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VirginiaWoolf

EzraPound

MarkRothko

Gustav Mahler

LE SCIENZE n. 320, aprile 1995 57

John Berry

56 LE SCIENZE n. 320, aprile 1995

SamuelClemens(MarkTwain)

TennesseeWilliams

HermannHesse

HemingwayGeorgiaO'Keeffe

EdgarAllanPoe

Sindrome maniaco-depressivae creatività

Molti studi sulle anamnesi e sulle storie familiaridi letterati, musicisti e pittori dimostrano l'esistenza

di un legame fra i disturbi dell'umore e la produttività artistica

S

criveva Edgar Allan Poe: «Mihanno definito pazzo, ma non si èancora risolto il problema se la

follia sia o meno la forma più elevata diintelligenza, se molto di ciò che è illu-stre, se tutto ciò che è profondo, nonsgorghi da una malattia del pensiero, daatteggiamenti della mente esaltati a spe-se dell'intelletto generale».

Come Poe, molti ritengono che genioe follia siano strettamente intrecciati. Ineffetti, la storia ci presenta innumerevo-li esempi di «nobile follia». Schiere digrandi poeti del XVIII e del XIX seco-lo, e in particolare William Blake, LordByron e Alfred Tennyson, hanno rac-contato di quegli estremi sbalzi di umo-

re di cui soffrivano. Poeti americanimoderni come John Berryman, RandallJarrell, Robert Lowell, Sylvia Plath,Theodore Roethke, Delmore Schwartze Anne Sexton sono stati ricoverati, al-meno per un certo periodo della loro vi-ta, per disturbi maniacali o depressivi;molti pittori e musicisti (da Vincent vanGogh a Georgia O'Keeffe, da Robert

Schumann a Charles Mingus) hannoavuto problemi analoghi.

Sulla base dei criteri diagnostici odier-ni, pare che la maggior parte di questi ar-tisti abbia sofferto di uno dei due princi-pali disturbi dell'umore, cioè o di sindro-me maniaco-depressiva o di depressionemaggiore. Sono tutti disturbi molto co-muni, ben trattabili e tuttavia spesso leta-

Tutti gli scrittori, artisti e musicisti qui ritratti hanno molto probabilmente soffertodi sindrome maniaco-depressiva o di depressione maggiore, come si può dedurredalle loro lettere, dai diari, dai documenti medici e dai racconti di familiari e amici.Studi recenti indicano che in alcuni individui gli stili temperamentali e cognitiviassociati con i disturbi dell'umore possono effettivamente aumentare la creatività.

di Kay Redfield Jamison

La tara familiare dei Tennyson

Al

fred Tennyson soffriva di ricorrenti, debilitanti depres-sioni e di probabili fasi ipomaniacali, e manifestava as-sai spesso la paura di aver ereditato la vena di follia

caratteristica della sua famiglia. Il padre, il nonno, due deisuoi bisnonni e cinque dei suoi sette fratelli soffrivano di follia,melanconia, ira incontrollabile o di quella che oggi è nota co-me sindrome maniaco-depressiva. Il fratello Edward fu inter-nato per circa 60 anni in un istituto per malattie mentali, dovemorì a causa di un aggravamento della sin-drome maniacale. Lionel Tennyson, uno deidue figli di Alfred, era soggetto a sbalzi diumore, come uno dei suoi tre nipoti.

La medicina moderna ha confermatoche sindrome maniaco-depressiva e crea-tività si trovano spesso insieme in certe fa-miglie. Studi sui gemelli offrono prove chia-re dell'ereditabilità della sindrome mania-co-depressiva. Se uno di due gemelli iden-

tici ne è affetto, la probabilità che ne soffra anche l'altro ècompresa fra il 70 e il 100 per cento. Se l'altro gemello nonè omozigote, le probabilità divengono significativamente mi-nori (e si aggirano intorno al 20 per cento). Un'indagine sucoppie di gemelli identici separati alla nascita, in cui almenouno dei due soffriva di sindrome maniaco-depressiva, haevidenziato che la malattia colpiva anche l'altro gemello neidue terzi dei casi.

ELIZABETH FYTCHE1781-1865

• Depressione ricorrente • Sindrome maniaco-depressiva «Bonaria» e• Irascibilità, umore instabile e/o malattia mentale »dal carattere mite»

GEORGE CLAYTON TENNYSON1778-1831

Umore che vacilla «tra frenesia e apatia»; dissipatore;alcolista; affetto da infermità mentale

I òGEORGE CHARLES MARY EDWARD SEPTIMUS CECILIA

Morto 1808 —1879 1810-1884 1813-1890 1815 —1 866 1817-1909bambino,

1806Dipendenza dal laudano:

«esaurimento nervoso compie«...dal comporta-

mento selvaggio»Confinato in manicomio «Soffriva di depressione

per quasi 60 anni; nervosa»; spesso in cura«Disturbi mentali

e depressione»; eccentricato»; dovette essere segregato ossessionata grave depressione; per melanconia; «il più

dal mondo esterno;cambiamenti estremi

dallo spiritismo morte per esaurimento malato dei Tennyson»maniacale

di umore e «periodiricorrenti di depressione

psicopatica»MATILDA

1816 —1 913«Qualche tuitamento

mentale»; talvolta attribuitoa un incidente dell'infanzia;

ossessoni religiose;«non sfuggi del tutto alla

tara dei Tennyson»

HORATIO1819-1899

«La sua strana personalitàera leggendaria»; »poco adatto

a vivere su questo pianeta»;si sentiva vulnerabile alla

«debolezza del temperamentodei Tennyson»

FONTE: Adattamento da Touched with Fire: Manic-Depressive Illness and the Artistic Temperament; basato su biografie, scritti autobiografici e lettere.

éMARYn. 1777

«pessimismo tremendo»;costantemente litigiosa

e malinconica

CHARLES (D'EYNCOURT)1784 —1 861

«Ereditò l'instabilità e l'irritabilitàdel padre»; tendenzialmente dissipatore;

attività e interessi estesie grandiosi

FREDERICK1807-1898

Irritabile; eccentrico;temperamento

violento e mutevole;ossessionato

dallo spiritismo

ALFRED EMILY1809-1892 1811-1889

Depressione ricorrente;forse epilettico ma non ritenutotale dai medici; probabili episodi

di ipomania; «dimoravain un elemento di tristezza»

ARTHUR1814 —1 899

«Soffri moltodi depressione»;

trascorse un anno allaCrichton Institutionper malati mentali

éELIZABETH

n. 1776Attacchi ricorrenti

di depressione

INCIDENZA ATTESA All

NELLA POPOLAZIONE GENERALE

STUDI DI ANDREASENSU SCRITTORI (1987)

STUDIO DI JAMISONSU ARTISTI E SCRITTORI (1989)

STUDIO DI SHILDKRAUT E HIRSHFELDSU ARTISTI (1990) IMMII~

STUDIO DI AKISKAL E AKISKALSU ARTISTI E SCRITTORI (NON PUBBLICATO)

STUDIO DI JAMISON SU POETI INGLESINATI FRA IL 1705 E IL 1805 (1989)

STUDIO DI MONTGOMERY E MONTGOMERYSU POETI (1993)

STUDIO DI LUDWIG SU POETI (1992)

MIE

o

20

6.0

70 80

PERCENTUALE

Molti studi distinti hanno evidenziato la maggiore incidenza disuicidio, depressione e sindrome maniaco-depressiva fra gli ar-tisti. Questi studi dicono che fra gli artisti la frequenza dei sui-

cidi è fino a 18 volte superiore rispetto alla popolazione gene-rale, quella della depressione da 8 a 10 volte, quella della sin-drome maniaco-depressiva e della ciclotimia da 10 a 20 volte.

DEPRESSIONE MAGGIORE

SINDROME MANIACO-DEPRESSIVA

CICLOTIMIA

Ill SUICIDIO

MI MIK ari

.ANIMME A

-11111111111111~11

che interferiscano significativamente conle attività quotidiane del paziente.

Nel corso di episodi di mania o ipoma-nia (una forma leggera di mania), i pa-zienti bipolari presentano sintomi che permolti aspetti sono all'opposto di quelliassociati con la depressione. Il loro umo-re e l'autòstima sono elevati; dormono dimeno e hanno abbondanza di energia; laloro produttività aumenta. Spesso i ma-niaci diventano paranoici e irritabili;inoltre l'eloquio è spesso rapido, eccitatoe invadente, e i pensieri si spostano rapi-damente ma con fluidità da un argomentoall'altro. Di solito nutrono un fortissi-mo convincimento della correttezza edell'importanza delle loro idee. Questiatteggiamenti possono influenzare in mo-do negativo la loro capacità di giudizio,portandoli a comportamenti impulsivi.

Ipomaniaci e maniaci in genere han-no relazioni personali e professionalicaotiche. Possono dilapidare forti som-me di denaro, guidare in modo sconsi-derato, farsi coinvolgere in affari dubbio in ambigui legami sessuali. In molticasi, i maniaci soffrono di una agitazio-ne violenta e di pensieri fallaci, oltreche di allucinazioni visive e uditive.

Gli studi sugli artisti

Da tempo gli scienziati hanno docu-mentato qualche tipo di collegamento framania, depressione e produttività creati-va. Verso la fine del XIX e agli inizi delXX secolo, i ricercatori hanno preso inconsiderazione i resoconti di disturbidell'umore scritti da grandi artisti, dai lo-ro medici o dai loro amici. Si tratta ingran parte di aneddoti, ma questo tipo diricerca ha fatto pensare che scrittori, arti-sti e musicisti di fama (e i loro parenti diprimo grado) fossero di gran lunga più

soggetti a disturbi dell'umore e più facil-mente inclini al suicidio che non la popo-lazione in generale. Negli ultimi 20 anni,studi più sistematici condotti su varigruppi di artisti hanno confermato questidati, così come le analisi diagnostiche epsicologiche che hanno come soggettiscrittori e artisti viventi hanno fornito sti-me molto significative della frequenza edei tipi di psicopatologia a cui queste per-sone sono soggette.

Nel corso degli anni settanta Nancy C.Andreasen dell'Università dello Iowa hacompletato il primo di questi studi rigo-rosi, basati su interviste strutturate, grup-pi di controllo e criteri diagnostici bendefiniti. Ha esaminato 30 scrittori «crea-tivi» e ha trovato fra essi una percentualestraordinariamente elevata di disturbidell'umore e di alcolismo. L'80 per centoaveva avuto almeno un episodio di de-pressione maggiore, ipomania o mania; il43 per cento aveva avuto una storia diipomania o mania. Anche i parenti diquesti scrittori, rispetto ai parenti dei sog-getti di controllo, in genere svolgevanoattività più creative e avevano più spessodisturbi dell'umore.

Qualche anno più tardi, quando l'Uni-versità della California a Los Angeles miconsentì di trascorrere un anno sabbaticoin Inghilterra, iniziai uno studio su 47 frascrittori e artisti inglesi di fama. Per avereun gruppo particolarmente rappresentati-vo per la sua creatività, scelsi deliberata-mente pittori e scultori che fossero omembri o associati della Royal Aca-demy. Tutti i drammaturghi scelti aveva-no vinto il New York Drama CriticsAward o l'Evening Standard DramaAward (il premio della critica londinese)o tutti e due. Metà dei poeti scelti eranogià allora citati nell'Oxford Book ofTwentieth Centwy English Verse. Sco-

prii che il 38 per cento di questi artisti escrittori era stato effettivamente già incura per disturbi dell'umore. Non solo:tre quarti di essi avevano avuto bisognodi trattamenti con farmaci o di ricovero(o di tutt'e due). Metà dei poeti (la per-centuale più elevata per tutti i gruppi)aveva avuto bisogno di lunghe cure.

Hagop S. Akiskal dell'Università dellaCalifornia a San Diego, ma anche colla-boratore dell'Università del Tennessee aMemphis, e sua moglie Kareen Akiskal,hanno a loro volta intervistato 20 frascrittori, poeti, pittori e scultori europei,tutti insigniti di qualche riconoscimentosignificativo. Circa due terzi dei loro sog-getti presentavano tendenze ciclotimicheo ipomaniacali ricorrenti, e metà eranostati soggetti anche a una depressionemaggiore. In collaborazione con DavidH. Evans dell'Università di Memphis, gliAlciskal hanno notato le stesse tendenzein un gruppo di musicisti di blues viventi.Più recentemente, Stuart A. Montgomerye sua moglie, Deirdre B. Montgomery,del St. Mary's Hospital di Londra, hannoesaminato 50 poeti inglesi moderni. Unquarto di questi soddisfaceva i criteri dia-gnostici attuali per la depressione o lasindrome maniaco-depressiva; il suicidioera sei volte più frequente in questa co-munità che nella popolazione generale.

Ruth L. Richards e i suoi colleghi al-la Harvard University hanno definito unsistema per valutare il grado di pensierooriginale necessario per svolgere deter-minati compiti creativi. Poi, anzichécercare i disturbi della personalità fraquanti erano già stati in qualche modoclassificati come persone di grandi ca-pacità inventive, hanno tentato di valu-tare la creatività in un campione di pa-zienti maniaco-depressivi. In base allaloro scala hanno scoperto che, a con-

li. La depressione maggiore causa episo-di di intensa malinconia, mentre la sin-drome maniaco-depressiva, una malattiacon forti caratteristiche genetiche, pro-voca sbalzi continui da stati di depressio-ne a stati di iperattività ed euforia, o diforte irritabilità. Nella sua forma menoacuta, la ciclotimia, la sindrome mania-co-depressiva provoca cambiamenti no-tevoli, ma non totalmente debilitanti, diumore, di comportamento, di sonno, dischemi di pensiero e di livelli di energia.I casi più gravi sono caratterizzati dasbalzi ciclici estremamente pronunciati.

Malattie così devastanti possono darevantaggi sul piano della creatività? Permolti questa domanda è mal posta. Nellamaggior parte dei casi, chi è afflitto dasindromi maniaco-depressive non pos-siede un'immaginazione fuori dal comu-ne, e la maggior parte degli artisti di ta-lento non soffre di sbalzi d'umore ricor-renti. Ipotizzare, quindi, che malattie diquel tipo di solito favoriscano il talentoartistico non fa altro che rafforzare erro-neamente idee semplicistiche come l'ab-binamento di genio e follia. Peggio an-

cora, una generalizzazione simile bana-lizza una condizione medica molto seriae, in una certa misura, getta discreditoanche sul valore dell'artista. Sarebbesbagliato affibbiare l'etichetta di mania-co-depressivo a chiunque sia particolar-mente abile, ricco di energia, di senti-menti intensi, umorale o eccentrico.

Tuttavia, studi recenti indicano che,fra gli artisti di riconosciuto valore, mol-ti soddisfano i criteri diagnostici dellasindrome maniaco-depressiva o della de-pressione maggiore elencati nella quartaedizione del Diagnostic and Statistica!Manual of Menta! Disorders (DSM-IV).

I disturbi dell'umore

Data la loro frequenza, non si può cer-to pensare che i disordini dell'umore sia-no di per sé responsabili della genialità diun individuo. In effetti, l' I per cento del-la popolazione soffre di sindrome mania-co-depressiva (disturbi bipolari) e il 5 percento soffre di depressione maggiore (di-sturbi unipolari). La depressione ha inci-denza doppia nelle donne rispetto agli

uomini e spesso, ma non sempre, si ma-nifesta in età relativamente matura. I di-sturbi bipolari colpiscono in pari misurauomini e donne, e in più di un terzo deicasi si presentano prima dei vent'anni dietà. Dal 60 all'80 per cento di tutti gliadolescenti e degli adulti che commetto-no suicidio ha una storia di disturbi bipo-lari o unipolari. Prima della fine degli an-ni settanta, quando si è diffuso l'uso dellitio, una persona su cinque affette da talidisturbi arrivava al suicidio.

La depressione maggiore si presenta,sia nei disturbi unipolari sia in quelli bi-polari, come apatia, letargia, disperazio-ne, disturbi del sonno, rallentamento deimovimenti fisici e del pensiero, riduzionedella memoria e della capacità di concen-trazione, incapacità di apprezzare eventinormalmente fonte di godimento. Rien-trano fra i criteri diagnostici anche i pen-sieri suicidi, l'insoddisfazione di se stes-si, i sensi di colpa immotivati. Per distin-guere la depressione clinica dai normaliperiodi di infelicità, si richiede normal-mente anche che questi sintomi durino daun minimo di due o quattro settimane e

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Il caso di Vincent van Gogh

Dopo la morte di Vincent van Gogh, molti furonogli specialisti che presero in esame le informa-

zioni anamnestiche disponibili sul grande pittore,diagnosticando tutta una serie di patologie, fra cuiepilessia, schizofrenia, avvelenamento da digitale eassenzio, psicosi maniaco-depressiva, porfiria acu-ta intermittente e sindrome di Ménière. Richard JedWyatt del National lnstitute of Mental Health e l'au-trice hanno sostenuto che i sintomi di van Gogh, lastoria naturale della sua malattia e la storia psichia-trica della sua famiglia forniscono indizi molto validia sostegno di una sindrome maniaco-depressiva.L'ipotetico abuso di assenzio da parte dell'artista ele sue convulsioni epilettiche non sono mai statichiariti; in ogni caso i sintomi psichiatrici erano digran lunga precedenti a qualsiasi possibile storia didipendenza. È possibile che abbia sofferto sia diepilessia sia di sindrome maniaco-depressiva. Iris, 1889

EPISODIDI IPOMANIA NEL 1840

EPISODIODI IPOMANIA NEL 1849

TENTATIVODI SUICIDIO

DEPRESSIONEGRAVE NEL 1844

Le composizioni musicali di Robert Schumann, riportate inquesto grafico in base all'anno e identificate con il numerod'opera, dimostrano con ogni evidenza una netta relazione frastati d'animo del musicista e produttività. Schumann composeprevalentemente nelle fasi di ipomania e poco invece in quelle

di depressione. Ambedue i genitori del musicista erano clini-camente depressi, e altri due parenti di primo grado si suici-darono. Schumann stesso tentò due volte il suicidio e finì collasciarsi morire di fame in manicomio. Uno dei suoi figli fu ri-coverato per oltre 30 anni in un istituto per malattie mentali.

fronto con individui senza storia perso-nale o familiare di disturbi psichiatrici, ipazienti maniaco-depressivi e cicloti-miei (come i loro parenti sani) presenta-vano un grado di creatività più elevato.

Anche studi biografici condotti suprecedenti generazioni di artisti e scrit-tori hanno presentato analoghe inciden-ze di suicidi, crisi depressive e sindromimaniaco-depressive: frequenze fino a18 volte superiori a quelle della popola-zione generale per il suicidio, da 8 a 10volte superiori per la depressione, da 10a 20 volte superiori per i disturbi ma-niaco-depressivi e le loro varianti piùleggere. Joseph J. Schildlcraut e i suoicollaboratori a Harvard ne hanno con-cluso che circa la metà dei 15 artisti(esponenti di tendenze astrattiste edespressioniste) del XX secolo da lorostudiati soffriva di disturbi depressivi omaniaco-depressivi; la frequenza deisuicidi in questo gruppo era almeno 13volte superiore a quella attuale per tuttala popolazione degli Stati Uniti.

Nel 1992 Arnold M. Ludwig dell'Uni-versità del Kentucky ha pubblicatoun'ampia rassegna biografica su 1005personagg,i YX (wtisti,scrittori e altri professionisti), alcuni deiquali erano stati in cura per disturbidell'umore. Ludwig ha scoperto che fragli artisti e gli scrittori si registravano fre-quenze da due a tre volte superiori perquanto riguarda psicosi, tentativi di suici-dio, disturbi dell'umore e abuso di so-stanze stupefacenti, rispetto alle personeche hanno riscosso altrettanto successonei campi degli affari, della scienza e del-la vita pubblica. Fra tutti, i poeti eranoquelli che più spesso avevano manifesta-to stati maniacali o psicotici e avevanodovuto ricorrere al ricovero; presentava-no inoltre una tendenza al suicidio circa18 volte superiore a quella della popola-zione generale. In uno studio molto am-pio da me svolto su 36 grandi poeti ingle-si nati fra il 1705 e il 1805, ho trovato amia volta frequenze altrettanto elevate dipsicosi e psicopatologie gravi. Fra questi

poeti i disturbi maniaco-depressivi ave-vano un'incidenza 30 volte superiore ri-spetto ai loro contemporanei, i casi di ri-covero per motivi psichiatrici erano al-meno 20 volte superiori, e i casi di suici-dio circa cinque volte più frequenti.

Cicli di attività creativa

Questi studi hanno confermato che lepersone fortemente creative hanno di-sturbi della personalità più di altri gruppi

osdella popolazione generale. Ma che c n'-seguenze ha tutto questo per il loro lavo-ro? Com'è possibile che una malattia psi-chiatrica contribuisca effettivamente al-la produzione creativa? In primo luogo,le caratteristiche normali dell'ipomaniasembrano condurre facilmente a un pen-siero originale: fra i criteri diagnostici perquesta fase della malattia vi sono «capa-cità di pensare acuite, straordinariamentecreative, e aumento della produttività».Una quantità crescente di dati fa ritenereche gli stili cognitivi associati all'ipoma-nia (e cioè apertura di pensiero e grandio-sità) possano portare a pensare in manie-ra più rapida e scorrevole.

stuAic p:1z: enti ipcmaniaci ci ha fatto scoprire che questipazienti tendono a produrre rime e a usa-re altre associazioni di suoni (per esem-pio allitterazioni) molto più spesso dellepersone che non soffrono di questi di-sturbi. Utilizzano parole «idiosincrati-

che» con una frequenza circa tre voltesuperiore a quella dei soggetti di control-lo. Inoltre, in esercizi specifici, possonoelencare sinonimi o formare altre asso-ciazioni di parole molto più rapidamentedi quel che si considera normale. Sem-bra, dunque, che durante le fasi di ipo-mania aumentino sia la quantità sia laqualità del pensiero. L'aumento di velo-cità può andare da un moderato incre-mento della rapidità di risposta alla com-pleta incoerenza psicotica. Non è ancorachiaro che cosa provochi questo cambia-mento qualitativo nell'elaborazione men-tale; tuttavia questo stato cognitivo alte-rato può benissimo agevolare la forma-zione di idee e associazioni originali.

Disturbi maniaco-depressivi e produ-zione creativa hanno in comune anchealcuni tratti non cognitivi: la capacità disentirsi in perfetta forma con poche oredi sonno e di trovare la concentrazionenecessaria per lavorare intensamente, gliatteggiamenti impetuosi e irrequieti,un'emotività varia ed esasperata. Ancheaspetti quotidiani, meno appariscenti, deidisturbi maniaco-depressivi possono da-re a qualche individuo vantaggi creativi.

co-depressivo corrisponde, in senso bio-logico, a un sistema vigile, sensibile, chereagisce con forza e rapidità. Rispondeal mondo che lo circonda con un'ampia

gamma di cambiamenti emotivi, percet-tivi, intellettivi, comportamentali ed e-nergetici. In un certo senso, nella depres-sione si vede il mondo attraverso un paiodi occhiali scuri, mentre nella mania lo sivede attraverso un caleidoscopio, spessobrillante ma frantumato.

Mentre la depressione mette in dub-bio, rimugina, esita, la mania reagiscecon vigore e sicurezza. Il continuo pas-sare da pensieri ristretti ad aperti, da ri-sposte timide a violente, da umore nero aesuberante, da atteggiamenti introversi aestroversi, dall'apatia all'entusiasmo (ela rapidità e fluidità di passaggio da unaall'altra di queste esperienze contrastan-ti) può essere doloroso e fonte di confu-sione. Idealmente, tuttavia, un tale caos,in coloro che sanno trascenderlo o pla-smarlo a volontà, può dare una familia-rità con le transizioni che è probabilmen-te utile nell'attività artistica. Ciò consen-te di accettare più facilmente e persino disfruttare le ambiguità e le forze contra-stanti della natura.

I cambiamenti estremi di umore am-plificano la normale tendenza a sentirsi inconflitto con se stessi; gli stati d'animoondeggianti, ritmici e in continua transi-zione e i cambiamenti cognitivi così ca-ratteristici della sindrome maniaco-de-pressiva possono fondere o imbrigliareumori, osservazioni e percezioni appa-rentemente in contraddizione. In ultimaistanza, queste instabilità e queste discor-danze possono riflettere la vera naturadell'uomo e del suo mondo con una pre-cisione maggiore di quel che si potrebbefare da un punto di vista più stabile. Co-me ha sottolineato Jerome J. McGanndell'Università della Virginia, uno stu-dioso di Byron, può ben darsi che un «at-teggiamento coerente nei confronti dellavita» non sia illuminante quanto la capa-cità di convivere con un cambiamentocostante (e di saperlo rappresentare).

Le conseguenze etiche e sociali del-l'associazione fra disturbi dell'umore e

creatività sono importanti ma poco stu-diate. Talune strategie di cura prestanoscarsa attenzione ai benefici che la sin-drome maniaco-depressiva può portaread alcuni individui. Certamente la mag-gior parte dei maniaco-depressivi cercasollievo dalla malattia, e il litio e i farma-ci anticonvulsivanti consentono terapiemolto efficaci per manie e depressioni.Ciononostante, questi farmaci possonoridurre le capacità intellettive di una per-sona e limitarne la sfera emotiva e percet-tiva. Per questo molti pazienti, dopo unpo', smettono di assumerli.

Non trattata, però, la sindrome mania-co-depressiva spesso tende a peggiorarenel tempo, e nessuno è ovviamente crea-tivo se fortemente depresso o psicotico.Gli attacchi sia di mania sia di depressio-ne tendono a diventare più frequenti egravi. Senza una cura regolare la malat-tia finisce per rispondere sempre meno aitrattamenti farmacologici. Inoltre i pa-zienti bipolari e unipolari spesso abusa-no di sostanze in grado di modificarel'umore, come l'alcol e gli stupefacentiche, a loro volta, possono causare pro-blemi medici ed emotivi secondari.

L 'obiettivo delle cure

Lo scopo di una cura deve essere indefinitiva quello di dare ai pazienti unnumero di scelte significative superiorealle possibilità di cui possono godere og-gi. Un intervento utile deve controllaregli estremi della depressione e della psi-cosi senza sacrificare emozioni ed espe-rienze umane fondamentali. Con il tempogli psichiatri acquisiranno probabilmenteuna migliore comprensione della com-plessa base biologica dei disordini dellapersonalità. Lo sviluppo di nuovi farmacifinirà col rendere possibile la cura dei pa-zienti maniaco-depressivi, in modo da la-sciare intatti quegli aspetti del tempera-mento e della cognizione che sono essen-ziali per il processo creativo.

Lo sviluppo di terapie più specifichee meno problematiche sarà rapido, dopoche gli scienziati avranno scoperto ilgene o i geni responsabili di questa ma-lattia. A quel punto saranno possibilicontrolli prenatali e altre misure dia-gnostiche, ma i problemi etici che que-sta possibilità solleva sono estrema-mente complessi. Sarebbe da irrespon-sabili affrontare romanticamente unamalattia così dolorosa, distruttiva emolto spesso mortale. Dal 3 al 5 percento del bilancio totale del Progettogenoma umano è stato riservato aglistudi sulle conseguenze sociali, etiche elegali delle ricerche genetiche. Si sperache questi studi valgano a chiarire gliaspetti più problematici che circondanola sindrome maniaco-depressiva e ladepressione maggiore, in modo da aiu-tare con la massima efficacia chi mani-festi disturbi di questa natura o comun-que ne sia a rischio.

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SI LASCIA MORIREDI INEDIA

IN MANICOMIO

TENTATIVODI SUICIDIO

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