TRAVERSATA NOLI - VARIGOTTI - ISTRUZIONI PER L'USO 16 marzo 2014
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CAI Finale Ligure
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Vi aspettiamo...
7 APRILE 2013
Non lasciare tracce che il vento non possa cancellare, non adagiarti
sui passi compiuti, non lasciarti trattenere, divaga per altri sentieri,
rimettiti in cammino per cercare ancora.
Bruce Chatwin
Foto di Walter Nesti
Foto di Walter Nesti
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Da Noli
Segnavia:
Punti d’interesse e deviazioni segnale da palina:
Lazzareto e chiesetta di San Lazzaro
Chiese di Santa Margherita e Santa Giulia
Eremo del Capitano de Albertis
Grotta dei falsari
Monte di Capo Noli - Semaforo
Tempo di percorrenza: circa 2 h
Distanza: 4,5 km circa
Dislivello:270 m. circa
Da Monte di Capo Noli
Segnavia: X sino a Varigotti.
Punti d’interesse e deviazioni segnale da palina:
Torre genovese del 1582
Monumento Cerisola
Chiesa di San Lorenzo
Tempo di percorrenza: circa 1.5 ore
Distanza: 3,5 km circa
Dislivello:260 m. circa
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Il complesso duecentesco, posizionato fuori la cinta muraria è costituito
oltre che dalla la chiesa da un annesso convento .
Le fonti storiche attestano al 1291 l'anno di fondazione del complesso monastico dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali , intitolato al santo francescano, per volere del vescovo di Genova monsignor Leonardo
Fieschi.
La chiesa subì una nuova e imponente opera di ristrutturazione nel XVII
secolo con inversione dell'orientamento, mantenendo invariata
l'unica navata. Lungo le pareti laterali furono create nuove cappelle, un
profondo presbiterio e rimpiazzate le originali capriate in legno con
una volta a botte.
Dal XIV secolo al XVII secolo all'interno della chiesa trovarono regolare
sepoltura le famiglie più importanti della città di Noli; sono ancora
presenti iscrizioni in memoria di illustri notabili.
Il campanile inserito nel contrafforte angolare posto a nord-est della
struttura , ospita due campane rispettivamente del 1362 e del 1753.
Partenza: Noli – Parcheggio a fianco dell'antica Chiesa di San Francesco d'Assisi, situata in piazza Don Vivaldo.
Segnavia: seguire sino a località Semaforo – Sommità Capo Noli
Il panoramico itinerario, d’interesse naturalistico, storico e archeologico, parte da Noli nei pressi del Collegio e della Chiesa di S. Francesco.
L’avvio del sentiero, una stradina a sinistra, è segnalato dalle paline della Passeggiata Dantesca.
Superato un gruppo di case, percorriamo un vicolo e risalita una scalinata cementata, imbocchiamo la strada sterrata che attraversa i primi
uliveti.
Chiesa e convento di San Francesco
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Tralasciamo la deviazione a destra del Sentiero Amico e in circa 20 minuti raggiungiamo i ruderi del Lazzareto, appena sotto i resti della
Chiesa dedicata a San Lazzaro la cui data di costruzione è incerta. Colpisce per le ridotte dimensioni. Inizialmente costituita da un’aula unica
con abside a ferro di cavallo, fu ampliata con un piccolo vano laterale.
Il Lazzareto fu costruito intorno al 1250, per i naviganti nolesi che, dai viaggi per mare, ritornavano malati e talvolta bisognosi d’isolamento. Dalla filza 19 dell’A.S.N. sappiamo che l’ultimo appestato ricoverato in
quest’ospizio fu, nel 1587, “un certo Francesco Ferro, il quale fu messo in quarantena
nell’antico lazzaretto con quattro uomini di guardia e col solo infermiere Dominico Lagasio,
che aveva l’incarico di dargli la
purga”(Gandoglia, op. cit. p. 100).
Da quell’anno in poi gli appestati
furono rinchiusi nel castello di Monte
Ursino.
Scrive lo storico nolese Can. Descalzi che:
“Verso la metà del XII secolo i nostri
Cavalieri di Rodi, solleciti sempre nel soccorrere i pellegrini, avendo per Gran Maestro il Marchese Fabrizio Del Carretto,
signore di Finalborgo, sopra amenissimo colle, a poca distanza dal promontorio di Santa Margherita di Noli, ove la vista spazzia per isconfinati orizzonti, eressero una Chiesa con attiguo Ospizio che dedicarono a San Lazzaro.”
(Descalzi, Storia popolare, civile… Savona
1898, p. 205).
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Abbandoniamo i ruderi del Lazzareto e proseguiamo nella
macchia mediterranea, lasciando sulla destra la deviazione con segnavia che sale più diretta a Capo
Noli, evitando però tutti i siti d’interesse e ci dirigiamo a sinistra per raggiungere la Chiesa di S. Giulia e Santa Margherita. Prima bombardato e poi incendiato dai
tedeschi nei giorni della Liberazione, del sito originario restano gli absidi in stile romanico.
I particolari bacini murati ricordano, la Chiesa di San
Paragorio in Noli.
Studi discordanti attribuiscono agli edifici origini diverse.
Una prima teoria descrive due chiese addossate l'una
all'altra; a est la più antica S. Giulia, costruita forse intorno alla metà del decimo secolo e citata in un documento dell’undicesimo secolo, ad ovest la più grande
S. Margherita, edificata in epoca più recente nel XIII o XIV secolo.
Altre interpretazioni attribuiscono i resti a un'unica chiesa a più navate costruita su un luogo di culto pagano.
Il complesso ospitò un romitorio dei Cavalieri Gerosolimitani.
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Santa Giulia – Santa Margherita
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Imbocchiamo una stradina sulla destra e in breve,
camminando tra i lecci, raggiungiamo l’estrema propaggine del Capo di Noli, dove il Capitano Enrico d’Albertis fece
costruire alla fine del 1800 il proprio Eremo. Concepito in stile coloniale e simile alla cabina di una nave fu la sua residenza prediletta.
Sebbene il sito per la sua bellezza meriti cura e valorizzazione, è ormai da anni in stato di abbandono e alla
mercé dei vandali.
Verso la fine dell'ottocento il Capitano d’Albertis acquistò i terreni del promontorio e sullo spazioso terrapieno sommitale fece costruire l'Eremo.
Restano le tracce del giardino botanico ricco delle piante
importate o raccolte durante i suoi viaggi.
Nacque a Voltri il 23 marzo del 1846 e morì a Genova il 3
marzo 1932 fu infaticabile navigatore, scrittore, etnologo e uomo dai molteplici interessi.
Alla sua morte lasciò alla Città di Genova il Castello di Montegalletto e le sue innumerevoli raccolte di oggetti (tra
cui spiccano armi e meridiane), fotografie e materiale da ogni parte del mondo.
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Abbandoniamo la magia dell’Eremo e ritorniamo alla Chiesa di S. Giulia e S. Margherita per riprendere a salire sul
sentiero principale.
Una palina a sinistra ci segnala il bivio
per l'Antro dei Falsari. La tradizione
nolese narra che la grotta o antro dei
Falsari avesse accolto un gruppo di
contrabbandieri che nascondevano qui le
loro merci. All’interno notiamo alcuni
muretti a secco forse di epoca romana e
una vasca scavata nella roccia
probabilmente utilizzata per la raccolta
dell'acqua.
Non si tratta di una vera grotta carsica,
come molte altre nei calcari nel Finalese
ma un antro eroso dal mare, alla base
del quale sono stati trovati sedimenti di
spiaggia.
Un terrazzo marino che interrompe il
profilo subverticale del Capo con un
gradino, testimonia un livello del mare
posto ben più in alto dell’attuale.
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Il dissesto idrogeologico con cui ci confrontiamo ormai da anni, si spiega se consideriamo la particolarità delle rocce che costituiscono la zona di Capo Noli e Malpasso, le stesse di Torre del Mare o della Caprazoppa: Dolomie di S.
Pietro ai Monti, Calcare di Finale Ligure (Pietra di Finale) e lembi di Calcari della Val Tanarello.
La roccia in questione ha peculiarità chimico - fisiche e mineralogiche risalenti a situazioni che si sono verificate tra i 250 e i 150 milioni di anni fa ed ha subito, nel corso dell’orogenesi alpina, quindi per milioni di anni, gli effetti dello
spostamento della zolla africana verso quella euroasiatica.
Le rocce originarie derivate dai sedimenti marini, sono state compresse, sollevate, deformate, rovesciate e costrette a scorrere le une sulle altre, nonché
spostate per chilometri rispetto alla loro posizione iniziale, per cui mentre le loro
parti più plastiche si sono deformate, quelle rigide si sono fratturate.
In seguito, soprattutto nel corso degli ultimi
5-6 milioni di anni, le masse ormai emerse hanno subito altri attacchi che le hanno
ulteriormente indebolite: l’assalto del mare con la formazione delle falesie e la
fessurazione per aver portato le masse a condizioni di verticalità.
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Due esempi: poco oltre il ciglio della grande falesia che affianca l’Aurelia,
all’altezza del viadotto del Malpasso, a partire dalla zona dell’osservatorio
fino a circa la galleria del Malpasso, è presente una frattura aperta di
diversi centimetri, che corre più o
meno parallela al ciglio e separa verticalmente la parte esterna della
parete dalla zona retrostante; la stessa condizione dell’ area della
Caprazoppa.
Il carsismo che interessa tutta l’area e per cui acque hanno sciolto
la roccia, ha dato origine a inghiottitoi, grotte e cunicoli che
hanno ulteriormente intaccato, la precaria omogeneità strutturale
delle rocce.
Infine i fenomeni di dilatazione e contrazione per la variazione dell’insolazione, hanno disarticolato la roccia, soprattutto nei livelli più superficiali.
Diventa difficile immaginare una soluzione sostenibile che coniughi la necessità di vie di comunicazione efficienti con
l’inevitabile impatto ambientale che hanno opere comunque necessarie.
Si pensi solo alla galleria tra Spotorno e Finale che ha completamente drenato l’altopiano delle Manie ed ha
intercettato falde carsiche sottraendole al loro naturale percorso.
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Terminata la visita all’Antro dei Falsari, ignoriamo il sentiero in
discesa e risaliamo sino raggiungere nuovamente il sentiero con
segnavia abbandonato in precedenza e ci incamminiamo
verso sulla sommità del Monte di Capo Noli sino a raggiungere il
cancello della Caserma dei Carabinieri.
Nel punto in cui è situata la caserma, sorgeva un ufficio
telegrafico a segnali di epoca napoleonica, in seguito il luogo fu
adibito a Semaforo di Capo Noli, indispensabile punto di
riferimento per le navi di passaggio, con le quali si comunicava
a vista tramite bandiere.
Dal luogo si gode di uno spettacolare panorama che va dal
Monte di Portofino a Capo Mele. D’inverno nelle giornate più
limpide è possibile scorgere la costa corsa.
Da qui inizia la seconda parte dell’itinerario che ci porterà a
Varigotti. Imbocchiamo il sentiero segnalato con segnavia x
e….
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proseguiamo nella macchia per un centinaio di metri. Qualche anno fa la splendida macchia mediterranea
che attraversiamo fu completamente devastata da un incendio. Arrivati a una palina della "Passeggiata
Dantesca", deviamo a sinistra sino a raggiungere la Torre detta delle Streghe.
Le leggende raccontano che la
costruzione fosse eretta da Noli per difendersi dalle incessanti
scorribande femminili (“streghe”, “basure”) di Varigotti.
Si narra inoltre che nel corso della
sua costruzione gli stessi lavoranti
fossero fatti prigionieri da uomini
provenienti da Varigotti.
In realtà la Torre fu costruita sopra il Malpasso nel 1582 quale presidio di avvistamento sul confine tra
Noli, alleata di Genova, e Varigotti appartenente al Marchesato di Finale dei Del Carretto.
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Più avanti incontriamo un curioso,
coloratissimo luogo, chiamato Mausoleo
Cerisola, realizzato da Giuseppe Cerisola
detto Carnera per l’aspetto fisico e
l’Australiano per gli anni trascorsi in
Australia, prima come prigioniero degli
Inglesi durante la seconda guerra mondiale
e poi come lavorante nelle fattorie. Ritornò a
Varigotti negli anni ’70 e ottimo nuotatore,
salvò nel 1976 dall’annegamento una
persona. A ricordo dell’evento realizzò
accanto all’orto che coltivava, un muro con
salvagente e immagini marinare, piastrelle
di terracotta e bacheche.
Iscrizioni in inglese e italiano, ricordano
anche le persone salvate durante i suoi
viaggi per mare.
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Lasciamo il variopinto muro continuando a scendere e quasi al termine del nostro percorso, ci imbattiamo in un autentico gioiello.
La Chiesa medievale di San Lorenzo situata su uno sperone roccioso sovrastante la Baia dei Saraceni dove si trovava l’antico porto di Finale, interrato nel 1341 dai Genovesi. Accanto si staglia il profilo Punta Crena.
Inizialmente luogo di culto di origine bizantina, come si deduce dai ritrovamenti nell’area di tombe dell’epoca, la chiesa attuale è ciò che resta di un’importante e prospera abbazia benedettina del Duecento. Nei pressi della
Chiesa si possono individuare, tra la macchia i resti delle antiche costruzioni.
Parrocchiale di Varigotti fino al 1586, la chiesa è a navata unica con abside
quadrato illuminato da monofore e una parte più recente (la parete verso il mare) su cui si apre due porte in stile gotico.
Anche la volta a crociera in mattoni della sacrestia risale allo stesso periodo (XIV secolo).
Nei pressi sono stati trovati numerosi
reperti di epoca imperiale e
altomedioevali, tra i quali un sarcofago
del III o IV secolo e un miliario della Via
Julia Augusta oggi conservati presso
il Museo Archeologico di Finale.
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L’abside della chiesa riserva una sorpresa: uno degli
endemismi del Finalese, una stazione di Campanula Isophylla, fiore protetto che cresce solo tra Capo Caprazoppa e Capo Noli. Endemismo dell’area è anche il Vilucchio di Capo Noli.
Il S.I.C. di Capo Noli e più in generale l’area finalese sono
caratterizzate da una abbondante varietà botanica. Esempi
sono la ricca macchia mediterranea con leccio, pino d’Aleppo,
corbezzolo, mirto, lentisco, rosmarino, cisto eccetera e la
vegetazione delle rupi, sulle quali cresce rigogliosa l’Euphorbia
dendroides, particolare pianta che si contraddistingue per
l’estivazione cioè la perdita delle foglie in estate e non durante
l’inverno.
In nostro itinerario prosegue in discesa con splendida vista su Punta Crena e termina poco più avanti nei pressi
della Galleria di Varigotti.
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FONTI
www.comune.noli.sv.it
www.comunefinaleligure.it
www.actaplantarum.org
sibonluk.wordpress.com – Luca Sibona
Le rocce della Liguria – Eugenio Poggi
Capo Noli tra geografia e storia - di Elvio Lavagna
Il sentiero del Pellegrino – Comune di Noli
GRAZIE MILLE: al nostro Presidente Walter Nesti