Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
REDAZIONE:
Nicolò Giangrande
Marco Brunitto
Mariana Trinidad Corvaro
Antonela D'Elia
Cosimo Lanzo
Francesco Quarta
Melisa Tatiana Slep
Germán Zarama
Graphic Design:
Andrea Girona
indice
3
L'Italia timida di fronte ai fondi europei: apatia o inconsapevolezza?Antonela D'Elia
4
7
12
Intervista: Niccolò Rinaldi
“I fondi europei sono dei
mezzi fondamentali
per realizzare progetti e
politiche che rispecchino i
valori europei”
Lifejacket. Un salvagente per i testimoni di giustiziaFrancesco Quarta
Programma Jean Monnet: un'iniziativa per pensare l'Europa, vista dall'America LatinaMelisa Tatiana Slep
15
Argentina e Unione Europea: una cooperazione a 360 gradi. Mariana Trinidad Corvaro
18
Colombia e Unione Europea: insieme per la paceGermán Zarama 21
suoi capolavori, "Germania anno zero", con
una Berlino ridotta in macerie da una
guerra che aveva seppellito milioni di vite
umane sotto quell'ammasso di detriti e
polvere.
Quello stesso tragico scenario, allora
ripreso da Rossellini, oggi in Europa lo
ritroviamo sotto forma diversa in coloro che
il lavoro l'hanno perso e in quei giovani che
lo stanno cercando, nella povertà che
colpisce sempre più fasce sociali, in quelle
università costrette a tagliare corsi di laurea
perché privi di fondi, nelle imprese che non
hanno accesso al credito.
In questi anni, in Europa, abbiamo
assistito a delle politiche pubbliche nazionali
che hanno trasformato il grande sogno
europeo in un incubo quotidiano. Le attuali
Il regista Roberto Rossellini aprì uno dei politiche economiche, concentrate solo su
tagli e riduzioni della spesa pubblica,
possono solo peggiorare la situazione di
un'Europa non solo in crisi economica ma
anche identitaria, a partire dal processo di
integrazione che l'ha contraddistinta fin
dall'inizio del secondo dopoguerra.
L'Europa deve tornare a mettere al
centro delle proprie politiche i cittadini e per
uscire dalla crisi dovrà puntare sulla
crescita, sull'occupazione e sulla green
economy.
E l’Italia, uno dei Paesi fondatori e tra
quelli di maggior spessore all’interno
dell’Unione Europea, se vorrà uscire da
questo momento così difficile, dovrà
assolutamente guardare all'Europa come un
alleato fondamentale e non come un
avversario, e formare al contempo nella
2
società civile una conoscenza più
approfondita e utile dell’Unione Europea,
del suo funzionamento e delle opportunità
da essa offerte e formare dei professionisti
che siano in grado di operare con maggior
incisività nell’euro progettazione.
Lo scopo del progetto “EsserEuropa” è
quello di rispondere ad una serie di
domande che, in molti casi, rimangono
senza risposte concrete e di promuovere il
concetto di Europa in tutte le sue forme:
come è nata, come funziona, come agisce,
quali sono i modelli di successo da seguire,
studiare ed approfondire e definendo così
l’Europa del prossimo futuro.
Nel nostro progetto inoltre avrà un
ruolo di preminenza l’America Latina, un
continente in continua crescita ed
evoluzione, e nella creazione di opportunità
di collaborazione e cooperazione in ambito
istituzionale, accademico, economico e
sociale con l’obiettivo di creare un ponte
duraturo tra i due continenti.
La nostra ambizione è rendere
pubbliche le esperienze di successo attivate
grazie ai finanziamenti europei e che hanno
ottenuto un riscontro positivo sul territorio
nazionale e transfrontaliero e lo faremo
attraverso la rivista digitale “EsserEuropa”.
L’Europa è libera circolazione di
persone, capitali, servizi e merci ma non
solo. Noi crediamo debba essere anche libera
circolazione di progetti e conoscenze da
confrontare e mettere in comunicazione nei
diversi territori attraverso il principio dei
“vasi comunicanti”.
Siamo un gruppo di giovani laureati e
magister europei e latinoamericani con un
genuino interesse verso l’Europa e l’America
Latina, specializzati nel promuovere le
relazioni internazionali tra i due continenti.
Il progetto “EsserEuropa” è aperto a tutti
coloro che nutrano la nostra stessa passione.
In fin dei conti, questa rivista è il mezzo
più efficace per far sentire la nostra voce...
un esempio lampante di cittadinanza
attiva.
Perché “EsserEuropa”?
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
Nicolò Giangrande e Marco Brunitto
REDAZIONE:
Nicolò Giangrande
Marco Brunitto
Mariana Trinidad Corvaro
Antonela D'Elia
Cosimo Lanzo
Francesco Quarta
Melisa Tatiana Slep
Germán Zarama
Graphic Design:
Andrea Girona
indice
3
L'Italia timida di fronte ai fondi europei: apatia o inconsapevolezza?Antonela D'Elia
4
7
12
Intervista: Niccolò Rinaldi
“I fondi europei sono dei
mezzi fondamentali
per realizzare progetti e
politiche che rispecchino i
valori europei”
Lifejacket. Un salvagente per i testimoni di giustiziaFrancesco Quarta
Programma Jean Monnet: un'iniziativa per pensare l'Europa, vista dall'America LatinaMelisa Tatiana Slep
15
Argentina e Unione Europea: una cooperazione a 360 gradi. Mariana Trinidad Corvaro
18
Colombia e Unione Europea: insieme per la paceGermán Zarama 21
suoi capolavori, "Germania anno zero", con
una Berlino ridotta in macerie da una
guerra che aveva seppellito milioni di vite
umane sotto quell'ammasso di detriti e
polvere.
Quello stesso tragico scenario, allora
ripreso da Rossellini, oggi in Europa lo
ritroviamo sotto forma diversa in coloro che
il lavoro l'hanno perso e in quei giovani che
lo stanno cercando, nella povertà che
colpisce sempre più fasce sociali, in quelle
università costrette a tagliare corsi di laurea
perché privi di fondi, nelle imprese che non
hanno accesso al credito.
In questi anni, in Europa, abbiamo
assistito a delle politiche pubbliche nazionali
che hanno trasformato il grande sogno
europeo in un incubo quotidiano. Le attuali
Il regista Roberto Rossellini aprì uno dei politiche economiche, concentrate solo su
tagli e riduzioni della spesa pubblica,
possono solo peggiorare la situazione di
un'Europa non solo in crisi economica ma
anche identitaria, a partire dal processo di
integrazione che l'ha contraddistinta fin
dall'inizio del secondo dopoguerra.
L'Europa deve tornare a mettere al
centro delle proprie politiche i cittadini e per
uscire dalla crisi dovrà puntare sulla
crescita, sull'occupazione e sulla green
economy.
E l’Italia, uno dei Paesi fondatori e tra
quelli di maggior spessore all’interno
dell’Unione Europea, se vorrà uscire da
questo momento così difficile, dovrà
assolutamente guardare all'Europa come un
alleato fondamentale e non come un
avversario, e formare al contempo nella
2
società civile una conoscenza più
approfondita e utile dell’Unione Europea,
del suo funzionamento e delle opportunità
da essa offerte e formare dei professionisti
che siano in grado di operare con maggior
incisività nell’euro progettazione.
Lo scopo del progetto “EsserEuropa” è
quello di rispondere ad una serie di
domande che, in molti casi, rimangono
senza risposte concrete e di promuovere il
concetto di Europa in tutte le sue forme:
come è nata, come funziona, come agisce,
quali sono i modelli di successo da seguire,
studiare ed approfondire e definendo così
l’Europa del prossimo futuro.
Nel nostro progetto inoltre avrà un
ruolo di preminenza l’America Latina, un
continente in continua crescita ed
evoluzione, e nella creazione di opportunità
di collaborazione e cooperazione in ambito
istituzionale, accademico, economico e
sociale con l’obiettivo di creare un ponte
duraturo tra i due continenti.
La nostra ambizione è rendere
pubbliche le esperienze di successo attivate
grazie ai finanziamenti europei e che hanno
ottenuto un riscontro positivo sul territorio
nazionale e transfrontaliero e lo faremo
attraverso la rivista digitale “EsserEuropa”.
L’Europa è libera circolazione di
persone, capitali, servizi e merci ma non
solo. Noi crediamo debba essere anche libera
circolazione di progetti e conoscenze da
confrontare e mettere in comunicazione nei
diversi territori attraverso il principio dei
“vasi comunicanti”.
Siamo un gruppo di giovani laureati e
magister europei e latinoamericani con un
genuino interesse verso l’Europa e l’America
Latina, specializzati nel promuovere le
relazioni internazionali tra i due continenti.
Il progetto “EsserEuropa” è aperto a tutti
coloro che nutrano la nostra stessa passione.
In fin dei conti, questa rivista è il mezzo
più efficace per far sentire la nostra voce...
un esempio lampante di cittadinanza
attiva.
Perché “EsserEuropa”?
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
Nicolò Giangrande e Marco Brunitto
4
L'Italia timida di fronte
ai fondi europei:
apatia o
inconsapevolezza?
L'Italia timida di fronte
ai fondi europei:
apatia o
inconsapevolezza?
L'Italia è al
ventiseiesimo
posto tra i paesi
europei in termini
di utilizzo dei fondi
provenienti da
Bruxelles,
nonostante sia uno
di quelli che ne
riceve di più.
Perché l'Italia non
riesce a sfruttare
quest'enorme
opportunità? E i
cittadini sono
consapevoli ed
informati riguardo
a tali mancanze?
L'UE mette a disposizione degli Stati membri
d e t e rminat i imp ort i d i s t r ibu i t i in bas e a l l e
programmazioni settennali, con obiettivi specifici. Adesso
siamo alla fine della programmazione 2007-2013 e stiamo
andando incontro al nuovo periodo settennale 2014-2020,
concentrato su tre priorità:
1. crescita intelligente: sviluppare un'economia basata
sulla conoscenza e sull'innovazione;
2. crescita sostenibile: promuovere unʹeconomia più
efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più
competitiva;
3. crescita inclusiva: promuovere unʹeconomia con un alto
tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e
territoriale.
Esistono due tipi di fondi:
Fondi indiretti e strutturali. Sono gestiti dalle
autorità nazionali o regionali.
Ÿ
Ÿ Fondi diretti. Sono erogati direttamente dalla
Commissione Europea a beneficiari appartenenti a diverse
5
c a t e g o r i e ( u n i v e r s i t à , i m p r e s e ,
associazioni).
Per quanto riguarda la gestione del
primo tipo di fondi, in Italia è affidata alle
R e g i o n i c h e p r e d i s p o n g o n o d e i
Programmi Operativi in cui
individuano le priorità che
vogliono realizzare e le linee di
i n t e r v e n t o s u l l e q u a l i
verranno emessi dei bandi.
L'Italia ha raggiunto finora
il 40% della spesa certificata
dal 2007 al 2015. Questo
significa che, un Paese che
non ha d i cer to pochi
problemi, non ha fatto uso del
60 per cento dei fondi, i quali
torneranno a Bruxelles.
Attualmente ci troviamo di
fronte a una crisi, non solo
economica, ma anche sociale.
Dati ufficiali Commissione Europea 2013
Banc
a Ce
ntra
le E
urop
ea, F
ranc
ofor
te (G
erm
ania
). /E
FE
I cittadini, soprattutto i giovani, sono
vittime di un sistema che sta crollando e
non si assume le responsabilità degli errori
commessi ormai da troppo tempo.
Se apriamo i giornali o accendiamo la
televisione non facciamo altro
che leggere e ascoltare il
p r o b l e m a d e l l a
disoccupazione giovanile. Una
n o t i z i a c o n s o l a n t e ,
annunciata dal Premier Letta,
è arrivata il 26 giugno di
quest'anno: il governo ha
varato un pacchetto lavoro che
vale 1,5 miliardi di euro fra
fondi europei e r isorse
n a z i o n a l i p e r a i u t a r e
l'assunzione in un arco di
tempo di 18 mesi di 200mila
g i o v a n i i t a l i a n i c o n
un'intensità maggiore al
Antonela D'Elia
Attualmente ci troviamo di fronte
a una crisi, non solo economica,
ma anche sociale. I cittadini,
soprattutto i giovani, sono vittime di un
sistema che sta crollando e non si
assume le responsabilità
degli errori commessi ormai da troppo tempo.
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
4
L'Italia timida di fronte
ai fondi europei:
apatia o
inconsapevolezza?
L'Italia timida di fronte
ai fondi europei:
apatia o
inconsapevolezza?
L'Italia è al
ventiseiesimo
posto tra i paesi
europei in termini
di utilizzo dei fondi
provenienti da
Bruxelles,
nonostante sia uno
di quelli che ne
riceve di più.
Perché l'Italia non
riesce a sfruttare
quest'enorme
opportunità? E i
cittadini sono
consapevoli ed
informati riguardo
a tali mancanze?
L'UE mette a disposizione degli Stati membri
d e t e rminat i imp ort i d i s t r ibu i t i in bas e a l l e
programmazioni settennali, con obiettivi specifici. Adesso
siamo alla fine della programmazione 2007-2013 e stiamo
andando incontro al nuovo periodo settennale 2014-2020,
concentrato su tre priorità:
1. crescita intelligente: sviluppare un'economia basata
sulla conoscenza e sull'innovazione;
2. crescita sostenibile: promuovere unʹeconomia più
efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più
competitiva;
3. crescita inclusiva: promuovere unʹeconomia con un alto
tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e
territoriale.
Esistono due tipi di fondi:
Fondi indiretti e strutturali. Sono gestiti dalle
autorità nazionali o regionali.
Ÿ
Ÿ Fondi diretti. Sono erogati direttamente dalla
Commissione Europea a beneficiari appartenenti a diverse
5
c a t e g o r i e ( u n i v e r s i t à , i m p r e s e ,
associazioni).
Per quanto riguarda la gestione del
primo tipo di fondi, in Italia è affidata alle
R e g i o n i c h e p r e d i s p o n g o n o d e i
Programmi Operativi in cui
individuano le priorità che
vogliono realizzare e le linee di
i n t e r v e n t o s u l l e q u a l i
verranno emessi dei bandi.
L'Italia ha raggiunto finora
il 40% della spesa certificata
dal 2007 al 2015. Questo
significa che, un Paese che
non ha d i cer to pochi
problemi, non ha fatto uso del
60 per cento dei fondi, i quali
torneranno a Bruxelles.
Attualmente ci troviamo di
fronte a una crisi, non solo
economica, ma anche sociale.
Dati ufficiali Commissione Europea 2013
Banc
a Ce
ntra
le E
urop
ea, F
ranc
ofor
te (G
erm
ania
). /E
FE
I cittadini, soprattutto i giovani, sono
vittime di un sistema che sta crollando e
non si assume le responsabilità degli errori
commessi ormai da troppo tempo.
Se apriamo i giornali o accendiamo la
televisione non facciamo altro
che leggere e ascoltare il
p r o b l e m a d e l l a
disoccupazione giovanile. Una
n o t i z i a c o n s o l a n t e ,
annunciata dal Premier Letta,
è arrivata il 26 giugno di
quest'anno: il governo ha
varato un pacchetto lavoro che
vale 1,5 miliardi di euro fra
fondi europei e r isorse
n a z i o n a l i p e r a i u t a r e
l'assunzione in un arco di
tempo di 18 mesi di 200mila
g i o v a n i i t a l i a n i c o n
un'intensità maggiore al
Antonela D'Elia
Attualmente ci troviamo di fronte
a una crisi, non solo economica,
ma anche sociale. I cittadini,
soprattutto i giovani, sono vittime di un
sistema che sta crollando e non si
assume le responsabilità
degli errori commessi ormai da troppo tempo.
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
6
centro-sud ma che poi interverrà
sull'intero Paese. Ma se guardiamo le
condizioni per accedere a questi incentivi -
essere privi d'impiego regolarmente
retribuito da almeno sei mesi; essere privi
di un diploma di scuola media superiore o
professionale; vivere soli con una o più
persone a carico - ci rendiamo conto che è
difficile pensare a un miglioramento delle
condizioni dei giovani, che hanno una
laurea o anche solo un diploma e di quelli
che sono costretti a non
lasciare la casa di famiglia
proprio perché non hanno un
lavoro stabile. Speriamo che i
giovani non prendano questa
misura come un incentivo a
lasciare gli studi oppure che
chi ha un diploma e/o una
laurea (e magari anche studi
post universitari) non senta di
aver perso il tempo.
Ecco alcuni dati relativi
a l l ' a t t u a l e s i t u a z i o n e
dell'Italia.
Secondo un'analisi del
Centro studi di Confindustria,
dal 2007 ai primi mesi del 2013 sono
andati persi 700mila posti di lavoro.
Uno studio della Confcommercio
afferma che l'Italia dal 2007 ha perso un
punto e mezzo per quanto riguarda il
rapporto degli occupati rispetto alla
popolazione, su 100 persone ne lavorano
38. D'altronde Il numero di persone
7
''assolutamente povere'' quest'anno in
Italia supererà quota quattro milioni. Si
tratta di oltre il 6 per cento della
popolazione, contro il 3,9 per
cento registrato nel 2006.
Il segretario confederale
della Cisl, Luigi Sbarra, ha
dichiarato che i dati Istat su
o c c u p a t i e d i s o c c u p a t i
evidenziano gli attori che hanno
pagato il prezzo più alto della
crisi economica negli ultimi
c i n q u e a n n i : i l s e t t o r e
industriale, il Mezzogiorno e i
giovani.
Da un'analisi realizzata dalla
Cgil risulta che anche se l'Italia
intercetterà la ripresa ci vorranno
63 anni per recuperare i livelli
occupazionali del 2007.
Se consideriamo che dai fondi europei
del periodo 2007-2013 l'Italia ha ancora a
disposizione risorse non utilizzate, la
domanda è: perché non sono state adottate
misure per prevenire una caduta storica,
invece di aspettare di toccare fondo per poi
risalire?
L'Italia ha raggiunto finora
il 40% della spesa certificata
dal 2007 al 2015. Questo
significa che un Paese che non
ha di certo pochi problemi, non ha fatto uso
di più della metà dei fondi, i
quali torneranno a
Bruxelles.
“I fondi europei sono dei mezzi fondamentali
per realizzare progetti e
politiche che rispecchino i
valori europei”
Intervista: Niccolò Rinaldi*
Niccolò Rinaldi,
europarlamentare
italiano molto attivo
nell'ambito della
promozione e
progettazione dei fondi
europei, tenta di mettere
in luce quanto fatto
finora e le prossime sfide
per l'Italia e l'Europa.
Fo
to:
ww
w.i
nfo
og
gi.
it
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
6
centro-sud ma che poi interverrà
sull'intero Paese. Ma se guardiamo le
condizioni per accedere a questi incentivi -
essere privi d'impiego regolarmente
retribuito da almeno sei mesi; essere privi
di un diploma di scuola media superiore o
professionale; vivere soli con una o più
persone a carico - ci rendiamo conto che è
difficile pensare a un miglioramento delle
condizioni dei giovani, che hanno una
laurea o anche solo un diploma e di quelli
che sono costretti a non
lasciare la casa di famiglia
proprio perché non hanno un
lavoro stabile. Speriamo che i
giovani non prendano questa
misura come un incentivo a
lasciare gli studi oppure che
chi ha un diploma e/o una
laurea (e magari anche studi
post universitari) non senta di
aver perso il tempo.
Ecco alcuni dati relativi
a l l ' a t t u a l e s i t u a z i o n e
dell'Italia.
Secondo un'analisi del
Centro studi di Confindustria,
dal 2007 ai primi mesi del 2013 sono
andati persi 700mila posti di lavoro.
Uno studio della Confcommercio
afferma che l'Italia dal 2007 ha perso un
punto e mezzo per quanto riguarda il
rapporto degli occupati rispetto alla
popolazione, su 100 persone ne lavorano
38. D'altronde Il numero di persone
7
''assolutamente povere'' quest'anno in
Italia supererà quota quattro milioni. Si
tratta di oltre il 6 per cento della
popolazione, contro il 3,9 per
cento registrato nel 2006.
Il segretario confederale
della Cisl, Luigi Sbarra, ha
dichiarato che i dati Istat su
o c c u p a t i e d i s o c c u p a t i
evidenziano gli attori che hanno
pagato il prezzo più alto della
crisi economica negli ultimi
c i n q u e a n n i : i l s e t t o r e
industriale, il Mezzogiorno e i
giovani.
Da un'analisi realizzata dalla
Cgil risulta che anche se l'Italia
intercetterà la ripresa ci vorranno
63 anni per recuperare i livelli
occupazionali del 2007.
Se consideriamo che dai fondi europei
del periodo 2007-2013 l'Italia ha ancora a
disposizione risorse non utilizzate, la
domanda è: perché non sono state adottate
misure per prevenire una caduta storica,
invece di aspettare di toccare fondo per poi
risalire?
L'Italia ha raggiunto finora
il 40% della spesa certificata
dal 2007 al 2015. Questo
significa che un Paese che non
ha di certo pochi problemi, non ha fatto uso
di più della metà dei fondi, i
quali torneranno a
Bruxelles.
“I fondi europei sono dei mezzi fondamentali
per realizzare progetti e
politiche che rispecchino i
valori europei”
Intervista: Niccolò Rinaldi*
Niccolò Rinaldi,
europarlamentare
italiano molto attivo
nell'ambito della
promozione e
progettazione dei fondi
europei, tenta di mettere
in luce quanto fatto
finora e le prossime sfide
per l'Italia e l'Europa.
Fo
to:
ww
w.i
nfo
og
gi.
it
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
8 9all'Italia e spesso mi rammaricavo nel
constatare le tante occasioni perse -
politiche, finanziarie, di informazione - dal
nostro Paese.
Quando mi sono candidato per la prima
volta alle elezioni europee del 2009 ho
iniziato a raccogliere dati per raccontare il
mio paese visto dal resto dell'Europa,
avvertendo dei suoi crescenti ritardi. Non
l'avessi mai fatto - sarei tentato di dire.
Tranne poche eccezioni, ogni statistica
confermava quanto tutti sappiamo, ma con
la perentorietà dei numeri, delineando
sempre la stessa conclusione: che l'Italia -
Paese fondatore della Comunità Europea, e
per secoli ispiratrice, plasmatrice della
Onorevole Rinaldi, toscano,
classe 1962, lei tra i 73 eurodeputati
della delegazione italiana è tra i più
presenti ai lavori parlamentari.
Quali sono le principali motivazioni
che l'hanno spinta a candidarsi al
Parlamento Europeo e a lavorare
così attivamente per l'Italia in
Europa?
Sono un italiano che ha sempre lavorato
all'estero, e che ha sempre continuato ad
avere rapporti frequenti con il proprio
Paese sviluppando uno sguardo critico nel
difficile confronto fra l'Italia e il resto
dell'Europa. Pur vivendo all'estero ho
sempre seguito numerosi questioni legate
“In Italia
pare quasi
che i
finanziamenti
europei non
siano
considerati
come risorse
proprie ma
come un
bonus
alieno.”
Fo
to:
ww
w.e
uro
pa
rl.e
uro
pa
.eu
cultura e della storia di questo Vecchio Mondo, é un
sempre più patetico fanalino di coda.
Era lo sconfortante spettacolo di un Paese ormai di
fatto fuori dall'Europa, d'una intera classe politica che, a
differenza di quella del dopoguerra ha mancato di
agganciare la nostra nazione all'Europa, a quella idea di
modernità ed efficienza che, seppure tra le sue
contraddizioni, l'Europa rappresenta. Perché abbiamo
una corruzione da Terzo Mondo? Perché l'aria é più
inquinata? Perché il maggior numero di infortuni sul
lavoro? Perché così poche ambasciatrici? Verrebbe da
dire: per abitudine. Meglio lasciar perdere? No, ho sempre
pensato che è meglio non nascondere la polvere sotto il
tappeto, e impegnarmi in prima persona forse questo é
stato il primo passo per un riscatto - e anche un antidoto
alla rassegnazione.
I fondi europei sono dei mezzi fondamentali
per realizzare progetti e politiche che rispecchino
i valori europei... perché l'Italia è solo al 26° posto
per l'utilizzo di queste risorse?
L'ultimo dato della spesa certificata del 31 maggio
scorso (anno 2013, ndr) segna un leggero progresso
nell'attuazione dei programmi finanziati dai fondi
comunitari che ha raggiunto il 40% della dotazione totale
superando di 1,3 punti il target nazionale. Un segnale
positivo ma tanto c'è ancora da fare. Occorre procedere il
più rapidamente possibile con uno sforzo straordinario e
con la collaborazione di tutte le amministrazioni a formare
una cultura all'euro-progettazione che consiste in un
personale che conosca l'inglese e sia un interlocutore della
Commissione e che venga garantita continuità; disporre di
buone idee, di conoscenza dei progetti e di perseveranza
per non scoraggiarsi dopo un primo insuccesso. In Italia
pare quasi che i finanziamenti europei non siano
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
8 9all'Italia e spesso mi rammaricavo nel
constatare le tante occasioni perse -
politiche, finanziarie, di informazione - dal
nostro Paese.
Quando mi sono candidato per la prima
volta alle elezioni europee del 2009 ho
iniziato a raccogliere dati per raccontare il
mio paese visto dal resto dell'Europa,
avvertendo dei suoi crescenti ritardi. Non
l'avessi mai fatto - sarei tentato di dire.
Tranne poche eccezioni, ogni statistica
confermava quanto tutti sappiamo, ma con
la perentorietà dei numeri, delineando
sempre la stessa conclusione: che l'Italia -
Paese fondatore della Comunità Europea, e
per secoli ispiratrice, plasmatrice della
Onorevole Rinaldi, toscano,
classe 1962, lei tra i 73 eurodeputati
della delegazione italiana è tra i più
presenti ai lavori parlamentari.
Quali sono le principali motivazioni
che l'hanno spinta a candidarsi al
Parlamento Europeo e a lavorare
così attivamente per l'Italia in
Europa?
Sono un italiano che ha sempre lavorato
all'estero, e che ha sempre continuato ad
avere rapporti frequenti con il proprio
Paese sviluppando uno sguardo critico nel
difficile confronto fra l'Italia e il resto
dell'Europa. Pur vivendo all'estero ho
sempre seguito numerosi questioni legate
“In Italia
pare quasi
che i
finanziamenti
europei non
siano
considerati
come risorse
proprie ma
come un
bonus
alieno.”
Fo
to:
ww
w.e
uro
pa
rl.e
uro
pa
.eu
cultura e della storia di questo Vecchio Mondo, é un
sempre più patetico fanalino di coda.
Era lo sconfortante spettacolo di un Paese ormai di
fatto fuori dall'Europa, d'una intera classe politica che, a
differenza di quella del dopoguerra ha mancato di
agganciare la nostra nazione all'Europa, a quella idea di
modernità ed efficienza che, seppure tra le sue
contraddizioni, l'Europa rappresenta. Perché abbiamo
una corruzione da Terzo Mondo? Perché l'aria é più
inquinata? Perché il maggior numero di infortuni sul
lavoro? Perché così poche ambasciatrici? Verrebbe da
dire: per abitudine. Meglio lasciar perdere? No, ho sempre
pensato che è meglio non nascondere la polvere sotto il
tappeto, e impegnarmi in prima persona forse questo é
stato il primo passo per un riscatto - e anche un antidoto
alla rassegnazione.
I fondi europei sono dei mezzi fondamentali
per realizzare progetti e politiche che rispecchino
i valori europei... perché l'Italia è solo al 26° posto
per l'utilizzo di queste risorse?
L'ultimo dato della spesa certificata del 31 maggio
scorso (anno 2013, ndr) segna un leggero progresso
nell'attuazione dei programmi finanziati dai fondi
comunitari che ha raggiunto il 40% della dotazione totale
superando di 1,3 punti il target nazionale. Un segnale
positivo ma tanto c'è ancora da fare. Occorre procedere il
più rapidamente possibile con uno sforzo straordinario e
con la collaborazione di tutte le amministrazioni a formare
una cultura all'euro-progettazione che consiste in un
personale che conosca l'inglese e sia un interlocutore della
Commissione e che venga garantita continuità; disporre di
buone idee, di conoscenza dei progetti e di perseveranza
per non scoraggiarsi dopo un primo insuccesso. In Italia
pare quasi che i finanziamenti europei non siano
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
“Cerchiamo allora
di cambiare passo
e affermare l'etica
della
responsabilità
individuale e, con
spirito liberal-
democratico,
auspicare che
ogni soggetto
beneficiario sia
messo nelle
condizioni di
disporre degli
strumenti di euro-
progettazione.”
10 11
considerati come risorse proprie ma come un bonus alieno.
Il blocco è tutto culturale, succube di una mentalità che
favorisce la frammentazione delle domande e la
moltitudine delle rappresentanze regionali a Bruxelles e di
sportelli europei sul territorio non sempre efficaci; una
mentalità che non sa o non vuole comunicare con
trasparenza le occasioni possibili e che aspetta le soluzioni
calate dall'alto ("onorevole, ci pensi lei").
Secondo Lei, quali sono i fondi che l'Italia
dovrebbe usare di più e perché?
Ovunque in Europa é facile constatare come altri paesi
sappiano approfittare con dovizia di queste opportunità
(comprese le cosiddette "autostrade italiane" dell'Irlanda,
costruite con i finanziamenti recuperati da quanto non
usato dal nostro Paese) mentre in Italia continuiamo a
usare i fondi europei poco e talvolta, quando li si usa, lo si fa
male, soprattutto nel caso dei fondi europei amministrati
dalle Regioni - senza alcun impatto significativo nella
creazione di lavoro o nello sviluppo dell'innovazione. E'
stupefacente che si rinunci a tutte queste risorse, e che
nessuno se ne occupi attivamente nella nostra politica
chiacchierona.
Cosa e come si può fare per migliorare in questo
settore?
Servirebbe aprire un dibattito nazionale su questi
temi, cosa che oggi si tenta di fare ancora con difficoltà.
Cerchiamo allora di cambiare passo e affermare l'etica
della responsabilità individuale e, con spirito liberal-
democratico, auspicare che ogni soggetto beneficiario
sia messo nelle condizioni di disporre degli strumenti
di euro-progettazione. Per questo fine credo in questi
anni di aver fatto qualcosa di importante.
Parliamo del suo impegno per
promuovere l'importanza dei fondi
europei.
Da quando sono stato eletto, invito a
Bruxelles ogni anno 60 amministratori
locali per permettere loro di conoscere e di
familiarizzare con le Istituzioni europee.
Sul territorio invece organizzo sei corsi
l'anno di euro-progettazione gratuiti
nell'Italia centrale, che pur trattando la
tematica da un punto di vista generale,
rincorrono il grande obiettivo di avvicinare
privati, associazioni e amministratori
all'esteso mondo dei fondi europei. Al
contempo, ogni mese, diffondo attraverso
il mio sito e la mia mailing-list una
newsletter che raccoglie in maniera
trasparente e chiara tutte le opportunità
europee. E' un grande impegno che ritengo
importantissimo vista l'utilità di queste
risorse.
Ci faccia un esempio di un
progetto che ha seguito e le sta
particolarmente a cuore.
Negli ultimi mesi ho avuto il piacere di
conoscere e avvicinarmi alla realtà
d e l l ' A s s o c i a z i o n e d i f o r m a z i o n e
professionale "Patronato San Vincenzo"
gestita da Don Alessandro Messi,
organizzazione senza scopo di lucro rivolta
ai giovani e ai più svantaggiati, ai gruppi
socialmente emarginati e alle donne
vittime di tratta per sfruttamento sessuale.
Avevo, dunque, invitato Don Messi a
partecipare al corso di euro-progettazione
da me organizzato a Perugia nell'ottobre
2011, consapevole di quanto una corretta
conoscenza delle dinamiche europee
p o t e s s e c o s t i t u i r e u n a r i s o r s a
fondamentale per l'associazione. In quel
caso, il Patronato aveva avuto modo di
integrare un percorso di competenze in
ambito di progettazione europea che era
già stato intelligentemente avviato
all'interno della loro struttura. Il Patronato
é riuscito a ottenere con l'approvazione del
progetto di ARETUSA (network di cui fa
p a r t e ) p r e s e n t a t o s u l l a l i n e a d i
finanziamento Daphne-Operating grant.
La notizia mi sembra ottima non solo
perché credo che il Patronato, e ARETUSA
in generale, svolgano un ottimo lavoro
nell'ambito in cui operano e che verrà
valorizzato al massimo con questo
f inanziamento; ma anche perché
rappresenta un valido esempio per tutte le
altre realtà associative nel suo aprirsi, con
la giusta ambizione, alle opportunità che
offre la nostra bistratta Europa. Inoltre, é
una rete che promuove iniziative di
prevenzione contro il traffico di esseri
umani, purtroppo molto diffuso nei Paesi
occidentali e che costituisce una grave
violazione del principio di eguaglianza e
dignità delle donne .
Niccolò Rinaldi, originario di
Firenze, è capo delegazione dell'Italia dei
Valori (Idv) al Parlamento Europeo.
È anche vicepresidente del gruppo
dell'Alleanza dei democratici e dei liberali
per l'Europa (Alde).
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
“Cerchiamo allora
di cambiare passo
e affermare l'etica
della
responsabilità
individuale e, con
spirito liberal-
democratico,
auspicare che
ogni soggetto
beneficiario sia
messo nelle
condizioni di
disporre degli
strumenti di euro-
progettazione.”
10 11
considerati come risorse proprie ma come un bonus alieno.
Il blocco è tutto culturale, succube di una mentalità che
favorisce la frammentazione delle domande e la
moltitudine delle rappresentanze regionali a Bruxelles e di
sportelli europei sul territorio non sempre efficaci; una
mentalità che non sa o non vuole comunicare con
trasparenza le occasioni possibili e che aspetta le soluzioni
calate dall'alto ("onorevole, ci pensi lei").
Secondo Lei, quali sono i fondi che l'Italia
dovrebbe usare di più e perché?
Ovunque in Europa é facile constatare come altri paesi
sappiano approfittare con dovizia di queste opportunità
(comprese le cosiddette "autostrade italiane" dell'Irlanda,
costruite con i finanziamenti recuperati da quanto non
usato dal nostro Paese) mentre in Italia continuiamo a
usare i fondi europei poco e talvolta, quando li si usa, lo si fa
male, soprattutto nel caso dei fondi europei amministrati
dalle Regioni - senza alcun impatto significativo nella
creazione di lavoro o nello sviluppo dell'innovazione. E'
stupefacente che si rinunci a tutte queste risorse, e che
nessuno se ne occupi attivamente nella nostra politica
chiacchierona.
Cosa e come si può fare per migliorare in questo
settore?
Servirebbe aprire un dibattito nazionale su questi
temi, cosa che oggi si tenta di fare ancora con difficoltà.
Cerchiamo allora di cambiare passo e affermare l'etica
della responsabilità individuale e, con spirito liberal-
democratico, auspicare che ogni soggetto beneficiario
sia messo nelle condizioni di disporre degli strumenti
di euro-progettazione. Per questo fine credo in questi
anni di aver fatto qualcosa di importante.
Parliamo del suo impegno per
promuovere l'importanza dei fondi
europei.
Da quando sono stato eletto, invito a
Bruxelles ogni anno 60 amministratori
locali per permettere loro di conoscere e di
familiarizzare con le Istituzioni europee.
Sul territorio invece organizzo sei corsi
l'anno di euro-progettazione gratuiti
nell'Italia centrale, che pur trattando la
tematica da un punto di vista generale,
rincorrono il grande obiettivo di avvicinare
privati, associazioni e amministratori
all'esteso mondo dei fondi europei. Al
contempo, ogni mese, diffondo attraverso
il mio sito e la mia mailing-list una
newsletter che raccoglie in maniera
trasparente e chiara tutte le opportunità
europee. E' un grande impegno che ritengo
importantissimo vista l'utilità di queste
risorse.
Ci faccia un esempio di un
progetto che ha seguito e le sta
particolarmente a cuore.
Negli ultimi mesi ho avuto il piacere di
conoscere e avvicinarmi alla realtà
d e l l ' A s s o c i a z i o n e d i f o r m a z i o n e
professionale "Patronato San Vincenzo"
gestita da Don Alessandro Messi,
organizzazione senza scopo di lucro rivolta
ai giovani e ai più svantaggiati, ai gruppi
socialmente emarginati e alle donne
vittime di tratta per sfruttamento sessuale.
Avevo, dunque, invitato Don Messi a
partecipare al corso di euro-progettazione
da me organizzato a Perugia nell'ottobre
2011, consapevole di quanto una corretta
conoscenza delle dinamiche europee
p o t e s s e c o s t i t u i r e u n a r i s o r s a
fondamentale per l'associazione. In quel
caso, il Patronato aveva avuto modo di
integrare un percorso di competenze in
ambito di progettazione europea che era
già stato intelligentemente avviato
all'interno della loro struttura. Il Patronato
é riuscito a ottenere con l'approvazione del
progetto di ARETUSA (network di cui fa
p a r t e ) p r e s e n t a t o s u l l a l i n e a d i
finanziamento Daphne-Operating grant.
La notizia mi sembra ottima non solo
perché credo che il Patronato, e ARETUSA
in generale, svolgano un ottimo lavoro
nell'ambito in cui operano e che verrà
valorizzato al massimo con questo
f inanziamento; ma anche perché
rappresenta un valido esempio per tutte le
altre realtà associative nel suo aprirsi, con
la giusta ambizione, alle opportunità che
offre la nostra bistratta Europa. Inoltre, é
una rete che promuove iniziative di
prevenzione contro il traffico di esseri
umani, purtroppo molto diffuso nei Paesi
occidentali e che costituisce una grave
violazione del principio di eguaglianza e
dignità delle donne .
Niccolò Rinaldi, originario di
Firenze, è capo delegazione dell'Italia dei
Valori (Idv) al Parlamento Europeo.
È anche vicepresidente del gruppo
dell'Alleanza dei democratici e dei liberali
per l'Europa (Alde).
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
12Da molti anni, ormai, l'UE stanzia
ingenti somme di denaro attraverso i suoi
programmi comunitari, dai quali ne
traggono beneficio associazioni, aziende,
comuni dei Paesi membri. Per il periodo
2007-2013 sono stati stanziati ben 600
milioni di euro. Nello specifico, il
programma "Isec - Prevenzione e lotta
contro la criminalità" mira a contribuire al
rafforzamento dello spazio di libertà,
sicurezza e giustizia. Le azioni di
prevenzione e lotta ai fenomeni illeciti
attraverso cui si rafforzano le reti della
criminalità, organizzata o no che sia, sono
alla base della natura del progetto.
L'associazione italiana “Libera -
associazioni, nomi e numeri contro le
mafie” fondata nel 1995 da Don Luigi
Ciotti, è un coordinamento di più di 1.600
associazioni, scuole, gruppi e realtà
territoriali che portano con loro lo spirito e
la cultura della legalità. Per il biennio 2013-
2014, Libera può contare su una cospicua
s o m m a d i d e n a r o e r o g a t a d a l l a
Commiss ione Europea per poter
proseguire con maggiori risorse il
programma “LIFEJACKET - Psychosocial
protection and support of witness and
victims of mafia”. Grazie alla somma di
444.824,50 euro, Libera ha trovato le
risorse economiche necessarie per il
compimento dei programmi di formazione,
accompagnamento psicosociale delle
vittime e di protezione non violenta, che
sono la colonna portante del progetto, di
cui Davide Ziveri ne è il referente. "Nel
primo semestre, grazie soprattutto alla
stretta collaborazione con il programma
Francesco Quarta
13SOS Giustizia di Libera – ci ha raccontato
Monica Usai, di Libera International - il
programma Lifejacket sta attuando un
accompagnamento a trenta testimoni di
giustizia e sempre nello stesso periodo
sono state effettuate cinquanta visite a
livello nazionale. Inoltre sono stati svolti
tre incontri di formazione internazionale a
Torino – ci ha spiegato la collaboratrice del
progetto - col fine di formare un gruppo di
persone ben informato e attivo sul tema".
Secondo le stime del Comitato
Centrale, al momento in Italia sono
presenti 67 testimoni di giustizia e circa
200 familiari; inoltre, dal 2006, sempre in
Italia, 1.278 giornalisti sono stati vittima di
minaccia.
Con il programma Lifejacket si cerca di
colmare le evidenti lacune del sistema
giudiziario, che solo nel 2011 –con la
legge numero 45 – è intervenuto per dar
rilievo a una figura che già esisteva: il
testimone di giustizia, cioè chi, pur non
avendo commesso alcun reato (e spesso
essendone la vittima) decide di fornire
allo Stato delle informazioni utili per le
indagini, arrivando a mettere a
repentaglio la propria vita e quella
della propria famiglia nel nome della
giustizia e della legalità. Spesso i
testimoni di giustizia sono degli
i m p r e n d i t o r i , o g e n t e c h e ,
comunque, non proviene da
ambienti malavitosi ed assumono il ruolo
di testimoni dopo aver subito estorsioni o
dopo aver assistito a eventi criminosi.
Costretti a lasciare la propria comunità
e i propri affetti e spesso a cambiare
identità nonchè lavoro, finiscono con
l'immedesimarsi nella figura del testimone
di giustizia, tanto da non riuscire più a
uscirne.
L'attuale legislazione risulta inoltre
piuttosto lacunosa sulle misure di
protezione e di supporto per i testimoni di
giustizia che troppo spesso vengono,
erroneamente, associati ai collaboratori di
giustizia, pur trattandosi di due categorie
ben distinte.
E' qui che il programma Lifejacket vuole
intervenire, richiedendo anche l'intervento
Un Salvagente per i Testimoni
di Giustizia
Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del
buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.
Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and
support of witness and victims of mafia", l'associazione
antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei
diritti dei testimoni di giustizia.
Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del
buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.
Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and
support of witness and victims of mafia", l'associazione
antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei
diritti dei testimoni di giustizia.
Lifejacket
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
12Da molti anni, ormai, l'UE stanzia
ingenti somme di denaro attraverso i suoi
programmi comunitari, dai quali ne
traggono beneficio associazioni, aziende,
comuni dei Paesi membri. Per il periodo
2007-2013 sono stati stanziati ben 600
milioni di euro. Nello specifico, il
programma "Isec - Prevenzione e lotta
contro la criminalità" mira a contribuire al
rafforzamento dello spazio di libertà,
sicurezza e giustizia. Le azioni di
prevenzione e lotta ai fenomeni illeciti
attraverso cui si rafforzano le reti della
criminalità, organizzata o no che sia, sono
alla base della natura del progetto.
L'associazione italiana “Libera -
associazioni, nomi e numeri contro le
mafie” fondata nel 1995 da Don Luigi
Ciotti, è un coordinamento di più di 1.600
associazioni, scuole, gruppi e realtà
territoriali che portano con loro lo spirito e
la cultura della legalità. Per il biennio 2013-
2014, Libera può contare su una cospicua
s o m m a d i d e n a r o e r o g a t a d a l l a
Commiss ione Europea per poter
proseguire con maggiori risorse il
programma “LIFEJACKET - Psychosocial
protection and support of witness and
victims of mafia”. Grazie alla somma di
444.824,50 euro, Libera ha trovato le
risorse economiche necessarie per il
compimento dei programmi di formazione,
accompagnamento psicosociale delle
vittime e di protezione non violenta, che
sono la colonna portante del progetto, di
cui Davide Ziveri ne è il referente. "Nel
primo semestre, grazie soprattutto alla
stretta collaborazione con il programma
Francesco Quarta
13SOS Giustizia di Libera – ci ha raccontato
Monica Usai, di Libera International - il
programma Lifejacket sta attuando un
accompagnamento a trenta testimoni di
giustizia e sempre nello stesso periodo
sono state effettuate cinquanta visite a
livello nazionale. Inoltre sono stati svolti
tre incontri di formazione internazionale a
Torino – ci ha spiegato la collaboratrice del
progetto - col fine di formare un gruppo di
persone ben informato e attivo sul tema".
Secondo le stime del Comitato
Centrale, al momento in Italia sono
presenti 67 testimoni di giustizia e circa
200 familiari; inoltre, dal 2006, sempre in
Italia, 1.278 giornalisti sono stati vittima di
minaccia.
Con il programma Lifejacket si cerca di
colmare le evidenti lacune del sistema
giudiziario, che solo nel 2011 –con la
legge numero 45 – è intervenuto per dar
rilievo a una figura che già esisteva: il
testimone di giustizia, cioè chi, pur non
avendo commesso alcun reato (e spesso
essendone la vittima) decide di fornire
allo Stato delle informazioni utili per le
indagini, arrivando a mettere a
repentaglio la propria vita e quella
della propria famiglia nel nome della
giustizia e della legalità. Spesso i
testimoni di giustizia sono degli
i m p r e n d i t o r i , o g e n t e c h e ,
comunque, non proviene da
ambienti malavitosi ed assumono il ruolo
di testimoni dopo aver subito estorsioni o
dopo aver assistito a eventi criminosi.
Costretti a lasciare la propria comunità
e i propri affetti e spesso a cambiare
identità nonchè lavoro, finiscono con
l'immedesimarsi nella figura del testimone
di giustizia, tanto da non riuscire più a
uscirne.
L'attuale legislazione risulta inoltre
piuttosto lacunosa sulle misure di
protezione e di supporto per i testimoni di
giustizia che troppo spesso vengono,
erroneamente, associati ai collaboratori di
giustizia, pur trattandosi di due categorie
ben distinte.
E' qui che il programma Lifejacket vuole
intervenire, richiedendo anche l'intervento
Un Salvagente per i Testimoni
di Giustizia
Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del
buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.
Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and
support of witness and victims of mafia", l'associazione
antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei
diritti dei testimoni di giustizia.
Ancora una volta dalla società civile una dimostrazione del
buon utilizzo dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.
Attraverso il progetto "Lifejacket- Psychosocial protection and
support of witness and victims of mafia", l'associazione
antimafie Libera continua la sua battaglia per la tutela dei
diritti dei testimoni di giustizia.
Lifejacket
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
15
dell'UE e del Governo italiano per:
1) assicurare una scorta alle persone a
rischio;
2) facilitare il cambio d'identità;
3) assegnare un alloggio dignitoso;
4) appoggiare il lavoro di reintegro;
5) determinare un appropriato, decente e
concreto supporto finanziario;
6) informare le persone sotto scorta
sempre e in maniera puntuale su decisioni
prese;
7) r icevere e prendere in ser ia
considerazione tutte le comunicazioni dei
testimoni di giustizia;
8) promuovere la consapevolezza e
l'educazione alla legalità;
9) offrire supporto psicosociale in caso di
violenze o traumi politici;
10) integrare i programmi di protezione
con le valutazioni della società civile per
soddisfare i bisogni delle persone a rischio.
Abbiamo visto come, grazie ai
finanziamenti dell'UE, anche la società
civile possa disporre, finalmente, delle
liquidità necessarie per portare avanti le
proprie battaglie con maggior incisività,
andando a colmare vuoti lasciati
pericolosamente aperti dai Governi e dalle
Istituzioni. Un rapporto di cooperazione
tra le parti in gioco è indispensabile per la
costruzione di una società migliore. Una
società, ed è importante ribadirlo, fondata
sui principi della legalità e della parità
sociale.
14 Foto: Associazione Libera
Programma Jean Monnet*:
un'iniziativa per pensare l'Europa,
vista dall'America Latina
Programma Jean Monnet*:
un'iniziativa per pensare l'Europa,
vista dall'America Latina
L'Europa sin dall'inizio del processo d'integrazione ha
dimostrato un chiaro interesse a capire se stessa. Alla fine
ha istituzionalizzato gli impegni per inserire le conoscenze
sull 'integrazione all 'interno del Programma di
Apprendimento Permanente nell'Unione Europea, con il
Programma Jean Monnet. Questo è stato costituto alla fine
degli anni Ottanta specificamente per riflettere sulle
questioni dell'integrazione europea a livello accademico.
Funziona partendo da tre attività chiave: il supporto alle
associazioni europee, il sostegno a sei Istituzioni
accademiche specifiche, e le azioni Jean Monnet. Ed è
grazie a queste ultime che è stato creato un Centro di
Eccellenza a Buenos Aires nel 2009, e la Professoressa
Lorenza Sebesta ci aiuterà a capire meglio come funziona,
come si finanzia e quali sono i contributi per proseguire
nella comprensione dell'integrazione.
Per analizzare come
funziona il sostegno
allo studio
dell'integrazione nel
contesto europeo,
intervistiamo
Lorenza Sebesta,
titolare della
Cattedra Jean
Monnet
all'Università di
Bologna, campus di
Buenos Aires.
Melisa Tatiana Slep
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
15
dell'UE e del Governo italiano per:
1) assicurare una scorta alle persone a
rischio;
2) facilitare il cambio d'identità;
3) assegnare un alloggio dignitoso;
4) appoggiare il lavoro di reintegro;
5) determinare un appropriato, decente e
concreto supporto finanziario;
6) informare le persone sotto scorta
sempre e in maniera puntuale su decisioni
prese;
7) r icevere e prendere in ser ia
considerazione tutte le comunicazioni dei
testimoni di giustizia;
8) promuovere la consapevolezza e
l'educazione alla legalità;
9) offrire supporto psicosociale in caso di
violenze o traumi politici;
10) integrare i programmi di protezione
con le valutazioni della società civile per
soddisfare i bisogni delle persone a rischio.
Abbiamo visto come, grazie ai
finanziamenti dell'UE, anche la società
civile possa disporre, finalmente, delle
liquidità necessarie per portare avanti le
proprie battaglie con maggior incisività,
andando a colmare vuoti lasciati
pericolosamente aperti dai Governi e dalle
Istituzioni. Un rapporto di cooperazione
tra le parti in gioco è indispensabile per la
costruzione di una società migliore. Una
società, ed è importante ribadirlo, fondata
sui principi della legalità e della parità
sociale.
14 Foto: Associazione Libera
Programma Jean Monnet*:
un'iniziativa per pensare l'Europa,
vista dall'America Latina
Programma Jean Monnet*:
un'iniziativa per pensare l'Europa,
vista dall'America Latina
L'Europa sin dall'inizio del processo d'integrazione ha
dimostrato un chiaro interesse a capire se stessa. Alla fine
ha istituzionalizzato gli impegni per inserire le conoscenze
sull 'integrazione all 'interno del Programma di
Apprendimento Permanente nell'Unione Europea, con il
Programma Jean Monnet. Questo è stato costituto alla fine
degli anni Ottanta specificamente per riflettere sulle
questioni dell'integrazione europea a livello accademico.
Funziona partendo da tre attività chiave: il supporto alle
associazioni europee, il sostegno a sei Istituzioni
accademiche specifiche, e le azioni Jean Monnet. Ed è
grazie a queste ultime che è stato creato un Centro di
Eccellenza a Buenos Aires nel 2009, e la Professoressa
Lorenza Sebesta ci aiuterà a capire meglio come funziona,
come si finanzia e quali sono i contributi per proseguire
nella comprensione dell'integrazione.
Per analizzare come
funziona il sostegno
allo studio
dell'integrazione nel
contesto europeo,
intervistiamo
Lorenza Sebesta,
titolare della
Cattedra Jean
Monnet
all'Università di
Bologna, campus di
Buenos Aires.
Melisa Tatiana Slep
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
16 17
Com'è cominciato il lavoro del
Centro di Eccellenza Jean Monnet
(CEJM) a Buenos Aires?
La nascita del CEJM poggia su alcuni
anni di lavoro fatto all'interno del Punto
Europa, un centro dedicato all'Europa,
creato presso la sede dell'Università di
Bologna qui a Buenos Aires fra il 2002 e il
2003, sulla base di una esperienza pilota
fatta presso il campo di Bologna-Forlì,
dove ancora oggi esiste un Punto Europa-
Europe Direct, diretto dalla professoressa
Giuliana Laschi.
A sua volta, la nascita del Punto Europa
non sarebbe stata possibile senza
l'esistenza del Master in Relazioni
Internazionali Europa-America Latina. È
infatti nell'ambito di quel master e delle
sollecitazioni dei colleghi argentini al suo
interno che nacque l'idea di fare della sede
un punto di riferimento non solo per i
l a t i n o a m e r i c a n i s t i i t a l i a n i e
latinoamericani, ma per gli esperti italiani
e latinoamericani di Europa. Per questo,
l'allora direttore Giorgio Alberti mi invitò a
insegnare integrazione europea a Buenos
Aires e a associare all'insegnamento la
creazione di un centro di riflessione
sull'Europa.
Quali sono i principali progetti che si
sono sviluppati a Buenos Aires? A
quali si sta lavorando in questo
momento?
Il progetto principale è, a mio avviso, la
rivista Puente@Europa, di cui abbiamo
festeggiato a giugno scorso i dieci anni. C'è
poi la Newsletter, complementare alla
rivista, perché centrata su temi di attualità
e con periodicità più ravvicinata. A livello di
formazione, ci sono i corsi offerti nel
Master e, fino all'anno scorso, quelli di
trenta ore annuali aperti a un pubblico più
vasto su temi di integrazione europea,
diretti dalla professoressa Susana Czar de
Zalduendo. Si tratta di una tipologia di
modulo a cui tutti i membri del CEJM sono
molto affezionati, perché è stato quello che
ha inaugurato le azioni Jean Monnet della
sede. Per quanto riguarda gli eventi, mi
piace ricordare i nostri seminari
internazionali che svolgiamo regolarmente
da quattro anni con il sostegno della stessa
azione Jean Monnet, e i cicli tematici di
cinema, che conduciamo assieme a Yael
A destra, la Prof.ssa
Sebesta e a sinistra, la
deputata europea Inés
Ayala Sender, nel
seminario “Venti anni del
trattato di Maastricht:
nuove sfide per la
governanza economica”,
aprile 2013".
Fonte: Università di
Bologna – sede di Buenos
Aires.
Fotografia: PuntoEuropa. Centro de Excelencia Jean Monnet.
Poggi, la responsabile della biblioteca della
sede che, da sempre, si occupa anche,
come si dice in Argentina, di “extensión
cultural”.
Come funziona la struttura del
finanziamento per il Centro?
I fondi europei del CEJM arrivano solo
dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi
programmi dedicati alla ricerca e
all'insegnamento. Altri richiedono la
produzione di studi “policy-oriented”; ma
il profilo del centro è accademico – non
siamo un think tank. Non abbiamo mai
cercato il coinvolgimento di enti
governativi locali (coinvolgimento che è
invece nei cromosomi del Punto Europa-
Europe Direct di Forlì), ma piuttosto delle
università argentine che si occupano di
Europa e di integrazione. Evidentemente
Jean Monnet, politico e consigliere
economico francese, ispiratore della
"Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950.
E' uno dei padri fondatori della
Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio (CECA), primo passo verso
l'integrazione europea.
I fondi europei del CEJM arrivano solo dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi programmi dedicati alla ricerca e all'insegnamento. Altri richiedono la produzione di studi “policy-oriented”; ma il profilo del centro è accademico – non siamo un think tank.
non è la stessa cosa creare un centro
europeo dentro o fuori dal territorio
dell'Unione Europea: gli obiettivi strategici
sono diversi e diversi quindi sono i partner.
Quali sono le prospettive per il
funzionamento di questo Centro di
Eccellenza nei prossimi anni?
Le prospettive di vita del CEJM non sono
rosee, ma, nelle attuali circostanze storiche,
come potrebbe essere altrimenti?
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
16 17
Com'è cominciato il lavoro del
Centro di Eccellenza Jean Monnet
(CEJM) a Buenos Aires?
La nascita del CEJM poggia su alcuni
anni di lavoro fatto all'interno del Punto
Europa, un centro dedicato all'Europa,
creato presso la sede dell'Università di
Bologna qui a Buenos Aires fra il 2002 e il
2003, sulla base di una esperienza pilota
fatta presso il campo di Bologna-Forlì,
dove ancora oggi esiste un Punto Europa-
Europe Direct, diretto dalla professoressa
Giuliana Laschi.
A sua volta, la nascita del Punto Europa
non sarebbe stata possibile senza
l'esistenza del Master in Relazioni
Internazionali Europa-America Latina. È
infatti nell'ambito di quel master e delle
sollecitazioni dei colleghi argentini al suo
interno che nacque l'idea di fare della sede
un punto di riferimento non solo per i
l a t i n o a m e r i c a n i s t i i t a l i a n i e
latinoamericani, ma per gli esperti italiani
e latinoamericani di Europa. Per questo,
l'allora direttore Giorgio Alberti mi invitò a
insegnare integrazione europea a Buenos
Aires e a associare all'insegnamento la
creazione di un centro di riflessione
sull'Europa.
Quali sono i principali progetti che si
sono sviluppati a Buenos Aires? A
quali si sta lavorando in questo
momento?
Il progetto principale è, a mio avviso, la
rivista Puente@Europa, di cui abbiamo
festeggiato a giugno scorso i dieci anni. C'è
poi la Newsletter, complementare alla
rivista, perché centrata su temi di attualità
e con periodicità più ravvicinata. A livello di
formazione, ci sono i corsi offerti nel
Master e, fino all'anno scorso, quelli di
trenta ore annuali aperti a un pubblico più
vasto su temi di integrazione europea,
diretti dalla professoressa Susana Czar de
Zalduendo. Si tratta di una tipologia di
modulo a cui tutti i membri del CEJM sono
molto affezionati, perché è stato quello che
ha inaugurato le azioni Jean Monnet della
sede. Per quanto riguarda gli eventi, mi
piace ricordare i nostri seminari
internazionali che svolgiamo regolarmente
da quattro anni con il sostegno della stessa
azione Jean Monnet, e i cicli tematici di
cinema, che conduciamo assieme a Yael
A destra, la Prof.ssa
Sebesta e a sinistra, la
deputata europea Inés
Ayala Sender, nel
seminario “Venti anni del
trattato di Maastricht:
nuove sfide per la
governanza economica”,
aprile 2013".
Fonte: Università di
Bologna – sede di Buenos
Aires.
Fotografia: PuntoEuropa. Centro de Excelencia Jean Monnet.
Poggi, la responsabile della biblioteca della
sede che, da sempre, si occupa anche,
come si dice in Argentina, di “extensión
cultural”.
Come funziona la struttura del
finanziamento per il Centro?
I fondi europei del CEJM arrivano solo
dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi
programmi dedicati alla ricerca e
all'insegnamento. Altri richiedono la
produzione di studi “policy-oriented”; ma
il profilo del centro è accademico – non
siamo un think tank. Non abbiamo mai
cercato il coinvolgimento di enti
governativi locali (coinvolgimento che è
invece nei cromosomi del Punto Europa-
Europe Direct di Forlì), ma piuttosto delle
università argentine che si occupano di
Europa e di integrazione. Evidentemente
Jean Monnet, politico e consigliere
economico francese, ispiratore della
"Dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950.
E' uno dei padri fondatori della
Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio (CECA), primo passo verso
l'integrazione europea.
I fondi europei del CEJM arrivano solo dall'azione Jean Monnet. È uno dei pochi programmi dedicati alla ricerca e all'insegnamento. Altri richiedono la produzione di studi “policy-oriented”; ma il profilo del centro è accademico – non siamo un think tank.
non è la stessa cosa creare un centro
europeo dentro o fuori dal territorio
dell'Unione Europea: gli obiettivi strategici
sono diversi e diversi quindi sono i partner.
Quali sono le prospettive per il
funzionamento di questo Centro di
Eccellenza nei prossimi anni?
Le prospettive di vita del CEJM non sono
rosee, ma, nelle attuali circostanze storiche,
come potrebbe essere altrimenti?
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
18 19
Argentina e Unione Europea:
una cooperazione a 360 gradi
Come già ribadito, storicamente
l'Argentina è uno dei partner principali
dell'UE e sono numerosi gli accordi di
cooperazione tra le parti: si va dall'Accordo
di cooperazione commerciale ed
economica del 1990 a quello sulla
cooperazione scientifica e tecnologica del
1999, fino alla Dichiarazione congiunta in
materia di diritti umani
del 2008.
I n s o m m a , t r a
Argentina ed UE esiste
un rapporto di speciale
importanza, dovuto a
storic i legami di
carattere culturale e
sociale, ma non solo.
E' bene ricordare che l'Argentina è, insieme
al Brasile, uno dei due membri più influenti
del Mercosur, blocco di integrazione
regionale che rappresenta uno sbocco
fondamentale per diversi prodotti europei
in America Latina. Soprattutto dopo la crisi
argentina del 2001, l'agenda bilaterale è
diventata un'agenda su più settori: si è
passati dalla cooperazione in campo
economico fino alla cooperazione in
termini di aiuti allo sviluppo.
I progetti per il periodo 2000-2006 si
sono focalizzati sulla coesione sociale, i
diritti umani, la competitività e la
facilitazione degli scambi commerciali. I
progetti per il periodo 2007-2013 si sono
invece concentrati sul rafforzamento
dell'istruzione, della formazione e dello
sviluppo di risorse umane, con il fine di
migliorare la competitività dell'Argentina
nei settori principali della propria
struttura sociale.
I finanziamenti dell'UE sono stati
destinati a progetti specifici presentati da
attori della società civile o dalle autorità
locali e questo metodo permette di far
arrivare i fondi al “basso invece che
all'alto”. Tra i progetti di maggiore rilievo
ricordiamo il sostegno all'assistenza
sanitaria e alla formazione in sette
province del nord dell'Argentina:
Catamarca, Corrientes, Chaco, Misiones,
Jujuy, Santiago del Estero e Tucuman.
Il contributo comunitario al progetto è
stato molto elevato, circa tredici milioni
di euro, ed è stato sviluppato tra il 2005 e il
2010. La difficile situazione economica e
sociale del Paese ha avuto gravi
conseguenze per il settore della sanità
pubblica. Il declino si riflette anche
nell assistenza sanitaria privata, prodotto
dalla drastica caduta della quantità di
affiliati. Per tutti questi motivi l'impatto
del progetto è stato molto positivo,
generando 225 centri sanitari attrezzati e
'
tre centri di salute restaurati. Inoltre ha
creato diverse unità mobili sanitarie in
funzionamento ed i centri di salute nelle
sette province argentine sono stati
e q u i p a g g i a t i c o n s t r u m e n t i d i
prevenzione all'avanguardia.
Un a l tro progetto di enorme
importanza, questa volta a impatto più
tecnologico che sociale, è quello
c o n c e r n e n t e l o s v i l u p p o d e l l e
L'Argentina è uno dei Paesi latinoamericani di maggior interesse
per l'UE, tanto che, dopo la crisi del 2001, la stessa è stata
supportata nel proprio percorso di risanamento con il
finanziamento, con fondi comunitari, di diversi progetti
soprattutto in campo sociale. Soldi spesi per dare benefici
sostanzialmente alle fasce più deboli della popolazione.
Mariana Trinidad Corvaro
Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
18 19
Argentina e Unione Europea:
una cooperazione a 360 gradi
Come già ribadito, storicamente
l'Argentina è uno dei partner principali
dell'UE e sono numerosi gli accordi di
cooperazione tra le parti: si va dall'Accordo
di cooperazione commerciale ed
economica del 1990 a quello sulla
cooperazione scientifica e tecnologica del
1999, fino alla Dichiarazione congiunta in
materia di diritti umani
del 2008.
I n s o m m a , t r a
Argentina ed UE esiste
un rapporto di speciale
importanza, dovuto a
storic i legami di
carattere culturale e
sociale, ma non solo.
E' bene ricordare che l'Argentina è, insieme
al Brasile, uno dei due membri più influenti
del Mercosur, blocco di integrazione
regionale che rappresenta uno sbocco
fondamentale per diversi prodotti europei
in America Latina. Soprattutto dopo la crisi
argentina del 2001, l'agenda bilaterale è
diventata un'agenda su più settori: si è
passati dalla cooperazione in campo
economico fino alla cooperazione in
termini di aiuti allo sviluppo.
I progetti per il periodo 2000-2006 si
sono focalizzati sulla coesione sociale, i
diritti umani, la competitività e la
facilitazione degli scambi commerciali. I
progetti per il periodo 2007-2013 si sono
invece concentrati sul rafforzamento
dell'istruzione, della formazione e dello
sviluppo di risorse umane, con il fine di
migliorare la competitività dell'Argentina
nei settori principali della propria
struttura sociale.
I finanziamenti dell'UE sono stati
destinati a progetti specifici presentati da
attori della società civile o dalle autorità
locali e questo metodo permette di far
arrivare i fondi al “basso invece che
all'alto”. Tra i progetti di maggiore rilievo
ricordiamo il sostegno all'assistenza
sanitaria e alla formazione in sette
province del nord dell'Argentina:
Catamarca, Corrientes, Chaco, Misiones,
Jujuy, Santiago del Estero e Tucuman.
Il contributo comunitario al progetto è
stato molto elevato, circa tredici milioni
di euro, ed è stato sviluppato tra il 2005 e il
2010. La difficile situazione economica e
sociale del Paese ha avuto gravi
conseguenze per il settore della sanità
pubblica. Il declino si riflette anche
nell assistenza sanitaria privata, prodotto
dalla drastica caduta della quantità di
affiliati. Per tutti questi motivi l'impatto
del progetto è stato molto positivo,
generando 225 centri sanitari attrezzati e
'
tre centri di salute restaurati. Inoltre ha
creato diverse unità mobili sanitarie in
funzionamento ed i centri di salute nelle
sette province argentine sono stati
e q u i p a g g i a t i c o n s t r u m e n t i d i
prevenzione all'avanguardia.
Un a l tro progetto di enorme
importanza, questa volta a impatto più
tecnologico che sociale, è quello
c o n c e r n e n t e l o s v i l u p p o d e l l e
L'Argentina è uno dei Paesi latinoamericani di maggior interesse
per l'UE, tanto che, dopo la crisi del 2001, la stessa è stata
supportata nel proprio percorso di risanamento con il
finanziamento, con fondi comunitari, di diversi progetti
soprattutto in campo sociale. Soldi spesi per dare benefici
sostanzialmente alle fasce più deboli della popolazione.
Mariana Trinidad Corvaro
Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
20 21
Colombia e
Unione Europea: insieme
per la pace
L'UE ha confermato ancora una volta di essere un modello di
esportazione di democrazia e tutela dei diritti umani fondamentale
in America Latina. La Colombia è stata uno dei Paesi che ha
beneficiato positivamente delle politiche di cooperazione promosse
da Bruxelles. Il sostegno europeo dato alle alle vittime del conflitto
interno al Paese rappresenta una dimostrazione di grande rilevanza.
Le politiche pubbliche in Colombia
L'attuale Piano di Sviluppo "Prosperità
per tutti", del presidente Juan Manuel
Santos, prevede politiche di sicurezza
d e m o c ra t i c h e e u n a "p ro s p e r i t à
democratica", ed è una strategia
focalizzata sulle "locomotive economiche",
i n p a r t i c o l a r e n e i s e t t o r i d e l l e
infrastrutture, dell'industria mineraria,
dello sviluppo agricolo e dell'innovazione.
Occorre sottolineare che in Colombia è
in atto un processo di continuità rispetto
alle politiche economiche e sociali del
periodo precedente che rientra nel quadro
di pianificazione strategica sviluppata nel
passato governo chiamato "Vision
Colombia II Centenario: 2019". Tale
progetto mira a rafforzare un modello
socio-economico senza esclusione, basato
sulla parità di opportunità e di equità
sociale.
Il problema delle migrazioni interne
Mentre la Colombia ha sperimentato
diversi approcci per il raggiungimento
degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio,
con una valutazione favorevole delle
variabili macroeconomiche, gli indicatori
sociali sono leggermente migliorati, ma è
stato comunque necessario non solo
mantenere, ma aumentare la spesa ed
affrontare le politiche sociali sostenibili di
Anno I, n. 0 - Settembre 2013
biotecnologie nel Mercosur (circa sei milioni di euro di
finanziamento): l'obiettivo era di stabilire ed applicare una
strategia regionale per il settore della biotecnologia e
facilitare il trasferimento tecnologico dal mondo
accademico al settore privato. L'impatto generato è stato
molto positivo ed è stata creata una piattaforma
biotecnologica regionale, "Biotecsur", con i membri del
mondo accademico, pubblico e privato.
Questi sono solo alcuni casi in cui l'UE, in cooperazione
con l'Argentina, ha ampliato i suoi sforzi. La speranza è che
nuovi progetti si moltiplichino nei prossimi due anni,
soprattutto a seguito del vertice UE-America Latina, tenuto
a Santiago del Cile lo scorso gennaio. per il periodo 2013 -
2015. La domanda che molti si pongono è: ci sarà un
significativo ritorno dei finanziamenti concessi
all'Argentina oppure la regola del “do ut des” che funziona
tacitamente in questi casi non avrà alcun tipo di
evoluzione?
“...dopo la crisi
argentina del
2001, l'agenda
bilaterale è
diventata
un'agenda su più
settori: si è passati
dalla cooperazione
in campo
economico fino
alla cooperazione
in termini di aiuti
allo sviluppo.”
Germán Zarama
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.
20 21
Colombia e
Unione Europea: insieme
per la pace
L'UE ha confermato ancora una volta di essere un modello di
esportazione di democrazia e tutela dei diritti umani fondamentale
in America Latina. La Colombia è stata uno dei Paesi che ha
beneficiato positivamente delle politiche di cooperazione promosse
da Bruxelles. Il sostegno europeo dato alle alle vittime del conflitto
interno al Paese rappresenta una dimostrazione di grande rilevanza.
Le politiche pubbliche in Colombia
L'attuale Piano di Sviluppo "Prosperità
per tutti", del presidente Juan Manuel
Santos, prevede politiche di sicurezza
d e m o c ra t i c h e e u n a "p ro s p e r i t à
democratica", ed è una strategia
focalizzata sulle "locomotive economiche",
i n p a r t i c o l a r e n e i s e t t o r i d e l l e
infrastrutture, dell'industria mineraria,
dello sviluppo agricolo e dell'innovazione.
Occorre sottolineare che in Colombia è
in atto un processo di continuità rispetto
alle politiche economiche e sociali del
periodo precedente che rientra nel quadro
di pianificazione strategica sviluppata nel
passato governo chiamato "Vision
Colombia II Centenario: 2019". Tale
progetto mira a rafforzare un modello
socio-economico senza esclusione, basato
sulla parità di opportunità e di equità
sociale.
Il problema delle migrazioni interne
Mentre la Colombia ha sperimentato
diversi approcci per il raggiungimento
degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio,
con una valutazione favorevole delle
variabili macroeconomiche, gli indicatori
sociali sono leggermente migliorati, ma è
stato comunque necessario non solo
mantenere, ma aumentare la spesa ed
affrontare le politiche sociali sostenibili di
Anno I, n. 0 - Settembre 2013
biotecnologie nel Mercosur (circa sei milioni di euro di
finanziamento): l'obiettivo era di stabilire ed applicare una
strategia regionale per il settore della biotecnologia e
facilitare il trasferimento tecnologico dal mondo
accademico al settore privato. L'impatto generato è stato
molto positivo ed è stata creata una piattaforma
biotecnologica regionale, "Biotecsur", con i membri del
mondo accademico, pubblico e privato.
Questi sono solo alcuni casi in cui l'UE, in cooperazione
con l'Argentina, ha ampliato i suoi sforzi. La speranza è che
nuovi progetti si moltiplichino nei prossimi due anni,
soprattutto a seguito del vertice UE-America Latina, tenuto
a Santiago del Cile lo scorso gennaio. per il periodo 2013 -
2015. La domanda che molti si pongono è: ci sarà un
significativo ritorno dei finanziamenti concessi
all'Argentina oppure la regola del “do ut des” che funziona
tacitamente in questi casi non avrà alcun tipo di
evoluzione?
“...dopo la crisi
argentina del
2001, l'agenda
bilaterale è
diventata
un'agenda su più
settori: si è passati
dalla cooperazione
in campo
economico fino
alla cooperazione
in termini di aiuti
allo sviluppo.”
Germán Zarama
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
Immagini cedute da Biotecsur per fini divulgativi.
22 23
governo.
Così, riconoscendo la grave situazione
causata da spostamenti forzati, lo Stato
colombiano ha sviluppato una politica di
attenzione pubblica per questa parte della
popolazione, in conformità agli indicatori
di effettivo godimento dei loro diritti.
Il ruolo dell'Unione Europea
Da quanto precede, la strategia globale
dell'Unione Europea in Colombia si basa
sull'analisi che non esiste una soluzione
unica per promuovere la pace nel Paese,
ma che tuttavia è necessario affrontare allo
stesso tempo i vari elementi del conflitto
interno.
Perciò l'UE mira a fornire sia assistenza
alle vittime che la promozione della pace ed
il raggiungimento di una soluzione
duratura attraverso la coesione sociale.
Così, il progetto "Sviluppo regionale , la
pace e la stabilità -DRPE-", è stato
promosso con l'obiettivo di rafforzare le
condizioni per lo sviluppo, la pace e la
riconciliazione, attraverso processi che
promuovono lo svi luppo umano,
t e r r i t o r i a l e , s o c i o - e c o n o m i c o , e
specificamente per aiutare le autorità e le
comunità locali nelle aree colpite dalla
violenza attraverso iniziative sociali e
politiche economiche necessarie per
promuovere lo sviluppo regionale.
Prospettive attuali
Il più grande e recente progresso
inerente alla soluzione del problema degli
s p o s t a m e n t i f o r z a t i , è s t a t o l a
promulgazione della legge 1448 del 2011
–vittime, riparazione e rinnovamento di
terre- con cui il governo ha posto le basi per
l'attuazione di politiche pubbliche per la
cura, l'assistenza e la riparazione alle
vittime. In questo scenario, al fine di
creare az ioni d i co l laboraz ione ,
c o m p l e m e n t a r i e t à a r m o n i c a e
l ' a p p l i c a z i o n e d e i p r i n c i p i d i
partecipazione congiunta, l'accordo di
finanziamento con l'UE DRPE1 prevede di
condurre uno studio al fine di individuare,
analizzare e produrre informazioni utili
per migliorare la qualità dei dibattiti
politici pubblici su temi rilevanti come la
legge 1448 del 2011. Il lavoro effettuato
rappresenta uno sforzo per generare gli
input necessari per accompagnare i
processi di costruzione collettiva circa la
questione della restituzione della terra e
dell'attuazione della legge citata
Questa confluenza di attori, di interessi
e di azioni sul tema della terra nella regione,
p e r m e t t e a n c h e u n a p i ù a m p i a
articolazione istituzionale che favorisce il
dialogo tra lo Stato e la società, nonchè la
creazione di un database con informazioni
uniche, in particolare nel campo dei diritti
u m a n i , d e l l o s v i l u p p o r u r a l e e
dell'ambiente.
Anno I, n. 0 - Settembre 2013
Unità di Restituzione delle Terre
L'UE mira a
fornire
assistenza alle
vittime,
promozione
della pace e
coesione sociale.
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
22 23
governo.
Così, riconoscendo la grave situazione
causata da spostamenti forzati, lo Stato
colombiano ha sviluppato una politica di
attenzione pubblica per questa parte della
popolazione, in conformità agli indicatori
di effettivo godimento dei loro diritti.
Il ruolo dell'Unione Europea
Da quanto precede, la strategia globale
dell'Unione Europea in Colombia si basa
sull'analisi che non esiste una soluzione
unica per promuovere la pace nel Paese,
ma che tuttavia è necessario affrontare allo
stesso tempo i vari elementi del conflitto
interno.
Perciò l'UE mira a fornire sia assistenza
alle vittime che la promozione della pace ed
il raggiungimento di una soluzione
duratura attraverso la coesione sociale.
Così, il progetto "Sviluppo regionale , la
pace e la stabilità -DRPE-", è stato
promosso con l'obiettivo di rafforzare le
condizioni per lo sviluppo, la pace e la
riconciliazione, attraverso processi che
promuovono lo svi luppo umano,
t e r r i t o r i a l e , s o c i o - e c o n o m i c o , e
specificamente per aiutare le autorità e le
comunità locali nelle aree colpite dalla
violenza attraverso iniziative sociali e
politiche economiche necessarie per
promuovere lo sviluppo regionale.
Prospettive attuali
Il più grande e recente progresso
inerente alla soluzione del problema degli
s p o s t a m e n t i f o r z a t i , è s t a t o l a
promulgazione della legge 1448 del 2011
–vittime, riparazione e rinnovamento di
terre- con cui il governo ha posto le basi per
l'attuazione di politiche pubbliche per la
cura, l'assistenza e la riparazione alle
vittime. In questo scenario, al fine di
creare az ioni d i co l laboraz ione ,
c o m p l e m e n t a r i e t à a r m o n i c a e
l ' a p p l i c a z i o n e d e i p r i n c i p i d i
partecipazione congiunta, l'accordo di
finanziamento con l'UE DRPE1 prevede di
condurre uno studio al fine di individuare,
analizzare e produrre informazioni utili
per migliorare la qualità dei dibattiti
politici pubblici su temi rilevanti come la
legge 1448 del 2011. Il lavoro effettuato
rappresenta uno sforzo per generare gli
input necessari per accompagnare i
processi di costruzione collettiva circa la
questione della restituzione della terra e
dell'attuazione della legge citata
Questa confluenza di attori, di interessi
e di azioni sul tema della terra nella regione,
p e r m e t t e a n c h e u n a p i ù a m p i a
articolazione istituzionale che favorisce il
dialogo tra lo Stato e la società, nonchè la
creazione di un database con informazioni
uniche, in particolare nel campo dei diritti
u m a n i , d e l l o s v i l u p p o r u r a l e e
dell'ambiente.
Anno I, n. 0 - Settembre 2013
Unità di Restituzione delle Terre
L'UE mira a
fornire
assistenza alle
vittime,
promozione
della pace e
coesione sociale.
Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013
ESSER UROPAE
RINGRAZIAMENTI
Niccolò Rinaldi
Deputato al Parlamento Europeo
Luca Sparnacci
Unione Province Italiane - Toscana
Francesc Morata
Professore Cattedra Jean Monnet
all'Università Autonoma di
Barcellona
Lorenza Sebesta
Professoressa Cattedra Jean Monnet
all'Università di Bologna (sede di
Buenos Aires)
Marco Lombardo
Professore Università di Bologna
Spartaco Caldararo
Consigliere Capo Segreteria della
Direzione Generale per la
Cooperazione allo Sviluppo
Maria Grazia Rando
Coordinamento Cooperazione
Decentrata del Ministero degli Affari
Esteri
Micaela Valentino
Consulente Coordinamento
Cooperazione Decentrata del
Ministero degli Affari Esteri
Marco Imperiale
Cooperfidi Italia
Francesca Paron
Dirigente della Regione Emilia-
Romagna
Irene Cannistrà
Grafica ed autrice del logo
"EsserEuropa”
Rivista distribuita esclusivamente in formato digitale.
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Anno I, n. 0. Ottobre/Novembre 2013