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Trentennale di Fondazione

Il benvenuto ve lo diamo noi, perchè di noi nontroverete molto all’interno di questo libretto, senon per quello che facciamo separatamente conle singole unità nelle quali svolgiamo il nostroservizio. Noi siamo quelli che hanno l’onere el’onore di guidare questo meraviglioso gruppo,noi cerchiamo di essere un esempio positivo peri fratelli più piccoli, noi vogliamo essere buonicapi e assomigliare ai fratelli più grandi che cihanno cresciuto. Noi siamo la “Settima Branca”,quelli che si mettono in gioco per condurre nelmiglior modo possibile il Roma 11 fino allaprossima generazione, come hanno fatto quelliche ce lo hanno consegnato, e questa festa, èanche per loro.

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Roma 11 - Rivista celebrativa del trentennale

di fondazione. Diffusione gratuita. Novembre 2009

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30 anni insieme... e andiamoavanti

Roma 11

6 - Gruppo: che cosa sei?

7 - L’uniforme: mezzo di educazione

8 - Raoul Follereau una vita di servizio

9 - “Tocca a voi battervi” “Non abbiate paura”

10 - Sede, il luogo dell’accoglienza

12 - Intervista doppia coccinelle a Valentina e Fabiana

14 - Un mondo incantato un’occasione di crescita

15 - Francesco, Santo in ascolto di Dio

16 - Intervista doppia Lupetti a Michele e Luca

18 - Finalmente vacanze di branco

19 - Crescere insieme ai “Lupi del Dhak”

20 - Alla scoperta del guidismo con l’Alta Squadriglia Cobra

22 - Siam preparati ad ogni ardita prova

25 - San Giorgio, Il primo scout

26 - E la storia continua…

26 - Splende il fuoco nel Roma 11

29 - Ribelle, anticorformista, intransigente (Santa Caterina)

30 - Un Testamento come zaino

32 - “Il roverismo passa dai piedi”

33 - San Paolo, persecutore e testimone

34 - La terra trema, gli scout arrivano

38 - Scoutismo e Sfide Educative

39 - Genitori alla scoperta dello scoutismo

40 - Genitori-Capi, Alleanza vincente

42 - La Bacheca dei papà

44 - Questa è la nostra associazione

47 - Sacerdote scout, scout sacerdote

48 - Una breve sosta...

Ecco cosa trovate all’interno di questo libretto

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Gli anni ’70 dello scorso secolo,un decennio difficile per moltiaspetti, e turbolento anche per lastoria dello scoutismo italiano.L’Asci e l’Agi, le due associazioniche avevano iniziato le loro attivi-tà ad inizio ‘900, che erano statesciolte dal fascismo, vissuto latraumatica esperienza della clan-destinità per poi risorgere insiemealla Repubblica, sull’onda deicambiamenti radicali cuila società post sessantotti-na si stava dirigendo, deci-sero di sciogliersi per fon-dersi in un unico soggetto,introducendo profondemodifiche metodologichein quello che era il model-lo educativo inventato daBaden Powel. Non tutti icapi però erano concordinel praticare questa strada,c’era chi pensava che leinnovazioni introdotteavrebbero snaturato loscoutismo al punto dafarlo diventare qualcosa ditroppo diverso da ciò cheB.P. aveva pensato, così,nel 1976 fondanol’Associazione ItalianaGuide e Scout d’EuropaCattolici, alla quale, nel1979 decidono di aderire icapi che fondarono ilnostro gruppo, il Roma11.

Trent’anni, quasi 200 campi esti-vi, migliaia di chilometri percorsisu ogni terreno e con qualsiasicondizione meteorologica, miglia-ia e migliaia di iscritti, di storie, diemozioni, di amicizie, di amori,di avventure, di vittorie, di fati-che, di sconfitte, di gioie, diasprezze, di servizio. Raccontaretutto questo è un’impresa pratica-mente impossibile, infatti, tranneper pochi spunti non lo faremo néattraverso questo libretto, né attra-

Buon Compleanno Roma 11

verso i numerosi momenti diincontro che abbiamo pensato perfesteggiare il nostro compleanno.Il trentennale in effetti non vuoleessere un momento di nostalgia edi ricordi, o comunque non soloquello. E’ un piccolo momento dicondivisione che servirà a fare ilpunto sul lavoro svolto in questianni e costituirà il trampolino perla ripresa delle attività che ci

attendono, a quelle soprattutto èrivolta la nostra attenzione, allastrada che dobbiamo ancora per-correre, soprattutto in quest’ otti-ca ci interessa guardarci indietro,pensare a tutto quello che abbia-mo fatto, sapendo che fin quandopiacerà a Dio continueremo afarlo.

GGiinnoo ZZaaccccaarriiCCaappoo GGrruuppppoo RRoommaa 1111

In alto la cena di conclusione

d’ anno 2008-2009con la comunità capi

un gruppo solido di amici che crede in

ciò che fa.di fianco un’immaginedelle celebrazioni deldel ventennale (1999)

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1979-2009Trentennale di Fondazione 5EventoRoma 11 Raoul Follereau

La nostra festa:ecco gli appuntamenti

In pieno spirito scout vogliamocondividere la nostra gioia contutta la comunità e con tutti gliscout che in questi trent’annihanno fatto parte del nostro grup-po. Di seguito gli appuntamentiche ci vedranno impegnati nellecelebrazioni di questo evento.

31/10/09 SABATO

ORE 20.00 Cena presso il teatro della parrocchia organizzata dai genitori degli scout, aperta a tutti

quelli che fanno e che hanno fatto parte del gruppo roma11.

Durante la cena si potrà visitare la mostra fotografica che ripercorre la storia del gruppo.

ORE 21.45 Fuoco di bivacco

01/11/09 DOMENICA

ORE 15.00-17.00 Grande gioco aperto a tutti gli scout e a tutta la comunità

ORE 18.00 Solenne S. Messa presso la Parrocchia "Nostra Signora del Suffragio e Sant’Agostino

di Canterbury", con il vescovo e rinnovo della promessa

02/11/09 LUNEDÌ

ORE 21.00 Veglia di preghiera del consiglio di gruppo aperta agli incaricati regionali, del distretto

Roma sud e alle comunità capi dei gruppi del distretto

06/11/09 VENERDì

ORE 21.00 Concerto organizzato dal Riparto

07/11/09 - 08/11/09 SABATO E DOMENICA

ORE 15.00 Uscita di gruppo aperta a tutti coloro che hanno fatto parte del gruppo Roma 11.

Località Base Brownsea, Soriano nel Cimino

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1979-2009Trentennale di Fondazione6 Metodo Roma 11 Raoul Follereau

Gruppo: che cosa sei? Crescita e realizzazione

di sé attraverso “il grande

gioco della responsabilità”

Padre Edmond Barbotin scrivevanel suo libro: “Scoutismo e peda-gogia della fede”, che tutti i ragaz-zi entrano nei gruppi scout «perrealizzare la grande aspirazioneche fa fremere i giovani, li stimolae li appassiona:crescere!». Molti sono i metodi, gli strumen-ti e le occasioni di crescita chel'associazione fornisce. Peresempio gli incontri di frater-nità con scout e guide di altrecittà e paesi, le imprese o iconcorsi organizzati a livellodi branca, le chiacchierate deiCampi Scuola, le riviste chearrivano periodicamente. Eppure tutte queste cose, puressendo essenziali e utili nonsono il perno attorno a cuiruota tutta l’attività che propo-niamo ai giovani dagli 8 ai 21anni che ogni settimana ven-gono a cercare in sede, al campo onel cortile della parrocchia qual-che traccia da percorrere. Il centro di tutta la vita dell'asso-ciazione è il GRUPPO. In questacomunità i bambini approdano, sifermano per qualche tempo e poiripartono, oppure, se decidono diservire nella chiesa come capi, sitrattengono un po’ più a lungo. Giunti in queste comunità, lupet-ti e coccinelle, esploratori e guide,scoprono che si gioca ad un giocostrano, insolito, ultimamentepoco praticato: il GRANDEGIOCO DELLA RESPONSABI-LITA'.Uno dei quei giochi in cui più ti

butti e più avanzi, piùti spendi e più ricevi,più guardi lontano daltuo ombelico e più ti siapre l'orizzonte. Ecominciamo presto achiedere di più allagente! Addirittura aotto anni chiediamo adun lupetto di «pensaresempre prima aglialtri». Mica aspettiamoche si sia formato, cheabbia raggiunto una

maturità affettiva o cheabbia strutturatoLA PROPPRIACOSCIENZA DII N D I V I D U O .Sempl icementementre fa la terzaelementare lo edu-chiamo a rinuncia-re a sé stesso. Coseda pazzi! Poi illupetto diventa

esploratore e in fondoal sentiero gli facciamoleggere la frase di B.P.che gli spiega moltochiaramente che «ilvero modo di essere

Il gruppo scoutè un complessosistema fatto dipersone, conoscenze,esperienze e metodo in cui tutto ha come solofine educare i ragazzi adiventare buoni cristiani e buoni cittadini

felici è fare felici gli altri». Da quelmomento non gli basterà più sol-tanto pensare agli altri, dovràanche renderli felici. E così, FELI-CITA' e RESPONSABILITA'diventano due parole che non sipossono più separare l’una dall’al-tra. Per crescere nella responsabili-tà però, di tanto in tanto, si va incrisi. Quante volte una capofuoco o capo clan, ha visto la dif-ficoltà di un ragazzo di fronte allascelta se accettare oppure no unservizio o nel portarlo avanti?

Momenti dicrisi, a voltea n c h emolto pro-fondi. Ma èproprio inquesta pro-fondità chesi può pas-sare dallaCRISI allaC R E S C I -TA. D u n q u eC r e s c i t a ,

Crisi, Responsabilità e Felicitàsono alcune delle parole che sim-bolicamente racchiudono il sensodella vita dei nostri gruppi dove: Si arriva per crescere Si cresce andando in crisi Si risponde alla crisi facendo felicigli altri. E poi, fatti felici gli altri, superatele crisi, ci si scopre cresciuti e piùfelici! Ma a pensarci bene giàGesù ci aveva spiazzato indicandobene la strada da percorrere:”chivorrà salvare la propria vita, laperderà, ma chi perderà la propriavita per causa mia e del vangelo,la salverà!”

(da Azimut '06)

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1979-2009Trentennale di Fondazione 7MetodoRoma 11 Raoul Follereau

L’uniforme: mezzo di intereducazioneCi sono gruppi che puntano prin-cipalmente ad un’uniforme per-fetta e ordinata,imponendo ai ragaz-zi delle regole, maga-ri tralasciando nelleunità il metodo e lospirito corretto nelfare le cose; altriinvece, curano unpo’ di questi aspetti,trascurano l'impor-tanza dell’uniforme,forse perché non sirendono conto delsuo valore comemezzo educativo. Seci guardiamo attor-no, possiamo notareche in determinatiambienti di lavoro ein diverse associazio-ni, ci sono delle uni-formi da rispettare.Basta pensare allosport: quale associazione sportivanon ha un’uniforme, uno stile,delle regole da rispettare nelgioco? Pensate se una squadra dicalcio scendesse in campo senzauniforme con i giocatori cheindossano ciò chev o g l i o n o .Certamente visarebbe difficileseguire la partita.Penso sia bene capi-re lo scopo educati-vo dell’uniforme eperché BadenPowell l’abbia volu-ta. Inizialmente B.P.aveva giovani didiverse classi sociali,

specialmente dei bassi fondi epensò quindi di creare uno stru-

mento che rendesse simi-li questi ragazzi e checontribuisse a formareuno spirito fraterno diuguaglianza fra loro. Ma come si può, ai gior-ni nostri educare deiragazzi a indossareun’uniforme che va con-tro corrente? Guardiamola moda: ci sono ragazziche portano l'orecchinoe si tingono i capelli neicolori più svariati, etc.Nella fase dell’adole-scenza non è facile edu-care un ragazzo condelle regole, specialmen-te se queste vengonoimposte. Personalmentenon ho mai tro-vato difficoltà afar indossare in

modo ordinato l'unifor-me. Cercavo di trasmette-re loro delle buone abitu-dini, attraverso l'esempioe anche facendo notareloro quale era l'equipag-

giamento perl'attività cheveniva svol-ta; bisognaeducare ilragazzo adavere cura erispetto dellapropria salu-te e del pro-prio corpo,perché non sitrovi a disa-

gio nei momenti più duri,come per esempio alprimo temporale in uscitaal clan: Come dice B.P.«non esiste bello o cattivotempo, ma solo un buonoo cattivo equipaggiamen-to». Delle sane tradizionipossono aiutare ad unagiusta educazione all'ordi-ne. Anche i cerimoniali

hanno lal o r oi m p o r -t a n z a .Non con-segniamole pro-messe, lespecialitàsenza spi-

rito, senza far risaltare lacrescita del ragazzo, altri-menti rischiamo che tuttovenga sminuito.L'uniforme con i suoidistintivi parla del ragaz-zo, delle sue capacità e delsuo cammino. Anche ivari SENTIERO e

INCORDATA, illibretto per la for-mazione del ragazzoin etàesploratore/guida,tutte le prove che cisono in ogni tecni-ca, in ogni abilitàeducano all’ordinealle cose ben fatte,al rispetto di sé edegli altri e delmateriale, al suobuon uso. Aiutiamoli a cresce-re in questa società adivenire buoni cri-stiani e buoni citta-dini, uomini di fededal carattere forte. (da Scout d’Europa‘99)

Nel nostro metodo l’uniforme ha un significato non solo

esteriore ma è un importantissimo strumento educativo

In orgine nacque per far sìche i figli dei ricchi e quellidei poveri potessero sentirsitra loro uguali

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1979-2009Trentennale di Fondazione8 Esempio Roma 11 Raoul Follereau

Raoul Follereau è stato uno straor-dinario esempio di generosità e dicoraggio, nonché un vero e pro-prio faro per tutti quelli chehanno a cuore le sorti del mondoe dei diseredati. Nato il 17 agosto del 1903 aNevers, in Francia, RaoulFollereau nasce inizialmentecome letterato e in particolarecome poeta, Fin dalla più giovaneetà, tutte le sue opere sono consa-crate allo scopo di combattere lamiseria, l'ingiustizia sociale, ilfanatismo sotto qualsiasi forma.Per tutta la vita Follereau denun-cerà l'egoismo di chi possiede e dichi è potente, la vigliaccheria di"coloro che mangiano tre volte algiorno e s'immaginano che il restodel mondo faccia altrettanto".Senza sosta egli suscita iniziativeoriginali, dichiarando: "Nessunoha il diritto di essere felice dasolo" e cercando di instaurare unamentalità che porti le persone adamarsi le une con le altre. Nel 1942 da un piccolo villaggiodi Francia dove aveva trovato rifu-gio, Raoul Follereau scriveva:"Miseria, rovina e disfatta, felicitàdistrutte, speranze annientate, chioggi è in grado di ricostruire, sol-levare, amare? Non lo sono gliuomini che hanno fatto questomale, ma tutti gli esseri umanipossono dare una mano. Ed hopensato che se si consacrasse adun sufficiente benessere di tuttiuna parte sia pur minima di quan-to gli uomini sprecano, in sangue,in intelligenza, in oro, per ucci-dersi l'un l'altro e per distruggere,

un grande passo ver-rebbe fatto sul cam-mino della redenzio-ne umana. È a questo scopo cheho fondato l'Ora deiPoveri, che domandaa ciascuno di devol-vere almeno un'oraall'anno del suo sti-pendio a sollievodegli infelici. Gestosemplice, facile afarsi, alla portata ditutti, ma che porta insé un significatoc o m m o v e n t e .Infatti, non si trattadi una qualsiasiofferta che si togliedistrattamente dal

Raoul Follereauuna vita di servizio“La piu grande disgrazia che possa succedervi è che non siate utili a nessuno”

portamonete per sbarazzarsi di unrichiedente".

A servizio di quelli che egli chia-ma "la sofferente minoranzaoppressa del mondo", RaoulFollereau ha percorso 32 volte ilgiro del mondo, visitando 95Paesi. E' senza dubbio l'uomo cheha avvicinato, toccato, baciato ilmaggior numero di lebbrosi. Nel1952, egli indirizzò all'ONU unarichiesta in cui domandava che sielaborasse uno Statuto internazio-nale per i malati di lebbra e che ilebbrosari-prigione esistenti anco-ra in troppi Paesi venissero rim-piazzati con centri di cura e sana-tori. Fu così che in quell'annoRaoul Follereau fondò la GiornataMondiale dei Malati di lebbra. I

suoi scopi dichiarati eranodue: da un lato ottenere che imalati di quel genere sianocurati come tutti gli altri mala-ti, nel rispetto della loro liber-tà e dignità di uomini; dall'al-tro "guarire" i sani dall'assurdapaura, a suo dire, che essihanno di questa malattia.

Celebrata oggi in oltre 150Paesi, questa Giornata è diven-tata, secondo il desiderioespresso dal fondatore, "unimmenso appuntamentod'amore" che reca agli ammala-ti, più ancora dei considerevo-li aiuti materiali, la gioia e lafierezza di essere trattati dauomini. Dopo una vita interaspesa a rendere giustizia aimalati di lebbra, il 6 dicembre

Tocca a voi

Battervi

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1979-2009Trentennale di Fondazione 9EsempioRoma 11 Raoul Follereau

“Tocca a voi battervi”“Non abbiate paura”

da venti a trenta...1977 le televisioni di tutto il mondo trasmi-sero la notizia della scomparsa dell “amicodei lebbrosi”. Con il suo esempio Raoul halasciato questo testamento: “.... nominoerede universale la gioventu del mondo.... iltesoro che vi lascio è il bene che io non hofatto e che avrei voluto fare e che son certovoi farete dopo di me..... La piu grandedisgrazia che possa succedervi è che nonsiate utili a nessuno e che la vostra vita nonserva a niente... La vostra ricchezza sia lafelicità degli altri perchè c’è un solo cielo edè per tutti”.Il suo testamento non è stato disatteso.Uomini e donne altrettanto coraggiosi testi-moniarono e continuano a testimoniare ilcomandamento dell’amore ai fratelli di tuttoil mondo proprio per tener fede al suo inse-gnamento “Nessuno ha il diritto di esserefelice da solo”. Quel segnale di amore è arri-vato anche nel nostro quartiere dove unanno dopo la sua morte alcuni capi scouthanno fondato un nuovo gruppo chiaman-dolo proprio con il suo stesso nome e facen-do vivere a così tanti giovani la meravigliosaavventura dello scautismo. E proprio a questo grande personaggio èlegato in parte il significato dei colori checompongono il nostro fazzolettone, di cuisicuramente ognuno di noi almeno unavolta si sarà chiesto il significato.Il fondo bianco indica la purezzadi pensieri, parole e azioni inriferimento al decimo articolodella legge scout (“Lo scout èpuro di pensieri, parole e azio-ni”), il bordo rosso indica lo spi-rito di servizio, quello che ogniscout compie quando si mette alservizio del prossimo o quandofa cose che preferirebbe non fare.Per capire il significato del nerobisogna risalire a Raoul Folleraue al suo impegno durato una vitaper i lebbrosi: il colore neroriconduce al salvataggio dellaloro vita ma putroppo anche allaloro morte. Ecco quindi che ilnostro fazzolettone ricorda lospirito di servizio che dobbiamoavere e la purezza con cui dob-biamo vivere.

“E ora tocca a voi battervi, gioventù del mondo. Siateintransigenti sul dovere di amare. Non cedete non veni-te a compromessi. Ridete di coloro che vi parleranno diprudenza, di convenienza, che vi consiglieranno di tene-re il giusto ecquilibrio. E soprattutto credete nella bontàdell’uomo. Perchè nel cuore di ciascun uomo vi sono deitesori prodigiosi di amore. A voi scoprirli. La più grandedisgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nes-suno, è che la vostra vita non serva a niente”.Questo il messaggio che dieci anni fa scegliemmo peraccompagnare il nostro ventennale, perchè doveva esse-re chiaro ad ognuno di noi che il nostro dovere comecapi e come scout, era sempre quello di restare in primalinea, di amare per primi, dare l’esempio per primi senzaattendere che altri facessero la prima mossa. Oggi comeieri la necessità è sempre quella, le vittorie non sonomancate ma anche i momenti di grande difficoltà soprat-tutto nella capacità di testimoniare, di riuscire a essere“noi stessi” in ogni circostanza e in ogni situazione.Ecco allora che il messaggio di quel capo che abbiamoseguito in decine di occasioni, che era un esempio, unagiuda, un maestro di vita e di fede, Giovanni Paolo II, ciè di conforto, ci aiuta a riflettere sul nostro ruolo di

scout e quindi sulla necessitàper noi di non avere paura diessere sempre buoni cristianie buoni cittadini, di non averpaura di mostrarci per quelloche siamo anche senza uni-forme, anche quando nonsiamo tra i nostri amici,anche quando siamo inambienti dove i valori in cuicrediamo ci mettono in situa-zioni scomode, ci fanno esse-re la voce fuori dal coro.“non abbiate paura. Aprite,anzi, spalancate le porte aCristo!” Queste parole ciaccompagneranno lungo ilpercorso di questo trentenna-le, e della norta vita, comeincoraggiamento per ognunoper riuscire ad essere ognigiorno testimone di Cristo.

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1979-2009Trentennale di Fondazione10 Metodo Roma 11 Raoul Follereau

LA SEDE!! Come hofatto a non pensarciprima! E’ lei il simbolodell’ACCOGLIENZA per eccellenza; è illuogo che ogni scoutsente come proprio,un posto dove chiun-que passa “trovaun’atmosfera limpidae gioiosa”. La sede èla nostra secondacasa, infatti ognunodi noi, grande o pic-colo che sia, quoti-dianamente contri-buisce con le sue dotie le sue capacità arenderlo più bello,più funzionale, masoprattutto più acco-gliente. E proprioperché noi la conside-riamo la nostra casaci comportiamo diconseguenza; adesempio quandoqualcuno viene a tro-varvi per la primavolta, la prima cosache fate è far fareall’ospite un girocompleto della casa,ebbene anche noiappena viene a tro-varci qualcuno, laprima cosa che civiene in mente fare, èfargli vedere le nostresedi.

E nel momen-to in cui partiamo perun campo ecco checerchiamo subito diriprodurre e ricreare

Sede, il luogo dell’accoglienzaLa sede per lo scout

è una seconda casa,

un mondo tutto suo,

fortezza inespugnabile

luogo di incontro

e condivisione,

di serenità e crescita

Accoglienza, famiglia, scout.Appena mi è stato detto di scrive-re un articolo su questi argomen-ti ho pensato: “Ancora la fami-glia?! Ma non abbiamo dettotutto l’anno scorso???” E così,ferma nella mia convinzione chel’argomento fosse stato svisceratoa sufficienza, ho accantonatol’idea a tal punto che non riusci-vo più a farmi venire in menteniente di niente. Oggi però, perpreparare un’attività, ho preso inmano uno dei tanti libri scrittidal nostro fondatore Baden-Powell e l’artico-lo, che nonvoleva assoluta-mente usciredalla mia testa,( f i g u r i a m o c idalla tastiera delmio computer)è scaturito dalcuore. Il branoche mi ha “illu-minato” è unpo’ lungo, madevo condivi-derlo con voi.

“ L’ a n t i d o t oprincipale con-tro un cattivo

LE vie della fraternità

ambiente consiste, nel sostituirlocon uno buono, ed il modomigliore di farlo è utilizzare lasede di riparto e il campo scout.Per sede intendo, non una grandeaula scolastica, […] ma un postoche i ragazzi veramente sentanocome proprio, anche se si trattasolo di una cantina o di una sof-fitta; un posto dove essi possanorecarsi, e trovare lavoro e diverti-menti interessanti, molte e svaria-te attività e UN’ATMOSFERALIMPIDA E GIOIOSA”.

Scolte e guide

impegnate nei lavori

in sede

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1979-2009Trentennale di Fondazione 11MetodoRoma 11 Raoul Follereau

quell’ambiente accoglienteanche sotto una tenda, inmezzo alla natura e attornoad un fuoco di bivacco.Creiamo degli angoli contutti i comfort (per quantopossibili!!!), e appena arriva-no le nostre famiglie eccoripetersi la magia: prendia-mo per mano i nostri genito-ri e li portiamo, orgogliosi avisitare la nostra casa, e liaccogliamo nel nostro ango-lo di squadriglia.

Accoglienza, fami-glia, scout. Il collegamentoera sotto i miei occhi, manon riuscivo a vederlo. Nonriuscivo a vedere il nesso,proprio perchél’ACCOGLIENZA è quel filorosso che unisce tutti gli aspettidella vita scout, è il filo che col-lega tutto quello che facciamocon i ragazzi e per i ragazzi. La fraternità e l’accoglienza,insieme alla vita all’aperto, all’av-ventura e al servizio sono i cardi-ni dello scoutismo. E questaattenzione all’accoglienza lavediamo fin dall’inizio, delleprime attività; la notiamo ancorameglio nel Branco o nel Cerchiodurante i primi mesi dell’annoassociativo, dove ogni singologioco che viene proposto, vienepensato appositamente per inuovi arrivati che devono inserir-si in ungruppo giàformato. Ilm e t o d oscout hainfatti unacaratteristi-ca che lodifferenziae lo rendes p e c i a l e ,l’attenzio-ne al singo-lo, alle sue

esigenze e ai suoibisogni. Per questomotivo noi capi cer-chiamo subito la col-laborazione dei geni-tori. Accogliendoli espiegandogli cerchia-mo di fargli capireche noi come loroabbiamo a cuore iloro ragazzi, e cheinsieme a loro voglia-mo aiutarli/e a diven-tare adulti e insegnar-gli/e a fare delle scel-te. Inoltre vogliamoconoscere il bambi-no/a, ragazzo/a che civiene affidato, voglia-

La sede dellecoccinellle

a destraRover al lavo-

ro a sinistraesploratori il

giorno dellariapertura

delle attività

mo conoscere i suoi problemi isuoi desideri, per dare a lui o a leidelle risposte adeguate, che insie-me lo soddisfino e lo aiutino acapire più profondamente se stes-so. In altre parole vogliamoACCOGLIERE i ragazzi e leloro famiglie, vogliamo collabo-rare con loro, vogliamo instaura-re sia con i genitori che con iragazzi un vero rapporto di fidu-cia che ha come base l’accoglien-za dell’altro, delle sue idee e deisuoi atteggiamenti: in caso con-trario il nostro servizio sarebbenullo. E il mezzo migliore per raggiunge-re questo obiettivo è uno solo:APRIRE LE PORTE DELCUORE. Noi lo abbiamo fatto econtinuiamo a farlo con tutti quel-li che incontriamo. Materialmenteabbiamo spalancato le porte dellenostre sedi, ora tocca a te raggiun-gerci. Come??? L’invito è semprelo stesso, te lo porgiamo ognianno e non ci stancheremo mai difarlo, quindi anche quest’anno telo rinnoviamo. Vieni a sperimentare con noi checosa vuol dire accoglienza e fra-ternità VIENI E NON AVERPAURA DI PERCORRERE LEVIE DELLA FRATERNITÀ.

TI ASPETTIAMO!!!

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A l l ecocci-n e l l ela miacapo cerchio era Romina Lonigromentre Milena De Nicola eClaudia Strappaghetti eranoaiuto. Alle guide ho avuto comecapo riparto Laura Blasi eMariangela De Masi e come aiutoricordo Ornella Pierucci e Ariella.Al fuoco Romina prima eMariangela poi.

DDiimmmmii uunn aaggggeettttiivvoo ppeerr ddeessccrrii--vveerree lloo ssccaauuttiissmmoo

EmozioneLL’’eessppeerriieennzzaa ppiiùù bbeellllaa ddaa ccaappoo

Credo che ogni esperienza sia bel-lissima proprio perché unica.

IIll ccaammppoo ppiiùù bbeelllloo quello del 2004 su Cenerentola inprimis e poi quello di quest’annosu la bella e la bestia

CCoossaa ttii ddaa lloo ssccoouuttiissmmoo??Mi riempie, mi soddisfa, mi dagioia e, mi ha regalato le amiciziepiù importanti.

IInn ccoossaa lloo rriivveeddii nneellllaa ttuuaa vviittaaqquuoottiiddiiaannaa??

Nella semplicità delle cose, nelmio essere indipendente e pratica,nella disponibilità verso gli altri,nella tolleranza, nel rispetto e nelsentirsi sempre pronti a servire.

CChhee ccoonnssiigglliioo ddaarreessttii aadd uunn vveecc--cchhiioo ccaappoo??

Mantenere sempre intatto lo spiri-to gioioso che li contraddistingue.

CCoossaa aavvrreessttii vvoolluuttoo oo vvuuooiimmiigglliioorraarree??

1979-2009Trentennale di Fondazione12 Coccinelle Roma 11 Raoul Follereau

La staffetta della vitavede il passaggio del testimone tra chi parte e chi arriva, cresciamoattraverso questo scambiodi esperienze

INTERVISTA DOPPIA

NNoommeeValentina Cioci

EEttàà23… vabbé 24 tra pochissimo

NNeellllaa vviittaaStudio, sono all’ultimo anno dellaspecialistica in economia, indiriz-zo marketing. Occasionalmentelavoro.

AAnnnnoo dd’’iissccrriizziioonnee aall ggrruuppppoo1995

BBrraannccaa dd’’aappppaarrtteenneennzzaa da 3 anni sono capo unità dellabranca coccinelle, ovvero dellabranca formata da bambine conun età compresa tra 8 e 11 anni.Attualmente il nostro cerchio,chiamato Cerchio del bosco feli-ce, è composto da 24 coccinellesuddivise in 4 sestiglie (gialla,verde, rossa e azzurra)

PPeerrccoorrssoo ssccoouutt Avevo 10 anni quando incontraile coccinelle per la prima volta echiesi a mia madre di potermi fer-mare a giocare con loro. Da allorame ne innamorai. Restai al cer-chio per un solo anno e poicominciai il mio percorso daGuida, quegli anni li ricordo bel-lissimi, faticosi ma pieni di gioia eallegria. A 16 anni lasciai il ripartoper cominciare una nuova avven-tura nel fuoco. Dopo un anno dascolta iniziai a prestare serviziocome aiuto capo cerchio e subitocapii che il mio futuro era li. Presila partenza dal fuoco a 21 anni eora eccomi qui…

CChhii ssoonnoo ssttaattii ii ttuuooii ccaappii??

Oltre alla mie pessime capa-cità artistiche?? Beh questesono cose che non si rivela-no…CCoossaa èè ccaammbbiiaattoo rriissppeettttoo aallppaassssaattoo??Forse rispetto a quando erococcinella io le vite di tuttisono diventate più frenetichee piene di impegni, come pernoi capi anche per i ragazzi ea volte facciamo fatica a con-ciliare tutto. LLaa ffrraassee ddii BB..PP.. cchhee sseennttii ppiiùùttuuaa Ce ne sono un paio: “Il vero

modo di essere felici è quello diprocurare la felicità agli altri” e“Attieniti al principio che vi èalmeno il 5% di buono nel peg-

giore individuo. il gioco sta nelloscoprirlo.”

IInnvveennttaa uunnoo ssllooggaann ppeerr iill ttrreenn--tteennnnaallee ddeell ggrruuppppoo

….la creatività è l’altra cosa chedevo migliorare… sono unadonna di numeri…

SSaalluuttaabuona strada a tutti!!

Page 13: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione 13CoccinelleRoma 11 Raoul Follereau

NNoommeeFabiana Polletta( G a z z e l l aVolenterosa)

EEttàà36

NNeellllaa vviittaaFaccio la mamma,la moglie e lavoroin Poste Italiane

AAnnnnoo dd’’iissccrriizziioo--nnee aall ggrruuppppoo

Ottobre 1981 BBrraannccaa dd’’aappppaarrttee--nneennzzaa

Tutte e trePPeerrccoorrssoo ssccoouutt

Ho fatto la coccinella per tre anni,

sono passata alRiparto, poi alFuoco, servizioal Cerchio,prima comeaiuto, poi comeCapo Cerchio,aiuto CapoFuoco, CapoF u o c o ,Incaricata diDistretto BrancaCoccinelle.CChhii ssoonnoo ssttaattii iittuuooii ccaappii??La mia Capo

Cerchio e stata Rosy Vani, la miaCapo Riparto e stata Elena Risi, alFuoco ho avuto prima MariaSanchez e poi Stefania Morganti

DDiimmmmii uunn aaggggeettttiivvoo ppeerr ddeessccrrii--vveerree lloo ssccaauuttiissmmoo

Esigente (è per molti, ma non pertutti)

LL’’eessppeerriieennzzaa ppiiùù bbeellllaa ddaa ccaappooRoute in Francia e GMG a Parigi.

IIll ccaammppoo ppiiùù bbeelllloo Impossibile sceglierne uno, dacoccinella Capestrano, da guidaPontelandolfo, da scolta la Routesulle Dolomiti, da Capo Cerchioil Volo Estivo a Civitavecchia

CCoossaa ttii ddaa oo ttii hhaa ddaattooHa raggiunto il suoscopo…donna di carattere!!

IInn ccoossaa lloo rriivveeddii nneellllaa ttuuaa vviittaaqquuoottiiddiiaannaa??

In quello che sono, in quello chefaccio

CChhee ccoonnssiigglliioo ddaarreessttii aadd uunnnnuuoovvoo ccaappoo??

Ad un nuovo capo direi di viveree far vivere lo scautismo per quel-lo che è, senza scendere a compro-messi con le tante «modernità».

CCoossaa aavvrreessttii vvoolluuttoo oo vvuuooiimmiigglliioorraarree??

Avrei voluto “sempre” un’assi-stente spirituale scout, tipo donFabio!

PPeerrcchhéé hhaaii ddeecciissoo ddii mmaannddaarreettuuaa ffiigglliiaa aaggllii ssccoouutt??

Perché penso che il metodo edu-cativo dello scautismo sia comple-to e di grande supporto al compi-to di un genitore. Spero che comeme anche lei viva con gioia edentusiasmo questo cammino.

CCoommee vviivvii lloo ssccaauuttiissmmoo ddii ttuuaaffiigglliiaa ddaa ggeenniittoorree??

Sicuramente non da genitoreapprensivo, mi fido del metodoscout, mi fido delle Capo, mi fapiacere far crescere mia figlia inun ambiente sano, gioioso, catto-lico.

CCoossaa èè ccaammbbiiaattoo rriissppeettttoo aall ppaass--ssaattoo??

Non saprei, posso solo dire chemi piace lo spirito di servizio deicapi attuali, mi ha colpito moltola presenza della pattugliaEsploratori e Guide all'ultimogiorno di Volo Estivo/ Vacanze diBranco.

LLaa ffrraassee ddii BB..PP.. cchhee sseennttii ppiiùùttuuaa??

Quando la strada non c’è, inven-tala!

IInnvveennttaa uunnoo ssllooggaann ppeerr iill ttrreenn--tteennnnaallee ddeell ggrruuppppoo RRoommaa 1111

“Sempre Roma 11…con lo zainosulle spalle e la gioia dentro alcuor!”

SSaalluuttaa Buona Strada a tutti…nuovi evecchi!!!

Page 14: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione14 Coccinelle Roma 11 Raoul Follereau

Quando qualcuno mi chiede qualè stata l’esperienza più bella vissu-ta con le coccinelle faccio sempreun’enorme fatica a trovarne unasola.Non c’è un’esperienza più belladelle altre, sono tutte fantasticheproprio perché uniche.Sicuramente però, la più emozio-nante è il volo estivo, l’evento piùatteso sia da noi capo sia dallecoccinelle!!Il volo estivo è il banco di provadi tutto l’anno, le bambine final-mente mettono in pratica ciò chehanno imparato durante il loropercorso e per noi è un momentofondamentale per valutare ilnostro lavoro, senza il quale nonriusciremmo ad individuare irisultati positivi apportati e doveinvece dobbiamo migliorare.Un’esperienza intensa, ricca dilavoro e di aspettative ma soprat-tutto DIVERTENTE!!!!Per una settimana le coccinellevivono in un mondo fantastico eincontrano tanti personaggi diver-si con i quali si immergono in unanuova avventura, a volte si ritro-vano in castelli incantati altre inboschi animati ma la magia che sicrea è sempre meravigliosamenteuguale.Quest’anno il volo estivo è statoparticolarmente emozionante,l’autista del nostro pullman ha“casualmente” sbagliato strada esiamo finite in un villaggio lonta-no lontano dove le bambine,insieme a Belle, hanno aiutatouna Bestia a diventare buona e acapire cosa vuol dire amare!Ma questa è stata solo l’ultima di

una serie di avventure!!Negli ultimi anni le coccinelle delnostro cerchio hanno visitato ilmondo insieme ai fratelliMongolfiere, hanno navigato imari insieme ad una ciurma dipirati, sono state ospiti nel villag-gio dei Puffi, hanno aiutatoCenerentola ePinocchio….insomma la vita delcerchio è stata ricca di avventurespeciali!!Certo, come avrete capito, è unmomento importantissimo nellavita di una coccinella, che leforma e le rende più autonomee sicure di loro stesse, che leaiuta a stringere legami forti traloro e con noi ma anche per noicapo è davvero un’esperienzairrinunciabile.A volte, chi non ha mai avuto lafortuna di partecipare alla vitascout ci domanda perché noi fac-ciamo tutto questo, perché rinun-ciamo a una settimana di vacanza

e perché tanta fatica e impegno…ma a noi basta guardare le cocci-nelle e vedere i loro occhi illumi-narsi di gioia, sentirle ridere,vederle unite tutte insieme perraggiungere un obiettivo e sentirele loro frasi di spontanea felicità,per capire che non c’è niente chepuò eguagliare un’ esperienzasimile.Vorrei terminare questo articoloringraziando chi ha fatto questoper noi, vorrei ringraziare tuttequelle persone che sono state lenostre capo perché è grazie a lorose oggi siamo qui e la nostra spe-ranza è proprio quella di riuscire atrasmettere alle coccinelle ciò cheloro hanno donato a noi.

Un mondo incantatoun’occasione di crescitaVolo estivo il momento dove tutto diventa possibile

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1979-2009Trentennale di Fondazione 15PatronoRoma 11 Raoul Follereau

Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.

Il pensiero

........."Santo Francesco, ascoltato-re di Dio, insegnaci a sostare inascolto, in mezzo ai tanti rumoridella nostra vita, della Parola dilibertà, di perdono, di speranzache nasce dal Vangelo di Gesù.Santo Francesco, fratello di tuttiinsegnaci a partire da questoluogo con il desiderio di amare eperdonare perché nella nostramisericordia e nel nostro lavoro eservizio quotidiano mostriamo ilvolto Paterno e Materno di Dio.il Signore che è Bellezza e Bontà,il Signore che è Tenerezza ePerdono..."(da supplica a San Francesco) San Francesco è il santo simbolodella bontà, della gentilezza, delsorriso, dell’amore a Dio senzalimiti, dell’affetto ad ogni creaturae per questo è stato scelto comepatrono dei Lupetti e delleCoccinelle. Grazie a lui essiapprendono che il Creato è operadi grandezza e di bontà e attraver-so tutti gli esseri, ne canta la glo-ria. Attraverso i suoi insegnamen-ti, imparano ad avere attenzionealle piccole cose, a ritrovare lagioia nella semplicità e a ricercarela perfetta letizia.Francesco nasce ad Assisi intornoalla fine del 1100. Ben istruito,sapeva il latino ed il francese.Trascorse la sua gioventù, fino alla

vocazione, serena come qualun-que nostro figlio. È simpatico,allegro, ama divertirsi con gliamici e la mondanità dell’Assisidel tempo. A vent’anni partecipòalla guerra fra Assisi e Perugia fufatto prigioniero e proprio in quelperiodo mutò il suo stile di vita.Da ragazzo esuberante che era,comincia a scegliere la solitudineed esplora la campagna d’Assisi;un giorno si sente chiamato da uncrocifisso in una chiesa diroccatapoco distante che gli dice:

“Francesco va e ripara la mia chie-sa”. Francesco prese alla letteraquelle parole e così con i soldidella bottega del padre comincia arestaurare la chiesa, proseguendocon le opere di carità per lebbrosie poveri. Ma il padre infuriato dalsuo comportamento decise diriportarlo su quella che riteneva laretta via e decise di farlo di frontea tutto il paese, ma a quel puntoFrancesco si spogliò di tutte le suericchezze abbracciando definitiva-mente la povertà, la carità e la

contemplazione di Cristo.Passò poco tempo che siraccolsero intorno a luimolti seguaci, così si resenecessario elaborare unaregola, una serie di normedi autocomportamento;così, intrapreso il viaggioverso Roma nel 1210 PapaInnocenzo III concessel'approvazione orale,incaricando Francesco di“predicare a tutti la peni-tenza”. Solo nel 1223Onorio III approvò uffi-cialmente la nascitadell'Ordine dei FratiMinori. Francesco Muoreil 3 ottobre del 1226 allaPorziuncola e viene cano-nizzato da Gregorio IXil16 luglio del 1228.

Francesco, Santo in ascolto di Dio

Page 16: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione16 Lupetti Roma 11 Raoul Follereau

NNoommeeZoncu Michele

EEttààEh, eh, eh impertinente.....41

NNeellllaa vviittaaGuardiaccia!!

AAnnnnoo dd’’iissccrriizziioonnee aall ggrruuppppooAhia!!! 1984

BBrraannccaa dd’’aappppaarrtteenneennzzaaBranca regina – 4 sestiglie (neri,grigi, fulvi e bruni)

PPeerrccoorrssoo ssccoouuttEsploratore – rover (aiuto capo ecapo)

CChhii ssoonnoo ssttaattii ii ttuuooii ccaappii??E me lo chiedi??? Vani Elio -Polletta Donato e poi non ricordoaltri al di fuori di Vani Alberto,che e’ stato più di un capo....unmaestro!!!!

DDiimmmmii uunn aaggggeettttiivvoo ppeerr ddeessccrrii--vveerree lloo ssccaauuttiissmmoo

VitaleLL’’eessppeerriieennzzaa ppiiùù bbeellllaa ddaa ccaappoo

Il campo con i ragazzi ed i campiscuola formativi

IIll ccaammppoo ppiiùù bbeellllooNon ricordo il luogo, comunquequello da akela...dovrebbe essereAmelia, o Bassano Romano,quanto ero giovane......

CCoossaa ttii ddaa oo ttii hhaa ddaattoo??Il senso della vita, l’amore per lepiccole cose. l’amor patrio... ilvivere servendo... d’altronde lavo-ro nella pubblica amministrazio-ne, per cui.....

IInn ccoossaa lloo rriivveeddii nneellllaa ttuuaa vviittaaqquuoottiiddiiaannaa??

Ci si potrebbe scrivere un tratta-

t o ! ! !Quanteore hai adisposi-zione??? Farò una sintesi...seppura distanza di anni mi accorgo ognigiorno di quanto l’essere statoscout mi aiuti a vivere intensa-mente ogni singolo momentodella mia vita. Il senso praticodelle cose, il vivere i problemicome ostacoli da superare e grazieai quali crescere, non come maci-gni da cui rimanere schiacciati, ilsenso della famiglia, il gioco disquadra e comunque ed altroancora che non mi viene inmente, comunque ancora oggi iomi sento sempre sulla strada e stocontinuando a camminare, nonso quando arriverò, penso mai;scout una volta, scout sempre!!!!

CChhee ccoonnssiigglliioo ddaarreessttii aadd uunnccaappoo nnuuoovvoo//vveecccchhiioo??

Non smettere /riprendi.......e se seistanco, respira intensamente,l’ispirazione prima o poi arriva!!!!

CCoossaa aavvrreessttii vvoolluuttoo oo vvuuooiimmiigglliioorraarree??

Se parli di me, essendo semprealla ricerca c’è ancora molto damigliorare, tutto in questa vita èperfettibile, figuriamoci io. Separli dello scoutismo, ora che stodiventando vecchio, penso che,forse, in questo deserto che civiene proposto al di fuori, questotipo di esperienza di vita, andreb-be veicolata, possibilmente, conun pochino più di grinta (non

dico cattiveria). Stiamo cre-scendo una generazione ditronisti, veline, calciato-ri.....e gliuomini/donne???? PPeerrcchhéé hhaaii ddeecciissoo ddii mmaann--ddaarree ttuuaa ffiigglliiaa aaggllii ssccoouutt??Perchè diventi unadonna!!!!!!!!!CCoommee vviivvii lloo ssccaauuttiissmmoo ddiittuuaa ffiigglliiaa ddaa ggeenniittoorree??Come lo vivevo da scout!!!!Con entusiasmo, ma conquel pizzico di riflessioneche non guasta. L’ultimoanno è stato illuminante.

Averla vista crescere è stato bellis-simo, quando si esce da un tun-nel, quando ci si rialza dopo esse-re caduti, a parte qualche graffio,si è veramente diversi, migliori!!!!!

CCoossaa èè ccaammbbiiaattoo rriissppeettttoo aall ppaass--ssaattoo??

Il tempo...non ci sono più le vec-chie stagioni!!!!

LLaa ffrraassee ddii BB..PP.. cchhee sseennttii ppiiùù ttuuaaNon abbiate mai paura di sbaglia-re nella vita, perchè chi non hamai sbagliato non ha mai fattoniente!!! Oppure, fa più rumoreun albero che cadeche una foresta checresce.

IInnvveennttaa uunnoo ssllooggaannppeerr iill ttrreenntteennnnaalleeddeell ggrruuppppoo RRoommaa1111

mai come oggi,moderni ed “alpasso” con i tempi!!!!

VVaarriiee eedd eevveennttuuaalliisiete grandiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!

ssaalluuttaabuona caccia sorelli-na....io vengo dal-l’unica vera brancaregina!!!!!!!!buona strada sorel-la....vale la pena divivere questa vita....e’troppo bella!!!!!

Cosa cambia e cosa resta,Il gruppo cresce e si evolve, un vecchiocapo e uno nuovo ci raccontamo come

INTERVISTA DOPPIA

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1979-2009Trentennale di Fondazione 17LupettiRoma 11 Raoul Follereau

NNoommeeLuca Pendenza

EEttàà21

NNeellllaa vviittaa Ho provato a studiare ma non faper me, ora lavoro

AAnnnnoo dd’’ iissccrriizziioonnee aall ggrruuppppoo al gruppo nel 2004 ma agli scoutnel 1997

BBrraannccaa dd’’aappppaarrtteenneennzzaaCapo Unità Del Branco “Lupi delDhak”, composto al momento da15 lupetti organizzati in 3 sestiglieLupi Bianchi, Grigi e Fulvi.Insieme a me ci sono a prestareservizio nel branco un Papà difamiglia e al momento tre roverin servizio

PPeerrccoorrssoo ssccoouuttIl mio percorso scout si riducesolamente a tre anni di branco equalche mese da esploratore perpoi riprendere direttamente conl’ascesa al clan

CChhii ssoonnoo ssttaattii ii ttuuooii ccaappii??In questo gruppo sono statiFederico Duca, Gino Zaccari eMarco De Nicola tutti capi Clan,ma ho appreso i segreti del branco

grazie a LuigiBotta che mi hapreceduto comeAkela per ben 7anni

DDiimmmmii uunn aaggggeett--ttiivvoo ppeerr ddeessccrriivvee--rree lloo ssccoouuttiissmmoo

UnicoL’esperienza piùbella da capo?

La consegna aqueste ultimevacanze di brancodei Lupi Anziani

IIll ccaammppoo ppiiùù bbeelllloo Le mie prime vacanze di brancoalla guida del branco

CCoossaa ttii ddaa lloo ssccoouuttiissmmoo??Al momento tanto, amici, espe-rienze e il modo di essere conti-nuamente in crescita confrontan-domi con tante persone intelli-genti e fuori dal comune

IInn ccoossaa lloo rriivveeddii nneellllaa ttuuaa vviittaaqquuoottiiddiiaannaa??

Forse in poche cose perché ormaifa parte del mio essere e non mene rendo più conto, è divenutoun modo di essere e di vivere

CChhee ccoonnssiigglliiooddaarreessttii aadd uunnvveecccchhiioo ccaappoo??Aggiornatevi,la società stacambiando eanche i ragazzinon sono piùquelli di primaCCoossaa aavvrreessttiivvoolluuttoo oo vvuuooiimmiigglliioorraarree??me stesso perpoi provare amigliorare gli

altriCCoossaa èè ccaammbbiiaattoo rriissppeettttoo aall ppaass--ssaattoo??

forse poco o nulla LLaa ffrraassee ddii BB..PP.. cchhee sseennttii ppiiùù ttuuaa

“Chi non ha mai sbagliato, nonha mai fatto nulla”

IInnvveennttaa uunnoo ssllooggaann ppeerr iill ttrreenn--tteennnnaallee ddeell ggrruuppppoo

Seeeee… Se avete paura portate lacarta igienica..!!!

CChhee pprrooggeettttii hhaaii ppeerr iill ffuuttuurrooccoommee ccaappoo??

Brevettarmi e riuscire un giornoterminato il mio servizio in que-sto gruppo portare lo scoutismonella mia parrocchia di origine

SSaalluuttaaciauuuuuuuuu

Page 18: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione18 Lupetti Roma 11 Raoul Follereau

Finalmente vacanze di branco“Fare del nostro meglio”

in tutte le situazioni,

anche questo si impara

alle Vacanze di Branco

Eravamo appena arrivati nellanostra nuova tana dove avremmovissuto per una settimana tantenuove avventure, abbattuto tanteprede e conquistato tante zampa-te sulla nostra pista. Eravamo cari-chi, e convinti che sarebbe statacertamente una settimana impor-tante per noi e per i nostri lupetti.Avevamo organizzato tutto finoal minimo particolare e istantedella giornata per non lasciarespazio e tempo di nascere ai pro-blemi. Sapevamo benissimo chenon sarebbe stata una passeggiatasoprattutto nel seguire e conosce-re meglio quei lupetti concui ormai da un anno gio-cavamo e crescevamo. Tuttipronti e carichi per scopri-re quali sorprese il Signoreci avrebbe messo di frontegiorno dopo giorno. Lasera del nostro arrivo, forseperché avevamo fatto trop-po baccano o forse perchécon i nostri canti e lanostra gioia avevamo risve-gliato qualcosa e qualcunoche stava riposando nelbosco, si presentò corren-do William Wallace, unuomo che ci consigliò dimetterci a riparo perchél’esercito inglese era sullenostre tracce, col pericolodi catturarci e farci delmale. Scampati al pericolochiese ai lupetti, data laloro furbizia e saggezza, didargli una mano per libera-re la sua patria dandoci il

buon consiglio di andare a riposa-re e ridiscuterne il giorno dopo.Giunse l’indomani e camminan-do per la foresta incontrammo unamico di Wallace che all’inizionon l’aveva riconosciuto, i due sisfidarono ad una antica gara scoz-zese “Il lancio della Pietra”. Tutto era pronto per l’episodiodella storia che avrebbe catturatol’attenzione dei lupetti coinvol-gendoli nello spirito del campo.La sfida tra l’eroe e il suo amico siconclude tra lo stupore generalecon la sconfitta Wallace, ma ladelusione non fa in tempo a pre-valere che ecco il colpo di scena, èsul campo di battaglia che Wallaceottiene la sua rivincita con uncolpo magistrale da venti metri,che nell’incredulità generale colpi-sce il suo avversario al ginocchio,

il suo avversario nello scontro maamico nella storia ed impersonatoda Bagheera, che nell’affrontareWallace, si era battuto nientemeno che contro Akela.Da quel momento in poi abbia-mo capito che eravamo riusciti acatturare l’attenzione dei lupettisu quella storia nota a tutti, con-sci del fatto che gli stavamo tra-smettendo dei valori e dellelezioni di vita, come ci insegna ilmetodo, tramite il gioco e l’av-ventura. La settimana volò via in lampo eogni giorno c’era qualcosa dinuovo da fare sia con Wallace checon i Vecchi Lupi. Al sabatosiamo riusciti a liberare e a sma-scherare gli impostori liberando eaiutando tutta la Scozia e com-piendo, anche nel gioco, quello

che è il più grande dei dove-ri degli scout, l’aiuto verso ilprossimo.Di vacanze ce ne sarannoancora tante e noi Vecchi lupici impegneremo come sem-pre e ogni volta di più perfare del NOSTRO MEGLIOe guidare sulla retta via tuttoil Branco dei “Lupi delDhak”

AAkkeellaa

Page 19: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione 19LupettiRoma 11 Raoul Follereau

Crescere insieme ai “Lupi del Dhak” Come ogni anno, agli inizi delmese di ottobre, noi vecchi lupi ciritroviamo in tana belli carichi edistesi per riabbracciare i nostrifratellini. Una nuova avventurasta per ripartire …. “Lupi del nostro…..” grida Akelae con un cenno della testa indicail lupetto che intonerà il grandeUrlo : “Akela del nostromeglio…””Le prime riunioni con i vecchilupetti e i nuovi cuccioli sonouno dei momenti più significatividi tutto l’anno, perché se da unlato c’è l’abbraccio con i più vec-chi, dall’altro si può notare latimidezza dei nuovi che ben pre-sto, dico ben presto, perderanno.Le prime attività in branca lupettisono proprio quelle, volte adamalgamare il gruppo e a far vive-re ai nuovi arrivati il cosiddettoclima di “Famiglia Felice”, attra-verso giochi di conoscenza, bans ecanti lupetto.“Guardate, guardate bene o lupi”con questa frase Akela richiedel’attenzione del branco nelle

notti di luna piena alla Rupe delConsiglio. In queste notti succe-de sempre qualcosa di importan-te e per i lupetti la prima cosaimportante è l’accoglienza inbranco. Da quel momento smet-te di essere un bambino perdiventare lupetto. Trascorso ilprimo periodo di ambientamen-to, è arrivata l’ora per il brancodi cacciare le prede che si trova-no man mano sulla pista. D’orain poi i lupetti assomiglianosempre di più a Mowgli e comequest’ultimo imparano la leggedella Giungla e diventano abba-stanza forti per cacciare da soli laprima preda. E’ arrivato ilmomento della promessa: “Conl’aiuto di Dio prometto…” conquesta frase i lupetti affrontanoprove di pista sempre più diffici-li; incontrano lupetti di altribranchi nella “Caccia diPrimavera” e per quelli chehanno fatto “Del loro meglio”arriva il momento di aprire ilprimo occhio nella giungla. Non possiamo poi dimenticare

che tra tutti i lupetti, ci sono quel-li che fanno parte del Consiglio diAkela; per loro l’anno cominciaprima degli altri percorrendo unapista più difficile e, mentre aiuta-no i fratellini ad affrontare le lorodifficoltà, contemporaneamentesuperano le prove di seconda stel-la nonché quelle di specialità. MA ecco uno dei momenti chelascia il segno più indelebile nellastoria del lupetto e del branco:“Questo è l’unico distintivo deilupetti che porterai al Riparto” èpronunciando questa frase cheAkela stringe la mano al lupettoche è diventato Lupo Anziano; daquesto momento dopo un annodi cacce faticose tutti noi grandi epiccoli siamo pronti per affronta-re le tanto attese Vacanze diBranco.Eravamo partiti con il presuppo-sto di educare e far crescere inostri fratellini più piccoli ma inquesti 5 anni quelli che più ditutti sono cresciuti e maturatisiamo stati noi.

LLuuiiggii ee IInnnnoocceennzzoo

Page 20: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione20 Guide Roma 11 Raoul Follereau

La squadriglia d’alta Cobra del Roma11 è lieta di presentarvi il primo arti-colo semidecente mai scritto da noi!E mentre tutti voi spalancate le boc-che e strabuzzate gli occhi vi avver-tiamo che non ci riteniamo propria-mente responsabili. Durante questi lunghi trent’anni ilnostro riparto ne ha viste di tutti icolori ma, in un modo o nell’altro èriuscito a non arrendersi mai, portan-do avanti una tradizione costante epiena di entusiasmo che ogni anno facrescere noie le nostrec a p o .E s s e n d ol’Alta più“nuova” del-l’associazio-ne, per farvicapire cos’èdavvero pernoi il guidi-smo, abbia-mo pensatodi raccontar-vi le espe-rienze piùsignificative che abbiamo vissuto nelgruppo, belle o brutte che siano.

Il San Giorgio regionale - Una solaparola. Unico. Nel senso che tuttenoi speriamo di non doverlo rifaremai più. Tralasciando le battute, si èdimostrato davvero un momentospeciale già a partire dalla durata(ben tre giorni!) Organizzazioneimpeccabile, con una partecipazionedi massa da parte di tutte le guide delLazio e una buona parte delle guideumbre. L’arrivo alla base diBrownSea era il primo grande sco-

alta squadriglia

l i teper esseredi esempioL’alta Squadriglia è for-mata dalle Capo Sq. edalle Vice CapoSq. diciascuna della squadri-glie che costituisce ilriparto, che sotto laguida della CapoRiparto completano laloro formazione.Attraverso l'Alta Sq. sicoordinano le impresee le attività più impor-tanti, si promuove iltrapasso delle nozioni,si sviluppa un pro-gramma adeguato (siatecnico che spirituale)per le guide più grandi,parallelo a quello delriparto.I punti base per il pro-gramma di AltaSq.sono: approfondimen-to delle tecniche; pas-saggio graduale dallabuona azione al servi-zio; interesse per even-ti, per il mondo dellacultura, dell'attualità,approfondimento dellapropria vita di fede.L’Alta Squadriglia rap-presenta l’Élite delriparto, il modello alquale tutti devonopuntare. L’esempio e ilbuon funzionamentodell’Alta Squadrigliacostituiscono uno deipunti cardine del buonfunzionamento di tuttoil Riparto.

Avventua ed entusiamo, il necessario presupposto di una grande impresa

Alla scoperta del guidismocon l’alta squadriglia Cobra

glio da superare ma, con uno scarica-mento del pullman con velocità darecord, siamo riuscite a portare a ter-mine la nostra missione piantando letende e sistemandoci come megliopotevamo in pochissimo tempo. Mesie mesi di preparazione per ogni ogget-to da portare e per l’organizzazione ditutto il materiale adatto ad una situa-zione di proporzioni così titaniche e,per la prima volta da quando siamoguide, abbiamo visto preoccupateaddirittura le nostre capo! Ogni gior-

no qualcosa di nuovo e inaspettato dascoprire: il grande gioco, le impresepreparate dalle altre squadriglie, lemesse con così tanta gente... ma nonera questa la cosa stupefacente. Nonla grandezza e l’importanza dell’even-to, ma la fierezza che traspariva dainostri occhi e da quelli delle nostrecoetanee. Gli sguardi che avevamo, isorrisi che abbiamo portato per tregiorni con orgoglio sul viso, la stan-chezza nel tornare a casa ma la sicu-rezza che quella sia stata per noiun’esperienza indiscutibilmenteunica, impressa nelle menti e nei

Page 21: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione 21GuideRoma 11 Raoul Follereau

I migliori elementidel riparto, unitiin un’unica squadrigliaper compiere le imprese più alte

Cobra

cuori.

Il campetto invernale - Unmomento di condivisione per noipiù grandi, una specie diRiunione d’Alta dai tempi allun-gati ma, soprattutto, un’occasioneper stare insieme e per divertirsi.Destinazione Leonessa (Rieti), inun luogo imprecisato tra i Montidi Annette e la baita del vecchiodell’Alpe. Il solo viaggio per arri-varci può considerarsi un’avven-tura bella e buona, il solo riuscirea convincere il prete a darci il pul-lmino della parrocchia in effetti eda considerarsi un’avventura...

Spesa con budget limitato alsupermercato, imbottitura neipantaloni e guanti da neve sono ilminimo sindacale. Si comincia atremare seriamente alla vista dellafunivia. Tra un: “Non ci salgomanco morta.” e un: “Suvvia,dobbiamo solo arrivare in cima!”tutte sui seggiolini monopostomentre il cielo grigio comincia apiangere freddi fiocchi di neve.Sistemazione nella casa e poi tuttefuori! Si comincia con la classicariunione di benvenuto per finirecon la classica discesa con lo slitti-no. La sera davanti al camino aparlare, mangiare e a giocare, per-

ché anche questo è guidismo:divertirsi!La mattina scongelamento e con-seguente riunione su ciò che l’an-no ci ha portato e su quello che ciporterà il prossimo. I momentidavvero seri sono pochi, ma pienidi partecipazione e di coinvolgi-mento da parte di tutte. Diciamola verità: è proprio in quelle circo-stanze che una guida riflette suquello che ha fatto, su quanto èriuscita a dare alla sua squadrigliae su quanto ha ricevuto da questa. Il ritorno forse meno traumatico,comporta inevitabilmente la per-dita di qualche guanto che, inevi-tabilmente, rimane nascosto sottoil letto o appeso al caminetto.

Insomma. Questo è guidismo.Gioia, dolore, pianti disperati,risate, ferite superficiali e feriteche non cicatrizzano. Ma la feritapiù grande, quella che solo unaguida sa di avere, la tiene dentroal cuore. Perché è lì che una perso-na conserva strette le cose belledella vita, i momenti che hannocambiato un’esistenza... E noi siamo fiere di avere uncuore così... un cuore che, anostro avviso, non ha proprio nes-suna voglia di cicatrizzare.

Vi lasciamo la linea. A voi in stu-dio.

II CCoobbrraa ddeell RRmm 1111

Page 22: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione22 Esploratori Roma 11 Raoul Follereau

Siam preparati ad ogni ardita prova

La gloriosa storia del RipartoRoma 11 ha inizio nel 1979 e ilprimo Capo Riparto risponde alnome di Vittorio Straulino. Eccodi seguito l'elenco dei C.R. succe-dutisi nei 30 anni di attività:-Vani Elio-Enei Enrico-Brandolini Fabrizio-Vani Massimo-Petrinelli Fabio-Enei Enrico (C.R. del Roma 10con cui la squadriglia libera delleAquile ha fatto attività per l'anno1998-1999)-Gino Zaccari-Davide Senna-Fabio Senna

E' sicuramente difficilissimo rac-contare 30 lunghi anni di storiadel Riparto in poche parole. E'sicuramente più difficile racco-gliere tutte le emozioni diogni singolo esploratorepiuttosto che le attività fatte,seppur numerosissime.Alcuni aneddoti vanno peròricordati anche per tenereaggiornati coloro sono lon-tani dal gruppo da un po’ dianni. La sfida del SanGiorgio è un appuntamentoimportante per le nostresquadriglie che si sono sem-pre distinte per la buona riu-scita delle attività e in parti-colar modo per l' impegno ela dedizione dedicata allapreparazione di quest’ulti-me. Le attività di espressionee i grandi giochi hanno atti-rato in maniera particolaregli esploratori: costumi, sce-nografie e numeri di espres-sione sempre molto elabora-

ti. In occasione di un San Giorgiosvoltosi ad Ostia, ogni Ripartocorrispondeva ad una nazione edessendo stata affidata l’Albania ai

nostri esploratori, si organizzòuna visita all’ambasciata albaneseper raccogliere informazioni.Un’iniziativa interessante fu, nel-

Così recita una famosa canzone degli esploratori, e questo è lo spirito che si respira nelle attivitàdi un vero riparto. Questo è lo spirito che ci ha animato anche nei momenti più difficili

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1979-2009Trentennale di Fondazione 23EsploratoriRoma 11 Raoul Follereau

B.P. consideravaogni Jamboree un piccolo passoverso la pace e l'unità del mondo,affinchè tutti potessero essere uno

jamboree 2003

l’anno 1992-1993, la nascita de "Ilnodo", giornale di gruppo redattodalla Sq. Castori con a capoAngelo Ciferri. Saranno a fineanno 7 i numeri del nostro giorna-le. Speriamo di tornare in questianni a riprendere questa bella ini-ziativa per farvi partecipi dellenostre attività e per fare in modoche i nostri ragazzi non usino lemani solo tra cordini e filagne.Nel 1993-1994 si è svoltol’Eurojamboree a Viterbo. E' stataquesta un’occasione per confron-tarsi con gli altri Riparti ma in par-ticolar modo è stato un momento

di intensa condi-visione con gliScouts di tuttaEuropa. L’anno1998-1999 vedela squadriglialibera delleAquile svolgereattività con ilRiparto delRoma 10. L’annosi concluderàcon il campoestivo in localitàCottanello nelquale le Aquilevengono premia-te per il loro par-ticolare impe-gno. Il 1999-2000 è un annoparticolare: i

festeggiamenti del ventennaledanno la carica giusta al Ripartoche nel giro di pochi anni apre laterza squadriglia che da un po’ ditempo era rimasta chiusa: iCaimani. Ma passiamo alla storiaun po’ più recente.Uno dei campi rimasti più impres-si nei ricordi degli esploratori fufatto a Lecce nei Marsi in cui fu

sperimentata la famosa "palla difuoco": un metodo scenograficoper accendere l’ultimo fuoco diBivacco sotto i colpi di magia diMerlino ( il campo era ambienta-to su "I cavalieri della TavolaRotonda). Il campo successivo, aPescorocchiano, ha visto loStargate come protagonista: unenorme esagono costruito con

LA TECNICA

La Bilancia di Sbenf è costituita principalmente da un trave leggera di legno, una

corda e una carrucola. La trave viene fissata ad un ramo basso di un grande albero

mediante una legatura che le permette di oscillare secondo il suo peso. Molto più in

alto, su un altro ramo, viene fissata una carrucola e preparata una corda che, scor-

rendo dentro di essa, viene fissata al lato pesante della trave. Il premio che la

Bilancia deve custodire viene infine legato all'estremità rimasta libera della corda

avendo cura che, in quella posizione, sia ben distante dal suolo. Appendendo poi un

secchio, riempito con un peso opportuno, al lato leggero della trave esso diventerà

più pesante e cadrà verso il basso, sospingendo verso l'alto il lato opposto, che quin-

di rilascerà corda permettendo al premio di scendere verso il basso.

La Bilancia di Sbenf è un simpatico ed ingegnoso gioco proposto al Campo Estivo

Esploratori nell'anno 2009.

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1979-2009Trentennale di Fondazione24 Esploratori Roma 11 Raoul Follereau

filagne e legno colorato con verni-ce fluorescente campeggiava alcentro della piana del nostrocampo. Numerose sono le inizia-tive di servizio che coinvolgononegli ultimi anni i nostri esplora-tori e in particolar modo i compo-nenti dell' alta squadriglia. Una sututte la raccolta alimentare che civede protagonisti nel periodo diNatale in cui raccogliamo cibo emateriale per la Caritas parroc-chiale. Accanto al servizio ci sonoattività belle, interessanti e stimo-lanti come la scalata di vari montidella zona abruzzese (MonteVelino, Lago della Duchessa,Monte Gennaro) e non solo. Unarecente attività che ha coinvoltogli esploratori è stato l'explò-paesedi Sovana, una piccola cittadinatoscana immersa tra la storia etru-sca e le grotte di tufo: un modoper sfruttare le attività scoutische

per approfondimenti culturali.Nell'ultimo campetto invernale,all'Alberone, attività particolarihanno visto protagonisti i nostriragazzi come la costruzione di un

LA TECNICA

igloo stile eschimese e l'accensio-ne di un fuoco sulle neve. Negli ultimi anni il Riparto è cre-sciuto molto tornando a contare 4squadriglie e la positiva competi-zione ha fatto sicuramente beneallo spirito del Riparto.In quest’ultimo campo qualchesquadriglia si è distinta per lacostruzione di un angolo in stilenautico con il portale a forma dinave. Sempre nello stesso campoun’attività particolarmente riuscitaè stata la costruzione di una zatterae la conseguente navigazione di untratto di lago. L’attività è stata unbuono spunto per far crescere lospirito di squadriglia e per metterealla prova il proprio aspetto fisico.Sicuramente le avventure raccon-tate in questo articolo sono unapiccola parte di tutti i momentidi condivisione che hanno carat-terizzato la storia del nostrogruppo. Speriamo che le attivitàraccontate possano avervi fattopiacere chi nel ricordarle e chidesideroso di viverle nel futuroprossimo del suo percorso scouti-stico. Di attività ne sono statefatte sicuramente moltissime,contraddistinte tutte dall’orgo-glio di essere scout e di far partedi questo gruppo.

Come per ogni attività scout la collaborazione e l'impegno di tutti è

essenziale. Per costruire il nostro igloo è necessario raccogliere molta

neve e pressarla in modo che si indurisca e si compatti. Una volta otte-

nuta una cupola alta più o meno un metro di altezza vanno infilati nella

neve numerosi bastoncini tutti della stessa misura. Questa operazione è

importantissima. Iniziate a scavare in modo da ottenere una piccola aper-

tura abbastanza grande in modo da poter entrarci. Piano piano dall'aper-

tura togliete la neve fino a quando non toccherete la punta del bastonci-

no infilato precedentemente. Continuate in questo modo per tutte le parti

dell'igloo. I bastoncini sono fondamentali poiché ci permettono di avere

una cupola con uguale spessore in tutti i punti. Buon divertimento.

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1979-2009Trentennale di Fondazione 25Il PatronoRoma 11 Raoul Follereau

Di San Giorgio conosciamo tutti lastoria del Drago, un paese nonmeglio specificato è minacciato daun drago feroce, per essere salvi gliabitanti devono sacrificare periodica-mente una giovane del paese. Arrivail giorno in cui la macabra sorte cadesulla figlia del re, questi, rammaricatopuò solo prendere atto della cosa edare la figlia in pasto al rettile infer-nale. A questo punto arriva Giorgio,Cavaliere senza macchia che salva lafanciulla e uccide il drago liberandoil paese.Detta così sembra la una favola colclassico “vissero tutti felici e contenti”da raccontare ai bambini prima diandare a dormire. Sarà anche per que-sto che in molti mettono in dubbio lastessa esistenza di questo Santo legan-done la vita in maniera indissolubilea quella del “povero” drago. Per fortu-na in questo caso la storia è molto piùavvincente della fantasia o presuntatale, e andando a lavorare sulle provedocumentali viene fuori un SanGiorgio molto reale e affascinante.La storia di questo personaggio, forseanche a causa della leggenda che neha accompagnato il diffondersi, ècomunque frammentaria e annacqua-ta da episodi fantastici di miracoliimprobabili, eppure l’appassionatolavoro certosino degli storici hatirato fuori dalle nebbiedella storia e della leggen-da, alcune versioni, similitra loro, che sono conmolta probabilità estre-mamente vicine allaverità storica.Una delle più accre-ditate narra cheGiorgio nacquei nCappadocia nelIII secolo DopoCristo, educato dagenitori cristiani inun periodo di tolle-ranza religiosa, siarruola giova-nissimo nelleM i l i z i eR o m a n e .Ufficiale valo-roso, leale efedele si trovapresto nelmezzo della

San Giorgio, Il primo scout Tra leggenda e realtà contina la lotta tra bene e male

feroce persecuzione controi cristiani operata dall’impe-ratore Diocleziano. Giorgioè un soldato stimato e perquesto gli viene concessal’opportunità di salvare lavita rinnegando la propriareligione, offerta che rifiutae viene condannato a patiresupplizi tremendi prima diessere giustiziato.

Giorgio dun-que era unuomo leale edevoto, lealeverso il pros-simo e versol’autorità delsuo paese,eppure il suovalore piùgrande era lafedeltà a Dio,per questo hasofferto e

combattuto, per questo èmorto. San Giorgio ha nelnostro metodo un’impor-tanza fondamentale, è ilcavaliere leale e coraggiosoche lotta contro mali delmondo, per usare le paroledi Baden Powel : “per i

ragazzi - e anche per gliadulti - il santo lancia

a ciascuno il suo gridodi battaglia, per incitar-

lo a prepararsinella sua arma-

tura di capacità,ad impugnare

l'arma delcarattere e, ser-

vendosi di tuttele risorse a suadisposizione, ad

a t t a c c a r evigorosa-

mente ilD r a g od e l l a

Lealtà

Devozione

Purezza

e la volontà

di essere sempre

di aiuto

per il prossimo

Tentazione, o della Difficoltà che glisi para di fronte, con cuore saldo egioiosa fiducia. Se l’atto ha lo scopo di aiutare glialtri com’è simboleggiato dalla prin-cipessa nella storia di San Giorgio,allora ciascuno compie l’azione piùnobile che vi sia, impiegando il suocoraggio e la sua capacità non ad unfine egoista, ma nel sacrificio di sé alservizio del suo prossimo”.Per descrivere la condizione chedeve muovere ogni vero scout, (cheha bisogno dell’aiuto di Dio ancheper servire ma che lo fa con tuttol’impegno di cui è capace) mi piacemettere assieme due frasi rispettiva-mente della preghiera dell’esplorato-re e di quella della guida, attraversole quali chiediamo a Dio:“Mandami occasione di fare un po’di bene ogni giorno” e per il beneabbiamo l’ambizione di prodigarci“senza aspettare altra ricompensache la coscienza di fare la Tua SantaVolontà”. Questa è la direzione, mala strada è molto lunga e il nostroobiettivo è quello di fare ogni gior-no un piccolo passo, ogni giornoinfliggere un colpo al drago dellenostre debolezze, paure, mancanze,egoismi. Attraverso questo continuoimpegno potremo sentirci di averfatto qualcosa per vivere da scout,da cattolici, da cavalieri leali; diessere stati utili per qualcuno, diaver rispettato la nostra promessa, inuna parola di aver servito; ognunoin funzione delle proprie capacità edei propri talenti ma comunquefacendo sempre “del nostromeglio”; e se avremo fatto tutto que-sto, con impegno e serenità; alloraforse, la nostra vita, la nostra guerra,non sarà stata invano.

CCaaiimmaannoo PPuunnggeennttee

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1979-2009Trentennale di Fondazione26 Scolte Roma 11 Raoul Follereau

E la storia continua…Strada, Comunità e servizio, tutto comincia da qui

Edelweiss

30 anni di emozioni30 anni di divertimento30 anni di esperienze indimenti-cabili30 anni di servizio30 ANNI DI SCOUTISMOQuello che noi del FuocoEdelweiss vorremmo raccontare,per rendervi in qualche modotutti partecipi, si può sintetizzarein tre semplici parole, che deter-minano e illuminano il nostrocammino quotidiano.SSTTRRAADDAA,, CCOOMMUUNNIITTAA’’,, SSEERR--VVIIZZIIOO..Vivendo insieme, crescendoinsieme, abbiamo donato a cia-scun termine un significato pro-fondo, che in qualche modo rap-presenta il nostro modo di essere.

SSTTRRAADDAA.. A cosa associamo que-sto termine? La primacosa che ci viene in menteè il cammino fisico; per-correre chilometri zainoin spalla; camminare perandare a scuola o al lavo-ro, passeggiare con la per-sona amata. Strada. E’fondamentale nel cammi-no di ciascuno, che siaegli scout o meno. La sifa per se stessi, per glialtri, per il prossimo. Fareattività sportiva, liberarela mente dai mille proble-mi che la attanagliano.Prendersi un momentoper stare in pace, lontanidal circolo vizioso dellaquotidianità. Diventaquasi un modo per evade-re dalla realtà. Mp3all’orecchio e…Via! Di

corsa verso nuovi orizzonti, viag-giando con il corpo e con lamente.Sì, forse strada è anche questo,ritagliarsi un momento persona-le.... ma per noi è molto di più.E’ mettersi in cammino, raggiun-gere i propri obiettivi, incammi-narsi spiritualmente: “Non si arri-va ad una meta se non per ripar-tire, vento neve o pioggia, ciò checonta è camminare.” . Queste le conclusioni alle qualisiamo giunte. Non importa quan-ti ostacoli intralcino il nostrocammino. L’importante è nonarrendersi, mai. Andare avantinonostante tutto e tutti, tenden-do la mano al solo che puòdonarci sempre la forza di conti-nuare: DIO.

CCOOMMUUNNIITTAA’’. Lo Zingarelli reci-ta così:gruppo più o meno nume-roso di persone che hanno obiet-tivi o interessi comuni. E’ esatta-mente quello che abbiamo cerca-to (ormai si può dire raggiunto)di fare in questo ultimo anno.Oggettivamente nel nostro casonon è stato difficile, poiché fortu-natamente il Fuoco attuale ècomposto da ragazze disponibili,generose e molto legate tra loro.Presa coscienza di questo legame,abbiamo però potuto lavorareancor meglio su noi stesse, acqui-sendo così i requisiti necessariper qualsiasi esperienza nellanostra vita, a prescindere dallanostra chiamata. Il bello delloscoutismo è proprio questo.Camminare con una comunitàper essere un domani Spose,

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1979-2009Trentennale di Fondazione 27ScolteRoma 11 Raoul Follereau

Il Fuoco è diventato un focolare, una “famiglia”alla quale dire tutto; un sostegno che ci ha fattosuperare le nostre debolezze.

Edelweiss

Donne di Frontiera,Madri…….ecc.

Ed infine c’è il SSEERRVVIIZZIIOO…..Ultimo, ma forse tra tutti il piùimportante.Servizio è quello che lo schiavorende al suo padrone; servizio èquello che il tennista serve all’av-versario; insomma, i significatisono molteplici. A nostro avviso,nessun ambito in cui constatarlo èpiù azzeccato della quotidianità.A scuola ci introducono a quellache in fondo è la vita, con tantodi cultura annessa. E lo stesso sipotrebbe dire per il lavoro; sacri-fici su sacrifici per salire anchesolo un gradino di quella che è lascalata verso la notorietà. E quel-la che vorremmo ricordare inquesto trentennale, è proprio unascalata. Di tipo diverso, però.Una scalata che cresce notevol-mente ogni giorno, che, grazie alservizio, aumenta quotidiana-mente il numero di pioli.Questo per noi è Servizio.Semplicemente il voler met-tersi a disposizione del pros-simo, in ogni circostanza ead ogni condizione, facendoanche sacrifici, piccoli ograndi che siano. Il cammi-no di quest’anno ha voluto“insegnarci” il servizio”,indirizzandoci ad esso.Essere scolta vuol dire cre-derci; vuol dire sapere per-ché farlo.

SE SAI IL PERCHE’ SCOPRIANCHE IL COME.Con queste poche parole abbia-mo cercato di spiegarvi quelloche per noi significano questi tretermini, poiché per noi FuocoEdelweiss, (e per le scolte che cisono state prima di noi), Strada,Comunità e Servizio, sono tutto.Senza di essi non troveremo lemotivazioni per portare avanti lanostra attività.

Ma il fuoco, ovviamente non èsolo questo. É, come dicevamoprima, anche un bel gruppo diamiche. É divertimento, svago, equalche volta, perché no…..relax. E queste siamo proprionoi. Il Fuoco Edelweiss GruppoRoma 11. Una piccolissima“famiglia”, che ha vissuto unanno davvero intenso, che si èaperto con la consueta uscita deipassaggi e da quel momento èstato un crescendo. Abbiamo

rimpinguato quelle che erano lenostre conoscenze circa il cam-mino scout, che è andato incre-mentandosi di pari passo a quel-lo personale e spirituale. Il Fuocoè diventato un focolare, una“famiglia” alla quale dire tutto;un sostegno che ci ha fatto supe-rare le nostre debolezze.Insomma, siamo cresciute insie-me, e il 2009 è passato in unlampo. Ma oggi eccoci tutte dinuovo qui …. con tanta voglia dicontinuare, di mettersi in gioco,di servire, di ricominciare a cam-minare insieme, puntando sem-pre più in alto. Non c’è infatticosa più bella che porsi un obiet-tivo e riuscire a raggiungerlo, eperché no, a superarlo. Le basi cisono, non sembra, ma abbiamoalle spalle trenta lunghi anni diesperienze che, volenti o nolenti,sono arrivati fino a noi tramitel’esperienza dei nostri capi e deltesoro più importante dellanostra branca, che è la CARTA diFUOCO. Siamo “nate” un annofa’, ma prima di noi altre scoltehanno vissuto e servito.Gettandoci a capofitto in questonuovo anno di scoutismo, noi,con la “determinazione” che cicontraddistingue, possiamo, anzivogliamo fare di meglio.Perché possiamo affermare, sod-disfatte, che FINALMENTESIAMO RIUSCITE ADINNALZARE IL NOSTROTREPPIEDI.

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1979-2009Trentennale di Fondazione28 Scolte Roma 11 Raoul Follereau

Splende il fuoco nel Roma 11Edelweiss la conquista di grandi obiettivi è la nostra vocazione

Il fuoco Edelweiss e nato nel1984. Le prime scolte furono Monica,Federica, Katia, Alessandra eLaura che s’impegnarono per tra-sformare un vecchio magazzinoin una sede molto accogliente ecarina! Oggi sono tutte mammeed alcune di loro presto iscrive-ranno i propri figli agli scout.Il nome del fuoco, Edelweiss,stella alpina, fu scelto come sim-bolo per indicare la strada finoalle cime più alte, per indicare lemete che le ragazze volevano rag-giungere nella loro vita. La prima route si svolse nel 1985,Fuoco e Clan trascorsero un inte-ressante e felice settimana insie-me, ma si accorsero di avere esi-genze diverse, cosi negli anniseguenti le Route si svolseroseparatamente. Una route memo-rabile si svolse sulle dolomitiAgordine, avventurosa e ricca diimprevisti, infatti il primo giornole scolte avevano gia perso il sen-tiero e si ritrovarono su una pistanera per gli sciatori.Un’altra indimentcabile route fuquella internazionale che si svol-se in Francia dove le scolte visita-rono la bellissima abbazia diFontenay . In quella occasione ilnostro fuoco fu gemellato con unfuoco tedesco composto da treragazze molto in gamba che sipresentarono in route con unatendina davvero strana, compo-sta da tre filagne lunghe circa 2metri ed un telo che portavanoin spalla senza alcun problema!Come dimenticare infine la routeaffrontata dal fuoco Edelweissnel 2006 quando le scolte feceroil cammino di S. Francesco inprovincia di Rieti, ogni giorno si

raggiungeva unSantuario diversoripercorrendo la vitadel santo.Negli anni il fuoco èstato accompagnato datante capo, le ricordia-mo con molto affettocitandole per nome:Fabiana, Romina,Mariangela e Marina.

Oggi la CapoFuoco èLaura, chedopo unlungo servi-zio nellabranca guide,ha accettatodi guidare ilF u o c oE d e l w e i s s ,

attualmente compostoda 7 scolte. Tutte insie-me siamo riuscite acostruire una comunità

allegra ed unita, è stato un annointenso, ma entusiasmante che siè concluso con la mitica route inVal Dobbiana!Insomma mentre il gruppofesteggia i suoi trent’anni, noifesteggiamo i nostri venticinqueanni di fuoco, è proprio il caso didire che la fiamma non si è maispenta, grazie all’impegno ditutte le capo e le scolte che nehanno fatto parte.

LLee ssccoollttee ddeell ffuuooccoo EEddeellwweeiissss

1984il primo passo,e poi....avventura,crescita,condivisione,e non ci siamopiù fermate

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1979-2009Trentennale di Fondazione 29PatronaRoma 11 Raoul Follereau

Qul'è la cosa che ci rende forti e perseveranti?É la preghieraumile e continua

messaggio“É l'amore,è il fuoco del-l’amore, la medicina controtutti i nostri mali. Soltantol’amore fu infatti la pietradove fu conficcata la croce,e la tenne su,perché, senon l’avesse sostenutol’amore,né chiodi né legnosarebbero stati sufficienti atrattenere sulla croce ildolce Agnello immacolato”.

Ribelle, anticonformista, intransigen-Spietata con i forti, Pietosa con i deboli e i perdenti:

Caterina da Siena, una donna in lotta con il suo tempo

Cocciuta e anticonformista, èostacolata dalla famiglia per averrifiutato un vita "normale" edeciso di dedicare la propria esi-stenza ai poveri e agli ammalati.Calunniata per i continui digiu-ni, le visioni, e le stasi che stupi-scono e sgomentano, viene perfi-no processata dall'Ordine deidomenicani (di cui faceva partecome terziaria laica).La sua intraprendenza e lasua determinazione, però,non conoscono ostacoli, e ilsuo misticismo affascinanouomini e donne di ogniceto, atei e religiosi.Il trecento è il secolo della gran-de corruzione del clero, delloscisma d'Occidente, dellafuga dei papi ad Avignone,questo è un secolo turbolentoed irrequieto per la fede, unperiodo nel quale una figuracosì estrema rappresenta uncontrasto inimmaginabile con larealtà circostante. Sempre malata, e sempre fortissi-ma; Caterina si fa paladina dellapace, viaggia incessantemente sispinge fino in Francia dove cercadi mediare gli aspri conflitti fra

Gregorio XI e Firenze edi convincere il pontefi-ce a tornare a Roma.Nella sua breve vita(muore a 33 anni) detta oltre sei-cento lettere ad impera-tori, papi, vescovi e capipopolo accusandoli di

corruzione,ingiustizia

verso ip i ùdebo-li e i

v i n t i ,s c u o -t e n d ol e

coscien-z e .

Caterina èuna donna

forte e corag-giosa, combattiva, intre-pida, capace di chiederea se stessa sacrifici inau-diti, è una straordinaria

figura femminile che non ebbeuguali nel Medioevo, tanto chedi lei si diceva: “è come una luceche illumina, una fiamma chebrucia”. Sosteneva di avere nel petto ilcuore del mondo, e aggiungeva:“da questo ardore dentro di menasce una forza di purezza e diumiltà tutta nuova, che mi paredi essere tornata bambina. provotanto amore per il prossimo, checon grande felicità del cuore edella mente vorrei morire per lui”Perché proprio Santa Caterinacome patrona delle scolte? Lascolta durante il cammino alfuoco, impara a costruire il pro-prio stile di vita, alla formazionedella propria personalità, adavere coraggio sempre.. espri-mendo in modo costruttivo leproprie idee e ad avere semprecome punto di riferimentoCristo, metterlo al centro dellapropria vita, perché è solo attra-verso la preghiera e la continuaricerca del giusto e della verità..questa è la via che conduce allacomunione con il Padre e con ifratelli.

TTeenneerroo BBuuccaanneevvee

Page 30: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione30 Rover Roma 11 Raoul Follereau

La sede è la casa, il rifugio, la condivisionela pianificazionedelle grandi impreseè il luogo irrinunciabiledove la comunità si alimenta

Grizzly

Un Testamento come zainoIl peso che hai sulle

spalle è spesso

ciò che dà senso

alla salita e alla vetta

faticosamente raggiunta

Quando un esploratore arriva alClan, ha uno sguardo inconfondi-bile negli occhi: è lo sguardo cheha un ragazzo che vuole dellerisposte, che comincia a fare ilconto delle sue esperienze fino aquel punto fatte, e vorrebbe sape-re il vero significato e tutto ilsenso che ci sia in quel fuoco chesi sente dentro! Come se fosse unistinto primordiale, sa che ilmeglio deve ancora arrivare el’adrenalina sale come quando seipronto ad affrontare una vetta eprovi ad immaginarti a quandosarai sopra e vedrai tutto dall’altodella sua cima. Per fare questo ilClan mette a sua disposizione la“Strada” con la quale il rover simisura e impara a conoscere sestesso, ponendo le basi nella con-cretezza del camminare con lozaino sulle spalle. Essa ci obbligaa mettere in discussione le nostresicurezze, ad affrontare l’ignoto, anon cedere mai di fronte alla dif-

ficoltà. Ci insegna il senso verodella libertà, togliendoci tutte lesicurezze e mostrandoci la bellez-ze dell’essenzialità. La Strada ciporta inesorabilmente verso unameta fondamentale: la“Comunità”. I rover vivono inuna dimensione di fratellanza econdivisione, dove ognuno mettea disposizione dell’altro i talenti e

le capacità che Dio ci ha donato,per vivere ed affrontare tutte lesituazioni come Lui ci ha insegna-to: uniti come le membra in unsolo corpo, dove si soffre insieme,si gioisce insieme, si vive insiemenel Suo nome. Ma tutto ciò, sep-pur importante, non basta. Tuttoquesto ci prepara per arrivare aqualcosa di più grande. Il Clan

Ingegno,abilità

manuale,capacità di

gestire gliimprevisti,

spirito digruppo

Page 31: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione 31RoverRoma 11 Raoul Follereau

attraverso la Strada e con laComunità ci offre una possibilità:l’occasione per concretizzare laFede in Cristo, per vedere “nelvolto di chi soffre” l’immagine diGesù e per tale motivo fermarsi adaiutarlo, come il BuonSamaritano nel Vangelo: è passaredall’essere con gli altri all’essereper gli altri, rinunciando a porre ilnostro Io al di sopra di tutto etutti. Questo è quello che noichiamiamo “Servizio”. Attraverso tutto questo, quellosguardo di ragazzo si trasformalentamente nello sguardo di unuomo che sa vivere la sua vita,ponendo di fronte a se una dire-zione ben precisa e, capace dicontare sulle proprie forze, ne per-segue la direzione, proseguendosulle orme di Cristo la via dellasua personale santità. Forse è per questo che il nostrofondatore Baden Powell, prima di lasciarci, ci ha consegnato uncompito particolare, una respon-sabilità di fronte ai nostri fratelli:

AAii rroovveerrss.. TTuuttttii vvooii cchhee aavveettee ccoonnttiinnuuaattoo nneell sseennttiieerroo ssccoouutt ccoommeerroovveerrss aavveettee tteennuuttoo dduurroo aattttrraavveerrssoo qquueellllii cchhee mmoollttoo ssppeessssoo ssaarraannnnoo

ssttaattii ppeerr vvooii tteemmppii eessttrreemmaammeenntteeddiiffffiicciillii ee ddeepprriimmeennttii.. MMaa qquuaannddoo mmee nnee aannddrròò ddaa qquuii,,

vvoogglliioo cchhee rreessttiiaattee nneell mmoovviimmeennttoo ssccoouutt ccoonn ffoorrtteezzzzaa dd’’aanniimmoo ppiiùùssaallddaa cchhee mmaaii..

DDeessiiddeerroo sseennttiirree cchhee ssttoo llaasscciiaannddoo iill mmoovviimmeennttoo aall ssiiccuurroo,, iinn bbuuoonneemmaannii,, cchhee lloo ccoonnttiinnuueerraannnnoo ddooppoo llaa mmiiaa ddiippaarrttiittaa ee ccoolloorroo ccuuii ssppeettttaa

qquueessttoo ccoommppiittoo ssiieettee vvooii.. NNoonn llaasscciiaattee cchhee lloo ssccoouutt ddeeccaaddaa..

EEccccoo ppeerr vvooii uunnaa ccoonnccrreettaa ooccccaassiioonnee ddii sseerrvviizziioo:: ccoonnsseerrvvaarree iill mmoovviimmeennttoo aa vvaannttaaggggiioo ddeeii vvoossttrrii ffrraatteellllii

mmiinnoorrii.. CCoossìì ffaacceennddoo,, aaiiuutteerreettee iill vvoossttrroo ppaaeessee eedd iill vvoossttrroo pprroossssiimmooee,, aall tteemmppoo sstteessssoo,, rreennddeerreettee uunn sseerrvviizziioo aa DDiioo””..

(Ultimo messaggio di B.P. ai rovers)

Tutti noi, Rovers del ClanGrizzly che in questi ulti-mi trent’anni ci siamopassati il testimone, fieri e

onorati di essere idestinatari dell’im-pegno di mantene-re vivo il movi-mento Scout,rispondiamo ognigiorno con ilnostro impegnoalla responsabilitàdi essere testimonidell’amore diCristo, e come se

fossimo uniti in un’unicaComunità di Clan cheattraversasse il tempo diquesti 30 anni, conun’unica voce gridiamofieri il nostro motto:“SERVIRE”!

Baden Powellera sicuro di aver lasciatoil movimentoin buone mani,non deludiamolo

Page 32: Trentennale di Fondazione

1979-2009Trentennale di Fondazione32 Rover Roma 11 Raoul Follereau

Beh che dire del Clan…Non mivengono le parole per esprimerequello che penso riguardo questasplendida “famiglia”!!!Però possoraccontarvi un episodio, il piùimportante della vita di clan:ilcampo mobile! Il campo mobilenon è il solito campo a cui sonoabituati i lupetti o gli esploratori;si tratta infatti di un campo doveci si sposta continuamente, dovesi cammina dalla mattina alla seraper poi fermarsi in un posto dovepoter passare la notte; un campodove si “macina”strada su strada,per cinque giorni senza mai fer-marsi. Voi penserete: “e che utili-tà può avere il camminare senzatregua?” oppure: “perché farsi ilmazzo per cinque giorni interi?”Fidatevi un senso e un’utilità lo sitrova anche in questo cammina-re, in questo farsi il mazzo; masolo chi ha vissuto questa espe-rienza può comprenderlo apieno. Io per esempio non sono

“Il roverismo passa dai piedi”Il volto più profondo e vero dello scoutismo si svela lungo la Strada

mai stato un grande amante delcamminare e del faticare e chi miconosce può confermarlo, ma inroute divento un’altra persona emi trovo a volte a dover trascina-re gli altri, a doverli convincere espronare…Quando ci si trova apochi metri dalla vetta dellamontagna e le gambe iniziano acedere, non c’è cosa miglioredella parola di conforto di un fra-tello che ti è a fianco, che ha“accusato”la salita insieme a te,che ha condiviso il peso dellozaino con te e con tutti gli altricomponenti del clan. Quellaparola, quella pacca sulla spalla,o quel suo prenderti per il fazzo-lettone, trascinarti e dirti: “non tefermà adesso!!!”annulla la stan-chezza diuna giorna-ta, maanche diuna setti-mana o un

mese, di cammino. Questo èquello che si vive ad una route;si condivide con i fratelli ildolore che può provocare lasalita, ma anche la gioia peressere arrivati in vetta con leproprie forze, quella vetta chevedevamo da sotto e che pensa-vamo irraggiungibile; ma insie-me si può fare, insieme si puòarrivare ovunque. Questo èquello che mi hanno lasciatoben impresso dentro due campimobili, per non parlare dei pae-saggi, delle risate e di tutti glialtri ricordi che non vi racconto(servirebbero pagine e pagineper elencarli tutti). E poi, qualemodo migliore c’è per rifletterese non quello di staccare la

mente datutto, cam-minando econcentran-dosi solos u l l ’ a r g o -mento presoin conside-r a z i o n e .Con questao c c a s i o n er i n g r a z i otutti coloroche hannoreso possibi-li, e indi-menticabili,le mie dueroute!!!B U O N ASTRADA

LLuuccaa

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1979-2009Trentennale di Fondazione 33PatronoRoma 11 Raoul Follereau

“Il signorevi faccia cresceree abbondare nell’amoregli uni verso gli altrie verso tutti”

Paolo di TarsoAPOSTOLO DELLE GENTI““QQuuaannttoo aa mmee,, ii llmmiioo ssaanngguuee ssttaa ppeerreess sseerree ssppaarr ssoo iinnll iibbaagg iioonnee eedd èèggiiuunnttoo ii ll mmoommeennttoodd ii sscc iioogg ll ii ee rree ll eevveellee..HHoo ccoommbbaatt ttuutt ttoo llaabbuuoonnaa bbaa tt tt aagg ll ii aa ,,hhoo tt ee rrmmiinnaa ttoo ll aammiiaa ccoorrssaa,, hhoo ccoonn --sseerrvvaattoo llaa ffeeddee””..

Saulo di Tarso era coetaneo diGesù anche se non lo conobbemai, come lui era ebreo ma gode-va della cittadinanza romana,cosa che gli conferiva non pochiprivilegi, e unito allo status dellasua famiglia lo inquadrava comemembro privilegiato della comu-nità di cui era parte. Saulo era uncittadino modello, rispettosodelle leggi e dei precetti della reli-gione ebraica, per lui quella speciedi setta i cui appartenenti veniva-no chiamati cristiani, altro nonera che una minaccia per la stabi-lità della società, ne minava leregole, quindi la coesione e ilmantenimento del suo mondo.Saulo non era uomo di mezzemisure e decise che la questio-ne andava presa di petto econ decisione, divenneallora un feroce persecuto-re di cristiani riuscendo adottenere, grazie alla suaposizione, l’autorità dipoter incarcerare, torturare,uccidere i cristiani. In tutto ilpaese, il nome di Saulo eradiventato sinonimo dimorte per le neonate comu-nità cristiane, quando ungiorno, mentre si recava aDamasco per organizzare le

persecuzioni in quel luogo, pocoprima di entrare in città, una forteluce lo accecò facendolo cadereda cavallo. Saulo tentò di rialzarsima non vedeva nulla quando unavoce gli disse: “Saulo, Saulo per-ché mi perseguiti”, anche chi loaccompagnava sentì la voce manon vide nessuno, Saulo arran-cava cieco e chiese: “Chi sei, oSignore” e la voce gli rispose: “Io

sono Gesù che tu perse-guiti!”. Da quelmomento iniziò

per Saulo unperiodo di tri-bolazioni esof ferenze,r i m a s ecieco permolti gior-ni finchéA n a n i a ,a v v e r t i t oin sognod a lS i g n o r e ,non sirecò da lui

e imponen-dogli le manigli ridiede lavista e lo battez-zò nel nome di

Cristo. Saulo iniziò una nuovavita e divenne il più ardente emotivato dei predicatori, con-vinse gli altri cristiani a portarela Parola non solo agli ebrei maa tutte le genti, fece numerosiviaggi tra mille difficoltà e per-corse a piedi, tra stenti e fatiche,migliaia di chilometri per diffon-dere il vangelo. Le vette più altee gli obiettivi più grandi sonofrutto della capacità usare tuttele proprie energie, di soffrire perciò in cui si crede, di superare ilimiti della forza fisica attraversola volontà e la fede.

I rover hanno in questa figurail punto di riferimento, è a luiche si ispirano quando affronta-no la salita di una vetta, è in luiche confidano quando il lorotestimoniare di essere scout e cri-stiani entra in conflitto con unmondo che vive altri valori.Saulo di Tarso, San Paolo,“l’Apostolo delle genti” ci inse-gna come fede e sacrificio ci aiu-tano ad affrontare qualsiasi sfida,ci insegna che per servire Diodobbiamo servire il fratello chepercorre con noi un sentiero, madobbiamo anche portare nelprossimo, col nostro esempio, ildesiderio di conversione.

San Paolo, persecutore e testimone Gesù accecò i suoi occhi per sanare la cecità del suo cuore e renderlo un grande evangelizzatore

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1979-2009Trentennale di Fondazione34 Servizio Roma 11 Raoul Follereau

« non siamo così soli a fare castelli in aria non siamo così soli sulla stessa barca non siamo così soli a fare castelli in arianon siamo così soli a stare bene in Italia sulla stessa barcaa immaginare un nuovo giornoin Italia »

Queste sono alcune strofe dellacanzone “Domani 21/04/09”scritta in seguito al terremoto inAbruzzo dello scorso 6 aprile eper chi nel nostro gruppoha prestato servizio inAbruzzo queste paroleassumono un significatodel tutto particolare.Infatti come molte altreanche la nostra associazio-ne si è resa subito disponi-blile per dare una mano edi conseguenza anche ilnostro gruppo ha dato ilsuo contributo. Nonsiamo riusciti a partiresubito vista la massicciarisposta di molti scout intutta Italia. Tra rover, capie RS nei mesi di giugno eluglio siamo andati piùvolte per prestare servizio(era un po’ come il mald’Africa). Le tendopolidove siamo stati eranoquelle di VillaSant’Angelo, SanDemetrio, Fontecchio,San Pio delle Camere,Casentino e in ognuna diqueste ci sono stati richie-sti servizi diversi, sostan-zialmente di tre tipi: servi-

La terra trema, gli scout arrivanoFare “del nostro meglio per essere sempre pronti a servire”

zio in mensa, anima-zione per bambini eanziani, manuten-zione dei campi.

Oltre aquesto as e c o n d adelle neces-sita alcunidi noi sisono trova-ti a dareuna manoalla prote-zione civile

e altre associazioni

di volontariato come per esem-pio montare i teli di coperturasulle tende. Per tutti noi è stataun esperienza di servizio forteche è diffcile riassumere in pocherighe. Innanzitutto abbiamoancora una volta di più capitocosa è la fratellanza scout cono-scendo persone straordinarie (siacon un fazzolettone al collo chesenza) provenienti da tutta Italia,di dialetti diversi ma riunite lìper un unico scopo. Poi il contat-to con la gente del posto, daibambini agli anziani, ci ha per-messo di toccare con mano la

forza e la tenacia dichi pur avendo vis-suto questa tragedianon si è arreso e erapronto a ricomin-ciare. La permanen-za nelle tendopolinon è stata priva didifficoltà, ci siamotrovati ad affrontaresituazioni non sem-pre semplici sia conla gente del luogosia con altre perso-ne presenti sulposto ma anchequesto ha dato piuvalore a ciò che sta-vamo facendo. Lagiornata iniziavaper tutti al campobase da dove, dopoaver fatto colazionee l’ alzabandieratutti insieme, ognu-no si recava nelletendopoli assegnateper il servizio diquel giorno e si tor-nava al campobase

Prontezza,

disponibilità

senso pratico

organizzazione

per saper

essere utili

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1979-2009Trentennale di Fondazione 35ServizioRoma 11 Raoul Follereau

solo a sera inoltrata. Alla fine del percorso scout, rileg-gendo i tre motti delle brancheche costituiscono il percorso for-mativo di chi decide di indossareil fazzolettone, la frase che siottiene è : “fare del nostromeglio, per essere sempre prontia servire”. Prontezza, disponibilità e spiritodi servizio è quello che ci è statochiesto e che abbiamo cercato dimettere in pratica. Eravamo par-titi per dare una mano a personein difficoltà ma al ritorno a casaci siamo accorti guardando nelnostro zaino che forse rispetto aquello che avevamo dato eramolto di più ciò che avevamoricevuto.

Di seguito ecco alcune testimo-nianze di rover e capi che hannoprestato servizio in Abruzzo que-st’estate :

GGIIAANNLLUUCCAA : « Beh sicuramenteil servizio in Abruzzo per me èstata una delle esperienze piùimportanti da quando sonoscout. Non è facile descriverla masenza dubbio ha dato moltoanche a me. Il nostro serviziocome scout era abbastanza vario,

giocavamo con ib a m b i -ni, parla-v a m ocon i piùanziani,cuc ina -v a m o ,m o n t a -v a m oponteggie ogni

volta che ci ripen-

so mi mancano tutte quelle per-sone, i sorrisi, gli abbracci, i rac-conti della notte del 6 Aprile etutto quello che abbiamo fattocon loro. In un mese di servizioci sono stati momenti stupendi esi sono instaurati rapporti chedurano ancora oggi, ma anchemomenti più difficili, situazioniche lasciano senza parole di per-sone che hanno perso molto. Inogni caso, ormai ho perso ilconto delle volte che sono torna-to, anche per soli 2 giorni a salu-tare i ragazzi delle tendopoli espero che tutto questo sia servitoveramente a dare un grande aiutoa tutte queste persone! »

FFAABBRRIIZZIIOO : « Per i pochi giorniche sono stato lì mi sono sentitobene...sapevo di fare qualcosa diutile e soprattutto sapevo di dareil massimo di me stesso! La situa-zione al mio arrivo non era dellemegliori anche se già erano mesiche i lavori andavano avanti,forse uno dei problemi piu gran-di non erano le macerie ma inalcuni campi erano i bambinilasciati a loro stessi ed apettava anoi Scout cercare di indirizzar-

“ogni volta che avete fattoqueste cose a uno solo di questi mieifratelli più piccoli, l'avetefatto a me”

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1979-2009Trentennale di Fondazione36 Servizio Roma 11 Raoul Follereau

li!...comunque apparte tutto imiei giorni di servizio sono statipieni di sacrificio ma nello stessotempo voglia di sacrificarmi etante soddisfazioni un esperienzastupenda che ognuno di noi chea voglia di servire avrebbe volutofare! »

MMAARRTTIINNAA: « Ho deciso di parti-re per l’Abruzzo perché avevouna gran voglia di rendermi utile,di dare il mio contributo, di aiu-tare in prima persona chi è statocolpito da una sfortuna così gran-de, persone come noi che hannovisto la loro vita rivoluzionataall’improvviso, senza poter farenulla per impedir-lo. Sentivo di nonpotermi tirareindietro, perchénon mi costavaniente offrire unasettimana del miotempo, un po’della mia energia,del mio entusia-smo. Una voltaarrivata là hocapito che più checambiare la vita aqueste persone, sipuò solo cercaredi alleviarne ildisagio, di farcapire loro chenon sono soli.Molti si sentonoa b b a n d o n a t i ,sono sfiduciati,chiusi. Lì ho capito che il servizionon è solo fare cose grandi ederoiche, ma rimboccarsi le mani-che, cercando di fare al meglioqualsiasi cosa serva, da lavare ipiatti, a pulire per terra, a giocarecon i bimbi. Mi sono rimastiimpressi molti momenti, forse,spero, qualcuno è rimastoimpresso anche alle persone chein quei giorni ho incontrato, con

cui ho giocato, parla-to, cui ho cercato dilasciare il più possibi-le. È stata un’espe-rienza unica, spero dipoter rincontrare ungiorno quei bimbi e

quelle perso-ne con unnuovo sorri-so, magariuna nuovacasa e la lorovecchia vita.»

LL UU II GG II«Fare oggi

un bilancio del servi-zio in Abruzzo èancora presto. Devo,anzi voglio tornarci,spero per l’ultimavolta, per smontare letende rimaste ancorapiantate. Stare lì nelmomento in cuiabbandoneranno letende, credo sia il

modo migliore per chiudere ilmio servizio in Abruzzo, sia daScout che con la ProtezioneCivile. Perché ancora adesso miritorna in mente una frase di unaltro volontario che, durante laVia Crucis a San Demetrio, guar-dando la valle, con alle spalle unaStazione rasa al suolo dal sisma,mi ha detto: “Guarda c'è lucesolo nei campi”. Dove “campi”indicava le tendopoli. Per questopenso che con lo smontaggiodelle tende quella “luce” possatornare a spendere nei posti e perle persone colpite dal sisma.Iodal canto mio ho fatto quello chesapevo fare, spesso non sapendo

cosa fare, siperché in certesituazioni tuttoquello che tihanno insegna-to e che haiimparato nonbasta.Ma, equesta è unacosa che diffi-cilmente scor-derò, a voltebasta poco, einfatti, chesiano bambinio anziani,padri e madridi famiglia oragazzi dellatua età, si ricor-dano il tuonome, e qual-cuno ti chiede

scusa se non lo ricorda.La cosacerta è che quello che dai o fai esempre meno di quello che tiriporti a casa ogni volta che parti.LLUUCCAA PPEENNDDEENNZZAA : «Un’ espe-rienza particolare ed entusia-smante.. bellissima da vivere ericca di emozioni. Si conoscetanta gente nuova e ci si affezio-na a tante persone (trovandoanche e forse l’amore). Tornando

Compreso lo spirito del serviziorimboccarsi le maniche diventa un bisogno

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1979-2009Trentennale di Fondazione 37ServizioRoma 11 Raoul Follereau

a casa si lasciano in quei campiaffetti e un pezzo di cuore daandare a trovare ogni volta possi-bile »

FFAABBIIOO : «“Adesso ti disegno lamia casa!” e su un foglio unamatita ha disegnato una tendablu. Era stato tutto così naturalequel gesto che mi commosseveramente molto. Una dolcebambina insieme alla qualeabbiamo giocato nei giorni di ser-vizio aveva disegnato quello cheadesso era il suo mondo, la suarealtà, la sua vita e nei suoi occhiera inevitabile che si mischiasserospensieratezza e sofferenza. E'stata un’esperienza di servizioveramente formativa, di contattodiretto con una situazione sco-moda, anormale e a tratti cruda.Penso che la nostra presenza lì siastata molto utile, la presenza dicoloro che in mezzo alla preoc-cupazione di come trattare lacosa portavano allegria, gioia ecollaborazione. Nella tragedia ilSignore ha segnato un nuovosentiero su cui dovevamo cammi-nare e lo abbiamo fatto con lozaino pieno di servizio da fare ecarico di ricordi che ci siamo por-tati via».

RRaammoo ddii QQuueerrcciiaa

Dopo il sisma solo grande caos,sembrava, ma la macchina simise in moto prima che i piùriuscirono ad accorgersene. Perprimi ovviamente partironomilitari e Protezione Civile poi ivolontari delle varie organizza-zioni collegate con la ProtezioneCivile. Già nel primo pomerig-gio del giorno successivo allatragedia, la segreteria nazionaledella nostra Associazione, hacontattato tutti i capi gruppoitaliani per raccogliere da ciascu-no adesioni immediate per alle-stire un campo nelle zone terre-motate, inutile dire che la rispo-sta è stata un fiume in piena enonostante il poco tempo adisposizione, da ogni grupposono pervenuti i nominativi e ledisponibilità.Le difficoltà iniziali erano innu-merevoli, la macchina organiz-zativa è stata molto efficientema la necessità di fare presto hafatto in modo che l’iniziativapersonale di singoli capi gruppoo capi unità riuscisse a scavalcar-la. Sono partite in poche ore ini-

ziative di raccolte alimentari,vestiario e generi di prima neces-sità, partenze rocambolescheanche nel cuore della notte perraggiungere le zone terremotatesenza nemmeno sapere se arriva-ti lì la Protezione Civile ci avreb-be lasciati passare. Col trascorre-re dei giorni però tutte questeenergie vennero ben coordinatein maniera adeguata e gli scoutdella nostra Associazione potero-no allestire un loro campo base,organizzare dei turni di perma-nenza tra i vari gruppi, sulla basedelle adesioni fornite alla sedenazionale, per essere in grado dicoprire ogni giorno, fino alla finedell’estate, i numerosi servizi checi erano stati richiesti. Quando sisvolge la propria attività in con-dizioni così estreme e difficili sulpiano emotivo, è indubbio cheper un ragazzo, la crescita e lamaturazione personale subisco-no una forte accelerazione, lavo-rare tra le macerie e le personeche hanno subito una sciagura diquelle proporzioni lascia deisegni indelebili.

Confusione, organizzazione

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1979-2009Trentennale di Fondazione38 Metodo Roma 11 Raoul Follereau

crescita L’avventura dello scoutismo forma donne e uomini di carattere

Scoutismo e Sfide EducativeOggi si parla molto di crisi del-l’educazione, di assenza di valorinelle relazioni sociali, di emer-genza nel sistema scolastico e dicrisi nella famiglia, insomma ven-gono meno le motivazioni di chiè chiamato adeducare. Noicapi scout conti-nuiamo a per-correre la Stradanell’educare iragazzi e leragazze, attraver-so il gioco delloScoutismo, con-vinti dell’effica-cia di questometodo educati-vo che ancoraoggi dopo 100anni, trova tra iragazzi un largoc o n s e n s o .Certamente ledifficoltà nonmancano, ma lapassione educa-tiva, il credere fermamente neigiovani e nella loro capacità dicrescere e maturare, l’idea che lanostra vita può essere spesa pergli altri con gioia ed entusiasmo,ci spingono a proseguire il cam-mino. Il nostro compito è quellodi accompagnare i ragazzi nelcammino che li porterà a diventa-re persona, dalla coccinella finoalla donna della Partenza, dallupetto fino all’uomo dellaPartenza. Ciò non avviene, però,senza l’opera paziente e qualifica-ta di educatori credibili e autore-voli, capaci di "generare" in unambiente di fiducia, di libertà edi verità. In questi trentanni diScoutismo nel nostro quartiere

abbiamo incontrato tanti bambi-ni che oggi sono degli adulti, essiportano con sé non solo il ricor-do delle avventure vissute, latenda, la strada, l’avventura, e lozaino, ma soprattutto il ricordo

delle persone incontrate, l’averacquisito la capacità di fare dellescelte, di affrontare le difficoltàdella vita, e di prendersi le pro-prie responsabilità. Noi crediamoche oggi sia ancora possibile dareuna testimonianza sincera, vera,di uno stile di vita e di scelte chesiano “altre” rispetto a quello chein generale vediamo proposte sugiornali e televisioni. Siamo con-sapevoli che nell’educazionel’esempio sia lo strumento princi-pale, unito all’amore per i giova-ni e alla speranza di un futuromigliore che essi portano con sé.Allora come diceva Padre JaquesSevin :"Prendete un ragazzo qualsiasi da

undici a diciotto anni, ardente evigoroso, mettetelo in uniformescout, utilizzate questa sorgentedi energia che è latente in ogniadolescente, incanalatela e lan-ciatela verso delle direzioni utili.

Ma siate com-prensivi. Noncrediate che iltorrente non stra-riperà neancheuna volta o che ilsuo corso nondevierà mai. Leali d’angelo nonfanno parte del-l’uniforme scoute non bisognaaspettarsi di sco-prire dei piccolisanti di porcella-na sotto il cap-pellone scout. Ditutto questo vi èmolto poco in unragazzo normale,ma quello chepotete trovare in

lui è un fondo inesauribile didisinteresse, di virilità, di corag-gio e di perseveranza, che nonchiede altro che di manifestarsi,per quanto poco voi possiate fareper tirarlo fuori nel modo oppor-tuno. Un’opera difficile e dilunga applicazione, questo èvero. Però dubito fortemente chesi possa incontrare una sola per-sona che abbia cercato di farvivere lo scautismo a dei ragazzie che non convenga che, anchecon tutti i suoi problemi, questosia uno dei giochi più appassio-nanti al quale abbia mai giocato".Le Scoutisme, 1924

NNuuvvoollaa BBiiaannccaa

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1979-2009Trentennale di Fondazione 39MetodoRoma 11 Raoul Follereau

La collaborazione con le famiglie è indispensabile affinchè il gioco funzioni

Genitori alla scoperta dello scoutismoTuo figlio non ti ascolta più comeprima? Incomincia ad uscire senzaraccontarti più niente? Sta cercandouna sua vita di cui essere geloso? Ehsì, anche a lui ormai la famiglia stadiventando un po’ stretta! É norma-le; è cresciuto e ora si sta accorgen-do che esiste tutto un mondo daesplorare. Quegli amici che fino aieri cercava solo per giocare ora nonbastano: ha bisogno di amici concui comunicare e fare tutte le espe-rienze che trova sulla strada: ilmondo è grande e ancora più gran-de è la fretta di conoscerlo.E davanti a questa sua sete di speri-mentare ti trovi un po’ disorientato:cosa puoi fare ora? Vorresti aiutarloa diventare abbastanza adulto daessere in grado di fare delle scelte adessere coerente con esse, perché nonaccetti ogni esperienza così comegliela propone la società, ma sappiadecidere se ne vale la pena e, dopo,se può trarne qualche insegnamen-to: educarlo a scegliere. Anche lasocietà può aiutarlo a crescere, maquali sono oggi le proposte?Guardiamoci un po’ intorno: grup-pi, associazioni, scuole, squadre..sirischia di perdersi, ci sono quelli chehanno grandi mezzi e bassi fini,sanno coinvolgere ma il ragazzo èsolo un mezzo per i loro progetti;ci sono quelli che hanno grandi finima pochi mezzi, spesso ai grandiideali e obiettivi manca la cono-scenza del ragazzo necessaria perpoterlo coinvolgere; ci sono allafine quelli che hanno grandi fini econoscono i mezzi per ottenerli.Essi hanno come fine il ragazzo, peraiutarlo a diventare adulto e inse-gnarli a fare delle scelte. Inoltre loconoscono bene, conoscono i suoiproblemi e i suoi desideri, che nonsono quelli di un uomo in miniatu-

ra; ad essi sanno dare delle risposteadeguate, che insieme lo soddisfinoe lo aiutino a capire più profonda-mente se stesso. Lo scoutismorisponde con: -la progressione verso mete semprepiù impegnative; -le tecniche, c'è un po’ di tutto dasaper fare per essere pronto a dareuna mano al prossimo; -alla vita di comunità; alla buonaazione, egli deve scegliere per contosuo quale dovrà essere la vera moti-vazione della sua vita. Il servizio disé stesso è più comodo, quello deglialtri porta sacrificio. Il problema èdire: non “che cosa mi può dare lavita” ma piuttosto “cosa posso dareio alla vita”; -la presenza di un capo adulto, fra-tello maggiore che vive con lui e loaccompagna indicandogli la stra-da,che per primo dà l'esempio e perprimo testimonia la fraternità, il ser-vizio, la Fede nella sua vita di adul-to,che faccia in modo che il ragazzosia il protagonista della sua crescita;-l’incontro con Gesù nella comuni-tà della chiesa l’esperienza dei sacra-menti e della preghiera.Lo scautismo si rivolge sia ai ragaz-zi che alle ragazze; ha un insieme dimete precise intendendo formare,con l’aiuto della famiglia, della chie-sa e della scuola, il buon cristiano eil buon cittadino; è completamentoalla formazione della famiglia equindi in nessun caso può o vuolesostituirsi ad essa; quindi lo scopo èla formazione dell’uomo e delladonna intesi come individui dalcarattere forte, con la mente sveglia,dotati di abilità manuale e di uncorpo sano, che si pongono al servi-zio della comunità nello spiritodella fede.Principi comuni a tutte le branche

dell’Associazione sono quindi:-soddisfare le necessità dei ragazzi edelle ragazze attraverso il gioco,l’avventura, il contatto con la realtàdella vita;-creare per loro l’ambiente adattoattraverso la famiglia felice, la squa-driglia, la comunità;-offrire simpatia e fiducia;-dare la possibilità di sviluppare illoro corpo, acquisire abilità manua-li, nozioni, sviluppare i propri sensi,la propria mente, esprimere se stes-si.-offrire ai ragazzi la possibilità di uncontatto con la natura. Si cerca di realizzare tutto ciò attra-verso il gruppo scout dove i capisono degli educatori, nel contempoesempi imitabili per i ragazzi con-correndo alla loro formazione. Inquesta dimensione va visto edaffrontato il problema dell’educa-zione all’altro ed in particolareall’altro sesso. La scelta operatadall’Associazione è quella dell’edu-cazione dei due sessi attraverso uneducazione unitaria nello spirito enei principi ma differenziata neimezzi e nelle applicazioni pratiche,e pertanto svolta in unità distinte.Perché l’INTEREDUCAZIONE?Le attività in unità distinte perragazzi e ragazze non sono frutto diuna scelta di comodo, perché così èpiù facile gestirli, né una scelta ana-cronistica, né di una scelta di con-trapposizione per farsi vedere piùoriginali. Sono invece occasionid’oro ed ormai uniche di favorire lacorretta crescita del singolo e dellacomunità, sulla base delle esigenzedi diversità psicologica. Proprio per-ché uniche nel contesto educativoodierno, richiedono ARTE nell’edu-care: attenzione ai dettagli, creativi-tà, perseveranza, cura, continuità.

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1979-2009Trentennale di Fondazione40 Famiglia Roma 11 Raoul Follereau

L’uscita dei papàè stata il mezzo attraverso il qualeall’interno del grupposi è venuta a creare una “nuova branca”

Una tradizione scoperta su vecchie foto e riproposta con grande successo

Genitori-Capi, Alleanza vincenteL’idea di coinvolgere i papà deinostri ragazzi in un’uscita annua-le non è nuova ma risale a parec-chio tempo fa. Purtroppo coltempo questo appuntamento eraandato perdendosi quando alcu-ni anni fa spinti dal desiderio diriprendere tale tradizione abbia-mo iniziato a lanciare l’idea. Ilfatto è che non sapevamo a cosastessimo andando incon-tro......!!Da quel di Trisulti nel2004, posto e anno della primauscita dei papà, non è passatoanno senza l’ormai immancabileappuntamento fisso della fatidica“uscita dei papà”. Il nostro inizi-lamente voleva essre un tentati-vo, forse senza neanche troppepretese, di vedere come reagiva-no persone adulte coinvolte nelgrande gioco dello scautismo...ma dalla parte dei loro figli. Behnessuno di noi poteva mai imma-ginare una risposta come quellache abbiamo ricevuto sia in ter-mini di partecipazione masoprattutto di entusiasmo, vogliadi partecipare, di darsi da fare,divertirsi. Siamo partiti nellaprima uscita con una tenda eanno dopo anno è stato un lentoma costante crescere di nuove

entrate, e ci auguriamo possacontinuare così se non di più.Chi non ha partecipato si saràchiesto magari ma cosa farannodi tanto divertente in queste usci-te, la risposta è molto sempliceed è il segreto per cui lo scouti-smo è per tutte le età: immagina-teli alle prese con ban e scenette,nel montare una tenda, nel cam-minare su sentieri ripidi e fatico-

si, in un grande gioco o in unasegnalazione morse,............ovviamente il tutto condito darisate, scherzi, gioia che più daraccontare bisogna vivere inprima persona. Ovviamenteanche il lato enogastronomico hala sua importanza, e qui c’è pocoda dire: lunghe tavolate, ricchipranzi, con il tentativo riuscitonell’ultima uscita di far conosce-

Clan dei papà roma 11

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1979-2009Trentennale di Fondazione 41FamigliaRoma 11 Raoul Follereau

re loro la cucina trap-peur. É finita qui?Assolutamente no per-chè oltre al diverti-mento e al semplicestaccare un po’ dallaquotidianità, questeuscite sono diventateun’ occasio-ne di arric-c h i m e n t oreciproco tranoi capi e igenitori deiragazzi: perloro, perché“vivono” inpiccolo ciòche fanno iloro figli e non ne sen-tono semplicementeparlare; per noi capi,perché ci confrontia-mo con adulti alloscopo di remare nellastessa direzione esoprattutto perchétocchiamo con manola fiducia che questipapà ripongono nei

nostri confronti che ci caricaulteriormente qualora ce ne fossebisogno. Inoltre, dopo le singoleattività, ci intratteniamo con igenitori per spiegare qual’ è ilsenso educativo di quello cheabbiamo proposto loro, ovverodi ciò che proponiamo ai lorofigli, i genitori si rendono meglioconto degli scopi e degli obiettividello scoutismo e aumentano il

loro impegno nel sostenere i figlinel cammino che hanno intrapre-so.Non bastasse questo, il tutto nonsi esaurisce con la semplice usci-ta ma con gli anni si è creato unbel gruppo di papà che non sitirano indietro e quando c’è dadare una mano si rendono dispo-nibili e si danno da fare (ultimaprova è l’aiuto che ci hanno datonei preparativi per questo tren-tennale). Quali sono le prossime“frontiere” che aspettano questicoraggiosi papà??? Dopo anni diuscite estive(Trisulti,Cartore,Oriolo) con laparentesi invernale di Soriano,forse è giunto il momento diun’uscita sulla neve, vedremo sesaremo in grado di accontentarequesta loro richiesta (come alsolito loro staranno già con lozaino pronto....). Come ognigruppo scout che si rispetti,anche i papà si sono costruiti unproprio guidone, magliette bluassociativo personalizzate e unlibro d’oro dei papà su cui ognivolta, di uscita in uscita, annota-no le loro sensazioni e pensieri.Da tale libro sono tratti i pensie-ri che seguono.....

cosa fanno e perchè,i nostri figliquando vengonoagli scout?Scopritelovivendo le stesseavventure

Page 42: Trentennale di Fondazione

“Oggi capisco i nostri ragazzi con quale spiritopartecipano allo scautismo. Nata per giocoquesta uscita mi lascia una traccia profondanella mia vita, non solo un ricordo perché tuttele prove che ho sostenuto e superato sicura-mente mi permetteranno di parlare con miofiglio di argomenti che lui non avrebbe nem-meno accennato. Ricordo i giochi, il salto delfuoco, la camminata fino a quota 1200 mt, ildormire in tenda. Queste poche ore passate conpersone che poco prima conoscevo solo con iloro cognomi e con cui ora rido, mi hannoricordato che sentimenti come la fraternità nonsono solo parole”

I anno (Trisulti 2004)

1979-2009Trentennale di Fondazione42 Famiglia Roma 11 Raoul Follereau

“Sono passati tanti anni eppure questo “vec-chio gioco” è sempre piu “nuovo”!!! é quel-lo con cui sono cresciuto, è quello con cuiqualcuno è cresciuto con me, è quello concui ho avuto l’onore di far crescere qualcu-no!!! Sono sempre piu convinto che l’alle-gria, il senso pratico, l’avventura, la fantasiati aiutano a vivere e sono gli elementi concui sto tentando di far crescere i miei figli!!Oggi ho riscoperto il bambino che c’è in mee che quindi è ancora vivo e, grazie anche avoi, non morirà mai!!!”

IV anno (Oriolo Romano 2007)

“Sembrava un’esperienza come tantema non si è rivelata tale. Ho rigioca-to come non facevo da una vita insie-me a persone che a malapena cono-scevo e la sera mi sono seduto vicinoal fuoco ad ascoltare storie di vitaquotidiana, tutto condito da un’ariainsolita con il tempo che sembravafermo. Due giorni di vita, due giornida eroi, da lupi!!!”

II anno (Trisulti 2005)

“Ne ho fatte tante di uscite da scapolo, fidan-zato, sposato e quindi da papà e con i papà maquesta è stata la piu bella in assoluto. Ho risco-perto la gioia di passare con serenità e voglia distare insieme un fine settimana alla grande. Icapi ci hanno insegnato alcuni giochi con cuici siamo procurati i cordini e le filagne percostruire i tavoli per mangiare, tutti insieme!Posso dire che come papà mi sacrifico moltoper la famiglia ma ho visto che anche i capinon fanno meno per i nostri figli, anzi...Comunque per terminare sono stato benissimoe spero con tutto il cuore che il prossimo annoo anche prima l’uscita si rifarà”

III anno (Soriano 2006)

La Bachec

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1979-2009Trentennale di Fondazione 43FamigliaRoma 11 Raoul Follereau

“Colpisce l’unione di spirito di questogruppo di “giovani” lupi.... che piacererincontrarsi tutti, che piacere la serenitàdi questi capi, sono sicuro che la sapran-no trasferire a tutti i lupetti che numerosisi uniranno anno dopo anno al branco.Sono proprio contento dell’esperienzache sta vivendo mio figlio. Come le altrevolte, sono stato benissimo. Ogni annosembra sempre la prima uscita e non vedol’ora di arrivare sul posto per iniziare leattività insieme agli altri.”

V anno (Carbognano 2008)

“Si è appena conclusa l’uscita dei papà con lanostra piu grande gioia: quella di vedereancora una volta una banda di scalmanati chesi diverte al ritmo del metodo scout! Certoqualcosa è ancora da sistemare come il fattoche si cammina poco, o un po’ di difficoltànel ricordare il grido della propria squadri-glia. Grazie perché ancora una volta ci avetedimostrato di stare al gioco e di giocare inprima persona. Grazie perché il vostro entu-siasmo è la nostra carica per affrontare il ser-vizio verso i vostri figli. Grazie perché lavostra gioia è contagiosa e infatti siamo sem-pre di più! Grazie da tutti i capi! “ (un capo)

“Siamo arrivati al 6 anno, quest’an-no c’è una novità è venuto anchemio figlio con gli scout che ci hannoorganizzato l’uscita. Sono statomolto contento perché ha vistoquello che io non sono riuscito aspiegargli a voce e cioè l’atmosferache c’è quando siamo tutti i papàinsieme e stacchiamo la spina datutti i problemi giornalieri.”

VI anno (Cartore 2009)

ca dei papà

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1979-2009Trentennale di Fondazione44 Chi siamo Roma 11 Raoul Follereau

il recupero del metodo autentico ideato da Baden Powellè il nostro mezzo,formare dei duonicrisitani e buoni cittadiniè il nostro fine ultimo

STORIA IN PILLOLEL'Associazione Italiana Guide eScouts d'Europa Cattolici (dellaFederazione dello ScautismoEuropeo - FSE) si è costituita inRoma nel 1976. Scopodell'Associazione è la formazionereligiosa, morale e civica dei giovani,attraverso l'utilizzazione del metodoautentico e nello spirito delMovimento scout, ideato e realizza-to dal fondatore dello scautismoLord Baden Powell, nella tradizionedello scautismo cattolico italiano.

Questa è la nostra associazioneAttraverso le sue regole e i suoi principi facciamo scoutismoL'Associazione ha le sueguenticaratteristiche:

* ITALIANA* CATTOLICA* EDUCATIVA SECONDO

IL METODO SCOUT* DI GUIDE E SCOUTS* DI LAICI* APARTITICA* EUROPEA

....IITTAALLIIAANNAA

In quanto l'associazione, mira adare alla comunità nazionale cit-tadini coscienti dei valori spiri-tuali e culturali delle tradizioni edella storia della comunità stessa;che si sentano responsabili versoil bene comune e siano consape-voli del ruolo dell'Italia nel con-testo degli altri popoli.L'Associazione incoraggia neigiovani l'amicizia verso tutti gliuomini, indipendentemente darazza, nazionalità, ceto sociale,cultura o religione; li incoraggiaaltresì ad avvicinare e compren-dere le esigenze, la cultura, le tra-dizioni delle varie popolazioni ea rispettare il territorio e l'am-biente naturale.Pertanto l'associazione vuole for-mare giovani che siano convinti

dei valori della democrazia, ed inparticolare che siano rispettosidei valori personali di ciascuno,che sappiano ragionare con laloro testa, che sappiano sostenerele proprie convinzioni nel rispet-to delle idee altrui, che sianosempre pronti a collaborare concristiano spirito di servizio.

......CCAATTTTOOLLIICCAA

In quanto, l'associazione vedenel mondo educativo scout unostrumento pedagogico particolar-mente valido di apostolato, chele permette di col-laborare, nell'am-bito della pastoraleecclesiale, alla for-mazione della per-sonalità cristianadei suoi apparte-nenti.La chiara professio-ne della fede catto-lica è una dellescelte fondamenta-li che hanno spin-to a costruire l'as-sociazione.Conseguentemente, la qualificadi "cattolica" vuole essere garan-zia di uno sforzo costante di tuttii capi nel promuovere nei giova-

ni la crescita cristianaattraverso l'approfondi-mento della fede inse-gnata dal Magistero dellaChiesa e la promozionee lo stimolo ad un'inten-sa vita sacramentale e dipartecipazione alla vitacomunitaria dellaChiesa.L'Associazione vive lasua fedeltà a questa scel-ta attraverso tutte le sueespressioni - Capi, strut-ture e metodo - e assicu-ra l'impegno di una

costante verificadei propri atteg-giamenti e delproprio mododi essere nellac o m u n i o n eecclesiale.

...EDUCATIVASECONDO ILM E T O D OSCOUT

In quanto, l'as-sociazione pone

come preminente l'aspet-to dell'educazione comefattore permanente, nellafedele realizzazione del

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1979-2009Trentennale di Fondazione 45Chi siamoRoma 11 Raoul Follereau

metodo scout e nella leale colla-borazione con le famiglie, allequali riconosce la potestà prima-ria delle scelte educative e allequali offre un servizio che con-sente ai giovani di realizzare lapropria responsabilità per essere"buoni cristiani e buoni cittadi-ni".Questo richiede, d'altro canto, daparte delle famiglie, unrapporto di fiducia versol'Associazione e l'accet-tazione delle esigenzepedagogiche del metodoscout.Adottando il metodoeducativo scout,l'Associazione intenderealizzare quello ideatodal fondatore dello scou-tismo Lord BadenPowell, tramandatoci neisuoi scritti originali.Oltre che agli scritti (equindi al pensiero origi-nale) di Baden Powell,l'associazione si rifàanche alla lunga espe-rienza e tradizione dello scouti-smo cattolico, attraverso una rea-lizzazione che tenga presenti lecaratteristiche e le esigenze deigiovani a cui si rivolge, con inecessari aggiornamenti tecnici.

......DDII GGUUIIDDEE EE SSCCOOUUTTSS

Per raggiungere i suoi scopi edu-cativi, l'Associazione mantienel'unitarietà di spirito e di gestio-ne, nelle sue strutture e nelle sin-gole Unità.Nei mezzi e nelle applicazionipratiche essa si differenzia invecesecondo le età ed il sesso, per lediverse esigenze, aspirazioni eproblemi delle varie età e pertenere "debito conto, in tutto ilciclo educativo, della differenzadi sesso e del fine particolare cheall'uno e all'altro sesso la divina

provvidenza ha stabili-to nella famiglia e nellasocietà".Le Unità della sezionefemminile sono distin-te in Cerchi diCoccinelle, Riparti diGuide e Fuochi diScolte; quelle dellasezione maschile, in

Branchi di Lupetti,Riparti di Esploratori eClan di Rovers.Di conseguenza, non cipossono essere Unitàformate con soci dibranche e sezioni diver-se.Ai fini dell'educazioneall'altro, alla matura-zione affettiva e allosviluppo della capacitàdi amare,l'Associazione attuauna specifica pedagogiache viene identificatacon il termine "intere-ducazione".Pertanto con "interedu-cazione" intendiamo la"educazione all'altro"in senso lato, nonnecessariamente in rife-

rimento ad una persona dell'altrosesso. In questo senso "l'altro" èla persona incontrata, il compa-gno di scuola, l'amico, o, inambito scout uno squadrigliere oun capo.Inteso questo concetto in sensocosì ampio, si può dire che loscoutismo fa costantemente inte-reducazione, in quanto educa i

ragazzi e leragazze a cre-scere e matura-re prevalente-mente nel rap-porto con glialtri.In questo tipodi educazionegioca un ruoloparticolarmentei m p o r t a n t el ' e d u c a z i o n eall'incontro conl'altro, quandoè diverso persesso e, quindi,per sensibilità,per carattere e

modo di essere.Ecco il termine"Intereducazione" acquista spes-so un significato più ristretto epiù specifico: non più generica-mente "educazione all'altro", ma"educazione all'altro sesso".Intereducazione non significa"educare insieme", quanto piut-tosto educare all'altro partendodallo sviluppo e dalla valorizza-zione delle specificità proprie diciascun individuo nel suo essereuomo e donna.L'Associazione realizza questoprincipio operando tramite Unitàdistinte per età e per sesso.Storicamente per qualificare que-sto tipo di educazione è statospesso impropriamente usato iltermine "educazione parallela".Questa espressione nel sottoli-neare finalità comuni ed analogie

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1979-2009Trentennale di Fondazione46 Chi siamo Roma 11 Raoul Follereau

metodologiche tra le due sezioni,suggerisce un rapporto statico didistinzione o, al più, di comple-mentarità tra i due sessi che èfuori e al di sotto delle intenzio-ni dell'Associazione.L'educazione differenziata è det-tata dal voler rispettare e arricchi-re gli elementi tipici delle duepersonalità, maschile e femmini-le, ma non può essere fine a sestessa, risultando così uno sterileschematismo.Esso è proprio della fase inizialedella formazione e deve sfociarein una successiva fase di incontroe di collaborazione, la cui caratte-ristica è lo scambio delle ricchez-ze proprie rispettivamente delleragazze e dei ragazzi, la mutuainterazione psicologica, affettiva,culturale e spirituale.L'intereducazione propone unrapporto di viva interazione trapersone specificatamente diverse.Altri aspetti dell'intereducazionesono l'apertura, intesa come tra-smissione di vita autentica e gene-roso dono di sé, e la gradualità,intesa come rispetto delle leggi disviluppo e crescita della persona.

......DDII LLAAIICCII

In quanto i componentidell'Associazione, quali laicinella Chiesa-Popolo di Dio"hanno la loro parte attiva nellavita e nell'azione della Chiesa"partecipando "con animo con-corde per cooperare alla instaura-zione e perfezionamento dell'or-dine temporale" nella sfera diazione che è loro congeniale,cioè la gioventù, la famiglia e lasocietà civile nazionale ed inter-nazionale.L'Associazione è quindi un'unio-ne di laici "impegnati ad esercita-re un apostolato individualenelle diverse condizioni dellaloro vita" e un apostolato associa-

tivo, per essere di esempio e diutilità agli altri e contribuireall'azione salvifica della Chiesa.

.....AAPPAARRTTIITTIICCAA

In quanto essa proclama la suaassoluta indipendenza dai partitie dalle organizzazioni politiche:conscia della necessità di un'edu-cazione integrale dei giovani,essa li stimolerà e li aiuterà a for-marsi una visione cristiana deiproblemi politici e sociali, perresponsabilizzarli nella costruzio-ne di una "città terrena" (la"polis") a misura d'uomo.I soci non possono intervenire inuniforme, né in quanto membridell'Associazione, a riunioni omanifestazioni di carattere politi-co, partitico o sindacale e in nes-sun caso possono coinvolgerel'Associazione stessa a fini chenon sono quelli suoi propri fissa-ti dalla Statuto; non possonoinoltre essere dirigenti o attivistidi partiti o movimenti politici.Ciò per il massimo rispetto dellaresponsabilità primaria dellefamiglie nell'azione educativaintegrale dei suoi componenti;per il rispetto della libertà di

coscienza dell'uomo, che implicaun'azione educativa delicata eprudente dell'intelligenza e deisentimenti, che sfocia nella capa-cità di "guidare la propria barcada soli", riuscendo al fine adistinguere autonomamente leideologie e le persone seriamentepreparate al mandato rappresen-tativo ed idonee ad amministraresaggiamente il bene comune.

......EEUURROOPPEEAA

In quanto l'Associazione si impe-gna ad educare ad una visioneeuropea e mondiale, favorendo laconoscenza dei diversi popoli,delle loro culture, esigenze e rea-lizzazioni e la collaborazione el'amicizia tra tutte le nazioni.L'Associazione pone il dinami-smo della proposta educativascout al servizio della costruzio-ne dell'Europa, al di là delle bar-riere nazionali, così che si possarealizzare il "destino di questipopoli ... in maniera migliore,secondo la profonda identità eper il bene di tutti ... nel rispettodelle diverse correnti di civilizza-zione e delle competenze propriedella società civile".

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1979-2009Trentennale di Fondazione 47testimonianzaRoma 11 Raoul Follereau

Carissimi amici,dover descrivere con le parolequello che ho vissuto insieme avoi mi è alquanto difficile.Tante sono le cose che si affolla-no nella mia mente, tante perso-ne, tante situazioni, tantimomenti vissuti insieme.Posso dire di essere cresciuto convoi come prete e come scout,condividendo la strada che ilSignore ci ha donato di percorre-re insieme.Dall’esperienza del mio servizioalla parrocchia della Rusticacome seminarista fino allo scorsoanno come dottorando possiamodire che non ci siamo mai lascia-ti: otto lunghi anni di relazioniche, mai interrotte, si sono inten-sificate negli ultimi tre special-mente dopo il matrimonio diGino, primo capo e primo amicoche ho conosciuto in mezzo avoi. Innanzitutto mi sento indovere di ringraziare laParrocchia di Torre Maura per lafiducia e la stima che ha mostra-to nei miei confronti facendomiinteragire con voi. Inoltre un gra-zie grande a tutti i capi e a tuttele capo che in diversi modi conme hanno camminato e si sonoconfrontati. In particolare, aven-do collaborato in modo più stret-to con il Riparto maschile e conil Clan, sento la necessità diesprimere a Fabio e a Marco econ loro a tutti i Rover e a tuttigli Esploratori un profondosenso di riconoscenza; collabora-zione che è subito sbocciata inamicizia che di fatto però in

Sacerdote scout,scout sacerdoteLettera aperta al Gruppo Roma 11

maniera ancora più bella ha per-messo la facilità delle relazioni el’apertura nel confronto sempreperò nel rispetto dei ruoli. Ungrazie anche a Luca che, per undisegno tutto particolare, holasciato bambino a S. CirilloAlessandrino e ho ritrovato capoqui. Un ringraziamento partico-lare va anche al riparto femmini-le e al fuoco, che mi hanno fattoapprezzare ancora di più la bel-lezza e la ricchezza dell’interedu-cazione. Non credo che sarà facile nongioire ogni volta che penserò aicampi di Riparto o alla stradapercorsa insiemeal Clan, espe-rienze profondeche segnanosempre ciascunodi noi.Non ultima poil’avventura stu-p e n d adell’Abruzzo cheha contribuito afarci tutti piùuno.Un particolaregrazie va ai geni-tori che ho cono-sciuto in questaesperienza, con iquali sono natiuna amicizia eun affetto gran-de.L’augurio daparte mia è quel-lo di continuaread andare avanti

considerando il fatto che attra-verso questa esperienza laProvvidenza ci ha accompagnatoe ci accompagna nel camminodella fede e tutto ciò, sentendocisorretti nella nostra missione dalSignore, ci spinge a continuare afare del nostro meglio per esseresempre pronti a servire Dio neifratelli che ci mette accanto e arestare in grazia sua per megliorealizzare nel mondo la missioneche ci affida. Affidiamo alSignore il nostro cammino.Grandissimo Roma 11!!! Un abbraccio grande.

DDoonn PPrreettee

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1979-2009Trentennale di Fondazione48 conclusioni Roma 11 Raoul Follereau

Tutto ciò che ha un principio haanche una fine, questo è tantobanale quanto inevitabile e tantobanale quanto inevitabile è ilfatto che anche noi e il nostroRoma 11 non facciamo eccezio-ne a questa regola assoluta.Sappiamo però, grazie alla stradapercorsa e alle esperienze cheabbiamo caricato nello zaino cheil giorno in cui tutto questo avràil suo epilogo è tanto più lontanoquanto più noi avremo la capaci-tà di essere un gruppo preparatoe coeso, inserito come realtà vivanella comunità che ci ospita,legato alle persone, tenuto insie-me dai rapporti di stima e amici-zia tra di noi, tenuto insiemesoprattutto dall’amore e dallaguida benevola di Cristo.Quel giorno è tanto più lontanoquanto più noisaremo in grado dimotivare e farentusiasmare quelliche ci seguono inquesta avventura,come con noihanno saputo farecoloro che cihanno preceduti.Questo continuopassaggio di testi-mone è ciò che citiene in piedi e ciporta a crescerecome individui ecome comunità.Durante una lungamarcia accadespesso che ci sidebba fermareogni tanto perprendere fiato eper dare uno sguar-do alla carta topo-grafica ed essere

Una breve sosta...sicuri di marciare ancora sul sen-tiero giusto. In queste brevi sostela frase che mi sentivo ripeterepiù spesso dal mio capo era:“non toglietevi lo zaino che siriparte subito”. Ed ora, dopo avermarciato per trant’anni, qualcu-no sente un po’ di fatica, manemmeno stavolta ci toglieremolo zaino, perché la vetta è ancoramolto lontana e noi tutti abbia-mo voglia di proseguire, andareavanti, avanti, avanti.BBuuoonnaa SSttrraaddaa, a tutti quelli che cihanno preceduto e mostrato ilsentiero da seguire, a tutti quelliche ci accompagnano in questomomento, a tutti quelli che pro-seguiranno la marcia quando noiavremo completato la nostra.BBuuoonnaa SSttrraaddaa..

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1979-2009Trentennale di Fondazione 49collaborazioniRoma 11 Raoul Follereau

Il Gruppo Roma 11 ringrazia i negozianti di Torre Maura chehanno reso possibile la realizzazione di questo libretto. Hannocollaborato con noi:

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prova

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