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Guida Culturale Turistica Teramo 2017

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Guida Culturale Turistica 2017/2018 Progettazione Marketing & Comunicazionedi Patrizia ManenteVia Luigi Longo, 21 - Teramo

TestiPatrizia Manente, Valerio Negro

FotoMassimo Di Dionisio, Ugo Di Giammarco,Patrizia Manente, Alice Ruggieri,Antonio Santangelo, Stefano Uberti

Marketing e PubblicitàPaola Manente, Patrizia Manente

CoordinamentoPatrizia Manente

Graphic designImago Comunicazione

StampaEditPress - Castellalto (TE)

Copyright© Marketing & Comunicazionedi Patrizia ManenteTutti i diritti riservati

di Patrizia ManenteTel. 339.5653704 · 338.3972169

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guide culturalituristiche

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campagnepubblicitarie

Questa guida è sfogliabile on-line all’indirizzohttps://www.lelcomunicazione.it/blog/guida-culturale-turistica-teramo-2017/

SoMMARIoLa guida 3Patrizia Manente

Teramo 4magia deLLa TavoLa 18aLba adriaTica 20aTri 24campLi 26caSTeLLaLTo 28caSTeLLi 30civiTeLLa deL TroNTo 31coLoNNeLLa 32crogNaLeTo 33giuLiaNova 34moSciaNo S. aNgeLo 38roSeTo 42ToSSicia 51TorToreTo 52parco NazioNaLe deL graN SaSSo 56e moNTi deLLa Laga

Fascino e Tesoridell’Abruzzo Teramano

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Uno strumento al servizio degli amici turisti

Da sempre ho sentito un profondo attaccamen-to alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche che offre. La mia città, Teramo, senza essere

una grande metropoli, ha però una posizione davvero invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da bellissime colline. Siamo in una posizione strategica. Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Ma-rio era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’ nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ra-gione.Dunque, la passione e l’amore che ho nei con-fronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre. Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale. Questa Guida, perciò, vuole essere una illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno strumento per i tanti turisti che arrivano. Alla scoper-ta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare.

Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche locali. Visto che il territorio teramano è ricco di ter-re fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii, vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte merita la ricchissima tradizione della cucina che vanta piatti davvero prelibati. Per concludere, un grazie va a tutti gli inserzio-nisti che, nonostante il difficile momento, hanno contribuito con il loro preziosissimo sostegno, permettendo la realizzazione del progetto con sensibilità e lungimiranza.

La GuidaPatrizia Manente

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TeramoCittà fra antico

e moderno

Su uno sperone argilloso-calcareo sopraeleva-to, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica In-

teramnes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta Interamnia), capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preisto-

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Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo

ria come testimoniato dagli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di un villaggio neoli-tico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sa-rebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel periodo delle invasioni barbariche, nel VI secolo mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si trasformò in Teramum. Annessa al Ducato longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia.

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Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale di stile gotico-romanico con abside. Tra il 1438 ed il 1443 feudo di Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Fer-dinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria. In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sas-so d’Italia e l’Adriatico. Tra i personaggi illustri: An-tonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore della Carboneria teramana; Gennaro Della Mo-nica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (1766-1845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo Taraschi, costruttore di auto da corsa.

monumenti

Numerosi i monumenti ed i palazzi antichi. Tra le chiese: la romanico-gotica Catte-drale di S. Maria Assunta e S. Berar-

do (vescovo e patrono di Teramo e diocesi), inizia-ta nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., cam-

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Statua S. Michele Arcangelo di Crocetti

Parco Fluviale

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panile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Apru-tina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simu-lacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS. Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio (S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in epoca barocca e annessa un tempo ad un conven-to francescano, ospita opere settecentesche di Vin-cenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso (proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di Gennaro Della Monica ed un organo (1862) di Vi-tale De Luca di Notaresco (restaurato). La cappel-

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La Chiesa barocca S.S. Annunziata

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la del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore, è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupo-la (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Ca-terina (privata) è meta di devozione durante il triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fe-deli si recano a girare la ruota dentata della titolare (simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario della Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato ad un convento francescano, con artistica statua lignea della Vergine con il Bambino di Silve-stro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da Firenze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’ar-te in chiesa e nell’intero complesso e cupola affre-scata da Cesare Mariani. La Chiesa della Ma-donna del Carmine ospita una statua in stucco della Vergine attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosafatti, un coro ligneo del 1780, un organo del 1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E ancora: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele) nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. An-nunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quoti-diana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispira-ta alla romana S. Pantaleo. Al suo interno si segnalano: l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del Carmine, una maio-lica castellana (Madonna con il Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacre-stia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di

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Antica Cattedrale S. Anna

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culto è caro ai teramani perché custodisce le prege-voli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata por-tate in processione nel pomeriggio del Venerdì San-to. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un tempo annessa ad un ospedale e ad una confrater-nita gemellata con quella di S. Spirito in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e dei condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex convento dome-nicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esistente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad un convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto), prece-duta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria; di S. Berardo; della Madonna della Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512,

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Portale Auditorium S. Maria a Bitetto

Villa Comunale

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TRUCCO SEMIPERMANENTE

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presso il cimitero, con statua seicentesca della Ver-gine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vescovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli); Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egi-dio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico (con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Villa Blandina e il suggestivo falso borgo me-dioevale attorno al Castello Della Monica. An-cora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Gio-vanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino tera-mano che in passato era utilizzato per proteste contro i governanti ed il malcostume); Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna della Miseri-cordia), del 1348; Casina del Dazio; Villa Co-munale. Inoltre: l’Anfiteatro Romano; il Teatro Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeo-logici di Torre Bruciata e della Madonna delle Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necro-poli di Ponte Messato. Il Museo Civico Arche-ologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinacoteca Civica; il Museo delle Tradizioni

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Borgo medioevale - Castello Della Monica

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Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerul-li”. In Via Porta Carrese sono stati rinvenuti nume-rosi intonaci dipinti appartenenti forse a due abi-tazioni di epoca romana. Nella vicina Via dei Mille, sotto un’abitazione privata, sono stati riporta-ti alla luce resti di una domus romana (I sec. a. C.);

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tra questi, un mosaico con il volto di Bacco incoro-nato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli (Giardini Carino Gambacorta) il Monumento ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968), opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro la sta-tua del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in sta-

Portici Savini(a sinistra Palazzo Castelli)

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13to di abbandono, custodisce un altare ligneo barocco del teramano Domenico Aviotto abbellito da tele seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky (quella centrale del 1630), rappresentanti Scene del-la Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco della Scienza; comprende il Museo della Fisica e dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel museo sono esposte opere dell’artista teramano Italo Ro-domonti; possibilità di percorsi guidati per bambini e ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’u-niverso. Casa Bonolis (più volte rimaneggiata) è nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche istituzioni scolastiche della città (in precedenza costi-tuivano il Real Collegio); l’edificio mostra ancora una certa imponenza, dominando l’antistante Piazza Dan-te. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del Sole, si trova una nicchia (poco conosciuta) votiva.

Fonte della Noce

Corso De Michetti (a sinistra Portale Chiesa S. Antonio)

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le sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte dell’Italia centrale) come protettore universale contro i terremoti. La devozione è molto diffusa in diverse parti del mondo. In passato in agosto, nella ricorrenza

Ospita una piccola tempera ottocentesca raffigurante S. Emidio, l’unica immagine del santo esistente in città. Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un terribi-

Santuario Madonna delle Grazie

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Chiostro Santuario Madonna delle Grazie

Affresco “Cristo vendemmiatore”(Santuario Madonna delle Grazie)

Affresco di C. Mariani(Santuario Madonna delle Grazie)

del santo (il 5 del mese), era celebrato con particolare culto dalla famiglia che lo aveva apposto. La Casa dei Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia lo-cale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), cu-stodisce testimonianze del suo glorioso passato me-dioevale con ricche e preziose collezioni di maioliche di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la cosiddetta Lapide delle “male lingue” (bassorilie-

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vo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si fronteggiano con le lingue trapassate da un grande compasso. Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferi-mento ad un episodio relativo ai nemici del casato e serve come monito per chiunque.

Interno Chiesa S. Antonio (già Convento S. Francesco)

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Selva Alta - Bellante

Mulino Cervaro di Crognaleto

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Magia della Tavola

di Patrizia Manente

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il brodettoalla giulieseLu vrudattë giuliesëPietanza a base di pesce tipica della zona di Giulianova ed esaltante l’unicità del prelibato pesce dell’Adriatico. Nasce dalla tradizione marinara dove si usavano i pesci più poveri, una magia che si rinnova, un piatto misto di profumi e sa-pori che, grazie alle varietà di pesce, diventa gustosissimo.

Ingredienti per 6 persone4 kg di pesce misto: triglie, pesce prete, scorfano, coda di rospo spinarolo (palombo), seppie, scampetti, pesce ragno (comune-mente detto “ragnolo”), testone, pannocchie, razza, 200 gr. di olio e.v.o., pomodoro a pezzetti, prezzemolo, aglio, cipolla, pepe-roncino, sale q.b. e qualche listarella di peperone (1/2 peperone rosso). Si usa spesso accompagnare con delle bruschette.

Preparazione:In una teglia piuttosto larga versare l’olio, tutti sapori e le listarel-le di peperone. Si aggiungono le seppie tagliate e successivamen-te il pomodoro ed il prezzemolo.Quando il sugo arriverà a metà cottura, aggiungere i pesci da taglio più duri, i crostacei interi e la razza.Poco prima che abbia termine la cottura del tutto, aggiungere le triglie.

Consiglio del cuoco:Si raccomanda che l’olio sia purissimo, che il pomodoro sia di qualità e di non esa-gerare nella quanti-tà di peperone.È consigliabile servire il brodetto in ciotole di coccio.

Tutta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo, giustamente considerata la “Capitale della gastronomia abruzzese” per la varietà e

ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta. Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere po-che decine di chilometri per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei “maccheroni alla chitar-ra”. Piatto-emblema della cucina teramana di una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egit-to negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e seduce i palati più esigenti.Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Né sono da meno i secondi piat-ti. Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazza-relle, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la galantina, il for-maggio fritto. Senza, naturalmente, dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale, i bocconotti, i calgionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’of-ferta generosa di salumi d’ogni genere con salsic-ce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in una dispensa ben fornita non possono mancare formaggi e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle colline teramane, olio extravergine di oliva, miele mille-fiori, d’acacia, castagno e via degustando.

Fra piatti rinomatie specialità teramane

La ricetta e la preparazione del piatto sono state realizzate dallo “Chef per passione”

Marco Lucchetti

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Il piatto è statopreparato

da mia madre

AdeleDi Franco,

esperta incucina teramana.

Le crespellein brodoLi scrippellë ‘mbussëIngredienti per 6 personePer le crespelle: 8 uova, 8 cucchiai rasi di farina, 3 bicchieri d’acqua, un pezzettino di lardo di maiale oppure olio e.v.o. im-bevuto in un tovagliolo, formaggio grattugiato, noce moscata.

Per il brodo: mezzo chilo di vitello e mezzo chilo di gallina, metà cipolla, metà gambo di sedano, una carota, un pezzetto di stecca di cannella, una crosta di parmigiano, un ciuf-fetto di prezzemolo, due pomodorini, un pizzico di sale. Il brodo dovrà bollire lentamente per circa 3 ore. Alla fine andrà schiumato e filtrato.

Preparazione:Mescolare insieme le uova, la farina e l’acqua e, per evitare che si formino dei grumi, passare il tutto in un colino. La pastella deve risultare abbastanza liquida e perfettamente amalgamata. Riscaldare una padella direttamente sulla fiamma del fuoco ed ungerla internamente con il pezzetto di lardo di maiale. Prendere un mestolo di impasto precedentemente

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preparato e versarlo nella padella arroventata. Stendere uniformemente il liquido creando uno strato molto sottile; dopo aver smosso la pentola e, la crespella si staccherà dalla padella, occorre rigirarla, e continuare così fino a cottura ultimata (poco meno di un minuto).Riempire ogni singola crespella con formaggio (parmigiano o pecorino) e noce moscata grattugiati, poi ar-rotolarla su se stessa. Predisporne quattro o cinque in ogni piatto fondo e alla fine ver-sarvi due mestoli di brodo bollente. Servire con un’ultima spolverata di formaggio.

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AlbaAdriatica

Spiaggia d’argento

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Cittadina moderna e dinamica, è una delle loca-lità adriatiche della costa teramana conosciuta come “le Sette Sorelle”, in riferimento ad

un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’am-pio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal Corridoio Verde Adria-tico, pista ciclabile di circa 20 km che congiunge Porto d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Europa, ospita spesso importanti eventi culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquantenario come comune autonomo. Molto pra-

ticata la pesca costiera. Il toponimo significherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeuropea). Di-versi ritrovamenti archeologici neolitici nel territorio circostante. Agli inizi del XX secolo sorsero le prime

Pista ciclabile Bambinopoli

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dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli, Ranal-li, Ricci e Crescenzi. Tra il 1920 ed il 1930 furono inaugurati i viali della Vittoria e Margherita. Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato primo par-roco della nascente cittadina Don Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla “Marina”. Con Decreto Mini-steriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu trasfe-rita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Prefetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni Ranzati venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956

la frazione divenne autonoma e prese il nome di Alba Adriatica, ufficializzato con Decreto del Presidente della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia). Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan Palazzese (1962-1989).

monumenti

Da visitare: la Rotonda Nilo, piccola piazza nelle vicinanze del Parco Giochi di Bam-binopoli. In contrada Basciani la Chieset-

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ta di S. Vincenzo Ferreri, fatta costruire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice facciata pre-senta timpano, lunetta e campa-nile a vela. Il portale è affiancato da due piccole finestre. La località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a Loreto. Il Lungo-mare Marconi, di circa 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeggiate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata collega Alba alla vicina Villa Rosa di Martinsicuro. Inoltre: il Pa-lazzo Comunale degli anni Venti, sito in Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumen-to ai Caduti della Grande Guerra e la Chiesa par-rocchiale della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la Chie-sa di S. Maria. La Chiesa dell’Immacolata, in contrada Basciani, conserva un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilac-qua di Torre de’ Nolfi. Ed anco-ra: Villa Ranalli (detta “la Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e la massiccia Torre del Vibra-ta (1547). Villa Flaiani, cir-condata da un parco, ospita la Bi-blioteca Comunale ed è diventata centro culturale polivalente di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vecchio Forte, così nominata perché forse condu-ceva alla fortezza di Civitella del Tronto.

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Si sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “ca-lanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline erose da fenomeni millenari, come una serie di

picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante. Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Inno-cenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia comunale.

monumenti

La Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’inte-ressante complesso della romanica Cattedrale di S. Maria Assunta (affreschi quattrocente-

schi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche ope-re rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con annessi Museo Capitolare, campanile di Antonio da Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Co-munale con annesso Archivio-Museo “Anto-nio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S. Francesco; la rinascimentale Casa Paolini. Palaz-zo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Pa-lazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S. Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e

Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Bel-vedere con sculture contemporanee; il Complesso Conventuale di S. Chiara (con annesso convento delle Clarisse) iniziato nel 1260; il portale trecente-sco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento Domenicano con la Chiesa di S. Domenico (S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Ar-cheologico Civico Capitolare “De Galatiis-De Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Et-nografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per conservare le acque filtranti; la Fonte Canale; antiche Fontane Archeologiche; la Chiesa della Ma-donna delle Grazie; il Museo Didattico degli Strumenti Musicali Medioevali e Rinasci-mentali; il Parco Comunale (su un precedente convento dei Cappuccini).

Cattedrale di Santa Maria AssuntaAffresco di Andrea De Litio

AtriScrigno di tesori

e Città Ducale

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Chimble, in dialetto. Insediamenti piceni a Campovalano: tombe circolari a cappuccina. Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono

un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento di S. Bernardino, eretto da S. Giovanni da Capestrano. Nel 1538 fu data in dote da Carlo V di Spagna alla fi-glia Margherita d’Austria sposa di ottavio Farnese. Nel 1600 con bolla di papa Clemente VIII, ricevette il titolo di “Città”, diventando sede diocesana unita ad orto-na, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa. Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pitto-re; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nico-la Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.

monumenti

Case Porticate; Palazzo Farnese; Col-legiata di S. Maria in Platea (affreschi di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo

settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio); Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Bat-tista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo da Campli). Convento celestino di S. Onofrio

(affreschi quattrocenteschi nel refettorio); Madonna della Misericordia; S. Francesco con affreschi trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e Casa del Medico. Convento francescano di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polac-co Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale

Scala Santa

CampliCittà dei Farnese

e della Scala Santa

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d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle Piane (affresco della Madonna col Bambino di Gia-como da Campli); S. Pietro e Necropoli picena a Campovalano. A Nocella, Torre dei Melatino e Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; San-tuario della SS. Trinità a Morge; Convento dei Cappuccini (S. Giacomo) a Trinità.

Cripta della Collegiata S. Maria in Platea

Collegiata S. Maria in Platea

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F orse di origine pre-romana, situata su una colli-na tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio e bellissimo panorama su parte della provincia te-

ramana. Nel XII secolo fu feudo del barone Trasmon-do (Castrum Vetus Trasmondi); Castelbasso appartenne invece ai Benedettini dell’abbazia di S. Clemente a Casauria (da cui il nome Ca-strum Vetus Munaciscum). Nel 1481 entrambi i borghi divennero possedimento degli Acquaviva, duchi di Atri.

monumenti

Conserva ancora l’aspetto di piccolo borgo fortificato (mura del XV sec. con mastio pentagonale), anticamente diviso in due zone

Castelbasso

Castellalto

CastellaltoCastrum Vetus

Trasmondi

28

distinte. Si accede da una porta d’ingresso cin-quecentesca. Il panorama spazia su tutto il territorio circostante. La chiesa parrocchiale del patrono S. Giovanni Evangelista conserva un bel portale rinascimentale del XVI secolo e la statua lignea del santo. Fuori le mura, in posizione isolata, la cinque-centesca chiesa della Madonna degli Angeli (tele del XVIII secolo e altare barocco), un tempo annessa ad un convento francescano. Nella frazione di Villa Torre un edificio sormontato da torretta mer-lata. A Castelnuovo Vomano, presso la riva del fiume, si incontra un antico mulino del 1849, recen-temente restaurato. Una visita merita anche l’abitato di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita rasse-gne di musica ed esposizioni d’arte contemporanea. Presenta un aspetto circolare con stretti caratteristici vicoli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro ed An-drea risale al 1338 (portale in pietra e ricco inter-

Particolari Chiesa S. Giovanni Evangelista

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no barocco). Inoltre: la Porta della Marina; Casa Costantini (XVI sec.) e la chiesa parrocchiale di S. Gervasio, originaria del XIV secolo (resti di affreschi e portale rinascimentale). Chiesa dei S.S. Pietro ed Andrea (Castelbasso)

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Antico Mulino a pietra Di Giovannantonio

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“Città della ceramica” (li Castìlle, in dialetto), uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Fa-mosi i maestri ceramisti che servirono le più

importanti famiglie principesche romane e i sovrani del Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina ab-bazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte ceramica agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon. Tra le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e letterato, precettore di S. Carlo Borromeo; Fe-lice Barnabei (1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani delle Terme di Diocleziano e di Villa Giulia; Fedele Cappelletti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina

(1755-1822), ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ce-ramista; Carlantonio Grue (1655-1723), ceramista; Fran-cesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monogra-fia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), ceramista; orazio Pompei, ceramista.

monumenti

Il Museo delle Ceramiche, nell’ex Convento Francescano di S. Maria di Costantinopoli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; antiche ma-

ioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Ab-bazia benedettina di S. Salvatore; Istituto Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta inter-nazionale di Ceramica d’Arte moderna; Pre-sepe Monumentale in ceramica (1965-1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvato-re; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sulmonese. “Cona” della Madonna delle Lacrime (1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio. Casa Natale di Orazio Pompei e Palazzo An-toniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).

Volta maiolicata (Chiesa San Donato)

CastelliPatria

dei ceramisti

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“Cona” di San Donato

Ceramiche Castelli(proprietà privata Fondazione Tercas)

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Conosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo borbonico prima dell’Unità d’Italia, sorge all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della

Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto. Citata per la prima volta in un antico documento medioevale del 1001 come “Ti-bidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel “Mandatum de Riparacione Castrorum Impe-rialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.

monumenti

Passeggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze” del medioevale e rinascimentale centro storico, si sco-prono numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio,

Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo (antico protettore del paese), di origini duecentesche e un tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco

nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Pa-lazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco (inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edifi-cata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella. Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche. Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali. La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il per-corso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del Palazzo del Governatore, la cappella di S. Gia-como e gli alloggi dei soldati. Al suo interno merita una visi-ta il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche. In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il Santuario della Madonna dei Lumi con annesso convento francescano (1466) è così denominato per le varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo attorno al complesso. A poca distanza da Civitella, l’Abba-zia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita: la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle Scalelle, S. Marco e Salomone).

Santuario S. Maria dei Lumi

Civitelladel Tronto

Dove abita la storia

Fortezza

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Madonna della Tibia a Crognaleto

Sorse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti re-

perti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello).

monumenti

Si accede alla parte alta dell’abitato attraverso una lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio.

Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioe-vale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio

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tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezio-so organo del 1833 di Quirino Gennari di Lancia-no. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Pa-lazzo Municipale del 1841. Il centro storico è carat-terizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costrui-ta probabilmente su un sito romano.

ColonnellaAntica Signora

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Sorge sui Monti della Laga, nell’alta valle del fiume Vomano. Il territorio è ricco di boschi e bellezze naturalistiche. Di origine medioevale era

situata un tempo nell’attuale località Fonte S. Salva-tore. Il nome deriverebbe da “crognale” (“cornio-lo”), albero una volta molto diffuso nella zona. I Pre-tuzi, popolo italico, si stabilirono in questi luoghi tra IV e III sec. a. C., come testimoniato da reperti ar-cheologici. Fece parte dello Stato di Roseto con vari paesi dei dintorni. ottenne il comune nel 1813. Una delle sue frazioni, Senarica, fu trasformata in repub-blica autonoma fino al periodo napoleonico per la sua fedeltà ai sovrani di Napoli e intrattenne rapporti diplomatici e militari con Venezia. A Crognaleto nac-que don Michelangelo Forti (XIX sec.), letterato e patriota risorgimentale. Si produce un ottimo peco-rino di montagna.

monumenti

Numerose sono le frazioni con possibilità di escur-sioni. La Chiesa della Madonna della Tibia, meta di pellegrinaggio in agosto, fu costruita

per grazia ricevuta da un certo Bernardo Paolini di Amatrice dove anticamente esisteva un villaggio di epo-ca romana, poi abbandonato: Tibbia. L’edificio sacro risale al XVII secolo conserva una bella statua lignea della Vergi-

Madonna della Tibia a Crognaleto

ne e un altare barocco dipinto. Nell’abitato di Crognaleto la Chiesa di S. Caterina. Interessante il piccolo borgo di Cervaro con diversi edifici rinascimentali in pietra, la Chiesa di S. Andrea (soffitto ligneo settecentesco) e un mulino lungo il torrente Zincano. A Cesacastina la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo (altare ligneo settecen-tesco, calice d’argento quattrocentesco di Bartolomeo da Teramo e croce processionale argentea). A Frattoli: la Chiesa di S. Giovanni Battista, con portichetto e in-terno barocco. A Nerito, sede municipale, produzione di oggetti in ferro battuto e castagneti. A Piano Vomano: la Chiesa del Carmelo, quella barocca di S. Nicola e la grande quercia “Cerqua Mazzucche” (in dialetto), plurisecolare. A Colle del Vento scavi archeologici di varie epoche e la “Muraglia dei Paladini”, di origine leggendaria. Piano Roseto, antico covo di briganti. Pog-gio Umbricchio ospita palazzi in pietra rinascimentali, la Chiesa di S. Michele Arcangelo e quella cinquecen-tesca di S. Maria Lauretana (altari barocchi, soffitto ligneo a cassettoni del XVII secolo e fonte battesimale ricavato da pietra miliare). Si consigliano visite alle frazioni di Paladini, Tottea, Alvi, S. Giorgio e Senarica, ricca di storia.

Chiesa San Giovanni Battista di Frattoli (Crognaleto)

Particolare soffitto ligneo (Chiesa San Giovanni Battista)

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CrognaletoNell’alta valledel Vomano

Page 36: Guida Culturale Turistica Teramo 2017

Cittadina rivierasca con forte vocazione com-merciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto) è una delle località balneari più co-

nosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico, come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le origini risalirebbero ai Romani, che nel III sec. a. C. fon-darono la colonia Castrum Novum (o Castrum

Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flavia-no), in onore del santo patrono.

monumenti

In Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del Quattro-

cento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S. Antonio del 1566, con affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasantiera ro-manica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Bar-tolomeis. La Chiesa della Madonna della Mi-

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Porto

Page 37: Guida Culturale Turistica Teramo 2017

sericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con altare barocco. E ancora: in Piazza della Li-bertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incante-vole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello; l’ottocentesca Cappella gentilizia De Barto-lomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gip-soteca con opere e bozzetti dell’artista giuliese, ed il Monumento a re Vittorio Emanuele II, di

Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessanti opere della scuola na-poletana dell’ottocento ed arredamento del XIX secolo; la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti del-le fortificazioni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi origi-nari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Archeologico, con reperti romani e

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la Casa Museo di Vincenzo Cermignani, con testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale “S. Fran-cesco” e la Pinacoteca (opere d’arte contempo-ranea) annesse alla Piccola opera Charitas, voluta dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli otto-centeschi e ampio giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885, con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monastero del Volto Santo, già dimora gen-tilizia con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa della Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con bel-vedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lungo Viale dello Splendore sorgono due eleganti villini li-berty: Villa Castelli-Montano (1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slan-ciata torretta; Villa ex De Santis (1923-1928). A poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa col-lina, l’interessante Santuario di Maria SS. dello Splendore, protettrice di Giulianova, importante e frequentato luogo di culto mariano. L’origine è legata

all’apparizione della Vergine (22 aprile 1557), avvol-ta da una gran luce, su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la costruzione di una chiesa in suo onore, facendo sgorgare una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa, con la venerata statua della Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata, anti-che tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’artista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pe-ricle Fazzini, le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Can-dido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte contempo-ranea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta croce sormontata dalla statua della Vergine ed il bel Portico del Rosario della Scuola del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che por-ta al mare il Monumento a Gaetano Braga. A Giulianova Lido: la Chiesa della Natività di

Santuario di Maria SS. dello Splendore

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Maria, sorta nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo Marina; la moderna Chiesa di S. Pie-tro Apostolo (1974); il Parco della Rimem-branza (giardini pubblici); l’elegante Villino Paris-Costantini, in stile liberty (1904), con am-pio giardino e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegnere terama-no Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lungo-

mare Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mus-solini” (1936-1937); il Museo della Marineria, presso la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente Salinello, con ponte in legno che unisce Giulianova da Tortoreto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è attraversato dal “Corri-doio Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi. Il porto è diviso in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una serie di trabocchi (casu-pole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Maria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel portale con 18 rappresentazioni allegoriche, scene simboliche, animali, statua della Madonna con il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di es-sere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858.

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MoscianoS. Angelo

Musiano, borgo delle torrie del mobile

Sorge su una collina panoramica nella vallata del fiume Tordino. Sarebbe stata fondata nell’897 dai Benedettini, che vi eressero un’abbazia

dedicata a S. Michele Arcangelo, oggi parroc-chiale, attorno alla quale si costituì l’antico nucleo della cittadina. Nel marzo dello stesso anno i messi imperiali Leuderico e Gisone stabilirono che i beni di “Musiano” spettassero al vescovo di Tera-

mo Giovanni. L’8 marzo 1059 il papa Niccolò II confermò all’abate Desiderio di Montecassino il possesso del monastero dei SS. Sette Fratel-li (Madonna degli Angeli o S. Maria del Casale). Nel 1318 il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni ottenne dal re Roberto d’Angiò la conferma

Municipio e Chiesa SS. Rosario

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39del feudo di Montone (frazione). Il 6 maggio 1393 venne acquistata insieme al restante distretto di Teramo da Antonio Acquaviva conte di S. Flaviano (Giulianova) e Montorio al Vomano. Nel 1397 frate Matteo di Angelo di Morro (d’oro), preposito della chiesa di S. Michele, fece erigere il campanile (Torre Acquaviva). Nel maggio del 1415 si ar-rese dopo 37 giorni di assedio al conte di Carrara Viceré d’Abruzzo. Il 12 luglio del 1438 venne sac-cheggiata da Francesco Sforza. Nel novembre del 1461 fu occupata e sottratta da Matteo da Ca-pua Viceré d’Abruzzo a Giosia Acquaviva. Tra il 1611 ed il 1614 vennero istituite a Montone le confraternite del SS. Sacramento e del SS. Rosario ed eretti un convento dei Celestini e una prepositura. Nel 1649 il cenobio celestino, in quanto grancia, venne accorpato al monastero giuliese di S. Maria dello Splendore (santuario), elevato a Priorato. Nel 1694 la parrocchiale di S. Giacomo di Montone, tolta ai Celestini, appar-tenne alla basilica romana di S. Giovanni in Late-rano. Nel 1736 Troiano Acquaviva, cardinale e ministro del re, venne nominato abate com-mendatario perpetuo dell’abbazia di “S. Angelo in Musiano” (parrocchiale). Nel 1750 subentrò Pasquale Acquaviva. Durante il Rinascimento l’a-bitato si estese anche fuori le mura; nel Risorgi-mento fu importante sede di patrioti impegnati nella causa dell’Unità d’Italia. Tra le varie persona-lità locali: Don Gaetano Cardelli (1880-1948); Domenico Del Zoppo, garibaldino; Francesco Patella (1880-1964), pittore; Aurelio Saliceti

Convento SS. Sette Fratelli

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(1804-1862), nato a Ripattoni (all’epoca nel co-mune di Mosciano), e Francesco Savini. La ban-da musicale, tra le più antiche d’Abruzzo, venne fondata nel 1815. Conosciuta per i suoi mobilifici; fu denominata la “Cantù” d’Abruzzo.

monumentiConserva tratti del tessuto urbano medioevale: restano otto torri di difesa e avvistamento. Nei pressi di Piazza IV novembre la Chiesa del SS. Rosario, eretta dall’omonima confraternita con Regio decreto di Ferdinando II, tra il 1853 e il 1876. L’interno conserva affreschi dell’artista locale Francesco Patella, altare maggiore in finto stile rinascimentale e statua lignea della Vergine.

La Parrocchiale di S. Michele Arcangelo è affiancata dalla merlata e slanciata Torre Acquaviva trasformata in campanile. Al suo interno: pitture di Francesco Patella. Nelle nicchie sopra il portale e nella lunetta il Patella dipinse i SS. Michele Arcan-gelo (patrono del paese), Rita da Cascia, Francesco d’Assisi, Gabriele dell’Addolorata, Teresa del Bam-bin Gesù e l’Immacolata. La neoclassica Chiesa dell’Addolorata, situata lungo una discesa, nelle vicinanze di Piazza Saliceti, fu iniziata nel 1828 su autorizzazione di re Ferdinando I di Borbone. ospi-ta due tele del teramano Gennaro Della Monica; negli anni 1888-1889 venne decorata da Filippo Fiorentino e Salvatore Giorgi. Del 1894 l’affresco absidale di Prospero Piatti raffigurante l’Adorazio-ne della Croce. Tra gli edifici civili: Villa Ventilj e Villa Savini (in campagna), entrambe con ampio parco. Inoltre: il Cinema Teatro Acquaviva, il Belvedere e l’Osservatorio Astronomico di Colle Leone con gli interessanti Museo di Scienze Naturali e Planetario di Scienze della Terra. In località Convento il Santuario di S. Maria del Casale (SS. Sette Fratel-li) con annesso convento francescano. L’interno della chiesa, mostra un soffitto ligneo (Madonna in gloria con SS. Francescani, S. Felicita di Roma e Sette Figli Martiri) e quattro altari barocchi ricchi di stucchi e sculture di angeli. In una nicchia sopra l’altare maggiore il venerato e antico simulacro ligneo della Madonna degli Angeli, protettrice di Mosciano. Nel chiostro affreschi narranti la Vita di S. Francesco d’Assisi. Nella frazione di Montone, le torri medioevali e le Chiese della Madonna Assunta, di S. Anna e di S. Antonio Abate (con ex convento dei Celestini), che custodi-sce il sarcofago trecentesco di Bucciarello Jacopo di Bartolomeo da Montone.

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Importante centro balneare, posta tra la foce del Vo-mano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche

della costa aprutina. Molto frequentata durante la stagione estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. offre vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti bal-neari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico, pista ciclabile di circa 30 km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sab-bioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha avuto un notevole incremento demografico, specialmente nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S. Giovanni e Campo a Mare. Dal 1999 è Bandiera Blu d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire all’epoca romana e longobarda, come attestato da nume-rosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi documenti medioevali, in relazione con il monastero be-nedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni

Scorci di Montepagano

RosetoDa Montepagano

a Rosburgo

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di chierici che si occupavano della cura delle anime e del culto divino, con patrimonio comune e senza prebende) possedeva un fondo. Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunito-si nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un proget-to per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sotto-stante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del no-taio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne assegnato ad altrettante famiglie. A ricordo, fu murata una

lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in con-trapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”. Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai rose-ti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori), facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof. Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che

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mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edifica-zione di numerose ville e case. Il 12 luglio 1886 il Romualdi morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la citta-dina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero fece convocare con urgen-za il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccen-da. Finalmente, il 14 ottobre dello stesso anno, considerato il notevole incremento della popolazione della borgata marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il topo-nimo in “Rosburgo”. Tale delibera fu approvata il 22 maggio 1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori loca-li che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e tra le più frequentate dell’Adriatico, ricca di luoghi di svago e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913,

per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del Vomano di costruirsi una casa al mare. Nell’estate del 1920 ospitò varie personalità: il generale Pietro Bado-glio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì la sede municipale da Montepagano alla frazione di Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il cera-mista Giuseppe Di Blasio. Con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la bor-gata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”, trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Mon-tepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Ro-seto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano), sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065 l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons Paganus”).

monumentiDi origini recenti, la cittadina non ha monumenti di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edifici degni di nota. La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patro-na di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. Filomena V. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da af-

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freschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di nota è pure la tela raffigurante la Sacra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si tro-va la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovan-ni Battista Piamarta, è internamente decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressi Villa Paris con la Cap-pella privata “Russicum”, dedicata al culto ortodosso; possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via Nazionale la Villa Comunale; l’ottocentesco Palazzo Municipale, ospita le biblioteche Civi-ca, Regionale dello Spettacolo, Dialettologi-ca e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita nel 1981, con opere di Pasquale Celommi ed altri arti-sti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre ed eventi culturali. Sempre sulla Nazionale, in direzione di Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo im-bocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare, abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Ap-prodo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150 posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di pesca d’altura del Campionato Italiano. Montepagano, su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci

sull’Adriatico e dintorni. Ricca di storia, conserva l’aspetto di borgo incastellato con resti di mura medioevali; riman-gono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S. Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posse-duto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedi-cata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico lombardo, molto simile ad altre torri costruite nel XV se-colo in Abruzzo dal Maestro Antonio da Lodi. Co-munemente detto “Torre di Sisto V” per via della suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo del paese, rimaneggiato nella parte superiore nel periodo barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la mag-giore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Par-rocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione

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Pasquale Celommi (Collezione Privata Pescara)

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dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elemen-ti decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo dorato in forma di tempietto, del XVII secolo. L’altare, co-struito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674) rappresentante la Madonna con il Bambino ed i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo. Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’absi-de è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti; in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto

del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguo-no le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S. Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappel-la di S. Antonio di Padova, in legno policromo e

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dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, prota-gonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”. È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV se-colo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro Santi da Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stem-ma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e

datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Mise-ricordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed og-getto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspi-dato con un’unica campana. Si presenta a navata unica, con una cappella laterale dove sono esposte le statue

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dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decora-ta e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio, consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entram-bi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice (XIX sec.). È sede della Confraternita del SS. Sacramento, composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fonda-ta subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Libera-tore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce

interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recente-mente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dal-le donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836, composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo rag-giunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani diplomati nei conservatori abruzzesi.

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Approdo turistico “Portorose”

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Lido Lo Smeraldo

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Posta al centro della Valle Siciliana, su un promon-torio tra due torrenti che sfociano nel fiume Mavone, di origini incerte, Tossicia (Tussecie, in

dialetto) risalirebbe al IX secolo, fondata da Tosia, barone di ornano (oggi frazione di Colledara). Alcuni storici invece, fanno derivare il nome dal latino “tus-sicum” (veleno), per la presenza, in tempi antichi, di numerosi serpenti nella zona. Scavi archeologici han-no testimoniato la presenza dell’uomo fin dall’epoca neolitica. Documenti del XII secolo la citano con il nome di “Tusciciam”, feudo di odorisio da Collepie-tro (frazione di Mosciano Sant’Angelo), successiva-mente ai Conti di Pagliara e poi agli orsini. Dal 1526 al 1806, con Isola del Gran Sasso d’Italia, Castelli e tutta la vallata, divenne possedimento e capitale dei Marchesi Alarçon y Mendoza, acquistando fama, po-tenza commerciale e politica. Un’importante rievo-cazione storica in costume rievoca ogni estate i fasti della loro signoria. Dopo l’Unità d’Italia il territorio fu teatro sanguinoso di bande armate di briganti. E’ patria di: Nemesio Ricci (1798-1853), archeologo e di Giorgio Vincenzo Pigliacelli (1751-1799), pa-triota. Importante la banda musicale, rinata nel 1991.

monumentiLa cittadina offre testimonianze dell’antico e glorio-so passato. La Chiesa di S. Antonio Abate, del 1471, è nota per il suo bel portale tardogotico in pie-tra di Andrea Lombardo; al suo interno, tela (1595) di Rico da Montereale e Crocifisso spagnolo. La Chiesa

parrocchiale della Madonna Assunta (S. Sin-forosa) del 1438 presenta una navata cinquecente-sca, aggiunta in seguito e due piccoli portali di Nicola da Penne (XV sec.); l’interno ospita varie opere d’ar-te barocca, un tabernacolo marmoreo rinascimentale, statua della santa patrona, quattrocentesca Madonna della Divina Provvidenza, statua lignea distesa (forse originariamente parte di un presepe) e la Madonna delle Grazie in terracotta dipinta e dorata (XV sec.). Il Palazzo Marchesale, antica residenza dei Mendoza, ospita il Municipio ed il Museo delle Tecniche e delle Tradizioni Artigiane, che racconta la storia delle popolazioni locali. In periferia: la piccola Cona di S. Teresa (Madonna della Neve) rinascimentale e i ruderi del convento di S. Francesco (XVI sec.)

ed il moderno Centro Turistico Polivalen-te. Interessanti anche le frazioni di Chiarino, per le botteghe dei ma-estri ramai e rievocazio-ne estiva sul brigantag-gio; Azzinano, “paese dipinto”, noto per i murales naif; Colle-donico, per la Chiesa di S. Michele Arcan-gelo.

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TossiciaCapitale della Valle

Siciliana

Chiesa S. Antonio Abate

Murales di Azzinano

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secolo ci furono i primi insediamenti nella zona costiera con la costruzione della ferrovia (1863). Negli ultimi decenni si è verificato un grande svi-luppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De Fabritiis (1887-1968), musicista e composi-tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore, il più grande epigrammista del’900, secondo il giu-

Il paese si ar ticola in due zone distinte tra loro: una più antica, in collina, Tortoreto Alto, bor-go medioevale fortificato, con tre quartieri

(Terravecchia, Terranova, Borgo), l’al-tra moderna, Tortoreto Lido, stazione balneare. Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di capanne circolari o ellittiche nei pressi del tor-rente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i Piceni, successivamente i Romani. Durante il pe-riodo romano il territorio era compreso nell’a-ger Palmensis (dal nome della città di Palma, importante centro piceno). In collina sorgeva Castrum Salini, in pianura i villaggi di Ser-vium e di Salinum. I superstiti della devasta-zione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum, fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tor-toreto venne donata dall’imperatore Ludovico II a Bertario abate di Montecassino, citata in un documento col nome di “Turturitus”. L’at-tuale borgo deriva da “tortora” (raffigurata nello stemma comunale), zona un tempo ricca di bo-schi abitati da tortore. Nel 1282 divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX

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TortoretoIl mare

e la collina

Villaggio Salinello

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dizio di Giovanni Gentile e di Benedetto Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e poeta; Alberto Capanna, direttore generale della Finsider e poi presidente.

monumenti

Tortoreto Alto mantiene l’aspetto di bor-go medioevale incastellato, con strette viuzze, passaggi e panorami. La seicen-

tesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffi-gurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata dal 2007 nella sua sede antica splendidamente restaurata). In sagrestia è in allestimento un pic-

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colo museo di ar te sacra. In Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio, in origine antico ma-stio difensivo e porta di Terravecchia. La Cap-pella della Madonna della Misericor-dia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un tempo annessa ad un ospedale conserva il prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Passio-ne di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da Patrignone di Montalto Marche, allievo del Pin-toricchio; nell’abside Crocifissione con veduta cinquecentesca del paese. A poca distanza la Chiesa del patrono S. Nicola di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vin-cenzo Paci, statua argentea della Madonna della Neve del 1925, cappella del santo protettore del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madon-

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na del Carmine; la porta urbana set-tentrionale; la cinta muraria; il settecente-sco Palazzo Comunale (De Fabritiis); la Fortezza, in mattoni, con una bella torre cilindrica degli Acquaviva e il suggestivo por-ticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’av-vallamento che separava originariamente i tre quartieri antichi. Nel territorio c’erano nume-rose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite a secco con paglia e fango. Lungo la strada che sale dal mare a Tortoreto Alto, in lo-calità “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di una villa rustica romana con pavimento musivo e vasche per il deposito dell’olio o del mosto. Scendendo dal paese verso nord l’O-asi Naturalistica delle Fonti del Va-scello, in località “Fontanelle” (zona ricca di

polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A Cavatassi un interessante Museo dell’Arte Contadina. Al Lido: Museo della Cultu-ra Marinara, la moderna Chiesa parroc-chiale di S. Maria Assunta. Parallelo al Lungomare Sirena il Corridoio Verde “Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e dorata, priva di scogli.

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Torre dell’Orologio (Foto Manuel Menzietti)

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Cappella Madonna della Misericordia

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Istituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Ri-eti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si esten-

de su un territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità di interessanti escur-sioni, immersi nella bellezza della natura e dell’arte: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad As-sergi, nell’Aquilano. Tra le numerose specie di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appennini-co, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni del Teramano che ne fanno parte sono: Arsita, Cam-pli, Castelli, Civitella del Tronto, Corti-

no, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torri-cella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.

Parco NazionaleDel Gran Sasso eMonti della Laga

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