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Il Cantico dei Cantici
Parrocchia Santa Maria
della Consolazione
don Alfonso Capuano
Il poema dell’amore
Quale testo biblico può raffigurare in modo alto
ed esemplare l’evento che ripropone la
consacrazione dell’amore umano? La risposta
è facile: il Cantico dei Cantici! Il titolo di questo
poemetto “ispirato” ricalca l’originale ebraico
che è un superlativo semitico destinato a
indicare “il canto per eccellenza”, “il canto
sublime”, l’Hohelied, come traducono i
tedeschi, cioè il canto più alto.
Il poema dell’amore
Come arginare, anche solo in un
catalogo, le libere riprese del poema
biblico negli scritti cristiani dei Padri della
Chiesa, della liturgia, della tradizione
medievale e dell’esegesi moderna?
Come raccogliere la produzione giudaica
che dalla Sinagoga alla poesia ebraica
dei secoli recenti ha attinto al Cantico?
Il poema dell’amore
E l’influsso sulla letteratura italiana e
straniera da Dante a Turoldo (che al
poemetto biblico ha riservato uno spazio
rilevante nei suoi ultimi scritti)? E le
traduzioni letterali, poetiche e persino
dialettali (ce ne sono anche in dialetto
sardo e napoletano)?
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Il poema dell’amore
E il Cantico dipinto? Caravaggio nel
Riposo nella fuga in Egitto ritrae
Giuseppe mentre regge, di fronte
all’angelo che suona il violino, lo spartito
di un mottetto del musicista franco-
fiammingo Noel Bauldewijn che riprende
alcuni versetti del Cantico dei Cantici
(7,7-8; 7,6a.5a; 7,12a.13).
Il poema dell’amore
Chagall ci ha lasciato almeno cinque
oli su tela conservati al museo “Il
Messaggio biblico” di Nizza e
dedicati alla moglie Vava.
Le cinque tele che illustrano il Cantico dei
Cantici offrono cinque variazioni sull'unico tema
dell'amore.
Il Messaggio biblico si articola in cinque
grandi dipinti ispirati a uno dei testi più singolari
dell'Antico Testamento, il Cantico dei Cantici, che
esprime l’amore di uno sposo per una sposa. Le
cinque versioni sono altrettante variazioni su
questo tema: corpi femminili cullati da un felice
ricordo, spose abbandonate tra cielo e terra,
amanti che si richiamano, si separano ed infine si
ricongiungono.
Marc Chagall
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"Dormo, ma il mio cuore veglia"(Ct, V,2)Il Cantico dei Cantici II ha un unico motivo
ingrandito: l'albero inclinato appare come una palma sulla
quale riposa l’amata (che per la posa ricorda la Venere
di Giorgione). Sulla città di Gerusalemme uno spicchio di
luna suggerisce la notte. Vicino al re David, alato come un
angelo, sopra al trono di Salomone, un albero rovesciato
sottolinea il carattere onirico del quadro. La sfumatura di
colore scelta è il rosa sensuale della carne, che tende al
bianco per illuminare il corpo dell’amata. Le linee sinuose
del quadro evocano il letto di foglie sul quale essa riposa,
leggera e vaporosa per suggerire l’aria nella quale l’albero
sembra ondeggiare.
Marc Chagall
Il Cantico dei Cantici III ha una trama di cerchi che
si intersecano e sono attraversati da linee oblique ed
orizzontali, il tutto a raccontare una coppia di sposi. Nel
cielo in cui sono celebrate le nozze due personaggi
sorreggono un baldacchino, secondo la tradizione
ebraica, mentre un angelo reca un candeliere acceso. Nel
quadro è possibile trovare anche l’itinerario personale di
Chagall nel momento in cui dipinge il Messaggio Biblico:
sono infatti presenti sia Vence, dentro alle mura di cinta
raccolta attorno alla cattedrale, che Vitebsk con la chiesa
ortodossa e le sue casette. L'acrobata che cammina sulle
mani, in alto a destra, evoca il circo, tema ricorrente nella
pittura di Chagall.
Marc Chagall
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La quarta composizione è dominata dalla diagonale
formata dal cavallo alato che trasporta il re David
e Bethsabea. L’effetto di movimento è dato dalle ali
spiegate e dalla presenza della città sulla quale le figure
paiono proiettate in pieno cielo. I rosa delicati delle tele
precedenti lasciano posto a rossi-arancio scuriti da tocchi
di nero. In questa atmosfera riappare la folla dei quadri di
Chagall: maternità, rabbini, arabi erranti, innamorati. La
folla che celebra l’amore tra l’uomo e la donna celebra
così il loro Creatore. Il cavallo alato è un tema
dell’immaginario russo: legato al fuoco, simboleggia
l’impeto del desiderio, la giovinezza dell’uomo e la sua
fecondità; ma il cavallo bianco nel cielo rappresenta
l’istinto domato e sublimato.
Marc Chagall
Il quadro conclusivo riassume un po’ i
precedenti. Un sole multicolore illumina la
coppia, il re David, il corpo femminile, le città e
la musica. La composizione è organizzata
attorno ai due paesaggi interiori
dell’artista: Vitebsk a destra e Gerusalemme a
sinistra. Sopra la città il salmista reale
cammina nel cielo ad incontrare la sposa. Il
tema musicale domina questa tela; sotto la
figura di David che suona l’arpa, dei musicanti
suonano e cantano.
Marc Chagall
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Il poema dell’amore Per non parlare dell’immenso “pentagramma” del
Cantico che pervade la musica liturgica,
soprattutto mariana, a partire dalla polifonia
rinascimentale, che trionfa con Palestrina
(ventinove mottetti sul Cantico); passando poi al
Seicento con Monteverdi, Charpentier,
Buxtehude, al Settecento con Handel,
all’Ottocento con il Cantico Canticorum op. 120 di
Bossi, al Novecento con Honegger, Bloch,
Pizzetti, Stravinskij, Berio, Penderecki e persino
con la canzone The man I love di Gershwin...
Il poema dell’amore Sono solo alcuni cenni per ricordare un
vero e proprio pianeta d’amore che nel
Cantico ha trovato la sua stella. Un
commentatore, André Robert, affermava
che «non c’è libro biblico che non abbia
esercitato sull’anima cristiana un effetto
di seduzione comparabile a quello del
Cantico. Non c’è altro che questo breve
poema ad aver sfidato gli sforzi degli
interpreti».
L’autore del testo Poiché, per tradizione, Salomone aveva
composto dei cantici (1Re 5,12), è stato attribuitoa lui questo che è il cantico per eccellenza, da cuiil titolo del libro (1,1). A causa del titolo, il Canticofu messo tra i libri sapienziali, nella Bibbia grecadopo l’Ecclesiaste, nella Volgata tra l’Ecclesiastee la Sapienza, appunto due libri “salomonici”.Nella Bibbia ebraica il Cantico è posto tra gli“scritti”, che formano la terza parte, la più recente,del canone ebraico. Dopo l’VIII secolo d.C.,quando il Cantico fu usato nella liturgia pasqualeebraica, divenne uno dei cinque megillot o rotoli,che venivano letti nelle grandi feste.
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Linguaggio ed interpretazione
Questo libro, che non parla di Dio e che usa il
linguaggio di un amore passionale, ha sempre
meravigliato gli esegeti. Nel I secolo d.C., in
ambienti ebraici, sorsero dubbi sulla sua
canonicità e furono risolti ricorrendo alla
tradizione.
"Il mondo intero non vale il giorno in cui Israele
ricevette il Cantico dei Cantici: tutte le Scritture
sono sacre, ma il Cantico dei Cantici è la più
sacra di tutte."
Rabbi Aqiba
Linguaggio ed interpretazione
Al Concilio di Jamnia, del I secolo, i dotti ebrei
si riunirono per decidere quali testi dovessero
essere considerati Sacre Scritture. Rabbi
Aqiba, apprezzato studioso ebreo del tempo,
dimostrò in modo persuasivo che il Cantico dei
Cantici era scrittura divina e che, anzi, questo
capolavoro rappresentava il punto più alto delle
scritture ebree. Per gli ebrei di quel periodo il
Cantico era una raccolta di poemi sulla santità
dell'amore e sull'amore di Dio verso Israele.
Linguaggio ed interpretazione Non esiste libro dell’Antico Testamento di
cui siano state proposte interpretazioni
più divergenti: inno all’amore umano,
celebrazione dell’amore nuziale tra Dio e
Israele, canto dell’eros e
dell’innamoramento, sciarada spirituale
densa di crittogrammi da decifrare,
spartito di un rituale liturgico, copione di
dramma pastorale o sacro e altro ancora.
Linguaggio ed interpretazione Forse aveva ragione un antico
commentatore rabbinico, Saadia ben
Josef, il quale comparava il Cantico a
una serratura di cui si è persa la chiave.
Agli estremi ci sono due interpretazioni
antitetiche. La prima è quella di chi legge
il poema biblico come una variante della
poesia erotica orientale.
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Linguaggio ed interpretazione Lo studioso francese Renan, ad
esempio, associava il Cantico a Qohelet
per affermare che essi sono
rispettivamente «un libretto erotico e un
opuscolo di Voltaire nascosti tra le grandi
pagine di una biblioteca di teologia».
Linguaggio ed interpretazione
A tale concezione “letterale” nel senso più
rigido del termine, si era opposta
l’interpretazione allegorico-spirituale, trionfante
nel giudaismo e nell’esegesi cristiana antica,
che con passione intravedeva nel Cantico la
celebrazione della relazione tra Dio e Israele,
tra Dio e la Chiesa, tra Cristo e l’anima, tra lo
Spirito Santo e Maria. Il testo, apparentemente
erotico, diveniva un cifrario segreto che
conteneva ben altri amori e ben altri
personaggi, non più carnali ma spirituali.
Linguaggio ed interpretazione
Così il bellissimo detto della donna in Cantico1,13 - «il mio amato è per me un sacchetto dimirra che pernotta tra i miei seni» - conl’immagine orientale della teca di mirra che“pernotta” e quindi dimora tra le braccia delladonna, rappresentazione dell’abbandonotenero e profumato dei due innamoratinell’abbraccio d’amore, evocazione di unrifugio sereno simile a un giardino di delizie,diventa nell’interpretazione allegorica, cioèlibera spirituale, una descrizione dello studionotturno del fedele che legge i “due seni”dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Linguaggio ed interpretazione In realtà noi dobbiamo cercare di tenere
uniti entrambi i significati, quello
dell’amore umano e quello simbolico
dell’amore trascendente. Il Cantico parte,
dunque, dall’eros, dall’amore di coppia
nella sua pienezza anche carnale, ma
coinvolge molteplici iridescenze e va
oltre.
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Linguaggio ed interpretazione
L’amore umano pieno, dove corporeità ed erossono in comunione, senza svaporare in siglaspirituale, giunge di sua natura a dire il misterodell’amore che tende all’infinito e puòraggiungere il mistero divino. Persino GuidoCeronetti, nella sua discutibile e un po’affannata interpretazione erotica del Cantico(ed. Adelphi), deve riconoscere che «la letturaerotica non ha senso se il letto degli amori nonè rischiarato da una piccola lampada cherischiari, attraverso quei trasparenti amori, ilNascosto».
Linguaggio ed interpretazione Inno molteplice e variegato dell’amore, il
Cantico celebra umanità, passione ed
eros, ma anche la capacità dell’amore
umano di essere segno di infinito, di
pienezza, di totalità. Piantato nella terra,
l’amore umano autentico fiorisce e si
ramifica nei cieli.
Linguaggio ed interpretazione Dove uomo e donna si amano in modo
vero e completo, là appare il mistero
dell’Amore supremo divino. Guai, però, a
spezzare il simbolo: avremmo solo corpi
avvinghiati o angeli danzanti e non
l’armonia tra corpo e spinto nell’agape,
l’Amore pieno e perfetto.
ContenutoCANTICO DEI CANTICI
Un dialogo tra “eros” e “agape”
Mostra di arte contemporanea
sul “Cantico dei Cantici”
organizzata dalla
Diocesi di Terni-Narni-Amelia
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Contenuto
Lei: “Mi baci con i baci della sua bocca! Il
tuo amore è davvero più dolce del vino,
migliore del profumo dei tuoi unguenti. Il
tuo nome è “olio di Turaq”…conducimi
dietro a te, corriamo!… gustiamo il tuo
amore più del vino!” (1,2-4)
Marco Lodola non stupisce per il materiale che usa (perspex e
luci al neon) perché è il materiale che sempre hausato ed usa nelle sue opere, ma perl’assimilazione del bacio appassionato al cuorecarnale (non sdolcinato), che pulsa amore, ancorpiù perché deve distribuire linfa vitale a due corpiin uno. L’abbraccio sottolineato indica che c’è statoun inizio, un approccio, uno sguardo, un incontroche si è concluso nel bacio d’amore, e che saràpiù denso e concreto dopo. Quel bacio cosìdesiderato è presente nel Cantico ad indicare chel’oggetto amato va riempito di affetto e di baciperché questo è il linguaggio silenzioso degliamanti.
Contenuto
Lei: "conducimi dietro a te, corriamo! Il re
mi ha fatto entrare nelle sue stanze.
Rallegriamoci, siamo felici grazie a te!
Gustiamo il tuo amore più del vino!
Hanno ragione ad amarti!” (1,4)
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Bruno Chersicla più anziano d’età e di esperienza del gruppo
scelto, propone una coppia profondamente inseritanella civiltà contemporanea. Intende dire lapossibilità di isolamento rispetto al resto delmondo che si ha quando due amanti si incontrano;vengono esclusi tutti dalla loro intimità: si trovanoin un giardino dove scorre il vino e dove l’offertadell’uno all’altro è esplicita e senza pudore alcuno.Celebra la passione d’amore l’artista e in essa,collocandola al primo piano rispetto alla città chevive, vede il fondamento di una realizzazionepossibile verso quella unità che solo l’amore riescea far realizzare a due esseri umani. Lo stareinsieme è altra cosa che lo stare soli (l’uomo allafinestra) elimina l’esaltazione dell’ego ponendosiallo stesso piano degli altri.
Contenuto
Lei: “Dimmi mio amato, dove pascolerai il
gregge, dove lo farai riposare a
mezzogiorno, perché io non sembri una
donna velata presso le greggi dei tuoi
compagni”(1,7)
Lui: “Come sei bella, amica mia, come
sei bella! I tuoi occhi sono come
colombe!” (1,15)
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Stefano Di Stasio colloca immediatamente il rapporto d’amore
all’inizio di una ascesa verso unadimensione spirituale sì elevata, perchéposta nel cielo, ma anche faticosa nelmantenerla costante in quanto ascesa,scalata da fare per arrivare alla meta futura.Una vita da vivere insieme dunque,un’esistenza condivisa che darà luce efondamento alla città/istituzione sociale.Dall’eros all’agape.
Contenuto
Lui: “Mi ha condotto in una ‘casa del
vino’; la sua insegna sopra di me era
amore! Ristoratemi con dolci d’uva,
sostenetemi con mele, perché sono
malata d’amore! La sua mano sinistra è
sotto il mio capo, la sua destra mi
abbraccia” (2,4-6)
Carlo Bertocci fa della vigna il luogo da cui scaturisce la
sorgente della vita. Il succo dell’uva, il vinoinizia a scorrere nella mano di un lui, che sisacrificherà per amore dell’altra, diventerà losposo non di una singola persona ma di unaintera, eterna, comunità di fedeli, la stessaChiesa. L’immagine che evoca l’artista èquella dell’eucaristia, immagine giàinterpretata dai padri che nel Canticovedevano l’amore di Cristo per la suaChiesa, la sua sposa. Anche qui il camminodall’eros all’agape è evidente.
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Contenuto
Lei: “Il mio amore assomiglia ad una
gazzella o ad un cerbiatto… parla e mi
dice: Lui: “Alzati, amica mia, mia bella,
vieni! Guarda: l’inverno è passato, le
piogge se ne sono andate, sono sparite.
Appaiono i fiori nella campagna, è
tornato il tempo della potatura” (2,10-12)
Sergio Fermariello napoletano, nello stile che gli è proprio propone
un giardino edenico (l’albero che domina) conla coppia originaria che quasi timida inizia il suoapproccio amoroso. Lo stile a linee e trattidiscontinui fissano l’immagine quasi disegnorupestre; sembra voler dire una sua storicitàdata ormai persa nella sua purezza e nel suocandore, una vita rurale, un amore rurale chenella sua eleganza ripropone una formad’amore legata fortemente alla terra, che si cibadella terra che feconda nella terra. E’ un invitoal ritorno all’origine dell’amore quando venivafatto al solo cospetto di Dio.
Contenuto
Lui: “Mia colomba, che stai nellefenditure della roccia, nei nascondigli deidirupi, fammi vedere il tuo viso, fammiudire la tua voce! Perché la tua voce èdolce, bello è il tuo viso!…Prima che soffila brezza del giorno e le ombre diventinosfuggenti, voltati, amore mio, e sii comeuna gazzella o un cerbiatto sullemontagne separate” (2,14-17)
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Ubaldo Bartolini non smentisce il suo inconfondibile stile. La
grandezza, l’immensità la mistica dei suoipaesaggi metafisici collocano la ricercadell’amore nel cuore stesso dellacontemplazione. Lui è lì quasi invisibile, difronte alle rocce, alle sue fenditure, dove speraveder uscire l’amata, ma è in una preghiera chefonda la speranza di trovarla; è nellacontemplazione solitaria che lo sposopercepisce il bisogno di un amore tanto piùgrande quanto più lo è la sete di Dio. Qui lavisione del Cantico come amore senzacondizioni di Dio per il suo popolo acquistaforma ascetica, quasi monastica nella suapurezza.
Contenuto
Lui: “Uscite a vedere, ragazze di Sion, il reSalomone e la corona che sua madre gli hamesso il giorno delle sue nozze, il giorno dellagioia del suo cuore!…Sei un giardino chiuso achiave, sorella mia, fidanzata, una sorgentechiusa a chiave, una fontana sigillata! I tuoicanali sono un giardino di melograni con fruttiprelibati; hènna con nardo, nardo conzafferano, cannella e cinnamomo, con ognipianta d’incenso, mirra e aloe, con tutti gliaromi di prima qualità” (3,11.4,12-15)
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Dino Cunsolo siciliano, è depositario dell’immaginario
mediterraneo comprensivo della cultura greca maanche di quella islamica del nord africa e di quellabarocca di origine spagnola. Descrive, conl’artifizio di una carrozza trainata da cavalli, unadelle immagini del Cantico il cui protagonista è lostesso Salomone; sembra rapire la sposa cheaccompagnata dalle amiche, si separa dal restodel mondo per trovare con lo sposo una totaleintimità nel giardino ritrovato, nell’“ortusconclusus”, della santità dell’amore di coppia.Sembra che un’intero harem accompagna ilsultano nel suo convolare a nozze, Urì danzantiche faranno da sottofondo all’amplesso imminente.
Contenuto
Lui: “Come sei bella, amica mia, come
sei bella! I tuoi occhi sono come
colombe, dietro al tuo velo. I tuoi capelli
sono come un gregge di capre che
scende dal monte Galaad”. (4,1)
Riccardo Cinalli colloca gli amanti dietro o sopra dei tulipani,
fiore con bulbo, così come fiori con bulbosono quelli citati dal cantico, come peresempio il narciso. Questi fiori sono i primi asbocciare a primavera espandendo il loropenetrante profumo che quasi stordisce. Quii due sono gia nella loro estasi, sono giàbeati nel loro amore fino a diventare iconafissa nel tempo. Non può che essereimmagine d’amore quella che l’artista cipropone e di un amore che quasi non esistepiù nella sua purezza, nel suo sapore dieterna primavera.
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Contenuto
Lei: “Dormivo, ma il mio cuore vegliava.Un rumore! Il mio amore bussa”. Lui:”Aprimi sorella mia, amica mia, miacolomba, mia perfetta! Il mio capo ècoperto di rugiada, i miei riccioli di goccedi notte!”. Lei: Mi sono tolta la tunica;come posso rimetterla? Mi son lavata ipiedi; come potrei sporcarli?… Mi sonoalzata per aprire al mio amore” (5,2-5)
Bruno Ceccobelli come è nel suo stile, completa l’immagine di
elementi naturali, qui con tessuto, per dareconsistenza “carnale” alla forma comunicativa.C’è una donna una amante che giocanascondendosi dietro foglie di piante dagiardino; lascia intuire che sta giocando con chiosserva l’opera diventando l’arte essa stessauna possibile amante; ma dice anche chebisogna mettersi in discussione, uscire da sestessi per incontrare l’amore, per andare al di làdelle foglie per congiungersi all’amata. Il suo èun invito a mettersi nel panni di uno dei duepersonaggi del Cantico per assumersi lapropria responsabilità di fronte all’amore cheliberamente si dona.
Contenuto
Lei: “Il mio amore è sceso nel suo
giardino, nelle sue aiuole di spezie, per
pascersi nei giardini, per raccogliere gigli.
Io sono del mio amore e il mio amore è
mio, egli che si pasce fra i gigli!” Lui:” Sei
bella, amica mia, come Tirza, bella come
Gerusalemme, terribile come cose
strabilianti!” (6,2-4)
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Paolo Borghi modella due forme, maschile e femminile che diventano
una sola cosa, una sola carne, a sostegno di una rocciasulla quale è collocata una città. Sulla sommità del dorsomaschile monti e colline, su quello femminile un giardino.La roccia, in realtà ha due significati perché può esserevista come una grande fiamma. Cosa significa ciò se non larealizzazione visiva della trasformazione dell’eros inagape? Infatti che l’artista voglia dire questo lo si puòdimostrare dicendo che dalla forza dell’eros (lacompenetrazione di corpi carnali) e dall’unione sponsalenasce la base, la roccia su cui si fonda la società (la cittàalla sommità della scultura); ma anche spiritualmente siarriva alla stessa conclusione, infatti è dall’unione di duecorpi attratti dall’amore che scaturisce quella fiamma dipassione e d’amore che con la sua energia sostiene lacomunità umana in vista della riunificazione nellaGerusalemme celeste passando dalla contemplazione (ilgiardino sul dorso femminile) alla unione con Dio sullasacra montagna (i monti sul dorso maschile).
Contenuto
Lui: “…il tuo collo è come una torre
d’avorio. I tuoi occhi sono vasche di
Heshbon, presso la porta di Bat-Rabbim.
Il tuo naso è come la “Torre del Libano”
che guarda verso Damasco. Il tuo capo si
erge sopra di te come il Carmelo; i capelli
sul tuo capo sono come porpora; un re è
prigioniero delle sue trecce!” (7,5)
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Alberto Abate
nella sua capacità lirica e poeticadescrive l’amata seguendo il percorsodei versetti del Cantico e dandoleforma la rende presente non nella suanudità ma nel suo ruolo sociale eculturale. La femminilità per lui non èmai volgare, il nudo è da scoprirel’intimità va conquistata per far sì che ilfiore sbocci e rallegri l’anima con la suabellezza.
Contenuto
Lei: “Ponimi come un sigillo sul tuo
cuore, come un sigillo sul tuo braccio.
Perché Amore è forte come la morte,
inesorabile come l’Inferno è passione. Le
sue fiamme sono fiamme ardenti, un
fuoco inarrestabile. Grandi acque non
potranno spegnere l’amore, i fiumi non
riusciranno a sommergerlo” (8,6-7)
Oliviero Rainaldi
descrive la donna nel suo aspettomaterno, inserita già nellacontemplazione delle cose della vita ivicompreso l’amore. Si guarda nelleacque dell’esistenza che, nellasolitudine dovrà trovare la linfa vitale espirituale per sorreggere l’amatosconosciuto, assente, ma che trova sevuole terra feconda, già pronta perchégià carica di speranza senza fine.
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Contenuto
Lui: “Tu, abitatrice di giardini! Alcuni amici
ascoltano la tua voce: fammi sentire!”
Lei: “Fuggi amore mio, simile ad una
gazzella o ad un cerbiatto, sui monti degli
aromi!” (8,13-14)
Antonio Violetta nel suo minimalismo, ha quasi una sorta di pudore
nel togliere il velo della sposa; il suo sguardo èsufficiente per lui ad incoraggiare l’altro, oltrecortina, ad avvicinarsi, a non aver paura. E’ forse ilgiovane che spia la ragazza che si sta preparandocon unguenti profumati all’incontro con lui? E’ unamore che già c’è ma che va scoperto? E’ ilmomento dell’assenza quando lei disperata chiedeaiuto, nel Cantico, per ritrovare il suo amato? Inogni caso anche Violetta vede nella sposal’oggetto a cui dare la vita e per sempre,aiutandola nel cammino di trasfigurazione frutto diuna perenne giovinezza che solo l’amore puòdare.
Fonti bibliografiche
principali
G. Ravasi, Il poema dell’amore, www.novena.it/ravasi/ravasi2000/412000.htm
G. Ravasi, Un inno all’amore,www.novena.it/ravasi/ravasi2000/422000.htm
Enciclopedia cattolica, www.qumran2.net/enciclopedia
Paola Bellini, I cantici, http://xoomer.alice.it/pabelli/cote_d'azur/cantici.htm