UN NUOVO GIORNO PER POMEZIA:
Giuseppe Antonino Di Lisa -‐ SINDACO Introduzione
Due anni sono trascorsi dalle precedenti elezioni amministrative: due anni in cui l’amministrazione uscente non ha risolto nessuna delle questioni cruciali che attengono alla vita della nostra città: la gravissima situazione finanziaria in cui versa il Comune, l’inadeguatezza dei servizi offerti alla città, la mancanza di una politica di rilancio economico ed occupazionale, il progressivo sfruttamento edilizio del territorio, la mancanza di una politica culturale e sociale adeguata alle potenzialità ed alla ricchezza espressa dalla nostra comunità, la mancanza di un’idea di città come soggetto avente un’identità, che integri ed accolga i suoi abitanti in una collettività vera, vissuta, partecipata.
Questioni aperte alle quali l’amministrazione uscente non ha saputo dare risposta, in alcuni casi aggravando le difficoltà e le problematiche già esistenti.
Pomezia ha bisogno di un nuovo giorno: un nuovo modo di affrontare la gestione della cosa pubblica, un nuovo approccio nel rapporto tra politica, cittadinanza ed istituzioni, una nuova idea di sé, del modo di crescere, di essere comunità.
Il programma politico amministrativo proposto da Giuseppe Antonino Di Lisa e dalle forze politiche che lo sostengono, Sinistra Ecologia Libertà e Partito della Rifondazione Comunista, intende dare le risposte e le prospettive di cui la città ha enorme bisogno.
PUNTI PRINCIPALI
1. QUESTIONE MORALE e TRASPARENZA AMMINISTRATIVA. DEMOCRAZIA, PARTECIPAZIONE E NUOVO RUOLO CONSIGLI COMUNALI. • l’adozione di un codice etico da parte di ogni candidato • regole chiare e trasparenti di gestione • centralità del ruolo politico del CONSIGLIO COMUNALE: convocazione preventiva su tutte
le materie e sui programmi delle aziende partecipate.
2) CONTRO LA CRISI
• è necessario creare d’intesa tra Comuni, Province e Regioni, fondi di solidarietà per i lavoratori in cassa integrazione finalizzati sia all’anticipazione delle spettanze sia a misure di solidarietà e di sostegno alle lotte;
• nessun aumento delle tariffe dei servizi (asili nido, refezione, ecc. ) e previsione di una fascia di esenzione o del suo ampliamento per le famiglie monoreddito dei lavoratori con un reddito netto inferiore a E 15.000 l’anno;
• SOSPENSIONE delle RATE dei MUTUI per la prima casa, attraverso convenzioni con gli istituti di credito, per il periodo previsto di cassa integrazione dei lavoratori del territorio, e senza oneri per i beneficiari dell’allungamento della durata del mutuo stesso;
• difesa del potere d’acquisto dei redditi più bassi, favorendo l’iniziativa dei GAS ( Gruppi d’acquisto solidali) e dei GAP ( Gruppi di acquisto popolare) contro il caro vita per i generi di largo e generale consumo, favorendo i mercati su aree pubbliche, concordando con i produttori iniziative promozionali di vendita diretta in un’ottica di accorciamento della filiera.
• esenzione dai pagamenti per i servizi pubblici locali per i giovani disoccupati, precari o comunque provenienti da famiglie a basso reddito.
3) BENI PUBBLICI E LOTTA ALLE PRIVATIZZAZIONI DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI , GESTIONE INTEGRALMENTE PUBBLICA DEL CICLO DELL’ ACQUA
4) AMBIENTE, TERRITORIO E POLITICHE DI SVILUPPO ECOCOMPATIBILI
• il territorio, inteso come patrimonio di beni e risorse materiali e immateriali da tutelare e valorizzare.
• Tutte le azioni dell’Amministrazione comunale devono essere improntate ai principi delle carte di Aalborg e di Aahrus con la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte che riguardano i temi della vivibilità e dell’ambiente
5) DIRITTI DI CITTADINANZA SOCIALE PER UN NUOVO WELFARE INCLUSIVO E PARTECIPATO. CITTA' GIUSTE SICURE ED A MISURA DI DONNE E DI UOMINI.
SCHEDA N. 1
ISTITUZIONE E IDENTITA’
Trasparenza, comunicazione e soprattutto partecipazione sono alcuni dei principi su cui si fondano le moderne pubbliche amministrazioni per governare città, province, regioni. Una comunità per sopravvivere deve dialogare per scegliere consapevolmente. La responsabilità di chi detiene le leve dell’Amministrazione deve essere tesa ad applicare regole e comportamenti volti alla trasparenza degli atti e alla realizzazione di forme di partecipazione. Il processo d’identità di ogni cittadino con la propria città dipende dal suo grado di coinvolgimento e dalla possibilità di espressione sulle scelte che vengono operate ed applicate.
LE FORME DELLA COMUNICAZIONE E DELLA PARTECIPAZIONE
Il Comune corrisponde al primo livello di governo dei cittadini e realizza concretamente la possibilità per una comunità di autogovernarsi.
Il Comune esercita funzioni di competenza nei settori dei servizi alla persona e alla comunità (assistenza sanitaria, edilizia popolare, istruzione e assistenza scolastica, trasporti, musei, biblioteche ecc..), dell’assetto e utilizzazione del territorio (urbanistica, viabilità, acquedotti e lavori pubblici, nettezza urbana, tutela dell’ambiente etc…), dello sviluppo economico (fiere, mercati, turismo e industria alberghiera, artigianato, agricoltura etc…).
Alle competenze vanno aggiunti gli impegni solennemente assunti in piena autonomia dal nostro Comune con il proprio Statuto (ci si riferisce sia al Titolo I relativo ai principi generali e programmatici che al Titolo II relativo agli Istituti di Partecipazione e Diritti dei Cittadini.
La convinzione che ogni persona accresce l’identità con il posto dove abita non solo con la propria capacità di integrarsi attraverso la rete delle relazioni sociali, ma soprattutto nel momento in cui la Comunità nel suo complesso e l’Amministrazione in particolare la mette in condizione di essere coinvolta nelle scelte e nelle decisioni che vengono adottate.
Pertanto, prioritaria diventa l’applicazione di ciò che è previsto nel testo dello Statuto del Comune, fino ad oggi sostanzialmente disatteso, nelle disposizioni di legge (1) che regolano le procedure sull’informazione e sulla comunicazione dell’Amministrazione verso la propria cittadinanza ed infine adottando, anche in via sperimentale, un vero e proprio Piano di partecipazione dei cittadini.
LE PROPOSTE:
Non è più eludibile la necessità di una rappresentanza sempre più aperta al confronto con la propria città. Solo la consapevolezza dell’apertura di ampie forme di comunicazione, di collaborazione e di informazione favoriscono la crescita e il rafforzamento dell’identità.
Per questi motivi sono state individuate le forme di partecipazione di seguito riportate:
In primo luogo, alla fine di ogni anno, il Sindaco, nella sua qualità di massima rappresentanza della città, espone in Sala Consiliare, attraverso la convocazione di un’ apposita assemblea aperta a tutta la cittadinanza, agli organi di stampa e alle televisioni, un report che comprenda lo stato di attuazione e di realizzazione del programma amministrativo, le difficoltà incontrate, gli eventuali ritardi e le prospettive future.
In secondo luogo, individuazione nell’ambito dell’amministrazione politica e della macro-‐struttura comunale di responsabilità che assicurino lo svolgimento dei processi partecipativi, attraverso l’istituzione di un apposito Assessorato, l’individuazione del responsabile amministrativo e di referenti dei singoli settori. Prioritario in quest’ambito è la proposta e la successiva adozione del Piano di partecipazione dei cittadini il cui scopo è quello di favorire, a livello locale, la partecipazione dei cittadini all’attività amministrativa, partecipazione che è prevista e disciplinata dalla normativa nazionale e locale (1) e che si concretizza negli organismi istituiti e da istituirsi e nelle esperienze innovative.
Sono previste le seguenti specifiche organizzazioni e forme di partecipazione:
• Osservatorio permanente per l’ambiente quale luogo di confronto e collaborazione tra Associazioni, Enti, gruppi e cittadini per sviluppare la capacità di comprendere i valori dell’ambiente come bene comune, anche mediante la discussione dei programmi di intervento sulla natura, sul territorio e sul patrimonio ambientale cittadino.
• Consulta comunale per l’associazionismo culturale, sociale e sportivo con una organizzazione che tenga conto della natura delle diverse esigenze. Prioritaria in quest’ambito è la costituzione della consulta sulla disabilità.
• Consulta comunale del mondo del lavoro, dell’economia e del turismo al fine di studiare, monitorare, approfondire ed analizzare l’andamento delle attività economiche e le opportunità di sviluppo del territorio e lo stato occupazionale.
• Consiglio dei giovani per sviluppare ed ampliare i canali di comunicazione tra i giovani e le istituzioni, per permettere loro progettualità, riconoscendo l’importanza della realtà giovanile, stimolandone la partecipazione e costituendone precipuo strumento di conoscenza.
• “Tavolo della cultura” (Consulta di partecipazione per la cultura ), ha come obiettivo quello di ampliare e di favorire un confronto continuo e costante fra tutte le realtà culturali del territorio. Creare un sistema, dotato di strutture di promozione, governato da una visione d'insieme che coordini e metta in rete tra loro le varie iniziative. Recuperare esperienze innovative del recente passato, avvilite e oscurate dall’attuale “indefinita” maggioranza uscente.
• Internet un diritto di cittadinanza e partecipazione dei cittadini al governo della città. • La rete internet è un’infrastruttura essenziale per l’esercizio dei diritti di cittadinanza;
concorre a garantire ai cittadini l’accesso alla rete internet in condizione di parità, adotta procedure atte a favorire la partecipazione dei cittadini all’azione politica e amministrativa tramite la rete internet, si adopera per favorire la crescita della cultura digitale con particolare riguardo alle categorie a rischio di esclusione.
• Regolamento per l'Informazione e la trasparenza attraverso il sito internet. Si tratta di stabilire le procedure informative del Comune verso i cittadini e fornire indicazioni per migliorare la qualità delle attività d'informazione e di comunicazione nel rispetto delle disposizioni di legge.
• Bilancio partecipato attraverso il quale i cittadini partecipano alle decisioni che riguardano l’utilizzo e la destinazione delle risorse economiche nelle aree e nei settori nei quali il Comune ha competenza diretta. Si tratta di una forma di attuazione politica già utilizzata ma non applicata secondo una procedura adeguata. La popolazione non si è sentita partecipe di un processo democratico di vero coinvolgimento alle decisioni inerenti gli interessi collettivi e ha considerato tale forma un semplice diversivo. Riproporre il bilancio partecipato significa delineare un percorso democratico di consapevolezza
• Consiglio Comunale dei ragazzi per promuovere e consentire la libera partecipazione dei ragazzi delle scuole alla vita pubblica cittadina.
(1)
Riferimenti normativi
Legge 7 agosto 1990, n. 241 "Nuove norme sul procedimento amministrativo e successive modifiche ed integrazioni;
Legge 7 giugno 2000, n. 150 "Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni" e successivi regolamenti attuativi;
DPR 28 dicembre 2000, n. 445 "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materi di documentazione amministrativa";
Direttiva 16 gennaio 2002 "Sicurezza informatica e delle telecomunicazioni nelle pubbliche amministrazioni". (G.U. 22 marzo 2002, n. 69) Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie;
Direttiva del 7 Febbraio 2002 -‐ "Direttiva sulle attività di comunicazione delle Pubbliche
Amministrazioni" -‐ Presidenza del Consiglio dei Ministri -‐ Dipartimento Funzione Pubblica (G.U. n° 74 del 28 marzo 2002);
Direttiva del 27 novembre 2003 "Direttiva per l'impiego della posta elettronica nelle pubbliche amministrazioni" -‐ Presidenza del Consiglio dei Ministri -‐ Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie;
Direttiva 27 luglio 2005 "qualità dei servizi on line e misurazione della soddisfazione degli utenti" -‐ Presidenza del Consiglio dei Ministri -‐ Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie;
Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 -‐ Codice in materia di protezione dei dati personali; Legge 9 gennaio 2004, n. 4 Pubblicata in G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004 (Accessibilità siti web);
DPR 2 marzo 2004, n. 117 "Regolamento concernente la diffusione della carta nazionale dei servizi, a norma dell'articolo 27, comma 8, lettera b), della legge 16 gennaio 2003, n. 3" -‐ (G.U. 6 maggio 2004, n. 105);
DM 8 luglio 2005 "Requisiti tecnici e i diversi livelli per l'accessibilità agli strumenti informatici" (G.U. 8 agosto 2005, n. 183);
Decreto Legislativo del 7 marzo 2005, n. 82 -‐ "Codice dell'amministrazione digitale" -‐ (G.U. n. 112 del 16-‐5-‐2005 -‐ Suppl. Ordinario n. 93.);
Decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 159 -‐ (G.U. del 29 aprile 2006, n. 99 -‐ SO n. 105).
Legge n. 69 del 18 giugno 2009 "Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile"
Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”.
Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n.267 – “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”.
SCHEDA N. 2
URBANISTICA – AMBIENTE – TERRITORIO – LAVORI PUBBLICI
PREMESSA
La città industriale che rappresenta ancora la base di riferimento fisica e dell’organizzazione sociale del mondo economico, ha incontrato una profonda trasformazione.
Gli operai e i borghesi che, nel recente passato, costituivano e caratterizzavano la composizione urbana e sociale della città industriale, fatta di periferia e di centro, sono apparsi negli ultimi decenni più sfocati e si sono lentamente quasi sfaldati culturalmente.
La complessa vicenda dell’evoluzione dei rapporti fra queste due classi sociali che erano alla base della convivenza del contesto urbano non sono apparsi nitidi come prima.
Al loro posto sono subentrati gruppi sociali indistinti, vittime e protagonisti allo stesso tempo della polverizzazione culturale e del disprezzo verso un equilibrato modello di sviluppo.
In questo contesto anche i territori e le città hanno sofferto. La loro vivibilità è stata spesso umiliata e offesa. Ha avuto il sopravvento la realizzazione di una concezione dei cambiamenti della struttura fisica delle realtà urbane senza alcun controllo, disseminando tutto il territorio di costruzioni.
Si sono sviluppate dinamiche volte, solo, alla espansione di edificabilità del territorio senza limiti. I confini della città si sono dilatati fino a comprendere senza distinzione le diverse zone tradizionali da quello agricolo a quello industriale e a quello urbano.
Di conseguenza la vita sociale è risultata sempre più povera e i processi di transizione sono risultati incomprensibili.
Dunque, un territorio saccheggiato, disordinato, dove il miscuglio di capannoni industriali, case private e fazzoletti di campi coltivati vivono in un miscuglio promiscuo senza una vera vivibilità e con un’immagine che offende il senso estetico di ogni persona, della natura e della concezione di una vera comunità urbana.
Da questo punto di vista non fa eccezione Pomezia. La forma che essa ha assunto e continua ad assumere è sotto gli occhi di tutti.
ASSETTO URBANISTICO, SALVAGUARDIA E TUTELA DEL TERRITORIO
Nel passato uno scriteriato sviluppo urbanistico ha compromesso l’equilibrio del territorio per il
massiccio insediamento di capannoni industriali e per la diffusa e disordinata edilizia abitativa. La
mancanza di visioni lunghe, coerenti, condivise e progettuali hanno reso “problematico” il futuro
della città e impegnativa l’azione di risanamento e riqualificazione del tessuto urbanistico e del
territorio nel suo insieme.
Nell’ultimo quinquennio le cose non sono andate diversamente: lo “sviluppo” urbanistico ed la
crescita demografica costante hanno ulteriormente ridisegnato il volto e l’aspetto complessivo
della città.
Gli ultimi pesanti insediamenti urbanistici hanno destato allarme e disagio nei cittadini, i quali da
una parte hanno constatato che un’altra fetta di territorio veniva mangiata definitivamente e
dall’altra non vedevano realizzati contemporaneamente tutti quei servizi e quelle strutture
indispensabili che accompagnano la crescita civile e sociale di una città ( piazze, mercati, scuole,
strade, depuratori etc….).
Più preoccupante appare il fatto che l’attuale Amministrazione si è apprestata ad avviare una
Variante al Piano Regolatore Generale alla fine del suo mandato, non rispettando criteri di reale
confronto con la città e le sue organizzazioni e, soprattutto, delineando scelte orientate ad una
dissennata e ulteriore cementificazione del territorio.
Il contesto e la struttura della città risultano, perciò, sempre più fragili e gli interventi futuri
devono tenere conto della situazione data, prevedendo da una parte soluzioni di recupero e
riqualificazione dell’esistente e dall’altra investimenti destinati ad opere che sarebbero dovute
essere richieste all’imprenditore – lottizzatore, circostanza quest’ultima che ha arrecato grave
nocumento alle casse comunali.
Inoltre, scelte avventate fatte in passato, riguardo all’insediamento di particolari impianti
produttivi, la smisurata ed incontrollata espansione urbanistica abitativa in zone agricole
impongono, vista la delicatezza del nostro bacino idrico, una particolare attenzione in merito al
corretto utilizzo della stessa risorsa, alla gestione ed alla tutela del territorio nel suo insieme.
Infatti, la particolare caratteristica vulcanica del territorio di Pomezia impone un’attenta e
razionale gestione della risorsa idrica locale; lo sfruttamento non controllato delle falde acquifere
attraverso la realizzazione di pozzi, sia per scopi agro-‐industriali sia igienico-‐sanitario, espone il
nostro territorio alle medesime problematiche ambientali dei comuni dell’area dei Castelli Romani
(vedi eccessiva presenza di arsenico nelle acque destinate ad uso potabile).
La presenza nel nostro territorio di numerose zone con forte esalazione di gas di vulcanici (acido
solfidrico, anidride carbonica e radon, gas radioattivo naturale) impone una particolare attenzione
in merito alla scelta dei nuovi siti abitativi o di nuove aeree destinate ad attività artigianali e/o
industriali al fine di non esporre la popolazione verso rischi ambientali naturali.
Un sistema viario e di trasporto non adeguato ad una città sempre più grande con una costante
crescita di nuovi abitanti ( i dati ISTAT indicano una crescita costante di 700/800 nuove residenze
ogni anno da circa 20 anni, la popolazione ha superato i 60.000 abitanti. Il trend sembra rallentare
negli ultimi anni. La nuova situazione rappresenta un’occasione per orientare le future scelte
amministrative per razionalizzare, migliorare e riqualificare la struttura della città.
Quest’ultimo aspetto richiama anche ad una nuova concezione del futuro progetto di una città.
Dinanzi ad una realtà urbana diventata sconfinata, la soluzione non può e non deve essere un
adeguamento infinito di strutture, pena la definitiva e irreversibile rovina del territorio, ma deve
prevedere il tema di ambiti urbani ben definiti, e ciò perché i confini non sono solo utili per
definire e identificare una zona ma anche per determinare e far sviluppare integrazione e unità
sociale.
Il sequestro continuo di terreno con destinazione d’uso agricolo verso aree sempre più
densamente urbanizzate espone il nostro territorio ad un disequilibrio idrogeologico le cui
conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento dei fenomeni alluvionali in concomitanza di
eventi atmosferici eccezionali e contemporaneamente l’erosione ed arretramento della linea di
costa del litorale in seguito alle frequenti mareggiate.
Centri di attività polivalente per giovani ed adulti inesistenti in molte realtà di quartiere. Esistono
solo quelli a carattere sportivo e sono dislocati quasi tutti nel centro della città ad esclusivo uso di
associazioni che detengono la esclusiva gestione con logiche esclusive di conduzione privata.
La mancata istituzione di parchi e la scarsa realizzazione di giardini e spazi verdi rappresentano un
ulteriore deficit di vivibilità e di qualificazione del territorio.
Una cura del territorio urbano ed extra-‐urbano non all’altezza dei tempi e delle aspettative per
una crescita civile complessiva della comunità.
LE PROPOSTE:
- Nuovo PRG che prospetti una città più armonica ed equilibrata, che sia compatibile con
le caratteristiche naturali del nostro territorio e le radici storiche della zona. Un PRG che
sia in grado di coniugare da un lato la tutela del territorio e dall’altro lo sviluppo e
l’inserimento di nuovi abitanti. Una programmazione del territorio in sintonia con gli
strumenti urbanistici locali e nel rispetto dei piani regionali e provinciali.
- Approvazione del regolamento edilizio contenente norme per la prevenzione della
popolazione dai rischi connessi all’esposizione degli inquinanti naturali di origine
vulcanica: radioattività naturale (radon), anidride carbonica e acido solfidrico
- Protocollo d’intesa con il Comune di Roma e la Regione Lazio per la bonifica e la messa
in sicurezza dell’area della ex miniera di zolfo della Solforata rientrante nell’area della
Riserva naturale di Decima Malafede
- Protocollo d’intesa con la Regione Lazio per la bonifica e la messa in sicurezza della
discarica (amianto) di Via Valle Caia.
- Protocollo d’intesa con la Regione Lazio per un piano di ripristino dei luoghi delle aree di
cava di pozzolana presenti nel territorio tra la città di Pomezia e l’area di S. Palomba.
- Modifica del Regolamento Edilizio del Comune, in cui siano inserite in allegato Norme
Tecniche specifiche per quanto riguarda le scelte urbanistiche e i rischi naturali nel
territorio di Pomezia e che siano applicate dai costruttori le norme previste per gli
impianti che producono energia da fonti “rinnovabili”.
- Dichiarare Pomezia città denuclearizzata
- Acquisizione da parte del Comune del Parco della Sughereta, ormai unico polmone
verde della città.
- Individuazione e realizzazione di nuovi giardini nell’ambito del tessuto urbano;
potenziamento, manutenzione e protezione delle aree verdi esistenti; non lasciare
all’abbandono il patrimonio di tutti attraverso controlli dei Vigili Urbani e fare osservare
le disposizioni impartite dalla Civica Amministrazione;
- Istituzione e sviluppo del Parco Archeologico di Pratica di Mare e predisposizione di
progetti mirati di consolidamento, di restauro conservativo e di rilancio del Borgo di
Pratica di Mare.
- Programmazione ed incremento dell’edilizia agevolata attraverso l’assegnazione delle
aree di 167 con convenzioni garantite.
- Programmazione di progetti volti alla razionalizzazione dei collegamenti viari tra le
principali arterie e zone sensibili del territorio
o Realizzazione di un funzionale collegamento viario tra Via del Mare e la Statale
Pontina n.148 con predisposizione di nuovi tracciati e l’attuazione di assi
complanari per la decongestione del traffico locale;
o Realizzazione del collegamento viario di Via Vaccareccia – Via Campo Ascolano
fiancheggiando l’Aeroporto di Pratica di Mare;
o Realizzazione di assi complanari su Via dei Castelli Romani per la decongestione
del traffico da Via Pontina sino al bivio con la S.S. Laurentina;
o Studio di fattibilità volto alla realizzazione di uno scatolare stradale
(compartecipazione pubblico-‐privato) di servizio da realizzarsi in Via dei Castelli
Romani per la sistemazione e gestione di tutti i servizi della zona (idrici, elettrici,
gasdotti, telefonici ecc.)
- Ammodernamento di tutta la Via del Mare a partire dal bivio d’ingresso di Pomezia fino
a Torvaianica con illuminazione e piantumazione di specie arboree.
- Realizzazione di piazze e giardini nelle zone di intensa urbanizzazione funzionali alla
socializzazione ed aggregazione dei residenti.
- Abbattimento di ogni barriera architettonica.
- Razionalizzazione e sistemazione del sistema viario interno con annesso un rinnovato
arredo urbano.
- Individuazione e realizzazione di zone a parcheggio in punti nodali della città, a
cominciare da quelli in cui l’interesse collettivo è preminente ( ad esempio nelle zone
vicine al teatro, al museo, al mare…..etc.)
- Prevedere la realizzazione di centri polivalenti e di aggregazione nei diversi quartieri.
- Obiettivo strategico del programma e la definitiva realizzazione del teatro comunale.
- La realizzazione della linea di alta velocità per il collegamento ferroviario tra Roma e
Napoli ha decongestionato il traffico ferroviario presente sulla linea Roma_Formia
pertanto detto asse va convertito ed integrato per la realizzazione di una linea
ferroviaria metropolitana al servizio delle zone pontine con la città di Roma,
analogamente a quanto realizzato con la linea Orte-‐Fiumicino. Il flusso di chi viaggia con
il treno per raggiungere Roma durante tutta la giornata è aumentato enormemente.
Pertanto, la riqualificazione della zona della Stazione di S. Palomba è indispensabile (in
particolare trasformazione della via, che conduce da Via dei Castelli Romani al piazzale
della stazione, in viale con la realizzazione di parcheggi, marciapiede, adeguata
illuminazione e inserimento di attività economiche e commerciali e tutto ciò per motivi
di decoro e di sicurezza dei cittadini).
- Studio di fattibilità per il miglioramento del collegamento tra la linea ferroviaria (S.
Palomba) con Pomezia e Torvaianica.
- Porre un freno al proliferare senza fine delle paline pubblicitarie, controllare la loro
installazione in quanto risulta a volte essere insicura, approssimativa e pregiudizievole
per la sicurezza.
- Realizzazione di piste ciclo-‐pedonali, a cominciare da quella che collega la città con il
mare ( vedi “strada di collegamento tra Pomezia e Torvaianica Alta” ) e di una pista
parallela attrezzata per la corsa (i cittadini hanno soprannominato la strada “la via del
sudore”! Quel percorso prima dello sconfinamento urbanistico non era altro che un
sentiero battuto e utilizzato per correre).
- Esprimere una capacità di iniziativa e di spinta progettuale di dimensione adeguata
all’importanza dell’obiettivo per guadagnare la zona di Torvaianica ad un turismo idoneo
per servizi e qualità dell’offerta, convogliare le migliori energie nella valorizzazione delle
zone che sono rimaste abbastanza integre nonostante il saccheggio della litoranea.
- Analisi ed intervento di manutenzione programmata della rete viaria della città
attraverso monitoraggio dell’esistente e successiva programmazione.
- Riqualificazione delle zone dismesse e loro adeguamento a standard di qualità e
vivibilità, secondo la normativa regionale vigente e le scelte migliorative di un territorio
già gravemente compromesso. Obiettivo strategico degli interventi di riqualificazione è
sanare una situazione di degrado e contemporaneamente rafforzare l’offerta di servizi
della città. (Vedi la questione dei piani integrati)
- Razionalizzazione e sistemazione del sistema viario interno con annesso un rinnovato
arredo urbano.
- Individuazione e realizzazione di zone a parcheggio in punti nodali della città, a
cominciare da quelli in cui l’interesse collettivo è preminente ( ad esempio nelle zone
vicine al teatro, al museo, al mare…..etc.)
- Prevedere la realizzazione di centri polivalenti e di aggregazione nei diversi quartieri.
- Obiettivo strategico del programma e la definitiva realizzazione del teatro comunale,
fiore all’occhiello del futuro di Pomezia.
- Trasporto pubblico non inquinante. Chiedere alla ditta che si occupa del trasporto
pubblico locale di rimpiazzare il proprio patrimonio veicolare acquistando mezzi non
inquinanti come l’autobus elettrico.
- La gestione dell’acqua, bene primario ed essenziale, non può che essere pubblica.
- La presenza nel territorio delle antenne trasmittenti della RAI e lo sviluppo delle
tecnologie per le trasmissioni, impongono l’applicazione degli standard più severi
consentiti dalla legislazione in tema di prevenzione e di rispetto del principio di
precauzione.
- In collaborazione con gli altri Enti preposti e con la stipula di specifici protocolli d’intesa
intervento per la bonifica da rifiuti di vario tipo, abbandonati dolosamente in vaste zone
del territorio e lungo i fossi d’acqua, è indispensabile per la salvaguardia dell’ambiente e
della salute del cittadino.
- Consolidare le isole ecologiche esistenti e incrementarne il numero con tariffazioni
premiali sulla TARSU (TARES) agli utenti che conferiscono direttamente.
- Diversificare la raccolta dei rifiuti solidi urbani: costituzione di mini isole ecologiche e
contenitori per la differenziata da realizzare per il centro urbano (vedi progetto città di
Trento) e mantenere la raccolta porta a porta per le zone residenziali con edilizia bassa
(ville e case indipendenti)
- Predisposizione di centraline e centri attrezzati per il monitoraggio di fattori di
inquinamento ambientale sia di origine antropica sia naturale ed istituzione di un
osservatorio, con gli enti pubblici preposti, per lo studio e la prevenzione di patologie
legate all’inquinamento ambientale.
- Sviluppo dei protocolli d’intesa con la Protezione Civile.
- Istituzione di un osservatorio permanente sull’ambiente.
- Riqualificare il litorale e l’entroterra di Torvaianica, a cominciare dal progetto “nuova
visibilità del mare”.
- Le energie rinnovabili:
I cambiamenti climatici, le politiche di risparmio energetico ed una maggiore sensibilità
ai temi ambientali si sono imposti negli ultimi anni e si imporranno in modo più deciso e
massiccio nei prossimi per questo bisognerà operare un profondo ripensamento del
consumo energetico. In questo contesto la produzione di energia da fonti “cosiddette”
rinnovabili è diventata una priorità assoluta. Le principali fonti rinnovabili sono le
possibilità di sviluppo del nostro territorio.
Con particolare riferimento alla produzione di energia elettrica da trasformazione
fotovoltaica significa tracciare possibili strade alternative per quegli Enti Locali che
vogliano dotarsi di impianti in grado da un parte, di concorrere alle specifiche politiche
ambientali, dall’altra, di conseguire l’obiettivo di risparmio energetico liberando nel
contempo risorse da destinare allo sviluppo del territorio.
Si tratta di sviluppare le seguenti azioni primarie:
- Illuminazione e riscaldamento dei pubblici edifici di proprietà del Comune utilizzando
fonti energetiche pulite, alternative e rinnovabili. Si tratta di dotare il Palazzo Comunale,
gli uffici, le scuole, le palestre, e qualsiasi altro locale di impianti solari, fotovoltaici e
termici, a beneficio dell’ambiente e delle positive ricadute economiche, attraverso le
seguenti azioni primarie:
- Riduzione del consumo energetico e obbligo utilizzo di energia da fonti rinnovabili nel
settore del rilascio delle nuove concessioni edilizie e nelle ristrutturazioni.
A questo proposito l’Unione Europea si è posta obiettivi energetici molto ambiziosi da
conseguire entro il 2020: gli strumenti di finanziamento comunitario esistenti, a favore
degli enti pubblici ed imprese, che intendano realizzare progetti volti a contribuire una
società più efficiente dal punto di vista energetico e meno dipendente dai combustibili
fossili.
SCHEDA N. 3
ENTE LOCALE E SCUOLA
Premessa
Scuola ed Ente locale costituisce un binomio non sempre facile da decifrare, ma decisivo per la
qualità dell'educazione delle giovani generazioni. La Legge n. 59/97 (Legge Bassanini) ha
modificato radicalmente l'organizzazione del servizio pubblico dell'istruzione ampliando l'offerta
formativa delle scuole e promuovendo la loro integrazione con il territorio, fermi restando i vincoli
nazionali e un irrinunciabile indirizzo unitario.
La riforma della pubblica amministrazione sollecita le autonomie locali e le autonomie scolastiche
a costruire azioni comuni e alleanze nel territorio, per meglio rispondere alle domande di
formazione dei cittadini e delle comunità.
Il decennio 2001/2011 è stato per la scuola un periodo in cui tutti i gradi d’istruzione sono stati
interessati da pesanti interventi legislativi e di “riforma”. Interventi che hanno sostanzialmente
messo a dura prova l’intera struttura, mettendo in serio rischio la scuola pubblica la sua stabilità e
le sua funzione. Le “riforme” hanno incontrato l’opposizione forte e convinta di larga parte del
mondo della scuola e dell’opinione pubblica. “La scuola non si tocca” “Non rubateci il futuro” sono
stati gli slogan di innumerevoli e imponenti manifestazioni cui hanno partecipato milioni di
persone.
Infine, il "federalismo" incombente propone un diverso contesto giuridico ed amministrativo in cui
aumentano nel settore dell'istruzione il ruolo dell’ente locale.
In questo contesto di crisi e in continua evoluzione del mondo della scuola pubblica diventa
urgente il coinvolgimento e la responsabilità degli Enti Locali e delle istituzioni scolastiche.
Un compito che l’Amministrazione futura di una città dovrà assumere come punto di partenza per
la sua azione di governo è quello di ricoprire un ruolo attivo nello sviluppo e nella crescita
culturale collettiva delle nuove generazioni e più in generale del proprio territorio. Si tratta di una
vera e propria sfida.
Con il D.Ls. 112/98, attuativo della L.59/97, e successivi interventi legislativi vengono conferiti
compiti amministrativi e funzioni dello Stato alle Regioni e agli Enti locali.
Le principali funzioni esercitate dai Comuni d’intesa con le istituzioni scolastiche, anche in
collaborazione con le Province, riguardano:
• Educazione degli adulti
• Orientamento scolastico e professionale
• Supporto alle strategie di continuità verticale e orizzontale
• Attuazione delle pari opportunità di istruzione
• Prevenzione della dispersione scolastica ed educazione alla salute.
Il grado di applicazione di dette norme e di quelle successive risulta quasi nullo nel nostro
Comune. Appare evidente che il ruolo da esso espresso è legato ancora al modello di erogatore di
servizio di supporto e non di coprotagonista di un procedimento progettuale. Le scuole, d’altra
parte, vivono il rapporto con l’Ente locale con un atteggiamento di costante fibrillazione per
quanto riguarda i finanziamenti e le strutture (mensa, trasporti, manutenzione degli edifici,
gestione degli impianti sportivi ecc.); tali servizi vengono forniti spesso con ritardo,
approssimazione e con continue sollecitazioni. La situazione non cambia quando le scuole
propongono progetti allargati al territorio, anche in questo caso si registrano da parte dell’Ente
Locale ritardi e partecipazione, quando c’è, solo formale.
Nei casi in cui è stato l’Ente Locale a proporre un progetto non si è posto il problema della
correlazione con la programmazione delle scuole ma si è limitato a calarlo semplicemente
dall’alto senza confrontarsi con gli addetti ai lavori. Appare evidente, quindi, che l’ente locale si
muove in modo inadeguato e non partecipa in maniera propositiva e operativa alla progettazione
educativa delle scuole. Quando lo fa, si limita a proporre attività sporadiche che non sempre sono
funzionali alla realizzazione di una progettazione integrata.
Il mondo della scuola e l’Ente Locale sono due realtà che rimangono fino ad oggi sostanzialmente
separate e non integrate.
Occorre un vero e proprio cambio di direzione. L’ampliamento delle competenze trasferite all’
Ente Locale dalla normativa richiede un nuovo tipo di rapporto con le istituzioni scolastiche e gli
altri enti territoriali. Occorre istituire momenti formalizzati per l’elaborazione di progetti utili
all’intera comunità.
La scuola dell’autonomia è anche la “ scuola” del Comune, in relazione alle specifiche competenze.
Istituzioni scolastiche ed Ente Locale dovranno tendere ad una collaborazione sempre più stretta
nel confronto con tutte le risorse formative presenti sul territorio.
In tale contesto il principio di territorialità, inteso come capacità da parte delle istituzioni
scolastiche di costituire un intreccio di rapporti e progetti con l’insieme dei soggetti che sul
territorio sono interessati ai contenuti formativi, assume un ruolo decisivo.
Il collegamento tra scuola e territorio diventa importante e indispensabile anche per lo sviluppo
della cittadinanza. Gli studenti “partecipino” in qualche modo alla “gestione” della cosa pubblica,
dunque la scuola in Comune, ma deve essere previsto il percorso inverso il Comune a scuola. Le
forme e i modi della collaborazione sono da studiare e progettare ma la prospettiva di una tale
visione delle cose proietta la comunità verso un profilo più alto e di maggiore responsabilità.
Gli studenti chiedono di aprire un tavolo con le scuole di ogni ordine e grado, insieme ai docenti,
personale ATA, responsabili del Comune per portare avanti proposte e progetti , per mettere in
rete fra loro scuole e attività.
Le famiglie degli studenti, dal canto loro, indicano la necessità che l’integrazione debba avvenire
attraverso dei momenti, quali quelli assembleari, in cui la partecipazione dei rappresentanti degli
enti locali deve costituire occasione significativa di crescita e di avvicinamento di mondi separati
ma interdipendenti. Il processo d’integrazione interistituzionale potrà avvenire mettendo intorno
allo stesso tavolo tutti i soggetti coinvolti, per conoscere e discutere i problemi scolastici ed
arrivare a soluzioni condivise.
Entrano in questa visione le scelte in materia di adeguamento dei servizi e di analisi delle
esigenze delle cittadinanza e del mondo della scuola. Dotare la città delle strutture necessarie,
valutare con attendibilità lo sviluppo e la crescita demografica futura, individuare le priorità,
aprire la scuola all’aggregazione, alla cultura e all’arte, conservare la destinazione degli edifici
scolastici significa mettere in atto quel processo di incontro fra i vari protagonisti fin qui descritto.
LE PROPOSTE
Osservatorio comunale permanente per la scuola:
Svolgere un’azione di prevenzione sull’uso di sostanze tossiche tra gli studenti
Eliminazione di ostacoli che si frappongono ad un pieno e completo diritto allo studio
Interscambio culturale (maggiori risorse per una vera integrazione)
Rimuovere ogni tipo di problema tecnico-‐pratico che dovesse emergere a discapito della
funzionalità e vivibilità degli edifici scolastici.
Incentivare le attività di educazione alla legalità.
Elaborazione di offerte formative e di progetti con il preventivo coinvolgimento delle
istituzioni scolastiche e di altri Enti
Adesione a progetti promossi da altri Enti
Ruolo primario delle scuole per educazione all’affettività
Prestare particolare attenzione ai problemi dei bambini diversamente abili, attraverso
interventi di assistenza e sostegno;
Realizzare una proficua collaborazione tra le scuole e la biblioteca comunale promuovendo
iniziative e progetti culturali;
Istituzione del Consiglio Scolastico dei Giovani;
Consiglio comunale dei ragazzi
Garantire i servizi
Organizzazione da parte della Biblioteca Comunale di convegni, di presentazione di libri, di
lezioni di storia o di qualunque altro evento culturale
Coinvolgimento dei giovani all’attività delle biblioteche
Istituzione di biblioteche territoriali in corrispondenza delle scuole
Riconoscimento sociale dello studio:
Contributo per la rilegatura della tesi di laurea per gli universitari della nostra città con
l’impegno di depositarne una copia alla Biblioteca Comunale al fine di costituirne una vera
e propria sezione.
Invitare con avviso pubblico i laureati del passato a donare una copia della loro tesi alla
Biblioteca Comunale.
Istituzione di n. 20 borse di studio da destinare a studenti e neolaureati che si sono distinti
particolarmente nei loro studi
Potenziamento delle biblioteche attraverso l'acquisto di nuovi libri, di strumenti
multimediali e ampliando gli orari di apertura anche con ricorso a personale volontario;
Studio e conoscenza del patrimonio storico-‐artistico e ambientale locale in collaborazione
con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, il Museo, le Scuole di ogni ordine e grado e le
Associazioni Culturali locali;
Collaborare con gli Istituti scolastici per periodi di stages formativi in Comune.
Programmazione del territorio in relazione alla crescita demografica
Nuovi servizi per una città in espansione ( scuole, luoghi di ritrovo...)
Prioritario dotare la città di asili nido comunali
Costituzione del Tavolo della Cultura come luogo di consultazione e dialogo continuativo
sulle questioni principali di politica culturale della città e con la funzione cruciale di fungere
sempre più come strumento di aggregazione delle realtà culturali della città in modo che
queste possono agire sempre di più in sinergia, confrontando e coordinando le loro
autonome attività. ( il punto è trattato più specificatamente nella scheda sulla cultura )
Università. Nessuno ha considerato la presenza dell’Università come negativa all’immagine
della città di Pomezia. Tuttavia, occorre fare una riflessione seria e approfondita sulle sue
reali ricadute. Occorre la presa di coscienza dei suoi limiti e/o dei suoi punti di forza se ci
sono. I risultati concreti e non le intenzioni dovranno essere sottoposti ad una analisi
accurata e approfondita. La permanenza del polo universitario della città si misurerà con gli
scenari che emergeranno dopo averlo posto sotto osservazione. ( il punto è trattato più
specificatamente nella scheda sulla cultura )
Completamento del teatro comunale e successiva gestione con la presenza delle realtà
associative, del mondo della Scuola, dell’Università e con l’individuazione di personalità di
alto profilo culturale. ( il punto è trattato più specificatamente nella scheda sulla cultura )
Museo.
Istituzione, tra le altre iniziative, di una settimana di studio, di riflessione e di iniziative
pubbliche con cadenza annuale sul tema: Archeologia e città: valorizzazione dei siti
archeologici in aree urbane.
Nomina del dirigente dei beni culturali ( il punto è trattato più specificatamente nella
scheda sulla cultura )
SCHEDA N. 4
SANITA’ – SERVIZI SOCIALI – VOLONTARIATO
E’ il settore più delicato dentro cui si operano scelte per la Persona e quindi rappresenta il vero
centro dell’agire della politica e dell’amministrazione. E’ in esso che si sviluppano e si realizzano
appieno il diritto alla Cittadinanza. Le emergenze crescenti, le richieste forti di solidarietà, la
necessità di sicurezza, la cura e l’assistenza attiva sono solo alcuni aspetti che mettono in evidenza
quanto sia necessario porre l’attenzione su questi temi e come essi attraversino l’intera struttura
del programma di governo del Comune.
L’ultimo decennio, ha impresso all’Italia un radicale cambiamento dell’assetto sociale. La nostra
Città, come del resto tutto il Paese, ha subito profonde trasformazioni, primo fra tutte uno
sviluppo demografico di elevate proporzioni, cui non sempre ha corrisposto una risposta adeguata
in termini di servizi sociali ed assistenziali, sviluppo culturale ed occupazionale.
Pomezia, conta ormai circa 65000 abitanti con una previsione di crescita nel prossimo futuro: il
tessuto socio-‐sanitario, così strutturato, appare largamente insufficiente a soddisfare il
fabbisogno e le esigenze della popolazione attuale. I Servizi Sanitari pubblici presenti sul nostro
territorio sono allo stato attuale largamente insufficienti; l’unica struttura sanitaria in grado di
erogare servizi assistenziali è il Policlinico Città di Pomezia – Clinica S. Anna, che continua ad
essere penalizzata da un sottoutilizzo, le cui ragioni sono da ricercare, nelle perenni difficoltà di
dialogo tra Sanità Pubblica e Privata.
Inoltre migliorare la qualità della vita fornendo il sostegno ai meno abbienti ed istituendo
alternative alla povertà, alla solitudine ed alla criminalità, costituiscono il migliore degli aspetti
sociali di una città, in cui il cittadino possa riconoscersi quale fruitore sostenitore di progetti
sociali.
Ciò premesso, individuate le carenze strutturali ed organizzative, è nostra cura quello di favorire le
possibili soluzioni, integrando il servizio pubblico ed il privato sul nostro territorio e ricollocando
risorse che rispetto al distretto Sanitario ( RmH4) sono del tutto insufficienti.
LE PROPOSTE:
1. Valutare la possibilità, in linea con le direttive regionali in tema di Sanità Pubblica, di
riconvertire l’attuale sede ASL secondo il modello: Casa della Salute. Una struttura che si
proponga come punto unico di accesso della domanda sanitaria assistenziale integrata sul
territorio: Medicina ambulatoriale, laboratorio analisi con punto unico per i prelievi
ematici, radiologia, ecografia, connessione con i sevizi di Assistenza Domiciliare Integrata,
al fine di favorire una più rapida presa in carico del paziente e la continuità assistenziale (ex
guardia medica), distribuzione farmaci e presidi sanitari a servizio dell’ADI e centro
prenotazioni unico a completamento dell’offerta sanitaria di base.
2. Implementare il potenziale delle strutture sanitarie già presenti sul territorio (Clinica S.
Anna), anche attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro Regionale che veda la
partecipazione dei responsabili ASL territoriali e delle Rappresentanze della Clinica S. Anna,
che abbia come obiettivo quello di favorire l’integrazione della Clinica con la Casa della
Salute. In questo contesto la Clinica S. Anna potrebbe costituirsi come polo sanitario di
livello avanzato dove far afferire, con percorso preferenziale, i pazienti acuti non altrimenti
gestibili, e dove rendere fruibili per la popolazione tecnologie diagnostiche di livello
superiore (TAC,RMN,EMODINAMICA) attualmente totalmente assenti sul territorio.
3. Prevenzione: promuovere percorsi preferenziali nell’ambito della prevenzione laddove
stimato un aumentato rischio/incidenza di contrarre patologie oncologiche: percorso
uomo, percorso donna e particolare attenzione ai tumori del colon, del polmone e della
tiroide in aumento nel nostro territorio.
4. Istituire un Osservatorio Epidemiologico Territoriale con particolare riguardo alle
patologie indotte e correlate all’ambiente: attenzione al territorio con una sorveglianza
sanitaria ambientale in collaborazione con un istituendo Osservatorio geotermico per i
rischi ambientali ( gas Radon, acido solfidrico, arsenico nelle acque) .
5. Monitoraggio delle strutture residenziali e sociali (RSA, Hospice, etc.) del territorio,
accentrando la domanda presso l’ADI della Casa della Salute al fine di evitare una gestione
caotica o “preferenziale” dei letti disponibili, favorendo un turn-‐over più rapido dei
pazienti, assicurando una maggior capacità di risposta del Presidio Ospedaliero rispetto ai
malati acuti.
6. Progetto “Case Sociali” di proprietà comunale, senza fine di lucro, potrebbero rispondere,
contenendo la spesa, alle necessità di malati cronici e/o a tutte quelle condizioni di fragilità
sociale, il singolo o la famiglia o l’immigrato, che pur non avendo necessità di carattere
sanitario, sono costretti a rivolgersi per l’impossibilità di far fronte alla situazione di disagio
sociale. In tale contesto trovano la loro collocazione anche forme di sperimentazione di CO-‐
Hausing.
7. Promuovere e sostenere, attraverso la collaborazione tra il Comune e le Imprese di nuove
forme di sostegno alla famiglia, già attive e sperimentate in gran parte dell’Europa ed in
alcune regioni Italiane, favorendo ad esempio la diffusione dell’asilo a domicilio, con
innegabili vantaggi organizzativi ed economici per le famiglie ma anche per l’
amministrazione comunale.
8. Incentivare forme concrete di sostegno sociale per i meno abbienti e più bisognosi,
utilizzando, la catena della Solidarietà, per creare e gestire una Mensa Sociale, che
attraverso il sistema del Recupero delle Eccedenze alimentari, possa dare un contributo
concreto e reale, ed il progetto “prima della scadenza” , che intende utilizzare i farmaci
raccolti e non scaduti destinandoli ai bisognosi, al fine di evitare lo spreco di farmaci
ancora utilizzabili, che prevedono uno smaltimento particolare.
9. Censimento e istituzione di un albo comunale di Onlus Sociali finalizzate alla progettualità
per:
Sostegno assistenziali delle persone Diversamente Abili,
Attenzione alla donna,
Attenzione agli anziani
Cultura e arte, Sport e tempo libero.
10. Mettere il “diversamente abile al centro”: la disabilità non può essere solo una
controfigura. Alcuni disabili possono essere impiegati come attori protagonisti nella lotta
all’abolizione delle barriere architettoniche e sociali: istituire una realtà comunale in cui
impiegare i cittadini diversamente abili quali osservatori ed ispettori sul territorio per
l’abolizione delle limitanti alla vita quotidiana, dai marciapiedi ai mezzi pubblici che li
escludono dalla socialità e dall’autonomia
11. La Carta dei Servizi per disabili: è ipotizzata e organizzata all’interno dei Tavoli Tematici
dei Piani di Zona con la partecipazione quindi degli operatori dei servizi sociali e sanitari,
degli operatori privati sociali e delle associazioni di volontariato. Di tutti coloro quindi che
si occupano del disabile adulto e minore sul territorio. E’ uno strumento per informare i
cittadini sui servizi erogati, sulle modalità di accesso e di funzionamento, e per ricercare il
miglioramento degli obiettivi dati.
12. Amministratore di sostegno: promuovere corsi di formazione ed incentivare l’istituzione
di un albo “comunale” da depositare presso il tribunale di Velletri, che veda impegnati i
cittadini muniti di requisiti scelti, all’impegno di responsabilità verso “le fragilità” sociali .
13. Progetto banca del tempo: progetto finalizzato alla realizzazione di un organico di cittadini
pensionati che dispongano di tempo, da dedicare al sociale a vario titolo: assistenza alla
chiamata, trasporto gratuito, spesa a domicilio, etc.
14. Interrompere la catena dell’emarginazione al fine di ridurre la microcriminalità. S.O.S
sociale con l’istituzione di uno Sportello d’Ascolto Sociale Assistenziale dedicato alle
persone più fragili, soprattutto agli immigrati, alle famiglie in difficoltà avvalendosi di figure
professionali dedicate: Avvocato, Assistente Sociale, Psicologo, Amministratore di
Sostegno, al fine di fornire i mezzi per l’integrazione e la socializzazione .
15. Progetto infanzia “Il Bambino che parla”: dare ascolto all’infanzia con l’ausilio di psicologi
esperti, cadenzando periodicamente colloqui nelle scuole dell’infanzia e primarie, per la
prevenzione e la lotta agli abusi e ai maltrattamenti nell’infanzia; “Progetto anni Verdi”
dare luogo all’ascolto degli adolescenti mediante colloqui con psicologi dell’età evolutiva
nella scuola secondaria.
16. Progetto Città della Salute: progetto ambizioso dedicato con attenzione alle disabilità
fisiche e mentali che necessitano di integrazione sociale ed autonomia. Concilia
architettura ecosostenibile e la residenzialità protetta per cittadini disabili e famiglie che
ne abbiano intrapreso percorsi terapeutico-‐riabilitativi. La struttura potrebbe essere
dotata di case residenziali, fattoria e campi agricoli, campi sportivi e piscina, centro diurno
di riabilitazione terapeutica, circoli di incontro sociale, laboratori per musico terapia,
laboratori per l’avviamento al lavoro dei pazienti che ne abbiano sviluppato le potenzialità .
17. Il progetto città salute innesca altre progettualità quale quella del lavoro a domicilio:
contatti con aziende che devono per normativa assumere pazienti con disabilità, al fine di
impiegare i disabili in attività manuali produttive che possano essere esportate ed
approntate a domicilio, con regolare retribuzione. Istituzione di incontri a cadenza
semestrale sulla salute e sulla situazione sociale in collaborazione con l’Azienda Sanitaria di
Pomezia, le Scuole, la Spa Pomezia Servizi e tutte le realtà sanitarie e sociali del territorio e
organizzazioni del volontariato finalizzati a favorire la costituzione di un vero e proprio
osservatorio locale sulla prevenzione, salvaguardia e intervento sulla salute e sulle
situazioni di emarginazione sociale e culturale.
18. Coinvolgere tutte le espressioni del Volontariato per analizzare, progettare, realizzare gli
interventi sociali. Valutare la possibilità, in linea con le direttive del Piano di Rientro
Sanitario, di riconvertire l’attuale sede ASL secondo il modello dell’Ospedale Distrettuale
che si proponga come punto unico di accesso della domanda sanitaria assistenziale
integrata sul territorio: Medicina ambulatoriale, laboratorio analisi con punto unico per i
prelievi ematici, radiologia, ecografia, connessione con i sevizi di Assistenza Domiciliare
Integrata, al fine di favorire una più rapida presa in carico del paziente e la continuità
assistenziale (ex guardia medica), distribuzione farmaci e presidi sanitari a servizio dell’ADI
e centro prenotazioni unico a completamento dell’offerta sanitaria di base.
SCHEDA N. 5
IL BILANCIO COMUNALE : Un’esigenza di trasparenza e un’opportunità di partecipazione
1. PROGRAMMAZIONE E SVILUPPO
La sfida che gli attori pubblici territoriali e locali devono accettare per rendere più efficiente la
macchina pubblica, diminuire gli sprechi e il gap tra amministrazioni virtuose e quelle
caratterizzate da un forte grado di rigidità strutturale, consiste nel focalizzare le proprie attività
nella promozione e valorizzazione del territorio.
In particolare orientare le politiche verso cinque macro-‐aree :
1) sviluppo dei sistemi produttivi locali;
2) collegamento fisico e immateriale con altre aree e relative reti;
3) valorizzazione degli asset e delle risorse naturali e ambientali;
4) valorizzazione delle risorse umane, culturali e storiche;
5) miglioramento dei servizi, delle performance delle istituzioni locali e della vita associata.
E’ attorno a questi assi che è necessario articolare i progetti in grado di generare sviluppo
economico ed è su questi temi che la nuova governance è chiamata a confrontarsi per rispondere
alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
A tal fine occorre portare a compimento il processo di riforma della pubblica amministrazione
iniziato negli anni Novanta, come esigenza di contenimento del debito pubblico e di
aziendalizzazione delle amministrazioni pubbliche, e tuttora in corso, con la definizione di una
nuova architettura istituzionale derivante dall’attuazione del federalismo.
A tal fine occorre interpretare la riforma federalista sulla scorta del principio costituzionale di
sussidiarietà, inteso come necessità che l'erogazione di servizi sia garantita dal livello istituzionale
più vicino al cittadino, con conseguente “responsabilizzazione” degli amministratori pubblici,
titolari di funzioni, impositori della fiscalità locale e, nel contempo, garanti dell’equità sociale e
fiscale.
L'applicazione del principio di sussidiarietà e la responsabilizzazione degli amministratori pubblici
deve essere indirizzata al contenimento della spesa pubblica non produttiva, alla riduzione degli
sprechi e conseguente ricerca di un nuovo equilibrio tra la finanza autonoma e la qualità dei servizi
erogati a cittadini e imprese, nonché nel ridare centralità e dignità alle periferie territoriali.
Il passaggio dalla finanza derivata alla finanza autonoma avviene attraverso il decentramento
della spesa e il decentramento delle entrate. Se il primo decentramento è perseguibile attraverso
un trasferimento omogeneo di competenze ai diversi livelli istituzionali attraverso atti legislativi, il
secondo è condizionato dal trasferimento della capacità impositiva ai singoli livelli istituzionali che,
ad oggi, si regge sulla capacità degli stessi di reperire risorse dal proprio territorio di competenza.
Proprio quest'ultimo aspetto fa emergere come le caratteristiche territoriali diventino centrali,
poiché ogni territorio è in grado di esprimere una propria “capacità contributiva” composta sia
dalla dotazione patrimoniale, sia reddituale, sia connessa ai consumi, nonché dalla capacità
endogena di ogni territorio di creare valore e sviluppo.
In particolare la riforma della pubblica amministrazione in chiave federalista apre le porte ad un
nuovo modello di sviluppo policentrico, nel quale il sistema sociale e il sistema territoriale -‐ oltre al
sistema economico e politico -‐ debbano rientrare tra le determinanti che regolano e condizionano
il comportamento delle amministrazioni e delle decisioni pubbliche.
E' necessario ridisegnare il ruolo degli attori pubblici, territoriali e locali, nella programmazione
dello sviluppo e della competitività del territorio, al fine di definire un approccio interdisciplinare
in grado di consentire agli attori pubblici di dotarsi di un modello di programmazione efficace,
capace, da un lato, di analizzare e comprendere i bisogni e le aspettative dei cittadini e delle
imprese, di definire le priorità d’investimento, di valutare l’impatto e monitorare gli esiti delle
politiche, e ricalibrare le policy programmate in funzione dello scostamento tra obiettivi prefissati
e risultati conseguiti.
Occorre, dunque, un sistema di pianificazione in grado di generare decisioni e azioni fondamentali
per condurre a realtà la visione del futuro disegnata dagli attori economici e sociali della città.
Ovvero, uno strumento in grado di delineare uno scenario futuro condiviso capace di interpretare
e orientare lo sviluppo di un determinato contesto territoriale valorizzandone le peculiarità e gli
asset.
Nell’ottica di una corretta gestione delle risorse pubbliche, i pilastri fondamentali su cui poggiare
le politiche di bilancio, sono rappresentati dalla responsabilizzazione degli Amministratori locali,
da una efficiente politica di programmazione degli interventi sul territorio e dall’uso ponderato
degli strumenti di finanziamento.
Ad oggi, le amministrazioni pubbliche sono caratterizzate da un modello di programmazione che
non poggia su un patrimonio informativo, quantitativo e qualitativo, che determina la costruzione
di politiche territoriali coordinate e integrate per il territorio e per tutte le componenti sociali ed
economiche che lo caratterizzano, bensì su un set di policy settoriali sganciate dalla dimensione
territoriale.
Ne deriva l’incapacità degli enti locali di definire un percorso lineare di costruzione delle policy,
che parte da:
• definizione dello stato di salute del territorio;
• previsione di uno scenario di sviluppo territoriale ottimale;
• individuazione di obiettivi specifici territoriali da conseguire;
per poi proseguire con la definizione delle priorità, in funzione delle:
• disponibilità finanziarie;
e concludersi con le azioni di:
• monitoraggio;
• ricalibrazione delle policy, in funzione del mutamento dello scenario di sviluppo che le
amministrazioni pubbliche, nel processo di concertazione e negoziazione con gli attori
privati e gli stakeholders, si pongono come perseguibile.
Il primo ingrediente viceversa del modello di programmazione che si va delineando dalla
ricostruzione del processo di riforma in atto, deve essere connotato dalla capacità di un sistema di
conoscere per programmare.
Il cambio di marcia è riconducibile, da un lato, all’esigenza, dettata dal nuovo connubio tra
federalismo e territorio, di basare la costruzione delle politiche locali, su un patrimonio
informativo di natura territoriale e contestualizzare le stesse verso una dimensione spaziale invece
che settoriale, sganciata da riferimenti territoriali, dall’altro lato, all’opportunità di costruire un
nuovo sistema di relazioni e un flusso informativo tra il sistema territoriale e il sistema istituzionale
e i settori/funzioni/servizi che compongono le amministrazioni pubbliche, riconducibile ad una
nuova governance e leadership territoriale, in grado di stimolare il processo di coesione e
convergenza delle parti che compongono il territorio, verso una dimensione organica e non
settoriale.
Il modello di programmazione descritto prevede la definizione da parte dell'Ente territoriale :
1. di un bilancio consolidato finalizzato al conseguimento dello scenario di sviluppo ottimale;
2. di un sistema di politiche territoriali integrate.
Nello specifico, il modello di programmazione è composto dalle seguente fasi:
• analisi dello stato di salute economico/finanziario del bilancio dell’ente;
• definizione dello scenario di base, inerziale e di sviluppo ottimale;
• definizione del sistema di policy settoriali e azioni territoriali che contribuiscono a
perseguire lo scenario di sviluppo ottimale;
• definizione delle attività, degli obiettivi e delle responsabilità organizzative interne alla
pubblica amministrazione;
• integrazione dell’attività di programmazione economica e pianificazione territoriale delle
politiche;
• valutazione integrata dell’impatto specifico e cumulato delle policy sul territorio;
• monitoraggio e analisi dello scostamento tra risultati dichiarati e conseguiti dalle policy
rispetto all’evoluzione del territorio;
• consolidamento del patrimonio informativo quantitativo e qualitativo (raccolta delle
esigenze, dei bisogni e delle aspettative settoriali di sviluppo);
• ridefinizione dello scenario di base, inerziale e di sviluppo ottimale;
• revisione del bilancio e ridefinizione dell’assegnazione delle risorse finanziarie;
• ricalibratura delle politiche e degli interventi programmati e definizione del nuovo set di
policy.
Il raggiungimento degli obiettivi delineati impone, che l'ente sia in grado di:
• Fare analisi e monitoraggio delle caratteristiche e del funzionamento di imprese, settori,
mercati e politiche pubbliche.
• Fare sintesi delle opportunità e dei pericoli generati dalle dinamiche economiche locali e
generali.
• Fare ordinamento delle priorità funzionali, settoriali e territoriali rispetto alle scelte di
Policy.
• Fare Programmazione Economica inquadrando ogni azione di Policy nel contesto di
obiettivi di sviluppo di lungo periodo e di strategie socio-‐economiche generali.
• Fare valutazione dell’impatto territoriale e delle ricadute dei singoli interventi e delle
strategie che li ispirano.
• Fare sistema e tessere relazioni pro-‐attive tra gli attori di mercato e l’attore pubblico.
Il territorio diviene il soggetto della programmazione, e attraverso un’analisi multidisciplinare è
possibile comprenderne le complessità e definire specificità sistemi di policy integrate in grado di
promuovere il risanamento, lo sviluppo e la competitività.
2. ANALISI DELLO STATO DI SALUTE ECONOMICO/FINANZIARIO DEL BILANCIO DELL’ENTE
La prima e fondamentale parte del descritto modello di programmazione è la definizione da parte
dell'Ente territoriale locale di un bilancio consolidato.
La prima azione è l'esame dello stato di salute del bilancio dell'ente finalizzato all’individuazione
delle effettive dinamiche che agiscono alla base dei flussi finanziari, di entrata e di spesa,
attraverso lo “smontaggio” e la ricomposizione di aggregati contabili contenuti nei rigidi e oscuri
schemi del bilancio comunale di previsione e nel rendiconto.
3. CRITICITA' FINANZIARIA. QUADRO DI RIFERIMENTO
La situazione finanziaria particolarmente critica, è stata determinata, sia da elementi endogeni,
legati alle particolari vicende dell'Ente:
• non oculata gestione delle risorse disponibili;
• mancato introito causato dalle note vicende giudiziarie dell'ASER, ma anche da elementi
esogeni, quali:
• vincoli del Patto di stabilità interno;
• mancata restituzione integrale del minor gettito derivante dall'abolizione dell'ICI
sull'abitazione principale;
• ulteriore riduzione dei trasferimenti dallo Stato.
4. POSSIBILI AZIONI PER IL RISANAMENTO
Il risanamento deve rappresentare un preciso obiettivo politico-‐amministrativo di medio-‐lungo
periodo e non essere considerato come mero oggetto di “discrezionalità” o di “opportunità
politica”.
Un piano di risanamento deve mettere in primo piano il mantenimento degli equilibri finanziari,
per evitare le possibili conseguenze negative di un perpetrarsi di disavanzi che compromettono
strutturalmente il Bilancio dell’ente.
L’unica azione individuata dagli enti, e spesso maldestramente utilizzata, è quella di camuffare i
disavanzi di amministrazione maturati con residui attivi inesistenti, condannando l’ente al
mantenimento e spesso anche ad accrescere gli squilibri. Da qui una situazione in cui i residui di
parte corrente sono spesso 2 o 3 volte superiore alla previsione di competenza annuale, un dato
che da solo lascia comprendere come tali situazioni diventino del tutto ingovernabili .
Le azioni per il risanamento della finanza locale potranno essere leve di bilancio dirette, da un lato
a potenziare le entrate e dall’altro a ridurre le spese correnti e in conto capitale.
4.1 POTENZIARE LE ENTRATE
A tal fine il primo passo è la predisposizione di apposito “Piano quinquennale di ripristino
dell’Equilibrio Economico” che tenda ad aumentare progressivamente le “Entrate proprie” e a
dare una sempre maggiore percentuale di copertura dei costi dei Servizi a domanda e di quelli non
obbligatori. Si consideri che i Servizi a domanda o non obbligatori per legge possono essere sospesi
o ridotti di numero, in modo che i Servizi non obbligatori che residuano nel loro complesso
arrivino alle percentuali suddette di copertura; attualmente è previsto un obbligo di copertura di
almeno il 36 % solo se l’ente risulta “strutturalmente deficitario” e per i soli Servizi a domanda
individuale.
Prevedere anche:
-‐potenziamento di entrate tributarie;
-‐maggiore utilizzo di concessioni edilizie per il finanziamento di opere;
-‐maggiore ricorso alle fonti di finanziamento europee (allocate al Titolo IV dell’entrata);
-‐maggiore redditività del patrimonio dell’ente e delle aziende partecipate;
-‐sviluppo delle entrate da sponsorizzazioni;
-‐predisposizione e attuazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari;
4.2 GARANTIRE IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DEL SETTORE TRIBUTI
Si deve garantire un numero adeguato di dipendenti di ruolo, professionalmente qualificati,
presso il Settore tributi, per assolvere non solo all’azione di gestione ordinaria dei tributi, ma
soprattutto all’attività di accertamento verso i soggetti che evadono. Il Settore Tributi dovrebbe
provvedere a titolo meramente esemplificativo:
-‐ all’accertamento, riscossione, liquidazione di tutte le entrate proprie;
-‐ all'adozione di misure volte alla riduzione dell'evasione ed elusione fiscale;
-‐ alla formazione dei ruoli per i consumi acqua dell’anno entro 90 giorni dalla chiusura
dell’esercizio;
-‐ alla riscossione delle contribuzioni per servizi pubblici a domanda con periodicità mensile;
-‐ alle azioni di recupero coattivo delle somme non pagate entro 60 giorni dalla scadenza
(l’inesigibilità dei crediti deriva anche dal ritardo dell’avvio delle azioni di recupero).
4.3 RIDUZIONE DEI COSTI DI GESTIONE:
Il primo passo è l’adozione del Piano Triennale per l’individuazione di misure dirette al
contenimento ed alla razionalizzazione delle spese di funzionamento, nell’ottica più ampia del
risanamento della finanza pubblica previsto nel D.L. n.112/2008 e nelle norme di contenimento
della spesa pubblica, introdotte dalle altre disposizioni normative vigenti come l’art. 2, comma 594
della L. 244/2007.
Prevedere anche:
-‐limitazione delle consulenze esterne;
-‐eliminazione degli ostacoli all’ingresso di nuovi competitor nel mercato dei servizi pubblici;
-‐minore incidenza della spesa di personale;
-‐riduzione dei fitti passivi, contributi ad enti ed associazioni;
-‐rinegoziazione di mutui;
-‐utilizzazione di crediti tributari in compensazione di debiti tributari;
-‐oculata riduzione degli stanziamenti complessivi per le spese non obbligatorie e inderogabili.
4.4 CONSEGUIMENTO DI PIÙ ELEVATI LIVELLI DI EFFICIENZA NELLA GESTIONE DELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA E DI AUMENTO DELLA PRODUTTIVITÀ
Il conseguimento di elevati livelli di efficienza nella gestione dell’attività amministrativa e di
aumento della produttività può essere attuato mediante le seguenti azioni:
-‐integrare la contabilità finanziaria con un sistema di “contabilità direzionale” (contabilità analitica
per centri di costo e reporting), al fine di avere un sistema integrato e coordinato di procedure
finalizzate alla rilevazione sistematica dei valori economici correlati all’utilizzazione delle risorse;
-‐dopo una mappatura di tutti i Servizi prestati dall’ente, indispensabili e non, “riaggregare” e
“misurare” il consumo dei fattori impiegati per la fornitura dei Servizi;
-‐correlare le entrate dei Servizi a domanda e di quelli non obbligatori per legge, in modo da
comprendere la percentuale di copertura dei costi dei suddetti Servizi;
-‐predisposizione e attuazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari.
4.5 PREVISIONE DEL FONDO SVALUTAZIONE CREDITI
Le anticipazioni di tesoreria dovrebbero rappresentare un fatto momentaneo legato alla crisi di
liquidità dell’ente, nel nostro caso si sono trasformate in un costante utilizzo dell’anticipazione
nella esposizione massima fino a giungere all'impossibilità di rimborsarle entro la fine
dell'esercizio finanziario.
Di fatto utilizzando l’anticipazione di tesoreria nell’esposizione massima l'ente non beneficia più di
alcuna disponibilità di ulteriori somme in quanto, appena arrivano risorse finanziarie vengono
immediatamente spese per soddisfare le “emergenze”.
Al fine di ripristinare i flussi di cassa e cercare di ridurre gli interessi passivi è necessario vincolare
una quota della parte corrente per azzerare l’anticipazione di tesoreria con il Vincolo dell’Avanzo
d’Amministrazione (parte non vincolata) per la Svalutazione dei crediti (stralcio dei residui attivi
inesigibili) fino a totale copertura dei residui di parte corrente con anzianità superiore ai 5 anni.
SCHEDA N. 6
CULTURA -‐ GIOVANI -‐ SPORT
CULTURA
Consideriamo la cultura un vero e proprio investimento per il futuro della città. Determina nei
cittadini la consapevolezza del nostro passato per vivere il presente e scegliere per il futuro. Per
questo motivo l’istituzione permanente del tavolo della cultura che si occupi attraverso le
strutture esistenti e quelle in via di ultimazione, di proporre e di elaborare interventi a sostegno
delle attività culturali, individuando esperienze da svolgere con continuità. Sempre in questa
direzione vanno programmate iniziative specifiche di sostegno per quelle attività culturali che
coinvolgono istituzioni scolastiche, associazioni culturali per favorire nei giovani la crescita e la
maturazione personale.
Il tavolo della cultura come luogo di consultazione e dialogo continuativo sulle questioni principali
di politica culturale della città e con la funzione cruciale di fungere sempre più come strumento di
aggregazione delle realtà culturali della città in modo che queste possono agire sempre di più in
sinergia, confrontando e coordinando le loro autonome attività.
E’ assolutamente necessario il completamento del teatro comunale ed occorre puntare per la
successiva gestione alle realtà associative presenti nel territorio, del mondo della Scuola,
dell’Università e con l’individuazione di personalità di alto profilo culturale.
Occorre incrementare il piano di diffusione del patrimonio culturale e museale presente sul
territorio. Il formidabile patrimonio archeologico e storico necessitano di essere proposti ed
inseriti in circuiti turistici di “qualità” vista la valenza specifica dei siti e dei reperti.
Museo. Istituzione, tra le altre iniziative, di una settimana di studio, di riflessione e di iniziative
pubbliche con cadenza annuale sul tema: Archeologia e città: valorizzazione dei siti archeologici
in aree urbane.
ISTITUZIONE DI UN FESTIVAL ANNUALE DEL CORTOMETRAGGIO E DELLA VIDEOARTE
Il cortometraggio cinematografico non rappresenta ormai soltanto un apprendistato
formativo del giovane regista ma è considerato propriamente un prodotto d'arte, con
codici espressivi ben definiti;
Per videoarte si intende oggi quel complesso di linguaggi che attraverso l'opera video,
concorrono alla creazione di un opera unica non solo dal punto di vista estetico/linguistico,
ma che afferisca a tutte le implementazioni in atto nel progetto, siano esse spaziali,
tecnologiche, sonore o di interazione col pubblico e le ascriva a se come parte integrante
dell'opera;
La proposta di istituire un festival di questo genere a Pomezia trova motivazioni concrete
nella nostra volontà di scoprire il potenziale creativo sommerso offrendo la possibilità agli
autori del territorio e di provenienza nazionale di poter proporre pubblicamente le proprie
opere; mettere in relazione l'offerta formativa già presente nel territorio, con particolare
riferimento agli istituti secondari, con la trasversalità dei codici di linguaggio che investono
aspetti narrativi, estetico-‐artistici, scientifico-‐tecnologici; inserire Pomezia in un tessuto
produttivo avanguardista che vede nella città di Roma un centro di altissimo livello nel
settore nonché un notevole bacino di proposta/utenza;
Lo stretto legame che intercorre tra forme d'arte di questo tipo e la tecnologia è molto
forte, ciò è dovuto in primo luogo alla facilità che il mondo digitale offre nella realizzazione
di filmati o di opere audiovisive a basso costo e di ottima qualità. Tutto questo implica
l'acquisizione di competenze specifiche nell'uso di macchine e di software dedicati, attività
che indicano precisamente figure professionali del settore che possano spaziare dal mondo
del cinema d'autore a quello commerciale o della televisione, a quello del sound design;
La struttura di un festival di questo tipo può essere dunque considerata secondo diversi
punti di vista: quello propriamente artistico, quello formativo e quello "strategico" di
rafforzare attraverso il rapporto con la scuola, una relazione mai esercitata a Pomezia, di
reciproca attrazione tra l'amministrazione comunale e il mondo giovanile in un settore così
d'avanguardia;
La proposta delle proiezioni e installazioni pubbliche nei luoghi dedicati può essere
affiancata dallo svolgimento di workshop condotti da figure riconosciute nei settori
indicati;
Istituzione di un archivio audiovisivo che raccolga tutte le opere e che sia memoria del
lavoro svolto e dell'attività degli autori nel territorio.
UNIVERSITA’
Nessuno ha considerato la presenza dell’Università come negativa per l’immagine della città di
Pomezia. Anche chi ha criticato le cose fatte o non fatte dall’Università, ha ammesso che l’idea di
avere un polo universitario in città è senza dubbio positiva. Tuttavia occorre fare una riflessione
seria e approfondita sulle reali ricadute della presenza dell’Università nella nostra città.
I giudizi che sono stati espressi sono discordanti, tendono da una parte a mettere in rilievo esempi
di successi conseguiti e dall’altra ad ammettere imperfezioni e problemi.
I risultati concreti e non le intenzioni devono essere sottoposti ad una analisi accurata e puntuale.
Approfondimenti che dovranno mettere in rilievo che tipo di errori sono stati commessi se di
strategia o di altra natura.
Gli studi universitari ingenerano nell’opinione pubblica una sorta di rispetto, a prescindere,
perché si parla del livello massimo di conoscenza dei saperi. Il ruolo dell’Università è quello dello
studio e della ricerca. Il futuro della società e delle nuove generazione è riposto nella conoscenza e
nella competenza delle diverse professioni. Pertanto lo sviluppo di un centro studi universitari è
legato strettamente al proprio territorio.
Non avrebbe alcun senso aver creato un’importante polo universitario, a pochi chilometri da
Roma, se non risultasse correlato e in sinergia con il mondo del lavoro e dello sviluppo.
Due possibili scenari
È emerso che l’università viene ancora vissuta come un corpo estraneo dal territorio, non
l’espressione del mondo pometino in tutte le sue complesse articolazioni (economica, sociale,
culturale, simbolica,…), né qualcosa di originale rispetto alle università di pari ispirazione presenti
nel Paese.
L’università esiste come atto di volontà delle istituzioni pometine che hanno ritenuto di
interpretare le aspirazioni del Territorio. Due sembrano essere gli scenari possibili che si possono
mettere in evidenza:
A) Il primo consiste nel continuare la gestione dell’esistente: una gestione burocratica, priva di
mordente, che lascia piena libertà alle Università di svolgere la loro attività indipendentemente
dalle richieste del Territorio e finanziandone comunque l’attività. Un scelta che porterebbe
inevitabilmente verso la deriva del fallimento accompagnata da un considerevole spreco di
danaro pubblico e che questo comune non può più permettersi.
B) Il secondo è all’insegna della discontinuità e il polo universitario dovrebbe rappresentare il
risultato dell’interpretazione delle esigenze del Territorio.
Un territorio che, a sua volta, non è stato capace o non ha mai espresso fino ad oggi in modo
chiaro una visione delle proprie esigenze ponendole alla base della fondazione dell’ Università.
E’ del tutto evidente che il ruolo del campus universitario della nostra città deve essere
urgentemente posto sotto osservazione.
C’è un problema di gestione da affidare ad un “ente” specifico che rappresenti il Territorio nel suo
insieme e non soltanto le istituzioni universitarie.
Le iniziative del campus devono costituire un’occasione per un impulso alla crescita culturale di
Pomezia, una cittadella del sapere, centro di elaborazione culturale, punta avanzata della
conoscenza.
Il campus, quindi, dovrà ospitare non solo l’Università già esistente, ma corsi di altre Università
italiane e straniere, iniziative anche di breve durata, centri di ricerca e di incontro, che
differenzieranno l’Università di Pomezia da tutte le altre.
Questa concezione del campus, come cittadella della conoscenza, luogo di elaborazione e di
diffusione culturale per tutto il Territorio, comprende anche un ruolo che diventa sempre più
determinante in un’epoca di grandi cambiamenti: il ruolo di esplorazione permanente
del futuro.
Fondamentale è infatti riuscire ad avviare un processo partecipativo che consenta a tutta una
comunità di familiarizzarsi con il futuro: non per fuggire dal passato e dal presente, ma per trarre
vantaggio dell’enorme patrimonio di conoscenze e di saper fare, accumulati nel tempo.
Tutto il processo di formazione, come fattore-‐chiave per lo sviluppo del Territorio, deve essere
oggetto di una conferenza programmatica. Una conferenza che metta la città di Pomezia in
condizione di capire il cambiamento che è in atto e che da un lato la colpisce e che dall’altro le può
far cogliere le novità.
Si tratta, cioè, di mettere in evidenza il fenomeno di de-‐industrializzazione che è in atto da tempo
e si manifesta non diversamente da tante altre aree delle economie industriali, la cui risposta,
nella migliore delle ipotesi, è il tentativo di adottare misure difensive e di difficile mantenimento.
Manca un progetto complessivo anche a causa del mancato contributo che dovrebbe provenire
dalla ricerca e dagli studi universitari. Manca un progetto che metta l’università in relazione con
l’industria farmaceutica, una realtà che risulta essere ancora l’attività più presente a Pomezia.
Corsi Universitari di base rischiano di essere un insuccesso, non generare nulla ma soprattutto non
si può fare solo teoria. Dovrebbe cambiare radicalmente l’approccio mentale a Pomezia, che non
può essere solo edilizia, ma deve, se vuole sopravvivere al proprio futuro, legarsi indissolubilmente
all’Economia della Conoscenza.
GIOVANI
Aprire un tavolo con le scuole di ogni ordine e grado, insieme ai docenti, studenti, ata e
genitori per portare avanti istanze, proposte e progetti permettere in rete tra loro le scuole
e le attività.
Ampliamento delle convenzioni con la tessera studentesca “Io studio”
Concorsi per i giovani
Contributo per la rilegatura della tesi di laurea per gli universitari della nostra città con
l’impegno di depositarne una copia alla Biblioteca Comunale al fine di costituirne una vera
e propria sezione.
Invitare con avviso pubblico i laureati del passato a donare una copia della loro tesi alla
Biblioteca Comunale.
Invitare con avviso pubblico i laureati del passato a donare una copia della loro tesi alla
Biblioteca Comunale.
Istituzione di una giornata del lavoro e delle professioni per metterne in evidenza ruolo e
significato.
Potenziamento delle biblioteche attraverso l'acquisto di nuovi libri, di strumenti
multimediali e ampliando gli orari di apertura anche con ricorso a personale volontario;
Istituzione di una rassegna incentrata sugli ambienti reali del film italiano e straniero a
Pomezia e nel resto d’Italia. ( Pomezia è stata più volte immortalata sulle pellicole
cinematografiche: Registi come Fellini, Leone, Corbucci, Sordi, Samperi, Risi, Verdone
hanno ambientato i loro film in questa zona………)
Studio e conoscenza del patrimonio storico-‐artistico e ambientale locale in collaborazione
con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, il Museo, le Scuole di ogni ordine e grado e le
Associazioni Culturali locali;
Valorizzare le iniziative locali (gastronomiche, culturali, sportive) e gli scambi con altre
realtà (amicizia e gemellaggio);
Collaborare con l’Università per periodi di stages formativi in Comune;
Sostegno dell’attività e dell’impegno profuso da Associazioni, Polisportive o Gruppi che,
anche nelle frazioni, attuano iniziative di promozione locale a scopo benefico e culturale
quali carnevale, feste, mostre, incontri, dibattiti e tornei;
L’Amministrazione comunale deve favorire la partecipazione dei giovani alla vita sociale e
politica:
• incentivare l'attività culturale fra i giovani in modo da coinvolgerli mediante
istituzione di premi o attestazioni da assegnare a quanti volessero far conoscere
le attività svolte (artigianali, hobbistiche, musicali, artistiche, culturali ecc.);
• favorire iniziative volte all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro
realizzando ed organizzando, anche con ricorso ad operatori del settore, uno
sportello solo per i giovani;
• promuovere ed attivare iniziative culturali rivolte ai giovani, come rassegne
cinematografiche, eventi musicali;
• interventi di riqualificazione di strutture da destinare a centri giovanili.
• Navetta express da Pomezia alla Stazione di S. Palomba nelle ore di punta
• Navetta notturna per i giovani per evitare l’uso della mezzo privato, al fine di
evitare tragici incidenti.
SPORT
Lo sport ha un’importantissima funzione sociale come momento di aggregazione e di formazione.
L’attività sportiva dovrà essere incentivata affinché ne sia attratto anche chi, abitualmente, non
frequenta gli impianti sportivi.
Si rende quindi necessario ripensare complessivamente il patrimonio comunale degli impianti
esistenti e a quelli di futura realizzazione, per garantire la pratica e l’estensione delle molteplici
attività sportive.
L’amministrazione comunale dovrà quindi lasciare ampia libertà di azione alle società sportive per
i loro progetti e le loro idee; in questo senso le strutture sportive costituiranno spazi di
aggregazione e punto di riferimento per la cittadinanza. Nello stesso tempo, però, si dovrà
garantire uno spazio di tempo a tutti coloro che liberamente vorranno svolgere un’attività sportiva
e rendere possibile la fruizione degli impianti sportivi di proprietà dell’ente comunale.
SCHEDA N. 7
LAVORO
La crisi economica globale ha coinvolto il nostro paese ed, ovviamente, anche le articolazioni
territoriali e dunque il tessuto economico e produttivo di Pomezia.
Il suo sistema industriale era già caratterizzato da difficoltà generali e particolari cumulate nel
tempo e comuni ai ritardi evolutivi dell’industria nazionale.
La scarsa attenzione agli investimenti in ricerca, la rinuncia a giocare un ruolo incisivo sulle scelte
politiche che le amministrazioni hanno assunto o avrebbero dovuto assumere in tema di
infrastrutture materiali ed immateriali a sostegno del mondo produttivo, i ritardi nelle scelte di
programmazione urbanistica, i mancati investimenti pubblici e privati a sostegno di qualificata
occupazione, sono stati l’insieme dei fattori che hanno determinato un progressivo arretramento
del sistema locale.
Per rilanciare l’economia locale verso una maggiore competizione globale, occorrono scelte mirate
e costanti in un ambito programmatico condiviso e di area vasta, in grado di mettere insieme più
comuni di uno stesso territorio nell’interesse generale.
Occorre una classe politica che sappia interpretare gli interessi generali dei cittadini e coniugarli
con il mondo delle imprese che intendono operare per ripensare il proprio ruolo in un assetto
economico globale diverso da quello del passato e in costante mutamento.
Occorre un nuovo contesto che declini in modo meno iniquo il rapporto tra capitale e lavoro, che
assuma come coordinata strategica lo sviluppo sostenibile incidendo positivamente su una nuova
cultura del consumo compatibile con il territorio e le sue risorse naturali, ambientali, storiche
artistiche.
Se il sistema paese non può guardare ad un futuro positivamente competitivo prescindendo dal
rilancio dell’industria, del polo chimico, delle ITC, di altre produzioni di eccellenza aumentando
investimenti in ricerca e formazione, il territorio di Pomezia, quale parte integrante dell’area
metropolitana della capitale del paese, deve fare altrettanto nella proporzione che gli è propria.
Pomezia, i suoi cittadini, i giovani, le donne, gli inoccupati hanno bisogno di una nuova stagione
amministrativa che sappia agire con immediatezza per realizzare alcune scelte funzionali a
promuovere attività lavorative in diversi comparti produttivi e nel contempo agisca per favorire il
consolidamento delle attività industriali e chimico farmaceutico presenti nel territorio.
La crescita del servizio logistico in favore dei settori industriale e distributivo mettendo a valore il
previsto potenziamento dell’interporto di Santa Palomba che potrà contare su il potenziamento
del trasporto merci su ferro in previsione del completamento dell’alta velocità, il sostegno per la
realizzazione di un sistema di servizi per le imprese in grado di diminuire i costi di gestione diretti
ed indiretti e ridurre le lungaggini burocratiche, la promozione di politiche in grado di favorire la
realizzazione di una rete di servizi alla persona sviluppando attività di prossimità rivolte alle
persone anziane, all’infanzia, ai ragazzi che studiano, alle famiglie che lavorano rappresentano
campi d’intervento per nuove opportunità di lavoro e al tempo stesso per la crescita della
competitività delle imprese, nonché un maggiore vivibilità del territorio per le persone residenti.
Altri campi sui quali è necessario e possibile intervenire da parte dell’amministrazione comunale
per qualificare il sistema produttivo e provocare circuiti virtuosi capaci di far crescere le imprese e
la buona occupazione, sono i settori del turismo e del terziario distributivo.
Pomezia ha risorse naturali e ambientali di indiscusso valore, possiede risorse storico artistiche
uniche che inserite in un sistema integrato con quelle presenti in altri comuni circostanti e con il
circuito storico monumentale della vicina capitale, possono rappresentare un volano per il quale è
possibile costituire un sistema turistico alberghiero in grado di rispondere alla domanda di turismo
culturale, ambientale, commerciale e congressistico. Modelli di riferimento positivi ed affermati
nel nostro paese sono presenti. Basti pensare a Chianciano, a Montecatini, alla riviera romagnola.
Promuovere progetti comuni e condivisi è possibile e per farlo necessita una classe dirigente
autorevole, credibile e percepita da tutti gli attori, che nella società agiscono, come portatrice
sana di interessi generali che opera per lo sviluppo del territorio nel rispetto delle regole, della
legalità, della dignità e dei diritti di tutte le persone.
In questo quadro è indispensabile costruire una programmazione per lo sviluppo integrato delle
attività commerciali, in grado di qualificare e valorizzare i negozi di vicinato con le medie e grandi
superfici.
La nuova Amministrazione comunale dovrà impegnarsi per una nuova legge regionale del
commercio che consenta di determinare linee guida per l’autonoma azione amministrativa delle
Province e dei Comuni entro regole e vincoli definiti, nell’obiettivo di ridurre i rischi per coloro che
investono su nuovi insediamenti commerciali, di evitare situazioni di crisi per i negozi di vicinato
esistenti.
Pomezia non può guardare al futuro senza interagire sulla molteplicità delle sue potenzialità,
senza leggere costantemente le mutazioni del suo territorio, di quello limitrofo e di quello più
distante.
Per competere nel mondo globale necessita uno sviluppo locale dinamico ed in grado di anticipare
gli eventi negativi con scelte e azioni preventive e funzionali ad aggiornare l’organizzazione delle
attività produttive.
Una città con molteplici vocazioni: agricola, industriale, turistica, commerciale, terziaria non può
non dotarsi di un osservatorio economico e produttivo in grado di leggere, elaborare dati statistici
e quantistici indispensabili per compiere scelte amministrative ed economico finanziarie
consapevoli.
La nuova amministrazione dovrà impegnarsi per la realizzazione di un siffatto strumento
definendo intese con altre amministrazioni locali, con la Provincia, con la Regione, con le
associazioni datoriali, con le Organizzazioni sindacali, con la camera di commercio, con l’Istat, con
il Cnel, con le Università.
SCHEDA N. 8
LEGALITA’ SICUREZZA
Un silenzio assordante avvolge la questione delle infiltrazioni di organizzazioni della malavita nella
vita pubblica e amministrativa. Silenzio che si interrompe in qualche occasione per poi tornare più
fitto di prima.
La legalità e la giustizia sono il presupposto primo affinché una comunità si possa esprimere,
sviluppare e costruire liberamente il proprio futuro. L’Osservatorio Tecnico Scientifico sulla
Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio( parliamo del 2009) ha prodotto, oltre alle relazioni
annuali di analisi dei reati commessi nel Lazio, due indagini sulla percezione della sicurezza, otto
relazioni specifiche su usura, criminalità giovanile, lavoro nero e prostituzione e il primo rapporto
sulle mafie nel Lazio. L’Osservatorio, inoltre, ha contribuito alla convocazione del primo Consiglio
regionale straordinario per affrontare il tema delle infiltrazioni mafiose. Per l’Osservatorio in
provincia sono presenti organizzazione della malavita organizzata. L’impegno che assume il nostro
movimento sul piano politico è quello di non sottovalutare il problema, di lavorare in stretta
collaborazione con l’Osservatorio Regionale, ma soprattutto promuovere convegni nelle scuole,
nell’università e con le realtà associative sui temi della Legalità e sicurezza.
Altro aspetto da affrontare è l'esigenza di sicurezza, oggi più che mai sentita: la difesa delle
persone, del territorio, dei beni individuali e collettivi rappresenta un bisogno primario dell’attuale
situazione sociale.
LE PROPOSTE:
aumentare la presenza nel territorio della Polizia Municipale in collaborazione con l’Arma
dei Carabinieri;
intensificare la vigilanza nei giardini e presso le scuole, con la collaborazione di associazioni
di volontariato;
salvaguardare le zone, ritenute sensibili, con l’impiego della videosorveglianza e con il
potenziamento della pubblica illuminazione.
far vivere le varie zone della città con iniziative pubbliche diffuse e frequenti in piena
sintonia con tutte le realtà associative. (questo aspetto è più ampiamente trattato insieme
ad altri nella sezione cultura del presente programma)
Instaurare uno stretto rapporto con le realtà associative delle diverse zone della città,
soprattutto quello che sono maggiormente esposte alla precarietà della situazione sociale.
Torrette di emergenza collegate con le forze dell’ordine in luoghi solitari e a rischio (ad
esempio nei parcheggi della stazione di S. Palomba o nelle zone più esposte della città )