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ECONOMIA-FINANZA 73

Poco più di un secolo fa, nei pri-mi mesi del 1897, Vilfredo Pareto, daquattro anni professore all’Universitàdi Losanna, pubblica la sua primagrande opera, il Cours d’économie po-litique.

Muovendo dall’assunto che leazioni degli uomini presentano delle’uniformità’ che costituiscono delle ’leg-gi naturali’, giustifica un approccio al-le scienze sociali, fra cui l’economiapolitica, del tutto simile a quello usa-to per lo studio della natura. Istituiscecosì una disciplina che, al pari dellameccanica razionale, individua e ana-lizza le singole componenti dei feno-meni, ne mette in evidenza le relazio-ni e le ricompone in un lavoro di sin-tesi; è pertanto in grado di risponderealla domanda: date certe premesse,quali ne saranno le conseguenze? Scri-ve infatti nel “Riassunto generale” chechiude il Cours:

Se tentiamo di mettere un po’ d’or-dine nei motivi, estremamente vari ecomplessi, delle azioni umane, ci av-vediamo che possono essere raggrup-pati in tre classi. Certe azioni hanno ilfine di procurare semplicemente unasensazione piacevole. Altre azioni han-no il fine di procurare all’individuo chele compie certe condizioni di salute, disviluppo del corpo e dell’intelligenza.Altre, ancora, hanno il fine di procura-re queste condizioni a tutto un aggre-gato e di assicurarne la riproduzione.

[...] Per le qualità che si riferisco-no ai due ultimi fini ci si può valere deltermine utilità. Si dirà utilità indivi-duale la qualità astratta delle cose attea giovare allo sviluppo fisico, intellet-tuale e morale di un individuo, ad assi-curarne e prolungarne l’esistenza. Sidirà utilità della specie oppure, se nonsi considera che una parte della specie,

PIER CARLO DELLA FERRERA L’opera e il pensiero di Pareto rivisitati in un convegnotenutosi a Torino lo scorso mese di novembre.Presentato nell’occasione l’archivio paretiano dellaBanca Popolare di Sondrio.

Vilfredo Pareto a 100 annidal “Cours d’Économie politique”

I contenuti di questo articolo sono tratti da alcune delle relazioni svolte al Convegno to-rinese Economia sociologia politica nell’opera di Vilfredo Pareto (1897-1997). Un dibat-tito aperto a 100 anni dalla pubblicazione del Cours d’Économie politique. In particola-re:– Pareto: l’économie dans la sociologie, di Jean-Claude Passeron, Università di Marsi-

glia;– From Walras’s to Pareto’s teaching: the case of monetary theory, di Pascal Bridel,

Università di Losanna;– Les rapports entre économie et mathématiques dans le Cours d’Économie politique

de Pareto, di Emeric Lendjel, Università di Parigi;– Sociologie et économie: la construction de la théorie paretienne de l’action, di Phi-

lippe Steiner, Università Dauphine Parigi;– Lo sviluppo della teoria dell’azione dal Cours al Trattato, di Luigino Bruni, Università

di Firenze;– Pareto e l’asino di Buridano, di Fabio Ranchetti, Università di Pavia e Politecnico di

Milano;– Pareto e la metafora meccanica. I confini stretti della scienza economica, di Bruna

Ingrao, Università La Sapienza Roma;– L’economia sperimentale di Vilfredo Pareto, di Roberto Marchionatti, Università di To-

rino.

Non sono citate in questo articolo le seguenti relazioni del Convegno, che potranno tut-tavia costituire importante fonte per ulteriori scritti:– Fattori economici e fattori sociologici nella teoria paretiana dell’evoluzione, di Siro Lom-

bardini, Università di Torino;– Gustave de Molinari e le origini del liberalismo antiplutocratico di Pareto, di Fiorenzo

Mornati, Università di Losanna;– L’utilità sociale e le sue implicazioni in Pareto, di Dino Fiorot, Università di Padova;– Le dépassement du Rational Choice model en sociologie: voies paretiennes, di Al-

ban Bouvier, Università di Parigi;– Vilfredo Pareto e la sociologia italiana nel secondo dopoguerra, di Maria Luisa Mani-

scalco, Università Roma III;– Il problema della corruzione in Pareto, di Silvano Belligni, Università di Torino - Ales-

sandria;– La libertà non richiede spese da parte dello Stato, di Caterina Federici, Università di

Perugia;– Histoire et sociologie dans l’oeuvre de Pareto, di Bernard Valade, Università di Pari-

gi;– Vilfredo Pareto e la scienza politica, di Giorgio Sola, Università di Genova;– Pareto e Michels: riflessioni sul sentimento del patriottismo, di Corrado Malandrino,

Università di Torino;– Pareto nella cultura piemontese, di Angelo D’Orsi, Università di Torino.

Al Convegno di Torino è stato presentato il fondo archivistico Vilfredo Pareto dellaBanca Popolare di Sondrio ed è stato illustrato il lavoro di riordino attualmente in cor-so. Gli accademici presenti al dibattito hanno mostrato vivo interesse, intravedendola possibilità di trovare, fra le pagine dei copialettere paretiani, la risposta ai molti in-terrogativi ancora aperti nella ricerca su Pareto.

A cura di

utilità dell’aggregato la qualità astrattadelle cose che possono assicurare la ri-produzione dell’aggregato o della spe-cie e la loro prosperità fisica, intellet-tuale e morale.

Resta il primo genere di azioni.Poiché ci siamo già valsi del termine uti-lità per designare i due ultimi dei generiindicati, si deve rinvenire un altro ter-mine per designare il primo.

Se in francese esistesse il termineagréabilité, a rigore lo si potrebbe adot-tare, ma, poiché non esiste, convieneimitare le scienze naturali, che traggo-no i loro termini tecnici dal greco. Ab-biamo dunque detto ofelimità la qualità

astratta delle cose che appagano un de-siderio o un bisogno, legittimo o meno.Del resto, ci si deve solo adoperare acomprendere bene che sia questa qua-lità; la scelta del nome con cui la si de-signa non ha la menoma importanza.Sono solo gli economisti letterari cheperdono il loro tempo in queste que-stioni oziose: chi è abituato allo studiodelle scienze positive si cura dei fatti enon già delle parole.

Il complesso degli studi su l’ofeli-mità, l’utilità individuale, l’utilità degliaggregati o della specie costituisce lascienza sociale. L’economia politicanon ne è che una branca. È costituitaspecialmente dallo studio dell’ofelimità.

I sentimenti di giustizia e di mora-le han l’effetto di rendere più ofelimidegli atti, il cui fine effettivo è l’utilitàdell’individuo, dell’aggregato o dellaspecie.

In qualsiasi studio dei fenomeniconcreti l’uomo è costretto a procedereper via di analisi e di astrazione. Isolacerte proprietà, che studia separata-mente. Gli è così che si isolano le pro-prietà fisiche dei corpi dalle loro pro-prietà chimiche. Tra le proprietà fisichesi opera inoltre una scelta: si studia se-paratamente il calore, l’elettricità, la lu-ce; una nuova astrazione ci adduce al-lo studio, sotto il nome di meccanica,delle forze e del movimento. Prose-guendo su questa via, di astrazione inastrazione, si perviene allo studio del-la meccanica razionale, che consideradei semplici punti materiali e dei lega-mi inestensibili. Siamo così discesi daifenomeni concreti a certi fenomeni idea-li estremamente semplificati. Possiamoora seguire a ritroso questa stessa via,risalendo dai fenomeni ideali semplifi-cati ai fenomeni concreti e complessi.Abbiamo allora un sistema di appros-simazioni successive. Sono questi i mez-zi di studio di cui si valgono tutte lescienze positive e che non ci si può di-spensare dall’usare pure per le scienzesociali.

In un primo tempo abbiamo sepa-rato lo studio dell’ofelimità da quellodelle diverse utilità; abbiamo poi fer-mato la nostra attenzione sull’uomostesso; spogliamolo da un gran numerodi attributi, trascuriamone le passioni,buone o cattive, riduciamolo, infine, aduna specie di molecola che non cedeche all’azione delle forze dell’ofelimità.Avremo così una scienza che assomi-

glia in tutto e per tutto alla meccanicarazionale: è l’economia pura.

Per Pareto oggetto dello studiodell’economia è dunque l’ofelimitàche, come si è visto, è una quantità in-teramente soggettiva, che sottostà al-la valutazione di un soggetto ipotetico,l’homo œconomicus, individuo astrat-to in grado di scambiare dei beni conaltri beni, produrli e modificarli, con loscopo di ottenere un profitto indivi-duale che sia il più elevato possibile.

Introdotti e definiti capitale per-sonale, mobiliare (moneta e rispar-mio) e fondiario, individuati e descrit-ti i legami tra produzione, commercio,crisi economiche, ripartizione e con-sumo, Pareto perviene a un modello diequilibrio generale, condizione cui ten-de un sistema sottoposto a quelle che– mantenendo l’analogia con la mec-canica – si possono definire le “forze”dell’azione economica: gli stimoli allaricerca del massimo di utilità indivi-duale. Il sistema economico sarà dettoin equilibrio se il cambiamento d’unadelle condizioni di tale sistema impor-ta altri cambiamenti che produrrebberoun’azione esattamente opposta. Taleequilibrio è stabile quando il cambia-mento può essere di grandezza finita. Èinstabile al limite quando le condizio-

Frontespizio della prima edizione del Coursd’Économie politique.

Frontispiece of the first edition of Cours d’Éco-nomie politique.

Pareto’s work and thoughts reviewed in a conferenceheld in Turin last November. The Pareto Archive be-longing to the Banca Popolare di Sondrio waspresented on this occasion.

Today, when thinking of Pareto, one mainlythinks of his studies of pure economics andof his contribution to the theory of compet-itive equilibrium as described in his first greatwork the Cours d’Économie politique. Pareto’scritical fortune is strictly linked to those theo-ries which form only a small, though veryimportant, part of his thoughts. These areoften compared to those of Walras, as if theyonly represent a small part of Walras’s theoryof general equilibrium. On the other handother deeply significant parts of Pareto’s re-search programme are often neglected. A con-ference entitled Political and sociological eco-nomics in the work of Vilfredo Pareto. An opendebate 100 years after the publication of theCours d’Économie politique was held in Turin,at the Einaudi Foundation, to re-examine thepersonality and work of Pareto and reconsid-er his contribution to human and social sci-ences beyond the strict area of his economictheory. Since there are facts that pure eco-nomics cannot explain, Pareto examines therelationship between economics and sociol-ogy and builds a sociology of economicswhich fills a special and essential place be-tween pure economics and general sociology,which are different from each other but bothof which achieve the production of a new andoriginal theory. Pareto places economics insociology, he integrates one intelligible aspectin another, without converting one disciplineinto the other and without definitively aban-doning the first for the second. He does not,in a methodological approach which is inno-vative above all, supply more variables to theproblem to intensify a mathematical-analyt-ical model. The objective of the economical-sociological study is not to find a quantita-tive result precisely, but vaguely to give a rea-son for human action.

VILFREDO PARETO 100 YEARS AFTERTHE “COURS D'ÉCONOMIE POLITIQUE”

teorica, si è tenuto a Torino, presso laFondazione Einaudi, lo scorso mese dinovembre, un convegno dal titolo Eco-nomia sociologia politica nell’opera diVilfredo Pareto (1897-1997). Un dibatti-to aperto a 100 anni dalla pubblicazio-ne del Cours d’Économie politique. Indiciannove relazioni, altrettanti stu-diosi provenienti da numerose uni-versità italiane, svizzere e francesihanno portato i loro contributi al di-battito e alla riflessione sui seguentiaspetti del pensiero paretiano: la col-locazione di Pareto nella storia delledottrine economiche e sociologichedel Novecento; la relazione che nellaricerca paretiana si pone tra questio-ni di metodo e contributo analitico-for-male; le relazioni tra economia e so-ciologia, teoria e verifica empirica; l’at-tualità dell’opera di Pareto in rappor-to con la scienza economica, con ilpensiero sociologico e politologicocontemporaneo.

Un tentativo di affermare e riba-dire un giudizio sull’opera di Paretoche, oltre a evidenziare l’importanteimpianto teorico, sottolinei il caratte-re meno astratto dell’approccio pare-tiano alle discipline economiche e so-ciologiche, quello che ha prodotto teo-rie accompagnate da una grande ric-chezza di osservazioni empiriche e diriferimenti con la realtà.

Sembra quasi paradossale chel’immagine attualmente accettata econsolidata di Pareto sia proprio quel-la in cui sono maggiormente manifestii limiti del pensiero paretiano e cioèquella del teorico dell’economia pura.O forse, la lettura che oggi si tende afare dell’opera di Pareto, spogliata diuna sua parte essenziale, rischia dimostrare il lato più fragile e inconsi-stente delle sue teorie. Come dire, inaltre parole, che non è possibile isola-re, dalla globalità del sistema paretia-no, la parte più prettamente economi-ca per assegnarle un ruolo privilegia-to.

Infatti, la rappresentazione che faricorso a un modello puramente logi-co-matematico non può che poggiaresu “idee” astratte, deve necessaria-mente livellare le diversità storiche etemporali della realtà oggetto di stu-dio, ritenute non significative o vistecome fattori di disturbo, e pertantonon può che prendere in considera-zione solo fenomeni, situazioni, agen-ti e azioni che presentano carattere in-variante e ripetitivo. Un approccio teo-rico di questo genere, che escludecompletamente i metodi e i contenutidella scienza empirica e che si muovenell’ambito di una razionalità preveg-gente con la pretesa di giungere a unavalutazione quantitativa perfetta dei

ni dell’equilibrio non sono valevoli cheper un cambiamento infinitamente pic-colo.

Convinto che la matematica sia ilsolo vero modo per comprendere lecomplessità, vista la sua capacità ditrattare le interdipendenze – ogni spie-gazione dipende infatti da una condi-zione matematica, in quanto un feno-meno non è spiegato se non quando ilnumero delle equazioni è uguale al nu-mero delle incognite – Pareto forma-lizza il modello di equilibrio con un si-stema di equazioni, di cui alcune lega-no redditi e spese individuali, altreproduzione e beni capitali delle im-prese.

Oggi, quando si pensa a Pareto,si pensa soprattutto a questo Pareto,ai suoi studi di economia pura, ai suoicontributi alla teoria dell’equilibriocompetitivo. La fortuna critica di Pa-reto è cioè strettamente legata a quel-le teorie che rappresentano solo unapiccola, seppur importantissima par-te del suo pensiero e della sua opera.In altri termini la figura di Pareto, inmaniera assai riduttiva, è spesso as-similata a quella di Walras, come sel’opera paretiana non rappresentassealtro che un momento, pur significa-tivo, della teoria walrasiana dell’equi-librio generale. Per contro, sono so-vente sottovalutati il rapporto che egliinstaurò tra analisi teorica ed empiri-ca e la sua concezione della scienzaeconomica, che andava ben al di làdell’equilibrio generale; sono trascu-rati alcuni profondi significati del pro-gramma di ricerca di Pareto, il cuiobiettivo era quello di fondare unadottrina economica interpretativa-mente rilevante.

E infatti, anche limitando l’analisial Cours, ci si accorge che Pareto su-pera le problematiche dell’economiapura, si ravvisa nell’opera una grandeoriginalità, quasi completamente di-menticata, «l’originalità di una meto-dologia che scopre l’intima interrela-zione tra fenomeni economici e socia-li, le loro reciproche interdipendenzeall’interno di un sistema, dove la rela-zione fra le parti e l’insieme producedegli effetti autonomi» (G. Busino).

Proprio per rivisitare la figura el’opera di Pareto e riconoscerne i suoicontributi alle scienze umane e socia-li oltre lo stretto ambito dell’economia

Nel Palazzo d’Azeglio di Torino ha sede la Fon-dazione Einaudi, presso la quale si è tenuto ilConvegno internazionale Economia sociologiapolitica nell’opera di Vilfredo Pareto (1897-1997). Un dibattito aperto a 100 anni dalla pub-blicazione del Cours d’Économie politique.

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The Eindaudi Foundation has its headquarters inthe d’Azeglio Palace in Turin where the interna-tional conference Political and sociological eco-nomics in the work of Vilfredo Pareto (1897-1997). An open debate 100 years after the pub-lication of Cours d’Économie politique was held.

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fenomeni, è limitato entro stretti con-fini e non può che approdare a risul-tati parziali.

Dal punto di vista metodologicopoi, l’esplicito tentativo che Pareto fadi separare il discorso economico daogni indebito presupposto metafisicoper renderlo del tutto scientifico si ri-vela sostanzialmente fallimentare. Sesi persegue coerentemente tale pro-gramma “antimetafisico”, si arriva aporre in economia delle proposizioniinsensate, o il cui senso risulta quan-to meno assai dubbio. Se ad esempiosi elimina, come fa Pareto, la nozionemetafisica di utilità, mantenendo nel-lo stesso tempo l’idea che la scelta delsoggetto debba essere rappresentatadalla massimizzazione di una funzioneche descrive l’obiettivo del soggetto,non è più chiaro che cosa vi sia nell’ar-gomento della funzione. Ossia, se ilcomportamento razionale del sogget-to viene fatto consistere nel massi-mizzare una funzione, e l’argomentodi tale funzione non è più l’utilità o ilpiacere, che cosa mai starà massimiz-zando il soggetto? Inoltre alcune delleproposizioni considerate tra i contri-buti analiticamente e scientificamentepiù importanti di Pareto economistasono, proprio da un punto di vista ana-litico, assai dubbie. Il punto interes-sante è che la debolezza analitica di ta-li proposizioni può essere individuatain modo preciso soltanto illustrando inessi – pertanto necessari e inevitabi-li – tra le nozioni e le categorie eco-nomiche “pure” elaborate da Pareto(e fatte proprie dagli economisti mo-derni) e alcune importanti concezionifilosofiche.

Inoltre lo stesso Pareto è ben co-sciente che l’oggetto di studio è “co-struito” dallo scienziato che, in un rap-porto tutt’altro che passivo con larealtà, contribuisce a definirne la rap-presentazione. L’approccio matemati-co alla realtà presuppone dunque unmodo particolare di prefigurarsi e co-stituirsi l’oggetto del proprio studio eil modello che ne deriva non deve es-sere visto né come una descrizione delmondo, né come una semplice foto-grafia di quest’ultimo. Paradigmatico,a questo proposito, può essere il mo-do in cui Pareto trasferisce le equa-zioni di un sistema economico di libe-ra concorrenza a un sistema di “mo-nopolio collettivo”, corrispondente a

un’economia centralmente pianificata.Pareto afferma che i due sistemi han-no la stessa “struttura” – perché vi èuna stretta corrispondenza, o isomor-fismo, fra struttura matematica e strut-tura economica – e che quindi posso-no essere studiati risolvendo le stesseequazioni. Ora, se è possibile adotta-re lo stesso, identico modello per duerealtà così diverse, significa che la ma-tematica non è sufficiente a descrive-re e rappresentare la varietà e, so-prattutto, l’essenza dei fenomeni, dicui non spiega che la dimensionestrutturale, fornendo semplicementeun insieme di relazioni tra variabili.

Il periodo che va dalla pubblica-zione del Cours al 1905, anno in cuiesce il Manuale di economia politica, ri-sulta decisivo per l’evoluzione del pen-siero paretiano. Con il Manuale, infat-ti, Pareto mette completamente a fuo-co i limiti della sua analisi dei sistemieconomici e a partire da questo mo-mento sposta progressivamente ilcampo della sua indagine.

Protagonista, per ora, è semprel’astratto homo œconomicus; iniziaperò ad emergere in Pareto la neces-sità di prendere in considerazione unsoggetto dai tratti e dai contorni piùreali, visto che “l’uomo ha una ten-denza spiccatissima a figurarsi comelogiche le azioni non-logiche”. Nonsoddisfatto delle sue conclusioni, Pa-reto afferma alla fine dell’opera che

Lettera a E. Herzen del 25 dicembre 1907, nel-la quale Pareto fornisce precisazioni e ap-profondimenti sulle equazioni dell’equilibrioeconomico generale (Registro 15, carte 224-228).

Ritratto di Léon Walras, predecessore di Paretosulla cattedra di Economia politica all’Univer-sità di Losanna. La sostanziale continuità traWalras e Pareto, che caratterizza il giudizio cri-tico sul pensatore di Céligny, è stata messa indiscussione nel Convegno torinese. Un esempioper tutti è il diverso posto attribuito dai dueeconomisti alla moneta. Per Pareto la teoriamonetaria oscilla fra un punto di vista econo-mico (monnaie-marchandise) e un punto di vi-sta politico e sociale (monnaie-signe); non tro-va pertanto spazio nella teoria pura della pri-ma parte del Cours: “La teoria della moneta de-ve venire dopo quella della teoria generale del-l’equilibrio economico” (da: De l’Académie àl’Université de Lausanne : 1537-1987 : 450 ansd’histoire. Lausanne, 1987. p. 208). Portrait of Léon Walras, Pareto's predecessor asholder of the Chair of Political Economics at Lau-sanne University.

Letter to E. Herzen dated December 25, 1907, inwhich Pareto provides precise details and analy-ses on the equations of general economic equi-librium (Register 15, papers 224-228).

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Si ravvisano quindi, nel pensierodi Pareto, degli elementi di grande no-vità, dal punto di vista dei contenuti edei metodi, rispetto alle teorie che ave-vano caratterizzato la prima fase del-la sua produzione. Si assiste al pas-saggio da una classificazione delleazioni secondo la loro natura (econo-mica, politica, ecc.) a una classifica-zione che si fonda su una scomposi-zione analitica delle azioni medesime.Inoltre devono essere ridefinite le re-lazioni tra azione, conoscenza e scien-za, dal momento che sono i residui adominare e che oggetto della raziona-lizzazione sono, nella realtà, le azioninon-logiche.

Pareto, fin dall’inizio dei suoi la-vori di economia, si era interrogato sulrapporto tra l’azione sociale e il com-portamento economico e tale circo-stanza aveva alimentato una parte im-portante delle sue riflessioni sull’ho-mo œconomicus. Già nel Cours si tro-vano molte delle idee cardine sullequali Pareto costruirà negli anni suc-cessivi la sua impalcatura metodolo-gica e sono presenti diversi riferimen-ti a quella che sarebbe diventata la teo-ria dell’azione. Si può addirittura rite-nere che questa teoria si sia sviluppa-ta in maniera continua tra il 1892 e il1906, per prendere forma, nel 1910,nell’articolo intitolato Le azioni non-lo-giche ed essere portata a maturazionenel Trattato di sociologia generale. Pre-sente, quasi in forma latente, già nelleprime opere, l’esigenza di integrare lostudio degli aspetti economici e socialidel comportamento umano ha pro-dotto una tensione sfociata in una ela-borazione intellettuale che ha condot-to Pareto a risultati estremamente lon-tani dal punto di partenza. Tanto lon-tani da rendere quasi invisibile il ca-rattere di continuità e di evoluzionedel pensiero paretiano e da impedire,soprattutto, una visione d’insieme deidue aspetti che hanno costituito l’og-getto dei suoi studi: l’economia e lasociologia.

In effetti quello del Trattato è unmondo popolato da sentimenti edemozioni nel quale l’azione economi-ca sembra quasi svanire. Eppure, nelrifiuto delle astrazioni dell’economiapura sono presenti le basi per una di-sciplina fondata su un’ipotesi di ra-zionalità limitata che, senza uscire dal

campo dell’economia, ne ridefinisce lecategorie fondamentali, attingendonelle altre scienze sociali: la sociologia,l’antropologia e la psicologia.

Pareto, dunque, mette l’economianella sociologia, integra un aspetto in-telligibile in un altro, senza convertireuna disciplina in un’altra e senza ab-bandonare definitivamente la primaper la seconda. Quello che cambia inmodo sostanziale è l’approccio meto-dologico: non si tratta di fornire più va-riabili al problema per ispessire unmodello analitico-matematico, perchéobiettivo dello studio economico-so-ciologico non è trovare precisamenteun risultato quantitativo, ma dare va-gamente una ragione dell’agire uma-no.

Ripercorrendo le tappe fonda-mentali del pensiero paretiano non sipuò non pensare allo sfondo cultura-le e filosofico nel quale Pareto elabo-ra le sue teorie. Fra la seconda metàdell’Ottocento e l’inizio del nostro se-colo si assiste infatti alla fine del Posi-tivismo, vengono meno le certezze le-gate alle scoperte, agli sviluppi e allepossibilità della scienza. Nell’ambitodella stessa scienza si fa strada una vi-sione probabilistica, che rifiuta il ca-rattere di predicibilità dei fenomeni,tipico del meccanicismo deterministi-co che aveva contrassegnato la ricer-ca nei secoli precedenti. All’epoca diPareto vengono poste le basi dellascienza moderna. ■

“chi vuole operare uno studio scienti-fico dei fatti sociali deve tenere contodella realtà, e non dei principi astrat-ti”.

Pareto “scopre” quindi le azioni“non-logiche” e questo segna, nello svi-luppo delle sue teorie, un punto di nonritorno, il momento in cui avverte didover abbandonare lo studio di unaeconomia fondata su un rigido im-pianto teorico-matematico per rivol-gersi a quello della sociologia, di cuil’economia costituisce una parte. “Oc-corre ricorrere ad altre scienze, e ra-gionarne di proposito, non già acces-soriamente, in occasione di un pro-blema economico”, scriverà nel 1916.

Poiché vi sono fatti che l’econo-mia pura non può spiegare, Pareto esa-mina i rapporti fra economia e socio-logia e costruisce una sociologia eco-nomica che occupa un posto partico-lare ed essenziale tra l’economia purae la sociologia generale, che si distin-gue dall’una e dall’altra, ma che all’unae all’altra attinge per produrre una teo-rizzazione nuova e originale.

Aspetto fondamentale di questafase della riflessione paretiana è l’ela-borazione della teoria dell’azione, e-sposta compiutamente nel Trattato disociologia generale, pubblicato in ita-liano nel 1916 e riveduto nell’edizionein francese dell’anno successivo.

Secondo Pareto si possono indi-viduare due grandi categorie di com-portamenti umani: le azioni logiche ele azioni non-logiche. Le prime sonoquelle condotte secondo rigorosi e og-gettivi nessi logici tra i mezzi per rag-giungere i fini e i fini stessi; piuttostorare, sono tipiche di chi opera nel cam-po delle arti, delle scienza e della tec-nica. Le azioni non-logiche sono inve-ce quelle in cui tali connessioni logichesono assenti; assai diffuse e comuni,caratterizzano in maniera determi-nante tutti gli aspetti della vita socia-le.

Le azioni non-logiche risultanopoi dalla composizione simultanea didue elementi: i residui, impulsi dettatidirettamente da sentimenti o istinti, ele derivazioni, tendenti a razionalizza-re questi impulsi secondo la capacitàumana di fare ricorso alla logica. L’uo-mo si fa governare dai residui e permezzo delle derivazioni dà una falsastruttura logica a scelte puramenteemotive.

L’edificio cinquecentesco, sede dell’AncienneAcadémie e dell’Université de Lausanne fino al-l’inizio del nostro secolo (da: De l’Académie àl’Université de Lausanne : 1537-1987 : 450 ansd’histoire. Lausanne, 1987. p. 81). The Sixteenth Century building which was theheadquarters of the Ancienne Académie and ofthe Université de Lausanne until the start of thiscentury.


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