RingraziamentiRingraziamo il professor Giuseppe Longhi per i suoi brillanti insegnamenti.Un grazie particolare alle nostre famiglie per il supporto.
Università IUAV di VeneziaFacoltà di ArchitetturaA.A. 2011-2012
Corso di Laurea Magistrale in Architettura per la Sostenibilità
Relatore:Prof. Giuseppe Longhi
Agenda per Mestre resilienteScenari al 2050
Marco Caorlini . Alvise Luchetta
Agenda per Mestre resilienteScenari al 2050
Marco Caorlini . Alvise Luchetta
1 Zero Carbon2 Zero Waste3 Sustainable Trasport4 Local and Sustainable Materials5 Local and Sustainable Food6 Sustainable Water7 Natural Habitats and Wildlife8 Culture and Heritage9 Equity and Fairtrade10 Health and Happiness
vegetali, coltiv�ione in sp�i aperti3-7 ha
giardino con lotto agricolo2-8 ha
frutteto1-4 ha
giardino0,1-1 ha
orto agricolo0,2 ha
filare di coltura0,03 ha
Aree produttive
Gen
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Carota
Giuggiola
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Fico
Asparago
Ribes Rosso
Castagna
Mais
Zucca
GirasoleMandorla
Patata
Melograno
Grano
Corbezzolo
Ravanello
Cappero
Erba cipollina
Lavanda
Origano
Zenzero
Fico
Peperoncino
Soia
Zucca
Albicocca
Rot�ione
Bio-fibra
0 1km200 500
Pote�ialità
semimpermeabile
poco connesso <80cm
poco connesso >80cm
permeabile
Analisi BAF
Tessutoaree sottoutil�zate
Bio-pote�ialità
indice9 Un cambio di percezione
13 La politica dell’adattamento
17 Come rendere una città resiliente?
21 Lo stress delle risorse naturali Lo stress delle risorse su Mestre
25 CAMBIAMENTO CLIMATICO Comprendere il clima del futuro Aumento delle temperature Variazione delle precipitazioni Innalzamento livello medio mare Incremento eventi estremi Prevedere e gestire gli impatti Mestre: Previsione aree a rischio alluvione Mestre: Aree urbane alluvionate Settembre 200740 PERDITA BIODIVERSITA’ La scommessa della diversità biologica I principali indicatori della biodiversità La biodiversità in Europa Le azioni in Italia_verso un futuro più bio BioMestre Analisi BAF La sifda dell‘agricoltura La nuova PAC: ultimo tentativo contro il declino europeo L’agricoltura veneta
79 GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE Acqua: una risorsa da preservare Il bilancio idrico globale WWF Water Footprint - Stima dell’acqua incorporata in un bene Una nuova politica di gestione delle risorse idriche Disponibilità e consumi idrici in Italia
91 SCENARI 2050 Morfologie di adattamento Bio-Mestre Infrastrutture d’acqua
139 BIBLIOGRAFIA
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non chiedete cosa possiamo fare per voi......chiediamoci cosa possiamo fare insieme!
Abstract
Pensare ad una città resiliente significa non solo dare delle risposte fisiche, ma soprattutto avviare una serie di processi di sviluppo a lungo termine, supportati da risorse flessibili, ache sappiano rispondere alla complessità dei cambiamenti, alle culture e allo sviluppo ambientale, gestendo e preservando il capitale naturale per ricollegare ad esso la nostra società.
Per realizzare questi presupposti, per la terraferma veneziana, e nello specifico per la città di Mestre, si propone un nuovo programma di gestione con orizzonte al 2050, che indirizzi la città verso la resilienza urbana, ma più nello specifico verso il controllo del rischio generato dai cambiamenti climatici, verso l’aumento della biodiversità all’interno del tessuto urbano, e verso il disegno di un nuovo ciclo delle risorse idriche. Questi interventi sinergici, innovativi per il contesto italiano, oltre a portare sicu-rezza ed amenità all’interno del tessuto urbano, potranno sensibilizzare i cittadini verso la cultura ambientale, ma anche attivare nuovi processi economici per la città, rispettando al contempo il futuro delle prossime generazioni.
UN CAMBIO DI PERCEZIONE
Nella nostra società globalizzata non esistono ecosistemi creati dall’uomo, e tantomeno persone che possa-no vivere senza il bisogno di ecosistemi e dei servizi che procura. Troppi di noi sembrano essersi disconnessi dalla natura e dimenticano che le nostre economie e società sono profondamente integrate con il pianeta e con gli ecosistemi di supporto alla vita che ci forniscono un clima ospitale, acqua, cibo e numerosi altri servizi. E’ giunta l’ora di riconnettersi e cominciare a gestire la capacità del capitale naturale per sostenere lo svilup-po.Nel 2005 UN Millennium Ecosystem Assessment (MA) pubblica il primo “tagliando” sulla salute degli ecosi-stemi terrestri, e la diagnosi è chiara.La rapida crescita di richiesta umana per cibo, acqua potabile, legno e carburante, ha cambiato gli ecosiste-mi terrestri più velocemente ed estensivamente negli ultimi 50 anni che mai prima d’ora. Circa il 60% dei servizi ecosistemici che supportano il benessere umano sono stati degradati.E’ tempo di comprendere che le nostre società ed economie sono strettamente collegate con gli ecosistemi, e parte integrante della biosfera; è giusto preservare e gestire il capitale naturale. Per questo il futuro sviluppo umano non può avvenire senza un’approfondita ricognizione dei contributo della natura alla vivibilità umana, salute, sicurezza e cultura.La scienza ha una grande responsabilità in merito; deve fornire una miglior comprensione delle di�erenti s�de alle quali l’umanità deve far fronte, ed esplorare soluzioni per lo sviluppo sostenibile, in un mondo sempre più imprevedibile.E’ necessario un nuovo contratto sociale per la sostenibilità globale, radicata in un cambio di percezione, da persone e natura viste come parti separate, a sistemi social-ecologici interdipendenti.
Siamo la prima generazione con la consapevolezza di come le nostre attività in�uenzino la Terra come sistema, e i primi con il potere e la responsabilità di cambiare la nostra relazione con il pianeta.
La nostra impronta sull’ambiente terrestre è così profonda che rischiamo di aver avviato dei cambiamenti climatici irreversibili. L’attuale periodo geologico potrebbe essere de�nito “Antropocene” - l’Era dell’Uomo (termine coniato dal premio Nobel Paul Crutzen).La questione è come possiamo instaurare un bilanciamento a lungo termine tra sviluppo e benessere umano, e uso sostenibile degli ecosistemi terrestri?
Abbiamo bisogno di nuovi tipi di innovazione socio-ecologica e tecnologica che funzionino più direttamen-te per la giustizia sociale, riduzione della povertà, sostenibilità ambientale e democratica, includendo la creatività e ingenuità degli utenti, lavoratori, consumatori, cittadini, attivisti, agricoltori e anche piccoli imprenditori. Non possiamo più permetterci soluzioni economiche e tecnologiche ecologicamente analfa-bete, troppo lineari e orientate verso la soluzione di un singolo problema.
Il pensiero resiliente è una parte importante della soluzione, battendosi per la �essibilità degli edi�ci e la per la capacità adattativa piuttosto che provare a raggiungere una produzione ottimale e crescite economiche a breve termine.
SISTEMISOCIALI
SISTEMIECONOMICI
SISTEMIECOLOGICI
SISTEMIFISICI
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Un cambio di percezione
L’attuale periodo geologico potrebbe essere definito Antropocene - l’Era dell’Uomo, visto che la nostra impronta sull’ambiente terrestre è così profonda che rischiamo di aver avviato dei cambiamenti climatici irreversibili. L’umanità non è solo il maggior consumatore della Terra, ma siamo diventati ormai dei parassiti, che rendono difficile la vita delle generazioni future.
La rapida crescita di richiesta umana per cibo, acqua potabile, legno e carburante, ha cambiato gli ecosistemi terrestri più velocemente ed estensivamente negli ultimi 50 anni che mai prima d’ora. Circa il 60% dei servizi ecosistemici che supportano il benessere umano sono stati degradati.è quanto emerge dallo studio Millennium Ecosystem Assessment (MEA) pubblica il primo “taglian-do” sulla salute degli ecosistemi terrestri, e la diagnosi è molto chiara.
La questione è: come possiamo instaurare un bilanciamento a lungo termine tra sviluppo-be-nessere umano, e uso sostenibile degli ecosistemi terrestri?
Prima di tutto è necessario stipulare un nuovo contratto sociale per la sostenibilità globale, radicata in un cambio di percezione; dobbiamo passare dal vedere persone e natura come parti separate, a sistemi social-ecologici strettamente interdipendenti.
Antropocene:termine coniato dal premio Nobel Paul
Crutzen per indicare l’auttuale era geologica, fortemente condiziona-ta dall’impronta umana
esercitata sul pianeta
Le nostre società ed economie sono strettamente collegate agli ecosistemi, e parte integrante della biosfera;
per continuare a svilupparsi senza compromettere le generazioni future,
è necessario gestire e preservare il capitale naturale.
Correlazione tra servizi ecosistemici e fattori di benessere Fonte:Millennium Ecosystem Assesment
Nella nostra società globalizzata non esisto-no ecosistemi creati dall’uomo, e tantomeno persone che possano vivere senza il bisogno di ecosistemi e dei servizi che procura. Troppi di noi sembrano essersi disconnessi dalla natura e dimenticano che le nostre economie e società sono profondamente integrate con il pianeta e con gli ecosistemi di supporto alla vita che ci forniscono un clima ospitale, acqua, cibo e numerosi altri servizi.
Non possiamo più permetterci soluzioni economiche e tecnologiche
ecologicamente analfabete, troppo lineari ed orientate verso la soluzione
di un singolo problema.
Serv�i Ec�istemici
Elementi di Benessere
FornitoriCIBO
ACQUA POTABILELEGNO E FIBRECARBURANTE
Base per unabuona vita
ADEGUATA VIVIBILITA’SUFFICIENTE CIBO
DIMORAACCESSO AI BENI
SaluteFORZA
SENTIRSI BENEACCESSO AD ARIA ED ACQUA PULITA
Buone rel�ioni sociali
COESIONE SOCIALERISPETTO RECIPROCO
ABILITA’ AD AIUTARE IL PROSSIMO
RegolatoriCLIMAMAREE IGIENE
PURIFICAZIONE ACQUA
CulturaliESTETICI
SPIRITUALIEDUCATIVIRICREATIVI
Sicur�zaPERSONALE
ACCESSO RISORSECONTRO DISASTRI
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Correlazione tra servizi ecosistemici e fattori di benessere Fonte:Millennium Ecosystem Assesment
“Rapporto sui limiti dello sviluppo”
commissionato al MIT dal Club di Roma, 1972
È possibile modificare i tassi di sviluppo e giun-gere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile
anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio
globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna
persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno
abbia uguali opportunità di realizzare il proprio
potenziale umano.
Per questo il futuro sviluppo umano non può avvenire senza un’approfondita ricognizione dei contributo della natura alla vivibilità umana, salute, sicurezza e cultura.La scienza ha una grande responsabilità in merito; deve fornire una miglior comprensione delle differenti sfide alle quali l’umanità deve far fronte, ed esplorare soluzioni per lo sviluppo sostenibile, in un mondo sempre più imprevedibile.
Abbiamo bisogno di nuovi tipi di innovazione socio-ecolo-gica e tecnologica che funzionino più direttamente per la giustizia sociale, riduzione della povertà, sostenibilità ambien-tale e democratica, includendo la creatività e degli utenti, lavoratori, consumatori, cittadini, attivisti, agricoltori e anche piccoli imprenditori. Non possiamo più permetterci soluzio-ni economiche e tecnologiche ecologicamente analfabete, troppo lineari e orientate verso la soluzione di un singolo problema.
Il pensiero resiliente è una parte importante della soluzione, battendosi per la flessibilità e la per la capacità adattativa piuttosto che per il raggiungimento della massima specula-zione e crescita economia a breve termine.
Non possiamo più permetterci soluzioni economiche e tecnologiche
ecologicamente analfabete, troppo lineari ed orientate verso la soluzione
di un singolo problema.
Tre punti del simposio
Stockholm Memorandum
2011
RiconnetteRsi alla biosfeRa
PuntaRe sulla sostenibilità
un Pianeta dominato dall’uomo
Serv�i Ec�istemici
Elementi di Benessere
FornitoriCIBO
ACQUA POTABILELEGNO E FIBRECARBURANTE
Base per unabuona vita
ADEGUATA VIVIBILITA’SUFFICIENTE CIBO
DIMORAACCESSO AI BENI
SaluteFORZA
SENTIRSI BENEACCESSO AD ARIA ED ACQUA PULITA
Buone rel�ioni sociali
COESIONE SOCIALERISPETTO RECIPROCO
ABILITA’ AD AIUTARE IL PROSSIMO
RegolatoriCLIMAMAREE IGIENE
PURIFICAZIONE ACQUA
CulturaliESTETICI
SPIRITUALIEDUCATIVIRICREATIVI
Sicur�zaPERSONALE
ACCESSO RISORSECONTRO DISASTRI
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1Avviare Ricercare Pianificare Implementare Monitorare 2
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Identi�care portarori d’interesse
Costituire un team
Identi�care dei campioni
Dare un primo sguardo agli impatti del cambiamento climatico e alle azioni esistenti
Passare soluzioni comunali e della comunità
Investigare sui cambiamenti climatici
De�nire gli impatti e le aree di interesse di ognuno
Stimare le vulnerabilità (studiare la capacità adattativa)
Stimare i rischi (conseguenze degli impatti)
Stabilire delle visioni adattative e degli obiettivi
Fissare dei target
Identi�care opzioni e azioni
Identi�care possibili in�uenze e costrizio-ni, e valutare azioni per contrastarle
Determinare una linea base appropia-ta e degli indicatori
Esaminare budget
Creare un piano d’azione e lanciarlo
Solidifare il supporto delle amministrazio-ni e comunità
Usare strumenti di implementazione appropiati
Seguire i termini del piano d’azione
Report regolari sui successi, per mantenere l’inerzia del piano
Aggiungere nuove informazioni e rivedere i driver
Tracciare i processi di implementazione
Valutare la realizza-zione delle azioni usando dati di base ed indicatori
Comunicare i risultati
Cercare future opzioni di adatta-mento e azioni
RIvedere il piano di adattamento, e lanciare la seconda parte
AVVIARE
MONITORARE RICERCARE
PIANIFICAREIMPLEMENTARE
ICLEI - LOCAL GOVERNMENTS FOR SUSTAINABILITY
Changin climate, changin communitiesGuide and Workbook for Municipal Climate Adaptation
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La politica dell’adattamento
Considerando che nei prossimi 40 anni, specialmente nei paesi sottosviluppati, avremo biso-gno urgente di costruire lo stesso livello di capacità urbana che abbiamo costruito durante gli ultimi 4000 anni, è chiaro che gli sforzi verso la resilienza urbana saranno al centro del dibattito mondiale; per questo i futuri sviluppi urbani dovranno essere valutati in termini di contributi nel migliorare la resilienza urbana, e dovranno passare da obiettivi singoli e specificatamente locali, verso più integrati focus sui rischi complessivi e sulle condizioni di sviluppo.
Gli impatti dei cambiamenti climatici influenzeranno gravemente i gruppi più vulnerabili all’inter-no della città, e comporteranno la ricerca di strategie per il sociale, per l’economia, la cultura e lo sviluppo ambientale, che ridurranno la vulnerabilità dei cittadini.
Ogni figura ha un peso specifico nel processo che porta all’adattamento.
Le istituzioni finanziarie dovrebbero trovare sviluppi localmente rilevanti e appropriati, piuttosto di usare meccanismi di finanza globale che determinano quali progetti locali scegliere, mentre alcuni processi di pianificazione dovranno lavorare in modo approfondito sul locale per identifi-care vulnerabilità e rischi.
I governi devono puntare sulla decentralizzazione e sulla cooperazione city-to-city per avanzare azioni di adattamento, lavorando sulla sinergia e non sui limiti territoriali o fisici. Inoltre devono pensare a nuove norme architettoniche e urbanistiche, per il controllo e la gestione dei rischi e per la mitigazione.
Architetti e pianificatori devono capire che non ci si può più limitare ad un solo fatto esteti-co, progettando qualcosa di piacevole agli occhi, ma è necessario che qualsiasi intervento miri anche alla produzione di energia locale, al recupero dell’acqua, in modo tale da contribuire alla mitigazione e gestione dei rischi, piuttosto del creare ulteriori problemi da lasciare in eredità alle future generazioni.
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Dare un primo sguardo agli impatti del cambiamento climatico e alle azioni esistenti
Passare soluzioni comunali e della comunità
Investigare sui cambiamenti climatici
De�nire gli impatti e le aree di interesse di ognuno
Stimare le vulnerabilità (studiare la capacità adattativa)
Stimare i rischi (conseguenze degli impatti)
Stabilire delle visioni adattative e degli obiettivi
Fissare dei target
Identi�care opzioni e azioni
Identi�care possibili in�uenze e costrizio-ni, e valutare azioni per contrastarle
Determinare una linea base appropia-ta e degli indicatori
Esaminare budget
Creare un piano d’azione e lanciarlo
Solidifare il supporto delle amministrazio-ni e comunità
Usare strumenti di implementazione appropiati
Seguire i termini del piano d’azione
Report regolari sui successi, per mantenere l’inerzia del piano
Aggiungere nuove informazioni e rivedere i driver
Tracciare i processi di implementazione
Valutare la realizza-zione delle azioni usando dati di base ed indicatori
Comunicare i risultati
Cercare future opzioni di adatta-mento e azioni
RIvedere il piano di adattamento, e lanciare la seconda parte
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Stimare le vulnerabilità (studiare la capacità adattativa)
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Identi�care opzioni e azioni
Identi�care possibili in�uenze e costrizio-ni, e valutare azioni per contrastarle
Determinare una linea base appropia-ta e degli indicatori
Esaminare budget
Creare un piano d’azione e lanciarlo
Solidifare il supporto delle amministrazio-ni e comunità
Usare strumenti di implementazione appropiati
Seguire i termini del piano d’azione
Report regolari sui successi, per mantenere l’inerzia del piano
Aggiungere nuove informazioni e rivedere i driver
Tracciare i processi di implementazione
Valutare la realizza-zione delle azioni usando dati di base ed indicatori
Comunicare i risultati
Cercare future opzioni di adatta-mento e azioni
RIvedere il piano di adattamento, e lanciare la seconda parte
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Costituire un team
Identi�care dei campioni
Dare un primo sguardo agli impatti del cambiamento climatico e alle azioni esistenti
Passare soluzioni comunali e della comunità
Investigare sui cambiamenti climatici
De�nire gli impatti e le aree di interesse di ognuno
Stimare le vulnerabilità (studiare la capacità adattativa)
Stimare i rischi (conseguenze degli impatti)
Stabilire delle visioni adattative e degli obiettivi
Fissare dei target
Identi�care opzioni e azioni
Identi�care possibili in�uenze e costrizio-ni, e valutare azioni per contrastarle
Determinare una linea base appropia-ta e degli indicatori
Esaminare budget
Creare un piano d’azione e lanciarlo
Solidifare il supporto delle amministrazio-ni e comunità
Usare strumenti di implementazione appropiati
Seguire i termini del piano d’azione
Report regolari sui successi, per mantenere l’inerzia del piano
Aggiungere nuove informazioni e rivedere i driver
Tracciare i processi di implementazione
Valutare la realizza-zione delle azioni usando dati di base ed indicatori
Comunicare i risultati
Cercare future opzioni di adatta-mento e azioni
RIvedere il piano di adattamento, e lanciare la seconda parte
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5 Puntiper l’adattamento climatico
Questa metodologia fornisce una strut-tura di approccio alla pianificazione di adattamento, che si muove coinvolgen-do i governi locali attraverso una serie di step progressivi. Mentre ogni focus si costruisce da quanto appurato in quello precedente, la metodologia d’insieme crea un’op-portunità di rivalutare e rivedere le scoperte e decisioni precedenti.
Fonte:ICLEI Local Governments for Sustainability
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Come rendere una città resiliente?
Un approccio scientifico sempre più utile per studiare ciò che accomuna il sistema umano con quello naturale, è quello della resilienza; questo concetto non è stato solo usato come strumen-to di ricerca, ma ora viene applicato anche in pratica.
Per un ecosistema, come una foresta, ciò può comportare il dover affrontare temporali, incendi e inquinamento, mentre per una società può por-tare l’abilità di sapersi confrontare con instabilità politica e disastri naturali, in maniera sostenibile e a lungo termine.
Una scarsa resilienza può comportare dei movi-menti indesiderati in un sistema, e i risultati possono essere degli ecosistemi poveri di biodiversi-tà, vulnerabili ai cambiamenti e che generano meno servizi per la società.
Per gestire questi cambiamenti è corretto promuovere un approccio complesso, pensando ai sistemi socio-ecologici come sistemi adattativi caratterizzati dalla storia, da dinamiche non lineari, cambi di regime, multipli bacini di attrazione e scarsa previdibilità.Chi governa e chi vive la città deve prendere coscienza del lungo termine, della visione, della con-sapevolezza, dell’esplorazione e del monitoraggio; è necessario dare continuità alle scelte.
Il futuro sviluppo umano non può, avvenire senza un’approfondita ricognizione dei contributo della natura alla vivibilità umana, salute, sicurezza e cultura. Tantomeno senza la valutazione dello stress al quale le risorse naturali sono sottoposte, causato dalla pesante impronta antropica esercitata sulla Terra, che supera la capacità di carico della medesima.
Gli effetti in realtà si stanno già toccando con mano, ma gli studiosi ci avvertono che se ci ostineremo verso questa direzione, senza cambiare abitudini (sociali, economiche, politiche), il futuro dell’ecosistema Terra e della nostra società sarà difficile da prevedere. Volendo essere ottimisti.
Definizione:Stockholm
Memorandum;Nobel Laureate
Symposium on Global Sustainability
“La resilienza è la capacità a lungo termine di un sistema di sapersi adat-tare continuamente ai cambiamenti, all’interno di limiti critici e non sempre ben individuabili, per poter continuare a svilupparsi.”
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Unire organizzazione e coordinazione per capire e ridurre il rischio disastri, basandosi sulla partecipazione di gruppi della cittadinanza e società civili. Costruire alleanze locali. Assicurarsi che ogni dipartimento capisca il proprio ruolo nella rieducazione e preparazione verso il rischio disastri.
Assegnare un budget per la riduzione del rischio disastri e fornire incentivi per i residenti, per le famiglie a basso reddito, comunità, settori pubblici, e privati che investono nella riduzione del rischio.
Mantenere aggiornati dati sui pericoli e vulnerabilità, redigere valutazioni dei rischi e usarle come base per lo sviluppo urbano di piani e decisioni. Assicurarsi che queste infor-mazioni e i piani per la resilienza della tua città siano già disponibili al pubblico e pienamente discussi.
Investire e mantenere infrastrutture critiche che riducono i rischi, come drenaggio delle acque, adattate dove devono lottare contro il climate change.
Assicurare la sicurezza di tutte le scuole e le strutture sanitarie, e aggior-narle quando necessario.
Applicare e rafforzare norme architettoniche e principi di uso del territorio nella pianificazione, realistici e attenti ai rischi.
Assicurarsi che programmi di educazione e training nella rieducazione sul rischio di disastri, siano previsti nelle scuole e nelle comunità locali.
Proteggere gli ecosistemi e le riserve naturali per mitigare le alluvioni, il fenome-no “storm surge” e altri pericoli, verso i quali la tua città potrebbe essere vulnerabile.
Installare presto sistemi d’avviso e di gestione delle emergenze nella tua città e tenere addestramenti regolari per la prontezza pubblica.
Dopo ogni disastro, assicurarsi che i bisogni dei sopravvissuti siano posti al centro della ricostruzione, con supporto per questi e per le loro organizzazioni comu-nitarie per progettare e aiutare a realizzare delle risposte, incluso ricostruire case e sostenta-menti.
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10 punti essenziali per rendere resiliente una città
Fonte:United Nation International Strategy for Disaster Reduction. Making Cities Resilient: “My city is getting ready”
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Fonte:United Nation International Strategy for Disaster Reduction. Making Cities Resilient: “My city is getting ready”
Gli sforzi verso la resilienza urbana dovrebbero passare da obiettivi singoli e specificatamente locali, verso più integrati focus sui rischi complessivi, sulle condizioni di sviluppo, oltre alle singole performance di aree locali; inoltre i futuri sviluppi urbani dovrebbero essere valutati in termini di contributi nel migliorare la resilienza urbana.
Gli impatti dei cambiamenti climatici influenzeranno gravemente i gruppi più vulnerabili all’inter-no della città; i punti principali della questione riguardano quindi la previsione dei cambiamenti che interesseranno la città, e il controllo e gestione dei rischi che ne possono comportare.
Ridurre quindi la vulnerabilità dei cittadini, gestendo il rischio di disastri sempre più probabili col passare del tempo, a causa di tutti i fattori che l’uomo sta alterando e che portano ai cambia-menti climatici.
Ma quali fattori comprometteranno la sicurezza della città?Anche se i cambiamenti climatici sono a scala globale, è chiaro che ogni città a seconda delle caratteristiche morfologiche e biochimiche, verrà messa sotto pressione e risponderà in maniera differente.
Per portare avanti delle previsioni è quindi necessario, dopo aver fissato i principali cambiamenti che interesseranno la Terra negli anni futuri, analizzare in maniera approfondita i fattori che aiu-teranno o contrasteranno questi cambiamenti, le caratteristiche del territorio sul quale andiamo a lavorare, fissare degli obiettivi di adattamento e mitigazione, per poi vedere in che maniera e su che punti andare ad intervenire.
Pensare ad una città resiliente significa non solo dare delle risposte fisiche alla città,
ma soprattutto avviare una serie di processi di sviluppo a lungo termine, supportati da risorse flessibili,
che sappiano rispondere alla complessità dei cambia-menti, alla cultura e allo sviluppo ambientale.
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Lo stress delle risorse naturali
è provato che il cambiamento climatico non è il fattore ambientale più serio con il quale le città si devono confrontare. La perdita di biodiversità e l’inquinamento eccedono i limiti di sicurezza planetaria, anche più dei cambiamenti climatici.
Ad ogni modo il cambiamento climatico è un problema globale di una complessità senza pre-cedenti, che causa l’urgente richiesta alle città, al governo e ai portatori d’interesse, di lavorare assieme in nuovi modi.Da una parte, i cittadini sono i maggiori contribuenti ai cambiamenti climatici e sarà necessario correggere il proprio stile di vita. Dall’altra i cambiamenti influenzeranno la sicurezza dei cittadini stessi, specialmente le classi più povere e vulnerabili.
Il cambiamento climatico è strettamente collegato con l’urbanizzazione.Questa, così come la crescente connettività e crescita economica, sono i fenomeni mondiali più rilevanti. Interazione sociale, qualità della vita, e cambi nell’urbanizzazione stanno mutando rapi-damente. Per esempio l’80% degli scienziati, ingegneri, tecnici, e fisici viventi, vivono tutt’ora nelle città. Questi lavoratori intellettuali scambiano continuamente idee attraverso internet, pubblica-zioni e conferenze. La conoscenza cresce esponenzialmente: tutta la conoscenza tecnica di oggi rappresenta solo l’1% del totale che sarà disponibile nel 2050.
Un cambiamento nel tipico problem-solving contemporaneo nelle città e paesi, è un aspetto critico che il cambiamento climatico sta comportando. Come i lavoratori intellettuali devono abbracciare il continuo apprendimento (e azioni), anche le città devono farlo. Problemi e opportunità, costringono la città a crescere nell’urgenza e nella complessità. Come le città rispondono al cambiamento climatico, procurerà visioni critiche in risposta ai complessi fattori dei prossimi 40 anni.
Planete BoundariesLo spazio operativo di sicurezza nei sistemi naturali globali.
L’area verde rappresen-ta lo spazio operativo di sicurezza proposto per ogni sistema. L’ombra rossa denota lo stato stimato di ognuno di essi. Il tasso di biodiversità persa, cambiamenti climatici, e interferen-za umana con il ciclo dell’azoto sono ampia-mente oltre lo spazio operativo di sicurezza
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ISORSE IDRICHE ACID. OCEANI CAMBIO USO TERRENI PERDITA BIO PARTICO
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Planetary Boundaries
Nel 2009 viene pro-posto dallo Stockholm Resilience Centre una struttura di lavoro per identificare i limiti del pianeta, prendendo delle unità di misura di riferimento per ognuno dei 9 sistemi naturali analizzati.
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ISORSE IDRICHE ACID. OCEANI CAMBIO USO TERRENI PERDITA BIO PARTICO
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Planetary Boundaries
Nel 2009 viene pro-posto dallo Stockholm Resilience Centre una struttura di lavoro per identificare i limiti del pianeta, prendendo delle unità di misura di riferimento per ognuno dei 9 sistemi naturali analizzati.
A Mestre gli effetti dei cambiamenti climatici si sono già visti. Negli ultimi anni la città è stata soggetta a sempre più frequenti alluvioni, causati da piogge troppo abbondanti in brevi archi temporali o da maree straordinarie. La sicurezza dei cittadini sarà sempre più a rischio, a causa soprattutto di questi fenomeni estremi.
La perdita di biodiversità è il processo ambientale maggiormente stressato. La pressione dell’uomo ha inciso in maniera importante, portando alla perdita del 30% di specie mondiali dal 1970 ad oggi, attraverso la perdita di habitat ed invasione di specie aliene. Mestre è in linea con questo andamento, mettendo a rischio gli habitat del proprio territorio.
L’acqua potabile è una riserva sempre più importante, perché sempre più scarsa. A Mestre, come in tutta Italia, i consumi e gli sprechi sono trai più elevati al mondo, e manca il concetto di gestione e riutilizzo delle acque grigie. Il 65% dei consumi idrici interessa il settore agricolo, che dovrà essere monitorato con un occhio di riguardo.
Lo stress delle risorse su Mestre
27
CAMBIAMENTOCLIMATICO
29
Comprendere il clima del futuro
L’IPCC (International panel climate change)è un organismo delle Nazioni Unite, istituito nel 1988 dalla Organizzazione Mondiale per la Meteorologia (Wmo) e dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UN Environment Programme), allo scopo di forni-re ai politici una valutazione obiettiva e corretta della letteratura tecnico-scientifica e socio-economica disponibile in materia dei cambiamenti climatici, impatti, adattamento e mitigazione.
L’attività principale dell’Ipcc è quella di realizzare ogni sei anni dei rapporti aggiornati di valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo dei cambiamenti climatici, rapporti speciali e articoli tecnici e su argomenti ritenuti di particolare interesse scientifico. E’ importante ricordare che l’Ipcc è l’organismo ufficiale che fornisce l’informazione scientifica per le deliberazioni della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici.Gli scenari che propone questo organismo si dividono in 4 famiglie di future “vision”; ogni famiglia corrisponde alla realizzazione di un diverso tipo di sviluppo socio-politico energetico economico.
Le 4 famiglie degli scenari IPCC
A1: mondo globalizzato, rapidissimo sviluppo e equilibrio nel reddito
[A seconda delle fonti energetiche utilizzate;A1F1: energia fossile
A1T: energie alternativeA1B: entrambe]
A2: sviluppo lento, meno crescita
tecnologica. B1: come A1, ma con rapido cambiamento
nelle strutture econo-miche, verso una eco-nomia di informazione
e servizi, maggiore equità. Nessuna iniziati-
va climatica.B2: enfasi su soluzioni
economiche locali, con un livello intermedio
di sviluppo economico, protezione ambientale ed equità. Popolazione
sempre in crescita.
Variazione di Temperatura (°C al 2090-2099 rispetto al 1980-1999)
Innalzamento del Livello del Mare (m al 2090-2099 rispetto al 1980-1999)
Caso Miglior stima Intervallo di probabilità
Intervallo basato sui modelli escludendo futuri cambiamenti dinamici
rapidi del �usso di ghiaccio Concentrazioni costanti per l’anno 2000 0.6 0.3 – 0.9 N/A
Scenario B1 1.8 1.1 – 2.9 0.18 - 0.38 Scenario A1T 2.4 1.4 – 3.8 0.20 - 0.45 Scenario B2 2.4 1.4 – 3.8 0.20 - 0.43 Scenario A1B 2.8 1.7 – 4.4 0.21 - 0.48 Scenario A2 3.4 2.0 – 5.4 0.23 - 0.51 Scenario A1FI 4.0 2.4 – 6.4 0.26 - 0.59
30
Il surriscaldamento globale è un fenomeno ormai inequivocabile, se osserviamo l’aumento della temperatura media dell’aria e degli oceani degli ultimi anni. Questo incremento è causato da un incremento della concentra-zione di gas serra in atmosfera, dai cambiamenti della superficie terrestre come la deforestazione, e dall’ incremento di aerosol derivante dall’inquinamento. Tutti i principali fattori ai quale è attribuito il cambiamento climatico sono quindi causati dall’uomo.
La proiezioni a 100 anni della temperatura superficiale terrestre, è stimata dall’IPCC aggirarsi in un range tra +1.1 e +6.4°C, con la conseguenza di avere inverni più umidi ed estate più aride.
Aumento delle temperature
IPCC Climate ChangeSynthesis Report 2007
Previsione dell’aumento di temperature della superficie terrestre
31
Un aumento della temperatura globale media può portare a maggior evaporazione e precipi-tazioni. Negli ultimi decenni è stato possibile rilevare dei cambiamenti specifici nella quantità e nella distribuzione dei modelli delle precipitazioni.Alle alte latitudini sono molto probabili aumenti delle quantità di precipitazione, mentre sulla maggior parte delle terre nelle regioni subtropicali sono probabili delle diminuzioni (attorno al 20% per lo scenario A1B) nel 2100.La probabilità di un periodo di siccità di 30 giorni nell’Europa meridionale, nelle previsioni aumenta di un fattore da 2 a 5 se si raddoppiano le concentrazioni dei gas serra, mentre le precipitazioni medie diminuiscono solo del 22 per cento.
Variazione delle precipitazioniIPCC Climate ChangeSynthesis Report 2007
Variazioni percentuale precipitazioni periodo
2090-99, rispetto al 1980-99. I valori sono
le medie di più modelli basati sullo scenario
A1B
32
Negli ultimi 100 anni, il livello del mare si è sollevato in tutto il mondo di circa 10-12 cm. È pos-sibile considerare questo innalzamento come il periodo conclusivo di un innalzamento continuo che perdura dall’ultima glaciazione, ma il livello delle acque è cresciuto in maniera più evidente negli ultimi 50 anni (vedere grafico). Gli scenari proposti dall’ IPCC prevedono che nell’arco di 100 anni ci sarà un innalzamento del livello medio del mare di un range che va da 0.18 a 0.59.Le coste sono destinate ad essere esposte a rischi sempre maggiori, includendo l’erosione e la perdita di aree umide, a causa dei cambiamenti climatici e dall’innalzamento del livello medio del mare. Si prevede che dal 2080 diversi milioni di persone in più rispetto ad oggi, sperimenteranno alluvioni annuali dovuto all’innalzamento del livello mare. Gli effetti saranno aggravati dalla pressione indotta dall’uomo sulle aree costiere.
Innalzamento livello medio mare
0
-20
20
40
60 59cm
18cm
80
100
210020001950 20501900
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CC 2
007
dati rilevati
IPCC Climate ChangeSynthesis Report 2007
Iinnalzamento del livello medio mare previsto dai differenti scenari.Si prevede un innalza-mento che oscilla da 18 ai 59 cm entro il 2100
33
Oltre al dibattito meteorologico, è dimostrato che i danni economici risultanti dagli eventi me-teorologici estremi sono drammaticamente aumentati negli ultimi decenni. Naturalmente, l’inflazione, la crescita della popolazione e la crescita della ricchezza globale con-tribuiscono all’aumento dei costi causati dai danni dovuti agli eventi meteorologici estremi.É molto probabile che eventi di estremo caldo, ondate di calore, siccità o forti precipitazioni continueranno ad essere sempre più frequenti.è anche probabile che i futuri cicloni tropicali (tifoni e uragani) diventeranno più intensi, con punte della velocità del vento in aumento e precipitazioni più forti associate ad un continuo incremento delle temperature marine superficiali dei tropici.L’acqua vive e si manifesta quindi nei due estremi del paradosso climatico attuale, rappresentati da siccità e inondazioni, accentuati dal surriscaldamento del Pianeta.
Incremento eventi estremi
IPCC Climate ChangeSynthesis Report 2007
Iinnalzamento del livello medio mare previsto dai differenti scenari.Si prevede un innalza-mento che oscilla da 18 ai 59 cm entro il 2100
35
Prevedere e gestire gli impatti
Recenti studi attestano che a causa della criticità idrogeologica del territorio italiano circa 6 milioni di persone abitano un territorio ad alto rischio idrogeologico, 22 milioni in zone a rischio medio e che nel nostro Paese ci sono 1.260.000 edifici a rischio di frane e alluvioni; di questi, oltre 6.000 sono scuole, mentre gli ospedali sono 531.
Nello specifico, riguardo la provincia di Venezia, la sua conformazione geologica e geomorfologica, associata all’articolata rete idrografica che la attraversa e alla presenza del mare, è la causa naturale che la rende vulnerabile all’allagamento del suo territorio.
Il territorio provinciale presenta infatti quote che variano dagli oltre 20 metri s.l.m. del settore nord occidentale della provincia, al livello marino delle lagune di Venezia, Caorle e Bibione. Vi sono inoltre baci-ni drenati artificialmente che sono posti a un’altezza inferiore a quella lagunare (fino a - 4 metri s.l.m.), nell’area meridionale e in quella nord orientale.Questa particolarità altimetrica è il risultato delle bonifiche idrauliche che hanno recuperato da paludi e lagune ampi tratti di territorio, ora coltivati e su cui insistono vari centri abitati, zone industriali e case sparse.
Se la città di Venezia può ritenersi per alcuni aspetti simbolo di resi-lienza, abituata da sempre a continui allagamenti, dovuti all’andamento delle maree e alla scarsa altezza rispetto al livello del mare, Mestre presenta caratteristiche morfologico-territoriali ben differenti, ma do-vendosi confrontare in parte con il bordo costiero, all’aumentare del livello del mare, sarà sempre più pericolosamente soggetta ad eventi alluvionali dovuti alle maree.
Copertina “Emergenza alluvione Veneto“ redatto da Regione Veneto
36
0
100
200
300
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1000m
Per comprendere e controllare il rischio alluvioni è necessario quindi costruire delle previsioni a lungo termine, dalle quali scaturiranno le aree a maggior rischio, risultanti da simulazioni di stress effettuate sul territorio.
Si è preso in cosiderazione lo scenario più pessimistico del report IPCC che prevede per il 2100 un innalzamento del livello medio mare di 0.59 m. Considerando però fattori aggiuntivi, come possibili maree eccezionali, si prevede un innalzamento di 1.90 m, da considerare come scenario estremo di stress che può intervenire sul nostro territorio.
Simulando quindi lo scenario IPCC per il 2100, e incrociandolo con il “microrilievo della terraferma veneziana”, elaborato dalla Regione Veneto nel 2008, vengono messi in evidenzia gli edifici (residenziali, terziari, di istruzione e sanitari) situati nelle rispettive zone con differente probabilità di alluvione.
Bassa probabilità di alluvione (< 0.5% o 1 in 200 anni)
1865 Edifici Residenziali104 Edifici Terziari6 Edifici Scolastici1 Edificio Sanitario
Media probabilità di alluvione (> 0.5% o 1 in 200 anni)
650 Edifici Residenziali48 Edifici Terziari5 Edifici Scolastici0 Edifici Sanitari
Alta probabilità di alluvione (> 0.5% o 1 in 100 anni)
7 Edifici Residenziali4 Edifici Terziari0 Edifici Scolastici0 Edifici Sanitari
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3000Residenziale
Terziario
IstruzioneSanità
Reside�iale
Te�iario
IstruzioneSanità
Probabilità di alluvionelegenda:
Trascurabile(< 0.1% o 1 in 1000 anni)Bassa (< 0.5% o 1 in 200 anni)Media (> 0.5% o 1 in 200 anni)Alta (> 0.5% o 1 in 100 anni)Edifici di interessse(istruzione, sanità)
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previsione aree a rischio alluvione +2m s.l.m.
Probabilità di alluvionelegenda:
Trascurabile(< 0.1% o 1 in 1000 anni)Bassa (< 0.5% o 1 in 200 anni)Media (> 0.5% o 1 in 200 anni)Alta (> 0.5% o 1 in 100 anni)Edifici di interessse(istruzione, sanità)
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Dobbiamo anche ricordare che la provincia di Venezia, “terra d’acqua e d’incanto”, rappresenta un contesto territoriale unico, caratterizzato da una fitta rete idraulica e fognaria, spesso messa in crisi nelle zone urbane da piogge violente che interessano le coste, sempre più frequenti. L’intensa impermeabilizzazione dei suoli e l’insufficienza delle reti di smaltimento delle acque determinano contestualmente un generale e diffuso dissesto idraulico dell’intero territorio provinciale, cui è necessario far fronte con nuovi interventi di programmazione.
Negli ultimi anni si sono registrati alcuni episodi di allagamenti particolarmente critici, che hanno interessato pesantemente anche la terraferma veneziana. Uno dei più devastante resta l’evento verificatosi il 26 Settembre 2007, quando in alcune località della provincia sono caduti oltre 300 mm di pioggia in 12 ore, con punte orarie fino a 120 mm/h.
In questi casi, la paura per i livelli raggiunti dai più importanti corsi d’acqua è stata notevole, e ha richiesto ancora una volta il coinvolgimento della Protezione Civile e di numerosi volontari.
Questi eventi critici si sono manifestati per la concomitanza di vari fattori tra cui, oltre alle piogge intense e prolunga-
te, lo scioglimento delle nevi per innalzamento della temperatura e la marea di scirocco, che ha ostacolato il ricevimento a mare dei corsi d’acqua. Non si tratta più dunque di casi isolati.
Complice l’intensa ed estesa impermeabilizzazione dei suoli, anche lo sviluppo infrastrutturale del nostro territorio deve confrontarsi con il tema della sostenibilità dell’uso della risorsa idrogeologica. In altre parole, dobbiamo trasformare la cultura dell’emergenza in una rinnovata sicurezza idraulica, cogliendo nel contempo l’occasione per volgere gli attuali fattori di rischio in opportunità di sviluppo, di lavoro e di riqualificazione ambientale.
Grafico: sono riportate le massime intensità di precipitazione registrate a Mestre-Marghera in occasione del 26.09.07 ed i massimi precedenti validi per Mestre, relativi al periodo 1992-2006 (fonte ARPAV) e al periodo storico disponibile dal 1956 al 1995 (fonte ex Servizio Idrografico e Mareogra-fico Nazionale)
Da tale confronto emerge chiaramen-te l’eccezionalità dei valori di pioggia registrati a Mestre in occasione dell’evento del 26.09.2007: in tutti gli intervalli temporali sono stati superati ab-bondantemente, anche di 2-3 volte, i valori massimi precedenti relativi sia al periodo 1992-2006 che al periodo 1956-1995 per gli intervalli da 1 ora a 12 ore.
2442.2
59.2
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201
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45 min.
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Mestre-Marghera 26 sett 2007 Mestre max 1992-2006 Mestre SIMN '56-95
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AREE ALLUVIONATE 26.09.2007
Grafico: sono riportate le massime intensità di precipitazione registrate a Mestre-Marghera in occasione del 26.09.07 ed i massimi precedenti validi per Mestre, relativi al periodo 1992-2006 (fonte ARPAV) e al periodo storico disponibile dal 1956 al 1995 (fonte ex Servizio Idrografico e Mareogra-fico Nazionale)
Da tale confronto emerge chiaramen-te l’eccezionalità dei valori di pioggia registrati a Mestre in occasione dell’evento del 26.09.2007: in tutti gli intervalli temporali sono stati superati ab-bondantemente, anche di 2-3 volte, i valori massimi precedenti relativi sia al periodo 1992-2006 che al periodo 1956-1995 per gli intervalli da 1 ora a 12 ore.
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PERDITABIODIVERSITà
42
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La scommessa della biodiversità mondiale
foto diEmanuele Stival
Adottata nel giugno 1992 a Rio de Janeiro dagli stati membri delle nazioni unite, la Convenzio-ne Mondiale sulla Biodiversità ha avuto durante questi 20 diverse tappe di aggiornamento con qualche risultato ma tanti insuccessi. Nei suoi scopi non adottava delle liste di specie, o siti da gestire ma:1la conservazione della diversità biologica2 l’uso sostenibile dei suoi componenti3 la giusta ed equa divisione e i benefici dell’utilizzo di queste risorse genetiche, attraverso un appropriato uso delle tecnologie necessarie.Durante gli anni si hanno avuto sucessivi convegni piani strategici che indirizzavano la via e ponevano seri obiettivi con scadenza 2010, perchè le risorse biologiche sono considerate le risorse genetiche, gli organismi o parti di essi, le popolazioni, o ogni altra componente biotica degli ecosistemi con uso o valore reale o potenziale per l’umanità.Concetti importanti che hanno portato in questi anni ad un processo sociale economico cultu-rale anche, che sta profondamente segnando il nostro tempo e le nostre vite.Anche l’UE e molti stati hanno recepito e messo in pratica gli obiettivi internazionali portando a esempi molto virtuosi e nuovi successi che però a scala globale ancora non si fanno vedere.Gli obiettivi sono:
Nel 2010 è stato fatto un bilancio di questi obiettivi partendo da indicatori biologici e monito-rando il loro stato di salute in tutto il globo.
1 Promuovere la conservazione della diversità biologica degli ecosistemi, degli habitat e biomi2 Promuovere la conservazione della diversità delle specie3 Promuovere la conservazione della diversità genetica4 Promuovere un uso e un consumo sostenibile5 Ridurre le pressioni dalla perdita di habitat, dai cambiamenti nell’uso del suolo e il degrado e l’uso insostenibile dell’acqua6 Controllare le minacce di specie invasive aliene7 Indirizzare le sfide per la biodiversità da cambiamenti climatici e dall’inquinamento8 Mantenere la capacità degli ecosistemi di fornire beni e servizi e mezzi di sussistenza di supporto9 Mantenere diversità socio culturale di indigeni e comunità locali10 Assicurarsi la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche
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Indicatori del progesso sulla diversità biologica e loro trend e grado di accuratezza
Copertura area protetta +
Andamento della misura di biomi selezionati, gli ecosistemi, e delle regioni, e degli habitat
Cambiamento di stato nelle specie minacciate
Andamento dell’abbondanza e distribuzione di specie selezionate
Andamento della diversità genetica di animali domestici, piante coltivate, e specie di pesci di grande importanza socio-economica
stato e trend dei componenti della biodiversità
Indice trofico marino =
Qualità dell’acqua degli ecosistemi acquatici =Connettività/frammentazione degli ecosistemi
Integrità ecosistemi e beni e servizi degli stessi
Deposito di azoto +Andamento di specie aliene +
Minacce alla biodiversità
Aree di ecosistemi di foreste, agricoltura, acquacoltura sotto una gestione sostenibile =Concetti di impronta ecologica +
Uso sostenibilie
Stato e andamento della diversità linguistica, e numeri di persone che parlano le lingue indigene
Stato di conoscenza tradizionale, innovazioni e pratiche
Aiuto pubblico allo sviluppo e sostegno della Convenzione +Stato di traferimento delle risorse
Legenda:
++ =ca
mbi
amen
to n
egat
ivo
cam
biam
ento
pos
itivo
cam
biam
ento
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ver
ifica
to
fonte:CBDGlobal BiodiversityOutolook Montreal 2010
Come si può constatare da questo schema la situazione al 2010 degli indicatori non rassicura riguardo la situazione mondiale. Nonostante ci siano stati numerosi sforzi la situazione è da migliorare ancora molto. Infatti ci si è dati nuovi obiettivi con scadenza 2020 ma come vedremo più avanti.
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I principali indicatori della biodiversità
Popolazione delle specie a rischio estinzione
Proportion of all assessed species in different categories of extinction risk on the IUCN Red List, based on data from 47,677 species. Source: IUCN
40%(19 032)
2%(875)
7%(3 325)
10%(4 891)
19%(9 075)
8%(3 931)
14%(6 548)
Dati mancantiMeno trattativicina al vulnerabile
VulnerabileA rischioA rischio critico
Estinto in natura
Proportion of all assessed species in different categories of extinction risk on the IUCN Red List, based on data from 47,677 species. Source: IUCN
40%(19 032)
2%(875)
7%(3 325)
10%(4 891)
19%(9 075)
8%(3 931)
14%(6 548)
Dati mancantiMeno trattativicina al vulnerabile
VulnerabileA rischioA rischio critico
Estinto in natura
Uccelli
Mammiferi
Coralli
Anfibi
1980 1985 1990 1995 2000 2005 20100.70
0.75
0.80
0.85
0.90
0.95
1.00
Lista rossaun po’ di dati:La popolazione mondiale di specie viventi è scesa del 31% dal 1970 al 2006, in particolare ai tropici del 59%, mentre negli eco-sistemi di acque interne del 41%, solo nelle aree temperate si ha avuto una crecita del 15%.In EU dal 1980 la popolazione di specie di uccelli di campagna è scesa del 50% e ben il 40% delle 1200 specie di uccelli marini è in declino.
Gli anfibi hanno il maggior numero di specie.Mentre i coralli è il genere di animali con il trend più vertiginoso.Il 23% di specie di piante son minacciate.Infine uccelli e mammiferi uccisi per scopi alimentari e medicinali son fortemente minacciati.
fonte:CBD
Global BiodiversityOutolook
Montreal 2010
il valore 1 considera che le specie di ogni gruppo sono in una condizione rischiosa, cosa che non può succedere
il 36% delle specie mondiali è a rischio estinzione e siamo ad una situazione paritaria con le specie non
vulnerabili. Certamente un contesto non positivo
In ogni gruppo di cui conosciamo il trend ci son specie vicine all’aestinzione
46
Vulnerable
Endangered
Criticallyendangered
Extinct or Extinct in the Wild0
10 000 ThreatenedEndangered
Criticallyendangered
Extinct or Extinct in the Wild0
10 000 Threatened Endangered
Criticallyendangered
Extinct or Extinct in the Wild0
0
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4 000
6 000
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Uccelli
Mammiferi
Libellule
Crostacei di acqua dolce
CoralliPesce d’acqua dolce
Palme
Conifere
Num. di specie
Num. di specie
Rettili
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Uccelli
An�bi
Mammiferi
Libellule
RettiliCrostacei di acqua dolce
Coralli
Pesci di acqua dolce
PalmeConifere
VulnerabileA rischio
Critico
Dati mancantiMeno trattato
Quasi vulnerabile
Estinto
fonte:CBDGlobal BiodiversityOutolook Montreal 2010
Questi grafici evidenziano lo stato di salute dei grandi gruppi di esseri viventi.Preoccupano gli anfibi, con poche specie ma con il maggior numero di vulnerabilità. Gli uccelli son i più studiati e dimostrano appunto quanto sia grave e pericolosa la situazione per la biodiversità.
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fonte:CBDGlobal BiodiversityOutolook Montreal 2010
Ecosistema terrestre - Diversità genetica
Vulnerable
Endangered
Near threatened
10 000
20 000
Threatened
Ecosistemi terrestri bisongna attivare mirate politiche concentrate su aree e specie critiche per evitare impatti pericolosi anche sulla società la foresta tropicale continua a perdere porzioni enormi anche se è un trend più lento in questi anni la foresta tropicale occupa il 31% degli ecosistemi terrestri contiene più del 50% di biodiversità una distruzione arrestata anche dalla crescita di foreste nelle aree temperate foresta amazzonica 27000 km2 nel 03/04 7000 km2 nel 08/09 -74% di distruzione ma anche savane e praterie che son le meno monitorate stanno avendo grosse perdite 95% di prateria nel nord america è andata persa Cerrado nel sud america è diminuito del 50 % con una perdita complessiva di 4000 km2 perdita dell’agricoltura tradizionale fa perdere anche la biodiversità e paesaggio ecosistema molto frammentato, le specie non hanno corridoi o migrano o si adattano 25% della terra mondiale è degradato dal 1980 al 2003 30% foresta 20% coltivato 10% prateria il 12% è territorio protetto, nelle ecoregioni però soltanto il 10% e gran parte del territorio più vulnerabile non è protetto convertendo tutto in valutazioni economiche forse qualcosa si salva TEEB 3,6 miliardi di dollari il turismo wildlife in Sud Africa nel 2000 crescerebbe anche il PIL se le risorse venissero prese in misura opportuna tali da farle rinnovare 200 miliardi $ il giro di a�ari che nasce dall’impollinazione di insetti nel mondo
% perdita
1990 1995 2000 2005 2010 2015 20200
5 000
10 000
15 000
20 000
25 000
30 000Deforestazione in km
0
5
10
15
20
Perdita cumulativa di foresta
Perdita di foresta all’anno
The darker bars represent the actual area of the Brazilian portion of the Amazon deforested each year between 1990 and 2009 (figures on left vertical axis), as observed from satellite images analysed by the National Space Research Agency (INPE). The lighter bars represent the projected average annual rate required to fulfill the Brazilian government target to reduce deforestation by 80% by 2020 (from the average between 1996 and 2005). The solid line shows cumulative total deforestation (figures on right vertical axis) as a percentage of the estimated original extent of the Brazilian Amazon (4.1 million km2). Source: Brazilian National Space Research Agency (INPE)
La foresta tropicale continua a per-dere porzioni enormi anche se è un trend più lento in questi anni.La foresta tropicale occupa il 31% degli ecosistemi terrestri ma contiene più del 50% di biodiversità.Si è passati dai 27000 km2 nel 2003/2004 ai 7000 km2 nel 08/09 con un -74% di distruzione.Una distruzione arrestata anche dalla crescita di foreste nelle aree tempe-rate.
Anche savane e praterie che son le meno monitorate stanno avendo grosse perdite.Il 95% di prateria nel nord america è andata persaCerrado nel sud america è diminuito del 50 % con una perdita complessiva di 4000 km2.Si forma così un’ecosistema molto frammentato, le specie non hanno corridoi pertanto o mi-grano, o si adattano, o soccombono. il 25% della terra mondiale è degradato dal 1980 al 2003 il 30% di foresta il 20% di coltivato il 10% di prateria il 12% è territorio protetto, ma gran parte del territorio più vulnerabile non è protetto
Diversità genetica si sta perdendo negli ecosistemi naturali agricoli e nella produzione fondamentale riuslta essere conservare in banche dati le varietà genetiche anche di cibo da 46000 specie coltivate nel 1950 a 1000 nel 2006 ormai il 70% di ricchezza è nelle banche genetiche il 21% di 7000 specie riproduttive è a rischio estinzione e ben 35 specie son domestiche la continau perdita di biodiversità compromette il benessere di tutti noi
Large numbers of breeds of the five major species of livestock are at risk from extinction. More generally, among 35 domesticated species, more than one-fifth of livestock breeds, are classified as being at risk of extinction. Source: FAO
0 20 40 60 80 100
Gallina
Maiale
Buoi
Pecora
Capra
A rischioSconosciuto Non a rischio Estinto
Percentuale
Allo stesso tempo si sta per-dendo negli ecosistemi naturali, agricoli e nella produzione. La conservazione in banche dati è uno strumneto imprenscindibile46000 specie coltivate nel 1950 1000 specie coltivate nel 2006ormai il 70% di ricchezza è nelle banche genetiche
la continua perdita di biodiversitàcompromette il benessere di tutti noi
fonte:CBD
Global BiodiversityOutolook
Montreal 2010
Le barre indicano la superficie di foresta
amazzonica brasiliana ceduata ogni anno.
Mentre la linea nera la % di foresta persa rispetto
alle origini.
Un gran numero di razze delle 5 maggiori specie di
animali allevati rischiano l’estinzione. Più di un
quinto
48
Percentuale
0
20
40
60
80
100
10
30
50
70
90
Semi inquinato PulitoInquinato
1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
Qualità delle acque di bacino in Malaysia
China’s Marine Trophic Index
1950 1954 1958 1962 1966 1970 1974 1978 1982 1986 1990 1994 1998 2002 20063.15
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3.55 Since the mid 1990s, China’s Marine Trophic Index has shown signs of an increase. This fol-lows a steep decline dur-ing the 1980s and early 1990s, resulting from overfishing. The figures suggest that although the marine food web off China may be recover-ing to some extent, it has not returned to its former condition. Source: Chinese Ministry of Environmental Protection
china marine tro�c index
Ecosistema acque interne - Ecosistema marinoUno degli ecosistemi più alterato e con un trend drammatico.Stiamo perdendo moltissime aree umide.Si è stimato che per l’agricoltura in USA e UE è stata prelevata dal 56% al 65% di acqua.73% paludi prosciugate in Grecia dal 1930.60% è andato perso in Spagna.90% perso in Iraq dal 1990 al 2002.Purtroppo a livello mondiale si hanno pochi dati chiari perchè qualità acqua varia molto da nazione a nazione (studi nazio-nali o di bacino).
fonte:CBDGlobal BiodiversityOutolook Montreal 2010
Un caso esemplare: i ba-cini fluviali della Malaysia con importanti sforzi economici e di governo soprattutto locale ha portato ad un incre-mento della qualità delle acque e un ripristino ecosistemico senza precedenti.
Mangrovie, letti di alghe, reef sono in costante e vertigionoso declino e son tutti ecosistemi con la grande funzione di togliere CO2
Dal 1980 si perdono 1850 km2/anno dal 2000 è di 1000 km2/anno -45%1/5 di mangrovie è scomparso = 36000km2 dal 1980 al 2005-29% prati sommersi -25% paludi mari-ne -85% di ostrica, estinte dal 37% degli estuari80% degli stock marini è stato consumatoanche le aree protette crescono.Le aree + vulnerabili hanno solo il 10% protetto.2 miliardi di persone vivono direttamente con le risorse del mare con giro di affari da 82 miliardi $ stimati.Un giro di turismo sui reef da 100000000$/anno.
L’indice trofico marino della Cina è tornato a crescere in questi ultimi anni dopo un periodo nero. Anche qui politiche più restrittive e severe sfrozi economici e di coinvolgimento hanno portato a questo risultato.
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fonte:CBDGlobal BiodiversityOutolook Montreal 2010
Un caso esemplare: i ba-cini fluviali della Malaysia con importanti sforzi economici e di governo soprattutto locale ha portato ad un incre-mento della qualità delle acque e un ripristino ecosistemico senza precedenti.
L’indice trofico marino della Cina è tornato a crescere in questi ultimi anni dopo un periodo nero. Anche qui politiche più restrittive e severe sfrozi economici e di coinvolgimento hanno portato a questo risultato.
Pressioni correnti sulla biodiversitàcambiamento climaticoIl più significativo e il più pro-gressivo come effetto.scioglimento ghiacci aumento livello mare, CO2 aria.+0,74°C non è niente in cofron-to a quanto si avrà se si seguirà lo stesso trend.
inquinamento e nutrientiCiclo di Azoto e Fosforo fonte di tutti i problemi.Stiamo bruciando molto con la moderna industria.
specie aliene invasive11000 specie aliene documentate,1347 hanno un impatto economico, 1094 hanno un impatto ecologico, le piante terrestri hanno impatto maggiore ci saranno presto nuove minacce principale minaccia per la biodiversità e non ci son segnali positivi542 specie in 57 paesi hanno un impatto dimostrato dato sottostimato
1990 2000 2010
200
1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980
Numeri di zone morte
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Luoghi delle zone morte
The number of observed “dead zones”, coastal sea areas where water oxygen levels have dropped too low to support most marine life, has roughly doubled each decade since the 1960s. Many are concentrated near the estuaries of major rivers, and result from the buildup of nutrients, largely car-ried from inland agricultural areas where fertilizers are washed into watercourses. The nutrients promote the growth of algae that die and decompose on the seabed, depleting the water of oxygen and threatening fisheries, livelihoods and tourism.Source: Updated from Diaz and Rosenberg (2008). Science
1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 20104
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The extent of floating sea ice in the Arctic Ocean, as measured at its annual minimum in September, showed a steady decline between 1980 and 2009. Source: National Snow and Ice Data Center
Ghiaccio nel mare artico
eccessivo sfruttamento e consumo non sostenibilepratiche eccessive sono un imposizione sulla biodiversità, a livello mondiale manca una significativa riduzione di tale pressionemolte specie vengono troppo cacciate in tutti gli ecosistemi
Le percentuali di questi inquinanti stanno aumentando in tutti gli ecosistemi.Direttiva EU per correre ai ripari specialmente in agricoltura campo difficile da controllaremeno fertilizzanti, rotazione campi, impianti di stoccaggio letame da usare solo se necessario.
fonte:CBD
Global BiodiversityOutolook
Montreal 2010
Un continuo declino dell’estensione dei ghiac-
ci misurati a settembre quando l’estensione è
minima!
Aree marine considerate a zone di morte per la
quantità mancante di ossigeno. La maggior
parte nata alle foci dei grandi fiumi, nata da un aumento di composti e
sostanze non oppor-tunamente trattate e
rilasciate nei fiumi.I nutrienti promuovo il proliferare di alghe che
sottraggono ossigeno agli esseri viventi
50
51
La biodiversità in Europa
Il piano di azione a favore della biodiversitànacque nel 1979 con la prima legislazione a favore ma divenne operativo nel 1998 in tutti i Paesi membri. Obiettivo 2010 fallito nonostante nel 2006 si fosse rincalzata la dose degli obiettivi e i target, rendendoli più concreti. Qualche risulta-to si è ottenuto ma ora si è proiettati verso una nuova strategia 2020. Macroobiettivi: 1 massima priorità alla direttiva uccelli e habitat per il loro copletamento ma a tutta la biodiversità in genere 2 maggior partner per la biodiversità nel mondo anche, anche perchè le sue azioni si devono riper cuotere nel resto del mondo 3 serie di strategie per potersi adattare meglio ai cambiamenti climatici in atto 4 la base di conoscenza migliorare la nostra comprensione della biodiversità e dei servizi ecosistemi ciNonostante il continente sia di dimensioni ridotte presenta al suo interno un elevato livello di biodiversità, ma sta fortemente diminuendo. Cause:1 degrado e frammentazione habitat, 2 eccessivo sfruttamento delle risorse, 3 specie esotiche4 inquinamentoIl TEEB sintetizza in 50 miliardi $ le perdite globali a livello di ecosistemi di terraferma.L’AEA sancisce che siamo in forte perdita ma non così grave come in altre parti del mondo. Il 25% di fauna è a rischio estinzione e molte più specie son in calo.65% di habitat e 52% di specie son in stato di conservazione pessimo nel 2009.la situazione risulta peggiore per le specie prative e di pascolo.Ci son troppe zone artificiali in tutta EU sorte in modo incontrollato come industrie e infra-strutture. In 15 anni è aumentato dell’8% pari a 12500km2 il terreno cementificato in tutta UE con la consegenza primaria di frammentazione degli habitat. A farne le spese le zone più vul-nerabili 30% di territorio UE27 è frammentato in modo elevato, gli ecosistemi son fortemente compromessi, non forniscono più servizi e beni necessari alla vita. Si è calcolato che la pressione dellEU27 è pari a due volte il suo stesso territorio.
Lista IUCN specie a rischio estinzione nell’UE27mammiferi marini 25% mammiferi terrestri 15%uccelli 12% anfibi 22%libellule 16% farfalle 7%
52
Salvaguardare gli habitat e le specie più importantiDalle direttive “habitat” e “uccelli” è nata la rete Natura 2000 per la protezione di tutte le specie di uccelli e 1500 altre specie di piante e animali e 230 habitat. In queste aree si evitano pratiche dannose e opportune misure di conservazione per mantenerle o ripristinarle.Dal 2006 aggiuni oltre 200000 km2, oltre 26000 siti ripartiti nei 27 stati membri. Entro il 2012 fine della mappatura con formazione dei piani di getione.Coinvolgere le popolazioni affinchè vengano mantenute pratiche rurali salvaguradando allo stesso tempo l’ambiente.
Conservare e ripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nel contesto rurale dell’UEConseguenze di inquinamento e uso intensivo vanno ben al di là della perdita delle specie.La biodiversità è il motore che alimenta i nostri ecosistemi, se si degrada i suoi servizi calano fortemente. L’agricoltura può avere un ruolo importante perchè interessa ancora il 50% del territorio europeo. La riforma della PAC deve essere ampiamente positivo con nuove proposte di sviluppo rurale. Ridurre inquinamento anche nei sistemi fluviali. I primi risultati positivi si son visti in quelle aree in cui si è attuata la riforma.
Conservare e pripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nell’ambiente marinoI mari hanno un ruolo fondamentale per la conservazione. Ma ormai gli stock sono oltri i limiti fisici di rinnovo.Inquinamento ed eutrofizzazione, e specie aliene creano zone morte nel marte. Una politica europea comune con pesca più selettiva e piani di recupero pluriennali per un livello di pesca più sostenibile.
La direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino Necessaria più integrazione per la pianificazione territoriale. I nuovi piani devono essere sotto-posti ad attenta valutazione. Uso attivo dei fondali e il prelievo son aspetti da prendere subito in considerazione per poter invertire gli effetti sull’ambiente.Necessario investire sulla natura, 2,7 miliardi di euro spesi per la diffusione e conoscenza della biodiversità marina e tutela della stessa, anche attraverso una promozione di un turismo consa-pevole e lento
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53
Ridurre sensibilmente l’impatto delle specie esotiche invasive e dei genotipi esoticheLa proliferazione delle specie esotiche invasive è la 2° causa di perdita di biodiversità in UE e la globalizzazione contribuisce non poco.Crescita esponenziale di nuove specie sarà un tendenza duratura, oltre 10000 specie in europa, di cui il 15% potenzialmente pericolose per il continente causando grandi danni economici. Nel 2008 il controllo e riparazione dei danni è costato 12 miliardi di €. Considerando il problema prioritario si sta andando verso una strategia comunitaria di lotta.Uno sforzo comune perchè le specie non conoscono confini politici
Rafforzare il ruolo della UE nella lotta a favore della biodiversità nel mondoSostenere la biodiversità in tutto il mondo , l’UE è al primo posto negli sforzi internazionali, soprattutto a livello commerciale di scambi e elaborazioni di politiche specifiche.114milioni € finanziati ogni anno, garantendo il 50% di procedure d’appalto verdi e come obiet-tivo contrastare il commercio illegale e ridurre l’impatto di questi.
Sostenere l’adattamento della biodiversità ai cambiamenti climaticiAttività umana come causa dei cambiamenti, condizioni più estreme in più parti del mondo. E peculiarità è il localismo geografico che non permette di avere una strategia comune. I costi economici, sociali e ambientali son in costante aumento, ci son già effetti negativi su 92 specie e positivi solo su 30, possibilità seria di sconvolgimenti di interi ecosistemi ma si può ancora gestire in un certo modo per mitigare gli effetti.Occorre ridurre le emissioni, che dal 1990 son diminuite dell11% e rispetto all’obiettivo 2020 siamo al 50% di riduzione.
Potenziare in maniera sostanziale la base di conoscenzeAumentare la ricerca sulla biodiversità a sostegno della politica affinchè si possano dare i giusti supporti. Fondamentale sembra essere instaurare un rapporto più serio e profondo perchè noi dipendiamo dagli ecosistemi.Finanziare la ricerca sugli ecosistemi fino a formare un atlante dei rischi ecosistemici.Nascita del TEEB a livello mondiale per valutare in termini economici come questi ecosistemi ci supportano e come noi creiamo rischi e danni, da fare anche a livello europeo.
fonte:piano d’azione
sulla biodiversitàvalutazione 2010
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ecosistemi agricoli
foreste ambienti prativilande
arbustetizone umide laghi e fiiumi
raccolti/ legname
bestiame
prodotti alimentari spontanei
combustibile legnoso
pesca da cattura
acqua coltura
risorse genetiche
acqua dolce
servizi di regolazione
impollinazione
regolazione clima
regolazione parassiti
regolazione erosione
regolazione idrica
depurazione acqua
controllo rischi
servizi culturali
servizi ricreativi
servizi estetici
Stato dei servizi ecosistemici nell’UEstato relativo al periodo 1990 al 2006 migliorato misto degradato non conosciuto
servizi ecosistemiciapprovigionamento
fonte:progetto europeo RUBICODE
55
Le azioni in Italia_verso un futuro più bio
L’Italia è il paese in Europa con il più elevato numero di specie di fauna e flora di tutta Europa.Non è di difficile constatazione vedere quanto l’Italia sia un corridoio biologico fondamentale tra Africa e Eurasia. 57468 specie di fauna di cui 4777 son endemiche circa l’8,6%1255 vertebrati13300 piante di cui 6700 vascolari di cui, a sua volta il 15% è endemicoIn Italia il 68% dei vertebrati terrestri è a rischio estinzione: il 66% di uccelli il 64% mammiferi il 76% anfibi il 88% dei rettili il15% di piante vascolari
Cause principali: consumo suolo, specie alloctone invasive, prelievo venatorio.Almeno il 46% dell’ittiofauna è di provenienza alloctona.Il ruolo dell’uomo è fondamentale per la perdita di tutto questo anche se ben il 20% delle esti-zioni è causato da specie alloctone.Ambienti:Il 60% del territorio italiano è montagnaLe foreste occuopano un 1000000 haLe aree secche dal 1951 al 1980 + 6,5% dal 1980 al 2000 + 18% su oltre il 50% di Sicilia su oltre il 46% di PugliaDa qui nasce il fenomeno del cambio destinazione suolo in cui l’Italia ha il triste primato per consumo di CLS.2007 47000000 tn di il 70% destinazione residenzialeDal 1990 al 2005 son stati occupati 3663000 ha di terreno > Lazio + AbruzzoIn Italia son presenti 27000000 di immobili (stima)Da tutto ciò emerge che solo il 14% del territorio misurato attraverso un cerchio di 10km di diametro può considerarsi privo di edifici. Una pesante frammentazione del territorio che difficilmente sarà convertibile.
fonte:Verso la strategia
nazionale per la biodiversità
Ministero dell’AmbienteDipartimento
56
Consistenza e livello di minaccia di specie animaliConsistenza e livello di minaccia di specie vegetaliDiffusione di specie alloctone animali e vegetalDensità venatoriaConsistenza dell’attività di pescaZone protetteSuperficie delle aree protette terrestriSuperficie delle aree protette marineZone di Protezione Speciale (ZPS)Siti d’Importanza Comunitaria (SIC)
Zone umide di importanza internazionale
Pressione antropica in zone umide di importanza internazionale
Superficie forestale: stato e variazioniEntità degli incendi boschivi
Biodiversità: tendenze e cambiamenti
Zone umide
Foreste
Carichi critici delle deposizioni inquinantiDefogliazione della chioma di specie forestali
AgricolturaAziende e superficie agricola utilizzataDistribuzione per uso agricolo dei fertilizzantiDistribuzione dei prodotti fitosanitariUtilizzo prodotti fitosanitari su singola coltivazioneGestione dei suoli agrariGestione delle risorse idricheQualità delle acque-pesticidiAziende agricole con misure ecocompatibili Allevamenti zootecniciEco–efficienza in agricolturaConsistenza e livello di minaccia di specie vegetaliEmissioni di ammoniaca dall’agricolturaEmissioni di gas serra dall’agricolturaTerriteno agricolo interessato da rilasci di OGMSilvicolturaProduzione legnosa e non legnosaCertificazione di gestione forestale sostenibileContributo delle foreste al ciclo del carbonio
24,5
50,5
32,0
17,514,5
12,09,0
3,5
12,5
3,06,0
9,5
21,0
15,0
22,0
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A1 A2 A3 A4 A5 A6 B1 B2 B3 B4 B5 B6 B7 B8 C1 D1
fattori di minaccia
%
Influenze antropiche indirette:A1 Bonifiche zone umideA2 Trasformazioni habitatA3 Uso pesticidi e inquinamento acqueA4 Incendio e taglio boschiA5 Cambiamento attività agricoleA6 Attività tempo liberoInfluenze antropiche dirette:B1 CacciaB2 Lotta ai nociviB3 Prelievo a scopo commercialeB4 VandalismoB5 Inquinamento geneticoB6 Pesca eccessivaB7 Bracconaggio e pesca illegaleB8 Competizione specie alloctoneC1 Cause naturaliC2 Cause sconosciute
fonte:Annuariodati ambientaliISPRA 2010
Incidenza dei fattori di minaccia per i Vertebrati sul totale delle specie minacciate
Indicatori biodiversità, stato attuale rispetto agli obiettivi del piano di azione
57
fonte:Annuariodati ambientaliISPRA 2010
Salvaguardare gli habitat e le specie più importanti
Conservare e ripristinare la biodiversità e i servizi ecosistemici nel contesto rurale dell’UE
Conservare e pripristinare la biodiversi-tà e i servizi ecosistemici nell’ambiente marino
La direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino
Ridurre sensibilmente l’impatto delle specie esotiche invasive e dei genotipi esotiche
Potenziare notevolmente il sostegno alla biodiversità e ai servizi ecosiste-mici nell’ambito dell’assistenza esterna dell’Unione europea
Ridurre drasticamente l’impatto degli scambi internazionali sulla biodiversitàe i servizi ecosistemici su scala plane-taria
Potenziare in maniera sostanziale la base di conoscenze
Rafforzare sensibilmente l’efficacia della governance internazionale per la biodi-versità e i servizi ecosistemici
Sostenere l’adattamento della biodiver-sità ai cambiamenti climatici
UE Italia Mestre
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Sintesi dei 10 obiettivi della strategia UE per la biodiversità
Tavola di sintesi dei 10 obiettivi per la strategia sulla biodiversità. Abbiamo messo a confronto l’UE l’Italia e Mestre per ogni punto.Dalla tabella emerge che gli obiettivi principali son di sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici, implementare i servizi biotici ed ecosistemici e connesso salvaguardare gli habitat e le specie che garantiscono questi servizi puntando sulla diversità genica e ripristino di buoni quan-titativi di abbondanza.
58
59
BioMestre
La città di Mestre si colloca come la porta verso l’entroterra di Venezia. Un ruolo delicato ma soprattutto una posizione non di poco conto per gli aspetti biotici che insistono su di essa. La laguna tutti sanno quanto è importante come area umida a livello internazionale sottoscritta dalla convenzione di Ramsar e ritenuta dai maggiori esperti come il punto più importante dell’I-talia. Luogo di sosta per centinaia di migliaia di uccelli migratori nidificanti e svernanti. Ultimamente, da una parte gli inizi di una conversione di Porto Marghera con sucessive bonifi-che, dall’altra un maggior controllo delle qualità delle acque del ruolo delle barene, del traffico di natanti, hanno portato ad un lieve ripristino di buone condizioni a livello locale, che ora però si devono confrontare con il trend mondiale del riscaldamento dei mari. A Venezia si può e si deve fare di più e a Mestre?
Mestre non presenta grandi peculiarità biotiche se non tutto un sistema di canali e piccoli rii che destano preoccupazione per il loro stato di salute. I problemi che attanagliano il territorio possono essere sintetizzati in una cattiva pianificazione associata spesso ad una speculazione. Un processo che sta fa espandere il costruito senza regole riducendo sensibilmente le aree verdi.Un trend di cambio d’uso suolo che sfocierà nel PAT del 2012 del comune di Venezia a cui noi invece vogliamo dare un’alternativa soluzione rendendo Mestre una città più verde perseguen-do gli obiettivi europei e nazionali.
Come si sottolinea dal grafico a pag. 57, cercheremo di aumentare la biodiversità in città per contrastare la perdita di habitat ma soprattutto l’aumento bio verrà reso possibile con l’au-mento dell’agricoltura nel tessuto urbano attraverso orti urbani principalmente e reinserendo vecchie e quasi perdute varietà di prodotti alimentari.Pensiamo che anche Mestre possa avere delle peculiarità che non dipendano da habitat esterni ma che sia essa stessa generatrice di ecosistemi che migliorino la quotidianità dei cittadini.
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Alcune foto che mo-strano come Mestre
sia oggi una città alquanto disordinata dal punto di vista del tessuto urbano, con
pochi spazi verdi, densità poco misurata
e grandi strade.Questa situazione
deve cambiare in me-glio per poter vivere
meglio
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15Il BAF è un efficiente
indicatore che serve a mi-surare quanta percentuale di fattori biotici è presente
in una determinata area. Esso si basa su un rappor-
to ben preciso tra area effettivamente naturale/ecologica e area totale
di analisi. Per semplificare le misurazioni è stata
costruita una scala da 0 a 1 in base alla percentuale di
superficie permeabile.
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Mestre_2012
quar
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Lib
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Alcune foto che mo-strano come Mestre
sia oggi una città alquanto disordinata dal punto di vista del tessuto urbano, con
pochi spazi verdi, densità poco misurata
e grandi strade.Questa situazione
deve cambiare in me-glio per poter vivere
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BAF
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Il BAF è un efficiente indicatore che serve a mi-surare quanta percentuale di fattori biotici è presente
in una determinata area. Esso si basa su un rappor-
to ben preciso tra area effettivamente naturale/ecologica e area totale
di analisi. Per semplificare le misurazioni è stata
costruita una scala da 0 a 1 in base alla percentuale di
superficie permeabile.
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1 km0
terreno impermeabile
terreno semimpermeabile
terreno poco connesso con il suolo <80cm
terreno permeabile
terreno poco connesso con il suolo >80cm
LEGENDA
Tale procedimento si adotta a livello urbano per conoscere quanta % bioti-ca è presente e successiva-mente adoperare le scelte opportune a seconda degli scopi preposti. Molto importante come riferimento a livello europeo il lavoro svolto su Berlino per il piano di sviluppo che in questi anni sta interessando la capitale teutonica. Per quanto riguarda Me-stre, innanzittutto abbiamo considerato anche l’area di Porto Marghera per avere un quadro complessivo.
Analisi BAF
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Livello bioticoSuperficie totale 17213 haSuperficie sviluppata 5753 haSuperf. non sviluppata 11450 haGrado di sviluppo 33%BAF 0,3
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Tale procedimento si adotta a livello urbano per conoscere quanta % bioti-ca è presente e successiva-mente adoperare le scelte opportune a seconda degli scopi preposti. Molto importante come riferimento a livello europeo il lavoro svolto su Berlino per il piano di sviluppo che in questi anni sta interessando la capitale teutonica. Per quanto riguarda Me-stre, innanzittutto abbiamo considerato anche l’area di Porto Marghera per avere un quadro complessivo.
Livello bioticoSuperficie totale 17213 haSuperficie sviluppata 5753 haSuperficie non sviluppata 11450 haGrado di sviluppo 33%BAF 0,3
Per un miglior lavoro abbiamo semplificato gli
step di bioditicità e anche le aree di indagine.
E’ emersa una situazione non brillante in cui a
marcare il territorio è la città impermeabile che di
fattori biotici ha ben poco per cui farsi ricordare.
Questa nostra analisi sarà il punto di partenza per un
profondo rinnovo.
64
65
La sfida dell’agricola
fonte: Growing a better future
OXFAMgiugno 2011
Il rapporto che l’organizzazione OXFAM ha redatto e da cui abbiamo preso spunto, da un quadro significativo a livello mondiale del momento cruciale in cui viviamo per quanto riguarda la disponibilità di cibo e la ricchezza o povertà che ne scaturisce.Il documento “Growing a better future” chiarisce in modo inequivocabile le cause che hanno portato a questo stallo e la possibile prospettiva futura che loro si auspicano. Ci interessa parti-colarmente lo stato di fatto per poter inserire il contesto europeo e quello italiano con il nostro progetto su Mestre.Obiettivi che ci si prefigge su scala mondiale sono: ridurre l’impatto dei consumi entro i limiti ridistribuire i consumi anche ai più poveriCon 3 sfide per una produzione più sostenibile, più equa e resiliente ai cambiamenti.Essendo chiaro che la capacità della terra è una costante e l’aumento di popolazione un trend in rapida ascesa, risulta fondamentale iniziare a ridistribuire la ricchezza di cibo e cambiare sistemi economici che si basano sul prezzo tenendo conto dei cambiamenti climatici e con la necessità a monte di una nuova ed efficacie governance mondiale.Un sistema alimentare infruttuoso e basato su falsi parametri
La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici
Popolazione:
7ml
Limiti del pianeta Impatto dell’uso delle risorse Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione
Popolazione:
9ml
2010 2050
La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici
Popolazione:
7ml
Limiti del pianeta Impatto dell’uso delle risorse Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione
Popolazione:
9ml
2010 2050 La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici
Popolazione:
7ml
Limiti del pianeta Impatto dell’uso delle risorse Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione
Popolazione:
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2010 2050 La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici
Popolazione:
7ml
Limiti del pianeta Impatto dell’uso delle risorse Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione
Popolazione:
9ml
2010 2050 La sfida di una crescita equa entro i limiti ecologici
Popolazione:
7ml
Limiti del pianeta Impatto dell’uso delle risorse Parte delle risorse danneggiate dal 20% della popolazione
Popolazione:
9ml
2010 2050
66
Impronta della produzione sostenibilequanto comporta in termini di consumi produrre cibo per sempre più persone sempre più affamte, e con sempre più alti i prezzi?
L’impronta ecologica del cibo
Impronta acqua(litri) Calorie (Kcal)Grano (kg)Uso della terra (m2) Emissioni (Kg CO2e)
LATTE
RISO
15,500 16 24707.9 6
1650143061034001300
3,900 4.6 6.4 1.8
3,333 5.5
1,000 10.6 9.8
1,300 0.8 1.5
3,400
6.7
1 Kg
CARNE
GALLINA
UOVA
GRANO
La divisione della terra destinata all’agricolutra ha raggiunto il suo picco
33
38
37
36
35
34
0.6
1.6
1.4
1.2
1.0
0.8
Area agricola (ettari pro capite)Area agricola (% su terra globale)
1961
1964
1968
1972
1976
1980
1984
1988
1992
1996
2000
2004
2008
% d
i ter
ra g
loba
le
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ri pr
o ca
pita
La divisione della terra destinata all’agricolutra ha raggiunto il suo picco
33
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35
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0.6
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1.4
1.2
1.0
0.8
Area agricola (ettari pro capite)Area agricola (% su terra globale)
1961
1964
1968
1972
1976
1980
1984
1988
1992
1996
2000
2004
2008
% d
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ra g
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La divisione della terra destinata all’agricolutra ha raggiunto il suo picco
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Area agricola (ettari pro capite)Area agricola (% su terra globale)
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Area agricola (ettari pro capite)Area agricola (% su terra globale)
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Un piccolo ma esemplica-tivo schema di come alcuni prodotti incidono sulla produzioni di alimenti che non mangiamo diretta-mente ma che “consumia-mo” per avere un altro prodotto.Alto impatto e non elevate calorie le forniscono le carni, alimenti che troppo spesso riteniamo essenziali nella nostra dieta.
fonte: Growing a better future OXFAMgiugno 2011
La superficie agricola ha raggiunto il suo massimo ormai da alcuni anni. Ov-viamente la sfida si sposta su quanto riusciremo a produrre consapevoli del trend demografico internazionale.
67
0
20
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120
Il vero prezzo del cibo predetto per i prossimi 20 anni cambia
Incr
emen
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rezz
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lle e
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oni m
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su b
ase
2010
Altri processialimentari
Carne prodottofinito
Riso lavorato Bestiame Grano Altre coltivazioni
Risaie Mais
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2030 con cambiamento clima 2030 andamento base
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Altri processialimentari
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Altri processialimentari
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L’adattamento ai cambiamenti climatici in agricolturaCon i c.c. aumenta la fragilità degli ecosistemi e con essi anche la produzione agricola e tutto il ciclo che gira intorno ad essa. Un fragilità sempre più evidente e cresciente che si manifesta soprattutto sui paesi in via di sviluppo nei quali aumentano gli affamati e i poveri. Questi cambia-menti sconvolgono anche i mercati economici che decidono sui prezzi; un aumento dei prezzi incrementa il numero di persone che non possono permettersi certi beni. L’aumento dell’uso di tecnologie e fertilizzanti non permette al giorno d’oggi di diminuire il gap con le sempre più alte perdite degli stock alimentari. Alla base di tutto ciò c’è un fallimento dei governi rimasti troppo passivi nonostante tutto fosse sotto i loro occhi.
L’impatto previsto del c.c. sulla produzione di mais al 2030
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Perc
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al 2
030
SE Africa W Africa C Africa E Africa C America Ande
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prod
uzio
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altiv
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203
0
Brasilegrano
C Africamais
W Africamais
E Africa mais
Cina risaie
risaie S-E asia
L’impatto previsto dal c.c. sulla produzione di cibo primario regionale al 2030
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Cina risaie
risaie S-E asia
L’impatto previsto dal c.c. sulla produzione di cibo primario regionale al 2030
L’impatto previsto del c.c. sulla produzione di mais al 2030
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SE Africa W Africa C Africa E Africa C America Ande
Un piccolo ma esemplica-tivo schema di come alcuni prodotti incidono sulla produzioni di alimenti che non mangiamo diretta-mente ma che “consumia-mo” per avere un altro prodotto.Alto impatto e non elevate calorie le forniscono le carni, alimenti che troppo spesso riteniamo essenziali nella nostra dieta.
fonte: Growing a better future
OXFAMgiugno 2011
fonte: Growing a better future OXFAMgiugno 2011
La superficie agricola ha raggiunto il suo massimo ormai da alcuni anni. Ov-viamente la sfida si sposta su quanto riusciremo a produrre consapevoli del trend demografico internazionale.
Il cambiamento del clima influenzerà non poco la
produzione di derrate alimentari e si ripercuo-terà sul prezzo. Sarà più opportuno considerare questo fattore impreve-
dibile. Pertanto piuttosto che cercare di prevederlo
sarebbe cosa buona e giusta cercare di adattarsi quanto prima instaurando
nuove pratiche e nuovi metodi.
68
Chi controlla il sistema cibo?
1.5ml produttori7ml
consumatori
commerciantirivenditore
compagnie del cibo
L’imput delle compagnie
Non più di 500
compagniecontrollano il 70%
delle scelte
Nestlè, la più grande compagnia,controlla l’80% della produzione di latte in Perù, e nel 2000 era la più grande compagnia in Brasile.
Cargill, Bunge e ADMcontrollano circa il 90%del commercio globaledi grano
4 sigle, Dupont,Monsanto, Syngentae Limagrain, dominanooltre il 50% del volume delle vendite mondiali di semi
Le entrate dellaWal-Mart raggiunse400ml $ nel 2009,equivalente al PILdei paesi poveri delmondo.
Un sistema che fa acqua da tutte le partiLe sfide precedentemente accennate potrebbero essere intraprese in modo propositivo se alla base vi fosse un sistema più sano di quello rappresentato dai seguenti diagrammi.Innanzittutto c’è un ristretto gruppo di aziende che detengono la maggior parte del mercato determimando l’andamento del mercato stesso dei prezzi e creando reazioni sociali a catena con rispercussioni su intere popolazioni.
Un esempio di distribuzione iniqua si può valutare dalla produzione di Co2 e dai rifornimenti di cibo che non sempre vanno a braccetto ma che son un importante indicatore di stato di salute di un paese nel mercato mondiale.
Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007
19.3
27.4
2.5
0.10.1
1.31.8
19
11.4
9.98.7
3748
3113 29992264
23761980
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2352
3227
2538
2812
Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007
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Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007
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Il sistema cibo è cosparso di inequità: emissioni e rifornimenti di cibo Totale emissioni nel 2007 (tonnellate di CO2e per persona) Rifornimento di cibo (kcal/capita/giorni) nel 2007
19.3
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2538
2812fonte: Growing a better future OXFAMgiugno 2011
Una delle più elevate ingiustizie a cui assistiamo tutti i giorni e di cui siamo protagonisti comprando loro prodotti.Una vera e propria oligar-chia detiene il potere e il controllo del mercato della maggior parte dei prodotti con ripercussioni socialli ed economici non di poco conto nel mondo rurale e delle piccole imprese
Una sintesi di come sia complesso il fenomeno di produzione e emissione dei gas serra non sempre correlati tra loro ma che rispondono a esignenze ben definite
69
Queste disuguaglianze e questa oligarchia di mercato porta ad innescare un processo di impoverimento non solo di terre ma soprattutto di società, intere popolazioni o tipologie di famiglie risentono di questo organismo mondiale male strutturato. Un impoverimento che viene reso evidente dalla malnutrizione, non avendo terre da coltivare o non riuscendo a guadagnare a sufficienza queste persone mangiano male e poco soprattutto. I Paesi in via di sviluppo son quelli che risentono maggiormente di questi disequilibri essendo loro in un limbo che con la crisi finanziaria si è reso molto più intricato.
Malnutrizione per tipo di famiglia (stima 2005,%)
famiglie di coltivatoria piccola scala
50%Famiglie ruralisenzaterra20%
Famiglie di pastori,pescatori, e forestali10%
20%
Malnutrizione per regione (2010, milioni)
Paesi sviluppatiVicino oriente e nord Africa
America Latina
AfricaSub-sahara
Asia e Pacifico
19 3753
239578
Famiglie urbane
Dove sono le persone affamate?
Malnutrizione per tipo di famiglia (stima 2005,%)
famiglie di coltivatoria piccola scala
50%Famiglie ruralisenzaterra20%
Famiglie di pastori,pescatori, e forestali10%
20%
Malnutrizione per regione (2010, milioni)
Paesi sviluppatiVicino oriente e nord Africa
America Latina
AfricaSub-sahara
Asia e Pacifico
19 3753
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Famiglie urbane
Dove sono le persone affamate?
Malnutrizione per tipo di famiglia (stima 2005,%)
famiglie di coltivatoria piccola scala
50%Famiglie ruralisenzaterra20%
Famiglie di pastori,pescatori, e forestali10%
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Malnutrizione per regione (2010, milioni)
Paesi sviluppatiVicino oriente e nord Africa
America Latina
AfricaSub-sahara
Asia e Pacifico
19 3753
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Famiglie urbane
Dove sono le persone affamate?
Tramutando tutto questo in termini finanziari che purtroppo rendono ancora meglio l’idea (in realtà basterebbero questi pochi diagrammi per rendersi conto della gravità della situazione). I governi come se non bastasse continuano ad investire quantità esorbitanti di denaro forse a vuoto ma senz’altro in beni che poco interessano alla vita reale pubblica. Questa rotta è da invertire subito per poter sperare in un mondo più equo, sostenibile e che garantisca la giusta ricchezza alimentare a tutti.
ml
I governi son bravi nell’investire in beni nocivi all’interesse pubblico
€43mlsussidi mondiali per l’energia rinnovabile
Sussidi mondiali per i carburanti fossili (solo consumo)
sussidi biocarburanti€15ml
Supporto all’agricoltura dei paesi industrializzati
€191
contributo al WFP
€2.6ml€7.4mlODA per l’agricoltura
ml
€236fonte: Growing a better future
OXFAMgiugno 2011
fonte: Growing a better future OXFAMgiugno 2011
Oligarchia, disuguaglianze, perdita di terreno,
cambiamenti climatici, andamento dei prezzi indicizzano verso un
quadro ben preciso delle tipologie di famiglie che più risentono di questa situazione. Determinati
gruppi distribuiti in deter-minati Paesi, specialemente
in quelli in via di sviluppo.
Una delle più elevate ingiustizie a cui assistiamo tutti i giorni e di cui siamo protagonisti comprando loro prodotti.Una vera e propria oligar-chia detiene il potere e il controllo del mercato della maggior parte dei prodotti con ripercussioni socialli ed economici non di poco conto nel mondo rurale e delle piccole imprese
Una sintesi di come sia complesso il fenomeno di produzione e emissione dei gas serra non sempre correlati tra loro ma che rispondono a esignenze ben definite
In tutto questo i governi dei Paesi continuano a
non rendersi protagonisti in positivo ma al contrario
investono con costanza e poca lungimiranza in pratiche dannose per
tutti dando la priorità al profitto subito ma che avrà conseguenze ben
pesanti un domani.
70
71
La nuova PAC:ultimo tentativo contro il declino europeoFinora le politiche agricole comunitarie son state inefficaci e dissipatrici di moltissimi fondi. Si spera che con questa profonda riforma comunitaria si arrivi a un obiettivo in cui l’agricoltura sia ancora un cardine della vita nel vecchio continente, tenendo conto di tanti e nuovi aspetti sorti in questi decenni con l’avvento di numerosi parametri sociali economici, etcnologici e ambientali.
Cosa non va!Iniquità dei pagamentiIniustizie alimentariDisoccupazione crescente nel settoreVolatilià del prezzoFallimenti ambientali e di adattamento al c.c.
Cosa c’è da fare!+ sostegno agli agricoltori remunerare i servizisoddisfare la domanda globale+ qualità nel locale aumentare la sceltacotrastare volatilità dei prezzi+ rispetto per l’ambiente
Sfide economiche
sicurezza alimentarevariabilità dei prezzi
crisi economica
Sfide ambientali
emissioni gas serradegrado dei terreni
qualità dell’acqua e dell’ariahabitat e biodiversità
Sfide territoriali
vitalità zone ruralidiversità dell’agricoltura
Perchè è necessaria una riforma della PAC
produzione alimentare valida
Contribuire al reddito agricolo e limitarne la variabilità.Migliorare la competitività e il contributo del settore al valore aggiunto della catena alimentareOffrire una compensazione alle zone con vincoli naturali
gestione sostenibile delle risorse naturali e azioni sul cambia-
mento climatico
Garantire la fornitura dei beni pubbliciPromuovere la crescita “verde” mediante l’innovazionePerseguire la attenuazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici
sviluppo territoriale equilibrato
Sostenere la vitalità delle aree rurali e l’occupazionePromuovere la diversificazionePermettere la diversità sociale e strutturale nelle zone rurali
Obiettivi
fonte: PAC verso il 2020Commissione EU
Agricoltura e sviluppo rurale
72
PRINCIPALI ESPORTAZIONI AGRICOLE COMUNITARIE (percentuale in base al valore del 2005)
Carni e frattaglie commestibili Latte e derivati Ortofrutticoli freschi Preparazioni di frutta e verdura Fiori e piante
enoizanicam alled ittodorp ,ilaereC e amidi
Grassi e oli Bevande, liquori e aceto Zucchero e dolciumi Altro
6,0%8,1%
4,8%
3,9%2,3%
5,5%
3,8%
21,8%3,5%
40,4%
PRINCIPALI IMPORTAZIONI AGRICOLE COMUNITARIE(percentuale in base al valore del 2005)
7,7%5,1%
17,6%
7,1%
3,3%
5,6%5,9%6,3%4,9%
36,5%
Carni e frattaglie commestibili Semi oleosi Frutti commestibili
alled ittodorp ,ilaereC macinazione e amidi
Preparazioni di frutta e verdura Grassi e oli Bevande, liquori e aceto Cacao e sue preparazioni Altro
PRINCIPALI PRODOTTI AGRICOLI COMUNITARI (PERCENTUALE DELLA PRODUZIONE IN BASE AL VALORE – 2005)
6,3 %16,0 %
2,2 %
8,1%
5,1%
21,4 %16,4 %
1,8 %3,8 %
2,4 %
16,4 %
CerealiOlio di olivaOrtaggi freschiVinoBovini, suini e capriniAltro
Semi oleosiFrutta frescaPatateProdotti lattiero-caseariUova e pollame
PRINCIPALI PRODOTTI AGRICOLI COMUNITARI (PERCENTUALE DELLA PRODUZIONE IN BASE AL VALORE – 2005)
6,3 %16,0 %
2,2 %
8,1%
5,1%
21,4 %16,4 %
1,8 %3,8 %
2,4 %
16,4 %
CerealiOlio di olivaOrtaggi freschiVinoBovini, suini e capriniAltro
Semi oleosiFrutta frescaPatateProdotti lattiero-caseariUova e pollame
PRINCIPALI PRODOTTI AGRICOLI COMUNITARI (PERCENTUALE DELLA PRODUZIONE IN BASE AL VALORE – 2005)
6,3 %16,0 %
2,2 %
8,1%
5,1%
21,4 %16,4 %
1,8 %3,8 %
2,4 %
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CerealiOlio di olivaOrtaggi freschiVinoBovini, suini e capriniAltro
Semi oleosiFrutta frescaPatateProdotti lattiero-caseariUova e pollame
PRINCIPALI PRODOTTI AGRICOLI COMUNITARI (PERCENTUALE DELLA PRODUZIONE IN BASE AL VALORE – 2005)
6,3 %16,0 %
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21,4 %16,4 %
1,8 %3,8 %
2,4 %
16,4 %
CerealiOlio di olivaOrtaggi freschiVinoBovini, suini e capriniAltro
Semi oleosiFrutta frescaPatateProdotti lattiero-caseariUova e pollame
DE 12,6%
FR 20,3 %
UK 6,5 %
ES 12,7 %
IT 14,2 %
NL 6,9 %
PL 4,9 %
QUOTA NELLA PRODUZIONE AGRICOLA DELL'UΕ(% al 2005)
DE 12,6%
FR 20,3 %
UK 6,5 %
ES 12,7 %
IT 14,2 %
NL 6,9 %
PL 4,9 %
QUOTA NELLA PRODUZIONE AGRICOLA DELL'UΕ(% al 2005)
fonte: La politica agricola comunealla portata di tuttiCommissione europeaDir. Gen. Agricoltura e Sviluppo Rurale
Da questi semplici ma significativi grafici si capisce come in un Europa unita ci siano ancora molte disomogeneità. L’agri-coltura e l’allevamento presentano ancora un buon stato di salute anche se la competizione inizia sempre più a crescere. La globalizzazione e i cambia-menti climatici saranno dei parametri che influenze-ranno enormemente la produzione, la tipologia dei prodotti le esportazioni e le importazioni.
73
fonte: La politica agricola comunealla portata di tuttiCommissione europeaDir. Gen. Agricoltura e Sviluppo Rurale
Da questi semplici ma significativi grafici si capisce come in un Europa unita ci siano ancora molte disomogeneità. L’agri-coltura e l’allevamento presentano ancora un buon stato di salute anche se la competizione inizia sempre più a crescere. La globalizzazione e i cambia-menti climatici saranno dei parametri che influenze-ranno enormemente la produzione, la tipologia dei prodotti le esportazioni e le importazioni.
Cambiamenti climatici_possibili conseguenze nelle aree biogeografiche agricole UEestati piovosebufere invernali, e inondazionistagion di lunghezza crescenteterreni agricoli più idoneirischi di peste e malattie
inverni piovosi e con inondazioniestati piovoserischio siccità e stress idricorischio erosione del suologamma di colture in flessione
rischio inondazioniestati più calde e seccherischio di peste e malattie per i coltiviflessione dei raccoltisalute e benessere degli animali
disponibilità d’acquarischio siccità. momenti di calorerischio erosione suolocrescita delle stagioni, flessione dei raccoltiaree ottimali per i raccolti
68/6
9
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1
72/7
3
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5
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90/9
1
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3
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9
00/0
1
02/0
3
04/0
5
LE «MONTAGNE DI CIBO» SONO SOLO UN RICORDOEvoluzione delle scorte pubbliche di cereali (scorte d'intervento)
Mig
liaia
di t
onne
llate
35 000
20 000
25 000
30 000
15 000
10 000
5 000
0
Campagna di commercializzazione
Mais
FrumentoSegalaOrzoGrano duro
68/6
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1
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5
76/7
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90/9
1
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3
94/9
5
96/9
7
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9
00/0
1
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3
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LE «MONTAGNE DI CIBO» SONO SOLO UN RICORDOEvoluzione delle scorte pubbliche di cereali (scorte d'intervento)
Mig
liaia
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onne
llate
35 000
20 000
25 000
30 000
15 000
10 000
5 000
0
Campagna di commercializzazione
Mais
FrumentoSegalaOrzoGrano duro
Le “montagne di cibo” son soltanto un ricordoevoluzione delle scorte pubbliche di cereali
L’aumento demografico, l’uso insostenibile del
suolo, la crisi economica del settore, un mancato
sostegno alla maggior parte degli agricoltori
ha portate ad un nuovo scenario. Non si avranno
più riserve di cibo per eventuali momenti
instabili e soprattutto con il cambiamento climatico sempre più pressante si
avranno delle conseguenze e dei cambiamenti nel
ciclo di produzione dei raccolti nella distribuzione delle acque e nella fertilità
della terra. Da tutto ciò emerge la necessità di un rinnova-mento sostanziale della
politica e della mentalità che sta dietro alla produ-
zione agricola andando ad intervenire in ogni signola
regione di ogni singolo stato riprendendo in mano
le peculiarità del luogo come vincolo primo per
la produzione di beni e servizi.
fonte: La politica agricola comune
alla portata di tuttiCommissione europeaDir. Gen. Agricoltura e
Sviluppo Rurale
74
75
L’agricoltura veneta
L’Italia all’interno del sistema Europa è una delle nazioni più produttive nonostante abbia un ter-ritorio che non aiuta. Il 60% della nazione è caratterizzato da montagne e colline e nelle pianure si riversa la maggior parte degli abitati. In Italia ci son moltissime problematiche che aizzate dalla crisi hanno portato a forti scompensi nel settore. I trend delle problematiche son impressionan-ti; il consumo di suolo è il nemico principale, la frammentazione iniziale ha portato ad abban-donare terre che a loro volta son state occupate da nuove costruzioni. La volabilità dei prezzi, decisi sempre da una parte minoritaria del settore, ha portato e porterà scompensi e a molti fallimenti. L’agricoltura una volta era il traino dell’economia italiana con moltissime occupazioni. Oggi con l’apertura dei mercati la globalizzazione la competizione stiamo perdendo terreno in molti frangenti. Puntare sulla qualità, sul riappropriarsi della terra, una nuova gestione del suolo e dei raccolti, adattarsi ai cambiamenti climatici, son soltanto alcuni aspetti che devono essere ripresi e intra-presi con l’aiuto delle amministrazioni e dell’intera Europa. Un agire locale per pensare globale.Nel frattempo si sta aspettando il 2013 per l’avvento di questa riforma della PAC che si spera dia i suoi frutti visti gli intenti più che positivi.Una sintesi numerica del contesto in cui ci troviamo per capire meglio la situazione disastrata dell’agroalimentare in Italia.L’agricoltura rappresentava nel 2000 il 2,5% del PIL nazionale mentre nel 2009 era scesa al 1,6%.Nel solo 2010 nel pieno della crisi la produzione rispetto all’anno prima era scesa del 2% con un valore aggiunto sceso del 3% e un costo di produzione aumentato del 4%. Tutto questo in contrasto con il prezzo all’origine sceso del 3% e un reddito complessivo di -7%. Bastano questi pochi numeri per capire il contrasto e la confusione che regna nel sistema agricoltura nazionale.Altro esempio il divario tra prezzi e costi di alcuni prodotti; il prezzo cereali è -55% mentre il costo è +33% e lo stesso il latte con un prezzo sceso del 33% e un costo aumentato del 21%. Le aziende nel 2000 erano 2400000 mentre nel 2010 son scese a 1630000 (-32%) mentre la SAU è scesa del 2% in 10 anni.
fonte: Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2011
INEA2011
76
NUMERO DI AZIENDE E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
da 219.000 a 276.000Numero di aziende
da 98.000 a 219.000da 46.000 a 98.000da 3.000 a 46.000
Variazione % 2010/00
da -30% a -40%
fino a -15%da -15% a -30%
oltre -40%
Variazione % 2010/00variazione positivada 0% a -5%da -5% a -8%oltre -8%
SAU (ha)da 980.000 a 1.390.000da 640.000 a 980.000da 320.000 a 640.000da 40.000 a 320.000
SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
NUMERO DI AZIENDE E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
da 219.000 a 276.000Numero di aziende
da 98.000 a 219.000da 46.000 a 98.000da 3.000 a 46.000
Variazione % 2010/00
da -30% a -40%
fino a -15%da -15% a -30%
oltre -40%
Variazione % 2010/00variazione positivada 0% a -5%da -5% a -8%oltre -8%
SAU (ha)da 980.000 a 1.390.000da 640.000 a 980.000da 320.000 a 640.000da 40.000 a 320.000
SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
NUMERO DI AZIENDE E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
da 219.000 a 276.000Numero di aziende
da 98.000 a 219.000da 46.000 a 98.000da 3.000 a 46.000
Variazione % 2010/00
da -30% a -40%
fino a -15%da -15% a -30%
oltre -40%
Variazione % 2010/00variazione positivada 0% a -5%da -5% a -8%oltre -8%
SAU (ha)da 980.000 a 1.390.000da 640.000 a 980.000da 320.000 a 640.000da 40.000 a 320.000
SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
Variazione % 2010/00variazione positivada 0% a -5%da -5% a -8%oltre -8%
SAU (ha)da 980.000 a 1.390.000da 640.000 a 980.000da 320.000 a 640.000da 40.000 a 320.000
SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
SAU MEDIA PER PROVINCIA. VENETO - ANNI 2010 E 2000
8,7
5,9
19,5
4,5
7,0
4,5
15,9
7,0
3,7
7,9
3,35,0
3,4
10,9
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo
2010 2000SAU MEDIA PER PROVINCIA. VENETO - ANNI 2010 E 2000
8,7
5,9
19,5
4,5
7,0
4,5
15,9
7,0
3,7
7,9
3,35,0
3,4
10,9
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo
2010 2000SAU MEDIA PER PROVINCIA. VENETO - ANNI 2010 E 2000
8,7
5,9
19,5
4,5
7,0
4,5
15,9
7,0
3,7
7,9
3,35,0
3,4
10,9
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo
2010 2000
VARIAZIONE % 2010/00 SAU E NUMERO AZIENDEPER PROVINCIA. VENETO
-21,3
-48,3
-64,5
-31,2 -31,4-24,5 -27,7
-3,1
-18,4-13,0
-7,9 -5,5
0,05,1
-70
-60
-50
-40
-30
-20
-10
0
10Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo
Var. % Numero aziende Var. % SAUVARIAZIONE % 2010/00 SAU E NUMERO AZIENDE
PER PROVINCIA. VENETO
-21,3
-48,3
-64,5
-31,2 -31,4-24,5 -27,7
-3,1
-18,4-13,0
-7,9 -5,5
0,05,1
-70
-60
-50
-40
-30
-20
-10
0
10Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo
Var. % Numero aziende Var. % SAU
VARIAZIONE % 2010/00 SAU E NUMERO AZIENDEPER PROVINCIA. VENETO
-21,3
-48,3
-64,5
-31,2 -31,4-24,5 -27,7
-3,1
-18,4-13,0
-7,9 -5,5
0,05,1
-70
-60
-50
-40
-30
-20
-10
0
10Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo
Var. % Numero aziende Var. % SAU
fonte: statistiche flashRegione Venetoluglio 2011
2010 Variazione % 2010/00Aziende SAU SAT Aziende SAU SAT
Italia
Veneto
120375 806319 1021969
1630420 12885186 17277023
-32,3 -5,3 -12,6
-32,2 -2,3 -8
SAUsuperficie
agricola utileSAT
superficieagricola totale
77
NUMERO DI AZIENDE E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
da 219.000 a 276.000Numero di aziende
da 98.000 a 219.000da 46.000 a 98.000da 3.000 a 46.000
Variazione % 2010/00
da -30% a -40%
fino a -15%da -15% a -30%
oltre -40%
Variazione % 2010/00variazione positivada 0% a -5%da -5% a -8%oltre -8%
SAU (ha)da 980.000 a 1.390.000da 640.000 a 980.000da 320.000 a 640.000da 40.000 a 320.000
SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
Variazione % 2010/00variazione positivada 0% a -5%da -5% a -8%oltre -8%
SAU (ha)da 980.000 a 1.390.000da 640.000 a 980.000da 320.000 a 640.000da 40.000 a 320.000
SAU E VARIAZIONE % 2010/00 PER REGIONE.ANNO 2010
DISTRIBUZIONE DELLA SAU PER TIPOLOGIA DI COLTIVAZIONE.VENETO - ANNO 2010
Ortifamiliari
Prati e pascoli
Seminativi
Legnoseagrarie13,4%
16,0% 0,2%
70,4%
DISTRIBUZIONE DELLA SAU PER PROVINCIA.VENETO - ANNO 2010
Venezia
Padova
Rovigo Verona
Vicenza
Belluno
Treviso
11,5%
15,8%
14,9%
16,8%
21,3%
5,7%14,1%
fonte: statistiche flashRegione Venetoluglio 2011
DISTRIBUzIONE DELLA SAU PER PROVINCIA
VENETO ANNO 2010
DISTRIBUzIONE DELLA SAU PER TIPOLOGIADI COLTIVAzIONE
VENETO ANNO 2010
fonte: statistiche flash
Regione Venetoluglio 2011
SAU2000 2010 % 2000 2010 %
Veneto
Venezia
178404 120.735 -32
23899 16391 -31
851276 806319 -5
119836 113303 -5
Aziende
Legnose agrarie di cui ViteSeminativi
Orti familiari Prati permanenti
20102000 20102000 20102000
20102000 20102000
Azienda
Ettari
129000
108500
21980
579699
92890
103500
15400
568000
89140
8910
10960
108150
47200
8048
4759
107690
77191
6830
10222
73780
37335
6262
4183
73708
66562
473
12820
2423
38721
291
6480
1851
50461
1908
983
161087
22128
1438
400
128731
Veneto
Venezia
-28%
-5%
-30%
-2%
-47%
-10%
-57%
-0,5%
-42%
-38%
-50%
-24%
-51%
-8%
-59%
0%
-56%
-25%
-59%
-21%
Veneto
Venezia
Veneto
Venezia
Veneto
Venezia
Azienda
Ettari
Questa carrellata di dati può essere confusionaria e anche molto lunga da
leggere e da comprendere.Il succo della questione
è che anche a livello provinciale ci son o quei
trend che a livello europeo si cerca di contrastare.
Il Veneto e la provincia di Venezia risentono molto di
un’amministrazione poco lungimirante, di scelte
sbagliate di un consumo di territorio troppo evasivo
e una crisi che ha dato la mazzata finale ad un
sistema in ginocchio.Il nostro intento sarà di di-mostrare che la crescita di questo settore può iniziare
dall’interno della città, in questo caso di Mestre.
Principalmente orti urbani per soddisfare la domanda
e aumentare la bioticità per ottemperare agli
impegni internazonali.
79
GESTIONE RISORSE IDRICHE
81
L’acqua è l’elemento chiave che rende possibile la vita sulla terra, è spazio fisico dove vivono gli habitat marini e gli ecosistemi acquatici continentali e garantisce le funzioni vitali per tutti gli esseri viventi.Il ruolo che l’acqua e gli ecosistemi acquatici hanno avuto nella storia delle diverse civiltà è stato in netta dipendenza con il modo di considerare la natura nelle varie epoche. Con l’importanza data alle conoscenze scientifiche, instaurata durante il Rinascimento e che verrà confermata poi dall’illuminismo, il concetto del dominio della natura si confermò come base della modernità.Nel diciannovesimo secolo, in molti paesi europei si imposero dei processi di vendita del patrimonio pubblico che portarono alla privatizzazione di terre, boschi e risorse naturali, e, tra queste, le risorse idriche e alla costruzione di grandi infrastrutture per l’irrigazione e per la navigazione. Si è inoltre diffuso l’utilizzo di acque sotterranee per l’irrigazione dei campi agricoli.Tali modelli di gestione vigenti hanno generato spirali di crescenti richieste di acqua che hanno superato le capacità degli ecosistemi, causando impatti irreversibili nella biodiversità.
Questi fenomeni, oltre ai relativi impatti ambientali, generano dei gravi problemi socio-economi-ci a livello mondiale che colpiscono in modo drammatico i paesi poveri o in via di sviluppo.Il degrado del ciclo idrico e la crisi della sostenibilità degli ecosistemi acquatici stanno riducendo notevolmente la rinnovabilità, in quantità e qualità, delle risorse idriche disponibili. La povertà e l‘ignoranza, assieme all’irresponsabilità di molti governi e di alcune istituzioni internazionali, completano spesso questo ciclo di degrado e di crisi ecologica degli ecosistemi acquatici.I modelli di pianificazione si sono basati tradizionalmente su dati medi annuali di precipitazione e di portate. Le prospettive di incertezza e di aumento della variabilità impongono, tuttavia, un cambiamento di mentalità e delle strategie di pianificazione nella gestione del richio idraulico e dell’incertezza.
E’ necessario concettualizzare e valorizzare l’acqua, non come una semplice risorsa produttiva, ma come un attivo strumento eco-sociale dove la radice “eco” esprime allo stesso tempo valori economici ed ecologici, che implica passare da un’ottica di gestione dell’acqua come risorsa a un’ottica di gestione ecosistemica, molto più complessa. La recente Direttiva Europea Quadro sulle Acque, vigente oggi nell’Unione Europea, adotta questo nuovo approccio.
Acqua: una risorsa da preservare
82
97,5 %acqua salata
70 %calotte polari
30 %falda
<1 %disponibile per consumo
2,5 %acqua potabile
Anche se la superficie globale è coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata. L’acqua dolce è per il 68,9% contenuta in ghiacciai e nevi perenni, per il 29,9% nel sottosuolo e solo lo 0,3% è localizzata in fiumi e laghi, e quindi potenzialmente disponibile. La fonte di tutte le risorse di acqua dolce è la precipitazione atmosferica.Attualmente un abitante della terra su cinque non ha acqua potabile a sufficienza.In 29 Paesi il 65% della popolazione è al di sotto del fabbisogno idrico vitale.
In termini assoluti, la risorsa totale rinnovabile di acqua dolce in Europa è di circa 3 500 km3/anno, mentre l’estrazione totale di acqua è di circa 353 km3/anno, il che significa che viene estratto il 10 % delle risorse totali di acqua dolce.Questo dà un’indicazione della pressione che la domanda totale d’acqua esercita sulle risorse idriche.
In Europa possono essere considerati non stressati 20 paesi, a basso stress idrico 9 paesi, men-tre sono considerati a stress idrico 4 paesi (Cipro, Malta, Italia e Spagna). I paesi con stress idrico a volte devono affrontare il problema dell’eccessiva estrazione di acque sotterranee con conseguente impoverimento dell’acqua potabile e intrusione di acqua salata nelle falde acquifere costiere.
Mappa mondiale sull’im-pronta idrica pro-capite
[m3/anno]Fonte: WWF
L’acqua salata domina sulle riserve globaliFonte: United Nations
Il bilancio idrico globale
600-1000
1000-1200
1200-1300
1240 MEDIA GLOBALE
1300 - 1500
1500 - 1800
2100 - 2500
1800 - 2100
L’acqua salata domina sulle riserve globaliFonte: United Nations
Le attività umane sono ormai diventate i fattori principali di pressione esercitata sui sistemi idrici del pianeta. Sono influenzate da fattori demografici, che con migrazione e urbanizzazione influenzano la richiesta d’acqua e inquinamento, fattori economici se calcoliamo anche l’acqua virtuale necessaria per produrre un certo prodotto, fattori sociali dove il cambio di stile di vita individuale rappresenta il fattore principale di cambiamento, e fattori politici che devono supportare una struttura di lavoro sulla quale operare, a partire da scala globale fino alla scala locale.La gestione insostenibile e l’ iniquo accesso alle risorse d’acqua non può continuare. Potremmo anche non avere tutte le informazioni necessarie su quantità e qualità globale dell’ac-qua per intervenire, ma ora sappiamo abbastanza per iniziare a fare dei passi significativi.
L’acqua e i sistemi idrici devono essere quindi gestiti per ottenere sviluppo sociale ed econo-mico, e sviluppo sostenibile. Le risorse idriche, gestite propriamente, sono fondamentali per il benessere individuale. Possono fornire equità, sicurezza e sanità a famiglie, business e comunità, oltre ad adeguato cibo, energia e ambiente di protezione da alluvioni e siccità.
83
84
WWF - Water FootprintStima dell’acqua incorporata in un bene
250
1000
650
Stando alla nuova prospettiva scientifica presentata dal WWF durante la Settimana mondiale dell’acqua si potrebbero ridurre i consumi aumentando la consapevolezza degli sprechi. Come? Mettendo ad esempio in relazione l’utilizzo dell’acqua con i consumi delle persone. Gli esperti parlano di «acqua virtuale», quella nascosta nei cibi, nei vestiti e nei servizi.
Ogni italiano usa in media 215 litri di acqua reale al giorno, per bere e per lavarsi, ma il consu-mo è 30 volte superiore se consideriamo anche l’acqua virtuale impiegata per produrre ciò che mangiamo e indossiamo. Fanno più di 6.500 litri a testa, ogni giorno. Il valore più alto al mondo dopo quello degli Stati Uniti. E solo il 30 % di quell’acqua proviene da risorse italiane. La gran parte (70 %) arriva dall’estero, incorporata nei prodotti che viaggiano sulle rotte del commercio internazionale. Il nostro Paese è il quinto importatore d’acqua del pianeta.
Gli scienziati hanno scelto il termine “impronta” di un paese per definire il volume di acqua necessario per produrre beni e servizi consumati dagli abitanti.Dipende da quattro fattori fondamentali: quantità e tipo di consumi, clima, e tecniche agricole. Per fare un solo esempio: una dieta vegetariana comporta un consumo virtuale di 2000 litri d’acqua al giorno, se invece mangia-mo carne si può arrivare a 5000 litri al giorno. Secondo la ricerca Water footprints of nations (2007), ogni italiano consuma 2.332 m3 d’acqua all’anno (equiva-lenti a 2 milioni e 332 mila litri).Sul nostro livello Spagna e Grecia. Davanti ci sono solo gli Stati Uniti (2.483 metri cubi). La media mondiale è 1.243, mentre nella maggior parte dei Paesi poveri i consumi scendono sotto i mille metri cubi.
WWF - Tre punti per ridurre l’impronta idrica sul pianeta
Lavorare sulla produttività dell’acqua per uso agricolo. Senza colpevolizzare i coltivatori, sappiamo che il miglioramento delle tecnologie per l’irrigazione e la raccolta dell’acqua nei campi è una leva fondamentale per contenere l’uso e lo spreco.Una cultura diffusa della buona alimentazione può incidere in maniera altrettanto massiccia, ad esempio riducendo i consumi di carne.Oltre ai “peccati” di produttori e consumatori, l’Italia paga una grave arretratezza dal punto di vista delle leggi. La direttiva della Comunità europea sull’acqua risale al 2000: è stata recepita, ma non ancora attuata. Non esiste così una legislazione che regoli la domanda, l’offerta e la gestione dell’acqua. Se chiediamo sforzi a chi produce e a chi consuma, dobbiamo pretendere che ci sia anche una sorta di “carta costituzionale” che tuteli l’acqua come bene pubblico.
1
2
3
85
Orzolitri per 500 gr
Lattelitri per 1l
Tostlitri per 500gr
Formaggiolitri per 500gr
Manzolitri per 300gr
Hamburgerlitri per 150gr
Zucchero litri per 500 gr
Caffèlitri per 750 gr
Thelitri per 750 gr
Granolitri per 500 gr
Sorgolitri per 500 gr
Migliolitri per 500 gr250
1000
650 2500 2500 2500
750 84090
650 1400 2500
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La Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di risorse idriche, ha introdotto un approccio innovativo nella legislazione europea in materia di acque, tanto dal punto di vista ambientale, quanto amministrativo-gestio-nale. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi:
Un’ottica di gestione basata sugli ecosistemi che stabilisce come obiettivo centrale il recupero e la conservazione di un buono stato ecologico dei fiumi, dei laghi, delle lagune e delle zone umide. Per le falde, è introdotto l’obiettivo di accertare una buona condizione quantitativa, oltre che la buona condizione qualitativa richiesta dalla legislazione precedente. Viene inoltre tenuto in considerazione l’interazione di queste masse d’acqua con le zone umide e gli altri ecosistemi.E’ introdotto il principio di non-deterioramento, che approfondisce l’impegno verso la conservazione che va oltre il principio del “chi inquina-paga”.Riconoscendo l’importanza del ciclo naturale delle acque continentali, il bacino flu-viale è assunto come la struttura territoriale per la gestione delle acque. Adottando l’indivisibilità e la stretta interrelazione dei sistemi idrici delle acque sotterranee e superficiali, la Direttiva promuove una gestione integrata a livello di bacino, superan-do anche le frontiere degli stati nei bacini transfrontalieri europei.La Direttiva richiede l’attenzione ai delta, agli estuari e alle piattaforme litoranee nella gestione dei bacini fluviali,abolendo la tradizionale ottica che vede l’acqua di fiume “ persa in mare” e riconosce le importanti funzioni delle acque fluviali nel-la sostenibilità dei delta, delle spiagge, dell’industria della pesca e degli ecosistemi costieri. Riguardo ai rischi di inondazione, la Direttiva cambia l’ottica tradizionale basata sull’importanza delle infrastrutture di difesa delle rive dei fiumi per dare la priorità al loro recupero in senso naturalistico allo scopo di ristabilire la capacità di am-mortizzare naturalmente le inondazioni. Il nuovo motto è “dare spazio ai fiumi”.La Direttiva introduce nuovi criteri di verifica della razionalità economica nella ge-stione delle acque, governati dal principio del recupero dei costi, compresi i costi ed i valori ambientali e il valore della scarsità (opportunità).La Direttiva richiede di aprire al confronto pubblico e alla partecipazione cittadina proattiva le scelte di gestione delle acque.
1
2
3
4
5
6
7
Una nuova politica di gestione delle risorse idriche
87
Il progetto Life+ WATACLIC (Water Against Climate Change) si propone di far conosce-re su tutto il territorio italiano approcci e tecniche che permettono un uso più razionale della risorsa idrica oltre che un minore impatto ambientale degli scarichi urbani.
Obiettivi del progetto
• Introdurre nelle norme urbanistiche e nei regolamenti edilizi, indirizzi e prescrizioni volte a favorire la diffusione di tecniche per migliorare la gestione delle acque e ridurre i consumi (raccolta e riuso delle acque di pioggia, separazione e riuso delle acque grigie, gestione sostenibile del runoff urbano, ecc.)• Adottare strumenti economici per favorire un uso più sostenibile dell’acqua potabile• Diffondere presso i gestori conoscenze per ridurre le perdite e migliorare l’efficienza energetica del servizio idrico integrato• Elaborare efficaci campagne informative dirette agli utenti per adottare comportamenti di uso responsabile dell’acqua e tecnologie per il miglioramento dell’efficienza idrica ed energetica (sanitari e elettrodomestici a basso consumo)• Diffondere presso gli operatori dell’idraulica domestica e dell’edilizia le conoscenze e le tecniche per la gestione sostenibile dell’acqua
è necessario intervenire sia a macroscala, a livello urbano, come a livello architettonico
con sistemi di recupero e trattamento delle acque.Prima ancora bisonga però sensibilizzare tutti gli attori in gioco
sul problema dell’acqua, riconoscendo l’urgente necessità di un cambiamento nello stile di vita,
nella produzione e nelle politiche di gestione.
89
In linea con quanto detto in precedenza, la quasi totalità di riserva d’acqua dolce in Italia si trova nelle falde acquifere; il prelievo idrico viene effettuato per il 48,6% da pozzi, il 37,9% da sorgenti, l’8,0% da bacini artificiali, il 4,8% da corsi d’acqua superficiali, lo 0,4% da laghi naturali e lo 0,3% da acque salmastre superficiali.Il nostro è un Paese tra i più ricchi d’acqua del mondo, ha una elevata capacità idrica ma al contempo è trai primi stati al mondo per impronta idrica pro-capite (dietro a USA, Grecia e Malesia), con un consumo di 2.700 m3 all’anno.
Successivamente la risorsa idrica italiana viene suddivisa, e viene destinato il 20% al settore indu-striale, il 15% all’uso civile e il 65% all’irrigazione agricola.Questi tre macro settori, oltre a stressare le risorse idriche dal punto di vista qualitativo, inci-dono pesantemente anche sulla qualità dell’acqua di falda. è quindi necessario ridurre l’impatto sulle risorse idriche se si vuole raggiungere un buono stato delle acque superficiali e di falda.
Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per quattro mesi l’anno (giugno settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.
Il settore agricolo incide pesantemente
sul bilancio dei consumi idrici nazionali, arrivan-do ad interesare anche
il 65% delle risorse disponibili.
Se pensiamo anche che il 40% dell’acqua
per irrigazione si perde lungo le tubazioni dalle sorgenti, dagli invasi alle
prese e agli idranti, e che le falde sono inqui-nate in buona parte da
pesticidi e fertilizzanti utilizzati nella prodizio-
ne agricola, ci rendiamo conto che questo
settore necessita di particolare attenzione
Disponibilità e consumi idrici in Italia
65%AGRICOLTURA
20%INDUSTRIA
15%CIVILE
90
L’acqua erogata ogni anno in Italia, nel recente passato da 7 mila enti e soggetti diversi, attraver-so 13 mila acquedotti, è pari a 8 miliardi di metri cubi.Circa un terzo dell’acqua disponibile in Italia (2 milioni di mc) si disperde dunque lungo le reti fatiscenti e corrose degli acquedotti. Ed è questo un problema tipicamente di programmazione e di gestione alla portata di una pubblica amministrazione che operi per risultati e non più per atti. Il 30% dell’acqua che entra nelle condotte idriche si perde per strada e non arriva nelle case.
La disponibilità d’acqua diminuisce ogni anno, le località in emergenza idrica crescono di nume-ro, i costi ed i prezzi dell’acqua sono in rapido aumento.Il 15% della popolazione italiana, ossia circa otto milioni di persone per quattro mesi l’anno (giugno settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona.
Precipitazioni A�usso estero
evaporazione
Svizzera Francia Slovenia
Aquiferilocali
Risorse idriche potenzialmente utilizzabili
de�ussosuper�ciale
Risorse rinnovabili interne
Risorse rinnovabili totali
De�usso sotterraneo verso i mari
982
129296
3,87
161,1
110
3,57,6
3,27 0,47
12
155
La gestione delle risor-se idriche in Italia
Fonte:Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
91
DOMANDA
Nord-OvestNord-EstCentroSud IsoleITALIA
14.3%13.3%39.1%29.0%23.2%15%
22.2%15.1%35.8%14.1%13.3%20%
51.7%48.3%23.4%56.3%63.3%65%
Bacino PoNord-EstLiguriaRomagna-MarcheToscanaLazio-UmbriaAbruzzo-MolisePugliaCampaniaCalabria-LucaniaSiciliaSardegnaITALIA
REGIONE
DISPONIBILITàm3all’anno/persona
PIOGGIA
Superficie Sotterr. Totale
DISPINIBILITà
46546693355761265853417377283429429911386518545273
1045170720729415224215941362299541521161705
29026817118312319516184172226237137216
13351975378477275437175522040111803891298921
La gestione delle risor-se idriche in Italia
Fonte:Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
Diagramma delle medie piovose annuali in Italia
Domanda di acqua dolce nelle Regioni per
settorefonte: Arpa
Disponibilità di acqua dolce nelle Regioni
italianefonte: Arpa
Civile Industria Agricoltura
Morfologie di adattamentoScenario 2050
Morfologie di adattamentoScenario 2050
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• Il surriscaldamento globale è ormai una realtà. L’IPCC prevede che entro il 2100 le temperature aumenteranno da +1.1 a +6.4°C, causando variazioni nelle frequenze e precipitazioni, innalzamento del livello del mare (trai 18 e i 59cm), ed estremizzazione degli eventi atmosferici come ondate di calore, siccità, intense precipitazioni, alluvioni, etc.
• A causa della pressione urbana esercitata dall’uomo sulle coste, il rischio di alluvioni sarà maggiore.
• All’interno dei nuclei urbani, dove i terreni son impermeabili, il rischio di alluvioni sarà maggiore.
• A Mestre l’innalzamento del livello del mare farà salire la probabilità di alluvioni cau-sate dallo straripamento dei corpi fluviali e dell’acqua lagunare. Nel 2100 quasi 2000 edifici potrebbero essere esposti a bassa probabilità di alluvione, 700 a media probabili-tà e 11 ad alta probabilità.
• Mestre è già vulnerabile ad eventi estremi. Negli ultimi anni si sono susseguiti diver-si eventi di copiose precipitazioni in breve arco temporale, causando pesanti danni e ripercussioni suporattutto nell’aree maggiormente urbanizzate. Nel Settembre 2007 caddero 256cm d’acqua in 12 ore, che misero la città in ginocchio, arrivando a som-mergere alcune zone anche di 80cm. Eventi come questo hanno evidenziato un sottodi-mensionamento dell’ impianto fognario della città.
• Adattarsi al cambiamento climatico e agli eventi estremi, significa prevedere il rischio a lungo termine e dominarlo.
• C’è bisogno di un approccio proattivo, per trasformare il problema in opportunità.
focus
97
CAMBIAMENTI CLIMATICI
prevedere e gestire il rischio alluvioni causate da innalzamen-to del livello del mare e da precipitazioni estreme.
mettere in sicurezza la cittadinanza e le attivita’ che ospita, con particolare attenzione per luoghi pubblici di interesse (scuole, strutture sanitarie,..)
incrementare la superficie permeabile all’interno del nucleo urbano
utilizzare le aree di gestione e controllo dei rischi, come stru-mento di riqualifica urbana e paesaggistica
99
indietreggiare?
Rimuovere le difese costiere, spostando le infrastrutture e le abitazioni su terreni più sicuri, permettendo all’acqua di penetrare in città per alleviare il rischio alluvioni.Totalmente differente dall’abbandono, perché propone un processo pianificato e gestito a lungo termine.
difendere?
Costruire difese che assicurino gli ambienti esistenti e che supportino il futuro innalzamento del livello del mare, non con strutture ingegneristiche che danneggiano gli habitat marini, ma con sistemi polifunzionali che possano creare interesse economico.
attaccare?
Far avanzare verso il mare le coste esistenti. C’è un forte potenziale di sviluppo che le città costiere possono guadagnare costruendo sull’acqua.
Tre strategie per l’adattamentoINNALZAMENTO LIVELLO MARE
Fonte:
Facing up to Rising Sea-Levels
Retreat?Defend?Attack?Scenario in UK
RIBA
Indietreggiare
+
+
+
-
Sicurezza pressoché totale per la popolazione
Tagli nelle spese per danni provocati da alluvioni, per un arco temporale molto ampio Incremento qualitativo e quantitativo di biodiversità, tramite habitat di area umida
Perdita di investimenti infrastrutturali, e ne sono necessari di nuovi per ricollocare le collettività ed infrastrutture
101
Difendere
+
+
Le infrastrutture esistenti sono protette dalle alluvioni, e non necessitano ricollocamenti
Le strutture, grazie alla vicinanza all’acqua, possono dar vita a funzioni ricreative pubbliche o commerciali, creando un ritorno economico nel lungo periodo
Intervento molto costoso-
103
Attaccare
+
+
-
Riduce il fenomeno dello sprawl Assicura vitalità sociale ed economica
Può creare un waterfront distintivo e peculiare
Dato che lascia parte della città vulnerabile alle alluvioni, il benefit a lungo termine dei nuovi sviluppo può pesare più di questo rischio?
105
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Ricollocate le strutture che ad oggi si trovano in aree ad alto e medio rischio alluvionale
Tagliate le spese destinate a danni provocati da alluvioni
Aumento biodiversità grazie ad habitat di aree umide
Preservato luogo d’interesse culturale e naturalistico di Forte Marghera
Espansione di nuove strutture sull’acqua, in grado di innescare processi di rivita-lizzazione residenziale, sociale ed economica a lungo termine
Caratterizzato il disegno di un nuovo e peculiare waterfront
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Bio-MestreScenario 2050
Bio-MestreScenario 2050
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• 30% di biodiversità mondiale persa dal 1970
• perdita dei servizi ecosistemici per miliardi di dollari all’anno di danni
• esaurimento degli stock alimentari e di quantità minima di popolazioni per il rinnovo
• mancanza di ripristino e di formazione di nuovi servizi ecosistemi
• frammentazione degli habitat
• inquinamento dei cicli degli elementi base
• invasione specie aliene e loro danni agli ecosistemi vergini
• mancanza di un agricoltura efficacie e di qualità in UE
• crisi del settore, mancanza di competizione, di sussidi e di una politica lungimirante
• crisi economica mondiale pesa su aspetti economici e sociali
• sofferenza della competizione mondiale sul prodotto
• volatilità dei prezzi provoca dissesti economici e sociali nelle piccole aziende mondiali.
focus
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BIODIVERSITà
+ 50% biodiversità entro 2050
conservare e ripristinare biodiversità esistente
autosostenamento alimentare locale
+ bio-superficie urbana + coesione sociale + valore economico
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Per il fabbisogno giornaliero medio è stato ripreso il dato da una ricerca con le stesse finalità svoltasi in Inghilterra
Fonte:
Productive Urban Landscape
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Per il fabbisogno giornaliero medio è stato ripreso il dato da una ricerca con le stesse finalità svoltasi in Inghilterra
Fonte:
Productive Urban Landscape
In base al fabbisogno medio giornaliero è sta-ta calcolata la superficie necessaria ad individuo
per produrre frutta verdura per un anno di
sostenttamento. Con questi schemiab-biamo voluto evinde-
ziare quanta superficie sarebbe necessaria per
l’autosostentamento con una o l’altra tipo-
logia di coltura rispetto alla superficie di proget-
to su cui insiste.Come superficie di
vision è stata conside-rato il territorio delle
due municipalità senza considerare porto
marghera.
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Le due colture hanno due rese differenti come dimostrato nella pagina precedente. Abbiamo voluto dare la priorità di produzione alla coltura tradizionale soprattutto per i risvolti sociali che possono scaturire all’interno del tessuto urbano.Son state considerate sfruttabili per la produ-zione tutte le superfici orizzontali potenzial-mente coltivabili con opportuni accorgimenti.Di ogni tipologia abbiamo ritenuto necessario sfruttare una determinata percen-tuale a seconda di vari parametri con l’acces-sibillità, il riuso, l’aspetto economico.Abbiamo tenuto in considerazione anche i terreni agricoli periferici per ottenere un conte-sto più omogeneo.
Fonte:
Productive Urban Landscape
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Le due colture hanno due rese differenti come dimostrato nella pagina precedente. Abbiamo voluto dare la priorità di produzione alla coltura tradizionale soprattutto per i risvolti sociali che possono scaturire all’interno del tessuto urbano.Son state considerate sfruttabili per la produ-zione tutte le superfici orizzontali potenzial-mente coltivabili con opportuni accorgimenti.Di ogni tipologia abbiamo ritenuto necessario sfruttare una determinata percen-tuale a seconda di vari parametri con l’acces-sibillità, il riuso, l’aspetto economico.Abbiamo tenuto in considerazione anche i terreni agricoli periferici per ottenere un conte-sto più omogeneo.
Fonte:
Productive Urban Landscape
Abbiamo ritenuto necessario introdurre la coltura idroponica per ottenere l’autostenta-
mento alimentare delal popolazione di Mestre-
Marghera.Essa ha una resa mag-
giore e lo sfruttamento della stessa in fattorie
verticali riduce lo spazio occupato e minimizza i consumi necessari per
la produzione.Significativo è la
percentuale sul totale di tonnellate prodotte., nonostante la superfi-cie necessaria sia un quarto della coltura
tradizionale.Come tipologia di
fattoria verticale, visto il nostro orizzonte al
2050 ci siamo ispirati a qualcosa di avveniristi-co come il progetto a terrazze dei Work AC.
Fonte:
www.workac.com
Sulla base di un’analisi BAF (precedentmente illustrata) siamo andati ad evidenziare le aree verdi potenzialmente valide per una conver-sione ad orti urbani produttivi. Ne è emersa una situazione in cui dalle aree periferiche al centro vi è uno scemare delle possibilità di sfruttamento degli appezzamenti esistenti avvalorato anche dalla stessa analisi sulla qua-lità del verde presente, sempre meno “ricco” man mano che ci si avvicina al centro città.
L’analisi delle aree sottoutilizzate è stata
compiuta analizzando il tessuto urbano tramite fotopiani via web e da vigente PRG (non dal
PAT anche se recemente approvato).Tralasciando la situazio-
ne di Porto Marghera che meriterebbe un discorso a parte (se non una tesi stessa),
esistono delle piccole realtà isolate di aree in
“regresso” all’interno del tessuto urbano, con-
vertibili sin da subito per l’obiettivo autoso-
stentamento.Inoltre nella mappatura
delle potenzialità è stato tenuto conto degli anni di sviluppo dei vari
quartieri di Mestre.
L’analisi delle aree sottoutilizzate è stata
compiuta analizzando il tessuto urbano tramite fotopiani via web e da vigente PRG (non dal
PAT anche se recemente approvato).Tralasciando la situazio-
ne di Porto Marghera che meriterebbe un discorso a parte (se non una tesi stessa),
esistono delle piccole realtà isolate di aree in
“regresso” all’interno del tessuto urbano, con-
vertibili sin da subito per l’obiettivo autoso-
stentamento.Inoltre nella mappatura
delle potenzialità è stato tenuto conto degli anni di sviluppo dei vari
quartieri di Mestre.
La mappa dele biopotenzialità nasce dall’unione delle prece-denti analisi. Son stati sovrapposti come due layer le aree verdi e le aree sottoutilizzate e le rispettive potenzialità.Dalla sovrapposizione e dalla qualità delle potenzialità son sorte aree miste contenenti sia verde urbano che terreni “sottostimati” che al giorno d’oggi po-tenzialmente potrebbe-ro essere convertiti in terreno bio-produttivo.Al 2012 questa arisulta essere la mappa delle potenzialità ma non è sufficiente per soddisfa-re i nostri obiettivi posti a lungo periodo.
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La mappa dele biopotenzialità nasce dall’unione delle prece-denti analisi. Son stati sovrapposti come due layer le aree verdi e le aree sottoutilizzate e le rispettive potenzialità.Dalla sovrapposizione e dalla qualità delle potenzialità son sorte aree miste contenenti sia verde urbano che terreni “sottostimati” che al giorno d’oggi po-tenzialmente potrebbe-ro essere convertiti in terreno bio-produttivo.Al 2012 questa arisulta essere la mappa delle potenzialità ma non è sufficiente per soddisfa-re i nostri obiettivi posti a lungo periodo.
TFC nasce come una vision al 2050 per la capitale Giapponese. Un progetto a lungo respiro nato negli ambienti stimolanti dell’università nipponica. La strategia parte da un contesto dato come assodato, in cui la popolazione sta invec-chiando, c’è un’esodo costante dalla metropoli e le risorse economiche per mantenere una metropoli che si “restringe” stanno diminuendo. La proposta del team di H. Hono è di lavorare sul concetto di fibra come elemento base di un tessuto. Una fibra verde, energetica, rivelatrice, di collegamento. 4 strategie a diversa scala e in diversi posti della metropoli per far fronte a problematiche sempre più pressanti sulla società, sui trasporti. Lo studio di questo modello ci ha permesso, innanzittutto, di co-frontarci con una visione differente della società, della città, della natura. Una diversità che pensiamo possa arricchire e non precludere dal punto di vista morfologico, urbanistico e urbano. Questo confronto con un modello di città profondamente diverso dal nostro ci ha portato a creare una morfologia inedita.Consapevoli della diversità di scala, abbiamo preso come modello una sola delle quattro strategie. Green partition riteniamo sia la strategia migliore con cui confrontarci perchè offre le maggior variabili di cambiamento e più si avvicina al modulo unitario di costruzio-ne del nostro progetto.
Tokyo Fiber City
Tokyo Fiber Cityresponsabile:
H. Honograduate school of
frontier sciencesUniversity of Tokyo
fonte:
www.fibercity2050.net
120
121
Schema di sintesi del piano TFC 2050, in cui
abbiamo cercato di rendere chiari i concetti
base, le differenze, gli obiettivi in parte ripresi
e mutuati nel nostro progetto.
Come precedente-mente riferito abbiamo
voluto sviluppare la prima strategia qui
rappresentata:Green Partition.
fonte:
www.fibercity2050.net
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Delle partizioni verdi abbiamo individuato e mutuato gli obiettivi che si ponevano con il loro progetto e la loro realizzazione.Mestre e Marghera hanno un tessuto denso nonostante occupino un territorio pari ad un ventesimo della superfi-cie della metropoli. Ma quello che ci interessa è la densità come punto di partenza. Un tessuto privo di aree verdi e con strade come fibre. Il processo che porterà al nuovo tes-suto avverrà negli anni, dapprima si porteranno in primo piano le aree verdi rinnovandole e aumentando la qualità, e poi si connetteranno tra di loro con queste partizioni verdi. Questo processo porterà ad un cambiamento di morfo-logia e di gerarchia tra gli elementi del tessuto urbano.
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Delle partizioni verdi abbiamo individuato e mutuato gli obiettivi che si ponevano con il loro progetto e la loro realizzazione.Mestre e Marghera hanno un tessuto denso nonostante occupino un territorio pari ad un ventesimo della superfi-cie della metropoli. Ma quello che ci interessa è la densità come punto di partenza. Un tessuto privo di aree verdi e con strade come fibre. Il processo che porterà al nuovo tes-suto avverrà negli anni, dapprima si porteranno in primo piano le aree verdi rinnovandole e aumentando la qualità, e poi si connetteranno tra di loro con queste partizioni verdi. Questo processo porterà ad un cambiamento di morfo-logia e di gerarchia tra gli elementi del tessuto urbano.
Mestre al 2050 con la nuova morfologia ter-ritoriale e la presenza delle partizioni verdi
all’interno del tessuto urbano.
Ricordiamo che oltre a creare una nuova mobilità (Mestre si
attraversa a piedi e in bici in poco tempo),
una perccentuale pari al 40% di queste parti-zioni verrà destinata alla produzione alimentare
di vegetali e frutta.
Il bio-quartiere vuole il-lustrare come il proget-to al 2050 rappresenta un processo lungo di cambiamento.Partendo da una delle aree bio-potenziali pre-cedentemente illustrate.che presenta al suo interno aree sottou-tilizzate e aree verdi si procede dapprima alla conversione del brownfield aumentando in modo considerevole la superficie biopro-duttiva. E successiva-mente con l’aggiunta delle partizioni verdi si collegano queste aree precedentemente isola-te aumentando ancora la superficie biotica disponibile.
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Il bio-quartiere vuole il-lustrare come il proget-to al 2050 rappresenta un processo lungo di cambiamento.Partendo da una delle aree bio-potenziali pre-cedentemente illustrate.che presenta al suo interno aree sottou-tilizzate e aree verdi si procede dapprima alla conversione del brownfield aumentando in modo considerevole la superficie biopro-duttiva. E successiva-mente con l’aggiunta delle partizioni verdi si collegano queste aree precedentemente isola-te aumentando ancora la superficie biotica disponibile.
Abbiamo visto quanta superficie può essere disponibile all’interno del bio-quartiere. Ma in che proporzioni questa produzione può essere svolta, che moduli si possono utilizzare all’interno di spazi non certamente enormi.Il saper ottimizzare le superficie è una condizione necessaria quanto obbligata visti gli obiettivi posti.Ecco quindi che abbia-mo voluto illustrare una sorta di “modulor” delle aree verdi disponibili.Chiaramente nel tessuto urbano più fitto, nella migliore delle ipotesi di conversione di qualche brownfield futuro, i frutteti saranno alquanto rari come le coltivazioni e giardi-ni con lotti agricoli. Saranno molto sfruttati i filari per gli alberi da frutto, orto urbano di dimensioni minori, e facilmente gestibili in piccole comunità.
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Abbiamo visto quanta superficie può essere disponibile all’interno del bio-quartiere. Ma in che proporzioni questa produzione può essere svolta, che moduli si possono utilizzare all’interno di spazi non certamente enormi.Il saper ottimizzare le superficie è una condizione necessaria quanto obbligata visti gli obiettivi posti.Ecco quindi che abbia-mo voluto illustrare una sorta di “modulor” delle aree verdi disponibili.Chiaramente nel tessuto urbano più fitto, nella migliore delle ipotesi di conversione di qualche brownfield futuro, i frutteti saranno alquanto rari come le coltivazioni e giardi-ni con lotti agricoli. Saranno molto sfruttati i filari per gli alberi da frutto, orto urbano di dimensioni minori, e facilmente gestibili in piccole comunità.
Conoscere i prodotti che si possono coltivare è altrettanto fondamen-tale. L’aumento bioticità
passa anche dalla se-lezione dei prodotti agricoli e ortaggi. La
perdità di diversità nelle colture non ha freni da quasi un secolo a
questa parte. Le varietà all’interno della singola specie devono essere garantite e preservate
a partire già da oggi. La stagionalità delle colture è importante per poter
sfruttare nell’intero arco annuale il terreno
disponibile. Questo diagramma ha la sola funzione di illustrare
alcuni tra i più comuni ortaggi all’interno
della loro stagione di raccolto.
La nostra volontà è quella di far rispettare
la stagionalità andando contro la tendenza a far trovare disponibili tutto
l’anno prodotti ormai snaturati..
122
La struttura principale del tessuto urbano è la fibra. Esso è il modulo di partenza.Questo diagramma vuole essere un esem-pio concreto di come organizzare all’inter-no di una fibra delle coltivazioni di ortaggi differenti. Dovrà essere garantita la rotazione annuale degli ortaggi affinchè il terreno possa ogni anno rinnovarsi e arricchirsi di volta in volta di elementi diversi.Se ci son 8 tipologie di ortaggi in una fibra ci vorranno 8 anni affin-chè il ciclo sia completo.Il ruolo degli abitanti delle case sarà fonda-mentale per garantire il giusto processo dalla semina al raccolto. Verranno istituiti delle cooperative locali in modo da ottenere il giusto profitto ripartito equamente.
0 50m25
La struttura principale del tessuto urbano è la fibra. Esso è il modulo di partenza.Questo diagramma vuole essere un esem-pio concreto di come organizzare all’inter-no di una fibra delle coltivazioni di ortaggi differenti. Dovrà essere garantita la rotazione annuale degli ortaggi affinchè il terreno possa ogni anno rinnovarsi e arricchirsi di volta in volta di elementi diversi.Se ci son 8 tipologie di ortaggi in una fibra ci vorranno 8 anni affin-chè il ciclo sia completo.Il ruolo degli abitanti delle case sarà fonda-mentale per garantire il giusto processo dalla semina al raccolto. Verranno istituiti delle cooperative locali in modo da ottenere il giusto profitto ripartito equamente.
La partizione penetra attraverso il tessuto fitto. I giardini priva-ti limitrofi vengono
aperti uniti affinchè una poarte possa essere
convertita in orto urbano e vengono resi
accessibili al pubblico. Ogni partizione rappre-senta una connessione, non sarà più necessario
aggirare il lotto ma si potrà passare attra-
verso. Dove possibile verranno istituiti questi
orti urbani o questi filari con alberi da
frutto. I giardini in parte resteranno tali per svol-
gere il ruolo di luogo di coesione sociale e
rappresentare un punto di sosta per ammirare
la nuova Mestre-bio.
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Infrastrutture d’acquaScenario 2050
Infrastrutture d’acquaScenario 2050
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• La Terra è dominata dall’acqua, ma solo il 2,5% di essa è potabile
• Circa 1 persona su 6 al mondo vive senza accesso alla risorsa minima di acqua
• L’Italia è uno dei 4 paesi europei considerati a stress idrico
• L’Italia è tra i paesi più ricchi d’acqua del mondo, ha una elevata capacità idrica ma al contempo è trai primi stati al mondo per impronta idrica pro-capite (dietro a USA, Grecia e Malesia), con un consumo di 2.700 m3 all’anno.
• L’area meridionale europea, a causa dei cambiamenti climatici, in futuro vedrà un sem-pre maggior rischio di siccità
• Il settore agricolo incide pesantemente nei consumi idrici, fino al 65% in Italia
• Per produrre una bistecca di manzo da 300gr sono necessari 4650 litri di acqua vir-tuale
focus
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RISORSE IDRICHE
ripensare il ciclo urbano dell’acqua
recuperare acqua piovana
trattare e riutilizzare acque grigie
utilizzare vie d’acqua come strumento di alto valore di riqua-lifcazione urbana e paesaggistica
ottimizzare le risorse idriche destinate all’agricoltura
Schemi di funziona-mento del ciclo urbano dell’acqua
Dal recupero dell’acqua piovana fino al riutilizzo delle acque grigie per uso irriguo, passando per il bio-trattamento in serra e la fitodepu-razione.
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Schemi di funziona-mento del ciclo urbano dell’acqua
Dal recupero dell’acqua piovana fino al riutilizzo delle acque grigie per uso irriguo, passando per il bio-trattamento in serra e la fitodepu-razione.
Nuovo ciclo urbano dell’acuqa
PERCHÉ APPLICARLO SUI TRE ASSI
VIA PIAVe, VIA CAPUCCINA,
C.So DeL PoPoLo ?
Regolarità
Sottodimensionamento rete fogniaria
Problemi sociali e d’integrazione
Necessità di riqualifica urbana
Infrastrutture d’acqua
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Sistema urbano di trattamento delle acque grigie domesticheTRATTAMENTO BIOLOGICO IN SERRA + FITODEPURAZIONE
ReattoriIdroponici
Fitodepurazione
Reattore Aerobico
Reattore Anossico
Pre-trattamento
ACQUE GRIGIE
Chicago Eco-Boulevards
Applicazione del sistema di trattamento acque grigie Living Machine nel progetto dello studio Urban Lab.La serra che contiene i reattori biologici è una struttura verticale che caratterizza la nuova sezione stradale e può ospitare diverse funzioni
Living Machine
Schema di funziona-mento del sistema di trattamento biologico delle acque grigie
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Living Machine ® - Sistema di trattamento biologico delle acque grigieMarine and Environmental Research and Training Station (MERTS)Clatsop Community College Astoria, Oregon, USA
Il sistema di trattamento Living Machine® consiste in una serie di step progressivi attraverso i quali passano le acque grigie; i componenti di questo sistema sono reattori di trattamento bio-logici e ognuno di essi ha uno scopo specifico. Affinché questo sistema di trattamento naturale funzioni, è necessaria luce ed una temperatura minima di 7-8° C, quindi viene collocato in serra.
REATTORI ANAEROBICILe acque grigie fluiscono in contenitori tenuti in condizioni anaerobiche, necessarie per rimuo-vere i sedimenti solidi, oleosi e grassi, e il materiale organico.
REATTORI ANOSSICIAiutano le reazioni da condizione anossida ed evitano il rilascio di gas odorosi nella struttura.
REATTORI AEROBICI COPERTIRimuovono la maggior parte di BOD e di gas odorosi.
REATTORI IDROPONICIRiducono i BOD a livelli molto bassi e completano il processo di nitrificazione. Superficie co-perta davegetazione, con le radici che aiutano la crescita non solo di microbi che intervengono nel processo di trattamento, ma anche di insetti e organismi.La vegetazione usata include specie tropicali, subtropicali e temperate, dato che è stato com-provato che ottimizzano gli effetti dei trattamenti.
CHIARIFICATORISeparano i solidi microbiologici dalle acque trattate usando la separazione per gravità.
FITODEPURAZIONETrattamento biologico finale prima della disinfezione e riutilizzo. La superficie umida di tratta-mento è coperta da una varietà di specie paludose. Le radici e il ghiaino forniscono un luogo ideale per organismi di trattamento microbiologico.
DISINFEZIONE CON ULTRAVIOLETTILuce ad ultravioletti per disattivare gli ultimi patogeni rimanenti dalla fitodepurazione.
134
Personal Rapid TransitNUOVE OPZIONI DI VIABILITà
Personal rapid transit (PRT), è un mezzo di trasporto innovativo che cerca di conciliare i vantaggi dell’auto privata con la necessità del servizio pubblico. Molti differenti design sono stati proposti tra i quali uno dei più sviluppati e testati è Ultra.Ogni veicolo può ospitare cinque adulti e i rispettivi bagagli o due adulti e quattro bambini. La prima realizzazione è stata fatta a Londra Heathrow nella primavera del 2010, per servire il nuovo Heathrow terminal 5. Opera su un tragitto circolare per servire zone commerciali, porti, università e altri centri direzionali. Il PRt è più veloce di una macchina.
I veicoli Ultra sono a batteria elettrica ed in base al sistema progettato si offre la possibilità di ricaricare la batteria dopo ogni viaggio, così la batteria richiesta è leggera, meno del 10% del peso a vuoto. Inoltre il sistema è collegato alla rete per la ricarica, ma è possibile permettere l’alimentazione solo presso le stazioni in modo da rispar- miare il 30% dei costi.
Il sistema è leggero e a basso consumo energetico, autoguidato, su binario. I veicoli hanno un ottimo rendimento in quanto offrono trasporto solo su richiesta, non producono emissioni e forniscono un servizio da punto a punto senza soste. Sono completamente silenziosi e creano pochissime vibrazioni esterne, permettendo così il loroutilizzo in prossimità di zone residenziali o di lavoro. Ultra offrono un servizio conveniente e flessibile, senza difficoltà di parcheggio e congestione.
Fonte:
“From Easter Fondaci to a Project for the System Japan-South East Asia”G. Pezzuto, L. Speri
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Fonte:
“From Easter Fondaci to a Project for the System Japan-South East Asia”G. Pezzuto, L. Speri
I veicoli hanno quattro pneumatici, sono dotati di aria condizionata, schermi di destinazione interni e pannelli informativi, videosorveglianza interna e controllo audio. Utilizzano un sistema di sensori laser per la guida sui binari e nelle stazioni. Sono controllati da un sistema di controllo centrale che determina la disponibilità del percorso per i veicoli. Il sistema di controllo è “sincro-no”, ossia il veicolo non parte finché la tratta successiva non risulta libera.
Il binario di guida ha una depressione di due metri di larghezza, con un pavimento piatto e un vassoio cavo centrale. Può essere costruito con materiali differenti, ad esempio acciaio con tavo-le prefabbricate in calcestruzzo, piano in fibra di vetro o semplice base di cemento, con cordoli in cemento o plastica. Dal punto di vista del passeggero, ULtra offre numerosi vantaggi rispetto ad altre forme di trasporto pubblico stradale e dei sistemi su binario, come un servizio virtuale, un viaggio senza interruzioni e necessità di pianificazione, l’aspetto privato del viaggio, l’accessibi-lità, il tempo prevedibile di destinazione, che evitano la congestione stradale.
PRT
Immagini ed ingombro del veicolo
Via Piave 2050
Bibliografia
Bosio Monica, Frate Mauro; Strategie per il progetto della città sostenibile, Venezia, Marsilio, marzo 2010.
Giacchetta Andrea, Magliocco Adriano; Progettazione sostenibile, dalla pianificazione terri-toriale all’ecodesign, Carocci editore, 2007.
Longhi, Giuseppe; Logistica e Spazio, Il grappolo metropolitano di Mestre, quaderni IUAV, serie DU, Padova, Il Poligrafo, giugno 2003
Longhi, Giuseppe; Linee guida per una progettazione sostenibile, Roma, Officina Edizioni, 2003
Manzelle, Maura; Progetti su misura Workshop FSE 2009, Venezia, Masilio, marzo 2010
Rogers, Richard; Città per un piccolo pianeta, Roma, Kappa, 2000
www.vod.blogsite.orgwww.wwf.itsenseable.mit.eduwork.acwww.big.dkwww.arpa.veneto.itwww.minambiente.it
Sitografia