Prof. Alessandro Bacaloni
RISCHIO CHIMICO Principi della valutazione analitico - strumentale
RISCHIO CHIMICO - A. Bacaloni
Rischio chimico – argomenti
• Generalità e obiettivi della valutazione strumentale del rischio chimico
• Principi delle tecniche analitiche strumentali per l’accertamento della esposizione
• Significato e confronto dei dati con i valori limite di esposizione professionali ad agenti chimici aerodispersi; il rischio chimico “irrilevante” ex D.Lgs. 81/08.
• Valutazione della esposizione a cancerogeni e mutageni
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Rischio chimico – argomenti
• Stima della esposizione a sostanze chimiche per via cutanea
• Principi e applicazione di modelli e algoritmi per la valutazione
• Utilizzo dei dati per la valutazione quantitativa, semiquantitativa e modellistica
• Principi e provvedimenti di prevenzione e protezione collettiva e individuale
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Rischio chimico – argomenti
• Management del rischio chimico e suo controllo analitico • Tecniche analitiche di monitoraggio biologico di
esposizione a sostanze chimiche • Problemi attuali: esposizione a nanoparticelle, interferenti
endocrini
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Rischio chimico – definizioni
– PERICOLO Proprietà o qualità di una sostanza, preparato, processo,
attrezzatura, comportamento, situazione in grado di causare potenzialmente danno, svantaggio o perdita (proprietà o qualità intrinseca).
– RISCHIO Probabilità che la potenzialità o qualità di cui sopra si traduca in
realtà, in rapporto alle specifiche condizioni oggettive (effettiva possibilità che l’evento indesiderato si realizzi in una situazione concreta).
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Rischio chimico – definizioni
In generale il concetto di rischio può essere sintetizzato da un apposito indice di rischio definito dal prodotto della frequenza di un evento indesiderato per la sua magnitudo (gravità):
Nel caso della infortunistica (rischi per la sicurezza) presenta un
significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
R = f x m un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Rischio chimico – definizioni
MISURE DI PREVENZIONE Misure atte a ridurre la frequenza dell’evento indesiderato (es. sostituzione dell’agente di rischio, rimozione alla fonte, comportamenti sicuri). MISURE DI PROTEZIONE Misure atte a ridurre la gravità (magnitudo) delle conseguenze (es. protezione individuale del lavoratore, piano per le emergenze).
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Rischio chimico – riferimenti normativi
D.Lgs. 81/ 2008 (c.d. Testo Unico sulla Salute e Sicurezza del Lavoro) Normativa precedente DPR 547/55 DPR 303/56 D.Lgs 277/91 D.Lgs. 626/94 ecc.
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Rischio chimico – D.Lgs.81/08, art.2
u) «norma tecnica»: specifica tecnica, approvata e pubblicata da un’organizzazione internazionale, da un organismo europeo o da un organismo nazionale di normalizzazione, la cui osservanza non sia obbligatoria
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Rischio chimico – D.Lgs.81/08, art.2
z) «linee guida»: atti di indirizzo e coordinamento per l’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza predisposti dai ministeri, dalle regioni, dall’ISPESL e dall’INAIL e approvati in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
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Rischio chimico – riferimenti normativi
agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato; (D.Lgs. 81/2008)
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Rischio chimico – agenti chimici pericolosi 1) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del decreto
legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni, nonché gli agenti che corrispondono ai criteri di classificazione come sostanze pericolose di cui al predetto decreto. Sono escluse le sostanze pericolose solo per l’ambiente;
2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del decreto legislativo 14 marzo 2003, n. 65, e successive modificazioni, nonché gli agenti che rispondono ai criteri di classificazione come preparati pericolosi di cui al predetto decreto. Sono esclusi i preparati pericolosi solo per l’ambiente;
3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai numeri 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale;
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Classificazione sostanze chimiche pericolose (al 2008) per la sicurezza (chimico-fisici) Esplosivi Comburenti Estremamente infiammabili, Facilmente infiammabili, Infiammabili per la salute (tossicologici) Molto tossici, Tossici Nocivi Corrosivi Irritanti Sensibilizzanti Cancerogeni Mutageni Tossici per il ciclo riproduttivo per l’ambiente Pericolosi per l’ambiente
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Classificazione sostanze chimiche pericolose (al 2008)
Frasi di rischio (frasi R): Frasi standard che illustrano in forma sintetica i rischi connessi all'utilizzo ed alla manipolazione di sostanze pericolose, identificabili singolarmente da una sigla costituita dalla lettera R seguita da un numero. Consigli di prudenza (frasi S): Frasi standard che descrivono succintamente le procedure di
sicurezza da mettere in atto al fine di minimizzare i rischi connessi all'utilizzo ed alla manipolazione di sostanze pericolose, identificabili singolarmente da una sigla costituita dalla lettera S seguita da un numero.
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Classificazione sostanze chimiche pericolose (dal 2008 al 2016) Regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorization of Chemicals): Cambia l’onere della classificazione (dalla CE ai privati) poiché tutto quel che è prodotto o in vendita deve essere classificato Regolamento GHS/CLP (Classification, Labeling and Packaging): Cambiano i criteri di classificazione: - le classi di pericolosità vengono implementate - le frasi R cambiate in frasi H - le frasi S cambiate in frasi P - Cambiati i simboli
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Classificazione sostanze chimiche pericolose (dal 2008 al 2016): nuovi simboli
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Scheda di Sicurezza (ante 2008 – dopo GHS) 1. Identificazione preparato/produttore 2. Composizione/informazioni sui componenti 3. Identificazione dei pericoli 4. Misure primo soccorso 5. Misure antincendio 6. Misure per la fuoriuscita accidentale 7. Manipolazione e stoccaggio 8. Controllo esposizione/protezione individuale 9. Proprietà fisiche/chimiche 10. Stabilità e reattività 11. Informazioni tossicologiche 12. Informazioni ecologiche 13. Considerazioni sullo smaltimento 14. Informazioni sul trasporto 15. Informazioni sulla regolamentazione 16. Altre informazioni
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Le tre possibili vie di penetrazione degli agenti chimici nell’organismo umano sono:
1. Il contatto (pelle, mucosa, ferite)
2. L’inalazione (naso, bocca, pori)
3. L’ingestione (bocca)
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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CLASSIFICAZIONE DEGLI INQUINANTI CHIMICI IN ARIA
AERIFORMI presenza un unico stato della materia
GAS
VAPORI
FUMI (solidi) POLVERI (solidi) NEBBIE (liquidi)
PARTICELLARI
O AEROSOL Coesistenza di più stati della materia
origine da reazione chimica
Composizione diversa da quella dell’agente di origine
Dimensioni spesso (non sempre) < 1 μm
origine meccanica Composizione uguale a quella dell’agente di origine
Dimensioni spesso (non sempre) > 1 μm
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Penetrazione di aerosol nel tratto respiratorio
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Penetrazione di aerosol nel tratto respiratorio
• Dimensioni della particella aerodispersa caratterizzate dal
• “Diametro aerodinamico”
• Il “diametro aerodinamico” di una particella irregolare corrisponde al diametro della particella sferica di densità unitaria che in aria sedimenta con la stessa velocità della particella irregolare
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Penetrazione di aerosol nel tratto respiratorio
Sulla base delle convenzioni UNI EN 481(1994) l’ACGIH raccomanda per i dispositivi di campionamento delle frazioni di interesse il rispetto dei seguenti tagli (diametro al quale si ha il 50% di penetrazione: •Frazione inalabile: punto di taglio (cut-point) a 100 µm •Frazione toracica: punto di taglio (cut-point) a 10 µm •Frazione respirabile: punto di taglio (cut-point) a 4 µm (5 µm per la convenzione di Johannesburg)
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Penetrazione di aerosol nel tratto respiratorio
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Valori limite di esposizione Art. 222 D.Lgs. 81/2008
d) valore limite di esposizione professionale: se non diversamente specificato, il limite della concentrazione media ponderata nel tempo di un agente chimico nell’aria all’interno della zona di respirazione di un lavoratore in relazione ad un determinato periodo di riferimento; un primo elenco di tali valori è riportato nell’ ALLEGATO XXXVIII
un significato abbastanza coerente con un prodotto matematico
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Valori limite di esposizione Formulati e periodicamente aggiornati dall’ ACGIH, sono distinti in: TLV – TWA Valore soglia medio ponderato nel tempo valore limite di esposizione ad un determinato inquinante del lavoratore medio che non deve essere superato nel corso di 8 h lavorative, per una settimana di 40 h e per tutta la vita lavorativa. TLV- STEL Limite per brevi periodi di esposizione Rappresenta il valore di TLV permesso per esposizioni brevi, non superiori ai 15 minuti; il numero di tali esposizioni nel corso della giornata lavorativa non deve essere superiore a quattro TLV – CEILING Per esposizioni momentanee Valore limite che non deve essere superato nemmeno per un istante nel corso del turno di lavoro
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Rischio chimico – All. XLI
• UNI EN 481:1994 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Definizione delle frazioni granulometriche per la misurazione delle particelle aerodisperse.
• UNI EN 482:1998 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Requisiti generali per le prestazioni dei procedimenti di misurazione degli agenti chimici.
• UNI EN 689 1997 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Guida alla valutazione dell’esposizione per inalazione a composti chimici ai fini del confronto con i valori limite e strategia di misurazione.
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Rischio chimico – All. XLI
• UNI EN 838 1998 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Campionatori diffusivi per la determinazione di gas e vapori. Requisiti e metodi di prova.
• UNI EN 1076:1999 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Tubi di assorbimento mediante pompaggio per la determinazione di gas e vapori. Requisiti e metodi di prova.
• UNI EN 1231 1999 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Sistemi di misurazione di breve durata con tubo di rivelazione. Requisiti e metodi di prova.
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Rischio chimico – All. XLI
• UNI EN 1232: 1999 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Pompe per il campionamento personale di agenti chimici. Requisiti e metodi di prova.
• UNI EN 1540:2001 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Terminologia.
• UNI EN 12919:2001 Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Pompe per il campionamento di agenti chimici con portate maggiori di 5 l/min. Requisiti e metodi di prova.
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Rischio chimico – come si valuta?
Pericolo connesso a: - Proprietà pericolose di sostanze e preparati (schede di sicurezza) - Modalità di utilizzo nel ciclo lavorativo - Utilizzo e/o esposizioni contemporanee - Contemporanea esposizione ad agenti fisici
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Rischio chimico – come si valuta?
Frequenza o probabilità connesse a: - Numero di esposti - Tempi di esposizione - Modalità di esposizione - Procedure lavorative - Livello di addestramento (buone pratiche lavorative) - Disponibilità e capacità di utilizzo di dispositivi di protezione
individuale e collettiva - Procedure di controllo - Informazione e formazione
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IRRILEVANTE
misure generali di prevenzione
•non c’è l’obbligo di procedere alla determinazione strumentale dei livelli di esposizione
•non sono previste disposizioni in caso di incidenti o emergenza
• non sussiste l’obbligo di effettuazione della sorveglianza sanitaria.
•o di effettuazione della sorveglianza sanitaria.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO DI ESPOSIZIONE
misure specifiche di
NON IRRILEVANTE
misure specifiche di protezione e prevenzione
•l’obbligo (?) di procedere alla determinazione strumentale dei livelli di esposizione (comunque a proseguire l’attività di valutazione)
• Prevede disposizioni in caso di emergenza quali procedure ed esercitazioni
•attività di sorveglianza medica dei lavoratori.
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Rischio cancerogeno - art. 234, D.Lgs. 81/08 - definizioni 1. Agli effetti del presente decreto si intende per: a) agente cancerogeno: 1) una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione quali
categorie cancerogene 1 o 2, stabiliti ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni;
2) un preparato contenente una o più sostanze di cui al numero 1), quando la concentrazione di una o più delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie cancerogene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65 e successive modificazioni;
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui all'Allegato XLII, nonché una sostanza od un preparato emessi durante un processo previsto dall'Allegato XLII;
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Rischio cancerogeno - art. 234, D.Lgs. 81/08 - definizioni
b) agente mutageno: 1) una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione nelle
categorie mutagene 1 o 2, stabiliti dal decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni;
2) un preparato contenente una o più sostanze di cui al punto 1), quando la concentrazione di una o più delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie mutagene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modificazioni;
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Rischio cancerogeno – valutazione Art. 236 - Valutazione del rischio 1. Fatto salvo quanto previsto all'articolo 235, il datore di lavoro effettua
una valutazione della esposizione a agenti cancerogeni o mutageni, i risultati della quale sono riportati nel documento di cui all'articolo 17.
Art. 237 - Misure tecniche, organizzative, procedurali d) provvede alla misurazione di agenti cancerogeni o mutageni per
verificare l'efficacia delle misure di cui alla lettera c) e per individuare precocemente le esposizioni anomale causate da un evento non prevedibile o da un incidente, con metodi di campionatura e di misurazione conformi alle indicazioni dell'Allegato XLI del presente decreto legislativo;
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Rischio cancerogeno – considerazioni
SOTTOGRUPPO AGENTI CHIMICI DEL COMITATO 9 “AGENTI CHIMICI, FISICI E BIOLOGICI” DELLA
COMMISSIONE CONSULTIVA PERMANENTE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO
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Rischio cancerogeno – considerazioni
Criteri e strumenti per la valutazione e la gestione del rischio chimico negli ambienti di lavoro ai sensi del D.Lgs. N. 81/2008 e s.m.i. (Titolo IX, Capo I “Protezione da Agenti Chimici” e Capo II “Protezione da Agenti Cancerogeni e Mutageni”), alla luce delle ricadute del Regolamento (CE) n. 1907/2006 (Registration Evaluation Authorisation Restriction of Chemicals - REACH), del Regolamento (CE) n. 1272/2008 (Classification Labelling Packaging - CLP) e del Regolamento (UE) n. 453/2010 (recante modifiche all’Allegato II del Regolamento CE 1907/2006 e concernente le disposizioni sulle schede di dati di sicurezza)
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RISCHIO CHIMICO - A. Bacaloni
Rischio cancerogeno – considerazioni
“Si dovrà in ogni caso ridurre il livello di esposizione dei lavoratori al più basso valore tecnicamente possibile e verificare l’efficacia delle misure di prevenzione adottate attraverso la misurazione dell’esposizione dei lavoratori agli agenti cancerogeni e mutageni”
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Rischio cancerogeno – considerazioni
“Nel caso, infine, di cancerogeni ubiquitari si potrà far riferimento, ai fini della valutazione dell’esposizione professionale, alle conoscenze in tema di esposizione della popolazione generale.”
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RISCHIO CHIMICO - A. Bacaloni
Rischio cancerogeno – considerazioni
Professionalmente esposti: lavoratori che utilizzano cancerogeni anche in “ciclo
chiuso” per la possibilità di guasti o interventi di manutenzione straordinaria (esposizione “non prevedibile”)
Non professionalmente esposti: lavoratori che operano solo con esposizioni dovute al
fondo ambientale (indoor o outdoor)
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SIMLII 2015 - A. Bacaloni Pagina 40
Reperimento materiale
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