Videoconferenza dei membri del Consiglio
europeo
19 giugno 2020
Il 19 giugno 2020 i membri del Consiglio europeo si riuniranno in videoconferenza per discutere
della proposta relativa al Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e allo Strumento dell'UE
per il sostegno dell'economia dopo la pandemia di Covid-19, il cosiddetto Next Generation EU,
presentata dalla Commissione europea il 27 maggio 2020.
La discussione dei leader dell'UE dovrebbe servire da preparazione approfondita per un vertice da
tenere in una data successiva (probabilmente a luglio) e che dovrebbe essere, se le condizioni lo
permetteranno, una riunione fisica.
LA NUOVA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER IL BILANCIO
PLURIENNALE DELL'UE 2021-2027
Il presente dossier riporta gli elementi essenziali del nuovo bilancio pluriennale 2021-2027
proposto dalla Commissione europea - così come integrato da Next Generation EU -
confrontandolo con la proposta iniziale presentata dalla Commissione nel maggio 2018 e con il
bilancio vigente 2014-2020.
Per un confronto più agevole, tutti gli importi sono riportati a prezzi 2018, sulla base di elaborazioni
del Parlamento europeo che, per il QFP a UE-27 in corso includono anche, per consentire una
comparazione con il nuovo ciclo, il Fondo europeo di sviluppo (FES), attualmente fuori bilancio.
La Commissione europea ha inteso precisare che, pur in presenza di un quadro complessivo che
modifica significativamente, in primo luogo sul piano quantitativo, le sue proposte iniziali, risultano
tuttavia confermati alcuni elementi di base come, ad esempio, l'obiettivo di destinare almeno il 25%
della spesa all'azione per il clima e l'architettura del nuovo sistema delle risorse proprie.
La Commissione europea manterrebbe, altresì, la proposta relativa allo Stato di diritto (sempre del
maggio 2018) che introdurrebbe un nuovo meccanismo di tutela del bilancio dell'UE dai rischi
finanziari connessi a carenze generalizzate dello Stato di diritto negli Stati membri.
Quanto alle novità più rilevanti, particolarmente significativa è la creazione di nuovi programmi per
veicolare le risorse provenienti da Next Generation EU, allo scopo di fronteggiare efficacemente
le drammatiche conseguenze, sul piano economico e sociale, del COVID-19. Peraltro, l'assoluta
priorità e centralità attribuita a Next Generation EU è confermata dal fatto che esso troverebbe
attuazione anche mediante programmi già previsti o tuttora esistenti, alcuni dei quali sarebbero
potenziati, tra cui Orizzonte Europa, lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e
cooperazione internazionale e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
Con la nuova proposta la Commissione ha delineato un disegno fortemente innovativo e molto
articolato che, per un verso, interviene apportando alcune modifiche al bilancio vigente, al fine di
stanziare risorse aggiuntive, seppur obiettivamente limitate, già per l'anno in corso; per altro verso,
interviene a modifica di proposte relative al prossimo QFP già presentate dalla Commissione ma il
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cui iter non si è ancora perfezionato; per altro verso ancora, interviene prospettando l'attivazione di
strumenti, programmi e procedure del tutto nuovi.
A ciò deve aggiungersi che: il regolamento che fissa il Quadro finanziario pluriennale deve essere
adottato in base alla procedura legislativa speciale stabilita dall'articolo 312 del Trattato sul
funzionamento dell'Unione europea (TFUE) in base alla quale il Consiglio delibera all'unanimità
previa approvazione del Parlamento europeo che, a maggioranza assoluta, può approvare o respingere
la posizione del Consiglio, ma non può emendarla. La decisione sulle risorse proprie richiede una
procedura legislativa speciale fissata dall'articolo 311 del TFUE, in base alla quale il Consiglio
delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo, e la decisione entra in vigore
solo dopo l'approvazione degli Stati membri in conformità alle rispettive norme costituzionali.
In sostanza, la piena attuazione del complesso delle misure e delle iniziative presentate dalla
Commissione si realizzerà soltanto in esito ad un percorso molto articolato in cui si incrociano iter
diversi sotto il profilo procedurale e temporale e che comportano un intenso coinvolgimento degli
Stati membri, non soltanto in sede di negoziati nell'ambito del Consiglio, ma anche per la necessità
che taluni degli elementi che compongono il quadro richiedono la ratifica dei Parlamenti dei
medesimi Stati.
Ne consegue, anche alla luce dei diversi orientamenti che sulle proposte della Commissione
potrebbero emergere già in occasione del prossimo Consiglio, che allo stato non risulta agevole
ipotizzare il termine a partire dal quale il quadro risulterebbe chiaro e inequivoco in tutti i suoi
aspetti e le misure (oltre che le risorse in esso prefigurate) potranno trovare concreta attuazione ed
essere utilizzate.
LE DIMENSIONI DEL NUOVO BILANCIO
Il nuovo bilancio pluriennale dell'UE proposto dalla Commissione europea (comunicazione
COM(2020)442 e proposta modificata di regolamento che stabilisce il QFP 2021-2027
COM(2020)443) prevede, per i sette anni del ciclo di programmazione, stanziamenti pari a 1.100
miliardi di euro in termini di impegni, ma grazie allo strumento dell'UE per il sostegno
dell'economia dopo la pandemia di Covid-19, il cosiddetto Next Generation EU (COM(2020)441),
del valore di 750 miliardi di euro (500 miliardi sovvenzioni e 250 miliardi prestiti), che
raccoglierebbe fondi sui mercati e li canalizzerebbe verso i programmi destinati a favorire la ripresa
economica e sociale nel periodo 2021-2024, il bilancio sarebbe integrato per un totale complessivo
di 1.850 miliardi di euro.
I costi di finanziamento per la componente di sovvenzione di Next Generation EU, che
ammonterebbero a 17,4 miliardi di euro, sarebbero sostenuti dal bilancio dell'UE 2021-2027.
La precedente proposta di maggio 2018 della Commissione europea prevedeva stanziamenti pari a
circa 1.135 miliardi di euro in termini di impegni, equivalenti a un livello di spesa (comprendente
il Fondo europeo di sviluppo) dell'1,11% del reddito nazionale lordo dell'UE-27 (RNL).
Sulla proposta del maggio 2018 gli Stati membri non erano riusciti a trovare un accordo - nemmeno,
da ultimo, nel Consiglio europeo straordinario di febbraio 2020 - a causa di una serie di divergenze,
sia sulla dotazione complessiva che sul riparto delle diverse politiche. In particolare, era emersa una
forte contrapposizione tra Paesi, cosiddetti "frugali" che volevano limitare la spesa complessiva
all'1% dell'RNL dell'UE-27 (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia), finanziando le nuove priorità
e i settori che possono supportare maggiormente la competitività europea tramite maggiori tagli alle
politiche tradizionali, e gli altri Paesi (tra cui l'Italia) che, sebbene con diverse gradualità, chiedevano
risorse sufficienti per soddisfare entrambe le esigenze. Inoltre, il Parlamento europeo aveva invece
chiesto risorse per 1.324,1 miliardi di euro (1,3% dell'RNL dell'UE-27).
Il Governo italiano aveva sempre sostenuto che il bilancio complessivo proposto dalla Commissione
europea rappresentava il minimo accettabile per consentire il finanziamento sufficiente delle nuove
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priorità senza compromettere l'efficacia delle politiche tradizionali, ma che vi sarebbe modo di
reperire le risorse necessarie per un bilancio maggiormente ambizioso.
Gli stanziamenti dell'attuale bilancio 2014-2020 per un'UE-27 (FES incluso) sono pari, invece, a
1.082 miliardi di euro.
A questi andrebbero aggiunti, in base alla proposta della Commissione europea, 11,5 miliardi di
euro di finanziamenti per l'anno 2020 (proposta di emendamento del QFP corrente 2014-2020 -
COM(2020)446 e progetto di emendamento al bilancio 2020 - COM(2020)423): sarebbero
disponibili per aiutare le regioni più bisognose (tramite REACT-EU), per potenziare il capitale delle
imprese europee sane (Strumento di sostegno alla solvibilità) e per sostenere chi ha bisogno fuori
delle frontiere dell'UE (tramite il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile - EFSD).
In sostanza, con questa misura si intende anticipare parzialmente l'efficacia di alcune delle misure
di sostegno alla ripresa prospettate per il nuovo QFP; l'importo previsto appare, tuttavia,
decisamente limitato rispetto alle dimensioni degli interventi ipotizzati per il prossimo settennato.
Di seguito una tabella di raffronto sulle dotazioni complessive (in miliardi di euro a prezzi 2018):
La tabella seguente descrive in termini quantitativi il complesso degli interventi previsti nell'ambito
del QFP 2021-2027 proposto dalla Commissione europea, programma per programma.
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IL RIPARTO TRA LE DIVERSE POLITICHE
Come proposto nel maggio 2018, il QFP 2021-2027 dovrebbe essere strutturato nelle seguenti 7
rubriche di spesa principali:
rubrica 1: Mercato unico, innovazione e agenda digitale;
rubrica 2: Coesione e valori;
rubrica 3: Risorse naturali e ambiente;
rubrica 4: Migrazione e gestione delle frontiere;
rubrica 5: Resilienza, sicurezza e difesa (nella proposta di maggio 2018 la rubrica era
denominata "Sicurezza e difesa");
rubrica 6: Vicinato e resto del mondo;
rubrica 7: Pubblica amministrazione europea.
RUBRICA 1: MERCATO UNICO, INNOVAZIONE E AGENDA DIGITALE
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Mercato unico,
innovazione e digitale" sarebbero pari a 210,5 miliardi di euro (140,7 miliardi circa QFP e 69,8
miliardi Next Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto un totale di 166,3 miliardi di euro, mentre
l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 116,3 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti novità (rispetto alla proposta di maggio
2018):
un potenziamento del programma quadro per la ricerca e l'innovazione Orizzonte Europa
(COM(2020)459) che passerebbe da 83,5 a 94,4 miliardi di euro (80,9 nell'ambito del QFP
e 13,5 nell'ambito di Next Generation EU) per aumentare il sostegno europeo alle attività di
ricerca e innovazione nei settori della salute e della transizione verde e digitale;
Secondo la Commissione europea, "nel settore sanitario il rafforzamento sarà usato per
incrementare il lavoro di ricerca destinato ad affrontare sfide come la pandemia di
coronavirus, per ampliare le sperimentazioni cliniche, sviluppare misure di protezione
innovative, la virologia, i vaccini, la terapia e la diagnostica, e per tradurre i risultati delle
ricerche in misure di sanità pubblica". Inoltre, sarebbe rafforzato "il sostegno alla
competitività dell'industria dell'UE nei relativi settori economici promuovendo una ripresa
coerente con gli obiettivi del Green Deal europeo" e si offrirebbero "mezzi aggiuntivi per le
innovazioni emergenti e pionieristiche promosse da piccole e medie imprese, start-up e
imprese a media capitalizzazione".
un rafforzamento del Programma InvestEU (COM(2020)403) che passerebbe da 13 a 31,6
miliardi di euro (di cui 30,3 nell'ambito di Next Generation EU), successore del FEIS, al
fine di mobilitare investimenti per sostenere la ripresa e la crescita a lungo termine, anche
grazie all'istituzione di un nuovo Dispositivo per gli investimenti strategici che, in
particolare, sarebbe rivolto alle imprese stabilite e operanti nell'UE le cui attività sono di
importanza strategica e rientrano in settori quali le infrastrutture e le tecnologie critiche e
l'assistenza sanitaria critica. Sosterrebbe, altresì, catene del valore strategiche, ad esempio
nei settori della sanità intelligente, dell'internet delle cose industriale, dell'industria a basse
emissioni di CO2 e della cibersicurezza.
Secondo la Commissione europea, il contributo finanziario supplementare di Next Generation
EU sarebbe pari a 15,3 miliardi di euro per gli ambiti di intervento proposti a maggio
2018 (infrastrutture sostenibili; ricerca, innovazione e digitalizzazione; piccole e medie
imprese; investimenti sociali e competenze) e a 15 miliardi di euro per il quinto ambito di
intervento del Dispositivo per gli investimenti strategici.
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la creazione di un nuovo e temporaneo Strumento di sostegno alla solvibilità
(COM(2020)404) (26 miliardi di euro, tutti provenienti da Next Generation EU + 5
miliardi nell'attuale QFP) nel quadro del Fondo europeo per gli investimenti strategici
(FEIS) che dovrebbe mobilitare risorse private per evitare ingenti carenze di capitale ed
eventuali insolvenze di imprese altrimenti sane a causa della crisi della Covid-19.
Grazie a una dotazione di 5 miliardi di euro nell'attuale quadro finanziario per il 2020, che
dovrebbe assicurare un avviamento rapido, e 26 miliardi di euro aggiuntivi provenienti da
Next Generation EU, il bilancio dell'UE fornirebbe una garanzia di circa 75 miliardi di euro
alla Banca europea per gli investimenti, cui sarebbe affidata l'attuazione sul campo. Lo
Strumento punta a un livello di investimenti, mediante l'effetto leva, a sostegno della
solvibilità di 300 miliardi di euro. La garanzia sarebbe calibrata in modo da orientare gli
investimenti verso le imprese che hanno maggior bisogno di capitale, in tutti i settori e in tutti
gli Stati membri, ma in particolare in quelli la cui capacità di intervenire mediante aiuti
di Stato è più limitata e gli Stati membri e i settori che hanno risentito maggiormente
delle conseguenze economiche della Covid-19. Come misura complementare si
procederebbe, inoltre, a un aumento di capitale del Fondo europeo per gli investimenti per
sostenere un'ampia gamma di piccole e medie imprese, anche attraverso l'attuazione dello
strumento di sostegno alla solvibilità. L'aumento di capitale di 1,5 miliardi di euro sarebbe
finanziato nell'ambito dell'attuale e del prossimo quando finanziario pluriennale.
Di seguito una tabella di raffronto sui principali programmi della Rubrica 1 (in miliardi di euro a
prezzi 2018):
RUBRICA 2: COESIONE E VALORI
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Coesione e valori"
sarebbero pari a 984,4 miliardi di euro (374,4 miliardi QFP e 610 miliardi Next Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto risorse per 391,9 miliardi di euro, mentre
l'attuale ciclo di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 387,2 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone 374 miliardi di euro per la coesione economica,
sociale e territoriale gestita dai fondi FESR, Fondo di coesione e FSE+ (324 miliardi QFP e 50
miliardi Next Generation EU attraverso la nuova iniziativa REACT-EU).
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A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 331,6 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo
di programmazione 2014-2020 (UE27+FES) prevede risorse pari a 368,6 miliardi di euro.
Vi sarebbe, pertanto, un aumento di risorse per le politiche di coesione rispetto a quanto prospettato
nel maggio 2018, ma soprattutto rispetto al ciclo di programmazione vigente, sostanzialmente grazie
all'intervento da 50 miliardi di euro previsto dalla nuova iniziativa REACT-EU (Vedi infra)
nell'ambito di Next Generation EU.
L'Italia, che già a titolo della proposta di maggio 2018 avrebbe goduto di un aumento di risorse
rispetto alla dotazione 2014-2020 (seppur inferiore a quanto richiesto), essenzialmente a causa
dell'andamento negativo dell'economia delle regioni del Mezzogiorno, il cui PIL pro-capite
corrisponde attualmente soltanto al 62% della media europea, otterrebbe, con la nuova proposta
della Commissione, un aumento ancora più consistente di risorse.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti novità (rispetto alla proposta di maggio
2018):
la creazione di un nuovo Dispositivo per la ripresa e la resilienza (COM(2020)408) che con
una dotazione finanziaria di 560 miliardi di euro (310 miliardi di sovvenzioni che potrebbero
essere integrate da 250 miliardi di prestiti), interamente mobilitati da Next Generation EU,
avrebbe l'obiettivo di sostenere gli investimenti e le riforme degli Stati membri nell'ambito
del Semestre europeo, al fine di agevolare una ripresa duratura, migliorare la resilienza delle
economie dell'UE e ridurre le divergenze economiche fra gli Stati membri;
Dato il carattere temporaneo del sistema di finanziamento del Dispositivo in relazione alla
ripresa economica degli Stati membri, il periodo di disponibilità di tali risorse sarebbe
limitato al 31 dicembre 2024, sia per quanto riguarda il sostegno finanziario non
rimborsabile che per il sostegno sotto forma di prestiti. Per quanto riguarda il sostegno
finanziario non rimborsabile, per almeno il 60% del totale delle risorse occorrerebbe inserire
gli impegni giuridici necessari entro il 31 dicembre 2022. Per l'importo residuo gli impegni
giuridici dovrebbero essere assunti entro il 31 dicembre 2024.
L'obiettivo generale del Dispositivo sarebbe quello di promuovere la coesione economica,
sociale e territoriale dell'Unione migliorando la resilienza e la capacità di aggiustamento degli
Stati membri, attenuando l'impatto sociale ed economico della crisi e sostenendo le transizioni
verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie
dell'Unione, a incentivare la creazione di posti di lavoro nel periodo successivo alla crisi della
Covid-19 e a promuovere una crescita sostenibile.
Si tratterebbe, quindi, di gran lunga del più importante strumento previsto nell'ambito di Next
Generation EU.
Le caratteristiche principali del Dispositivo:
o Sovvenzioni: sarebbe determinato un importo massimo per Stato membro basato
su una metodologia di calcolo predefinita (vedi allegato della proposta e tabella
seguente), che terrebbe conto di popolazione, inverso del PIL pro capite e tasso medio
di disoccupazione negli ultimi 5 anni rispetto alla media UE (2015- 2019) e che, a
giudizio della Commissione europea, sarebbe particolarmente vantaggiosa per i
Paesi più colpiti dalla crisi, in particolare quelli con un basso reddito pro-capite
e un tasso di disoccupazione elevato.
Si segnala che, pur essendo evidentemente finalizzata a sostenere una ripresa
economica provocata dalla pandemia COVID -19 privilegiando i Paesi che ne sono
stati più colpiti, prendendo a riferimento i dati degli ultimi 5 anni e non soltanto quelli
più recenti si assumono parametri che tengono conto anche di difficoltà più risalenti.
Merita segnalare che per accedere a questo strumento non sarebbero necessari
cofinanziamenti nazionali.
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Pil pro-capite: secondo gli ultimi dati Eurostat, nel 2019 è stato di 27.990 euro
nell'UE27 e, in particolare, di 35.980 euro in Germania, 33.360 euro in Francia, 26.860
in Italia e 25.170 in Spagna. L'Italia si colloca, dunque, al di sotto della media UE.
Tasso di disoccupazione: di seguito una tabella (Fonte Eurostat) con i tassi di disoccupazione degli
ultimi 5 anni:
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Anche in questo caso, l'Italia evidenzia per tutto il periodo considerato un
andamento più negativo di quello medio dell'UE.
Di seguito, invece, una tabella della Commissione europea riportante il contributo
finanziario massimo per Stato membro, a titolo di sovvenzioni, nell'ambito del
Dispositivo
L'Italia, con circa 63,380 miliardi di euro (20,45% del totale) avrebbe il contributo
maggiore, seguita dalla Spagna con circa 61,6 miliardi (19,88%) e dalla Francia con
circa 32,1 miliardi (10,38%). La Germania potrebbe avere fino a circa 21,5 miliardi
di euro (6,95%); l'Olanda, invece, fino a 5,1 miliardi di euro (1,68%).
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La prospettata ripartizione delle sovvenzioni per Stato membro evidenzia la forte
asimmetria che connoterebbe lo strumento, evidentemente ispirato ad obiettivi
solidaristici, come può evincersi dal raffronto tra le quote spettanti ai diversi Paesi
con le rispettive quote di concorso al finanziamento all'UE. Limitando l'analisi ai
primi cinque Paesi dell'eurozona: la Germania riceverebbe una quota di circa il 7%,
pur contribuendo attualmente al bilancio dell'UE con una quota di circa il 21%; la
Francia riceverebbe circa il 10,3% con una quota al bilancio UE di circa il 15,5%;
l'Italia riceverebbe il 20,45% con una quota al bilancio UE di circa il 12%; la Spagna
riceverebbe circa il 20% con una quota al bilancio UE di circa l'8,3%; infine, l'Olanda
riceverebbe circa l'1,6% con una quota al bilancio UE di circa il 5,1%.
o Prestiti: in aggiunta alle sovvenzioni, gli Stati membri potrebbero richiedere prestiti
per l'attuazione delle riforme e degli investimenti pubblici. I prestiti dovrebbero
essere giustificati dai fabbisogni finanziari più elevati connessi ai Piani per la ripresa
e la resilienza presentati dagli Stati membri. L'importo massimo del prestito per ogni
Stato membro non supererebbe il 4,7% del suo RNL. Un incremento di tale importo
massimo sarebbe tuttavia possibile in circostanze eccezionali, compatibilmente con le
risorse disponibili. Verrebbe, inoltre, firmato un accordo di prestito tra Commissione
europea e Stato membro interessato.
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Si segnala che allo stato non appare chiaro come si concretizzerebbe l'accordo di
prestito e cosa comporterebbe per lo Stato membro che dovesse accedervi. Al
riguardo, sarebbe opportuno acquisire l'avviso del Governo.
Inoltre, l'eventuale accensione di un prestito avrebbe come conseguenza un
aggravamento dell'esposizione debitoria dello Stato membro interessato, che si
aggiungerebbe agli effetti prodotti dalle decisioni assunte a seguito della sospensione
delle regole del debito e del deficit (in forza delle quali, nelle previsioni del Governo
contenute nel DEF 2020, il rapporto debito/PIL dovrebbe raggiungere in Italia il
155,7% nel 2020 dal 134,8% nel 2019). Va altresì considerato che anche altri
strumenti previsti per fronteggiare la crisi, come lo Strumento di sostegno alla crisi
pandemica nell'ambito del MES o lo Strumento europeo di sostegno temporaneo per
attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (SURE), sarebbero attivabili
mediante accensione di prestiti.
Conseguentemente, la proposta di programma di sostegno alle riforme presentata
nel 2018 dalla Commissione viene ritirata, così come la proposta (COM(2019)354)
relativa a un quadro di governance per lo Strumento di bilancio per la convergenza e
la competitività della zona euro (BICC); il loro contenuto verrebbe sostituito dal
Dispositivo per la ripresa e la resilienza e da uno Strumento di sostegno tecnico.
Lo Strumento di sostegno tecnico sembra riproporre, sia pure in termini diversi, la
vecchia proposta della Commissione sul programma di sostegno alle riforme
strutturali (SRSP) con il quale si intendeva assistere e incoraggiare gli Stati membri
per progettare riforme in base alle rispettive priorità e rafforzare la loro capacità di
elaborare e attuare politiche e strategie di riforma, come pure di trarre vantaggio
dalle buone pratiche, in considerazione del fatto che non raramente le cosiddette
riforme strutturali risultano difficilmente praticabili anche per le resistenze se non le
opposizioni da parte dei destinatari.
o Piani per la ripresa e la resilienza: per accedere al Dispositivo, gli Stati membri
dovrebbero elaborare (e trasmettere alla Commissione europea) Piani per la ripresa
e la resilienza che definiscano i rispettivi programmi di riforma e investimento, anche
con riferimento alle transizioni verde e digitale, per i prossimi quattro anni, fino al
2024 (avrebbero la possibilità di presentare un primo progetto già in ottobre
unitamente al progetto di bilancio nazionale). I Piani dovrebbero essere coerenti con
le sfide e le priorità individuate nel contesto del Semestre europeo, con i Programmi
nazionali di riforma, con i Piani nazionali per l'energia e il clima, con i Piani per una
transizione giusta e con gli accordi di partenariato e i programmi operativi adottati a
titolo dei fondi dell'Unione. Inoltre, i piani costituirebbero un allegato dei rispettivi
Programmi nazionali di riforma;
o Valutazione della Commissione europea: la Commissione europea procederebbe a
una valutazione dei Piani in funzione del loro impatto su sostenibilità competitiva,
resilienza economica e sociale, crescita sostenibile e transizioni verde e digitale degli
Stati membri.
In particolare, questi sarebbero i criteri per la valutazione della Commissione europea:
(a) il Piano per la ripresa e la resilienza è in grado di contribuire ad affrontare in modo
efficace le sfide individuate nelle pertinenti raccomandazioni specifiche per Paese
rivolte allo Stato membro interessato o in altri documenti pertinenti adottati
ufficialmente dalla Commissione nel contesto del Semestre europeo; (b) il Piano
prevede misure che contribuiscono efficacemente alle transizioni verde e digitale o ad
affrontare le sfide che ne conseguono; (c) il Piano per la ripresa e la resilienza è in
grado di avere un impatto duraturo sullo Stato membro interessato; (d) il Piano per la
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ripresa e la resilienza è in grado di contribuire efficacemente a rafforzare il potenziale
di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale ed economica dello
Stato membro, attenuare l'impatto sociale ed economico della crisi e contribuire a
migliorare la coesione economica, sociale e territoriale; (e) la motivazione fornita
dallo Stato membro in merito all'importo dei costi totali stimati del piano per la ripresa
e la resilienza presentato è ragionevole e plausibile ed è commisurata all'impatto atteso
sull'economia e sull'occupazione; (f) il Piano per la ripresa e la resilienza prevede
misure per l'attuazione di riforme e di progetti di investimento pubblico che
rappresentano azioni coerenti; (g) le modalità proposte dagli Stati membri interessati
sono tali da garantire un'attuazione efficace del piano per la ripresa e la resilienza, con
il calendario e i target intermedi e finali previsti, e i relativi indicatori.
Una volta stabilito che i criteri di valutazione sono soddisfatti, la Commissione
adotterebbe una decisione che stabilisce il contributo finanziario di cui beneficerà lo
Stato membro (sovvenzione e, se richiesto, prestito) e i target intermedi e finali;
o Rate: le sovvenzioni e i prestiti sarebbero erogati a rate subordinatamente al
raggiungimento dei target intermedi e finali definiti dagli Stati membri nei rispettivi
Piani per la ripresa e la resilienza.
Si tratterebbe, quindi, di risorse che sarebbero attivabili non prima del 2021 e
comunque in esito a una serie di passaggi procedurali che implicano una stretta
interazione tra Stati membri e Commissione europea, procedure di valutazione e
monitoraggio, pagamento rateizzato al raggiungimento di determinati target. Non può
peraltro escludersi l'eventualità che il pagamento rateizzato possa comportare
problemi ai fini dell'utilizzo delle relative risorse per progetti di durata temporale più
ampia che rischierebbero di vedersi definanziati ove il monitoraggio effettuato non
dovesse dare risultati postivi per lo Stato membro interessato.
la creazione di una nuova iniziativa REACT-EU (COM(2020)451 - l'acronimo in inglese
significa "assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d'Europa"), che tra il 2020 e il
2022 fornirebbe 55 miliardi di euro di fondi aggiuntivi per la politica di coesione: 50
miliardi da Next Generation EU nel 2021 e nel 2022 e 5 miliardi già nel 2020 grazie
all'adeguamento dell'attuale quadro finanziario pluriennale.
Sarebbe inclusa la flessibilità eccezionale introdotta quest'anno dalle Iniziative di
investimento in risposta al coronavirus con tanto di procedure semplificate, la possibilità di
trasferire risorse tra fondi e categorie di regioni e un allentamento delle norme sul
cofinanziamento, così da permettere un finanziamento interamente a carico del bilancio
dell'UE. I fondi aggiuntivi sarebbero assegnati in funzione della gravità delle ripercussioni
sociali ed economiche della crisi, incluso il livello di disoccupazione giovanile e la prosperità
relativa di ciascuno Stato membro, secondo un preciso metodo di calcolo (vedi allegato della
proposta). Gli impegni supplementari sarebbero attuati per mezzo di modifiche del
programma o di un nuovo programma specifico; in entrambi i casi dovranno essere presentati
dagli Stati membri e adottati dalla Commissione europea. I fondi finanzierebbero azioni
strategiche per il superamento degli effetti della crisi nei settori più importanti ai fini di
una ripresa verde, digitale e resiliente. Tra questi si annoverano gli investimenti volti a
risanare i mercati del lavoro – compresi i sussidi all'assunzione, i regimi di riduzione
dell'orario lavorativo e le misure a favore dell'occupazione giovanile – e il sostegno ai sistemi
sanitari, nonché l'erogazione di capitale di esercizio per le piccole e medie imprese. Il sostegno
sarebbe messo a disposizione di tutti i settori economici, compresi il turismo e la cultura, e di
investimenti essenziali che favoriscano la transizione verde e digitale, andando in tal modo ad
incrementare gli investimenti già contemplati dai futuri programmi di coesione. Parte delle
risorse supplementari potrebbe anche essere destinata a chi soffre di deprivazioni alimentari
e materiali.
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si adeguerebbe la proposta di maggio 2018 relativa ai futuri programmi della politica di
coesione (proposta modificata sulle previsioni comuni - COM(2020)450; proposta modificata
relativa al FESR e al Fondo di coesione - COM(2020)452; proposta modificata del FSE+ -
COM(2020)447) per offrire un sostegno ancora più sostanziale agli strumenti della ripresa, ad
esempio sul piano della resilienza dei sistemi sanitari nazionali e in settori quali il turismo e
la cultura, il sostegno alle piccole e medie imprese, le misure a favore dell'occupazione
giovanile, l'istruzione, le competenze e le misure contro la povertà minorile. Tra l'altro, gli
Stati membri i cui livelli di disoccupazione giovanile sono superiori alla media dell'UE dovrebbero stanziare a favore dei giovani almeno il 15% della propria quota di risorse del
Fondo sociale europeo Plus in regime di gestione concorrente.
Secondo gli ultimi dati Eurostat, ad aprile 2019 il tasso di disoccupazione giovanile
nell'UE27 era del 15,4%, del 20,3% in Italia, del 5,3% in Germania, del 21,8% in Francia e
al 33,2% in Spagna.
In considerazione del probabile impatto della crisi sulle fasce più vulnerabili della società, la
Commissione europea propone, inoltre, che almeno il 5% della spesa complessiva a titolo
del Fondo sociale europeo Plus sia destinata ad alleviare la povertà minorile. Le proposte
rivedute introdurrebbero anche una maggiore flessibilità per i trasferimenti tra fondi, come
pure nuove clausole da attivare in caso di emergenza. Infine, per garantire un sostegno
sufficiente agli Stati membri e alle regioni che più ne hanno bisogno, vi sarebbe un riesame
delle dotazioni nazionali per la coesione nel 2024, tenendo conto delle statistiche disponibili
più recenti, che potrà comportare adeguamenti unicamente verso l'alto fino a 10 miliardi di
euro per tutti gli Stati membri.
Di seguito una tabella di raffronto sui principali programmi della Rubrica 2 (in miliardi di
euro a prezzi 2018):
RUBRICA 3: RISORSE NATURALI E AMBIENTE
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Risorse naturali e
ambiente" sarebbero pari a 402 miliardi di euro (357 miliardi QFP e 45 miliardi Next Generation
EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 336,6 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo
di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 399,6 miliardi di euro.
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In particolare, per la politica agricola comune (PAC) la Commissione europea propone risorse pari
a 348,3 miliardi di euro (15 dei quali tramite Next Generation EU per irrobustire il FEASR
(COM(2020)459) al fine di aiutare le zone rurali a introdurre i cambiamenti strutturali richiesti ai fini
del Green Deal europeo e a centrare gli ambiziosi obiettivi delle nuove strategie sulla biodiversità e
"Dal produttore al consumatore"): si prevedono, nello specifico, 258,2 miliardi per il FEAGA e 90,1
per il FEASR.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 324,2 miliardi di euro (254,2 miliardi per il
FEAGA e 70 miliardi per il FEASR), mentre il bilancio vigente 2014-2020 (UE27+FES) prevede una
dotazione pari a 383,2 miliardi di euro (286,1 miliardi per il FEAGA e 96,7 miliardi per il FEASR).
Vi sarebbe, quindi, un aumento di risorse per entrambi i pilastri della PAC rispetto alla proposta di
maggio 2018 (4 miliardi in più per il FEAGA e circa 20 per il FEASR); tuttavia, nonostante
l'intervento di Next Generation EU, sarebbe confermata un'importante riduzione di risorse rispetto
alla dotazione PAC 2014-2020 (circa 51,3 miliardi di euro).
Inoltre, sarebbe mantenuto il processo di convergenza esterna, cioè il progressivo riallineamento del
valore dei pagamenti per ettaro verso la media UE, in merito al quale il Governo italiano si è sempre
espresso in senso contrario.
In questa rubrica sarebbe collocato anche il Fondo per una transizione giusta che, tuttavia, sarebbe
portato a 40 miliardi di euro (proposta modificata di regolamento che istituisce il Fondo -
COM(2020)460): oltre ai 7,5 miliardi di euro previsti dalla proposta iniziale, la Commissione
europea propone, infatti, un finanziamento aggiuntivo del valore di 2,5 miliardi di euro nel quadro
del prossimo bilancio a lungo termine dell'UE e di 30 miliardi di euro a carico di Next
Generation EU.
In sede di Consiglio dell'UE, diversi Stati membri, tra cui l'Italia, la Francia e la Germania, avevano
espresso perplessità sulla collocazione del Fondo all'interno di questa rubrica, in considerazione del
fatto che il Fondo ha la coesione come base giuridica (artt. 174 e 175 TFUE) e contribuisce
dichiaratamente al raggiungimento di un obiettivo proprio della coesione (Investimenti a favore
dell'occupazione e della crescita),
I fondi sarebbero usati per mitigare l'impatto socioeconomico della transizione verso la neutralità
climatica nelle regioni maggiormente interessate, ad esempio sostenendo la riqualificazione dei
lavoratori, aiutando le PMI a creare nuove opportunità economiche e investendo nella transizione
all'energia pulita e nell'economia circolare.
La Commissione europea ha presentato anche una proposta relativa a uno Strumento di prestito per
il settore pubblico nell'ambito del Meccanismo per una transizione giusta (COM(2020)453), che
sarebbe attuato con il coinvolgimento della BEI e incoraggerebbe gli investimenti delle autorità del
settore pubblico che sostengano la transizione verso un'economia climaticamente neutra, a vantaggio
delle regioni ad alta intensità di carbone e di carbonio. Lo Strumento comprenderebbe 1,5 miliardi di
euro di sovvenzioni a carico del bilancio dell'UE e fino a 10 miliardi di euro di prestiti a titolo di
risorse proprie della BEI e mobiliterebbe tra i 25 e i 30 miliardi di euro di investimenti.
Di conseguenza, sarebbe modificato l'allegato I della proposta concernente il metodo per assegnare
le risorse: in particolare nessuno Stato membro può ricevere un importo superiore a 8 miliardi
di euro (a prezzi 2018). Di seguito una tabella pubblicata dalla Commissione europea con le
assegnazioni del Fondo per una transizione giusta per Stato membro. La quota maggiore
spetterebbe alla Polonia (8 miliardi), seguita da Germania (circa 5,1 miliardi) e Romania (circa 4,4
miliardi). L'Italia avrebbe circa 2,1 miliardi di euro.
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Di seguito una tabella di raffronto sui principali programmi della Rubrica 3 (in miliardi di euro a
prezzi 2018):
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RUBRICA 4: MIGRAZIONE E GESTIONE DELLE FRONTIERE
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Migrazione e gestione
delle frontiere" sarebbero pari a 31,1 miliardi di euro.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 30,8 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo
di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 10 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone un ulteriore aumento (rispetto alla proposta di
maggio 2018) delle risorse per il Fondo Asilo e migrazione e il Fondo per la gestione integrata
delle frontiere fino a un livello complessivo di 22 miliardi di euro per rafforzare la cooperazione per
la protezione delle frontiere esterne e la politica di migrazione e asilo.
Di seguito una tabella di raffronto sui principali programmi della Rubrica 4 (in miliardi di euro a
prezzi 2018):
RUBRICA 5: RESILIENZA, SICUREZZA E DIFESA
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Resilienza, sicurezza e
difesa" sarebbero pari a 31,1 miliardi di euro.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 24,3 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo
di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 1,9 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti novità (rispetto alla proposta di maggio
2018):
l'istituzione di un nuovo Programma "UE per la salute" (EU4HEALTH - COM(2020)405)
da circa 9,3 miliardi di euro (1,6 miliardi dal QFP e 7,7 miliardi da Next Generation EU)
per dotare l'Unione delle capacità critiche per reagire a future crisi sanitarie rapidamente e su
scala adeguata;
Il Programma perseguirebbe tre obiettivi generali: proteggere le persone nell'UE dalle gravi
minacce sanitarie a carattere transfrontaliero e migliorare la capacità di gestione delle crisi;
assicurare la disponibilità e l'accessibilità economica di farmaci, dispositivi medici e altri
prodotti di rilevanza per la crisi e sostenere l'innovazione; rafforzare i sistemi sanitari e il
personale sanitario anche investendo nella sanità pubblica, ad esempio mediante programmi
di promozione della salute e di prevenzione delle malattie, e migliorando l'accesso
all'assistenza sanitaria.
un incremento di 2 miliardi di euro per rescEU (COM(2020)220), il meccanismo di
protezione civile dell'Unione, per consentire all'UE e agli Stati membri di reagire con rapidità
e flessibilità in situazioni di crisi. L'aumento delle risorse dovrebbe consentire anche all'UE
di sviluppare e acquisire capacità di scorta, oltre alla relativa capacità di invio (ad esempio,
impianti di deposito, mezzi di trasporto e supporto logistico generale).
una diminuzione di risorse per il Fondo europeo per la difesa e per la mobilità militare
(da 5,7 a 1,5 miliardi di euro).
Di seguito una tabella di raffronto sui principali programmi della Rubrica 5 (in miliardi di euro a
prezzi 2018):
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RUBRICA 6: VICINATO E RESTO DEL MONDO
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Vicinato e resto del
mondo" sarebbero pari a 118,2 miliardi di euro (102,7 miliardi QFP e 15,5 miliardi Next
Generation EU).
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 108,9 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo
di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 96,2 miliardi di euro.
In particolare, la Commissione europea propone le seguenti novità (rispetto alla proposta di maggio
2018):
un potenziamento dello Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione
internazionale (NDICI) (COM(2020)459) da 79,2 a 86 miliardi di euro (di cui 75,5
nell'ambito del QFP e 10,5 nell'ambito di Next Generation EU), tramite una nuova garanzia
per le azioni esterne, e il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, al fine di aiutare i partner
- specialmente i Paesi dei Balcani occidentali, quelli del vicinato e gli altri Paesi africani - a
lottare contro la pandemia e a riprendersi dalle sue conseguenze, in cooperazione con partner
internazionali come le istituzioni finanziarie internazionali, le Nazioni Unite e
l'Organizzazione mondiale della sanità. Un adeguamento mirato dell'attuale quadro
finanziario dovrebbe permettere di mettere a disposizione già nel 2020 1 miliardo di euro di
sostegno aggiuntivo;
Tale sostegno dovrebbe fornire liquidità alle piccole e medie imprese, conservare gli
investimenti nei progetti sulle energie rinnovabili e aumentare le capacità di finanziamento in
valute locali nei Paesi partner per rafforzare i sistemi sanitari, anche dal punto di vista della
preparazione, e sviluppare le capacità di produzione per i vaccini, le terapie e la diagnostica
connessi alla Covid-19.
un rafforzamento dello Strumento per gli aiuti umanitari (COM(2020)461) da 9,7 a 14,7
miliardi di euro (di cui 9,7 nell'ambito del QFP e 5 nell'ambito di Next Generation EU) per
tenere conto del crescente fabbisogno umanitario nelle zone più vulnerabili del mondo.
Di seguito una tabella di raffronto sui principali programmi della Rubrica 6 (in miliardi di euro a
prezzi 2018):
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RUBRICA 7: PUBBLICA AMMINISTRAZIONE EUROPEA
Secondo la proposta della Commissione europea, le risorse per la rubrica "Pubblica
amministrazione europea" sarebbero pari a 74,6 miliardi di euro.
A maggio 2018 la Commissione europea aveva proposto 75,6 miliardi di euro, mentre l'attuale ciclo
di programmazione 2014-2020 prevede risorse pari a 70,7 miliardi di euro.
STRUMENTI DI FLESSIBILITÀ E DI EMERGENZA
La Commissione propone di rafforzare gli strumenti di flessibilità e di emergenza per il periodo
2021-2027, in particolare:
Il Fondo di solidarietà dell'UE, che fornisce sostegno a Stati membri e regioni colpiti da
catastrofi di grande entità;
Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che aiuta chi ha perso il lavoro in
seguito a grandi ristrutturazioni a reinserirsi nel mercato del lavoro;
La riserva di solidarietà e per gli aiuti d'urgenza, che può potenziare l'azione dell'UE in
risposta a crisi sanitarie e di altro tipo.
Insieme, questi strumenti - sostiene la Commissione - offrirebbero fino a 21 miliardi di euro di
finanziamenti di emergenza aggiuntivi per il periodo 2021-2027 rispetto alla proposta di maggio
2018.
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FINANZIAMENTI
NEXT GENERATION EU
Per finanziare i necessari investimenti, la Commissione europea emetterebbe obbligazioni sui
mercati finanziari per conto dell'UE.
Per rendere possibile l'assunzione di prestiti, la Commissione europea propone di emendare la
decisione sulle risorse proprie (COM(2020)445) e aumentare il margine di manovra (headroom),
ossia la differenza tra il massimale delle risorse proprie nel bilancio a lungo termine (vale a dire
l'importo massimo dei fondi che l'Unione può richiedere agli Stati membri per finanziare le proprie
spese) e la spesa effettiva, di 0,6 punti percentuali.
L'incremento si aggiungerebbe all'aumento permanente del massimale delle risorse proprie pari
all'1,4% del RNL dell'UE proposto in considerazione delle incertezze economiche e della Brexit (Vedi
infra).
L'aumento del massimale delle risorse proprie sarebbe limitato nel tempo e finalizzato unicamente
alla ripresa dalla pandemia di coronavirus; cesserebbe quando saranno stati rimborsati tutti i fondi e
saranno state riassorbite tutte le passività. Permetterebbe, inoltre, se necessario, alla Commissione
europea di attingere risorse complementari degli Stati membri.
Con tale margine di manovra come garanzia, la Commissione raccoglierebbe fondi sui mercati e li
canalizzerebbe, tramite Next Generation EU, verso i programmi destinati a favorire la ripresa
economica e sociale nel periodo 2021-2024.
I fondi raccolti sarebbero rimborsati dai futuri bilanci dell'UE a cominciare da dopo il 2027 ed
entro il 2058 al più tardi.
Quanto ai prestiti, sarebbero rimborsati dagli Stati membri debitori.
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LE RISORSE PROPRIE DEL QFP 2021-2027
Per quanto riguarda il sistema delle risorse proprie 2021-2027, la Commissione europea propone
sostanzialmente di mantenere l'architettura proposta a maggio 2018.
In sintesi, a maggio 2018 la Commissione proponeva in particolare di:
semplificare la risorsa propria basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA);
ridurre dal 20% al 10% la quota che gli Stati membri trattengono per coprire i costi di
riscossione delle entrate doganali;
introdurre nuove fonti di entrate: il 20% delle entrate provenienti dal sistema di scambio
delle quote di emissioni; un'aliquota di prelievo del 3% applicata alla nuova tassa imponibile
consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB); un contributo nazionale calcolato
in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato
membro (0,80 euro al chilogrammo).
Tuttavia, a differenza della proposta di maggio 2018, la Commissione europea propone di:
aumentare i massimali per gli impegni e i pagamenti, rispettivamente, all'1,46% e
all'1,40% del RNL dell'UE (a maggio 2018 aveva proposto, rispettivamente, l'1,35% e
l'1,29%);
eliminare progressivamente tutte le correzioni, ossia la parte dei contributi al bilancio
dell'UE di cui alcuni Stati membri possono chiedere la restituzione, in un periodo più lungo
di quello originariamente proposto.
Sul tema delle risorse proprie dell'Unione, il confronto tra gli Stati membri sembrava ancora molto
distante dalla possibilità di trovare un accordo.
Il Governo italiano ha sempre ritenuto essenziale il mantenimento della risorsa IVA e si è espresso
a favore di nuove risorse proprie che possano contribuire non solo ad allentare la dipendenza del
QFP dai contributi degli Stati membri, ma che contribuiscano a promuovere le priorità politiche
dell'Unione, quali il miglior funzionamento del mercato interno e la progressiva armonizzazione del
quadro fiscale in chiave anti-elusione e anti-dumping. In particolare, si fa riferimento alla base
imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB), alla tassa sulle transazioni
finanziarie FTT e alla web tax, che non consisterebbero in meri trasferimenti di risorse dai bilanci
nazionali ma, al contrario, permetterebbero di reperire risorse da quei soggetti (come le grandi
imprese multinazionali) che finora hanno tratto vantaggio dal mercato unico senza partecipare o
partecipando poco ai relativi costi.
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Infine, per agevolare il rimborso dei fondi raccolti sul mercato per finanziare Next Generation EU e
contribuire a ridurre la pressione sui bilanci nazionali, la Commissione europea annuncia che proporrà
nuove risorse proprie aggiuntive in una fase successiva del periodo finanziario 2021-2027.
Potrebbero figurarvi:
l'estensione delle risorse proprie basate sul sistema per lo scambio di quote di emissioni ai
settori marittimo e aeronautico;
un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera;
una risorsa propria basata sulle operazioni delle imprese che traggono enormi benefici dal
mercato unico dell'UE;
un'imposta sul digitale applicata a società con un fatturato globale annuo superiore a 750
milioni di euro (si attende l'esito dei lavori in corso a livello OCSE e G20, ma la Commissione
non esclude un intervento dell'Unione se non sarà raggiunto un accordo globale).
RISORSE NEXT GENERATION EU: DISTRIBUZIONE PER STATO MEMBRO
Secondo una simulazione riportata da diverse fonti (tra cui Confindustria - vedi tabella sottostante),
non confermata dalla Commissione europea, che non ha ancora pubblicato nulla di ufficiale in merito,
l'Italia sarebbe il primo beneficiario di Next Generation EU con 172 miliardi di euro complessivi
(81,8 sovvenzioni e 90,9 prestiti), seguita dalla Spagna con 140,4 miliardi (77,3 sovvenzioni e 63,1
prestiti) e dalla Polonia con 63,8 miliardi (37,7 sovvenzioni e 26,1 prestiti).
La Francia avrebbe 38,8 miliardi (solo sovvenzioni), mentre la Germania 28,8 miliardi (solo
sovvenzioni).
Per il Governo italiano si tratterebbe di un buon punto di partenza e nel corso dei negoziati
occorrerebbe quantomeno preservare il livello proposto dalla Commissione europea e la possibile
ripartizione tra i diversi Stati; potrebbe essere necessario sia contenere il tentativo dei Paesi
cosiddetti "frugali" di abbassare il livello del compromesso e anche di alcuni Paesi dell'Est di
rivedere l'allocazione delle risorse a discapito soprattutto di Italia e Spagna, sia di impedire
l'eventuale inserimento di condizionalità macroeconomiche per l'ottenimento delle risorse a
disposizione.
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LO STATO DEI NEGOZIATI
Allo stato non è agevole ipotizzare quale possa essere l'esito della videoconferenza del 19 giugno, in
considerazione delle posizioni marcatamente differenziate che stanno emergendo tra diversi Stati
membri. Potrebbe, infatti, verificarsi l'eventualità di un rinvio ad una successiva riunione, anche in
considerazione del prossimo avvio del semestre di Presidenza tedesca. Potrebbe anche accadere che
si registri un accordo su taluni aspetti ma non sull'intero pacchetto. Potrebbe anche accadere che le
dimensioni complessive dell'intervento volto a fronteggiare la pandemia COVID 19 siano ridotte; in
proposito, merita ricordare che Francia e Germania avevano proposto di istituire uno strumento a
sostegno della ripresa che doveva essere dotato di risorse pari a 500 miliardi di euro.
Le proposte della Commissione europea hanno, in effetti, suscitato diffuse critiche, accanto a
commenti molto favorevoli.
In particolare, una posizione molto polemica è stata assunta dal Governo dei Paesi Bassi che ha
elaborato e reso noto un documento che contiene una prima valutazione del pacchetto presentato
dalla Commissione europea. In sostanza, con riguardo a Next Generation EU, il Governo dei Paesi
Bassi esprime un giudizio fortemente critico sia sull'entità complessiva delle risorse, giudicata
troppo elevata, che sulla modalità di finanziamento. Nel documento, a questo ultimo proposito, si
richiama la proposta a suo tempo avanzata insieme a Danimarca, Austria e Svezia, di creare un fondo
temporaneo a sostegno della ripresa economica con prestiti agli Stati membri. Si manifestano, inoltre,
perplessità sull'entità dell'aumento del massimale delle risorse proprie e sulla possibilità di introdurre
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nuove risorse proprie. Inoltre, vengono criticati anche i criteri di distribuzione delle risorse tra gli
Stati membri, che non sembrano sufficientemente motivati.
Venendo più nello specifico per quanto concerne il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, oltre ad
esprimere una posizione critica sulla proposta di concedere sovvenzioni, piuttosto che prestiti, il
Governo dei Paesi Bassi sottolinea l'importanza di fissare precondizioni puntuali per l'uso delle
risorse, ritenendo che si debba prestare maggiore attenzione al modo in cui gli Stati membri attuano
le riforme strutturali, ad esempio per ridurre il debito, riformare i sistemi pensionistici e migliorare la
loro capacità amministrativa. Infine, si afferma di non condividere l'aumento proposto per il 2020
nell'ambito del bilancio vigente e ritiene importante adeguare al ribasso la dimensione complessiva
del prossimo bilancio 2021-2027 e non destinare maggiori risorse a programmi considerati come non
direttamente legati alla crisi da COVID-19 e alla ripresa.
Anche il Governo danese, pur avendo assunto una posizione che sembrerebbe meno rigida di quello
dei Paesi Bassi, sostiene che occorrerebbe ridurre l'entità complessiva del QFP 2021-2027
riportandolo più vicino all'1% dell'RNL. Circa la predisposizione di uno strumento specifico per la
ripresa, il Governo danese ribadisce le perplessità più volte avanzate a proposito di iniziative che
implichino debiti comuni e trasferimenti tra i Paesi dell'UE, in considerazione del fatto che ciò
potrebbe indurre alcuni dei Paesi membri ad abbandonare l'impegno per una politica fiscale nazionale
sana e sostenibile. In particolare, per il Governo danese, lo strumento dovrebbe essere temporaneo
e tale da non creare precedenti, concepito in modo da ridurre la quota di sovvenzioni rispetto ai
prestiti e contribuire alle transizioni verde e digitale.
Anche da parte svedese si è affermato che le misure di sostegno dovrebbero, per quanto possibile,
basarsi sugli strumenti esistenti e sui modelli di finanziamento esistenti (non su nuove risorse proprie),
e manifestato perplessità sulla concessione di sovvenzioni piuttosto che prestiti.
Anche i Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia)
sembrerebbero orientati, sia pure con sfumature parzialmente differenti, a chiedere alcuni correttivi
alle proposte della Commissione europea con particolare riferimento ai criteri di destinazione delle
risorse che, a loro giudizio, non dovrebbe creare discriminazioni o situazioni di vantaggio a favore di
specifici Paesi.
XVIII LEGISLATURA – DOSSIER EUROPEO, SENATO N. 83 - DOCUMENTAZIONE PER L’ASSEMBLEA, CAMERA N. 18
16 GIUGNO 2020
SENATO DELLA REPUBBLICA – SERVIZIO STUDI ( 06 6706.2451 - [email protected] - @SR_Studi)
CAMERA DEI DEPUTATI - UFFICIO RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA ( 06 6760.2145 - [email protected])
La documentazione dei Servizi e degli Uffici del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati è destinata alle esigenze di documentazione interna per
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