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QUATTRO IDEE PER IL FUTURORiflessioni e orientamento per gli studenti inChimica, Fisica, Matematica e Scienza dei Materiali

MINISTERO DELL’UN IVERS ITÀ E DELLA R ICERCA › M IN ISTERO DELL’ I STRUZ IONE

CONFERENZA NAZ IONALE DE I PRES ID I DELLE FACOLTÀ D I SC IENZE E TECNOLOGIE › CONF INDUSTR IA

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Nella Prima Parte,

_01– Presentiamo il Progetto Lauree Scientifiche

_02– La crisi delle vocazioni scientifiche e il danno per il nostro Paese_03– Cambiare, per avere più laureati in materie scientifiche_04– Il valore culturale e sociale delle discipline scientifiche. E un po’ di storia

Nella Seconda Parte,

_05– L’accesso al lavoro e il rapporto tra conoscenza, ricerca e produzione_06– Che cosa dicono le statistiche sull’occupazione dei laureati in materie scientifiche_07– Ecco, in breve, come funziona il percorso di studi universitario

(sistema dei crediti, eccetera)

Nella Terza Parte,

_08– Che cosa si studia nei corsi più diffusi di chimica, fisica, matematica e scienza deimateriali

_09– I vantaggi di studiare in condizioni ottimali di rapporto tra insegnanti e studenti_10– Le occasioni di stage, i soggiorni all’estero, gli incentivi finanziari_11– Perché è importante avere una forte conocenza delle discipline di base: da qui a mille

futuri diversi_12– I profili professionali che si possono costruire con le singole discipline_13– Il Progetto Lauree Scientifiche e i suoi laboratori

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Nella Prima Parte,

_01– Presentiamo il Progetto Lauree Scientifiche

_02– La crisi delle vocazioni scientifiche e il danno per il nostro Paese_03– Cambiare, per avere più laureati in materie scientifiche_04– Il valore culturale e sociale delle discipline scientifiche. E un po’ di storia

Nella Seconda Parte,

_05– L’accesso al lavoro e il rapporto tra conoscenza, ricerca e produzione_06– Che cosa dicono le statistiche sull’occupazione dei laureati in materie scientifiche_07– Ecco, in breve, come funziona il percorso di studi universitario

(sistema dei crediti, eccetera)

Nella Terza Parte,

_08– Che cosa si studia nei corsi più diffusi di chimica, fisica, matematica e scienza deimateriali

_09– I vantaggi di studiare in condizioni ottimali di rapporto tra insegnanti e studenti_10– Le occasioni di stage, i soggiorni all’estero, gli incentivi finanziari_11– Perché è importante avere una forte conocenza delle discipline di base: da qui a mille

futuri diversi_12– I profili professionali che si possono costruire con le singole discipline_13– Il Progetto Lauree Scientifiche e i suoi laboratori

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A cura della

CONFERENZA NAZIONALE DEI PRESIDI

DELLE FACOLTÀ DI SCIENZE E TECNOLOGIE

QUATTRO IDEE PER IL FUTURORiflessioni e orientamento per gli studenti inChimica, Fisica, Matematica e Scienza dei Materiali

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© 2006

A cura della

CONFERENZA NAZIONALE DEI PRESIDI

DELLE FACOLTÀ DI SCIENZE E TECNOLOGIE

Grafica e Art Direction ORFEO PAGNANI

Testi R. BASSOLI, P. GRECO, S. MENNA, A. ZACCHEDDU, S. BENCIVELLI

Illustrazioni ALESSANDRO FERRARO

Impaginazione - Roma

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S O M M A R I O

Nella Prima Parte, da pagina 4

_01– Presentiamo il Progetto Lauree Scientifiche_02– La crisi delle vocazioni scientifiche e il danno per il nostro Paese_03– Cambiare, per avere più laureati in materie scientifiche_04– Il valore culturale e sociale delle discipline scientifiche. E un po’ di storia

Nella Seconda Parte, da pagina 30

_05– L’accesso al lavoro e il rapporto tra conoscenza, ricerca e produzione_06– Che cosa dicono le statistiche sull’occupazione dei laureati in materie scientifiche_07– Ecco, in breve, come funziona il percorso di studi universitario

(sistema dei crediti, eccetera)

Nella Terza Parte, da pagina 54

_08– Che cosa si studia nei corsi più diffusi di chimica, fisica, matematica e scienza deimateriali

_09– I vantaggi di studiare in condizioni ottimali di rapporto tra insegnanti e studenti_10– Le occasioni di stage, i soggiorni all’estero, gli incentivi finanziari_11– Perché è importante avere una forte conocenza delle discipline di base: da qui a mille

futuri diversi_12– I profili professionali che si possono costruire con le singole discipline_13– Il Progetto Lauree Scientifiche e i suoi laboratori

Ti proponiamo inoltre tante testimonianze di laureati in materie scientifiche che hannopercorsi professionali interessanti

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Conferenza Nazionaledei Presidi delle Facoltàdi Scienze e Tecnologie:

associa i Presidi in caricadelle Facoltà di Scienze eTecnologie, di Scienze Mate-matiche, Fisiche e Naturali, diChimica Industriale, di Scienze Nautiche, di ScienzeAmbientali, e altre facoltàaffini.

Confindustria:

è la principale organizzazionerappresentativa delleimprese manufatturiere edi servizi in Italia.Raggruppa, su basevolontaria, più di 116.000imprese di tutte ledimensioni per un totale dicirca 4.300.000 addetti.

Ministero dell’Universitàe della Ricerca:

è il ministero che si occupadella formazioneuniversitaria, dell’altaformazione artistica emusicale e della ricerca.

Ministero dell’Istruzione:

è il ministero che si occupadell’istruzione scolastica.

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Perché ci rivolgiamoa te con questo libretto?

Perché l’Italia ha bisogno di giovani con una forte cultura scientifica, capaci di farprogredire culturalmente, socialmente, economicamenteil Paese.

I paesi che hanno molti scienziati in grado di scoprire, in-ventare e applicare cose nuove, sono paesi dove c’è piùbenessere. E dove la qualità della vita di tutti migliorasempre di più. Perché la scienza risolve i problemi. Alcunevolte la tecnologia li crea, ma anche in questi casi le solu-zioni vanno trovate utilizzando il metodo scientifico. È perquesto che la cultura scientifica è diventata quella su cuisi basano tutte le società avanzate, quelle più ricche,quelle più forti.

Tutti i paesi (ma soprattutto Stati Uniti e paesi asiatici come Cina, Corea del Sud, Giap-pone), stanno investendo enormi risorse per poter avereentro i prossimi cinque-dieci anni molti più laureati inmaterie scientifiche di quanti non ne abbiano adesso.

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C’è una gara planetaria a chi riesce a laureare più persone in materie scientifiche, unacompetizione che punta anche a “rubare” i cervelli agli al-tri paesi, a far studiare e a trattenere poi a lavorare ilmaggior numero di giovani che provengono da altre par-ti del mondo. Per questo la “fuga” di cervelli, cioè l’emi-grazione senza ritorno dei giovani ricercatori italiani, è undanno per il nostro paese.

C’è una gara mondiale a chi laurea più giovani in materie scientifiche

Il Progetto Lauree Scientifiche ha l’obiettivo di migliorare il rapporto degli studenticon le materie scientifiche di base, matematica, fisica echimica e la scienza dei materiali: in questo modo, do-vrebbe crescere il numero di studenti che si iscrivono al-l’Università ai corsi di laurea corrispondenti.

L’Italia ha bisogno di più cultura scientifica

Il progetto prevede molte iniziative che puntano a far en-trare in contatto con la realtà della scienza il maggior nu-mero di studenti possibile, coinvolgendo le scuole, le uni-versità, le aziende. Questo libretto è una delle azioni delprogetto: attraverso queste pagine vorremmo mostrare larealtà delle opportunità di studio in Italia e all’estero, del-le possibilità di lavoro, della ricerca a livello nazionale o

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Ci sono all’incirca sei milionidi scienziati nel mondo, piùdi quanti ne siano mai esistitisommando tutti i secoliprima del 1900. Una crescitaimpetuosa. Nel 1896 in tuttoil mondo gli scienziati nonerano più di 50.000. Neglianni ’50 del secolo scorso gli

scienziati impegnati nellaricerca erano almeno unmilione. Oggi si stima sianosei volte tanti. Nei paesi piùindustrializzati, negli ultimidieci anni i ricercatori sonocresciuti quasi del cinquantaper cento. Eppure nonbastano mai. Tutti i paesi più

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MAI COSÌ TANTI SC IENZIATI SULLA TERRA

evoluti fanno a gara non soloper formare più ricercatoripossibili, ma anche perportare a studiare nelleproprie università i giovanipiù bravi degli altri paesi.

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internazionale. Questo progetto coinvolgerà nell’arco didue anni migliaia di docenti e studenti e lo Stato spenderàper realizzarlo otto milioni e mezzo di euro, cui si aggiun-gono quasi due milioni messi a disposizione dalle singoleUniversità. In generale il Progetto Lauree Scientifiche pro-muoverà più azioni di orientamento ed una didattica piùattraente per gli studenti delle scuole superiori, l’utilizzodi laboratori per rendere i ragazzi protagonisti dell’ap-prendimento, stage e tirocini perché gli studenti possanocapire meglio quali sono le loro attitudini e un maggiorecollegamento del percorso formativo con le opportunitàdi lavoro. Ci sarà anche un numero consistente di borse distudio a favore delle matricole nei corsi di laurea di Ma-tematica, Fisica, Chimica e Scienza dei materiali.

La “fuga dei cervelli” è un danno

Crisi delle vocazioniscientifiche

Dunque, abbiamo bisogno di ricercatori, di scienziati, di giovani che scelgano que-sta strada per il loro futuro. Invece sta accadendo qualco-sa che ci preoccupa molto. Vogliamo parlartene perché seiun cittadino di questo paese e crediamo che sia giustochiederti di sapere e di agire per migliorare il nostro pre-sente e il tuo futuro. Quello che vediamo è che in questianni nelle università italiane sono calate molto le iscrizio-

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IL CALO DELLE ISCRIZ IONI IN ITALIA Valori percentuali

1989 1991 1994 1996 1998 2000 2002 2004

Chimica 100 -6,9% -7,2% -4,9% –– -43,0% -25,0% -17,0%

Fisica 100 +0,4% +10,0% -16,0% -56,0% -60,0% -37,0% -38,0%

Matematica 100 -5,0% -17,0% -41,0% -56,0% -63,0% -60,0% -58,0%

(FONTE: N. Vittorio, Physics: from School to the Job Market, Giugno 2005)

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ni ai corsi di laurea in Matematica, Fisica, Chimica, men-tre sono ancora pochi gli studenti iscritti ai corsi di laureadi Scienza dei materiali. Negli ultimi 15 anni le iscrizioni aquesti corsi di laurea si sono dimezzate. Solo negli ultimis-simi anni questo calo si è fermato e c’è stato anche qual-che timido aumento di iscrizioni.

Ci sono troppo pochi studenti in Matematica, Fisica,Chimica, Scienza dei materiali

Questo calo di iscrizioni è dannoso per il futuro del nostro Paese, quindi anche peril tuo futuro. Un paese con pochi scienziati è un paese chesi impoverisce, che non è in grado di giocare la sua parti-ta per il futuro. Un paese senza scienziati diventa più fra-gile. Certo, non tutte le discipline scientifiche hanno lostesso problema. Biologia, biotecnologie, informatica, adesempio, hanno avuto in questi anni un aumento delleiscrizioni. Questo è positivo, ma come puoi facilmente im-maginare, crea uno squilibrio. Ma soprattutto, Matemati-ca, Fisica, Chimica, Scienza dei materiali sono disciplineindispensabili per la formazione degli scienziati di base edei docenti delle materie scientifiche fondamentali. Que-ste discipline sono anche quelle che permettono di avere,dopo la laurea, un ventaglio di scelte per la formazionesuccessiva.

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IL CALO DELLE ISCRIZ IONI IN ITALIA Valori assoluti

1989 1991 1994 1996 1998 2000 2002 2004

Chimica 2274 2116 2111 2162 –– 1293 1702 1869

Fisica 3216 3228 3559 2698 1299 1428 2018 1974

Matematica 4396 4173 3635 2579 1921 1661 1740 1848

(FONTE: N. Vittorio, Physics: from School to the Job Market, Giugno 2005)

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Dunque, in Italia e in Europa gli esperti sono preoccupati,anche perché temono che tra pochi anni avremo una ca-renza di insegnanti per le materie scientifiche come ma-tematica, fisica, chimica. Occorre che i giovani italiani eeuropei scelgano il sogno della scienza, ci credano, lo sen-tano come indispensabile al futuro loro e di tutti. D’ora inpoi, per semplicità, parleremo di queste materie come del-le materie scientifiche o delle scienze. Ma, è chiaro, ci ri-feriamo a quattro discipline: matematica, fisica, chimica escienze dei materiali (una nuova disciplina che sta a metàtra chimica e fisica).

Le aziende assumono facilmente chi studia scienze

Studiare scienze conviene: infatti le iscrizioni calano, ma chi si laurea in queste mate-rie trova lavoro più facilmente di quasi tutti gli altri lau-reati. Le aziende assumono sempre più giovani con unaformazione scientifica e offrono loro delle carriere moltointeressanti. Secondo una ricerca fatta dall’Unione delleCamere di Commercio italiane, per esempio, su 100.000imprese le assunzioni di laureati in materie tecnico-scien-tifiche aumenteranno con percentuali tra il 6,4 e l’8,7 percento all’anno.

Anche studiare è più facile: a differenza di molte facoltàaffollate, chi fa questi studi ha un contatto più direttocon gli insegnanti, può utilizzare meglio i laboratori, può

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I Paesi asiatici stannoinvestendo moltissimo inricerca e nella formazionescientifica degli studenti. Le15 maggiori associazioni diimprenditori americani hannocalcolato che tra quindicianni il 90 per cento degliscienziati lavorerà in Asia.

DOVE SARANNO GLISCIENZIATI

L’Unione Europea hacalcolato che serviranno nelVecchio Continente altri700.000 ricercatori da qui aiprossimi quattro o cinqueanni. E negli Usa si stima chesi creeranno 2 milioni e200.000 nuovi posti dilavoro nella ricerca entro la

fine del 2010. La Cina staaumentando il suoinvestimento in ricerca del20 per cento ogni anno.

CHE COSA MANCAALL’EUROPA

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organizzare meglio il proprio tempo. Molte università, poi,organizzano stage nelle aziende italiane e in centri di ri-cerca italiani e esteri ed è facile seguirne uno.

In più studiare queste materie significa trovarsi sulla frontiera della conoscenza, entrarea far parte di una grande comunità internazionale che siscambia idee, scoperte, informazioni, una comunità digente che viaggia molto e lavora, insegna, impara in tut-to il mondo.

Se stai pensando che hai fatto gli studi sbagliati a scuola, che dovevi fare il liceoscientifico per poter poi andare a studiare in una facoltàscientifica, non temere. Non è così. Per due motivi. Il pri-mo, è che qualsiasi scuola superiore ti dà una formazionesufficiente per qualsiasi facoltà scientifica. Per esempio,generazioni di scienziati sono usciti dal Liceo Classico. Ilsecondo motivo è che quasi tutti i corsi di laurea che ri-chiedono una buona conoscenza della matematica preve-dono una verifica iniziale. Serve per capire come sono letue conoscenze. Se hai qualche lacuna, ci sono dei corsiche permettono di recuperare rapidamente il terreno per-duto. Esistono da qualche anno e l’esperienze delle uni-versità sono ottime da questo punto di vista: i corsi fun-zionano bene e permettono davvero di portarsi alla pari.

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(FONTE: ALMALAUREA)

Tasso di disoccupazione a confronto per i corsi di laureaASSUNZIONI DI G IOVANI sostenuti dal MIUR.

12,7%

3,4%

8,9%

5,1%

27,7%

6,6%

17,1%

5,0%

19,1%

4,8%

Totale AlmaLaureaStatisticaMatematicaFisicaChimica e Chim. ind.

A 1 ANNO A 5 ANNI

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Sappiamo però che questi discorsi possono non bastarti. Magari la scienza ti piace, ti in-curiosisce. Vedi qualche programma scientifico alla Tv,leggi una rivista di divulgazione. Eppure ti vengono inmente due motivi per non studiarla che ti sembrano mol-to forti. Di solito, infatti, alla tua età si pensa che:

■ la scienza è troppo difficile, è noiosa■ fare lo scienziato è un privilegio per pochi eletti

Qualsiasi scuola va bene per studiare scienza all’università

Perché molti la pensano così? Nella nostra società non si parla abbastanza della ricercascientifica, dei mestieri che si fanno grazie alla scienza, delmestiere dello scienziato. I film, la Tv, i giornali ti diconoche la scienza è una specie di libro magico scritto in unalingua complicata, che solo pochi eletti possono capire eche porta a lavori misteriosi nei laboratori. È chiaro che,così, la scienza sembra lontana, astratta dalle cose concre-te. Insomma, non sembra realistica o attraente.

Ma guardati attorno: conoscerai facilmente, a partire dai tuoi insegnanti, persone che sisono laureate in materie scientifiche. Non è difficile par-lare con loro, non sono persone fuori dal comune.

In realtà la scienza non è più difficile di qualsiasi altrostudio universitario. Ha un linguaggio che è il frutto disecoli e secoli di esperienze e di idee, un linguaggio uni-versale, comprensibile da milioni di ricercatori di tutto ilmondo.

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DAVIDE ERBETTA

SCIENZA DEI MATERIALI

Mi sono iscritto a Scienza deimateriali perché pensavo cheil piano di studi mi avrebbefornito una formazione

ampia, dalla chimica allafisica della materia, consolide basi di matematica:cioè un’ottima preparazionein scienza dei materiali.E cosi è stato!Mi sono laureato nel 1999 ein pochi mesi sono statocontattato da Alcatel Italia

dove ho lavorato un anno.Poi sono entrato inSTMicroelectronics, aziendatra le prime nel mondo nelcampo della microelettronica,dove lavoro adesso.È un lavoro davverointeressante e stimolante emi permette di viaggiare in

T E S T I M O N I A N Z E

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tutto il mondo! Più voltel’anno vado in altri paesieuropei, in America o inAsia, per partecipare aconferenze internazionali, aprogetti di collaborazionecon altre aziende, universitào istituti di ricerca o perlavorare nelle sedi della

nostra azienda all’estero.La formazione garantita dalcorso di laurea in Scienza deimateriali è ideale per chivuole fare lavori come il mio,perché non solo dàun’ottima preparazione infisica e chimica, masoprattutto insegna a

fondere queste due disciplinein una sola.E sono davvero contento diavere fatto questa scelta!

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Quindi la scienza è difficile? Sì, non è uno studio facile. Ma non è noioso, non è basatosullo studio di testi da imparare a memoria. In ogni caso èmolto meno difficile di quello che si pensa. Soprattuttoall’università dove spesso è più facile capire perché si stu-diano alcune cose, a che cosa servono e come si possonoutilizzare una volta laureati. E poi, come abbiamo visto,c’è sempre la possibilità, all’iniziare degli studi, di frequen-tare dei corsi che aiutano a superare eventuali lacune inmatematica o in fisica, o in chimica.

La scienza è noiosa? Certo, come tutte le cose all’inizio può sembrare noiosa, perché ri-chiede impegno e concentrazione per imparare i concettifondamentali. Come prendere la patente di guida. Machiedi che cosa ne pensa un astronauta, un giovane im-prenditore che inventa e produce tecnologia avanzata, ochi sta creando gli oggetti più piccoli che l’uomo abbiamai costruito. La scienza si basa sulla sfida continua pertrovare soluzione ai problemi. Che a volte sono comegrandi giochi di intelligenza in cui i protagonisti sono dauna parte l’uomo e dall’altra la Natura. Insomma, davve-ro, la scienza è divertente. Il premio Nobel italiano RitaLevi Montalcini, che ha scoperto come crescono le celluledel cervello, racconta sempre che la cosa più sorprenden-te della sua vita è: «essere stata pagata per fare quello chedesideravo fare, cioè scoprire».

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La Matematica

Perché ti conviene studiare la matematica? Perché è bella. Perché, come diceva Ga-lileo Galilei, è la lingua con cui è scritta la Natura, dallestelle che vedi di notte alla struttura della carta che haidavanti. Perché studiando matematica si può tentare unasfida che non è da tutti: rispondere a molte domande fon-damentali. Infine, perché potrai anche affrontare un’infi-nità di problemi pratici.

Le domande fondamentali riguardano la natura stessa di quella che i Greci chiamavanola «scienza razionale dei numeri e delle misure», ovvero lasomma dell’aritmetica e della geometria. Subito potrestichiederti, per esempio, se quella dei numeri e delle formegeometriche è vera scienza. Perché, certo, la matematicasi occupa di enti astratti e, almeno da Euclide in poi, ela-bora teorie seguendo un metodo preciso, partendo da po-chi principi (i postulati o assiomi) per dedurne in manierarigorosa una serie lunga a piacere di conseguenze (è il me-todo chiamato assiomatico-deduttivo). Questi sono pro-prio i due elementi che caratterizzano l’attività scientifi-ca. Eppure, a differenza delle scienze naturali, la matema-tica non ha una verifica sperimentale. Non ha, direbbero ifilosofi, regole di corrispondenza con la realtà naturale.

La matematica cerca la propria giustificazione all’internodi se stessa. Nella sua coerenza, nel suo rigore formale,nella sua ineguagliata precisione.

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Qual è, dunque, la sua natura? I numeri e le forme geo-metriche sono entità reali o no? I matematici scoprono oinventano? E se i numeri e le forme geometriche sono rea-li, com’è che nessuno ha mai incontrato in natura né un 3né un triangolo? E se non sono reali, ma libere invenzionidell’uomo, com’è che la matematica risulta così efficacenella descrizione del mondo fisico?

È anche nel tentativo di rispondere a queste domande di natura filosofica che i matema-tici trovano molti degli stimoli culturali necessari a svilup-pare una disciplina antica che ha conseguito straordinarisuccessi negli ultimi secoli. Dalla scoperta dell’esistenza digeometrie diverse da quella di Euclide alla scoperta di quelcalcolo differenziale che ha consentito ai fisici di scoprirele leggi che governano il mondo reale. Compreso il calco-lo differenziale assoluto, elaborato dal matematico italia-no Gregorio Ricci Curbastro, che ha permesso ad AlbertEinstein di proporre a sua volta la teoria fisica della rela-tività generale.

La verità è che la gran parte della conoscenza scientificache abbiamo acquisito negli ultimi secoli si fonda sullamatematica. Sulla sua rigorosa logica formale, che la ren-de un modello per tutte le scienze. Anzi, la regina di tut-te le scienze.

Ma perché la matematica funziona nel descrivere il mondo reale? La straordinaria ef-ficacia dimostrata dalla matematica, e dalla geometria inparticolare, nel descrivere l’universo ha sempre stupito

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non solo i matematici, ma anche i fisici. A partire da Galileo Galilei, che nel XVII secolo ne deduceva: la naturaè un libro, scritto da Dio, «in lingua matematica, e i carat-teri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche». Percontinuare fino ai fisici moderni. «Il matematico – scrive-va il premio Nobel per la fisica Paul Dirac - fa un gioco dicui è lui stesso a inventare le regole, mentre il fisico fa ungioco le cui regole sono fornite dalla Natura; al passaredel tempo diventa sempre più evidente che le regole cheil matematico trova interessanti sono quelle stesse che hascelto la Natura». Perché? La questione è ancora aperta.Aspetta qualcuno (magari proprio tu che stai leggendo)che aiuti a dipanarla. Intanto però la matematica funzio-na. Non solo nella descrizione del mondo fisico. Funzionacosì bene che la matematica viene usata e, quindi, tratta-ta come serva da tutte le scienze – non solo dalla fisica,ma anche dalla chimica, dalla biologia, dalle neuroscien-ze, dall’ecologia, persino dalle scienze umane – e, oggi,trova impiego anche nella gran parte dei settori tecnolo-gici. E, sì, l’astratta matematica serve non solo per cono-scere, ma – se bene applicata – serve anche per fare.

Per fare ingegneria. I grandi edifici, i ponti più arditi, gli aerei e le navi vengono ormaiprogettati da ingegneri e architetti insieme ai matemati-ci. Persino le vele delle barche che si contendono la Cop-pa America non sono il frutto solo di nuovi materiali, maanche di nuovi calcoli.

Per fare economia. L’applicazione della matematica in economia è tale che, ormai, l’e-

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conomia potrebbe essere considerata una branca dellamatematica applicata. È certo, per esempio, che l’analisimatematica dei fenomeni economici ha fatto nascere unanuova disciplina, l’econometria. E che i matematici, con leloro simulazioni, sono molto richiesti quando si tratta diprevedere l’evoluzione della Borsa o l’andamento dei tito-li di stato.

Per fare biologia. In questi ultimi decenni le applicazioni della matematica in biologia ein ecologia hanno subito una rapida accelerazione. Oggi èsolo con l’aiuto dei matematici che i biologi possono pen-sare di sequenziare il Dna e i biochimici possono pensaredi progettare un nuovo farmaco.

Per fare cinema o pittura. La matematica applicata è, per l’appunto, applicata non so-lo in ogni tipo di laboratorio e in ogni tipo di industria mapersino in molti settori dell’arte. La matematica la trovia-mo al cinema. Non solo quando il cinema racconta la sto-ria degli “eroi dei numeri”, come John Nash o Renato Cac-cioppoli. Ma anche quando ci propone i più straordinarieffetti speciali, costruiti al computer da abili matematici.Già, perché il luogo dove la matematica applicata ha otte-nuto di recente il suo più clamoroso successo è, come avraiintuito, il computer insieme a tutte le tecnologie informa-tiche. Il suo funzionamento è letteralmente fondato suinumeri e sulla logica numerica. D’altra parte il computer,con la sua straordinaria potenza di calcolo, consente l’usodi nuovi strumenti matematici per la soluzione di proble-mi complessi in ogni settore dello scibile umano.

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La potenza del calcolo numerico sviluppato al computer è tale che è nato un nuovo mo-do di fare scienza: la simulazione. Grazie ai modelli mate-matici che girano nei computer, gli scienziati possono ef-fettuare esperimenti impossibili: cercare cosa c’è nelle vi-scere di Giove (un computer avrebbe dimostrato che ci so-no grossi diamanti) o prevedere l’evoluzione del clima delpianeta Terra.

In realtà tutta la matematica impiegata in maniera cre-scente in ogni campo passa attraverso il computer e nesfrutta la potenza di calcolo. Tanto che potremmo dire cheoggi la matematica applicata è «figlia di suo figlio», ilcomputer. In ogni caso è tra i chip che la matematica stadimostrando, ancora una volta, di essere «la regina e laserva» di tutte le scienze e, ormai, di tutte le tecniche.

La Chimica

La chimica è forse il più antico tra i saperi dell’uomo. Perché nasce, come pratica, de-cine di migliaia di anni fa, non appena la specie sapiensriesce a controllare il fuoco e le trasformazioni della ma-teria che produce. La chimica come scienza, tuttavia, èmolto più giovane e nasce, sostengono molti storici, solonel XVII secolo dell’era cristiana. Quando il sapere chimicosi affranca dall’esoterismo del sapere alchemico e si pro-pone come scienza fondata sulle «sensate esperienze» esulle «certe dimostrazioni», utilizzando come strumentoprincipe la bilancia.

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Ma di cosa si occupa questo nuovo eppure antico sapere? «La chimica è un’arte – scri-veva nel 1610 il farmacista francese Jean Beguin in un li-bro, Tyrocinium Chimicum, che può essere consideratouno degli atti fondativi della nuova scienza – il cui ogget-to è il corpo misto e composto, non in quanto mobile, per-ché sotto questo aspetto esso appartiene alla fisica, ma inquanto è solubile e coagulabile».

Jean Beguin individua uno spazio tra la scienza che studia i corpi e il loro moto, la fisi-ca, e la scienza che studia la materia vivente, la medicina(oggi la chiameremmo biologia). Questo spazio riguarda icorpi misti e composti, cioè tutta la grande varietà di ma-teria con la quale abbiamo a che fare nella nostra vitaquotidiana, ma non in quanto mobile, cioè in quanto ma-teria che si muove. Se si muove, dice, è un problema deifisici. A noi interessa la materia solubile e coagulabile,cioè la materia che si trasforma. Come un albero, bru-ciando, diventa in parte gas (anidride carbonica) e in par-te liquido (acqua). Come un acido aggressivo (l’acidosolforico) reagisce con un metallo inerte, per esempio ilrame, e insieme si trasformano in un sale: il solfato di ra-me, efficace nella lotta a un fungo, la peronospora, cheattacca la vite.

Alla fine dell’Ottocento i chimici hanno già riconosciuto la natura atomica e molecolaredella materia che manipolano. E i chimici conoscono leleggi fondamentali che regolano la struttura e le trasfor-mazioni della materia. Riescono a predire l’esistenza epersino il comportamento degli atomi e delle molecole.

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Ma non sanno ancora bene né cosa sia un atomo o unamolecola, né quali siano le cause di quei comportamenti.

La svolta si realizza tra il 1916 – quando Gilbert Newton Lewis propone che il legame chi-mico consista in una coppia di elettroni condivisa da duediversi atomi – e la fine degli anni Venti, quando i fisicigettano le fondamenta fisico-matematiche della nuovameccanica quantistica, cioè della scienza che spiega ilcomportamento della materia a livello microscopico. Cosìnel 1939 il chimico americano Linus Pauling può pubbli-care un libro, The Nature of Chemical Bond, dove può fi-nalmente spiegare, in termini quantistici, che cos’è il lega-me chimico, ovvero come e, soprattutto, perché gli atomisi combinano tra loro per formare molecole.

La chimica però si occupa anche delle proprietà collettive della materia. Ovvero di pro-prietà che non sono la semplice somma delle proprietàdegli oggetti che la compongo.

L’acqua che beviamo, lo sanno tutti, è un liquido. Ma nes-suna singola molecola d’acqua è liquida. La «liquidità» èuna proprietà collettiva delle molecole d’acqua, una ca-ratteristica che emerge quando molte molecole di acquasi riuniscono insieme in certe condizioni ambientali (tra 0e 100 °C di temperatura alla pressione di un’atmosfera).

In questo secolo la chimica ha anche assunto il ruolo di scienza di base per moltealtre discipline che si sono sviluppate partendo dai suoiprincipi. La conoscenza chimica è infatti uno strumento,un linguaggio, una filosofia naturale, utilizzata da tutte le

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altre scienze. In questo senso oggi la chimica è uno stru-mento per il lavoro scientifico, così come da tempo lo so-no la matematica e la fisica.

Nelle scienze dei materiali e nelle cosiddette nanotecno-logie, per esempio. Per tutto il XX secolo e, ancor più,adesso la chimica ha prodotto e continua a produrre nuo-vi materiali che hanno profondamente modificato e mi-gliorato il nostro modo di vivere: dalla plastica alle gom-me, dai fertilizzanti per l’agricoltura ai medicinali di sin-tesi, dalle nuove leghe metalliche, alle ceramiche, alle fi-bre di carbonio. Oggi le nanotecnologie sono considerate– insieme alle biotecnologie e alle tecnologie informati-che – il triangolo su cui si fonda la società (e l’economia)della conoscenza. Le nanotecnologie altro non sono chechimica applicata a livello atomico e molecolare.

La moderna biologia, peraltro, è biologia molecolare. Equest’ultima altro non è che un modo diverso di chiama-re la “chimica biologica”, inaugurata da Lavoisier alla finedel XVIII secolo. D’altra parte le cellule sono delle vere eproprie fabbriche chimiche, in cui in maniera incessante lemolecole vengono metabolizzate (distrutte) e sintetizzate(prodotte). Tutte le biotecnologie, pertanto, sono una spe-ciale applicazione della chimica.

La verità è che troviamo la chimica – e i chimici – dappertutto. Nello spazio, peresempio. Dove una speciale disciplina, l’astrochimica,guarda al cosmo come a un produttore di sostanze chi-

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miche semplici e complesse. Gli astrochimici hanno indi-viduato centinaia di composti «fabbricati» sui pianeti,sulle comete e sugli asteroidi, persino nelle nuvole galat-tiche. Alcuni nuovi composti, come i cosiddetti “fullere-ni” sono stati poi sintetizzati sulla terra per ottenere nuo-ve applicazioni.

Ma la chimica la troviamo, eccome, anche sulla Terra. La “chimica ecologica” è uno stru-mento indispensabile per gli scienziati che cercano di ca-pire le relazioni tra gli esseri viventi e l’habitat in cui vivo-no. E sempre la chimica è lo strumento indispensabile percapire come funziona il pianeta Terra e, in particolare,quella sua piccola ma decisiva parte che chiamiamo bio-sfera. È grazie ai lavori di grandi chimici – da SvanteArrhenius all’inizio del XX secolo a Crutzen, Molina e Row-land alla fine del secolo – che abbiamo capito come fun-ziona il clima del pianeta Terra e come l’uomo, con i suoicomportamenti, ne sta accelerando le dinamiche.

Certo, un uso improprio dei nuovi composti sintetizzati dai chimici, o dei metodi di pro-duzione troppo rivolti al profitto e poco attenti alle con-seguenze, hanno avuto ed hanno tuttora un forte impat-to ambientale. Ma è anche vero che per limitare questoimpatto c’è bisogno di tutto il sapere e di tutto l’impegnodei chimici, e di una maggiore conoscenza della chimica econsapevolezza del suo modo di operare da parte di tuttala società.

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La Fisica

La fisica è, come tutte le scienze, un tentativo di spiegare il mondo (e, non a caso,fisica, in greco significa natura). Tuttavia la fisica, scrive ilfisico Paul Davies, è la più ambiziosa delle scienze, perchéha a che fare con tutta la realtà e perché il suo fine ulti-mo è di codificare le leggi della natura. E, di fatto, il labo-ratorio del fisico è l’intero universo, dove egli indaga daipiù grandi ammassi di galassie ai più piccoli frammenti dimateria.

La fisica, come tentativo di spiegare il mondo, nasce con i filosofi che in Grecia, intornoal V secolo a.C., scoprono la «potenza della ragione». Ari-stotele chiama fisica lo studio della natura. La sua è filo-sofia della fisica, non è scienza fisica. La ricerca fisica ditipo scientifico nasce dopo Aristotele, nel periodo elleni-stico anche se bisognerà aspettare Galileo e Newton per-ché si affermi il metodo scientifico. È in quest’epoca in-fatti che i fenomeni naturali iniziano a essere indagati espiegati in termini di teorie generali, elaborate attraversoun metodo e verificate con esperienze dirette.

È grazie all’alleanza strettissima con la matematica (l’universo è un libro scritto nella lin-gua della matematica e le sue lettere sono punti, linee, cer-chi e triangoli diceva Galileo) che la fisica diventa la “scien-za esatta” per eccellenza. E un modello per tutte le altrescienze. Nel medesimo tempo inizia un processo di progres-siva unificazione delle discipline fisiche. Newton unifica lafisica dei cieli e la fisica della Terra. Faraday e poi Maxwell

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unificano l’ottica e il magnetismo. Così che nel tempo la fi-sica assume sempre più il carattere di scienza unitaria ecoerente. All’inizio del XX secolo pochi dubitano che ilmondo fisico possa essere descritto da un’unica teoria ge-nerale, in grado di cogliere l’intima unità della natura.

La scena cambia, piuttosto repentinamente, all’inizio del ‘900. Tra il 1905 e il 1916, Al-bert Einstein elabora la sua teoria della relatività da cuiemergeranno discipline nuove (l’astrofisica è ormai, a tut-to titolo una scienza sperimentale e non più solo osserva-zionale come a lungo è stata l’astronomia). E sul finire de-gli anni ’20 un gruppo di fisici elabora la meccanica quan-tistica. Le due teorie, ritenute oggi le teorie fondamenta-li della fisica, cambiano in profondità i concetti portantidella fisica e persino della filosofia. In ogni caso, all’iniziodel XX secolo la fisica si allontana drammaticamente dalnostro senso comune. Tanto che qualcuno parla, a propo-sito di quella del ‘900, come di una «nuova fisica». Fatto èche in meno di un secolo lo sviluppo della nuova fisica haridisegnato la percezione che noi abbiamo dell’universo.

Oggi, con la relatività generale, la fisica descrive molto bene il comportamento a lar-ga scala della materia e dell’energia cosmica. Con preci-sione ancora maggiore la meccanica dei quanti descrive ilcomportamento della materia e dell’energia a livello mi-croscopico. Di recente i fisici, grazie ai computer, hannoiniziato a studiare il comportamento dei sistemi più com-plessi. Non c’è dubbio che nell’ultimo secolo la fisica haaumentato la sua capacità di spiegare i fenomeni natura-

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li in un modo che forse non ha precedenti. Tuttavia il la-voro non è finito.

Le due grandi teorie fondamentali della fisica, la relatività generale e la meccanicaquantistica, risultano ancora non conciliabili tra loro maentrambe sono vivacissime. È solo grazie alle correzionidella relatività generale che il sistema GPS (Global Posi-tioning System) riesce a localizzare un corpo sulla terracon pochi metri di errore. Se non fosse per la relatività ge-nerale, l’errore sarebbe dell’ordine della decina di chilo-metri. Quanto alla meccanica quantistica, i suoi successi ele sue verifiche sperimentali fanno ritenere che entrotempi ragionevoli avremo la crittografia quantistica, che icomputer quantistici saranno il punto finale dell’informa-tica e, lasciateci sognare, chi sa che il teletrasporto nonvenga prima o poi realizzato. Cosicché, se il sogno di unaspiegazione unitaria del mondo fisico resta ancora da rea-lizzare, tutti sperano che prima o poi l’antico sogno si rea-lizzerà. Molti attendono un nuovo Einstein capace di illu-minare finalmente l’intera cattedrale della fisica.

In attesa di questa nuova (e definitiva?) unificazione, i fisici continuano con successo a«spiegare il mondo».Oggi, sappiamo di vivere in un univer-so in espansione nato circa 14 miliardi di anni fa da unagrande esplosione, un Big Bang, che ha creato non solo lamateria e l’energia, ma anche lo spazio e il tempo. Nell’ul-timo secolo le scienze dei cieli, la cosmologia e l’astrofisi-ca, hanno profondamente modificato la nostra idea delcosmo. All’altro lato della scala, le microtecnologie prima

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e ora le nanotecnologie promettono sviluppi e scopertedel tutto sensazionali e, a modo loro, non meno fonda-mentali. Ma anche in questi casi il lavoro è tutt’altro chefinito. Anzi, in un certo senso è appena cominciato, bastipensare che ancora non conosciamo di che materia è fat-to il 90% e oltre dell’universo.

Ma la fisica annuncia di voler realizzare grandi cose anche nel mondo alla nostra scala,ampliando le conoscenze sulla materia e, quindi, la possi-bilità di produrre nuovi materiali. Nel mondo dell’infinita-mente piccolo: cercando le particelle elementari e le for-ze fondamentali. Nel mondo dell’infinitamente comples-so: dando un contributo decisivo alla conoscenza di siste-mi, per l’appunto, complessi come il clima terrestre o ad-dirittura come il nostro cervello. Nel mondo di tutti i gior-ni, fornendo sempre nuove tecnologie alla fisica medicaper salvare vite umane. Nel mondo degli affari fornendomodelli che vengono applicati allo studio degli sviluppidell’economia e della finanza. Ed è la fisica delle ultimegenerazioni che ha fornito (gratis) il nuovo mezzo di co-municazione (il web) che ha rivoluzionato la vita quoti-diana dell’uomo del 2000 così come quella delle genera-zioni che ci hanno preceduto aveva fornito l’elettricitàche ha cambiato la vita dell’uomo del Novecento.

I fisici sono in prima linea nella ricerca della cosiddetta intelligenza artificiale.Ricerche che riguardano anche la nostra naturale intelli-genza. D’altra parte lo avevamo detto: la fisica è la piùambiziosa di tutte le scienze.

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La Scienza dei materiali

Prova a guardarti intorno. E a chiederti di quali materiali sono fatti gli oggetti cheti circondano. C’è un tavolo di legno, certo. I libri di car-ta. Il divano con le sue stoffe. La bottiglia di vetro. Il la-vello di alluminio. Materiali antichi, usati per secoli e mil-lenni. Ma il tuo computer è fatto di chip al silicio e con-tenuto in un supporto di plastica. Così come il tuo televi-sore. E anche le immagini che appaiono sul video – la car-rozzeria della Ferrari, la vela di Luna Rossa, la tuta delcampione di atletica – ti suggeriscono che nella tua vitaquotidiana come nello sport, in ufficio, in fabbrica, in au-to, oltre a materiali antichi ti ritrovi accanto, senza più ac-corgertene, nuovi materiali. Materiali che, appena un se-colo fa non esistevano e che oggi sono considerati parte,appunto, della vita quotidiana. Si tratta di materie plasti-che, di materiali semiconduttori, di ceramiche. Le plasti-che, le ceramiche, i semiconduttori realizzati da chimici eda fisici nei laboratori di “scienza dei materiali”.

Una scienza, certo, antica. Perché è scienza dei materiali quella che ha consentito all’uo-mo, alcuni millenni fa, di lavorare i metalli e il vetro. Mauna scienza che ha avuto un’accelerazione straordinarianegli ultimi decenni. Tanto che spesso il XX secolo è statodefinito il secolo di plastica o il secolo del computer.

Questa accelerazione ha prodotto materiali nuovi (poli-meri di vari tipi; semiconduttori, conduttori e, oggi, persi-no superconduttori; ceramiche raffinatissime). Ma ha pro-

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dotto anche un nuovo modo di vivere. E uno sviluppo sen-za precedenti dell’economia.

Nel XX secolo l’evoluzione nel campo della produzione e dell’uso di nuovi materiali haassunto ritmi e dimensioni mai visti in precedenza. Tantoche oggi esiste una relazione molto stretta tra crescitaeconomica e progresso nella scienza dei materiali. È statocalcolato che nei paesi a economia avanzata l’attività nelcampo dei materiali innovativi (includendo quelli elettro-nici, magnetici, ottici, per usi energetici, catalitici e am-bientali) contribuisce in modo diretto o indiretto a forma-re circa il 30 o addirittura il 40% della ricchezza di unanazione. La domanda in continua crescita da parte dell’in-dustria di materiali con proprietà ben definite spinge i ri-cercatori a migliorare le caratteristiche di sistemi noti, ascoprire materiali nuovi o loro fasi, nonché nuove tecni-che di preparazione e di caratterizzazione, in un approc-cio integrato in cui competenze diverse – le competenzedei chimici, dei fisici, degli ingegneri – si integrano e si ar-ricchiscono a vicenda.

La scienza dei materiali non è solo la scienza del presente. È anche la scienza del fu-turo. Molti sostengono che l’economia della conoscenzache stiamo creando sarà fondata sulle nanotecnologie,cioè su una scienza dei materiali sempre più raffinata, ol-tre che sulle tecnologie informatiche e sulle biotecnologie.

Costruire il futuro significherà, letteralmente, costruire imateriali che verranno usati nei prossimi anni. Il corso dilaurea in scienza dei materiali te ne offre l’opportunità.

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Conoscenza, ricerca, produzionelavoro

Se sceglierai di studiare materie scientifiche, è importante che tu sappia che la vi-ta dello scienziato può essere bella e allo stesso temponormalissima: non è un’alternativa tra diventare un genioalla Einstein o un fallito. Puoi fare un lavoro appassionan-te, ma anche partire dalle conoscenze per costruire, comeè accaduto a migliaia di ricercatori, una tua azienda inno-vativa, una professione di successo, una carriera di inse-gnante che forma le nuove generazioni. E puoi vivere nelpiù internazionale degli ambienti dove le barriere tra lepersone sono sempre state le più labili.

In ogni caso, fare lo scienziato – o eventualmente il ricer-catore, per usare la parola che gli scienziati utilizzano perindicare se stessi - è solo uno dei possibili lavori dopo unalaurea scientifica. Ci sono molti mestieri che si affrontanomeglio se si ha una solida base di conoscenze in fisica,chimica, matematica. E tanti di questi mestieri non li im-magineresti nemmeno.

Una laurea scientifica ti apre la porta a mille mestieri diversi

Se vuoi davvero sapere di che cosa si tratta quando si parla di carriera scientifica, deviabbandonare l’immagine dello scienziato che va per lamaggiore: un tipo con gli occhiali sul naso, il camice ad-dosso e un carattere silenzioso e schivo.

In questa classifica l’Italia è aiprimissimi posti. In terminitecnici si dice che i ricercatoriitaliani sono “moltoproduttivi”.

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La comunità degli scienziatiitaliani è tra le più importantidel mondo. Ci sono delleclassifiche internazionali chelo dicono, come quellaimportantissima che calcolaquante pubblicazioniscientifiche vengono fatte,in media, da ogni ricercatore.

UNA COMUNITÀ RISPETTATA

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La squadra italiana alleOlimpiadi della matematica diCittà del Messico, alle qualihanno partecipato oltrenovanta Paesi, ha ottenuto ilmiglior risultato degli ultimianni, classificandosi alventiquattresimo posto.La squadra era composta da

una ragazza di 16 anni, MariaColombo di Varese, e daidiciottenni Stefano Attanasioe Francesco Cavazzani diRoma, Luca Barbieri di Milano,Simone De Marino di Pescarae Gabriele Negro di Udine. Nel2000 l’Italia si era classificataal cinquantesimo posto.

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OLIMPIADI DELLA MATEMATICA: GLI ITALIANI MIGLIORANO

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Lo scienziato crea, inventa, esplora, si diverte. Certo, non è un mondo facile il suo: c’èmolta competizione, in generale, viene pagato poco, avolte è costretto ad andare a lavorare all’estero. Ma è an-che uno che può scegliere di andare a studiare e a lavora-re nei laboratori o nelle aziende più prestigiosi del mondo,partecipare a grandi imprese internazionali, dedicarsi pertutta la vita alle cose che lo appassionano di più. È un me-stiere bellissimo. Si può, per esempio fare esclusivamentericerca, ma cambiare nel corso della propria carriera i pro-getti su cui si lavora e cercare le occasioni più interessan-ti che vengono offerte da strutture pubbliche (come leuniversità o i centri di ricerca) o private (le aziende, gran-di e piccole), nel tuo paese o ovunque nel mondo. Perchéla scienza parla su tutta la Terra una sola lingua. Quindi,la laurea in materie scientifiche ti apre le porte di qualsia-si paese del mondo.

La scienza parla su tutta la Terra una sola lingua

Però può essere ancora difficile capire con precisione che cosa fa chi si laurea nelle ma-terie scientifiche. Un fisico, o un matematico, o un chimi-co: che cosa fanno davvero? Sì, d’accordo, possono anda-re in un laboratorio, in un osservatorio astronomico, o, perfare un altro esempio, passare la vita a immaginare nuovedimensioni matematiche.

Ma è davvero tutto qui? La risposta è no. Il mondo è cam-

München, grazie ai progettidi scambio europeo, e là hosvolto anche la maggiorparte della tesi di laurea.Mi sono laureato nel maggiodel 2002. Da tre anni lavoronella ricerca e sviluppo inuna grande ditta dimicroelettronica dove mi

occupo di sviluppareprototipi di memorie non-volatili, come quelle che sitrovano nei cellulari o nellecentraline delle auto. Inparticolare mi occupo dimemorie di nuovagenerazione chiamate PhaseChange Memory. Durante il

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MICHELE MAGISTRETTI

SCIENZA DEI MATERIALI

Al quarto anno di studio inscienza dei materiali sonostato in Germania, allaTechische Universität

T E S T I M O N I A N Z E

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biato. I lavori che vengono offerti ai laureati in queste di-scipline sono diventati molti, diversi e in molti casi affa-scinanti. Pensa solo alle barche che partecipano alle gran-di regate internazionali come la Coppa America: sono rea-lizzate in materiali che debbono essere progettati appostae che non si costruiscono senza che intervengano scien-ziati esperti di fisica della materia, di dinamica dei fluidi,di modelli matematici, di chimica.

Vuoi altri esempi? Tra le persone più apprezzate nella grande finanza internazionaleci sono i matematici e i fisici che sanno prevedere gli an-damenti delle borse del pianeta. E poi ancora altri mestie-ri possibili: costruire modelli che permettano previsionidel tempo sempre più accurate, per capire se il clima stacambiando e come, per proteggere l’ambiente naturale.Dirigere la comunicazione con i clienti di un’industria chi-mica. Progettare materiali ultraresistenti per prodotti delfuturo che vanno dalle automobili con la cellula di so-pravvivenza agli skateboard da competizione.

Potrai costruire barche da regata o combattere il cancrocon nanoparticelle

Pensa a tutti i temi di cui si inizia a parlare anche nei ro-manzi e nei film di grande successo, come ad esempio lenanotecnologie. Cioè la costruzione di dispositivi non piùgrandi di qualche miliardesimo di metro. Possono essere

corso di laurea ho imparato aguardare ai materiali nellaloro completezza, a coglieregli aspetti affascinanti delleloro proprietà ottiche,elettriche e strutturali e delleloro relazioni. Per questooggi lavoro nellamicroelettronica, un settore

sempre presente nella nostravita, nel quale lecaratteristiche dei materialisono alla base dellapossibilità di costruirecontinuamente oggettinuovi.

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progettate per combattere il cancro aggredendo le cellu-le malate dall’interno, come un minuscolo commando, mapossono servire anche per sviluppare la produzione diidrogeno che molti pensano sarà la fonte di energia chenel futuro sostituirà il petrolio.

Ma qui ti chiediamo di fare un salto nel tuo modo di pensare, perché, altrimenti, tipotrebbe sfuggire un motivo importante per studiare lescienze. Quando si parla di studio e lavoro, si pensa subi-to al fatto che l’università possa preparare a una profes-sione precisa, a cui poi si è legati per tutta la vita. Tutt’alpiù ci può essere qualche variante, ma il mestiere è quel-lo. Quello che accade invece a chi studia soprattutto (manon solo) le materie scientifiche di base, è che non sa fa-re un solo mestiere. Diventa un competente. Cioè una per-sona con competenze vaste, che permettono di occuparsidi cose anche molto diverse tra loro. Perché la sua primacompetenza è risolvere i problemi complessi sapendo co-me si crea un modello, come si calcolano le varianti, comesi fanno le misure… È questa la formazione che un laurea-to in scienze acquisisce.

Tanto che qualcuno, per scherzare, dice che i laureati inqueste materie sono soluzioni in cerca di problemi. Perchéuna laurea scientifica ti fa diventare una persona capacedi risolvere i problemi nuovi, quelli che ancora non cono-sciamo ma che probabilmente dovremo affrontare. Comediceva il filosofo della scienza, Karl Popper: “Uno scienzia-to è uno studioso di problemi, non di discipline”. Questo ti

LUISA DE COLA

CHIMICA

Mi sono laureata in chimica aMessina. Subito dopo sonoandata a Richmond (inVirginia, negli Stati Uniti)

dove ho passato18 mesi. Làho avuto l’opportunità diimparare tanta chimica esoprattutto l’inglese. E hocapito che per fare lascienziata ci vuole curiositàanche verso coseapparentemente lontane fraloro.

Rientrata in Italia, ho iniziatola mia carriera al Consiglionazionale delle ricerche e poisono diventata ricercatore alDipartimento di chimicadell’Università di Bologna. Daallora mi occupo difotochimica, cioèdell’interazione della luce

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con la materia. Adesso sonoprofessore all’Università diMuenster in Germania. Malavoro anche con la PhilipsResearch, per lo studio disistemi che emettono luce inrisposta a un impulsoelettrico, oggi utilizzati per lacreazione di schermi e

televisori. Inoltre, insieme aun industria biochimica,studio i sistemi luminescentiper fare diagnosi che trapochi anni saranno usati daimedici per riconoscere gliorgani e la loro funzione. Insomma, nelle nostrericerche si mescola un po’ di

tutto: chimica, fisica, scienzadei materiali biologia… e noichimici lavoriamo sempre dipiù anche con altri scienziati,come fisici, ingegneri,medici. Tutti insiemecontribuiamo all’innovazionescientifica. E ci divertiamo unsacco.

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proponiamo di diventare: una persona che saprà risolverei problemi. Qualsiasi problema, da quello che nasce in unprogetto dedicato a costruire il nuovo quartiere di unacittà alle difficoltà di disegnare le caratteristiche di un og-getto tecnologicamente avanzato.

Del resto, anche le imprese italiane hanno bisogno di giovani con competenze che per-mettano di affrontare problemi complessi. E questo per unmotivo semplice da capire: i prodotti e il modo di farli nonrimangono fermi nel tempo. Anzi, tutto invecchia rapida-mente. Pensa solo a come sono cambiati negli ultimi die-ci anni gli strumenti che utilizzi per sentire la musica, pervedere un film, per comunicare.

Lo scienziato studia problemi, non discipline

Le aziende che vogliono stare al passo con i tempi devono cambiare, ma lo faranno conmaggior fatica – o addirittura non ci riusciranno – se con-tano su persone con una formazione troppo rigida, pococapaci di cambiare le loro idee, persone che rifiutano lenuove conoscenze invece di cercarle. Un laureato in uncorso di laurea scientifico di base, come matematica, fisi-ca, chimica, con le sue competenze, è proprio quello checi vuole: cercare il nuovo, capirlo e adattarlo è proprioquello che viene insegnato e imparato. Ed è quello cheserve alle aziende: non a caso assumono sempre più per-sonale che ha alle spalle studi di questo tipo.

MAURA MAZZARELLO

MATEMATICA

Quando mi sono laureata inmatematica non avevoun'idea precisa di ciò cheavrei potuto fare dopo. Non

pensavo a un uso concretodei miei studi, anche perchéavevo scelto apposta unpercorso il più possibilelontano dalla realtàapplicativa: non averedavanti una strada precisaper me significava averneinfinite.

Poi, piano piano, ho trovatola mia strada: l'elaborazionesimbolica applicata aproblemi reali, cioè l'analisi diproblemi concreti. La cosastimolante è che si trattava diargomenti che, all'inizio, nonconoscevo affatto:diagnostica dei guasti nelle

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E non esiste solo la produzione industriale: il mondo della produzione è sempre più com-plesso, e ha dato vita a figure nuove, che necessitanosempre di solide conoscenze scientifiche. Alle aziende nonbasta produrre, occorre occuparsi anche di ambiente, sa-lute, normativa tecnica, sistemi di certificazione, sicurez-za, proprietà intellettuale, controllo di qualità, relazioniinternazionali, gestione delle risorse, logistica. E per que-ste professioni sono necessarie persone con cultura scien-tifica. Come vedi, quindi, “competenze” è una parola chia-ve. La incontrerai ancora in questa pubblicazione.

reti di distribuzionedell'energia elettrica,controllo del processo distagionatura del prosciuttocrudo, regolazione deltraffico ferroviario.Così, dopo aver lavoratoanche in grandi aziende dielettronica e nella

multimedialità, ho dato vitaad On AIR, una piccolasocietà di consulenze, che hofondato dieci anni fa conun'amica ingegnere. È unprogetto entusiasmante, dacostruire giorno dopo giorno.Il nome lo abbiamo sceltoquasi per gioco: AIR sta per

Advanced IndustrialResearch, che è quello di cuici occupiamo. Ma quell'Ondavanti significa “sei inonda” che è proprio come cisentivamo allora e comecontinuiamo a sentirci:impegnati in prima persona,senza i limiti del lavorodipendente. Il mio lavoro mipiace, le giornate si snodanointense fra problemi tecnici,organizzativi, progettuali, cheaffrontiamo fra amici, in unambiente informale edivertente. E ho lasoddisfazione di vedere chel'intuizione (o la sfida) didieci anni fa è diventata unarealtà.

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Le statistiche

È vero, studiare può essere duro e faticoso, come del resto tutte le attività che sisvolgono con serietà e professionalità. Ma è ancora piùvero che lo studio è un investimento, quella risorsa chepuò garantirti un futuro sereno e tranquillo. Studiare ren-de, insomma. E lo dimostrano anche i numeri: man manoche nel nostro Paese aumenta il livello di istruzione, si ab-bassa il numero di giovani alla ricerca di un lavoro.

Se guardiamo ai ragazzi che si sono appena diplomati, ve-diamo come sia grande questa differenza. Tra quelli checercano lavoro subito dopo la licenza media, il 34% - unosu tre - non riesce a trovarlo. Chi invece cerca un’occupa-zione subito dopo il diploma di scuola secondaria è piùfortunato: solo uno su quattro non ci riesce. Ma i miglio-ri sono i laureati: solo uno su cinque dei giovani tra 25 e29 anni in possesso di un titolo accademico è a caccia diun’occupazione. Tra gli adulti, poi, il divario aumenta an-

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Tasso di disoccupazione per titolo di studio, classe di età,STUDIO E LAVORO sesso e ripartizione geografica. Anno 2003

Licenza Diploma di scuola Titolomedia superiore universitario

15-19 anni 20-24 anni 25-29 anni 30-34 anni

SESSO

Maschi 30,7 22,7 19,1 7,3Femmine 41,1 28,0 21,1 10,9

Totale 34,7 25,3 20,2 9,2RIPARTIZIONE GEOGRAFICA

Nord-ovest 20,8 11,5 9,8 3,7Nord-est 14,0 7,5 11,4 4,7Centro 28,2 21,0 19,9 8,9Mezzogiorno 55,0 50,8 40,2 18,9

Italia 34,7 25,3 20,2 9,2(FONTE: ISTAT, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro)

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cora: i disoccupati sono sei volte più numerosi tra chi si èfermato alla licenza media che tra i laureati. E soltanto inpoco più di un caso su cento un laureato adulto è senzalavoro.

Con un titolo di studio importante potrai quindi trovare lavoro più facilmente: han-no infatti un’occupazione regolare circa il 70% dei laurea-ti, rispetto al 42% dei diplomati di scuola superiore. Lalaurea, insomma, rende molto di più.

È vero anche, però, che non tutte le lauree hanno lo stes-so “peso”. Alcune sembrano contare in misura maggiore,quando si tratta di scegliere un giovane da assumere. E so-no proprio i titoli scientifici quelli più richiesti: a trovarecon maggiore facilità un lavoro sono infatti il 73% deimatematici, il 70% dei chimici e il 65% dei fisici.

Le opportunità di un buon inserimento nel mercato del la-voro nel settore scientifico e tecnologico sono quindi ot-time: solo per il 2005 sono previste oltre 13 mila nuoveassunzioni nell’ambito delle cosiddette “professioni per losviluppo e la ricerca”. Categoria che comprende dirigenti,fisici, chimici e tecnici di scienze dei materiali. Nel com-

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(FONTE: ISTAT, Indagini 2001 e 2002)

Lavoro svolto in modo continuativo iniziato dopo ilQUANTI TROVANO LAVORO conseguimento del titolo, per sesso.

Diplomati di scuolasuperiore (2001)

44,638,9 41,5

73,7 75,5 74,768,4

58,963,2

Diplomati universitari(2002)

Laureati(2001)

MASCHI

FEMMINE

TOTALE

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plesso, in Italia le assunzioni previste di queste figure spe-cializzate sono cresciute di quasi il 30% rispetto al 2003,con un aumento significativo soprattutto nelle piccole egrandi imprese.

Ma oggi non soltanto è importante che tu riesca a trovare un lavoro. È importante an-che che tu riesca a trovare presto un lavoro. In un merca-to sempre più aperto, globale e competitivo è decisivosfruttare il prima possibile tutte le opportunità che posso-no capitarti. Anche perché l’Italia purtroppo parte svan-taggiata rispetto agli altri Paesi europei: il percorso cheinizia con la maturità e termina con la laurea può esseremolto lungo e non ti aiuta a trovare facilmente un lavoroprima dei 27-29 anni. Ben cinque anni in più della mediaeuropea.

Una preparazione scientifica può invece aiutarti a trovarelavoro piuttosto rapidamente: se dopo un anno dalla lau-rea lavora già la metà di chi si è laureato in fisica, chimi-ca e matematica, nel giro di tre anni hanno trovato un’oc-cupazione quasi due laureati su tre. Una percentuale cheaddirittura supera l’86% nel giro di cinque anni (fonte Al-malaurea).

Certo, non è detto che il lavoro poi sia sempre piacevole egratificante. Anzi, a volte lavorare può essere un’attività

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Laureati del 1998 per condizione occupazionale e per corso di laurea.I LAUREATI Anno 2001, valori percentuali.

Lavorano Non lavorano

Totale di cui svolgono Cercano Non cercano Totalelavoro continuativo lavoro lavoro (val. assoluti)iniziato dopo laurea

Matematica 76,4 72,9 10,7 12,8 1.669Fisica 67,3 65,2 8,0 24,5 1.436Chimica 72,1 70,5 8,5 19,2 1.236

(FONTE: ISTAT)

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ripetitiva e noiosa, che lascia poco spazio all’iniziativapersonale e alla creatività. Ma non è questo il caso deilaureati in chimica, fisica e matematica. Chi si laurea inuna di queste materie, infatti, è in generale contento delproprio lavoro, e per tanti motivi: lo stipendio (l’81% èsoddisfatto, contro una media di tutti i laureati che si fer-ma al 75%), le possibilità di fare carriera (76%), la stabi-lità dell’occupazione (81%, contro una media del 77%), il

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Ingegneria 96,2

Architettura 94,4

Economico-statistico 91,8

Politico-sociale 89,9

Psicologico 87,4

Insegnamento 88,3

Chimico-farmaceutico 86,5

Scientifico 86,3

Giuridico 86,2

Letterario 82,3

Agrario 82,2

Linguistico 80,9

Geo-biologico 74,6

Medico 55,5

Totale 86,4

0% 20% 40% 60% 80% 100%

LAVORANO

NON CERCANO

CERCANO

(FONTE: ALMALAUREA)

Condizione occupazionale a cinque anni per gruppiQUELLI CHE LAVORANO di corsi di laurea.

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tipo di mansioni svolte (88%) e il livello di autonomia(93%, contro una media dell’89%). Il grado di soddisfazio-ne è così alto che 79 laureati su 100 si iscriverebbero dinuovo allo stesso corso di laurea, una percentuale che nelcaso dei fisici tocca l’85%. Insomma, non ci si pente quan-do si studia scienza. (fonte Almalaurea).

Una laurea in una materia scientifica è poi un titolo distudio molto qualificato e professionalizzante. Cioè che tipermette di trovare un lavoro proprio in quei settori neiquali hai studiato e sui quali hai fatto approfondimenti al-l’università. Più di due laureati in discipline scientifiche sutre, infatti, sono occupati in attività per le quali è richie-sta proprio la loro specifica laurea. Potrà sembrarti ovvioche per lavorare o fare ricerca in un’industria chimica ser-

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Laureati del 1998 che lavoranoin modo continuativo e si dichiarano soddisfatti

I LAUREATI SODDISFATTI dell’attuale lavoro. Anno 2001, valori percentuali.

Trattamento Possibilità Stabilità posto Utilizzo delle Mansioni Gradoeconomico di carriera di lavoro conoscenze svolte autonomia

Scientifico 81,7 76,2 81,0 59,3 88,0 92,8Chimico-farmac. 75,3 68,6 83,2 59,8 84,8 89,3Geo-biologico 72,6 68,0 64,1 60,0 88,1 92,2Medico 86,6 82,1 77,0 76,4 90,4 95,7Ingegneria 79,8 81,5 86,8 65,7 86,6 92,1Architettura 65,7 78,2 68,5 62,6 88,7 89,9Agrario 70,4 72,8 67,3 60,3 82,1 90,9Economico-stat. 80,9 79,9 86,1 65,6 84,7 88,5Politico-sociale 74,6 70,0 76,7 51,7 81,2 87,0Giuridico 70,6 79,5 75,1 63,0 86,4 87,4Letterario 70,1 64,6 66,5 57,5 84,1 88,0Linguistico 70,0 61,8 72,3 58,8 77,3 82,7Insegnamento 67,4 60,2 67,0 72,7 84,7 85,3Psicologico 64,0 61,1 62,9 66,0 82,3 89,1

Totale 75,1 74,7 77,8 62,4 85,0 89,0(FONTE: ISTAT, Indagine 2001 sull’inserimento professionale dei laureati del 1998)

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va una laurea in chimica. O che per progettare nuove fi-bre ultraleggere e resistenti sia necessaria una laurea inscienza dei materiali. Ma questo non è vero in moltissimialtri casi: la metà dei laureati in discipline politico-sociali,linguistiche e letterarie riesce a trovare soltanto un’occu-pazione per la quale la laurea non è affatto richiesta.

Anche la qualità del lavoro è molto alta: per i laureati inchimica, fisica e matematica i giudizi positivi su lavoro eincarichi svolti dopo cinque anni dall’assunzione sfioranol’80% del totale (fonte Almalaurea 2005). E poi fare un la-voro qualificato in ambito scientifico e tecnologico è gra-tificante anche dal punto di vista economico, con carrie-

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Laureati del 1998 che necessitano della laureaNECESSITÀ DELLA LAUREA per il lavoro svolto. Anno 2001, valori percentuali.

È necessaria la laurea Non è necessariala laurea

Posseduta in specifiche una Totalearee disciplinari qualsiasi

Scientifico 23,7 39,3 3,5 66,6 33,4Chimico-farmac. 54,8 36,8 1,1 92,6 7,4Geo-biologico 36,2 37,9 2,5 76,6 23,4Medico 82,1 15,6 1,0 98,7 1,3Ingegneria 42,6 34,7 2,6 79,8 20,2Architettura 59,5 18,9 1,7 80,1 19,8Agrario 55,2 19,0 1,8 75,9 24,1Economico-stat. 24,2 32,9 4,2 61,3 38,7Politico-sociale 10,3 24,9 10,4 45,6 54,4Giuridico 46,6 20,2 4,4 71,2 28,8Letterario 26,9 20,2 8,8 55,9 44,1Linguistico 25,4 15,7 7,7 48,9 51,1Insegnamento 22,6 24,0 8,3 54,9 45,1Psicologico 43,3 22,0 5,1 70,4 29,6

Totale 35,1 27,7 4,7 67,4 32,6(FONTE: ISTAT, Indagine 2001 sull’inserimento professionale dei laureati del 1998)

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re che ti consentono di raggiungere rapidamente posizio-ni di responsabilità e dirigenza. E gli stipendi sono buonifin dall’inizio. Lavorando nel settore scientifico, infatti,dopo un solo anno dalla laurea puoi guadagnare dai 1000ai 1140 euro: una retribuzione superiore a quella di moltelauree. E nel giro di cinque anni le statistiche dicono chein settori di lavoro come la chimica puoi arrivare a supe-rare i 1600 euro al mese.

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Chimica 1.663

Metalmeccanica e meccanica di precisione 1.589

Sanità 1.582

Elettronica, elettrotecnica 1.516

Credito e assicurazioni 1.507

Manifattura varia 1.495

Comunicazioni e telecomunicazioni 1.494

Edilizia, costruzione e installazione impianti 1.467

Informatica, elaborazione dati 1.410

Attività di consulenza e professionali 1.374

Pubblicità, pubbliche relazioni 1.321

Pubblica amministrazione 1.315

Commercio, pubblici esercizi 1.307

Altri servizi alle imprese 1.298

Trasporti, viaggi 1.297

Agricoltura 1.249

Consulenza legale, amm., contabile 1.201

Servizi ricreativi, culturali e sportivi 1.064

Istruzione e ricerca 1.052

Altri servizi sociali, personali 1.048

Totale 1.333

(FONTE: ALMALAUREA)

Guadagno mensile netto a cinque anni per ramoGLI STIPENDI di attività economica. Valori medi in euro.

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Prendiamo il caso dei laureati in fisica, per esempio. Doposoli cinque anni dall’assunzione, un fisico svolge incarichidi media o alta qualifica in quasi la metà dei casi. E unavolta su dieci ricopre già un importante ruolo direttivo.

Spesso, invece, avrai sentito dire che lo sbocco lavorativopiù comune per un laureato in fisica è l’insegnamento. Fi-no a qualche anno fa questo è stato certamente vero: in-segnare fisica e matematica a scuola era la collocazione“naturale” per un laureato in queste materie. Oggi però lecose stanno rapidamente cambiando. Il mercato del lavo-ro è in continua evoluzione e c’è sempre più bisogno dipersone specializzate, con competenze tecniche e profes-sionali di alto livello. Il profilo di un fisico può allora esse-re quello ideale. Soprattutto per il mondo dell’industria,dell’università e della ricerca, settori nei quali sta aumen-tando moltissimo la richiesta di giovani laureati. Oggi,

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(FONTE: ALMALAUREA)

Posizione nella professione dei laureati in FisicaLA QUALIF ICA a cinque anni: confronti.

Collaboratore

14,9%

Altra posizione autonoma

1,6%

Insegnante

13,4%

Lavoratore in proprio

4,0%

Altra posizionedipendente

15,4% Impiegato alta/mediaqualificazione

40,4%

Dirigentedirettivo

8,7%

Nonrisponde

1,6%DIPENDENTI

AUTONOMI

ALTRE POSIZIONI

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quindi, i principali settori dove un fisico può facilmentetrovare lavoro sono istruzione e ricerca (un laureato sutre), industria e informatica.

Ma anche per i laureati in chimica le prospettive sono piuttosto buone. Negli ultimi die-ci anni i chimici aspettano sempre meno tempo per trova-re un lavoro: solo tra il 1995 e il 2000 l’attesa è scesa da24 a 6 mesi. E nel 1999 risultavano occupati addiritturatre laureati su quattro: un risultato ben oltre la media ditutte le altre lauree. Per un chimico, i settori di lavoroprincipali sono quindi l’università (dove ci sono semprepiù possibilità), l’industria, i servizi e gli enti di ricerca.

Per quanto riguarda il tipo di lavoro svolto, la metà dei

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I SETTORI DI LAVORO PER I CHIMIC I Valori percentuali.

Libera professione

4%

Altro

3%

Enti di ricerca

6%

Università

25%

Servizi

7%

Industria

45%

Scuolasuperiore

2%Commercio

3%

(FONTE: Conferenza nazionale presidenti CCL in Chimica, indagine 2001)

Ente locale

2%Amministrazione statale

2%

Scuola inferiore

1%

Ente ospedaliero

0%

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laureati esercita attività di ricerca. Questo non significa –ancora una volta – che è possibile lavorare solo all’inter-no dell’università. Esistono infatti altre strutture, centri eaziende pubbliche e private ad alto profilo tecnologicoche sono disposte a investire notevoli quantità di risorsein innovazione e sviluppo. E che quindi hanno bisogno disempre nuovo personale.

Anche per i chimici, ovviamente, è importantissimo fareun lavoro ricco di stimoli e soddisfazioni. E le attese nonsono praticamente mai tradite: quasi il 90% dei laureatidichiara infatti di essere molto o abbastanza soddisfattodel tipo di attività che svolge.

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TIPO DI ATTIVITÀ Valori percentuali.

Commercialeamministrativa

8%

Collaborazionescientifica

7%

Tecnica

28% Ricerca

50%

Altro

7%

(FONTE: Conferenza nazionale presidenti CCL in Chimica, indagine 2001)

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Il percorso di studiuniversitario

Quando passerai dalla scuola superiore all’università, molti aspetti della tua vita dastudente necessariamente cambieranno. Le differenze sa-ranno molte, ma la più importante di tutte è che all’uni-versità i professori non insegnano soltanto. Fanno anchetante altre cose: studiano, realizzano esperimenti e si in-contrano tra loro per discutere e pensare. È quello chetecnicamente si chiama “fare ricerca” ed è quello che ren-de l’università una cosa davvero speciale, anche per glistudenti.

La didattica, cioè l’insegnamento, è organizzata in facoltà, le strutture che assegnano ititoli di studio e che ospitano i singoli corsi di laurea. Ognifacoltà raccoglie più corsi di laurea, in ciascuno dei qualipotrai prepararti in una materia specifica (come in fisica oin matematica), per prendere alla fine una laurea e diven-tare dottore.

CARLO ACERBI

FISICA

Mi sono laureato in fisica aPadova nel 1993 e ho fatto ildottorato in fisica teorica allaSissa (la Scuola Internazionale

Superiore di Studi Avanzati)a Trieste. Poi, nel 1997, lasvolta a novanta gradi:adesso lavoro nella finanza!A quel tempo si trattava diun vero e proprio salto nelbuio: non si era mai visto unfisico che andava a lavorarein banca. Ma negli Stati Uniti

e a Londra, figureprofessionali simili alla miavenivano assunte comematematici finanziari già daqualche anno. E così unprofessore di economia chelavorava in una banca decisedi assumere a scatola chiusaqualche fisico, per un

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T E S T I M O N I A N Z E

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progetto innovativo. Traquesti, c’ero anche io. Dopoil dottorato, infatti, sareidovuto andare all’estero conuna borsa di studio. In banca,invece, mi offrivano un postofisso e potevo rimanere inItalia. Certo, eravamodavvero i primi a fare una

scelta del genere. Ma mi èandata bene e in questi annimi sono divertito un sacco.Lavorando in finanza, infatti,ho modo di mettere davveroa profitto le mie competenzedi fisico e di matematico,senza rimpianti. In più ho lafortuna di continuare a fare

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ricerca come prima incontesti di alto livello. Nelfrattempo sono arrivati tantialtri fisici, che in questosettore sono davveroapprezzati, e la finanza èormai diventata uno sboccoprofessionale consolidato peri nuovi laureati in fisica.

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Facciamo un esempio: Anna, che studia chimica, è iscrittaalla facoltà di Scienze. Anche Paolo, che fa biologia, èiscritto alla facoltà di Scienze. Però i loro corsi di laureasono diversi: hanno lezioni diverse, laboratori diversi, fan-no esami diversi con professori diversi e, alla fine dei treanni di studio, prenderanno lauree diverse. Anna sarà unachimica e Paolo un biologo.

La ricerca è invece organizzata dai Dipartimenti, strutture che tengono insieme inse-gnanti e giovani laureati che vogliono continuare a stu-diare. Per esempio, in molte università al Dipartimento diFisica si trovano tutti i fisici dell’università, sia quelli chefanno ricerche sulle stelle, sia quelli che studiano le minu-scole particelle che compongono tutte le cose. Ed è pro-prio qui che troverai i professori grazie ai quali potrai im-parare sul campo il “mestiere del fisico”.

Ma cosa dovrai fare una volta entrato all’università? Avraiuna classe, un’aula, un calendario delle lezioni, i compiti inclasse e le interrogazioni? Più o meno sì. Quando ti iscri-verai a un corso di laurea, dovrai seguire una serie di lezio-ni, proprio come a scuola. Alla fine di un ciclo di lezionipotrai così sostenere un esame, che può essere orale oscritto, a seconda dei casi.

Facciamo un altro esempio: durante i primi sei mesi delcorso di laurea in Fisica, gli studenti seguono le lezioni dianalisi e geometria. Alla fine del semestre, le lezioni si in-terrompono e gli studenti si impegnano a dare tutti e due

non è in generale il caso deicorsi di laurea di cui stiamoparlando. Per chimica, fisica,matematica e scienza deimateriali esistono invece deitest che servono allostudente per orientarsimeglio nei corsi di studio.Lo aiutano cioè a capire se

ha scelto la carrierauniversitaria più adatta. Sitratta di un piccolo compitonel quale gli aspirantistudenti devono dimostrarele proprie conoscenze nellediscipline di base. Grazie aquesti test, si è ridotta dellametà la percentuale di

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Tutti quanti possono iscriversia un corso di laurea? Certo.Però alcuni corsi di laureahanno il "numeroprogrammato", detto anchenumero chiuso. In alcuni casi,cioè, esiste un numeromassimo di studenti chepossono iscriversi. Ma questo

IL TEST D’ INGRESSO

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gli esami. Se, però, qualcuno non riesce a superare l’esa-me di analisi, dopo un paio di mesi avrà una seconda pos-sibilità. E poi una terza, finché non dimostrerà di aver im-parato i fondamenti della materia. I professori e gli assi-stenti che insegnano analisi, nel frattempo, faranno tuttoil possibile per aiutare lo studente a superare l’esame, pro-ponendogli nuovi esercizi e rispiegandogli ancora le lezio-ni più complicate.

Alcune di queste lezioni possono essere a frequenza obbligatoria, cioè dovrai seguirle ilpiù possibile per poter dare l’esame e la presenza viene ve-rificata ad ogni lezione: questo avviene principalmenteper i laboratori. Altre, invece, non richiedono di esseresempre presenti. Ma sicuramente gli studenti più diligen-ti, che seguono le lezioni, prendono appunti, fanno do-mande, si interessano e scambiano idee tra loro saranno ipiù avvantaggiati e preparati al momento di dare l’esame.In certi corsi di laurea tutti i laboratori sono obbligatori,perché è proprio lì che si impara quello che non si puòstudiare sui libri. È solo in un laboratorio, infatti, che po-trai mettere in pratica quello che avrai imparato dalle le-zioni teoriche. Per tutti gli studenti pronti a imparare unmestiere nel quale bisogna saper usare le mani, lavorare inun laboratorio è davvero importante.

Una volta, la laurea era la corona di alloro con cui venivaornata la testa di imperatori e grandi poeti. Oggi è il co-ronamento dei primi tre anni di un corso di studi. La lau-rea triennale (chiamata anche di “primo livello”) si ottie-ne infatti dopo aver superato tutti gli esami previsti dalpiano di studi del proprio corso di laurea e aver ottenuto180 crediti.

Ma che cosa sono i crediti? È un concetto che hai incon-trato anche a scuola. All’università tutti gli esami hannoun voto, che va da 18 a 30 (se si prende meno di 18 vuoldire che bisogna recuperare qualcosa, come quando siprende meno di 6 a un compito in classe). E un esame per-fetto merita anche la lode. Ma attenzione, però: non tut-ti i corsi sono uguali! Ci sono quelli più impegnativi, con

ragazzi che abbandona glistudi tra il primo e il secondoanno. Inoltre, questi testpermettono di capire se cisono lacune nella formazionee di colmarle con corsi direcupero.

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più ore di lezione e più cose da studiare, e altri un po’ piùsemplici. Per questo anche gli esami sono diversi: alcunivalgono di più e altri di meno. Il “peso specifico” degli esa-mi si misura in crediti: ogni credito vale più o meno 25 oredi lavoro, tra lezioni da seguire e studio a casa.

■ a un credito corrispondono 25 ore di lavoro per stu-dente■ ogni anno bisogna accumulare 60 crediti, che equival-gono circa a 1500 ore di lavoro■ a ogni insegnamento è assegnato un determinato nu-mero di crediti, che vengono acquisiti con il superamentodi una prova di esame. I voti (in trentesimi) ne misurano ilprofitto■ la laurea (triennale) si consegue con l’acquisizione di180 crediti in tre anni■ la laurea magistrale si consegue con altri 120 crediti,nei successivi due anni

Sommando i crediti di tutti gli esami dei tre anni di studio si arriva di solito a meno di180, ad esempio a 170 o 165 crediti. Per la laurea, però, neservono 180. Come si fa a prendere quei 10-15 creditimancanti? Con la “prova finale”. La prova finale può esse-re l’approfondimento di un aspetto particolare di una del-le materie che hai seguito nei tre anni. Oppure la relazio-ne dettagliata su quanto hai imparato lavorando perqualche mese a un esperimento o nel laboratorio di un’a-zienda esterna all’università, nel corso di un periodo distage. Anche il lavoro finale ha un voto, che viene consi-

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superiore, grazie ad alcunibravi insegnanti. La chimicaha una cattiva reputazioneperché è vista come unascienza difficile e noiosa,responsabile di fenomeninegativi come l’inquinamento.Invece è una disciplinadavvero interessante, che da

un lato si occupa di esplorarel’infinitamente piccolo edall’altro permette dispiegare i perché e i comedel mondo. E poi le ricadutedella chimica nella vita ditutti i giorni sono enormi. Fin dai primi anni diuniversità ho desiderato di

ALBERTO CREDI

CHIMICA

Quello tra me e la chimicanon è stato un colpo difulmine. Ho imparato aconoscerla alla scuola

T E S T I M O N I A N Z E

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derato, insieme a quelli presi negli esami precedenti, percalcolare il voto di laurea. A differenza dei voti degli esa-mi, quello di laurea è in centodecimi: gli studenti più bra-vi si laureano quindi con 110/110. E se sono stati partico-larmente brillanti, i professori daranno loro anche la lode.

E dopo la laurea? Le strade possibili sono due: puoi scegliere di inserirti subito nel mon-do del lavoro, oppure proseguire con gli studi. In questosecondo caso puoi iscriverti a un corso di laurea magistra-le, che dura due anni e che richiede di prendere altri 120crediti.

Per chi invece vuole perfezionare la propria formazione pri-ma di tuffarsi nel mondo del lavoro, esistono anche altrepossibilità, come i master, che di solito durano un anno.

Dopo la laurea magistrale, si può accedere, mediante unconcorso, a un dottorato di ricerca. Il dottorato di ricerca,che prevede una borsa per il periodo impegnato, è un re-quisito pressoché indispensabile per lavorare nell’univer-sità (e quindi prepararsi a diventare a sua volta professo-re) o negli enti di ricerca. Ma è anche un percorso che de-ve diventare assai più usuale di quanto finora è stato perchi andrà a lavorare nell’industria o nei circuiti della pro-duzione ove questi siano particolarmente impegnativi. Unpercorso molto affascinante, che può durare anche diver-si anni ma che in Italia è in generale di tre anni.

fare ricerca: l’ho fatto subitodopo la laurea vincendo unaborsa di studio della CibaDivisione Additivi. Poi sonoandato negli Stati Uniti per seimesi, con un finanziamentodella Nato. E infine sonotornato a Bologna, dove hofatto il dottorato di ricerca e

dove ora insegno. Da annifaccio ricerche nellenanotecnologie e hosviluppato l’”ascensoremolecolare”, una “macchina”di dimensioni estremamenteridotte, che servirà atrasportare i farmaci nellecellule con una precisione

incredibile. Ma anche per chiha ambizioni diverse dallemie, la laurea in chimica dàtante opportunità. Perstudiare chimica non servonodoti particolari, ma unconsiglio lo posso dare:mantenere sempre vivecuriosità e fantasia.

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Che cosa si fa a fisica

Un luogo comune abbastanza diffuso è che la fisica sia una materia difficile, ri-servata solo ai cervelloni che hanno il “pallino”. In realtà,non è proprio così. Certo, le difficoltà non mancano, so-prattutto all’inizio quando dovrai fare i conti con con-cetti nuovi. Funziona un po’ come quando si prende lapatente: prima di poter andartene in giro con la macchi-na, devi saper rispondere ai quiz e aver fatto un po’ dipratica sulla strada. Una volta imparati i fondamenti del-la materia, però, a fisica potrai fare un sacco di cose di-verse e scegliere il tuo percorso ideale tra molte possibi-lità interessanti.

I due principali argomenti del corso di laurea in fisica sono la fisica classica, la stessache si comincia a studiare alle superiori, e la fisica mo-derna, per intenderci quella iniziata all’inizio del Nove-cento con Planck e Einstein e che sfocerà nella relativitàe nella meccanica quantistica. Al primo anno si seguonoi corsi base e si entra subito in laboratorio, mentre l’an-no successivo sarai tu stesso a decidere quali corsi fre-quentare. Il terzo anno, infine, potrai scegliere il corso diindirizzo, a seconda della direzione che vorrai dare al tuopercorso di studi.

Se volessimo riassumere in poche parole lo spirito di que-sto corso di laurea, potremmo dire che a fisica si impara aosservare la natura in modo critico e approfondito, maanche con curiosità, trovando il modo migliore, e perché

MARCO LOMBARDI

FISICA

Mi sono laureato a Pisa nel2002. Poi, grazie a una borsadi studio dell’Indam (Istitutonazionale di alta

matematica), sono andato aMilano, dove ho seguito unmaster in Matematicaapplicata. Così sonodiventato un fisico un po’matematico. E questo è statofondamentale per poter farequello che faccio adesso: isimulatori di volo

tridimensionali. Costruiremodelli tridimensionali delterritorio è come fare ungrande videogame, dovetutto ciò che si vede esisteveramente. L’estate scorsaabbiamo realizzato unmodello in tre dimensioni ditutta la Toscana, per conto

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T E S T I M O N I A N Z E

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della Regione: servirà per inavigatori satellitari, maanche per la lotta agliincendi. Tra la fine del master(cioè da quando mi sonomesso a cercare lavoro) el’assunzione nella ditta dovelavoro adesso è passato unpo’ più di un mese, durante

il quale ho mandato ilcurriculum a diverse aziende.Sono stato fortunato, perchésono potuto tornare a Pisa eho potuto scegliere il postodi lavoro che preferivo traquelli che mi sono statiofferti. E poi, aver studiatofisica e matematica mi ha

sicuramente dato altrivantaggi, perché hoimparato le coseindispensabili per fare il miomestiere, ma anchel’approccio e il metodogiusto per affrontare tantitipi di problemi diversi.

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no anche divertente, per capirla. Una mentalità molto uti-le anche per chi non continuerà a studiare dopo la laurea,ma entrerà subito nel mondo del lavoro. Conclusi i primitre anni di studio, potrai decidere se fermarti e iniziare alavorare, oppure frequentare i due anni di laurea magi-strale e approfondire così la tua formazione.

Da sempre, la laurea in fisica è particolarmente apprezza-ta proprio per la duttilità e la capacità a risolvere proble-mi (di tutti i tipi) a cui conduce. Oltre agli sbocchi tradi-zionali (dalla ricerca all’insegnamento), negli ultimi de-cenni il campo di lavoro del fisico si è spostato verso l’in-dustria in tutte la sue diramazioni ma sono anche sortiun’infinità di nuovi mestieri, da quelli che richiedono lacapacità di trattare grandi masse di dati a quelli che ri-chiedono la soluzione di problemi a quelli che richiedonouno studio per mezzo di modelli a quelli aperti dall’infor-matica, dalle applicazioni alla medicina, dal restauro econservazione dei beni culturali e tanti altri ancora chenon è neppure possibile enumerare.

Che cosa si fa a matematica

Se non ti sei lasciato spaventare dai compiti in classe che eri costretto a fare a scuo-la o dalle interrogazioni su integrali e derivate, allora lamatematica all’università potrà offrirti diverse possibilitàinteressanti.

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di un anno per frequentare laScuola per le applicazionidella matematicanell’industria e nei servizi aMilano. È stata un’esperienzamolto importante dal puntodi vista umano, masoprattutto è statafondamentale per il mio

ingresso nel mondo dellavoro, perché mi hapermesso di approfondire lemie conoscenze e di capire inquali campi potessi (evolessi!) applicarle.Nel corso di quell’anno hosvolto uno stage a BraccoResearch, cioè nel settore di

ILARIA GORI

MATEMATICA

Mi sono laureata inmatematica a Genova nel2002. Subito dopo la laureaho vinto una borsa di studio

T E S T I M O N I A N Z E

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La laurea triennale prevede un periodo iniziale che serveper conoscere meglio le basi della matematica. È in que-sta fase che molti si accorgono che questa disciplina è di-versa da come la si immaginava (o la si conosceva). Si stu-dia per costruire una base di tecniche e metodi che per-mettono di formare la mentalità “matematica”. Cioè la ca-pacità di fare le domande giuste, di capire dove si trova-no i nodi importanti, l’essenza di un problema (e dovequelli che si possono lasciare in secondo piano) e di usarele tecniche giuste per risolvere i problemi.

Nell’ultimo anno c’è la possibilità, per lo studente, di sce-gliere in base alle sue aspettative, ai suoi gusti, alle sueidee di sé e del proprio futuro. Ci si può quindi, ad esem-pio, dedicare decisamente allo studio, alla ricerca o ad ap-profondire gli aspetti fondamentali e teorici della mate-matica. Se invece hai intenzione di entrare rapidamentenel mondo del lavoro, allora si possono scegliere gli studipiù applicativi. Infine, c’è la possibilità di scegliere unaformazione che approfondisce gli aspetti della didatticadella matematica, una scelta che indirizza l’attività lavo-rativa futura verso l’insegnamento a scuola.

In ogni caso, i laureati in matematica hanno tutti un tratto caratteristico in comune: unamentalità vivace, pronta ad affrontare i problemi in modologico e corretto, oltre a una grossa dimestichezza con glistrumenti numerici, statistici e informatici. Risorse cheoggi servono tantissimo in qualsiasi ambiente di lavoro.

contratto a progetto con lastessa ditta, che mi permettedi svolgere attività di ricercain campo biomedico a strettocontatto con l’ambienteuniversitario. E spero propriodi continuare a farlo a lungo!

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ricerca di una grande aziendache produce apparecchi perla medicina, a Ginevra, in unambiente davvero stimolante.Là ho svolto un lavoro diricerca sull’ecografia che èstato inserito in un brevettodi cui sono co-inventor!Dopo lo stage ho avuto un

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Che cosa si fa a chimica

Nell’immaginario collettivo il chimico veste un camice ed è circondato da provettee alambicchi dove gorgogliano liquidi colorati e sostanzestrane. Frequentando il corso di laurea in chimica scopri-rai invece che questa è una concezione abbastanza limi-tata: fare il chimico può essere una professione allo stes-so tempo “normale” e stimolante.

Nei primi tre anni di insegnamento, ti verranno fornite le necessarie basi di fisica, mate-matica e informatica, accanto naturalmente a un panora-ma completo delle metodologie che vengono usate in chi-mica. Studierai così l’alfabeto della chimica (il sistema pe-riodico), perché e come avvengono le reazioni, come sipuò determinare la composizione e le proprietà delle so-stanze e delle molecole che le costituiscono, ma anche co-me si possono isolarle, analizzarle e sfruttarle in manieracontrollata e sicura.

Oltre allo studio teorico, sono previste anche numeroseattività di laboratorio, obbligatorie per arrivare alla lau-rea. In alcuni casi, avrai la possibilità di svolgere queste at-tività pratiche nell’ambito di stage presso aziende o entidi ricerca, e qualche volta persino all’estero.

Al termine dei tre anni, potrai decidere se proseguire conla laurea magistrale o entrare direttamente nel mondo dellavoro, per esempio in un’industria chimica o in un labora-torio di analisi. Negli ultimi anni i laureati in chimica ven-gono richiesti sempre più spesso anche in settori professio-

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un corso di laurea che mipermettesse di studiarle. Perfortuna mi sono imbattutanella pubblicità del nuovocorso di laurea in scienza deimateriali, che nascevaproprio l’anno del mio esamedi maturità.Dopo la laurea, nel 2000, ho

vinto una borsa di studio perfrequentare la Scuola dispecializzazione in scienza etecnologia dei materiali. Ed ècosì che ho cominciato aoccuparmi delle simulazionidi chimica computazionale:un campo che per me eraquasi sconosciuto, ma che ho

PATRIZIA BERARDINELLO

SCIENZA DEI MATERIALI

Mi sono iscritta a scienza deimateriali per passione.Perché mi piacevano sia lachimica sia la fisica e cercavo

T E S T I M O N I A N Z E

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nali “nuovi” e molto interessanti, come la sicurezza o laconservazione dei beni culturali o la tutela dell’ambiente.

Che cosa si fa a scienza dei materiali

Scienza dei materiali è un corso di laurea piuttosto giovane e senza dubbio moltoparticolare. L’idea è quella di darti subito solide basi dichimica, fisica e matematica, in modo da metterle poi inpratica in laboratorio, dove imparerai a manipolare lette-ralmente le molecole di cui è fatta tutta la materia. Potraicosì conoscere a fondo la natura e le proprietà dei mate-riali più disparati, e soprattutto potrai progettarne di nuo-vi, il più possibile funzionali e rivoluzionari.

Ogni corso, infatti, si svolge in parte in laboratorio, dove iprofessori saranno a completa disposizione degli studenti“apprendisti”. Al termine dei primi tre anni di studio, laprova finale prevede un periodo di stage o tirocinio inun’azienda o in un ente di ricerca: il modo migliore permetterti subito a contatto con il mondo del lavoro e farticonoscere i settori più innovativi e le frontiere della ricer-ca di avanguardia.

Ottenuta la laurea triennale, potrai poi scegliere se ap-profondire la tua preparazione con la laurea magistrale,che dura altri due anni, oppure tuffarti immediatamentenel mondo del lavoro.

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trovato subito affascinante.Alla fine della scuola, nel girodi pochi mesi, sono stataassunta nel posto dovetuttora lavoro: un’aziendaitalo-giapponese che lavoranel campo dellamicroelettronica. Ho svoltoun periodo di addestramento

in Giappone e adesso mioccupo di controllare iprocessi di produzione didispositivi indispensabili perprodurre i chip di silicio.È difficile da spiegare… Ma èquello per cui ho studiato edè un lavoro che mi dà grandisoddisfazioni. Forse sono

stata fortunata, ma credoche la cosa più importante diun corso di laurea scientificosia proprio la capacità didarti l’apertura mentale peraffrontare i problemi piùdiversi. E così è stato ancheper me.

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Lo stage

In un mercato del lavoro sempre più competitivo e globale come quello di oggi, èfondamentale acquisire competenze e capacità solide eben fondate, che possano aiutarti a formare una menta-lità aperta e darti la possibilità di applicare le tue compe-tenze con facilità, così che tu possa muoverti in una pro-spettiva meno provinciale e più europea.

Spesso alle università italiane viene rimproverato di esse-re troppo “chiuse” e limitate sia nei confronti del mercatodel lavoro che delle nuove opportunità di studio e ricercaall’estero.

Qualcosa però sta finalmente cambiando negli ultimi an-ni. In particolare, sul fronte degli stage e delle esperienzedi studio all’estero, due delle principali risposte dell’acca-demia italiana alla richiesta di un’università più vicina almondo del lavoro e più attenta alla formazione di giova-ni che si sentano sempre più cittadini della nuova Europa.

Lo stage è un’esperienza pratica di lavoro sul campo, limitata nel tempo e a volte retri-buita, che si svolge presso enti o strutture pubbliche e pri-vate che hanno stipulato specifici accordi e convenzionicon l’università alla quale sei iscritto. Durante il corso distudi all’università, tutti gli studenti possono effettuareun’esperienza in azienda per affacciarsi sul mondo del la-voro. Se lo vorrai, potrai fare uno stage anche prima di fi-nire di studiare e di discutere la tesi.

È ovvio che lo stage diventa spesso un momento cruciale

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Sono sempre più diffusi einteressanti gli stage, che nelcorso del 2003 hannocoinvolto complessivamentequasi 138 mila studenti. Conil nuovo ordinamento, cioècon l’introduzione dellelauree triennali, la possibilitàdi realizzare stage e tirocini è

aumentata. Tanto che, comeabbiamo visto, nel biennio2002-2003 circa unostudente su cinque tra gliiscritti all’Università italianaha partecipato a qualcheforma di stage o di tirocinio.Si tratta di una quota moltoconsistente, che testimonia

UNO STUDENTE SU C INQUE

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dichiara soddisfatto, e oltre il30 per cento si dichiara piùche soddisfatto. Per quasidue studenti su tre lo stage èdurato almeno 150 ore,almeno 300 ore in due casisu cinque. Solo per poco piùdi uno studente su dieci,invece, si è trattato di

un’esperienza limitata,episodica, con una duratainferiore alle 50 ore. Infine,quasi il 2 per cento deglistage e tirocini è stato svoltoall’estero: ci sono andati circa2.500 studenti italiani.

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come la riforma del sistemaaccademico abbia dato ilgiusto risalto a una dellestrade che oggi permette ailaureati di trovare lavoro conpiù facilità e velocità. Moltopositivo, infatti, il giudizio dichi ha frequentato unostage: il 40 per cento si

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di incontro tra chi cerca e chi offre un lavoro e si rivela uncanale di accesso privilegiato per avviare una collabora-zione o addirittura trovare un’occupazione fissa.

Nei corsi di laurea scientifici, quasi tutti gli studenti svolgono lo stage, anche perchéspesso sono obbligatori. Gli studenti di Chimica, Fisica,Matematica e Scienze dei materiali possono fare uno sta-ge in centri universitari, aziende, enti di ricerca, laborato-ri di analisi o in industrie legate al settore informatico edelle nuove tecnologie.

La procedura per la richiesta di stage è piuttosto rapida:grazie a conoscenze o esperienze dirette, infatti, sonospesso i docenti stessi a fare da intermediari tra lo studen-te e l’azienda, favorendo così l’ingresso nella struttura cheoffre lo stage.

Con mobilità internazionale si indicano tutti quei programmi che promuovono e orga-nizzano periodi di studio all’estero per gli studenti univer-sitari italiani. Il numero di giovani che decidono di trasfe-rirsi all’estero per studiare per qualche mese è in crescitacostante.

La più nota di queste iniziative è il programma Erasmus,grazie al quale gli studenti universitari viaggiano in tuttaEuropa da quasi vent’anni. Con l’Erasmus potrai passareun periodo di studio variabile da 3 a 12 mesi in una uni-versità straniera, seguire lezioni insieme ad altri studentiprovenienti da tutto il mondo, usufruire delle più idoneestrutture per studio e divertimento, seguire corsi accelera-

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ogni anno più del 4% degliiscritti partecipa a unprogramma di mobilitàinternazionale. Un segnaleinteressante viene anchedall’analisi degli studentistranieri che, al contrario,sono entrati nel sistemauniversitario italiano:

complessivamente, si trattadi 11.814 studenti, con unaumento del 20% rispetto al2000.

Grazie a un investimentoche, solo nel 2002, hasuperato i 31 milioni di euroe ha interessato quasi 17mila ragazzi, è in continuoaumento il numero deglistudenti che si trasferisceall’estero per qualche meseper studiare. In alcuni atenei

MOBILITÀ

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ti di lingua e sostenere esami che poi saranno riconosciu-ti anche in Italia. Il tutto a spese della Comunità europeae dell’università: sono infatti previsti contributi economi-ci e borse di studio che ti permetteranno di coprire partedelle spese di viaggio e soggiorno. Un periodo di perma-nenza all’estero potrà aiutarti anche a trovare lavoro conpiù rapidità e facilità. Sono molti gli ex studenti Erasmusche sono riusciti a trovare un’occupazione legata allecompetenze acquisite e consolidate proprio durante ilsoggiorno all’estero.

E per finire, l’università può venirti incontro anche dal punto di vista del portafoglio. Avolte si tratta di veri e propri contributi in denaro, comeborse e assegni di studio, prestiti, riduzione delle tasseuniversitarie. A fornire il denaro possono essere strutturepubbliche, come le stesse università o gli enti per il dirit-to allo studio, ma anche strutture private, come aziende,banche, fondazioni.

In altri casi, l’aiuto è sotto forma di servizi, a costo molto basso o addirittura nullo: men-sa, alloggio, attività culturali e sportive. In entrambi i ca-si, comunque, per ricevere questo tipo di sostegno bisognanon superare un certo reddito ed essere in regola con ilpercorso formativo. Contano però anche la media e il nu-mero di esami sostenuti. Per sapere se rientri nella fasciadi studenti che ha diritto a queste agevolazioni basta con-sultare il sito della tua università o rivolgerti direttamen-te all’ufficio che se ne occupa.

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Se durante il percorso distudi universitari non hai isoldi per far fronte a tutte lespese, puoi chiedere in bancauna particolare forma diprestito, il cosiddetto“prestito d’onore”. Conquesta denominazione unpo’ cavalleresca si intende un

finanziamento da parte diuna banca convenzionatacon la tua Regione e/oUniversità, che ti impegni arestituire gradualmente dopoaver terminato gli studi, ocomunque dopo un certoperiodo di tempo. E gliinteressi? Sono in genere

molto bassi, o in alcuni casiaddirittura nulli. Per riceverequesta forma di sostegno,devi avere un reddito al disotto di una certa soglia eparticolari requisiti di merito,in termini di voto medio enumero di esami sostenuti.

IL PRESTITO D’ONORE

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Per quanto riguarda in particolare le facoltà scientifiche, da qualche anno il ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) preve-de anche incentivi economici per favorire l’iscrizione aChimica, Fisica, Matematica e Scienze dei materiali. Ogniuniversità gestisce autonomamente questi fondi e decidecome distribuirli, per esempio rimborsando parte delletasse di iscrizione, oppure dando agli studenti buoni daspendere per i libri. Per i dettagli, puoi consultare anche inquesto caso il sito della tua facoltà, dove ti verrà indicatoanche cosa devi fare in particolare per usufruire di questeagevolazioni.

Inoltre, per l’anno accademico 2006-07 saranno bandite delle borse di studio di 4000euro annui per gli studenti che si immatricolano ai corsi dilaurea di Matematica, Fisica, Chimica e Scienza dei mate-riali. Queste borse saranno assegnate sulla base di un con-corso nazionale, e saranno rinnovabili anche per gli annisuccessivi, sempre per il medesimo importo di 4000 euroannui, se lo studente si mantiene in regola con gli studi. Ivincitori delle borse, inoltre, avranno la possibilità di ritro-varsi assieme una settimana in estate per

■ seguire corsi di complementi■ svolgere attività di approfondimento guidata,individuale e di gruppo■ raccogliere informazioni sull’offerta formativa per ilpost-lauream (incluse opportunità per stage, master, ecc.)■ partecipare a seminari ed incontri con il mondodell’impresa.

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nel 2002 alla Sissa (la Scuolainternazionale superiore distudi avanzati) a Trieste. E nel2004 ho vinto una borsa distudio alla Rutgers University,nel New Jersey (Stati Uniti).Poi sono tornato alla Sissadove sono diventatoricercatore.

Il mio lavoro consiste nellacostruzione di modelli e nellasimulazione al computer dimateriali per lamicroelettronica, nanotubi,materiali ferroelettrici,polimeri. Quindi è sia teoria,sia programmazione esimulazioni, sia veri e propri

DAVIDE CERESOLI

SCIENZA DEI MATERIALI

Mi sono laureato in scienzadei materiali all’UniversitàMilano-Bicocca, nel 1999. Hopreso il dottorato di ricerca

T E S T I M O N I A N Z E

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Dunque, abbiamo visto quante possibilità hai davanti per la tua carriera di studen-te di discipline scientifiche.

Quello che ci preme sottolineare è che da un lato, questipercorsi ti serviranno per arrivare sul mercato del lavorodisponendo di due buone carte. Che non sono in contra-sto, ma si aggiungono una all’altra.

La prima carta è quella delle competenze, cioè delle cose fondamentali, centrali, che siacquisiscono studiando una disciplina scientifica. Come tiricorderai, sono le competenze che ti permetteranno dipassare da un mestiere a un altro, da un ambito di lavoroa uno differente. Se per esempio sai fare modelli per mi-surare le cose (qualsiasi cosa) in modo preciso, sapendocome si fa per ridurre al minimo l’errore, allora puoi fareil fisico che lavora a una macchina che serve per la ricer-ca, ma puoi anche passare a lavorare nel marketing per-ché lì quella tua competenza è importantissima per capi-re quali possibilità di mercato esistono per un tipo di pro-dotto che non esiste ancora. Oppure puoi occuparti diun’altra macchina ad alta tecnologia che serve alle indu-strie e ai centri di ricerca per definire le misure precise diun certo materiale. Questo che ti abbiamo appena descrit-to è il percorso reale che un giovane laureato in fisica hacompiuto nel giro di pochi anni.

Ovviamente ogni disciplina ha le sue competenze forti,l’importante è sapere che queste esistono e che le puoi ac-quisire con un percorso di studi adeguato. Ma ci sono alcu-

“esperimenti” virtuali, chenon vengono eseguiti inlaboratorio ma sui più velocisupercomputer esistenti almondo.La fisica dei materiali è unascienza in espansione evitale: non passa giornosenza che vengano scoperti

nuovi fenomeni che ungiorno si tradurranno inapplicazioni pratiche. Ancheper questo la trovo davveroaffascinante.

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ne competenze che nelle scienze sono fondamentali. Una èla capacità di aggiornare rapidamente le proprie conoscen-ze: uno scienziato, ma anche il dirigente di un’azienda adalta tecnologia o un insegnante di discipline scientificheche non sa come si sta rinnovando l’insieme dei saperi dicui si occupa, farà un lavoro peggiore di chi invece legge leriviste internazionali, naviga su internet sapendo dove tro-vare le ultime novità, va ai convegni e ai congressi per sta-re al passo con le nuove idee nel suo settore.

Un’altra competenza fondamentale è saper lavorare con gli altri, collaborare e ma-gari anche mettersi in concorrenza. La scienza non è unlavoro solitario in laboratorio o in un ufficio. È una gran-de impresa collettiva che non ha senso senza persone chesi scambiano continuamente informazioni, controllano leaffermazioni degli altri, mettono in discussione le proprieconoscenze e quelle altrui. Lavorare nella scienza significasaper far parte di una grande comunità internazionale.

Conoscere bene le basi delle discipline, aggiornarsi, saperlavorare con gli altri

Dicevamo delle due carte di cui disponi dopo la laurea. L’altra è quella della conoscenzadi un mestiere o meglio di un tipo di mestiere. Che nellenostre società è sempre più interdisciplinare. Richiede cioèla conoscenza di parti di diverse discipline e a volte anche

MASSIMO NORO

CHIMICA

Sono nato e cresciuto aPadova, dove ho studiatochimica. Mi sonospecializzato con un PhD (un

titolo analogo al dottorato diricerca) alla University ofCalifornia di Los Angeles. Poiho lavorato per due anni inun centro di fisica molecolaread Amsterdam. E infine sonoapprodato a Chester, inInghilterra, dove abito con lamia famiglia ormai da diversi

anni. Lavoro per Unilever,una multinazionale che faprodotti di consumo di variotipo, dallo shampoo Dove alcornetto Algida, utilizzandotecniche all’avanguardia.Dopo avere ricoperto sia ruolitecnico-scientifici, sia ruoligestionali, adesso sono a

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delle competenze fondamentali di più materie. Ti propo-niamo degli esempi.

Fare il climatologo – è questo il nostro primo esempio – significa cercare di capire comefunziona il clima, come sta cambiando, che cosa accadràse i vulcani o l’uomo immettono molti gas di un certo ti-po nell’atmosfera. È un tipo di lavoro ben diverso dalleprevisioni del tempo: perché il clima è globale, planetario,e perché cambia più lentamente del tempo meteorologi-co. La meteorologia vede o prevede che oggi magari pio-ve e domani ci sarà il sole. Ma il clima ha altri tempi: civoglio anni per valutare se in un certo posto della Terrapiove sempre di più o, al contrario, fa più caldo. Per farequesto, occorre avere conoscenze di fisica che vanno dal-la dinamica dei fluidi alla fisica dell’atmosfera, conoscen-ze di matematica che permettono di leggere i fenomenimeteorologici e atmosferici, conoscenze di informaticache rendono capaci di costruire modelli al computer. Que-sti modelli sono fondamentali, perché con il clima non sipossono fare esperimenti reali: non si può togliere glioceani per capire che cosa succede, o aumentare l’anidri-de carbonica nell’atmosfera o riempire il Sahara di alberi.

Un altro esempio è quello dell’”econofisico” chiamato anche analista quantitativo. Il no-me suona un po’ complicato, ma è un lavoro di alto pro-filo che si fa nel mondo della finanza. Ti sarà capitato divedere le pagine economiche di un quotidiano: ci sonoinformazioni sulla Borsa, sui buoni del tesoro, sui fondi diinvestimento, su moltissimi prodotti fatti in buona so-

capo del gruppo di teoria esimulazioni. L’aver studiato una materiascientifica mi ha aiutato aformare la mentalità adattaper affrontare i problemi piùdisparati. Un modelloscientifico, secondo me, deveessere il più semplice

possibile, ma avere moltidettagli. In generale, quindi,si deve partire con un’idea dibase e poi aggiungere una auna le “complicazioni”finché il modello non siavvicina il più possibile allarealtà. Può sembrare untipico discorso contorto da

scienziati, ma è una filosofiache può essere anche estesaa problemi non scientifici e ilpiù delle volte funziona!

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stanza di soldi e che possono cambiare il loro valore a se-conda di molti fattori diversi: dal prezzo internazionaledel petrolio ai bilanci di un’assicurazione. È quella che sichiama economia finanziaria e che oggi sposta immensequantità di ricchezza nel mondo.

Bene, uno dei sogni di chiunque investa ricchezze in questa economia è prevedere comeandranno le cose. Proprio dalle previsioni dipende infattiil valore di molti prodotti finanziari. Ma per prevedere be-ne occorre saper fare modelli matematici, formule chepossano dirci che cosa accade – per esempio - se il prez-zo del riso sale sul mercato di Hong Kong e contempora-neamente si fa la riforma delle pensioni in Polonia. Si trat-ta di “fenomeni complessi”, ma i corsi di matematica, di fi-sica, di chimica, di scienze dei materiali servono proprioper rendere le persone competenti ad affrontare questacomplessità. E per governarla fino a fare dei modelli chedifficilmente saranno perfetti, ma che permetteranno achi li usa di avere più probabilità del suo concorrente diguadagnare e di vincere. È proprio quello che è accadutoin questi anni: moltissime persone, in tutto il mondo, chehanno fatto questi percorsi nelle università, sono state as-sunte a livelli alti nelle grandi strutture della finanzamondiale.

Un altro esempio è quello del marketing. Sono sempre più strategiche nelle aziende lepersone che sappiano capire quali sono le novità impor-tanti che arrivano sul mercato, come si muove la doman-da e quali sono le innovazioni che occorre introdurre nei

SANDRA SAVAGLIO

FISICA

Perché ho scelto di farericerca? Perché è semprestato il mio sogno e già dabambina mi immaginavo in

un laboratorio con un camicebianco addosso, a studiare imisteri della natura. La fisica, poi, ha degli aspettidavvero eccitanti: si studial’origine dell’universo e la suaevoluzione, oppure si cercadi capire da dove viene lamateria di cui sono fatte

tutte le cose. Per me, questoè il lavoro più bello che c’è.Ho studiato fisicaall’università della Calabria.Dopo laureata nel 1991 hofatto il dottorato di ricerca.Ma già da prima avevoiniziato a viaggiare e daallora non mi sono mai

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propri prodotti e nella propria produzione. Il responsabiledi marketing di un’industria non è un venditore, è l’uomoche sta sulla frontiera dell’innovazione scientifica, tecno-logica e di prodotto. Ma proprio per questo serve una cul-tura ricca e delle conoscenze forti. Per esempio, per diri-gere il marketing nell’industria chimica si possono averelauree triennali o quinquennali in Chimica ma anche inScienza dei materiali, Chimica industriale o Ingegneriachimica.

Ci sono molti esempi ancora da fare, ma vogliamo insistere su un argomento. Che parteda un dato di fatto: il mondo camminerà sempre più sul-le gambe della conoscenza scientifica. Le statistiche uffi-ciali statunitensi dell’Occupational Employment Statisticsaffermano che nel periodo 2000-2010 più dell’80 per cen-to di tutti i nuovi tipi di lavoro saranno dipendenti dallacrescita delle conoscenze in scienza e matematica. Invece,tra i tipi di lavori in declino, destinati a divenire margina-li, solo il 10 per cento sarà in relazione con la scienza e lamatematica.

Il lavoro sarà sempre più scientifico e interdisciplinare

Ma questa conoscenza scientifica non sarà solo quella “tradizionale”, con steccati tra fi-sica e chimica, matematica e chimica e così via. Anzi, sem-pre di più sarà fatta di percorsi di studi che si muovono al-l’interno di diverse discipline.

fermata. Adesso lavoro allaJohns Hopkins University: imiei colleghi vengono datutte le parti del mondo, daambienti e culture diverse. Equesto dà al nostro lavorouno slancio in più, perché c’èun continuo scambio diesperienze. Per esempio,

Susan, la mia vicina diufficio, si è appena sposatacon un indiano che lavoravicino Washington. Ilmatrimonio si è tenuto inIndia e le foto sono davverospettacolari!

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Scienza dei materiali è per esempio un percorso formativo molto interdisciplinare tra lafisica e la chimica, con un buon supporto matematico dibase. Ma esistono corsi che mettono assieme la fisica, lamatematica, l’informatica e le conoscenze musicali performare persone capaci di trattare suoni e immagini ad al-to livello tecnologico. Altri che propongono una buonabase di fisica assieme a conoscenze di informatica e di fi-siologia per formare persone capaci di lavorare nel setto-re dell’ottica. Molti altri corsi di laurea nelle università ita-liane hanno questa caratteristica di interdisciplinarietàproprio per rispondere a un mercato del lavoro che chie-de persone con una cultura vasta, non settoriale, aperta.Nel prossimo futuro questi corsi sono destinati ad aumen-tare, anche grazie alla introduzione di diversi tipi di for-mazione (triennali, di specializzazione, master di primo esecondo livello, dottorato di ricerca) che crea nuovi corsi,nuove idee, nuove professionalità.

I mille mestieri dello scienziato

Andiamo allora a vedere da vicino quali sono alcuni – tra i tantissimi che si possono elen-care – dei mestieri che si possono fare con una laureascientifica.

Questo elenco è solo approssimativo e se potesse aggiornarsi da solo lo farebbe quasiogni giorno: come abbiamo detto prima, il nuovo lavoronasce sempre più dalla scienza, e cambia in continuazio-ne. C’è però un mestiere che è sicuramente uno sbocco

MARTINA RIGATO

MATEMATICA

“A che cosa servono tuttequeste formule?” È unadomanda che sicuramenteviene spontanea studiando

matematica. E immagino chea questa domanda non tuttiriescano a dare una rispostasoddisfacente! Vi sembreràstrano, ma io ho trovato lamia proprio continuando astudiare matematicaall’università. Perché hoscoperto che la matematica è

uno strumento di analisimolto potente e connumerose possibilità diapplicazione.In particolare, ho scelto unindirizzo di studio statistico-economico, per analizzare imodelli matematici alla basedei mercati finanziari.

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importante per i laureati in discipline scientifiche, in tut-te le discipline: è l’insegnamento. C’è e soprattutto ci saràsempre più bisogno di docenti di materie scientifiche dibase sia in Italia che in Europa.

I mestieri dei fisici

Partiamo dal lavoro nella ricerca scientifica di base all’università o negli enti di ricer-ca, come il Cnr o l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’I-stituto di Astrofisica, l’Istituto Nazionale di Geofisica eVulcanologia o nelle nuove strutture di ricerca che stannonascendo. Il fisico che fa ricerca in generale o è un teori-co o uno sperimentale (solo pochi grandi, come Fermi,erano eccellenti come teorici e sperimentali). Il fisico teo-rico osserva i fenomeni naturali e propone delle nuoveteorie per spiegarle. Cioè costruisce dei modelli semplici diun fenomeno che possono essere usati per fare previsionisu quello che succederà. Il fisico sperimentale, invece, ar-riva a formulare teorie (o dimostra che non funzionano!)progettando esperimenti e raccogliendo i dati. Il fisicosperimentale è anche quello che progetta nuove macchi-ne e nuovi esperimenti.

Ma un fisico può lavorare anche nella ricerca sul clima el’atmosfera, per esempio in quei centri che si occupanodelle previsioni meteo. Come il Servizio meteorologico na-zionale, il Ministero dell’ambiente, i servizi meteorologiciregionali, i centri di ricerca e di elaborazione dati. Natu-ralmente, a livello europeo e mondiale vi sono molti cen-

Ora lavoro in una grandeazienda italiana e mi occupoproprio di finanzamatematica. Ho avuto così laconferma di quanto lamatematica sia necessarianella vita quotidiana!

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tri di ricerca di altissimo livello dove lavorano italiani.

Poi c’è il lavoro nelle aziende, dove c’è bisogno dei fisici, per svolgere ricerche sia teori-che che sperimentali per risolvere dei problemi concreti.Cioè per elaborare i modelli delle situazioni reali e per rea-lizzare nuovi strumenti con cui lavorare.

Le industrie principali dove lavora un fisico sono quellaelettronica, informatica o delle comunicazioni. Ma c’è an-che la sanità: i fisici possono lavorare in ospedale per uti-lizzare nel modo migliore gli apparecchi radiografici, peresempio, o per progettare i laboratori. Alcuni fisici trova-no spazio nel settore dei beni culturali e di quelli ambien-tali, dove applicano la loro esperienza allo studio dei re-perti archeologici o all’indagine di campioni di aria, acqua,suolo, ghiacci per valutare l’inquinamento e per indivi-duare i materiali per le costruzioni.

Un altro sbocco molto importante è l’insegnamento. Per questa carriera è previsto un ul-teriore periodo di formazione che avviene dopo la laurea.

I mestieri dei matematici

Lo sapevi che la vittoria della barca Alinghi nell’ultima Coppa America è stata pos-sibile grazie alla matematica? Anzi, grazie agli analisti nu-merici (uno dei mestieri possibili) che hanno simulato gliaspetti aerodinamici, idrodinamici e strutturali del profilodella barca. Se invece si vuole lavorare nell’industria dellecomunicazioni e dell’elettronica ecco, per fare solo unesempio, la professione del crittografo: grazie all’algebra,

PAOLO ROVERO

CHIMICA

Ho studiato chimica organicaperché ero attratto dallapossibilità di “sintetizzaremolecole”, cioè di costruire

con le mie mani i prodottichimici.Ma contemporaneamentevolevo rivolgermi verso iproblemi della biologia.Oggi, posso dire chequell’aspirazione un po’ingenua si è concretizzata:sono docente di chimica

farmaceutica all’Università diFirenze, faccio ricerca in unlaboratorio che si occupa diproblemi al confine trachimica e biologia e mioccupo di una società (laEspiKem Srl) natadall’incontro tra un gruppodi ricercatori della mia

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università e un gruppo diinvestitori esterni (in gergo, sidice che è uno spin-offaccademico). Dopo la laurea il cammino èstato lungo, ma semprestimolante: ho fatto unperiodo di specializzazione inCanada, sono stato

ricercatore in una grossaindustria farmaceuticaitaliana, poi sono passato alConsiglio nazionale dellericerche. E da pochi annisono approdato all’università,continuando a cercare ipossibili sviluppi produttividelle mie ricerche. Ma alla

base di questo cammino,sono rimaste le aspirazioni diquando ero studente:l’interdisciplinarietà el’applicazione della chimica aiproblemi biologici.

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ALFIO QUARTERONI

MATEMATICA

Iscriversi a matematica non èstata una scelta premeditata.Sono stato convintoall’ultimo momento dai

professori dell’esame dimaturità. Poi però mi sonoappassionato.Subito dopo laureato hoiniziato a lavorare in uncentro di ricerca dellaMontedison di Novara. Dopopochi mesi ho vinto unconcorso da ricercatore al

Cnr ed è cominciato unperiodo di vita entusiasmante.Ho viaggiato in tutto ilmondo, da Parigi alla Nasa,in America. Poi sonodiventato professore, primaall’Università di Brescia, poi alPolitecnico di Milano e ora aLosanna.

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infatti, è possibile trovare metodi più efficienti per comu-nicare in modo segreto e sicuro attraverso Internet o la Tvinterattiva, o il cellulare, senza che il nostro messaggiovenga letto da chi non vogliamo.

Ma se vuoi avere davvero un’idea dei mestieri del matematico, devi pensare più che a deinomi a delle cose da fare. Nel settore della finanza, adesempio, i matematici sono molto richiesti per la gestionedei prodotti finanziari complessi, o per fare quelli che de-finiscono il rischio e cercano di ridurlo (si chiamano “riskmanagement”) nelle banche, o per gestire i capitali neifondi pensione e di investimento. Del resto è ovvio che siacosì: la matematica è utile per risolvere i problemi dell’e-conomia perché si fonda su probabilità e statistica. Serve aprevedere, per esempio, l’andamento del prezzo di azioniquotate in borsa o la quantità di traffico che un gestoretelefonico o una connessione internet devono soddisfare.

I matematici possono lavorare, anzi lavorano, anche perstudiare le malattie (bisogna capire come si propaga unamalattia e per questo bisogna conoscere bene la statisti-ca) o per l’industria del suono: l’analisi armonica, peresempio, è fondamentale per chi si occupa di musica.

Poi c’è la ricerca. Si studiano, nelle Università e nei centridi ricerca, problemi teorici molto complessi, delle vere eproprie sfide all’intelligenza umana, come l’ultimo teoremadi Fermat. Un giorno saranno questi gli strumenti teoricigrazie ai quali la scienza farà nuove scoperte. Ma ci sonoaltre ricerche nelle quali i matematici sono protagonisti,

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come quelle in cosmologia. Grazie ai calcoli e alle tecnicheinformatiche si seguono e si prevedono i movimenti dellestelle, si valuta la stabilità del Sistema solare (cioè il desti-no del Sole e dei suoi pianeti), l’esistenza di sistemi plane-tari intorno ad altre stelle (e, di conseguenza, la possibilitàche esistano altre forme di vita nell’Universo).

Infine, c’è l’insegnamento, che è probabilmente lo sbocco più noto ma, in percentuale,meno frequente. Anche per questa carriera è previsto unulteriore periodo di formazione che avviene dopo la laurea.

I mestieri dei chimici

La chimica offre moltissimi sbocchi professionali ed è difficile elencarli tutti. Ancheperché negli ultimi anni il mondo della produzione è di-ventato sempre più complesso. Sono nate figure nuove,che hanno sempre più bisogno di solide conoscenze scien-tifiche: alle aziende non basta produrre, occorre occupar-si anche di ambiente, salute, normativa tecnica, sistemi dicertificazione, sicurezza, proprietà intellettuale, controllodi qualità, relazioni internazionali, gestione delle risorse,logistica. Il chimico può occuparsi di ognuno di questi te-mi, all’interno di un’industria che non necessariamente èsolo quella chimica.

Il chimico lavora infatti in moltissimi i settori industriali,nella difesa dell’ambiente, nel controllo della sicurezzadegli alimenti e a volte entra anche nei tribunali, dove lesue analisi possono diventare fondamentali per la soluzio-ne di un mistero.

Il mio campo è lo studio delladinamica dei fluidi, holavorato su modellimatematici in campoaeronautico, nell’ambiente enella medicina (in particolarenello studio del sistemacardiovascolare umano).Proprio grazie a questi lavori

ho avuto la possibilità dicontribuire al disegno delloscafo di Alinghi,l’imbarcazione che ha vintol’ultima Coppa America divela. I progettisti del teamsvizzero hanno chiesto infattila collaborazione delpolitecnico di Losanna per le

simulazioni al computer.Quando scegliete la facoltàuniversitaria, non dimenticateche la matematica ormai è lascienza di base di tutte lealtre scienze: dalla biologiaall’ingegneria, dalla medicinaalle scienze sociali.

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L’elenco dei mestieri è davvero lungo. C’è il biochimico, che studia i meccanismi alla ba-se della vita, che spesso lavora fianco a fianco con i bio-logi, nei laboratori di ricerca più avanzati dove si produ-cono nuovi farmaci, si studiano le infezioni o la reazionedell’organismo a certe sostanze. Il biochimico lavora an-che per sviluppare nuovi alimenti e nuovi prodotti per l’a-gricoltura. Poi c’è il chimico delle catalisi, capace di mo-dulare le reazioni chimiche alla velocità desiderata, unaabilità fondamentale in tutti i settori industriali, da quel-lo petrolchimico a quello ambientale, da quello farmaceu-tico a quello dello smaltimento dei rifiuti.

Un’altra professione è quella del chimico ambientale che si occupa dei rapporti tra le so-stanze chimiche prodotte dall’uomo e l’ambiente. C’è an-che il chimico degli alimenti che controlla la sicurezza de-gli alimenti, sviluppa nuove tecniche per la conservazionee il confezionamento dei cibi. C’è il chimico inorganico,che studia gli elementi e il comportamento delle sostan-ze, e il chimico organico che lavora con i composti conte-nenti carbonio (quindi quelli che compongono tutti gli es-seri viventi, ma anche le plastiche, i prodotti farmaceuti-ci, i cosmetici, le gomme).

Dal punto di vista del lavoro, Insomma, una laurea in chi-mica offre numerose opportunità, perché il mondo del la-voro riconosce la formazione di un chimico e la sua utilitàin numerosi settori.

ALBERTO BORGHI

FISICA

Mi sono laureato in fisica nel1998 e dal 2000 facciol’imprenditore.La storia è andata così:

appena laureato, hocontinuato a lavorareall’Istituto nazionale per lafisica della materia (Infm) aModena, dove avevo fatto latesi, con una borsa di studiodedicata ai rapporti con leimprese. Il mio campo èquello della scienza delle

superfici, in particolare laloro caratterizzazione,applicabile a diversi settoriproduttivi. Per esempio, ho ache fare con aziendeaerospaziali, biomedicali,meccaniche ed elettronicheche hanno bisogno dideterminare le proprietà delle

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T E S T I M O N I A N Z E

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I mestieri dello scienziato deimateriali

Lo scienziato dei materiali è sulla frontiera dell’innovazione. È uno scienziato multi-disciplinare: ha un po’ del chimico e un po’ del fisico. E,come loro, lavora soprattutto nei laboratori e al computer,dove crea nuove molecole.

Gli scienziati dei materiali sono molto richiesti dalle imprese e dai centri che produconoinnovazione. Questo perché, data la loro formazione, so-no in grado, ad esempio, di creare nuovi materiali elettro-nici, di inventare nuove plastiche con caratteristiche im-pensabili, come assorbire calore, possono perfezionarevernici per il restauro dei monumenti. Oppure creare nuo-vi tessuti (come quelli supertecnologici impiegati nellecollezioni di moda o nello spazio), sviluppare sostanze uti-li per trasportare le medicine nel corpo o per costruire im-pianti industriali puliti.

Non ti sorprenderai, dunque, se ti diciamo che questa è lalaurea che garantisce un ingresso più rapido nel mondodel lavoro. Di scienziati dei materiali hanno bisogno tuttii settori della produzione industriale: elettronica, produ-zione di plastiche o leghe metalliche, riciclo dei materiali,assistenza tecnica per produzioni ad alta tecnologia.

Anche le università e gli enti pubblici di ricerca richiedo-no queste nuove figure di scienziati. Ma per ora in Italiace ne sono pochi. Ne servono molti di più.

superfici dei loro prodotti perindividuarne i difetti. Poi, nel 2000, è nata l’idea dimettersi in proprio. Con unamico fisico ho creato unasocietà di servizi che sichiama Star srl (SurfaceTechnological AdvancedResearch), la cui idea di

fondo è quella di trasferiresul mercato le idee dellaricerca. Il nostro progetto èstato supportato a più ripresedalla Regione EmiliaRomagna, grazie anche afondi europei. Sonodiventato il presidente dellasocietà.

Aver studiato fisica mi haaiutato. Perché studiare fisicaapre la mente e la rendeelastica. E non solo aproposito di tecnologia: oltrea fare il fisico imprenditore,sono vicesindaco del miopaese.

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Laboratori per scoprire la scienza

Se conosci, se “metti le mani” nella fisica, nella chimica, nella matematica, nellascienza dei materiali, allora puoi capire meglio se ti pia-ce e che cosa ti piace di queste discipline. E quale di que-ste può diventare il tuo futuro. Ma puoi anche organizza-re un percorso di ricerca, da solo o in gruppo, con stru-menti adeguati e l’assistenza di insegnanti di scuola supe-riore, docenti universitari e, dove è possibile, anche perso-ne impegnate nelle aziende.

È un’occasione che ti propone il Progetto Lauree Scientifiche che prevede di organizzareuna serie di laboratori nell’ambito di un progetto chiama-to “Orientamento pre-universitario e formazione degli in-segnanti”. Insomma: è un orientamento fatto attraversolaboratori in cui si prova già ad “assaggiare” il percorsouniversitario, a viverci dentro. È una iniziativa destinatasia agli studenti che ai docenti, e prevede una serie di la-boratori, che potranno essere rivolti o alle classi oppure agruppi di studenti provenienti da varie classi.

Questi laboratori sono organizzati in accordo tra le univer-sità, le scuole e le aziende, e servono anche a migliorare ladidattica: prevedono infatti anche un momento in cui idocenti delle superiori si confronteranno con i docentiuniversitari delle singole discipline, scegliendo assieme deipercorsi didattici che poi verranno proposti agli studenti.

I laboratori di matematica

Per la matematica, i laboratori sono rivolti soprattutto agli studenti del triennio finaledelle scuole superiori (3°, 4° e 5° anno, quindi), e in qual-che caso anche per quelli del biennio (1° e 2° anno). I la-boratori prevedono 30 ore di lavoro, di cui una parte dasvolgere in orario scolastico. Queste ore saranno speseprevalentemente nelle scuole, ma anche presso imprese,università, centri di ricerca e musei della matematica. L’i-dea è quella di proporre problemi e argomenti di matema-tica in un’ottica interdisciplinare, così da scoprire i legamidella matematica con le altre discipline, scientifiche enon, e le sue svariate applicazioni tecnologiche.

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I laboratori di fisica

Per la fisica verranno proposti laboratori interdisciplinari, in particolare con le altre areetematiche coinvolte nell’iniziativa didattica (matematica,chimica e scienza dei materiali).

Gli studenti potranno anche partecipare alla realizzazionedi mostre, spettacoli, filmati o installazioni museali, e vi-sitare aziende per vedere “dal vivo” il mestiere del fisico.

Infine, sono previste anche iniziative per valorizzare i ta-lenti: gli studenti che si dimostrano particolarmente dota-ti potranno seguire corsi avanzati e usufruire di soggior-ni-premio presso centri di ricerca anche all’estero.

I laboratori di chimica

I laboratori di chimica saranno orientati prevalentemente agli aspetti sperimentali e fon-damentali nella chimica. Ci saranno le attrezzature neces-sarie per acquisire familiarità con gli strumenti del chimi-co. Ma si potranno anche visitare i centri di ricerca uni-versitari, per poter toccare con mano come funziona il la-voro del chimico.

I laboratori di scienza dei materiali

Il progetto per la scienza dei materiali prevede attività pratiche di fisica e chimica, le duediscipline alla base di questa scienza. Si sperimenterà an-che la formazione telematica a distanza: con l’utilizzo diprodotti multimediali sarà possibile informarsi sui conte-nuti fisici e chimici del corso di laurea, e sul ruolo chequesta scienza gioca nella società di oggi.

Dove si studia

Potrete trovare informazioni su dove si possono trovare idiversi corsi di laurea a questo indirizzo:http://sito.cineca.it/strutture/struttura.html

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