "il portatore di Dio",colui, cioè, che riesce a sparireper dare spazio a Gesù, per por-ta r lo ne l mondo a par t i re da l lafamiglia, dall 'ambiente di lavoro,dalla parrocchia, dal Gruppo. Midomando: ma chi ci incontra rie-sce davvero a vedere Gesù? Quelsacerdote che portava Gesù c'eradavvero in piazza san Pietro, madi lui si vedeva solo qualche pic-co l o pa r t i co l a re , pe r ché e ra i lSignore che appariva e attirava inostri sguardi.Come sarebbe bello se anche noi,in ogni momento della nostra gior-nata, potessimo dire "non sono piùio che cammino, che agisco, cheamo, che prego, che aiuto, chelavoro, ma è Cristo che vive inme, è lui che appare, che incorag-g ia , che so r r i de a i f r a te l l i cheincontro, che sostiene chi è in dif-f icoltà, che perdona. È evidenteche ques to non s i amo semprecapaci di pensarlo e, soprattutto,d i v i ve r l o : anche de l g i ovanesacerdote "portatore di Dio" sullagrande piazza ogni tanto si intra-vedevano pa r t i co la r i de l l a suaumanità. Però essere consacrati èanche questo. Se siamo davveroconvinti che è questo che ci chie-de i l Signore, dobbiamo semprericominciare a vivere lasciandoglispazio, domandandoci spesso checosa avrebbe fatto Gesù al postonost ro in que l momento, senzatimore che possa chiederci troppo.Lui è sempre con noi, ha bisogno

Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vivein me (Gal. 2,20)

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d i no i , s i um i l i a a ch i ede re i lnostro aiuto per toccare i l cuoredegl i uomini che incontr iamo. Eallora ripetiamo con gioia e grati-t ud i ne l a nos t r a p regh ie ra de lcammino: i nostri occhi siano i tuoiocchi, le nostre mani siano le tuemani, le nostre spalle siano le tue,i l nostro cuore s ia i l tuo cuore,cert i che se r iusciremo a viverecosì Gesù ci guarderà, ci sorrideràe sarà felice.

Donatella B.

Riflessione

14 Esperienze di vita

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15Esperienze di vita

Tavernerio in occasione degli esercizi spi-rituali di fine aprile il padre saverianoLuigi Zucchinelli ha offerto alla medita-zione dei presenti questo testo dell'Apoca-lisse accostato ad alcuni passi delle nostreCostituzioni. Lo proponiamo come un possibile spuntodi preparazione alla Confessione.

V Meditazione 24-4-10

Alla Chiesa, costituita dal Piccolo Gruppodi Cristo, in Milano.

Grazia a voi e pace da Colui che è, che erae che viene, dai sette Spiriti che stannodavanti al suo trono, e da Gesù Cristo, ilTestimone fedele, il primogenito dei mortie il principe dei re della terra.A Colui che vi ama e vi libera dai vostripeccati con il Suo sangue, che fa di voi unpopolo regale una gente santa per il SuoDio e Padre, a Lui la gloria e la potenzanei secoli dei secoli.

Così vi parla Colui che tiene le sette stellenella sua mano:

CCaarriissmmaa: Conosco il vostro desiderio di"costruire, sparsi nel mondo, la "città sulmonte" sui valori delle beatitudini evange-liche, accogliendo l'invito del Signore alavorare, a pregare e a fare opere di benesenza pretendere nessuna ricompensa(C.1,II) .Sentendovi chiamati da Dio ad amarlo eservirlo nella Chiesa mediante il Gruppo,vi abbandonate a Lui per realizzare nellafede la vostra vocazione: (C 2,I)Ho però da rimproverarvi che aveteabbandonato il vostro primo amore; quel-l'amore che vi ha donato la gioia della

radicalità;... voi l'avete barattato con altriamori più comodi, meno impegnativi!Abbiate il coraggio e l'umiltà di ravveder-vi, di voltare faccia verso di me e di rico-minciare da quel vostro stesso primoamore.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice a questa vostra Chiesa!

Consacrazione: So che "per non anteporrenulla all'amore di Dio, vi impegnate a nonconformarvi alla mentalità del mondo maa trasformarvi e discernere in ogni cosaciò che più è perfetto, utile e a Dio gradi-to." (C 4,III). So che cercate di compor-tarvi come Lui si è comportato. (C 5,I)Però avete paura della radicalità evangeli-ca, avete paura d'essere l'espressionevivente dell'amore di Cristo che vi spingea spendere voi stesse nell'obbedienza,nella povertà e nella castità.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice a questa vostra chiesa!

PPoovveerrttàà: Volete seguire più da vicino Cri-sto che da ricco si fece povero per amornostro, allo scopo di farci ricchi con la suapovertà. Scegliendo di vivere una vitapovera e semplice, "Alimentate in voi un retto uso e possessodei beni materiali e vi impegnate adamministrare quelli personali con unafede che tenga conto dei doveri primari digiustizia e carità. Perciò vi accontentate diavere quanto basta a vivere in operosa epopolare semplicità, per poter dare a chinon ne ha. (7,III)Tuttavia siete ricchi, perché poveri di me,contate troppo sulle vostre forze e sui

PREPARIAMOCI ALLA CONFESSIONEPARAFRASI AP 1,2,3 E COSTITUZIONI

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vostri risultati effimeri. Arricchitevi dellamia povertà (2Cor.8,9).

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice a questa vostra chiesa!

OObbbbeeddiieennzzaa: Voi vi credete significativinella Chiesa perché con il voto di obbe-dienza, volete "valorizzare l'offerta di voistessi a Dio. (8,I) e obbedite filialmente alPapa e al Vescovo facendo vostro il loroinsegnamento in nome di Cristo e possi-bilmente divulgandolo" (8,III,1°)Mentre avete dimenticato nella vostra vitalo scandalo della croce che è obbedienzaradicata nella fede. Svegliatevi e rinnovatela vostra fede se volete riconoscere lavolontà di Dio.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice a questa vostra chiesa!

CCaassttiittàà: Con il voto di castità, voleterafforzare il vostro impegno a viverne lavirtù nel cuore e nel corpo, e secondo lostato e la condizione di vita offrite a Diola vostra corporeità e affettività, facendo-ne mezzo per meglio dedicarvi a Lui e cosìfavorire anche l'umana comunione. (6,III)Ma il vostro cuore è diviso. Vi consiglio dicomprare vesti candide per coprire lavostra vergognosa nudità e vivere il vostroamore in una castità feconda per essereprofezia nel mondo del nuovo modo diamare, e per testimoniare la nuova vitatrasfigurata e ricreata del Cristo risorto.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice a questa vostra chiesa!

PPaarroollaa eedd EEuuccaarriissttiiaa: Voi "partecipate perquanto vi è possibile alla celebrazione ealla comunione eucaristica; ascoltate laparola di Dio viva, scritta o tramandata,mediante la meditazione;" (9,2,1° 2°)Ma alla partecipazione all'Eucaristia e

all'ascolto della Parola non corrispondealtrettanta vita di comunione, rinnova-mento della volontà e cammino spirituale.Siete come colui che ascolta e non osser-va, illudendo voi stessi, pensando di esserea posto e in pace con Dio e con i fratelli.Accogliete con serietà e nella verità laParola; sappiate perdere e giocare lavostra vita su di essa, senza cercare adat-tamenti ed interpretazioni facili. Se nonsarete vigilanti verrò come un ladro senzache voi sappiate in quale ora io verrò davoi.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spiritodice a questa Chiesa!

CCoonncclluussiioonnee

Vi consiglio di comprare oro purificato,cioè tutto ciò che può dar senso allavostra vita.

* L'oro della fede, che non è ancora visio-ne; L'oro della speranza, che fa cammina-re nell'attesa della beata speranza senza,quindi, scavalcare i sentieri ardui e diffi-cili del vivere quotidiano. L'oro dellacarità, che mette il mio Regno al di sopradi ogni altro vostro regno.

* Vi consiglio di comprare collirio perungere i vostri occhi, onde poter vederetutti con bontà , evitando forma di indivi-dualismo e di egoismo, gareggiando nelladelicatezza, nella comprensione e nel-l'aiuto fraterno.

* Mostratevi zelanti cercando e vivendo lavolontà del Padre, nella realtà del vostroessere, e...ravvedetevi, perché Io sto allaporta e busso: chi mi aprirà avrà la gioiadi cenare con me.

16 Esperienze di vita

Riflessione

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Direttamente coinvolta come genitorenel difficile compito educativo, mi sonolasciata avvincere dalla lettura deltesto di don Armando Matteo,” Laprima generazione incredula. Il difficilerapporto tra i giovani e la fede”, edizio-ni Rubettino.La premessa è piena di interrogativiche nascono da una fotografia lucidadella realtà attuale del rapporto deigiovani con la Chiesa."Perché di giovani in Chiesa se nevedono sempre meno e sparisconoanno dopo anno i gruppi parrocchialegiovanili? Perché da una parte semprepiù utenti di Facebook, nel loro profilo,si assegnano un orientamento ateo oagnostico, mentre, dall'altra, sono incontinua crescita i sit i web dove"lasciare" una preghiera, "accendere"

una candela, "trascorrere" un momen-to di pace?Come rendere poi ragione dell'abban-dono da parte di numerose giovanicoppie dal sacramento del matrimonioe del battesimo dei figli? In qualemaniera ancora poter raccordare alleistanze elementari del vangelo gli stilidi vita dei giovani, segnati dalla ricercadel successo immediato, da condottesessuali disinvolte e da un individuali-smo esasperato?...E, da ult imo, cosa pensare dellarecente tendenza, presente anche nelmondo giovanile, di una forma diappartenenza senza credenza (belon-ging without believing) , ovvero al rico-noscimento di un legame nei confrontidella tradizione cristiana assuntaessenzialmente quale fattore di iden-tità culturale?"Seppur il libro prende in considerazio-ne la fascia d'età dei 20-30enni attuali,mi sento interpellata da queste doman-de come madre di ragazzi poco più"giovani" (16 e 18 anni). Mettendo daparte la logica seducente dell'accusa edella denuncia ("È colpa della scuola!";"È colpa della società!") mi esaminonel mio compito educativo, coscienteche è un lavoro in corso.Il documento del Comitato per il pro-getto culturale della CEI per il secondodecennio del 2000 afferma che: " Inuna società come quella odierna l'at-trattiva dei valori è inevitabilmente fra-gile perché, anche quando essi sonoancora idealmente conosciuti, sonosprovvisti di significato storico concretoe se vengono recepiti in modo astrattoe immobile, sono incapaci di muoverel'esistenza e di promuovere nuovaesperienza." Mi rendo conto come

Riflessioni a margine

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18 Esperienze di vita

Risonanza

nella vita ordinaria sia necessariocalarci nelle loro realtà, vivendole,stando in ascolto, provocando, invitan-do, indirizzando… La testimonianza diuna frequentazione della propria par-rocchia di appartenenza, anche se avolte faticosa; la fedeltà ad alcunisegni espliciti che invitano ad "alzaregli occhi al Cielo", anche se a volte"fastidiosi"; la coerenza tra i valoriannunciati e le scelte di vita, tanto piùdifficili, quanto più coinvolgenti (pensoall'apparente banalità di aver deciso dinon comprare la lavastoviglie o il piùdirompente pellegrinaggio a Santia-go…) sono solo semplici pennellate diun vissuto familiare. Non è possibileridurre l'educazione a istruzione dottri-nale (trasmissione di dati) o a puroaddestramento (assunzione di com-portamenti): è necessario mettersi ingioco!Del resto, don Armando Matteo èesplicito: "Ovviamente questi ragazzi equeste ragazze, questi giovani della"prima generazione incredula", nonspuntano dal nulla. Si tratta, infatti, diuna generazione cui nessuno ha nar-rato e testimoniato la forza, la bellez-za, la rilevanza umana della fede; diuna generazione che nessuno ha aiu-tato a sviluppare il senso della trascen-denza, dell'invocazione, del desiderio,della creaturalità, della preghiera, dellacomunità." C'è e rimane sempre un gap tra ciòche noi abbiamo acquisito attraversoun serio percorso formativo e ciò cheoggi i nostri ragazzi stanno recependonei diversi ambienti da loro frequentati:la famiglia, cosciente oggi più che nelpassato, che non può demandare al difuori di essa il proprio compito educati-vo, diventa un laboratorio aperto aldialogo e al confronto dove la verità

non è solo sapere COME si fa unacosa, ma anche il significato, il PER-CHÈ si fa una cosa; il bene non è solociò che mi è utile, mi SERVE, ma è farsi che la mia vita SERVA a qualcosa oa qualcuno, sia dedicata a qualcosa oa qualcuno; la bellezza non è solo ciòche mi emoziona, mi eccita, ma PER-CEPIRE nella realtà delle cose, dellevicende e delle persone, la forma delPROGETTO DI DIO.Certo, il terreno su cui cade il seme danoi gettato può essere geneticamentepiù spinoso o sassoso o accogliente,in diversa misura… Per esempio, nellamia situazione, colgo come Paolo èpiù docile di Francesco e Francesco èpiù attento di Paolo, seppur cresciutinello stesso campo familiare. Veroperò è che ogni genitore deve fare lasua parte, fino in fondo ("li amò finoalla fine"), senza scappatoie: pensoalle analisi sulla "società senza padri"e alle vivaci discussioni sul ruolo delladonna "madre e/o lavoratrice".Mi consola e mi rafforza, oggi più diieri, pensare alla mia consacrazione aDio, non solo di me stessa, ma anchedelle primizie di umanità che mi sonostate affidate. Lo faccio attraverso lapreghiera -come educare alla fede cri-stiana un figlio se preghiamo poco perlui?- , lo faccio attraverso l'azione,attraverso la quale la sua libertà siforma e matura proprio come prendeforma e si impasta il pane per la con-sacrazione.Anche se don Matteo volge lo sguardopiù alla comunità ecclesiale dandoindicazioni pastorali concrete per "riac-cendere" la fede nei giovani, per dargliorizzonti nuovi di vita vera, non trala-scia di abbozzare piste per un'autenti-ca conversione del mondo degli adulti,dell'intera società. Urgono "testimoni di

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una vita dura, ma bella, faticosa, riccadi opportunità, fragile ma segnata daun brivido di eternità. Testimoni di unfuturo possibile che possa illuminare eorientare il cammino presente. Testi-moni di una speranza che possaaccompagnare il sacrificio e la rinunciache ogni progetto autentico impone". Ma come possibile tutto ciò? Ireosnon si stancherà mai di ripetercelo:"Per poter realizzare la testimonianzacristiana ci è indispensabile una vita dipreghiera che ci metta nelle braccia

del Signore, lasciandolo agire perchélui viva in noi." Così, per un genitore,come ho letto in bellissimo libro nellamia giovinezza, "è un vero onore euna gioia inesauribile l'essere mesco-lati con le cose di Dio, con un'operache riguarda la realizzazione dellacreazione e la redenzione delle anime.Questa gioia ci basta: quella del servo,dell'amico dello sposo".

Rossella Meneguzzo

19Esperienze di vita

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20 Esperienze di vita

Continua la nostra inchiesta tra i fratellie le sorelle impegnati, in quanto laici,nel sociale e in particolare in attività divolontariato, che vi chiediamo tra l'al-tro di segnalarci perché siano cono-sciute anche attraverso il giornale.L'intento non è di darne una visibilitàfine a se stessa, ma se possibile difavorire un confronto e un'utile tracciaper qualcun' altro che abbia voglia epossibilità d'impegnarsi per dar vitanelle nostre realtà locali a qualcosa disimile o anche di radicalmente nuovoe diverso. Questa volta abbiamo dato voce aEdoardo Censi e alla sua esperienzaventennale all'interno dell'Associazio-ne Vivi Down, un impegno che ècominciato per lui qualche anno dopola nascita di Davide, il primogenito,quando Edoardo e Lia, sua moglie,hanno saputo che il bimbo aveva laSindrome di Down (SdD) o come sidiceva allora era mongoloide. "Sulmomento noi genitori, spaventati, nonsapevamo nulla sulla SdD", raccontaEdoardo, "ma per nostra fortuna ungiovane papà dell'Oratorio che avevauna bimba con la stessa sindrome,saputa la mia condizione, mi ha e ras-sicurato raccontandomi la sua espe-

rienza. Ho capito allora l'importanza dipoter parlare con qualcuno che vive latua stessa situazione e che ti ascolta".Oggi Davide, il loro figlio, è un uomodi 37 anni che si fa apprezzare per ilsuo carattere solare e affettuoso, siesprime molto attraverso la pittura eun uso del colore con il quale comuni-ca una gioiosità interiore poco comu-ne. Lavora partime in una cooperativasociale, legatissimo alla sorella minoreAngelica, e amato da chi ha l'occasio-ne di conoscerlo. "Mettiamo i puntinisulle i", precisa Edoardo, "il merito èsopratutto di Lia, che da quando ènato ha rinunciato al lavoro per seguir-lo nella riabilitazione e accompagnatodovunque perché potesse avere ilmeglio".

Edoardo, la Vivi Down si è costituitanell'88 quando Davide era già ado-lescente…Sì io avevo fatto parte fino allora conaltri genitori dell'ANFFAS, l'Associazio-ne famiglie di fanciulli e adulti condisabilità intellettiva e relazionale, mapoi, grazie all'impegno di una madre edi un genetista, ce ne siamo staccatiquando ci siamo resi conto che dove-vamo capire e approfondire che cosafosse la SdD, che dovevamo collegar-ci alla ricerca che in Francia conLejeune era più avanzata che in Italia,e anche per garantire un'assistenzamedica più adeguata e un futuro ainostri figli.

In effetti un tempo le persone conSdD non avevano una lunga aspet-tativa di vita…

Intervista

Nel mondo del volontariato…

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21Esperienze di vita

Si è visto invece che, se curati ade-guatamente, possono superare i ses-sant'anni e condurre una vita con unabuona autonomia, anche se poi dipen-de da caso a caso. Oggi i genitori deibambini si rivolgono alle UOMPIA-ASL, oltre che agli ospedali, per la ria-bilitazione e gli interventi medici, ma lacaratteristica di Vivi Down è quella ditenere sotto controllo la salute deinostri figli dalla nascita e per tutta ladurata della vita. Che cosa significa in concreto?Che oggi possiamo contare su un'equi-pe medica specializzata che integra illavoro dei medici di base e che visitaalmeno una volta l'anno i nostri ragazzied è al corrente della loro storia disalute. Considerate che noi siamocirca seicento soci ma che in Italia leassociazioni come la nostra impegnatesulla SdD sono un'ottantina. Il proble-ma dei nostri ragazzi è soprattuttoquello che essendo dei disabili intellet-tivi non riescono facilmente a far capi-re a un dottore la loro sofferenza fisica,quindi le diagnosi mediche non sonofacili, tanto è vero che a volte le perso-ne con SdD sono visitate nei repartipediatrici degli ospedali.

In più di vent'anni chissà quantebattaglie avrete fatto, oltre a quelleper la salute!In realtà sono poche le persone del-l'associazione che possono mettere adisposizione del tempo ma cerchiamodi portare il nostro piccolo contributotenendoci in collegamento con altreassociazioni, facciamo circolare leinformazioni e cerchiamo soprattuttodi diffondere cultura.

Che cosa intendi dire?Voglio dire che un individuo prima di

essere visto come un Down (o undisabile) va considerato come una per-sona, che si chiami Maria o Davidel'importante è che si capisca che ha imiei stessi sentimenti e diritti. I campidove cerchiamo di essere presenti, oalmeno informati, sono la scuola, illavoro, il "dopo di noi" (cioè il loro futu-ro quando i genitori muoiono) e laconoscenza delle leggi.Perché è importante sapere di que-st'Associazione e di altre che sioccupano di disabili ?Sulla mia esperienza ribadisco che èimportante sapere che ci sono gruppidi genitori attivi che si aiutano tra loroe sono disponibili ad aiutare, perchéquesto fa sentire meno soli e ci aiutaad acquisire uno sguardo positivo conil quale affrontare la vita e il futuro.Personalmente poi ho fatto un'impor-tante esperienza: arrivano giovani cop-pie che fin dalla gravidanza sanno cheil f igl io che nascerà avrà la SdD.Vogliono essere ascoltate, informate,rassicurate perché per loro si tratta didecidere se portare a termine la gravi-danza o abortire. La nostra esperienzadi genitori con figli ormai grandi e sere-ni li può aiutare in questa difficile scel-ta. Quando mi sono capitati questicasi, conoscendo il mio limite, ho affi-dato queste famiglie al Signore. Avolte quando la vita ti costringe aesperienze particolari credo sia impor-tante chiedere la forza per poterlevivere. Per finire con un sorriso vilascio da leggere due storielle: Benve-nuti in Olanda e Come Dio sceglie lamamma di un bambino Down. Speroche vi piacciano.

(Si potrebbero lasciare con i caratteriin corsivo, con corpo più piccolo deltesto, come fossero due immaginette,

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22 Esperienze di vita

Riflessione

due fotografie, due illustrazioniinvece del logo dell'associazione,una in alto, l'altra in basso un po'di sbieco)

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23Esperienze di vita

Per conoscere un territorio bisognaabitarlo, costruire relazioni ed esseredisposti a fare spazio a nuove opportu-nità. Tutto questo implica di dedicaredel tempo per capire le logiche chestanno dietro a certi meccanismi, pernon cadere nel giudizio facile di chi, difronte alla novità, non vuole approfon-dire perché "non conosce" e quindi lanovità diventa automaticamente qual-cosa di sbagliato.Il continente digitale costituisce unenorme potenziale di connessione,comunicazione e comprensione. Lanovità non è tanto lo strumento "inter-net" ma è il saper abitare questo terri-torio, dove il confine non è tecnologicoma umano: ha i volti delle persone,delle famiglie e delle comunità. Questo tempo è stato definito in varimodi, ma sicuramente un tratto assolu-tamente centrale, determinante nellasua definizione è l'importanza che vihanno assunto le nuove tecnologiedella comunicazione tanto che possia-mo dire che ambiente sociale eambiente mediale costituiscono le due

facce, le due dimensioni di una stessarealtà. E le nostre relazioni hannosempre questi due caratteri, per cui lerelazioni della vita quotidiana si intrec-ciano e si compenetrano con le rela-zioni che creiamo e manteniamo attra-verso i media.L'uso della rete è diventato ormai parteintegrale della nostra quotidianità. Dairagazzi ai giovani, dagli adulti aglianziani, chi più chi meno fa uso delcomputer. È un dato di fatto conferma-to anche dalle ult ime ricerche(Audiweb): in media navighiamo circa1h 30' al giorno (i giovani dai 18-24anni e gli adulti fino ai 35 anni quasidue ore). Non possiamo ignorare chequesto trend, l'utilizzo della rete, incostante crescita ci pone di fronte adelle domande che chiedono risposteimmediate. Come essere presenzecredibili anche nel mondo digitale?Un territorio come quello digitale impli-ca lo stare in un posto e dargli formaattraverso una testimonianza chemolto spesso passa attraverso i conte-nuti creati dall'utente (User GeneratedContent). Tutto ciò ci responsabilizzasulla qualità delle relazioni e delleparole dette e scritte: essere presentinel web senza disperdere l'identità cri-stiana (nuova alfabetizzazione). Non sitratta semplicemente di aggiornarsi oadeguarsi: occorre domandarsi comeun cristiano deve abitare e può lascia-re tracce autentiche nel mondo digita-le. Per esempio progettando momentidi incontro, dialogo e ascolto. In tuttoquesto deve risaltare l'autenticità diquello che siamo. Il problema oggi non è reperire il mes-saggio di senso ma decodificarlo, rico-

Un'anima cristiana per il mondo digitale

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noscerlo sulla base delle molteplicirisposte che io ricevo. La testimonian-za digitale diventa sempre di più un"rendere ragione della speranza" in uncontesto in cui le ragioni si confrontanorapidamente.I media possono diventare fattori diumanizzazione "non solo quando, gra-zie allo sviluppo tecnologico, offronomaggiori possibilità di comunicazionee di informazione, ma soprattuttoquando sono organizzati e orientatialla luce di un'immagine della personae del bene comune che ne rispetti levalenze universali" (Papa BenedettoXVI).Consapevoli delle opportunità offertedalla rete e con l'intento di avere unosguardo originale, anche il PiccoloGruppo di Cristo intende dotarsi di unsito web che ci consenta di essere pre-senti nel mondo digitale in manieraintelligente, senza pretese ma con l'o-biettivo far conoscere e far incontrarela nostra realtà attraverso uno stru-mento e un linguaggio coerenti con lanostra identità.

Paolo Cattaneo

24 Esperienze di vita

Testimonianza

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Nel maggio scorso la comunità delPGC ha visitato la sacra Sindoneesposta a Torino. È stato un momentoforte di preghiera e di esperienza delmistero "grande" dell'incarnazione,passione e morte di nostro SignoreGesù Cristo. La scienza con i suoistrumenti o, forse, proprio per questonon riesce a sciogliere gli enigmi cheaccompagnano il Santo Telo. È la reli-quia del lino dentro il quale fu avvolto ilcorpo martoriato di Gesù, oppure l'ico-na della crocifissione di un uomomorto in circostanze assolutamentesimili a quelle di Gesù? È il falso ese-guito da un artista geniale, che oltre adun altissimo acume avrebbe dovutopossedere conoscenze e utilizzarestrumenti che nel passato non esiste-vano? Non avremo mai la rispostaalmeno in questa dimensione dellavita. Forse è proprio questo uno deicompiti educativi della Sindone: met-terci di fronte al nostro limite, al limitedella nostra intelligenza, della nostracapacità di descrizione e comprensio-ne delle cose. Il dio scienza e i suoisacerdoti, possessori della tecnologia,non trovano le risposte e anziché fer-marsi davanti al suo mistero, balbetta-no spiegazioni semplificatorie e para-dossali. È stato un pellegrinaggio,accompagnato dalla preghiera, perincontrare il Dio incarnato che si è cari-cato e continua a caricarsi sulla spalleil peccato di ognuno, in ogni genera-zione, per liberarci in ogni epocadalla schiavitù della morte. I fratelli e le sorelle delle cinque comu-nità hanno ritrovato nel Gesù evangeli-co, rappresentato dalla Sindone, il

contenuto profondo della propria voca-zione e le modalità concrete di mani-festazione del carisma senza carismi:incarnare l'amore di Dio per ogniessere umano nelle pieghe della quoti-dianità, l'unico luogo in cui si esprimela continuità della vita e si può collabo-rare con Dio alla costruzione delRegno dell'amore. È stato anche,sulle orme di San Carlo Borromeo, unriscoprire il desiderio della conversionedel cuore per una fede vissuta e nonsolo proclamata. San Carlo nei primianni del suo servizio episcopale volleandare a visitare il Sacro Lino che eraancora a Chambery, nella cappella deiSavoia, guidando un pellegrinaggio apiedi di tutto il suo presbiterio, degliordini religiosi e delle congregazionilaicali. Fu un percorso faticoso e acci-dentato e per questo i Savoia avvicina-rono la Sindone a Torino, riducendo ilcammino del popolo ambrosiano e dalì essa non fu più spostata. San Carlo era il Vescovo di Milano,che dopo molti anni finalmente si eratrasferito nella città di cui era pastore,anziché guidarla da Roma come ave-vano fatto molti suoi predecessori; erail nobile nipote del Papa, che eraentrato a Milano con decine di carriche contenevano il suo bagaglio per-sonale e oltre cento servitori; era ilBorromeo che a diciotto anni, già Car-dinale, scriveva allo zio da Roma chele risorse di cui disponeva (40 servitoriin l ivrea, ecc) non bastavano pergarantire la dignità del suo lignaggio echiedendo un adeguamento. Era coluiche si era trasformato nel pastore, eche attraverso l'incontro con la Sindo-

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Sindone: un pellegrinaggio nel cuore dellafede

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ne e il mistero che l'accompagnavavoleva convertire se stesso e tutto ilsuo popolo. Dopo essersi spogliatodelle vestigia e degli orpelli del mondoe del ruolo, dopo avere liquidato leproprie ricchezze mettendo il ricavatoa disposizione dei poveri e avere attra-versato con la sua chiesa la terribileesperienza della peste, San Carloindica la via della Santità, che passasempre e solo attraverso la conversio-ne di un cuore che si trasforma dacuore di pietra in cuore di carne. Quest'anno la Diocesi Ambrosiana,indicherà per l'anno pastorale 2010-2011, la figura di San Carlo comemodello di santità diffusa, percorribileda ogni battezzato. Una santità non

costellata di atti eroici ma dalla conti-nua esperienza della propria umanitàabbracciata nella sua fragilità e consi-stenza. Esperienza che è possibilesolo attraverso il rapporto intimo econfidenziale con il Signore, poichésolo se ci guardiamo con i suoi occhi,possiamo sopportare gli abissi delnostro animo.

Sandro Venturoli

Segni di speranza

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Questo è davvero un tempo in cui laparola "vacanze" circola con abbon-danza ed è bello pensare che in tantipossano godere di questo momentoper riposarsi, per gustare rapportifamiliari spesso vissuti nella fretta enel poco tempo lasciato durante l'annodal lavoro e da impegni vari, per leg-gere qualche libro interessante, perlasciare libera la mente dagli affanniquotidiani e per riempirla anche dipensieri spirituali, per intensificare larelazione con il Signore.Quando penso alle mie "vacanze" pas-sate riconosco di essere stata moltofortunata, soprattutto perché mi è statodato di coniugare insieme affetti, ami-cizia, cultura, riposo, impegno verso ifamiliari e intensi momenti di silenzioesteriore e interiore, ricco di dialogocon Gesù.E adesso? Quali e come sono le mievacanze? Sinceramente mi accorgoche sono molto cambiata e penso cheanche la quotidianità "estiva", vissutain modo diverso dal passato e comesono capace, ma mettendo sempre inprimo piano chi ancora può averebisogno di me, sia comunque e sem-pre un tempo di profonda ricchezzaumana e spirituale.E mi resta il tempo per pensare allemie "vacanze" future ed eterne, quelleche il Signore mi sta preparando.Certo non posso lasciare fare tutto alui, ma mi devo sempre impegnare apreparare le "valigie" per il prossimoviaggio, devo pensare agli "abiti" cheindosserò quando si apriranno per mele porte del "Grand hotel Paradiso". Miverrà forse richiesto il biglietto d'entra-ta e sarà la mia vita a testimoniare che

ho cercato di acquistarlo: magari misarà fatto un piccolo sconto se man-cherà qualche spicciolo! Però le cosevanno fatte seriamente, infatti il Signo-re ci dice "Ecco, io verrò presto por-terò con me il mio salario, per renderea ciascuno secondo le sueopere….[..]Beati coloro che lavano leloro vesti: avranno parte dell'alberodella vita e potranno entrare nelleporte della città". (Ap 22,12.14) Que-ste parole sono sempre un grande eimpegnativo richiamo a vivere davverosecondo il Vangelo, per tentare di faresempre la volontà di Dio e lasciare daparte la zavorra che rallenta il passoverso la santità.E poi, magari dopo un periodo d'atte-sa, poiché ci sarà certamente unagrande fila di gente davanti a me e icontrolli saranno severi, e certamentedovrò far rinfrescare i miei abiti pas-sando per il Purgatorio, mi troverò nelposto più bello del mondo, accoltadagli angeli, dai parenti, dagli amici eda tanti sorridenti sconosciuti, masoprattutto dal Padrone di casa e dauna splendida Signora di nome Maria,cui mi sono affidata da tanto tempo. Ecome saranno queste vacanze eternein un luogo atteso, ma ancora scono-sciuto? Una volta ho sognato mio fra-tello Maurizio, già arrivato alla casa delPadre, e gli ho chiesto "Adesso checosa fai?" e lui mi ha risposto: "Se tusapessi…!". Ho capito che, anche seavesse tentato di spiegarmi che cosasuccedeva dopo il passaggio, nonavrei potuto capire veramente quelloche scoprirò un giorno. Ma io mi fidodelle parole dell'Apocalisse: "Ecco ladimora di Dio con gli uomini! Egli

Le mie vacanze

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dimorerà tra loro ed essi saranno suopopolo ed egli sarà il "Dio-con loro". Etergerà ogni lacrima dai loro occhi;non ci sarà più la morte, né lutto, nélamento, né affanno, perché le cose diprima sono passate (Ap 21, 3-4).Quando questo avverrà? Non mi èdato saperlo, ma certa dell'aiuto diGesù, mio fratello, sposo e Dio atten-

do, prego e mi preparo all'incontro,certa anche della fraterna e scambie-vole preghiera di tutto il PGC.

Donatella

28 Esperienze di vita

Segni di speranza

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Un articolo di Avvenire dello scorsoaprile, a firma Elena Molinari, raccontache in America, nonostante la crisi,sono nati gruppi di grandi donatori feli-ci. C'è ad esempio un sito Internet chesi chiama "Boldergiving.com" cheraccoglie una sessantina di grandibenefattori riuniti attorno alla "lega del50 per cento", così si chiamanoIn altri termini queste persone ricchedanno in beneficenza fino a metà delproprio patrimonio, o metà del proprioreddito per almeno tre anni. Non sitratta di "capitalisti" che hanno accu-mulato guadagni illeciti e a cui rimordela coscienza, come verrebbe facilepensare. E neppure di qualche neo-convertito come Zaccheo nel Vange-lo, o di chi voglia praticare la consue-tudine evangelica della decima delproprio stipendio, anche se uno diquesti gruppi si chiama proprio"100over100" e non è un caso che siad'ispirazione religiosa. Chi ha studiatoil fenomeno delle grandi donazioni, inaumento nonostante la recessioneeconomica, sostiene che non è tantola fede a determinare questa scelta divivere in condizioni più modeste perdare il resto ai più poveri, ma il biso-gno umano, solidaristico, di aiutare chinegli Stati Uniti non ha mezzi suffi-cienti per vivere, per studiare e percurarsi. Vivendo di fatto quella fratel-lanza universale che tante volte Ireosci ha richiamato, ricordandoci che ogniuomo e figlio di Dio e che Dio ci chie-derà conto dell'uso che abbiamo fattodei beni che lui ci ha donato. Cosìfacendo tra l'altro il donatore dà unsenso oltre che alla vita di queste per-sone alla propria. Un uomo d'affari,

Robert Graham, ha sostenuto infatti aquesto proposito: " ho smesso di accu-mulare per uno scopo che non vedevoe ho cominciato a investire nelle vite dipersone che avevo davanti agli occhi.Alla fine ho scoperto che stavo inve-stendo nella mia vita e in quella dellamia famiglia".Queste notizie positive dall'Americasono controbilanciate da una denuncianegativa che leggiamo nel messaggiofinale del Convegno "Chiese strumen-

Il Signore ama chi dona con gioia

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30 Esperienze di vita

to di pace?" che si è svolto a Milano il2 giugno scorso. "…In Italia si annun-ciano grossi sacrifici e manovre miliar-darie che riguardano riduzioni nellostato sociale. ...il governo italiano,coperto da grande silenzio, si è impe-gnato, con gli USA, nell'acquisto di131 caccia bombardieri da guerra peruna spesa di oltre 13 mil iardi dieuro…Sono troppo poche le comunitàprofetiche che praticano la pace,denunciano gli squilibri economici,riducono il consumo del pianeta pro-muovendo nuovi stili di vita". Il mes-saggio conclude con questo monito:"Con decisione, insieme, vogliamoconvertire le nostre esistenze e lenostre Chiese al Dio di pace e di giu-stizia che ci è annunciato nell'evange-lo". Se questo è l'invito è il caso di direche per noi del Piccolo Gruppo di Cri-sto si tratta di un invito a nozze. Per-ché noi abbiamo attraverso il donodella consacrazione la scelta dei voti:.."sigillo di Dio in noi, umili frutti delnostro amore a Cristo, e mezzi per unliberante servizio a lui"(Articolo 5Fedeltà). Tra i voti, noi emettiamo pro-

prio il voto di povertà che secondo lanostra Costituzione " ci richiama acustodire e alimentare un retto uso epossesso dei beni materiali e ci impe-gna ad amministrare quelli personalicon una fede che tenga conto deidoveri primari di giustizia e carità. Per-ciò ci contentiamo di avere quantobasta a vivere in operosa e popolaresemplicità, per poter dare a chi non neha". (art.7 Povertà). Imbocchiamoquindi con più consapevolezza ( e lodico per me), decisione e gioia questastrada che molto concretamente pre-vede tra l'altro quote che annualmentesiamo chiamati a "dare in carità per lenecessità dei poveri e della Chiesa eda dare in Comunità per le sue neces-sità e la sua carità". (art.7 Povertà-Regolamento). Con la certezza che ilSignore ama chi dona con gioia.

Vilma Cazzulani

In ascolto

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in redazione:Donatella Bergamini, Adriana Bertoni, Giorgio Casiraghi, Paolo Cattaneo, Rosanna Ceccattoni, Adriana Bertoni,

Vilma Cazzulani, Antonio Ficara, Angela Gironi, Renato RossiProgetto grafico: Francesca Ficara

Impaginazione: Paolo Cattaneo, Antonio Ficara

Redazione: via San Pietro 20 - 20033 Desio


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