Anche le decisioni di lungo termine, come ad esempio il risparmio
previdenziale, dipendono dal carattere e dall’educazione finanziaria
degli individui. La finanza comportamentale spiega perché le
decisioni pensionistiche vengono procrastinate, mettendo a rischio
la qualità della vita futura.
Abbiamo già incontrato tempo fa (L’Alpha e il Beta 8.7.2013), il vecchietto
bislacco che aveva pianificato di spendere ogni suo avere fino al
compimento dell’ottantesimo anno di età, giorno in cui pensava sarebbe
morto. Ma la sera del compleanno, scoprendo di non esser morto, si
ritrovò povero in canna, in lacrime, costretto a dipendere dalla
generosità di altri. “Orsù” esclama uno dei presenti “vorrà dire che per
questa notte l’albergo ve lo pagherò io”. “Grazie … ma … e domani?”
“Beh, domani speriamo che Ella muoia”.
Lo strambo personaggio di Achille Campanile resta un ottimo esempio
di ciò che non si deve fare e cioè pianificare la gestione dei propri
risparmi, anche quelli previdenziali, affidandosi alle sensazioni.
La nostra mente riconosce il rischio nelle componenti della paura, la
classica situazione di pericolo, e dell’incertezza, la condizione dell’ignoto
che rende prudenti. Nel risparmio previdenziale sono assenti entrambe
le componenti, non si prova paura né si percepisce l’incertezza del
futuro remoto perché l’attenzione è concentrata nel breve termine. Ciò
che consumiamo subito “vale” di più di quello che consumeremo in
futuro. Gli economisti e gli psicologi cognitivi parlano di “pervasiva
svalutazione del futuro” perché non si percepiscono in modo adeguato
le conseguenze dei comportamenti assunti nel presente, ed è questa la
ragione per cui si rischia di rimandare nel tempo la pianificazione
pensionistica.
Gli economisti usano il modello del ciclo di vita per studiare la relazione
tra consumo, risparmio e tempo, ed il risparmio altro non è che
consumo differito nel futuro. L’ipotesi del ciclo di vita messa a punto da
Franco Modigliani presuppone che le scelte di consumo di un individuo
massimizzino le utilità sotto il vincolo del reddito disponibile, in altre
parole si risparmia da giovani, quando si beneficia di un reddito pieno,
per conservare le medesime abitudini di consumo da vecchi, quando il
reddito della pensione sarà verosimilmente inferiore. Un po’ come il
vecchietto di Campanile, il consumatore razionale tende a consumare
le proprie sostanze ad un tasso stabile nel tempo, il risparmio svolge il
ruolo di ponte tra i piani temporali del presente e del futuro.
Purtroppo le cose nel mondo reale sono un po’ più complicate. Nella
realtà non esiste l’homo oeconomicus dell’economia classica, quello
che non ne sbaglia una perché sceglie sempre sulla base di razionalità,
e non esiste neppure il consumatore razionale.
La riforma della previdenza complementare nel 1993 e soprattutto il
passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo istituito nel 1995
hanno aumentato l’importanza della pianificazione finanziaria ai fini
pensionistici, ed è di conseguenza cresciuta la responsabilità individuale
nella pianificazione del risparmio di lungo periodo, nella gestione delle
abitudini di consumo.
Il dibattito di queste settimane sulla destinazione di parte del
Trattamento di Fine Rapporto nella busta paga dei lavoratori va
correttamente letto nello snodo delle scelte di consumo intertemporali,
nella maggiore responsabilità degli individui sulla qualità della loro vita
una volta in pensione. Scegliere di avere maggior disponibilità di denaro
subito comporta la rinuncia ad accantonare risorse per il futuro.
Editoriale || CHI HA TEMPO NON ASPETTI TEMPO
The exclusive manager of Julius Baer Funds. A member of the GAM group.
L‘ALPHA E IL BETA20 ottobre 2014
Barbara Alemanni dell’Università di Genova e Caterina Lucarelli
dell’Università delle Marche hanno condotto uno studio sugli effetti
delle componenti comportamentali sulla pianificazione finanziaria di
lungo termine. La ricerca, disponibile anche presso Mefop, la società
per lo sviluppo dei fondi pensione italiani (Mefop, Working Paper nr
37/2014) è stata condotta su un campione di 645 persone, di cui 234
gestori professionali, trader e consulenti finanziari. I risultati mostrano
come individui impulsivi e fortemente emotivi, con scarsa educazione
finanziaria, siano i meno disposti verso la programmazione di lungo
termine. “Tratti della personalità e componenti emotive influenzano la
probabilità di detenere piani pensionistici” spiega Alemanni.
La propensione all’accantonamento previdenziale aumenta tra coloro
che hanno maggiore familiarità con gli investimenti e, soprattutto, tra
coloro che si avvalgono della consulenza professionale. Lo studio
dimostra l’influenza delle caratteristiche personali sulle scelte che
determineranno la futura qualità della vita una volta terminata l’attività
lavorativa.
Paolo Legrenzi, 2013, in collaborazione con Swiss & Global Asset
Management SGR
La programmazione finanziaria ha a che fare con l’incertezza del futuro
e quando si ha a che fare con il rischio le emozioni, come la speranza o
la paura, giocano un ruolo critico.
Il problema messo in luce dagli studiosi è che nel caso della pianificazione
previdenziale non si avverte il rischio, il futuro è percepito lontano, quasi
estraneo. Per ovviare a questa difficoltà, per fare percepire in modo
concreto la inevitabile realtà dell’invecchiamento, in alcuni paesi europei
i consulenti finanziari utilizzano programmi di visualizzazione che
“invecchiano” virtualmente il volto del cliente: la rappresentazione nella
realtà virtuale dell’invecchiamento ha l’effetto, voluto, di “spaventare”, di
costringere a pensarsi in quella dimensione. Vedersi invecchiati di trenta
o quarant’anni favorisce la decisione di pianificare opportunamente il
risparmio.
Esempio di visualizzazione dell’invecchiamento virtuale con l’”Avatar
digitale” (fonte B. Alemanni, Mefop)
Si tratta di un espediente utile, forse necessario, perché le emozioni
sono una condizione del presente. Nel suo “Perché gestiamo male i
nostri risparmi” (ll Mulino 2013) Paolo Legrenzi ricorda l’improvvisa,
inspiegabile felicità che Katherine Mansfield descrive all’inizio
dell’omonimo racconto oppure, al contrario, la repentina sensazione
di paura che ghermisce l’animo della protagonista di “Soffia il vento”.
Quando si gestisce da soli il proprio risparmio, ordinario o
previdenziale, le emozioni e l’impulsività rischiano di generare
decisioni sbagliate, provando paura quando non si dovrebbe e
magari uscendo dai mercati quando non si dovrebbe, e viceversa.
Walter Benjamin è stato un intellettuale geniale, celebre il suo brano
sull’”angelo della storia” in relazione ad un acquerello di Paul Klee.
“C’è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un
angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo
sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese.
L’angelo della storia deve avere questo aspetto”.
Lo sguardo dell’angelo della storia è rivolto al passato mentre una
tempesta lo costringe a tenere le ali distese e “lo spinge
irresistibilmente nel futuro”.
Ernst Paul Klee, Angelus Novus (1920)
I risparmiatori, scrive Legrenzi, sono un po‘ come l’Angelus Novus di
Klee, “vanno verso il futuro con gli occhi rivolti al passato“.
Non riusciamo a guardare avanti senza distogliere gli occhi dallo
specchietto retrovisore perché migliaia di anni di evoluzione non ci
hanno “programmati” a vedere correttamente l’orizzonte di lungo
termine, siamo intrappolati nelle emozioni dell’immediato.
L’attenzione eccessiva al breve termine comporta un altro rischio,
presentato da Legrenzi nel suo ciclo di Lezioni pubblicate
settimanalmente sul sito www.swissglobal-am.com (qui l’e-book
delle prime 100 Lezioni de “I soldi in testa”), il paradosso per cui,
scrive Legrenzi, “sarebbe meglio, per il benessere dei nostri
risparmi, che il loro andamento non ci stesse troppo a cuore. Perché,
se ci sta molto a cuore, finiamo per controllare troppo spesso come
vanno, Seguire con apprensione gli alti e i bassi dei risparmi innesca
errori nella scelta dei momenti di entrata/uscita dai mercati”.
Annotazione che può riuscire utile in questi giorni di marcata
volatilità.
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Carlo Benetti è Head of Market Research and Business Innovation di Swiss & Global Asset Management (Italia) SGR.
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