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INDUSTRIA 4.0 SCENARI DI COMPETITIVITÀ E DI OCCUPAZIONE PER LE IMPRESE DEL SISTEMA INDUSTRIALE FILCTEM IN LOMBARDIA 4.0 MILANO 23 GIUGNO 2017

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INDUSTRIA 4.0

SCENARI DI COMPETITIVITÀ

E DI OCCUPAZIONE

PER LE IMPRESE DEL

SISTEMA INDUSTRIALE

FILCTEM IN LOMBARDIA

4.0MILANO

23 GIUGNO 2017

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Realizzato da

FILCETM CGILLOMBARDIA

Con il contributo dei ricercatori di ARES 2.0

Umberto BettariniSara CorradiniClemente Tartaglione

Progetto grafico

Guido GiobbiAndrea Falbo

FILCTEM

LOMBARDIA

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Prefazione

A proposito di Industria 4.0. Una vera e propria rivoluzione industrialedi Emilio Miceli

Introduzione

Industria 4.0. Innovazione e governo del cambiamentodi Rosalba Cicero

Disegno della ricerca

1. Manifattura 4.0 come possibile risposta competitiva per il sistemaproduttivo

1.1 Che cos’è la manifattura 4.0? Una prima definizione operativa

1.2 L’Industria 4.0 e il suo impatto sul sistema produttivo

1.3 La sostenibilità come scelta strategica

1.4 Flessibilità, lavoro a distanza, automazione: possibili implicazione sul mondo del lavoro

2. Le scelte di policy della regione Lombardia nel quadro nazionaleed europeo su Industria 4.0

2.1 Il ruolo di indirizzo pubblico nello sviluppo della manifattura 4.0

2.2 Manifattura Diffusa, Creativa e Tecnologica 4.0: gli obiettivi dellaregione Lombardia

3. Una fotografia statistica del sistema industriale della Filctem inLombardia in una prospettiva 4.0

3.1 Assetto del sistema produttivo e le principali dinamiche nel periododella crisi

3.2 Il comportamento all'innovazione delle imprese e l'impegno R&S

3.3 Livello di utilizzo e diffusione dell'ICT

4. Prospettive di sviluppo della manifattura 4.0 nei settori della Filctem: il punto di vista degli operatori

4.1 La quarta rivoluzione industriale nel sistema produttivo lombardo

4.2 L’impatto della quarta rivoluzione industriale sul mondo del lavoro

4.3 I nuovi fabbisogni professionali e l’esigenza di rimodulare il sistemaformativo

4.4 Verso un nuovo sistema di welfare?

Conclusioni

Bibliografia

INdice

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Industria 4.0, aldilà delle enfa-tizzazioni, rappresenterà uncambio profondo sul piano tec-nologico e dunque anche nel-l’organizzazione del lavoro. È,quindi, necessaria una rifles-sione sul ruolo del sindacato edella contrattazione dentro ilquadro di cambiamento pro-fondo del modo di produrre.Soprattutto per una categoriacomplessa quale la FilctemCgil che rappresenta sia l’in-dustria più tradizionale chequella più innovativa; siaquella più strettamente mani-fatturiera che quella delle reti.Intanto risulta utile partire dauna domanda: qual è la per-cezione di Industria 4.0 nelpaese e tra la nostra gente? È stato detto che si tratta diuna nuova rivoluzione indu-striale perché torna a cam-biare il modo di produrre. È una rivoluzione di processo.Ma non basta. È anche una ri-voluzione che promette, attra-verso la interconnettività, unafunzione ancor più centraledella macchina, una sua auto-nomia più marcata dal fattoreumano. È, ancora, una rivo-luzione del mercato perché avvicina il consumatore allaproduzione superando lastandardizzazione della pro-duzione e promette, anche qui,un uso delle informazioni taleda selezionare le sue ten-denze, i suoi desideri, le sueambizioni. È l'epoca dei BigData. Dentro questo nome mi-naccioso c’è un enorme flussodi informazioni pubbliche eprivate, provenienti dai sociale dall’insieme delle piatta-forme digitali ed in grado difocalizzare il mercato sui suoi

reali, effettivi interlocutori. Il tutto condensato dalle 3V:Volume-Velocità-Varietà. Inqueste tre parole si racchiudela scommessa, prima indu-striale e poi commerciale, diIndustria 4.0. Siamo oltre latradizionale classificazione deidati e del loro trattamento.Siamo dentro una nuova si-nergia tra bisogni e produ-zione.

L’impatto sul mondo del la-voro può essere riassunto inuna duplice promessa: dimi-nuisce la fatica sul lavoro, poi-ché il lavoro umano si limita alsettaggio ed alla manuten-zione delle macchine; au-menta il tasso di sostituzionedei lavoratori con le macchine.Per questa ragione Industria4.0 è una rivoluzione indu-striale: perché incrocia il la-voro e lo sviluppo tecnologicointroducendo una frattura cheavrà conseguenze enormi finoa mettere in discussione il pa-radigma della centralità dellavoro nel suo rapporto con ilcapitale. Questi sono, a miomodo di vedere, i pro e i con-tro di Industria 4.0. Ma comeriorganizzare il pensiero delsindacato sul profondo cam-biamento che nel tempo av-verrà? Io credo che ci sia

innanzitutto la necessità di unsalto vero e proprio nel si-stema di relazioni industriali.È una esigenza innanzituttodel sindacato. Se i processi diremotizzazione del lavoro ten-deranno innanzitutto a rom-pere gli steccati tra tempo divita e tempo di lavoro, mesco-landoli continuamente, mentrec’è bisogno di distinguerli (lavita non è il lavoro ed il lavoronon è la vita); se la articola-zione che abbiamo costruitocon le classificazioni contrat-tuali tende a ridimensionarsiseccamente; se il sistema deicontrolli in fabbrica e soprat-tutto fuori saranno inevitabil-mente più invasivi; se…. e sipotrebbe continuare. Allora,basta un sistema di relazioniconcentrato sulle informazionie sulla sola contrattazione? È in gioco il potere democraticoin fabbrica e fuori, sono ingioco gli strumenti di governodei processi di riorganizza-zione. Dobbiamo costruire unastrategia nuova, un nuovoprocesso di codeterminazionementre siamo ancora concen-trati ai soli enti bilaterali! Inprospettiva dovremo occuparcidi più della condizione dellefasce alte dell’organizzazioneoperaia in fabbrica, perché lìsta il nostro insediamento sto-rico. In questo quadro sembraessere maturo il tempo di uno“statuto” che tracci le regoledella partecipazione perché ilmodello costruito fin qui non cimette al riparo da una emar-ginazione crescente nei rap-porti con l’impresa. Mentreaccade tutto ciò, il dibattito nelnostro paese è ancora concen-trato sui benefit aziendali, sulle

A PROPOSITO DI INDUSTRIA 4.0. UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE INDUSTRIALEdi Emilio Miceli | Segretario Generale Filctem-Cgil

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incentivazioni, talvolta contrat-tate e talvolta no. Cioè, sullasemplice difesa del potere d’ac-quisto attraverso benefit ed ilWelfare. Non si parla d’altronei contratti di secondo livello,e questo crea un assoggetta-mento pericoloso della nostrarappresentanza. La legge distabilità non sfugge a questalogica: ammortamenti, super omini, per l'impresa, ed incen-tivi sul salario di produttività,per l’impresa e per i lavora-tori. Qualcuno pensa che unagenerazione di sessantenni allavoro ed un plotone enorme digiovani qualificati disoccupatirappresentino il giusto mix peraffrontare un tema così impor-tante e strategico? E ancora, possiamo gover-nare questo processo con il ri-dimensionamento del sistemadi protezioni sociali al tempodel Jobs act? Cambierà il para-digma, questo è certo. Con il Jobs act l’azienda vieneaiutata a liberarsi dei lavora-tori, con Industria 4.0 biso-gnerà governare i processi di

organizzazione nel lavoro per-ché il modello organizzativosarà sicuramente più espostoai cicli, ma si renderà necessa-ria una valorizzazione dellacontinuità e della professio-nalità nel lavoro d’impresa.Infine la contrattazione indi-viduale crescerà. L’organizzazione della pro-duzione, sempre meno stan-dardizzata, spingerà versopattuizioni individuali. Il sin-dacato deve essere prontose vuole mantenere fermol’asse della rappresentanza.Tenderà a scomparire, inuna parte del sistema indu-striale, il concetto di sfrutta-mento, data la presenza deirobot! Lascerà il posto a formediverse di alienazione dovutead una discontinuità lavora-tiva che segnerà la vita dellepersone, anche delle figure cen-trali del lavoro nell’impresa.In ultimo. Dove si svolgeràquesta rivoluzione? In unaparte della grande impresa?A Nord e non a Sud? Nell’Italia che esporta oppure

nel complesso del sistema eco-nomico in un paese a forte vo-cazione di piccole e medieimprese? Lo Stato deve supportare unprocesso di riconversione dif-fusa perché solo l’interventopubblico può regolare le con-dizioni di sviluppo diffuso.Nelle Regioni, nelle aree indu-striali, devono potere operare,insieme alle università, agen-zie tecnologiche che aiutino lacrescita dei sistemi territoriali. Ci vogliono investimenti; biso-gna chiamare a raccolta leintelligenze che fuggono emetterle al lavoro. Di tuttociò, al momento, non si vedenulla. Giocheremo una partitache non so se è l’ultima, madovremo mettere in campotutta l’intelligenza di cui di-sponiamo perché, questa èl’impressione, è in gioco la li-bertà e la democrazia nel la-voro e nella società.

prefazione

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È indubbio che l’interesse,anche mediatico, maturato inquesti mesi attorno a Industria4.0 sia fortissimo e non po-trebbe essere diversamente,visto che si riferisce a quellache ormai tutti definiscono laquarta rivoluzione industriale,quella che in estrema sintesialcuni analisti tendono a de-scriverla come un processo cheporterà ad una produzione in-dustriale del tutto automatiz-zata e interconnessa.Molti commentatori si sonoanche esercitati in teorizzazionispesso di segno opposto, a se-conda che fossero orientati dauna visione del tutto ottimi-stica del fenomeno, oppure daprevisioni catastrofiche circa isuoi esiti. Altri hanno invitatoalla prudenza nell’analizzaregli scenari legati a Industria 4.0. È il caso di Luca Beltrametti,Direttore del Dipartimento diEconomia dell’Università diGenova, che afferma: ritengoche le ragioni degli ottimistisiano complessivamente piùforti, ma l’adesione al partitodegli ottimisti non può esserefatta senza uno spirito critico,pronto a riconoscere che, adoggi, mancano le prove defini-tive per affermare l’avvenutoingresso in una quarta rivolu-zione industriale.A noi, come Filctem CGIL, inte-ressa però approfondire il me-rito di questa innovazione, pervalutarne soprattutto l’impattosul lavoro. Non sappiamo fino in fondodove ci porterà questa inno-vazione, ma sappiamo cherappresenterà un profondocambiamento nell’organizza-zione del lavoro, nelle compe-

tenze richieste ai lavoratori,nel mercato stesso del lavoro.Se tutto ciò si verificherà, sarànecessario che tutto il sinda-cato, si interroghi su come neiprossimi anni cambierà il qua-dro di riferimento nel modo diprodurre, come cambierannole relazioni e che ruolo avrà illavoro nel futuro. Per ciò che ci riguarda, comeFilctem Cgil siamo interessati auna innovazione che riduca enon aumenti le disuguaglianze,che migliori il tasso di qualità del lavoro e della sicurezza nellavoro. La scelta che propo-niamo è molto netta e in lineacon i comportamenti storico-culturali di questa categoria:conoscere per governare ilcambiamento!Per questo oggi abbiamo vo-luto offrire un’opportunità diconfronto, aiutandoci con una ricerca che parla di noi, del li-vello di innovazione presenteoggi nei nostri settori, con unosguardo anche su quella fu-tura. È una sfida molto inte-ressante per una categoriacomplessa come la nostra (cherappresenta sia l’industria tra-dizionale, sia quella più inno-vativa, sia quella a grandevalore aggiunto, sia quella aforte impatto manifatturiero,sia quella internazionalizzata,integrata a rete e sia quella aforte contenuto artigianale),una sfida alla quale non vo-gliamo sottrarci.

Contesto economico

Per continuare questa rifles-sione e questo confronto nonpossiamo prescindere da qual-che breve considerazione sulcontesto nel quale ci troviamo.

A cominciare dalla crisi nondel tutto conclusa, che ci lasciai settori da noi seguiti profon-damente trasformati e ridimen-sionati, dove complessivamentein Italia abbiamo perso 25 puntidi produzione industriale. Il Bollettino economico di apriledella Banca d’Italia fornisceun quadro con luci e ombre,laddove afferma che In Italiala crescita prosegue a ritmimoderati.Molti sono gli indicatori che neiprimi tre mesi dell’anno segna-lano un’economia che cresce.Sappiamo però che i timidi segnipositivi come quelli su produ-zione e occupazione, marcanoancora una distanza rispettoall’inizio della crisi del 2008. E soprattutto sono dati chevanno letti in un contesto gra-vato da un debito pubblico che,ad aprile, ha registrato un

INTRODUZIONE

INDUSTRIA 4.0 INNOVAZIONE E GOVERNO DEL CAMBIAMENTOdi Rosalba Cicero | Segretaria Generale Filctem-Cgil Lombardia

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nuovo record: 2270 miliardi, il134% del PIL.A questo quadro si aggiungequello della banca europea chesi è accorta solo oggi che esisteun livello alto di precariato chepenalizza la nostra economia,trascinandosi dietro il temache riguarda i bassi salari equello della ridistribuzione delreddito. Il calo degli investi-menti pubblici e privati hacontribuito, insieme ad altrifattori, a farci restare indietroin Europa, mentre altri paesicome la Germania hanno au-mentato gli investimenti. In questa situazione è ancoralontano l’obiettivo di recupe-rare i 25 punti che il paese haperso dall’inizio della crisi.Per questo siamo convinti comeFilctem Cgil che dotarsi di poli-tiche industriali adeguate allasfida globale è una priorità in-derogabile.

La Lombardia e il livello di innovazione

In particolare nei nostri settori,però, qualcosa si è mosso. Ab-biamo assistito a grandi tra-sformazioni, ci sono stati molticambi negli assetti societari confrequenti cambi di proprietà, sisono ridefiniti gli intrecci traproduzione e commercializza-zione e servizio al cliente. Perquanto riguarda gli investi-menti, il chimico-farmaceutico ele multi utility, hanno già vistoaffermarsi elementi di innova-zione da quarta rivoluzione in-dustriale.Un esempio per tutti l’introdu-zione del Big Data, la tecnolo-gia di simulazione e l’utilizzo dimateriali nano strutturati nel

farmaceutico. E ancora, tuttal’innovazione derivante dal-l’integrazione di interi processiproduttivi, ma anche le tanteinnovazioni di prodotto tra-sversali a molti settori. Ci riferiamo ad aziende chehanno investito anche nellacrisi, che hanno per dimen-sione produttiva e finanziaria,capacità di autofinanziamento.Infatti spesso parliamo di mul-tinazionali. Vi sono senz’altro altri casi iso-lati virtuosi in diversi settori del manifatturiero, compresoqualche grande azienda dellagomma e plastica e del tessileabbigliamento, che hanno perlo più investito in prodotti diqualità e in integrazione diprocesso.Ma in generale possiamo direche vi è ancora una forte arre-tratezza di innovazione, deri-vata per lo più dal fatto che lamaggior parte del tessuto pro-duttivo è composto da piccoleimprese, non in grado di finan-ziarsi gli investimenti, oppureche rappresentano l’anello de-bole della filiera produttiva, percui subiscono tutti i costi dellapolitica sui prezzi operata daparte delle grandi aziende.Qui il modello che si è affermato- e che nella crisi ha trovato es-sere la prevalente risposta per re-cuperare produttività - è quellodei bassi costi. Un modello che frena la cre-scita e non aiuta il sistemamanifatturiero ad agganciarel’Industria 4.0. Ciò non toglieche se c’è una regione in Italiache ha molte opportunità, que-sta è proprio la Lombardia.Opportunità che sono date so-prattutto da una forte pre-

senza di università e centri diricerca di alto livello, che trove-ranno ulteriore vantaggiodalla nascita nell’area dell’EXPO di un grande progettoper un polo tecnico scientifico,in cui impresa, università, isti-tuzioni e centri di ricercacreano sinergie per lavorareinsieme a progetti condivisi.E che comprende un centromondiale di ricerca e mappa-tura genomica, con l’ambizionedi rappresentare un’eccellenzamondiale al sevizio della medi-cina personalizzata. Per questo risulta molto posi-tiva il lavoro volto a far sì chel’EMA (agenzia europea per imedicinali) trovi a Milano lasua collocazione.Sapendo che l’EMA non è soloeconomia, ma può essere valo-rizzazione del territorio lom-bardo e del Paese, in grado didare un significativo contributoscientifico insieme ai centri dieccellenza della ricerca, pre-senti nella nostra regione.Dunque, Industria 4.0 si collocain un contesto ancora pieno dicontraddizioni, ma per ciò cheriguarda settori come il chi-mico-farmaceutico o le utilitynon del tutto impreparato.

Allora, che cos’è Industria 4.0?

Con il Piano Nazionale Indu-stria 4.0 il Governo si è mossosu tre direttrici: incentivi fiscaliper promuovere recupero diproduttività; coinvolgimento efondi alle università per diffon-dere una manifattura innovativa;costruzione e potenziamento diinfrastrutture legate alla comu-nicazione, di fatto la banda

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ultra larga. È un progetto inte-ressante in cui sono chiamati acollaborare molti soggetti: il go-verno, le imprese, le associazioniproduttive, il sistema formativo,il sindacato.Un metodo che spinge tutti isoggetti sociali, economici eistituzionali a fare sistema; cheapprezziamo, ma che ad oggisembra fatichi ad affermarsi.

La quarta rivoluzione industriale

Industria 4.0, dentro una visonestrategica che non possiamo chevalutare positivamente, provaa prende a riferimento la por-tata innovativa della quarta ri-voluzione industriale, la qualeimplica la combinazione di nu-merose innovazioni, nell’ambitodella tecnologia digitale.Alcuni studiosi individuano inquattro macro aree l’applica-zione di queste tecnologie:• modelli di business digitali,

indirizzati a canali di vendita e distribuzione;

• integrazione digitale, collegando a valle i clienti e a monte i fornitori permigliorare integrazione eanticipo della domanda;

• integrazione verticale deiprocessi di fabbrica per migliorare flessibilità, qualità, disponibilità degliimpianti e produttività;

• big data e analytics: unaquantità di dati di dimensione milioni di voltepiù alta dei database, flussidi informazioni pubbliche e private, provenienti da diverse fonti in grado di operare in modo mirato col mercato.

Infine c’è tutto il settore che sioccupa del passaggio dal digi-tale al reale, e che comprendela manifattura additiva, lastampa 3D, la robotica, le co-municazioni, le interazionimacchina con macchina e lenuove tecnologie per imma-gazzinare e utilizzare l’energiain modo mirato, razionaliz-zando i costi e ottimizzando leprestazioni. Con la quarta rivo-luzione industriale si arriverà

quindi a quello che viene defi-nito un modello di fabbrica intelligente, dove tutte le macchine,fasi e funzioni di processo, dal-l’approvvigionamento delle ma-terie prime, alla distribuzionedel prodotto, saranno basate sutecnologie che dialogano fraloro, dentro una moltitudinedi scambi di informazioni e dati.La conseguenza sarà ottimiz-zazione di prodotto, processo eservizio. Quindi maggiore pro-duttività, riduzione dei costi diproduzione, maggiore perfor-mance, grazie a una maggioreflessibilità dei processi e ridu-zione degli errori e dei tempi difermo macchina, piccoli lotti per-sonalizzati ai costi di grandescala, aumento dell’efficienza edella competitività.

Come finanziare l’innovazione

In questi anni non sono man-cati finanziamenti alle im-prese, come: decontribuzione,abbattimento dell’occupazionesull’Irap, discesa dell’aliquotaires al 24%, super ammorta-mento, interventi per le startup e le PMI innovative, credito d’imposta sulla ricerca, fino ad arrivare al Jobs act.

Sembra esserci un gap fra soldiinvestiti e risultati, oltre al fattoche è mancata in questi anniuna riforma fiscale nel segnodell’equità che aiutasse a ri-lanciare investimenti e consumiinterni.Vuol dire che da soli gli incen-tivi non bastano, che servonointerventi mirati per orientarela domanda, avviare processidi riconversione diffusa, orien-tando le condizioni di uno svi-luppo che dovrà sceglierealcune chiare opzioni in discon-tinuità col passato: uno svi-luppo sostenibile socialmentee dal punto di vista ambien-tale attraverso la scelta di tec-nologie pulite e sostenibili.Occorre scegliere la sostenibilitàcome veicolo di sviluppo; que-sta sarà la scelta valoriale ma

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anche economicamente vin-cente per il futuro. Serve che le istituzioni si adope-rino più avere più accesso alcredito per finanziare gli inve-stimenti a fronte di piani con-creti di innovazione non soloper le grandi aziende ma pertutte le filiere. E già oggi, senza aspettare do-mani, serve un contesto favore-vole ad accogliere la quartarivoluzione industriale: investirenella dimensione d’impresa,nella pubblica amministra-zione per recuperare efficienza,in un alto livello di istruzione ge-neralizzata. Queste tre condi-zioni di contesto, sono quelleche più ci preoccupano, per-ché la realtà ci segnala un de-ficit fra la condizione attualee ciò che ci sarebbe bisogno.

Opportunità e rischi

Provando a fare qualche consi-derazione più di merito sullaportata di questa innovazione,il primo elemento da sottoli-neare è che in questa prospet-tiva viene confermato ciò checome Filctem viene soste-nuto da tempo, vale a dire chead essere maturi sono i prodotti,i processi ma non i settori. La seconda considerazione èche essendo di fronte a un pro-cesso di riorganizzazione e dinuova industrializzazione chefarà aumentare la produtti-vità, si apre una opportunitàdi sviluppo non basato sul costodel lavoro, che ci permette comesindacato di affrontare processidi riorganizzazione industrialecon una impostazione che vaoltre una logica puramente di-fensiva. In questa prospettiva il

costo del lavoro dovrebbe dimi-nuire perché aumenta il valoredell’investimento e magari di-sincentivare le delocalizzazioni. Basterebbero già queste ra-gioni per dire che è nostro in-teresse sostenere Industria 4.0,perché la stessa battaglia suidiritti universali nel lavoro quipuò trovare terreno fertile eperché una competizione ba-sata sul costo del lavoro piut-tosto che sull’innovazione, diper sé mette in discussione i di-ritti nel lavoro. Ma un approccio positivo nonci deve esimere dal tenere inconsiderazione altri elementidi criticità e provare a trovarequalche soluzione.Il primo interrogativo riguardal’occupazione: con questa inno-vazione avremo un aumentodella perdita di posti di lavoro? Sull’argomento ci sono diversistudi che si avventurano a im-maginare il futuro: chi diceche con l’introduzione della ro-botizzazione e computerizza-zione perderemo dal 30% al35% degli attuali occupati, chicome il National Bureau of Eco-nomic Research, noto centro diricerca di New York, sostieneche per ogni nuova macchinaautomaticamente riprogram-mabile e multiuso perderemodalle tre alle cinque unità dilavoro manuale, chi come lostudio del Forum EconomicoMondiale, afferma che entro il2020 nei 15 paesi oggettodella ricerca (il 65% della forzadi lavoro mondiale), i posti dilavoro che perderemo, per lopiù figure impiegatizie, sa-ranno oltre cinque milioni everranno sostituiti da automigovernati da sofisticati algo-

ritmi.Tutti però concordano nel so-stenere che nasceranno altrilavori a competenze elevate. Iltema per noi sarà capire ildelta finale che ad oggi non èquantificabile e che sommataai posti già persi dal 2008 adoggi, non ci fornisce un qua-dro molto rassicurante. Il tema, credo, non è quello didividersi fra chi vede solo op-portunità che si aprono conqueste nuove tecnologie e chida pessimista immagina che irobot distruggerebbero il la-voro con un’uscita massiccia dilavoratori dall’impresa. Se fosse vera quest'ultima ana-lisi, non credo però che il redditodi cittadinanza possa rappre-sentare una soluzione. Farequesta scelta vuol dire rinun-ciare a creare lavoro, sosti-tuire il valore del lavoro equindi della persona con poli-tiche di sussidio. E avanzarepolitiche solsussidio vuol dire ri-nunciare ad avere un progettoper il paese, per i giovani.In questo senso torna con forzal’esigenza di accompagnare unpiano di sostegno all’innova-zione con un piano del lavoro(così come proposto dallaCgil), basato sulla sostenibi-lità, sulla difesa del territorio,sul rilancio del manifatturiero,sulla politica energetica einfrastrutturale, che lavori sulrilancio della domanda.In sostanza occorre invertirela logica che si basa su politi-che del lavoro concentrateesclusivamente sul lato dell'of-ferta. Qui sta anche la nostracritica all’ultima legge di bi-lancio, perché molto debolesulle risorse da destinare alla

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creazione di posti di lavoro.Al tema della precarietà del-l’occupazione che alimentamolte paure, occorre comun-que tornare a riflettere, ancheal di fuori delle problematicheriferibili a Industria 4.0. Le cause della perdita di postidi lavoro vengono attribuitedalla maggior parte delle per-sone agli esiti della globalizza-zione, alla scelta di un’Europaunita, mischiando causa coneffetti, dentro a una grandeconfusione in cui si incrociano:la crisi, le delocalizzazioni,l’immigrazione, il terrorismo,la sicurezza delle famiglie.

Per ciò che ci riguarda, tutto ilsindacato, unitariamente, nonpotrà limitarsi a dare il suo so-stegno a Industria 4.0, ma è in-dubbio che occorre rispondere,al di là delle strumentalizza-zioni, a quello che è un vero di-sagio sociale dettato dallamancanza di lavoro, da redditiinsufficienti, dalla precarietàdiffusa. La risposta, a mio avviso, senzarincorrere facili populismi, stain un’azione sinergica e di si-stema, unitaria, di politiche peruna buona occupazione. Soloun lavoro, solo un'occupazionedi qualità possono dare una vi-sione del futuro

Contrattazione inclusiva e d’anticipo

Per governare questa nuova ri-voluzione industriale e ridurnele ansie, per promuovere e so-stenere l’approccio delle per-sone al cambiamento, occorreche insieme, noi e le associa-zioni d’impresa, si sia protago-nisti di una nuova stagioneculturale nelle relazioni indu-striali, scegliendo due chiareopzioni politiche nella contrat-tazione: inclusione e contratta-zione d’anticipo. Credo che a chi in questi annidi forte impatto con la globa-lizzazione, da destra come dasinistra, cavalcando strumen-talizzazioni populiste e pro-tezionistiche, ha sollecitatochiusure sovraniste e/o nazio-naliste, occorre rispondere conl’impegno a realizzare nuove edefficaci politiche inclusive,legate alla condizione di chi la-vora e all’occupazione, promuo-vendo e sostenendol’approcciodelle persone al cambiamento.Anche per queste ragioni,quello che chiediamo alle im-prese è d i condiv idere e sviluppare con noi una con-trattazione che sposti dal soloterreno difensivo a quello pro-positivo, anticipando i processidi riorganizzazione del si-stema industriale.Noi i cambiamenti derivatidalla quarta rivoluzione in-dustriale vogliamo governarlinon subirli. Questa è la sfidaper la prossima stagione con-trattuale. Una sfida che nonriguarda solo il luogo di lavoro,ma anche le filiere, il territorio.È necessaio promuovere in-sieme alle imprese una nuovastagione di relazioni indu-

striali che abbiano ambizionipiù alte rispetto alla gestionedel sistema di informazioni,della bilateralità o della con-trattazione sul welfare o al-l’aumento dei minimi. Occorre promuovere un parte-cipazione dove in autonomia dipensiero i lavoratori possanodire la loro e influire sulle scelteorganizzative dell’impresa percorreggerne le distorsioni sul-l’impatto con il lavoro e pun-tare a una qualità alta delprodotto e del lavoro.Sollecitare, noi e le associa-zioni, questo livello di parteci-pazione vuol dire provare aintrodurre qualche elemento dico-determinazione nelle rela-zioni industriali per contra-stare parte della subalternitàculturale che nella crisi hapreso sempre più piede nei luo-ghi di lavoro e che solo ungrande processo di partecipa-zione democratica dei lavora-tori potrà, guardando allaquarta rivoluzione industriale, mettere l’innovazione al servi-zio dell’uomo e dei suoi bisognie non il contrario.

La contrattazione

Risulta quindi necessario pro-vare a declinare nella contrat-tazione (a tutti i livelli) questeopzioni: inclusione, contratta-zione d’anticipo, relazioni industriali innovative, parteci-pazione e co-determinazione,ciò vuol dire porre alcune prio-rità di contenuto nella contrat-tazione futura: occupazione,formazione e valorizzazionedelle competenze, organizza-zione del lavoro e orario, salutee sicurezza (dove occorre chel’innovazione sia messa al ser-

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vizio della persona per salva-guardarne la sicurezza e lasalute, prevenendo anche ilpossibile errore umano).

Occupazione

Occorre fare sistema per soste-nere progetti di innovazioneche rispondano a un obiettivodi fondo che è quello di rilan-ciare il manifatturiero nel no-stro paese. Un paese che è ilsecondo paese manifatturierod’Europa non può non porsiquesto obiettivo. E fare questovuol dire presentare progetti asostegno di un modello di im-presa che non è quello dellaGermania, ma è fatto di pic-cola e media impresa. La regione Lombardia ci staprovando, e credo che questoprogetto abbia dei contenutiinteressanti da proporre. Il tema dell’innovazione den-tro un contesto di piccola emedia impresa non può essereaffrontato solo immaginandola singola impresa, ma l’obiet-tivo che dovremmo porci èquello dell’innovazione di filiera.Occorre accompagnare le ca-tene internazionali del valoredel lavoro attraverso politicheterritoriali logisticamente inte-grate, sinergiche, valorizzandole eccellenze nella ricerca e nelcapitale umano. Altrimenti il ri-schio è di creare sempre piùuna forbice tra grande impresainnovativa e piccola impresa,mantenendo tutti i presuppostiper il dumping dentro la filiera,scaricando i costi tutti sulla pic-cola impresa o sulle parti dellafiliera più deboli.Gli stessi protocolli sulla re-sponsabilità sociale ed etica

non possono prescindere dallaresponsabilità della grandiaziende rispetto a tutta la fi-liera. Se poi guardiamo da unaparte a chi resterà espulso daiprocessi di innovazione edall’altra a chi per fattori de-mografici, visto l’allungamentodell’età pensionabile, farà fa-tica a stare al passo di una fab-brica automatizzata, comunquela mettiamo è indubbio chevisto l’indebolimento deglistrumenti di ammortizzatorisociali venuti avanti con la ri-forma sul lavoro e il jobs act, siapre una diffusa questione so-ciale che riguarderà come ga-rantire un welfare universalee politiche attive. Noi, vista la nostra esperienzacontrattuale, credo dobbiamoprovare a rafforzare ed espan-dere alcuni strumenti contrat-tuali inseriti in molti contratti- come il chimico o quello del-l’elettrico - sul ponte generazio-nale. Si tratta di rafforzarne lanormativa e di provare a ren-dere questi dispositivi fruibili aun perimetro più ampio di la-voratori. Ma occorre anche ripensareallo strumento dell’orario dilavoro come risposta da gio-care sia in anticipo sui processidi espulsione sia per favorirel’ingresso di giovani nel la-voro, non solo quindi in chiavedifensiva, ma anche inclusiva. Un ripensamento va compiutoperché di fatto in questi annigli orari sono aumentati e nondiminuiti. Il finanziamento sucome sostenere riduzioni di ora-rio finalizzate all’occupazionepotrebbe in parte avvenire at-traverso l’incremento dellaproduttività derivato dalle tec-

nologie. Occorre cioè che il van-taggio di produttività derivatodall’introduzione ad esempiodei robot (invece di pensare acome tassarli), vada in parte abeneficio dell’occupazione.

Formazione

E se non vogliamo che la per-cezione di Industria 4.0 sia vis-suta, dopo la globalizzazionenon regolata e dopo la lungacrisi, come un’ulteriore minac-cia, occorre che le politiche diaccompagnamento siano effi-caci e inclusive in primis sullaformazione. È questa una leva fondamen-tale per traghettare il sistemaverso la futura innovazione. Occorre puntare innanzitutto suun’azione convergente sull’innal-zamento delle competenze, cheoggi sono inadeguate a rispon-dere al livello di innovazione. Il nostro è un paese agli ultimiposti in Europa per titolo distudio e livelli di competenze.In Italia la metà della popola-zione adulta arriva solo alla li-cenza media. È questa lafascia che avverte più comeuna minaccia una società glo-bale e altamente tecnologica.Non dobbiamo rassegnarci al-l’idea che Industria 4.0 riguardisolo una fascia di persone,quelle più preparate, mentreper molti altri si immaginasolo un po’ di assistenzialismo.Non possiamo rassegnarci aun futuro dove da una parte viè una minoranza di lavoratoricon un’elevata conoscenza,istruzione e remunerazione, edall’altra una maggioranza di lavoratori precari, senza com-petenze specifiche, ghettizzati

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nei settori dei servizi a bassaqualificazione e retribuzione.Le innovazioni di Industria 4.0con cui ci confrontiamo sono ve-loci, sempre più pervasive e con-tinue; per questo è necessarioche l’apprendimento sia per-manente e capace di sostenere lepersone in tutto l’arco della vita.Scelta questa indispensabile peroperare in contesti dove cambiaradicalmente il modo di pen-sare i prodotti, i processi, lacommercializzazione, i servizi,dove più che l’esperienza con-tano le competenze. Se è vero che parliamo di inno-vazione veloce, molto flessibile,dove l’obsolescenza delle quali-ficazioni professionali è moltorapida, ed è difficile averechiarezza in tempi reali dellecompetenze necessarie per il fu-turo, allora la chiave sta nellaformazione permanente e cer-tificata.Una formazione che, altresì,assicuri a tutti, livelli culturalidi base, standard essenzialielevati, competenze trasversali,che aiutino ad avere più auto-nomia, responsabilità, polifun-zionalità. Come categoria, nella contrat-tazione, sulla formazione sisono fatti molti passi in avantiin questi anni. Soprattutto nelchimico-farmaceutico, l’avereinserito nei contratti nazionaliun pacchetto di ore di forma-zione obbligatoria, congiunta,va nella direzione di affer-mare un’idea: che le sfide sulfuturo si possono vincere se al-ziamo il livello della consapevo-lezza del cambiamento e delleconoscenze. Molto abbiamofatto ma molto c’è ancora dafare, perché ci sono ancora

tante lacune e arretratezze, inmolta parte delle imprese, insettori che sbagliando, vedonoancora la formazione come uncosto e non un investimento.E poi occorre che l’acquisizione dinuove competenze e il nuovoapproccio al lavoro, sia pre-miato, riconosciuto. Per questooccorre ripensare le griglie deilivelli di inquadramento, i pro-fili professionali che sono rima-sti fermi ormai da troppo anni.

Orario e organizzazione del lavoro

Ma il cambiamento non ri-guarda solo le mansioni chevengono svolte; con l’introdu-zione di queste nuove tecnolo-gie cambia anche il rapportofra tempi di vita e tempi di la-voro (pensiamo solo al lavoro remoto), che può cambiareanche il modo di dare valoreeconomico al lavoro. Il tempodi lavoro gestito fuori dalluogo di lavoro ci può renderepiù liberi, più autonomi e altempo stesso ci può lasciarepiù soli, più stressati. Dunque, definire regole nellacontrattazione che trovino ilgiusto equilibrio, coniugandotempi di vita con tempi di lavoroè fondamentale, rispettando itempi per sé, per la propria fa-miglia, per i propri affetti.

Una sfida per tutti

Ma c’è un altro tema su cui do-vremo provare ad avanzarequalche proposta. Rispetto allapervasività della quarta rivolu-zione industriale sul lavoro esulle sue condizioni, sul fattoche la tecnologia stessa pro-duce informazione, occorre

porsi l’interrogativo di chi de-tiene l’informazione e quindi ilpotere. Per questo in discus-sione c’è anche la democrazia. Insomma se la sfida è di questaportata (la fabbrica intelli-gente), noi non possiamo ac-contentarci di informazione,bilateralità, aumento dei mi-nimi e una scarsa presenza diwelfare integrativo. Occorreripensare la contrattazione,sapendo che se la tecnologiafrantumerà sempre più il la-voro non tutta la contratta-zione potrà svolgersi nei luogodi lavoro, ma in parte sarà le-gata alle persone, al territorio. Se questa è la sfida, occorreche il livello di relazioni sin-dacali sia all’altezza dellaportata del cambiamento e as-suma la questione etica e dellaresponsabilità sociale in tutti isuoi aspetti, dove la tutela deidiritti è parte integrante del-l’innovazione e della qualità intutti i suoi aspetti.A tutto il sindacato, unitaria-mente, spetta il compito di aiu-tare a costruire un progetto dicomunità per dare un senso diappartenenza attraverso il la-voro, un lavoro regolato con di-ritti universali, che devonoessere in capo alle persone, in-dipendentemente dal luogo dilavoro. Da qui il valore del progettodella Cgil, offerto al paese:una carta dei diritti che dia di-gnità e valore a tutti i lavora-tori, una proposta di estremamodernità.

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Disegno della ricerca

In una fase in cui le grandi eco-nomie europee faticano a usciredalla crisi, l’idea del possibileavvento di una nuova rivolu-zione industriale ha affascinatomolti commentatori ed espertidi settore, rendendo il temadella manifattura 4.0 uno degliambiti di discussione più dibat-tuti degli ultimi anni.Tuttavia se l’espressione mani-fattura 4.0 sta progressiva-mente entrando nel vocabolariocomune, spesso il suo signifi-cato ci viene presentato in unaveste poco puntuale e in ma-niera estremamente evocativa. Esulando dalla retorica con cuispesso viene affrontato il tema,che oscilla tra una visione apo-calittica di fine del lavoro aduna narrazione di ozio creativo,l’obiettivo del nostro rapportodi ricerca sarà quello di inda-gare quali siano i principichiave su cui poggia l’idea dellamanifattura 4.0 e quali siano isuoi possibili risvolti di medioperiodo, con un particolarefocus sui settori che sono rap-presentati dalla Filctem. Ci riferiamo ai possibili cambiamentinel sistema delle imprese, alletrasformazioni sociali e piùnello specifico al suo impattosull’occupazione e sui fabbiso-gni professionali. Riprendendo le parole del so-ciologo Immanuel Castels, se"nell'epoca del fordismo si stu-diava l’alienazione dovuta allaripetitività e alla noia, oggi” inparticolare in un contesto dimanifattura 4.0, che inevitabil-mente tenderà ad accrescere le

componenti flessibili della pro-duzione, “l’oggetto di analisideve concentrarsi sull’ansia ge-nerata dalla crescita dell’incer-tezza e del rischio sociale".L’obiettivo di questo lavoro èquindi quello di restituire undocumento che provi a rico-struire i diversi ambiti che sa-ranno influenzati da questanuova modalità di produzione,offrendo al decisore sindacaleuno strumento in più per pro-vare a governare e indirizzarein maniera proattiva il processodi trasformazione in corso. Seinfatti, l’ambizione della mani-fattura 4.0 è quella di restituirecompetitività al settore mani-fatturiero delle economie a piùantica tradizione, questo pro-cesso non può avvenire senzauna sua piena armonizzazione

con quelle che sono le esigenzedei lavoratori e dell’ambiente incui le nuove unità produttivesaranno inserite.Con questi obiettivi, il lavoro sistrutturerà su quattro livelli dianalisi. Dopo una prima defini-zione del concetto di manifat-tura 4.0, si passerà a raccontareil posizionamento di policy ri-spetto alla prospettiva 4.0, perpoi delineare una fotografia sta-tistica rispetto al livello di inno-vazione delle imprese neisettori della Filctem, fino acompletare l’indagine attra-verso interviste a stakeholderai quali sarà affidato il compitodi leggere ed interpretare sce-nari della Lombardia e dei set-tori Filctem all’interno delquadro 4.0.

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1. Manifattura 4.0 come possibile risposta competitivaper il sistema produttivo

1.1 Che cos’è la manifattura4.0? Una prima definizioneoperativa

Quando si parla di manifattura4.0, di fabbrica digitale, di in-dustria intelligente, si fa riferi-mento a uno stesso camposemantico. Ci riferiamo a unnuovo modello produttivo, ba-sato sullo sviluppo delle tecnolo-gie digitali, sull’interconnessionetra diverse componenti produt-tive e su un approccio orientatoall’innovazione di processo e diprodotto. In pratica, stiamo par-lando di quella che potrebbe es-sere la produzione industrialedel futuro.Il tema dell’industria 4.0 è statopresentato per la prima volta allafiera di Hannover nel 2011. Sitratta di un progetto frutto di unlavoro di sinergia tra il governotedesco, l’istituto Fraunhofer1 ealcune grandi imprese manifat-turiere del paese, che assume laforma di un vero e proprio dise-gno di politica industriale volto agarantire innovazione e compe-titività al manifatturiero tedescoe dei paesi di più antica indu-strializzazione.Quella della manifattura 4.0 è,infatti, una sfida che aspira a raf-forzare il sistema produttivodelle economie più consolidate,provando a invertire i processidi post-industrializzazione e diterziarizzazione verificatisi negliultimi decenni.

1 Organizzazione pubblica che si configura comeuno dei principali centri di ricerca applicata d’Europa

Un processo economico di di-mensioni considerevoli che nonsi ripercuote in egual misura sututta la produzione industriale. Occorre, infatti, distinguere trala manifattura replicativa, stan-dard, destinata a essere attrattadai paesi low cost, e la manifat-tura innovativa, che invece habuone possibilità non solo di re-stare, ma anche di catturarequote crescenti di mercato (Rul-lani 2015). Il modello produttivodell’Industria 4.0 si concentra suquesta seconda tipologia di ma-nifattura, per provare a renderlapiù efficiente e innovativa, rilan-ciandone così la sua competiti-vità internazionale. Prendendo in prestito le parole diRadziwon e colleghi (2014), po-tremmo definire questo nuovoapproccio d’impresa come “unasoluzione produttiva che favori-sce processi flessibili e adattiviper risolvere i problemi derivantidalla complessità crescente. Unasoluzione che da un lato è cor-relata all’automazione, intesacome combinazione di software,hardware e meccanica che do-vrebbe portare all’ottimizzazionedella produzione, e dall’altro latosi associa ad una prospettiva dicollaborazione dove l'intelli-genza deriva da un’organizza-zione dinamica e partecipativa”(ns. trad). Come si può vedere, quindi, conl’espressione manifattura 4.0non ci riferiamo alla sempliceautomazione dei processi pro-duttivi o alla crescente capacitàdi calcolo e di raccolta dati, en-trambi elementi che sono giàpresenti da tempo all’internodelle nostre economie, ma al suoessere smart, ovvero, a quella ca-pacità di interazione costante e

circolare tra i diversi elementidel sistema produttivo, reso pos-sibile grazie a sensori e piatta-forme interconnesse sulla reteinternet. La manifattura 4.0, infatti, inte-gra le nuove risorse tecnologicheabilitanti nei diversi livelli delprocesso decisionale sfruttandogli innumerevoli benefici dellarete. A questo riguardo, la lette-ratura ha individuato sei princi-pali categorie tecnologiche chepossono sorreggere l’impalca-tura della fabbrica intelligente epermetterle di svilupparsi. Ci ri-feriamo al cosiddetto Internetdelle Cose (IoT), all’analisi dei BigData, alle tecnologie su misura(Wearable Technologies), all’uti-lizzo di una rete di server remotiper archiviare, gestire e proces-sare i dati (Cloud Computing),alla manifattura additiva e all’au-tomazione attraverso la robotica. Tuttavia, se l’avanzamento tec-nologico rappresenta un prere-quisito fondamentale perl’affermarsi di questa nuovapossibile rivoluzione industriale,l’industria 4.0 risulta una realtàben più complessa. Come sotto-lineato da Alessio Gramolatidella CGIL Nazionale, una rivolu-zione industriale implica uncambiamento di paradigma, che“impatta anche sui sistemi for-mali (welfare) e informali (rela-zioni sociali); sul disegno deiluoghi abitati (città e campagne),sugli stili di trasporto, sulle mi-grazioni ecc. Insomma accanto alparadigma tecnologico va consi-derato quello politico e sociale”. In altri termini, per produrre uncambiamento tale da poter es-sere considerato rivoluzionario,la tecnologia ormai disponibilesul mercato dovrà essere inte-

MANIFATTURA 4.0 COME POSSIBILE RISPOSTA COMPETITIVAPER IL SISTEMA PRODUTTIVO

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grata da un diverso approccio al-l’impresa, un rinnovato modelloorganizzativo del lavoro, un in-novativo sistema di politiche in-dustriali e di welfare.Si tratta di un connubio tra uncambiamento tecnologico e unaconseguente riorganizzazionesociale e lavorativa. Nella primarivoluzione industriale, infatti,l’avvento della tecnologia ali-mentata a vapore ha prodotto laconcentrazione del lavoro ingrandi unità produttive e il pas-saggio da una produzione preva-lentemente artigianale a quelladi massa. La seconda rivolu-zione industriale, invece, favo-rita dallo sviluppo dell’energiaelettrica, ha rimesso in discus-sione i rapporti di produzionegiungendo alla definizione delprincipio di divisione del lavoroproprio dell’economia fordista.Da questo cambiamento internoalle fabbriche, sono poi scaturiteimportanti innovazioni nell’or-ganizzazione sociale e politicache possono essere consideratediretta conseguenza della rivolu-zione industriale. Infine, l’affer-marsi dei primi computer e laloro applicazione nelle industrieha originato la terza rivoluzioneindustriale che ha determinatoun profondo cambiamento nellasocietà e nell’economia. Basta ci-tare il concetto di globalizza-zione dell’economia come unadelle principali leve di questa ri-voluzione, la quale dal punto divista organizzativo ha portatoalla ridefinizione dell’assettoproduttivo nella direzione dimaggiore flessibilità e dinami-smo sulla base del principio del“just in time” e di una forte au-tomazione e smaterializzazionedella filiera produttiva.

È evidente che anche questo av-vento dei sistemi cyber fisici edelle diverse tecnologie abilitanti,potranno dare luogo a un cam-biamento di paradigma radicale,come avvenuto nelle tre rivolu-zioni industriali precedenti. Tut-tavia, se la manifattura 4.0 siconfigurerà come una vera e pro-pria rivoluzione o semplicementecome un processo di evoluzionetecnologica additiva dipenderàdalla capacità dei diversi attori diimmaginare un nuovo modello disviluppo e di organizzazione so-ciale e del lavoro.

1.2 L’industria 4.0 e il suo possibile impatto sul sistemaproduttivo

Adeguamento tecnologico, fles-sibilità, flussi informativi costantie interconnessione, rappresen-tano le parole d’ordine che per-mettono alla fabbrica, dentro la quarta rivoluzione industriale,di corrispondere alle nuoveemergenti esigenze di un mer-cato globale. Dietro questonuovo approccio c sono quattroconcetti chiave: decentralizza-zione e ricomposizione dellacatena del valore a livello mon-diale; offerta personalizzata;eliminazione delle barriere traindustria e servizi; commi-stione tra produzione e con-sumo (Tullini 2016). Si tratta diquattro concetti fondamentalila cui piena applicazione deter-minerebbe “un aumento dellavelocità di passaggio dal proto-tipo al prodotto industrializ-zato, una miglior qualità delprodotto e un aumento dellaproduttività (Tiraboschi e Se-ghezzi 2016). In base alle stimedella Accademia Nazionale

delle Scienze e dell’Ingegneriatedesca (Acatech) questonuovo modello è infatti ingrado di produrre già nel breveperiodo un incremento dellaproduttività di circa il 30%. Ciòsignifica che, qualora le stimesi avverassero, le imprese cheper prime avranno investitonella direzione di questo ap-proccio potranno rispondereprontamente alle opportunitàche si verranno a creare, tro-vandosi in una posizione divantaggio sul mercato.Entrando più nel merito dellastrategia aziendale, dal puntodi vista dell’innovazione di pro-dotto, la risposta si spingeràsempre più verso la prototipa-zione virtuale, l’innovazionenei materiali, la ricerca per svi-luppare prodotti sempre piùtecnologici e conformi alle esi-genze diversificate e in conti-nua trasformazione del clientefinale. L’ausilio della roboticaincrementerà la precisione concui verranno realizzati i lavo-rati e i semi lavorati, mentre lastampa 3D consentirà di ripro-durre con semplicità e preci-sione alcune componentifondamentali. Gli stessi opera-tori presenti nella catena delvalore saranno facilitati neiloro compiti dall’impiego dirobot collaborativi e da innova-tive interfacce uomo-macchinache ne potenzieranno sia la ca-pacita! esecutiva sia quella de-cisionale (Acatech 2011). Inalcuni settori, ci riferiamo inparticolare all’alta moda, allecalzature e alla produzione deimobili e dei manufatti in legno,l’ausilio della tecnologia nonsoppianterà la forte compo-nente artigianale su cui si basa

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buona parte della produzione,ma al contrario, queste compo-nenti si integreranno tra lorogiungendo a una valorizza-zione comune. Accanto all’innovazione di pro-dotto c’è quella di processo. Lafabbrica 4.0, infatti, si basasulla messa in rete della catenadell’offerta in un processo dicambiamento tecnologico pro-fondo che dalla linea produt-tiva investe sempre più anchetutto l’assetto organizzativodel lavoro. La capacità di ricon-figurare il processo dalla sin-gola risorsa produttiva allarete logistica globale, divienequindi una capacità strategica.In questo contesto, automa-zione, ICT e capacità gestionalisvolgeranno sempre più unruolo fondamentale per risol-vere la complessità della pro-duzione.Sempre all’interno dell’innova-zione di processo va inseritoquanto richiamato in precedenzarispetto all’integrazione dei ser-vizi con le attività di produ-zione. All’interno della fabbricadel futuro, infatti, non vi sonosolo le attività di produzione,“ma un circuito di attività im-materiali come l’ideazione, laricerca, il design, la modelliz-zazione, la logistica, la comu-nicazione, la gestione degliordini nelle filiere globali, imarchi e i significati connessi,la commercializzazione, il rap-porto sempre più interattivocol mondo della distribuzionee del consumo” (Rullani 2015).In pratica, la manifattura 4.0sottende un processo di inte-grazione tra le attività dellaproduzione con quelle della lo-gistica e dei servizi. Da un lato,infatti, l’innovazione di pro-

cesso implica un maggiorecontrollo di tutta la filiera equindi accrescerà l’importanzastrategica della logistica e deiservizi di distribuzione, dall’al-tro l’importanza dei fattori im-materiali e l’orientamento alcliente finale determinerannola crescente domanda di ser-vizi. Si tratta quindi di un pro-cesso di forte integrazione traattività produttive e servizi chepuò rendere forviante il ter-mine stesso di “Industria 4.0, inquanto riconducibile etimologi-camente a una realtà esclusiva-mente manifatturiera che non èquella nella quale si incarna laquarta rivoluzione industriale”(Tiraboschi e Seghezzi 2016).Infine, la manifattura 4.0 im-plica un rinnovato interesseverso le esigenze del consuma-tore finale. Dalla produzione dimassa e mass customizationper modelli offerti in diversevarianti già precostituite si vaverso il prodotto personaliz-zato: dal codesign degli acces-sori scelti in ragione dellerichieste del pubblico sino allaproduzione di tipo “one of akind”, cioè un’unità prodottaper codice di prodotto, abban-donando la ripetibilità dei pro-cessi, la standardizzazione delleoperazioni e la modularità deicomponenti della fabbrica at-tuale. In questa prospettiva siinserisce l’opportunità di sen-sori presente nei beni commer-cializzati, attraverso i qualiaccedere ad informazioni checonsentono di ottimizzare eaggiornare in continuazionequanto già venduto, oltre adoffrire tutta una serie di servizipersonalizzati resi erogabilianche da remoto.

1.3 La sostenibilità come scelta strategica

Generalmente, nella letteraturaspecialistica sull’industria 4.0 illivello di approfondimento siferma ai temi tecnologici chesottendono a questa nuova pos-sibile rivoluzione industriale.Tuttavia, questo approccio ap-pare sempre più riduttivo inquanto non entra nel merito dialcune considerazioni di naturasociale che sono parte inte-grante del discorso sulla fab-brica del futuro. L’innovazionee l’attenzione verso le esigenzedel consumatore proiettano, in-fatti, a pieno titolo la fabbricaintelligente nella direzione delmodello delle “Tre P” di Elkin-gton (1997), in cui si escludel’azienda come un corpo estra-neo alla società in quanto ilmercato impone di raggiungereil profitto (Profit) rispettandol’ambiente (Planet) e le persone(People). In altri termini l’im-presa orientata all’innovazione4.0 non può limitarsi al perse-guimento del profitto - che rap-presenta comunque il fineultimo di ogni sua attività - e alrispetto della legge - condizioneimprescindibile per operare inuna società - ma deve agire inmaniera eticamente responsa-bile e sviluppare una ‘sensibilitàsociale’ verso i temi d’interessecollettivo. Ci riferiamo quindi aquel concetto di ResponsabilitàSociale che negli ultimi anni haacquisito una crescente atten-zione da parte dell’opinionepubblica e che, in una prospet-tiva di attenzione al clientefinale, risulta sempre più deter-minante. Questa, infatti, pro-duce un triplice beneficio perl’azienda in quanto: rappresenta

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una risorsa di marketing in uncontesto di crescente attenzioneverso le tematiche ambientali,una condizione che migliora lerelazioni con gli altri attori intermini di rafforzamento dellafiducia reciproca, un valore chepuò avere riflessi positivi sulprofilo motivazionale (e quindisulla produttività) della forza la-voro.La fabbrica del futuro, perciò, èintrinsecamente coinvolta inquesto processo di responsabi-lizzazione in chiave ambientalee sociale. Non si tratta di unascelta di natura filantropica, madi un elemento centrale per unamoderna strategia di business,connessa alla natura stessa diquesto nuovo modello d’im-presa. Un’azienda che agisce sunicchie di mercato puntandoall’ottimizzazione del processoproduttivo, alla qualità e innova-zione del prodotto in un’otticadi customizzazione è, infatti,chiamata naturalmente a svilup-pare interventi connessi alla Re-sponsabilità Sociale di Impresa.All’interno di questo ragiona-mento sulla responsabilità so-ciale della manifattura 4.0, unruolo particolare lo riveste iltema della sostenibilità ambien-tale. L’utilizzo massivo dellatecnologica digitale rende in-fatti l’industria 4.0 un modellodi impresa a basso impatto am-bientale per tre distinte ragioni.In primo luogo, il corredo tec-nologico di cui si dota la mani-fattura 4.0 consente lo sviluppodi processi produttivi decen-trati e il più possibile smateria-lizzati. Attraverso l’internetdelle cose, le diverse apparec-chiature comunicano tra loro,sfruttando la tecnologia wire-less e l’utilizzo dei sensori.

Questi elementi uniti all’intro-duzione della robotica consen-tono il controllo a distanza deiprocessi da parte degli addetti.Si tratta di un cambiamento diparadigma che potrebbe avereun impatto importante suglispostamenti urbani. L’avanza-mento tecnologico, infatti,rende possibile già oggi pen-sare a un sistema produttivoche non prevede più la pre-senza sistematica dell’opera-tore sul luogo di lavoro. Inquesto quadro, la stampa 3Drappresenta l’emblema di unaproduzione che può essere de-centrata, con delle evidenti ri-percussioni su tutta la catenaproduttiva e del trasporto. Ladigitalizzazione e l’utilizzo deisistemi di analisi dei big data,infine, introducono una moda-lità di archiviazione e di ge-stione dei documenti cheprevede un progressivo abban-dono della carta stampata. In secondo luogo, la sostenibilitàdella manifattura 4.0 derivadalla sua costante ricerca di so-luzioni atte a innovare il pro-cesso produttivo e renderlo piùefficiente. Si tratta di una carat-teristica strutturale della fab-brica del futuro i cui obiettivisono coincidenti con quelli dellasostenibilità. Da questo punto divista, la manifattura del futurosarà naturalmente incline adadottare soluzioni che favori-scano l’efficienza energetica, lariduzione degli scarti di lavora-zione con un eventuale loro riu-tilizzo all’interno del cicloproduttivo e una logistica soste-nibile. La ricaduta di tali sceltesarà, inoltre, amplificata dallatendenza della fabbrica intelli-gente a integrare nella sua sferadi controllo tutta la filiera produt-

tiva. In quest’ottica, quindi, a ri-sentire del processo di efficienta-mento non sarà soltanto ilsingolo stabilimento, ma poten-zialmente tutta la catena logi-stica e la rete di fornitori, conconseguenti effetti moltiplicativi.Infine, la manifattura 4.0 si con-figura come sostenibile per l’am-biente in quanto è strutturalmentelegata al cliente finale. In quest’ot-tica, una società che mostra unacrescente attenzione al tema del-l’ambiente, spinge la domanda dimercato verso scelte produttivesostenibili. Si tratta di un ele-mento che già oggi rappresentauna delle dimensioni su cui com-petono le imprese e che è desti-nato a incrementare la suaimportanza nel tempo. Pren-dendo in prestito le parole delgiornalista e sociologo FrancescoMorace, oggi la sostenibilità puòrappresentare un elemento didifferenziazione e di vantaggioper un prodotto, ma nell’arcodei prossimi 20 anni essere ‘so-stenibile’ sarà una caratteristicanecessaria che ogni prodottodovrà incorporare per accedereal mercato 2.

2 Un cambio di paradigma del mondo dei consumie dei consumatori: colloquio sulla sostenibilità conFrancesco Morace, di Marco Ricchetti, in Il bello e ilbuono. Le ragioni della moda sostenibile, a cura diMarco Ricchetti e Maria Luisa Frisa, Marsilio Editori,Venezia 2011.

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1.4 Flessibilità, lavoro a distanza,automazione: possibili implicazione sul mondo del lavoro

La recente provocazione di BillGates, sulla necessità di intro-durre forme di tassazione per leaziende che utilizzano robot insostituzione della forza lavorocon la finalità di impiegare tali ri-sorse per l’attivazione di stru-menti di welfare atti a sostenereil reddito dei lavoratori espulsidal ciclo produttivo, ci ricordacome il dibattito sul futuro dellavoro rappresenti un tema cru-ciale in questa fase storica. Al di là della percorribilità dellaproposta del fondatore di Micro-soft, i dati che emergono dalleprincipali ricerche sull’automa-zione ci mostrano un quadro incui il lavoro umano rischia diperdere la sua centralità. Seprendiamo ad esempio, lo studiodella PricewaterhouseCoopers(2017), emerge come negli StatiUniti il 38% dei posti di lavoropotrebbe scomparire nei pros-simi quindici anni.Tuttavia, un tale scenario apo-calittico non è universalmenteaccettato. Se, infatti, alcunistudi parlano del rischio con-creto di una totale sostituzionedel lavoro, altri mettono in evi-denza le possibili sinergie trarobotica e componente umana.Lo stesso segretario del TesoroAmericano - Steven Mnuchin –ha bollato come futuristical’idea che nei prossimi anni irobot possano rimpiazzare gliumani nella vita economica, ri-mandando tale prospettiva dialmeno mezzo secolo. Anchepassando in rassegna il casoitaliano, una recente ricerca diAssolombarda (2016) sottoli-nea come la piena applicazione

dei principi della manifattura4.0 potrebbe avere un effettopositivo sull’occupazione pari aun aumento netto dei posti dilavoro nel settore manifattu-riero di circa il 10%. Tuttavia,come sottolineato da questa ri-cerca, tale processo sarà figliodi un’iniziale distruzione di al-meno 8 milioni di posti di la-voro. La ricerca sottolinea,inoltre, che “se gli effetti dellaperdita dei posti di lavoro sonocon molta probabilità destinati averificarsi nei prossimi anni pereffetto del cambio di paradigmatecnologico, la creazione deinuovi posti di lavoro dipendedal contesto organizzativo e isti-tuzionale in cui l’evoluzione di-gitale andrà a contestualizzarsi”.Come ci ricorda Francesco Se-ghezzi nel suo articolo Lavoro erelazioni industriali in Industry4.0, il tema che sta alla basedella diatriba tra fine del lavoroe complementarietà tra uomo emacchina, va ricercato nel rap-porto tra la componente umanae i sistemi cyber fisici. In questaprospettiva di analisi, ripren-dendo i testi di due studiosi te-deschi, Kurtz e Ganz (2014) larelazioni tra il lavoratore e i di-versi strumenti tecnologici puògenerare due distinti scenari:l’automazione e la specializza-zione.Nel primo caso le attività umanesono interamente dirette e go-vernate da macchinari che svol-gono in autonomia il loro ruolo(Seghezzi 2016). I sistemi cyberfisici, coadiuvati dall’avventodell’intelligenza artificiale, so-stituirebbero in maniera so-stanziale l’attività umana inquanto in grado di controllareil processo nella sua comples-

sità grazie a sensori e infra-strutture wireless. Il lavorodegli operatori, quindi, si limi-terebbe a semplici attività dimonitoraggio di questi sistemie compiti di problem-solving,qualora intervengano delle ano-malie nel sistema. Si tratta diuno scenario di radicale crollooccupazionale, in cui gli addetticon competenze più basse ver-rebbero totalmente rimpiazzatidai robot, mentre quelli di fa-scia media subirebbero un forteridimensionamento in quantole loro funzioni di monitorag-gio del processo sarebberoprincipalmente svolte dai si-stemi cyber fisici. Nello scenario di specializza-zione, invece, il ruolo dei si-stemi cyber fisici è integrato aquello dell’uomo. Quest’ultimo,infatti, mantiene il controllo delprocesso produttivo serven-dosi degli strumenti tecnolo-gici, che vanno consideraticome un’estensione delle suecapacità: “uno strumento avan-zato di gestione della produzioneatto a migliorare i risultati, inci-dendo positivamente sia sullaqualità del lavoro sia quella dellaproduzione” (Seghezzi 2016). Inquesto scenario non siamo inpresenza di una radicale sostitu-zione del lavoro, ma di un rap-porto di cooperazione tra uomoe macchina, che dal punto divista occupazionale inciderebbein maniera sostanziale sul si-stema delle competenze, mentresolo marginalmente sui livelli oc-cupazionali. È quindi evidente che l’analisidell’impatto occupazionaledella manifattura 4.0 risulta untema molto complesso le cuiconseguenze possono assu-

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mere traiettorie estremamentediverse. Per questa ragione, piùche azzardare previsioni, ci li-mitiamo a mettere in luce tredistinti spunti di riflessione. In primo luogo, occorre sottoli-neare come il concetto di fab-brica 4.0 si stia sviluppando alfine di invertire alcuni trendglobali di spostamento di al-cune produzioni verso paesi dinuova industrializzazione. Ciòsignifica che quando si va a im-maginare quale potrebbe essereil saldo occupazionale di questanuova rivoluzione industriale,bisognerebbe tenere in conside-razione che molti posti di lavorosarebbero comunque destinatia scomparire per via dei pro-cessi di delocalizzazione o perl’incapacità delle imprese di re-stare sul mercato globale.In secondo luogo, l’automa-zione non è un fenomeno deltutto nuovo. Ogni rivoluzioneindustriale è caratterizzata dal-l’avvento di una nuova tecnolo-gia che ha automatizzato partedel processo produttivo. La ca-pacità di assorbire i potenzialieffetti negativi in termini diposti di lavoro dipende quindida come il sistema produttivo el’assetto istituzionale saprannoprovvedere a una riorganizza-zione del lavoro e alla ridefini-zione di un sistema di welfarecoerente con il nuovo modelloeconomico.Infine, il tema del rapporto traoccupazione e industria 4.0 vastudiato in modo sistemico. Se,infatti, è vero che la robotica ri-schia di far sparire dal mercatonumerose figure professionaliche si occupano della parte piùrutinaria della produzione, ragio-nare in termini più complessivi

permette di poter immaginareun impiego differente della forzalavoro, in particolare in rispostaai tanti e nuovi bisogni che emer-geranno della gestione integrataed efficiente del processo. Dallaproduzione e programmazionedei robot, alla loro manuten-zione e gestione, alla cura delcliente fino alla realizzazionedi servizi personalizzati. In quest’ottica, se alcuni me-stieri tenderanno a scomparire,altri lavori oggi poco valorizzativedranno crescere la loro im-portanza.Ovviamente, l’avvento della ma-nifattura 4.0 produrrà anchedegli importanti cambiamentiqualitativi nel mondo del lavoro,i quali possono essere ricondottia due principali elementi traloro interconnessi: l’arricchi-mento delle competenze pro-fessionali e l’incremento dellaflessibilità.A questo riguardo, come spiegaGianpaolo Vitali del CNR, la ma-nifattura 4.0 sottende un pro-cesso di job enirchment, inquanto “in un contesto caratte-rizzato da fabbriche dove pro-dotti, processi e tecnologieevolvono con dinamiche arti-colate, la conoscenza umana,nonché, la sua capacità di in-terpretare fenomeni produttivicomplessi e identificare solu-zioni basate sull’esperienza,rappresenta un elemento fon-damentale”. Al netto dei cam-biament i ne l la strutturaoccupazionale, quindi, per chimantiene il proprio impiegopossiamo facilmente immagi-nare un processo di specializ-zazione professionale.Connesso con l’estensione dellecompetenze, il tema della fles-

sibilità rappresenta il secondofattore di cambiamento qualita-tivo del lavoro nell’orizzontedella manifattura 4.0. La dina-micità della nuova fabbricaimpone il passaggio da una co-noscenza riproducibile, ovvero,meccanica e di tipo puramenteapplicativa, a forme sempre piùflessibili di conoscenza, chepresuppongano un approccioproblem solving e una speri-mentazione costane di nuovesoluzioni. Si tratta di una fles-sibilità che assume diverseforme. Da un lato, infatti, l’In-dustria 4.0 estende i compititradizionali della manifatturaattraverso un’integrazione coni servizi, rende meno nette ledivisioni settoriali, e conse-guentemente accresce il gradodi flessibilità dei lavoratori chedevono estendere le propriecompetenze e adattarsi conti-nuamente ai cambiamenti delsistema produttivo. Si tratta diuna flessibilità di tipo qualita-tivo, che impone un costanteaggiornamento professionale eun ripensamento della contrat-tazione collettiva, che in unaprospettiva di industria 4.0,non può più articolarsi esclusi-vamente in maniera settoriale.Dall’altro lato, il rapporto uomomacchina, la possibilità di con-trollo a distanza e la crescitadella dimensione non materialedella produzione, modifiche-ranno il modello organizzativo,ridefinendo i rapporti di produ-zione in un’ottica di flessibilitàorizzontale. Come si può leg-gere da un rapporto dell’orga-nizzazione internazionale dellavoro (ILO 2017) le nuove tec-nologie ITC hanno rivoluzionatoil lavoro e la vita quotidiana,

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consentendo alle persone di es-sere interconnesse sia nellasfera lavorativa che personale.Questa crescente capacità di in-terscambio può determinareanche “l'invasione del lavoro re-tribuito negli spazi e nei tempinormalmente riservati alla vitapersonale. L'odierno lavoro diufficio e, più generalmente, il la-voro della conoscenza è soste-nuto da internet e può essereportato fuori da qualsiasi loca-lizzazione e da qualsiasi tempo”.Si tratta di una possibilità, cheha determinato (e che determi-nerà in maniera sempre più pre-ponderante) sia un aumento deltelelavoro, sia un’organizza-zione aziendale sempre più ba-sata su crescenti livelli diautonomia nell’organizzazionedel lavoro. Se, infatti, l’orario dilavoro e il luogo diventano di-mensioni meno rilevanti, ancheil concetto di lavoro subordi-nato nel suo significato tradizio-nale perde progressivamente diimportanza. Ciò, oltre a crearenon pochi problemi dal puntodi vista del rispetto degli stan-dard normativi di lavoro, hafatto recentemente parlare diwork porosity (porosità del la-voro), alla stregua di un nuovoparadigma dei tempi di lavoronon più fondato sulla separa-zione netta tra tempi di vita etempi di lavoro, ma su una loroalternanza e complementarietà,e conseguentemente di dirittipost moderni e di nuova gene-razione come, per esempio, ilcosiddetto diritto alla discon-nessione tipizzato per primodal legislatore francese.

2. Le scelte di policy della regione Lombardia nel quadro nazionale ed europeo su Industria 4.0

2.1 Il ruolo di indirizzo pubblico nello sviluppo dellamanifattura 4.0

Il ruolo dell’attore pubblico nelprocesso di sviluppo dellaquarta rivoluzione industriale èinsito nel concetto stesso di In-dustry 4.0. Questa, infatti, nascecome una vera e propria misuradi politica industriale, promossadal governo tedesco al fine digarantire l’innovazione del tes-suto produttivo e generare ef-fetti positivi non solo dal puntodi vista economico, ma per la so-cietà nel suo complesso. Al-l’obiettivo dello sviluppo sisommano le sfide legate ai mu-tamenti sul fronte del lavoro cheovviamente rafforzano l’inte-resse ed il ruolo pubblico.Appare, perciò, chiaro comel’affermazione dell’Industria 4.0e il suo governo integrato all’in-terno di un piano di sviluppoeconomico e sociale, passi ine-vitabilmente dalla capacitàdell’attore pubblico di sapergiocare a pieno il proprio ruolo.Ci riferiamo a tutte quelle mi-sure che possono sostenere ilprocesso di riconversione del-l’industria verso un nuovo mo-dello economico, non solo intermini di incentivi all’innova-zione, ma anche attraverso lamessa a sistema dei diversi fat-tori su cui poggerà l’Industria4.0. Una prospettiva che diventaancora più centrale se inqua-drata all’interno di un contesto aforte presenza di piccole e

medie imprese. Come ampia-mente confermato dalla lettera-tura, sono infatti molte le piccolerealtà produttive che senza un intervento pubblico capace di ri-durre le soglie di accesso alle op-portunità tecnologiche disponibile,rischierebbero di rimanere escluseda questa possibile rivoluzioneindustriale, con un grave dannoper la loro capacità di resisteresul mercato.Da questo punto di vista, im-portanti ambiti di interventosono: incentivi per l’adegua-mento tecnologico; promozionedella ricerca in collaborazionecon le principali università delpaese; supporto alla creazionedi sinergie lungo tutta la filiera.Non meno importante è l’impe-gno pubblico nella diffusione diconoscenza e consapevolezza ri-spetto ai nuovi principi dell’Indu-stria 4.0 e alla loro trasposizionepratica nei diversi contesti. È, in-fatti, evidente come la diffu-sione del modello 4.0 non puòessere considerata un processodeterministico, ma necessita diun lavoro di sedimentazioneche convinca le imprese a inve-stire per ottenere determinatiritorni.

LE SCELTE DI POLICY DELLA REGIONE LOMBARDIA NEL QUADRO NAZIONALE ED EUROPEO SU INDUSTRIA 4.0

RICERCA

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Inoltre, i governi e le istituzionilocali possono giocare un ruolofondamentale nella costruzionedelle condizioni infrastrutturaliper la messa in rete del tessutoproduttivo. Come sottolineatoda diverse analisi economiche(Moretti 2013; Fazi 2016) le“fabbriche del futuro non sa-ranno singole aziende, bensìcittà interconnesse ad altadensità di risorse tecnologie ecompetenze. In pratica, se ilmodello dell’industria 4.0 portaalla riaffermazione del concettodi distretto industriale, l’attorepubblico assume un ruolo chiavenella messa in rete dei diversisoggetti che compongono il si-stema economico e sociale a li-vello locale. Infine, l’attore pubblico può inter-venire per indirizzare il sistemadella formazione e dell’istruzioneal fine di favorire uno sviluppo dicompetenze in linea con i fabbi-sogni professionali delle imprese4.0. Inoltre, consapevoli che l’appli-cazione del modello dell’Industria4.0 genererà sicuramente delletrasformazioni nella struttura occupazionale e, conseguente-mente, determinerà il bisognodi piani per la riqualificazioneprofessionale dei lavoratoriespulsi dal mercato, tra leazioni di sostegno all’avventodi questa quarta rivoluzione in-dustriale vanno annoverateanche le politiche attive, le qualidovranno necessariamente es-sere ripensate e rese al passocon i cambiamenti in atto.

2.2 Alcuni esempi di interventopubblico in Europa e in Italia

All’interno dei macro ambiti diintervento richiamati in prece-denza, si stanno sviluppando le

diverse iniziative di sostegnoalla manifattura 4.0 da parte dellegislatore europeo, dei governinazionali e delle amministra-zioni locali. Va subito precisatoche allo stato attuale, pur in unquadro di eterogeneità degliobiettivi, prevalgono le iniziativepubbliche basate sugli incentiviall’innovazione e alle attività diricerca. Molto meno sviluppate,invece, risultano le attività dipromozione delle reti locali e dicoordinamento tra il sistemaeconomico e quello formativo. Senza la pretesa di produrre unaricostruzione esaustiva di tuttigli interventi legislativi a soste-gno dell’Industria 4.0, in questasede ci limitiamo a fornire alcuniesempi nei diversi livelli decisio-nali per dare un’idea di come sista concretizzando l’interventodell’attore pubblico.Il legislatore europeo è sicura-mente tra i principali promotoridi questo processo di innova-zione a cui è affidato l’obbiettivo,sancito nel Industrial Compact,di far crescere il peso del mani-fatturiero sul PIL europeo, dal15,2% al 20% entro il 2020. Per andare in questa direzionel’impegno europeo si sostanziaprincipalmente in un finanzia-mento allo sviluppo all’internodei bandi Horizon 2020. Attra-verso questo strumento il legi-slatore europeo ha cercato diintegrare gli aspetti legati allosviluppo delle nuove tecnologiecon le diverse implicazioni so-ciali e ambientali. Proprio perquesto, la call 2015 dei bandiHorizon 2020 dedicati alla fab-brica del futuro, oltre all’indivi-duazione di quattro aree difinanziamento rivolte alla ri-cerca in innovazione econo-mico-tecnologica (processi di

produzione avanzati; sistemi diproduzione adattivi e intelli-genti; digitalizzazione e uso ef-ficiente delle risorse; sistemi diimpresa orientati al cliente fi-nale) ha esteso i finanziamentianche a due aspetti maggior-mente collegati all’impatto socialedei futuri impianti di produ-zione (imprese flessibili e colla-borative; fabbriche human -centered). La Commissione Europea e il Par-lamento, fin dal 2015 sono attivianche con interventi finalizzati astimolare il dibattito intorno aitemi dell’industria 4.0 e promuo-vere i suoi principi all’internodelle economie degli stati mem-bri. Ci riferiamo in particolarmodo alla fitta organizzazionedi convegni e la consistente pro-duzione di documenti di indi-rizzo e programmi di ricerca tracui vanno segnalate la strategiaper la digitalizzazione della ma-nifattura (Digital Single Market)e il programma “Factories of thefuture”. Al pari del legislatore europeo,anche i diversi governi nazionalistanno impegnandosi per pro-muovere lo sviluppo di un si-stema economico che si basi suiprincipi della manifattura 4.0.Tra questi, come è facile imma-ginare, la Germania è il paeseche più di tutti sta investendosull’Industria 4.0. Ci riferiamo inparticolar modo alla pubblica-zione della High-Tech Strategy,un piano coordinato e plurien-nale di investimento in ricerca esviluppo in settori consideratistrategici come le nanotecnolo-gie, le biotecnologie e l’Ict. Sitratta di un intervento che da unlato stabilisce le linee guida perl’innovazione, tratteggiando ilperimetro entro cui agire, dall’al-

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tro fissa incentivi e modalità percome facilitare il processo di ri-conversione tecnologica e di ri-cerca applicata in quei settoriconsiderati strategici. In ag-giunta, per dare seguito a questodocumento di indirizzo e favo-rire la messa in rete delle cono-scenze e lo sviluppo di forme dicooperazione tra i diversi attori,il governo tedesco ha attivato ilportale Plattform Industrie 4.0 acui partecipano tutti gli stake-holder interessati, ovvero leaziende, i loro dipendenti, i sin-dacati, le associazioni imprendi-toriali, le università ed i centri diricerca, la politica e le istituzioni.Di fatto siamo in presenza diun’azione diretta a stimolarecooperazione nell’ottica del di-stretto industriale, da intendersinon come luogo fisico ma comeluogo digitale di cooperazione escambio.Occorre, infine, aggiungere dueulteriori elementi rispetto allastrategia adottata dall’attorepubblico tedesco per incentivarelo sviluppo dell’Industria 4.0. Il primo è l’intervento direttodella Germania sul tema della ri-cerca, con un investimento del2,8% del PIL. In particolare,vanno citatati l’istituto FRAUN-HOFER e il Max Planck institute,entrambi centri di ricerca di na-tura pubblica, che hanno oltre46.000 dipendenti e un budgetche sfiora i 4 miliardi di euro. Daquesto punto di vista, il con-trollo pubblico sulla ricerca siconfigura come un importantevantaggio competitivo per laGermania, in quanto ha la possi-bilità di indirizzare gli investi-menti verso quei temi giudicatistrategici per lo sviluppo delpaese, tra cui l’Industria 4.0.

Il secondo, riguarda l’impegnosulle competenze che prendeavvio con la pubblicazione dellibro bianco sulle professioni4.0. Si tratta di un importantestrumento di analisi dei fabbiso-gni formativi connessi con lanuova rivoluzione industrialeche verrà utilizzato per riformu-lare il piano dell’offerta forma-tiva, specialmente a partire dalsistema di alternanza scuola-la-voro, che rappresenta il primocanale di socializzazione al la-voro delle nuove generazioni. Come evidente, quindi, il caso te-desco ci mostra un assetto di po-licy che interviene su tutte ledimensioni su cui agisce la pro-spettiva 4.0. Da questo punto divista, anche se con tempi diversi,il nostro paese segue il modellotedesco. Se, infatti, il legislatoretedesco nel 2007 pubblicava ilsuo piano High-Tech Strategy, ilComitato Interministeriale perla programmazione Economica(CIPE), coordinato dal CNR, nel2012 ha tracciato il quadro delpossibile sviluppo di una Indu-stria 4.0 nel sistema produttivoitaliano attraverso la pubblica-zione del programma chiamato“La Fabbrica del Futuro” con ilquale vengono finanziate inizia-tive di ricerca e sviluppo. In par-ticolare, lo scopo è quello diprodurre nuova conoscenza,nuovi prototipi tecnologici erafforzare le sinergie tra i di-versi soggetti in un’ottica di di-stretto tecnologico, in cui il CNRagisce come HUB e come sog-getto promotore. Nel settembre del 2016, inoltre,il Ministero dello sviluppo eco-nomico ha reso noto il Piano na-zionale Industria 4.0. Si trattadel documento con cui il Go-

verno definisce il concetto di In-dustria 4.0 e la sua applicazionenel contesto italiano. Attraversoquesto piano quadriennale,vengono programmate misuredi intervento lungo quattroprincipali assi strategici: stimo-lare gli investimenti innovati;assicurare adeguate infrastrut-ture di rete; creare competenzeadatte ad affrontare le nuovesfide; diffondere la conoscenzae il potenziale dell’Industria 4.0.Queste misure hanno visto unaloro prima trasposizione praticaall’interno della legge di bilancio2017, nella quale vengono defi-nite detrazioni fiscali per gli investimenti in dotazione tec-nologica e sul personale impie-gato per attività di ricerca esviluppo correlate all’applica-zione dell’industria 4.0.

2.3 Manifattura Diffusa 4.0:gli obiettivi della regione Lombardia

All’interno della ricostruzioneche abbiamo fatto sin ora unruolo particolare lo ricopre laregione Lombardia. Si tratta, in-fatti, della prima regione ita-liana che ha deciso di affrontareil tema della quarta rivoluzioneindustriale, regolandolo attra-verso una legge approvata il 10aprile 2015 dal titolo Manifat-tura diffusa 4.0, sulla base delleprerogative affidatele dall’arti-colo 117 della Costituzione. L’approccio adottato dal legisla-tore lombardo introduce impor-tanti elementi di novità nontanto dal punto di vista dellemodalità di intervento propo-ste, quanto per il target di inte-resse. Se, infatti, in particolareper quanto riguarda il caso te-

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desco, l’intervento legislativo èfortemente orientato a raffor-zare il sistema manifatturiero apartire dalle grandi imprese, laregione Lombardia si concentrasu una delle particolarità delsuo territorio - il sistema arti-giano - escludendo dal campo diapplicazione della legge tutte leimprese che realizzano manu-fatti in serie. Come si legge all’articolo 1comma 2 della legge regionaleManifattura diffusa 4.0 “La Re-gione sostiene il lavoro arti-giano, i suoi valori e la relazionetra l’artigiano e le comunità dipratica in un costante dialogo tra“sapere” e “saper fare” coniu-gando la conoscenza scientificae tecnologica con la tradizionee la manifattura innovativa”. Inquest’ottica, i principi che sot-tendono lo sviluppo della mani-fattura 4.0 vengono presi amodello per rafforzare il sistemaartigiano in continuità con lespecificità del territorio in cui èinserito. Va, inoltre, segnalato che conquesta legge la Lombardia havoluto superare la definizionetradizionale di artigianato, ba-sata su criteri prevalentementedimensionali, incentrandone ilfocus sul valore della produ-zione artigiana e sulla sua capa-cità di produrre innovazione. Laragione di questa scelta si puòtrovare nell’allegato alla deli-bera approvata dalla Giunta re-gionale contestualmente allaproposta di legge. L’artigianato,infatti, viene visto come un mo-dello caratterizzato da una“forte passione per la qualitàdel lavoro, il suo desiderio dimigliorare nell’esercizio e nel-l’approfondimento delle tecni-

che e dei materiali, il suo radi-camento in comunità di praticache sono socialmente ricono-sciute”. La proposta di legge,perciò, intende “riconoscere evalorizzare la maestria artigianae la relazione tra l’artigiano e ilmondo che lo circonda, par-tendo dal presupposto che lamanifattura artigiana innova-tiva è il risultato di una conta-minazione quotidiana con ilmondo della ricerca, sospintadalla continua innovazione”.In quest’ottica, i principi cardinesu cui si basa l’organizzazionedel lavoro dell’artigianato - fles-sibilità, attenzione alla qualità,personalizzazione dei prodotti,relazione con il cliente, cono-scenza dei materiali, innovazionecreativa - risultano particolarmentecoerenti con i nuovi paradigmidell’Industria 4.0.Si tratta di una scelta di campointeressante, che si ispira a unavisione dell’Industria 4.0 noncome semplice adeguamentotecnologico, ma come processoproduttivo che mira a rafforzarela rete e interdipendenza tra ilsistema delle imprese, il mondodella ricerca e il territorio. In questa prospettiva, la Re-gione Lombardia si impegna adaggiornare periodicamente il suoDocumento Strategico per le Po-litiche Industriali al fine di so-stenere la reindustrializzazioneattraverso l’innovazione e la va-lorizzazione del territorio. Taleadeguamento dovrà essere coa-diuvato da una serie di misureatte a integrare il sistema dellaformazione professionale edella ricerca, coinvolgendo nelprocesso anche le Università e icentri di ricerca. Rispetto a que-st’ultimo punto merita eviden-

ziare che nel periodo compresotra aprile e luglio del 2016, la Di-rezione Generale Istruzione For-mazione e Lavoro della Regioneha promosso un forum Interuni-versitario che ha elaborato undocumento dal titolo Compe-tenze e lavori per il futuro. Sitratta di un testo di approfondi-mento atto a capire come imma-ginare nuovi percorsi formativicoerenti con quelli che sarannoi bisogni delle imprese in unaprospettiva 4.0.Sempre la legge regionale, pre-vede l’utilizzo delle risorse a de-stinazione vincolata provenientida assegnazioni statali e comu-nitarie, come ad esempio ilPiano Operativo Regionale nelambito dei FESR 2014-2020, alfine di finanziare i processi diadeguamento tecnologico delleimprese e per rafforzare azionidi innovazione e sviluppo pro-mosse di concerto dai diversiattori economici e sociali. Il piano regionale sull’Industria4.0 introduce infine, agevola-zioni fiscali per le nuove im-prese innovative. Viene, infatti,applicato il principio per cui neiprimi cinque anni di vita del-l’impresa sono abbattute tuttele misure fiscali di competenzaregionale. Parallelamente, l’arti-colo 6 della legge, prevede chela manifattura diffusa possa es-sere sostenuta anche attraversofacilitazioni all’utilizzo di spazie aree di pertinenza regionale ocomunale, attraverso accordi diconcessione. Come evidente, la regione Lom-bardia ha disegnato un pianoper lo sviluppo 4.0 che affida al-l’attore pubblico il compito diaffianca le imprese artigiane intutte le dimensioni su cui si

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attua la prospettiva 4.0, ponen-dosi quindi in discontinuità ri-spetto a quanto sta accadendoin altri contesti più orientatialla grande industria manifat-turiera. Tale scelta, appare coe-rente con una visione allargatadel concetto di industria 4.0 esicuramente prova a risponderead alcune specificità del territo-rio regionale.

3. Una fotografia statisticadel sistema industriale Filctem in Lombardia in unaprospettiva 4.0

3.1 Assetto del sistema produttivo e le principali dinamiche nel periodo della crisi

Dopo un primo esercizio di in-quadramento del tema e dellescelte di policy, in questa terzaparte del report verrà propostoun percorso di analisi statisticafinalizzato a far emergere prin-cipali caratteristiche, dinamichee livello di realizzazione 4.0 neisettori di rappresentanza Fil-ctem. In questa prospettiva, alfine di offrire uno spaccatoquanto più completo possibile,è stato disposto un set di va-riabili che oltre alle principalidimensioni aziendali-settoriali(occupazione, fatturato, inve-stimenti, etc), comprende i fat-tori più generali di innovazione,tecnologia, Ricerca&Sviluppo.Fatta tale premessa, una primalettura dei dati disponibili, mo-stra che la realtà economica ri-conducibile alla Filctem ha unadimensione aggregata di oltre1.130 mila addetti per un fattu-rato di 508 miliardi. Al suo in-terno, la Lombardia contribuiscein maniera determinante, con

280 mila lavoratori (25% del to-tale) e 169 miliardi di fatturato(33% del totale).Il sistema moda è la realtà amaggior densità occupazionalecon 465 mila addetti sul territo-rio nazionale e 103 mila in Lom-bardia, mentre in termini difatturato, il contributo principaleviene dal sistema delle utility,dove il solo settore dell’energiae gas sfiora i 235 miliardi a li-vello nazionale, di cui 83 inLombardia. Occorre evidenziare che all’in-terno del solo manifatturiero, idati di occupazione e fatturatoattribuiscano alla Filctem unruolo particolarmente significa-tivo. Infatti, in termini di lavoro,il contributo è del 26% a livellonazionale e del 28% in Lombar-dia. Le quote salgono rispettiva-mente al 28% ed al 33% quandosi analizza questo contributo at-traverso la variabile di fatturato.

A una successiva analisi cheprova a rappresentare il sistemaFilctem nelle sue performancedi sviluppo, osserviamo che illungo periodo di difficoltà chesta attraversando l’Italia non ha

risparmiato alcun settore. No-nostante questo tratto gene-rale, la lettura comparataconsente di evidenziare chenell’intervallo che va dal 2007al 2014, le perdite occupazio-nali più rilevanti sono da at-tribuire alla componente delmanifatturiero tradizionale(moda, gomma plastica e altriprodotti non metalliferi) men-tre la tenuta maggiore si regi-stra nell’area delle utility(elettricità, gas, acqua). A tal proposito, è emblematicoil dato della Lombardia dove ilsistema moda all’interno dellostesso periodo perde il 33%dell’occupazione, mentre ilsettore dell’energia elettrica egas supera del 6% i livelli oc-cupazionali del 2007 (annoprecedente all’avvio della crisi) eancora di più il settore dell’ac-qua che registra una crescita dioltre il 12%.

FATTURATO E OCCUPAZIONE DELLE IMPRESE NEI SETTORI DI RAPPRESENTANZA FILCTEM

ITALIA LOMBARDIAFatturato (000.!) Occupati Fatturato (000.!) Occupati

Estrazioni minerali

Moda

Raffinazione del petrolio

Chimica

Farmaceutica

Gomma plastica

Vetro, ceramica e altri prodotti non metalliferi

Elettricità e gas

Acqua

TOTALE SETTORI FILCTEM

Di cui aggregato manifatturiero FilctemTOTALE ATTIVITÀ MANIFATTURIERO

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

10.168.494

79.006.705

31.241.628

51.049.144

24.555.324

41.997.057

28.988.881

234.724.157

6.673.526

508.404.916

256.838.739

910.749.888

23.080

465.435

10.694

108.766

55.205

173.502

170.964

93.767

29.843

1.131.256

984.566

3.719.379

5.353.256

17.789.284

7.303.429

23.018.294

11.261.949

15.619.673

4.413.412

83.498.207

850.609

169.108.113

79.406.041

240.464.362

4.931

103.831

2.099

45.591

21.394

56.593

22.593

17.433

3.221

277.818

252.233

907.523

UNA FOTOGRAFIA STATISTICADEL SISTEMA INDUSTRIALE FILCTEM IN LOMBARDIAIN UNA PROSPETTIVA 4.0

c

Page 25: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

Un altro elemento essenzialenell’analisi della performancedel sistema economico dei set-tori rappresentati dalla Filctemè dato dalla dinamica degli inve-stimenti. Provando a confron-tare gli ultimi quattro biennie considerando il 2007/2008come anno di origine da cui par-tire, i dati ci raccontano che lacrisi ha comportato un atteggia-mento di tipo difensivo in tuttii settori considerati, con alcuneinteressanti eccezioni in Lom-bardia. Questa riduzione degliinvestimenti è ancor più preoc-cupante se consideriamo chequest’ultimo decennio è caratte-rizzato da enormi cambiamentitecnologici. Si tratta di un dua-lismo che senza dubbio rappre-senta un primo campanello diallarme rispetto al livello di tra-sformazione 4.0.All’interno del quadro descritto,merita un approfondimento ildato del settore elettricità e gasdove il livello degli investimentinel biennio 2013/2014 si di-mezza rispetto al periodo di ini-zio della crisi 2007/2008. Unadinamica simile è osservabileanche per il settore dell’acqua equello della gomma plastica. Per quanto riguarda la sola Lom-bardia, pur all’interno di una ge-nerale dinamica difensiva, è

invece possibile osservare alcune interessanti eccezioni. L’area delpetrolio e della chimica-farma-ceutica, hanno visto negli anniun’interessante crescita degli in-vestimenti, così come il settoredelle estrazioni e quello dell’elet-tricità e gas, anche se in misuradecisamente minore. Non sonoandati nella stessa direzione glialtri settori, anche se dal con-fronto con l’andamento generale,emerge un sistema moda che inLombardia ha espresso una mag-gior dinamicità negli investi-menti fino ad accorciare ledistanze dal periodo 2007/2008

di soli 8 punti, contro una medianazionale di 18 punti. Tornandoa un’ipotesi in cui la dinamicadegli investimenti può essereletta come proxy della strategiadi sviluppo ed innovazione e perquesta via come primo indica-tore di evoluzione 4.0, è evidenteche la Lombardia, nella com-ponente settoriale Filctem, siposizione ben al di sopra dellamedia nazionale.

3.2 Il comportamento all'innovazione delle imprese e l'impegno R&S

Dopo una prima descrizionedel sistema nella sua dimen-sione e dinamica, in questo pa-ragrafo verrà affrontato il temadella realizzazione 4.0 pro-vando a specializzare l’analisicon i dati sulle performance diinnovazione e impegno R&S,esercizio che si concluderà nelprossimo paragrafo analiz-zando i livelli di utilizzo e dif-fusione ICT.

2223

PERFORMANCE OCCUPAZIONALE NEL PERIODO 2007/2014 (IN%)

ITALIA LOMBARDIAEstrazioni minerali

Moda

Petrolio, chimica e farmaceutica

Gomma plastica e altri prodotti non metalliferi

Elettricità e gas

Acqua

TOTALE AGGREGATO MANIFATTURIERO FILCTEM

TOTALE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

-19,3

-26,5

-17,9

-27,0

-6,3

-2,0

-25,2

-21,4

-2,6

-33,3

-16,8

-20,6

-6,4

-12,1

-25,3

-20,3

c

LA DINAMICA DEL VALORE DEGLI INVESTIMENTI. QUATTRO BIENNI A CONFRONTO NEL PERIODO 2007/2014

ITALIA

LOMBARDIA

Estrazioni minerali

Moda

Petrolio, chimica e farmaceutica

Gomma plastica e altri prodotti non metalliferi

Elettricità e gas

Acqua

TOTALE AGGREGATO MANIFATTURIERO FILCTEM

TOTALE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Estrazioni minerali

Moda

Petrolio, chimica e farmaceutica

Gomma plastica e altri prodotti non metalliferi

Elettricità e gas

Acqua

TOTALE AGGREGATO MANIFATTURIERO FILCTEM

TOTALE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

100

90

91

96

78

68

92

89

88

154

76

101

68

97

97

84

89

87

92

91

82

61

95

88

89

129

98

122

74

134

94

100

97

89

82

80

73

52

74

78

80

104

92

119

67

106

75

95

87

2007-2008 2009-2010 2011-2012 2013-2014

c

Page 26: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

Prima di avviarci alla lettura deidati va qui ricordato che nelmanifatturiero italiano, la fortespecializzazione nei settori delMade In Italy, nonché, lo sbilan-ciamento su micro e piccole im-prese, si associa a una ampiacomponente dell’innovazionenon formalizzata che riduce lacapacità del dato statistico dirappresentare pienamente la realtà imprenditoriale nelle sue performance di innovazione eR&S. Inoltre, un altro dato im-portante per accedere ad unalettura corretta delle informa-zioni di seguito proposte ri-guarda la scelta dell’Istat disviluppare un campione cheesclude le imprese con menodi 10 addetti.Fatta questa premessa, va subitoosservato che al 2014, la rileva-zione Istat ci racconta che solo il51% delle imprese manifatturierecon più di 10 addetti ha dichia-rato di aver introdotto innova-zioni. Una percentuale che quasisi dimezza (25,7%) quando sianalizza il comportamento delleimprese rispetto a una strategiadi innovazione su tutte le dimen-sioni operative, da quelle di pro-cesso e prodotto a quelle dimarketing e organizzative.Concentrandosi sui settori di in-dagine, si registrano differenzeparticolarmente marcate all’in-terno del manifatturiero traquella componente produttivache nella letteratura economicaè inquadrata nell’area tradizio-nale (moda, gomma-plastica,prodotti non metalliferi) e quellacosì detta a maggior densità tec-nologica (chimico-farmaceutica). A una lettura comparata dell’in-dicatore sulla quota di impreseinnovative, un dato emblema-

tico è la forbice tra abbiglia-mento-pelle-cuoio con un ri-sultato del 32% e il settorefarmaceutico che raggiungel’87%. Queste distanze settoriali re-stano altrettanto marcate anchequando si focalizza l’attenzionesulle imprese che hannoespresso un’azione innovativasu tutte le macro aree aziendali.A questo riguardo, non si puòfare a meno di notare che nono-stante le potenzialità della tec-nologia digitale, la quale è ingrado di incidere profonda-mente anche sull’organizza-zione e sul marketing, leimprese che hanno dichiarato diaver introdotto innovazionioltre l’ambito di processo e pro-dotto restano una minoranzaanche nei settori più avanzati.Rimanendo sempre su questaseconda dimensione dell’inno-vazione, i dati ci consentono diidentificare come principalearea di innovazione organizza-tiva quella del lavoro, mentresul fronte del marketing le inno-vazioni si concentrano in parti-colare nell’ambito pubblicitario.

Questa analisi dei comporta-menti all’innovazione, oltre aldato sul livello di diffusione, puòessere completata sia con unalettura della distribuzione dellaspesa, sia con il dato sulle sceltedelle imprese rispetto all’oppor-tunità di operare in modo siner-gico attraverso la pratica dellacooperazione. Sul primo fronte,la distribuzione della spesa rac-conta di differenze di approccioprincipalmente rispetto al tipo dicomposizione tra spesa in R&S(intra ed extra muros) e quelladelle acquisizioni di macchinarie attrezzature. Se da un lato c’èl’industria farmaceutica che rea-lizza la sua innovazione impe-gnando oltre il 72% delle risorsein R&S, dall’altro lato il settoredel petrolio accede all’innova-zione investendo oltre il 53%delle risorse in acquisto di mac-chinari, spendendo invece solo il25,5% in R&S. Un comporta-mento riconducibile all’approc-cio del settore ceutico, benché inuna forma meno sbilanciatadella spesa, è riscontrabile anchenel settore della chimica e dellagomma plastica.

INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ATTIVE CON ALMENO 10 ADDETTI (CIS) - ANNO 2014

% imprese con attività innovative sul totale imprese

% imprese che hanno introdottoinnovazione, di processo-prodotto

organizzazione e marketing

Estrazioni minerali

Tessile

Abbigliamento, pelle, calzature

Petrolio

Chimica

Farmaceutica

Gomma Plastica

Vetro, ceramica e altri prodotti non metalliferi

Elettricità e gasAcqua

TOTALE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

28,5

45,0

32,1

24,6

69,8

87,6

56,4

40,1

53,4

45,9

50,8

7,3

16,4

14,2

12,7

42,3

39,7

31,8

14,8

26,3

17,2

25,7

c

Page 27: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

Al contrario, il modello petrolio, siripete in modo evidente anche neidue settori delle utility (elettrico-gas e acqua). Meno inquadrabili in questi due modelli sono i settori dell’aggre-gato moda, dove si realizza unmodello ibrido in cui pur preva-lendo la spesa in R&S, assumeparticolare rilievo anche l’acqui-sto di macchinari e attrezzature.Inoltre, l’impegno nella progetta-zione tecnica ed estetica dei pro-dotti, pesa in modo molto piùrilevante rispetto agli altri settori.

Continuando in questo eserci-zio di analisi dei modelli con cuisi accede all’innovazione è utileriportare anche i dati comparatisulla quota di imprese chehanno avviato accordi di coope-razione per l’innovazione. Comeevidente dalle percentuali ripor-tate nel grafico, anche se siamoin presenza di un sistema econo-mico in cui la componente ma-nifatturiera esprime un elevatolivello di frammentazione, il vin-colo sempre più stringente di in-tensificare l’attività innovativa,trova risposta in una pratica dicooperazione piuttosto limitata.Anzi, a una lettura comparata tra isettori, ad accedere a questa oppor-

tunità operativa sono principal-mente i comparti delle utility e delpetrolio, mentre, si posizionanoagli ultimi posti tutti i compartidel manifatturiero tradizionale.

3.3 Livello di utilizzo e diffusione dell'ICT

Proviamo ora a descrivere leprincipali caratteristiche dei set-tori indagati nell’ambito dell’uti-lizzo e della diffusione delleICT. Ci riferiamo all’analisi delcomportamento delle imprese

rispetto al web e social mediama anche rispetto alle formepiù avanzate di sfruttamentodelle tecnologie digitali come lacosiddetta Internet delle Cose(IoT), l’analisi dei Big Data, le

tecnologie su misura (WearableTechnologies), oppure, l’utilizzodi una rete di server remotiospitati su internet per archi-viare, gestire e processare i dati(Cloud Computing). Non vi è dubbio che si tratta diindicatori che consentono di fo-tografare il comportamentodelle imprese rispetto all’op-portunità digitale, approssi-mando per questa via il livellodi realizzazione 4.0. Ovvia-mente, si tratta di una analisiparziale che offre uno spaccatosulla diffusione della tecnologia digitale, senza dire nulla sucome questi strumenti venganorealmente utilizzati all’internodelle aziende. Inoltre, occorreancora una volta segnalare chei dati ISTAT catturano solo larealtà delle imprese con più di10 addetti, tralasciando unpezzo importante del sistemaproduttivo italiano, il quale fa-tica maggiormente a far fronteagli investimenti in innova-zione tecnologica. Da questopunto di vista, quindi, le analisi

che verranno presentate sonoaffette da una sovra rappresen-tazione delle dinamiche ICT.Fatta questa premessa metodo-logica possiamo passare in ras-segna i diversi indicatori per

2425

DISTRIBUZIONE DELLA SPESA PER INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ATTIVE CON ALMENO 10 ADDETTI (CIS) - ANNO 2014 (TOTALE SPESE = 100)

% spesa peracquisizione di

conoscenza da altre imprese o istituzioni

Estrazioni minerali

Tessile

Abbigliamento, pelle, calzature

Petrolio

Chimica

Farmaceutica

Gomma Plastica

Vetro, ceramica e altri prodotti non metalliferi

Elettricità e gasAcqua

TOTALE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

0,1

0,7

1,3

1,2

0,8

2,9

0,6

0,4

3,3

1,0

1,2

7,5

4,2

9,5

10,7

14,2

6,7

3,8

3,9

13,9

8,6

5,0

1,0

10,0

16,9

9,5

2,2

0,3

5,9

4,4

6,3

2,2

6,9

6,7

38,6

24,4

53,1

25,5

17,7

37,0

53,3

53,7

73,8

32,6

84,6

46,5

48,0

25,5

57,3

72,3

52,9

38,0

22,8

14,3

54,3

% spesa per acquisizione macchinari,attrezzature finalizzati

all’innovazione

% spesa per R&Sintra ed extra muros

% spesa perprogettazione

tecnica ed esteticadi nuovi prodotti

% spese peraltre attivitàinnovative

c

19,821,3

31,0

% DELLE IMPRESE CON ACCORDI DI COOPERAZIONE PER L’INNOVAZIONE SULLE IMPRESE CON ATTIVITÀ INNOVATIVE DI PRODOTTO E PROCESSO

Elettricità e gas

Petrolio

Farmaceutica

AcquaEstrazioni minerali

Gomma Plastica

Tessile

Chimica

Abbigliamento, pelle e calzature

Vetro, ceramica e altri prodotti non metalliferi

TOTALE ATTIVITÀ MANIFATURIERE

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

c

42,539,3

27,423,3

19,418,3

17,517,5

Page 28: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

tracciare un primo bilancio dellivello di digitalizzazione delleimprese dei settori di rappre-sentanza Filctem. Partendo daun inquadramento generale sul-l’utilizzo della rete all’internodei comparti manifatturieri, idati ci restituiscono una foto-grafia statistica piuttosto con-solidata, in cui emergono dueprincipali dinamiche. Da unlato le aziende di maggiori di-mensioni, in tutti gli indicatorianalizzati, si caratterizzano perun rapporto più virtuoso con lepratiche legate all’ITC rispettoalle classi dimensionali infe-riori, soprattutto per gli aspettipiù avanzati. Si tratta di una di-mostrazione della maggiore ca-pacità di investimenti che leimprese medio grandi riesconoad affrontare nel campo delleinnovazioni e delle nuove tec-nologie. Dall’altro, i dati ci mo-strano come le imprese faccianoun ampio utilizzo degli stru-menti tecnologici di base (sitoweb e utilizzo di computer) cheva a ridursi progressivamenterispetto ai servizi più avanzati.Ci riferiamo, ad esempio, agliacquisti e alle vendite on line,alle politiche di sicurezza infor-matica, all’utilizzo di servizi dicloud computing e di altri stru-menti per la gestione delle per-formance, i quali in tutti isettori e per tutte le tipologieaziendali si collocano bel al disotto del 50% di imprese utiliz-zatrici. Un dato che consolida questafotografia sulla strategia ICT èquello degli investimenti sulpersonale interno. Infatti, al dilà della dotazione informaticadi base, queste aziende nonsembrano investire in manierasostanziale sulla formazione

dei loro dipendenti (11,8%) osull’impiego di personale ICTspecializzato (18,4%). In tale prospettiva, quindi, se lapresenza di personale qualifi-cato e l’attività di formazionerispetto alle competenze infor-matiche rappresentano due di-mensioni chiave rispetto allosviluppo tecnologico delle im-prese, queste non sembrano es-sere molto diffuse all’internodel sistema produttivo analiz-zato. All’interno di questo in-sieme, tuttavia, si possonoapprezzare differenze significa-tive settoriali, con le imprese delsistema moda che si collocanoben al di sotto della media e leimprese della chimica-farma-ceutica e quelle dell’elettricità,acqua e gas che invece espri-mono un posizionamento oltrela media.

Un discorso analogo può esserefatto per quanto riguarda lapresenza sul web. Se la granparte delle aziende ha un pro-prio sito (76,3%), questo inmolti casi rappresenta unamera vetrina virtuale, più cheuno strumento strategico per ilproprio business. Infatti, ana-lizzando i dati relativi l’utilizzodi internet per tipo di servizioofferto, le attività maggior-mente diffuse sono legate allapresenza di cataloghi o listiniprezzi: circa il 40% per l’interocomparto del manifatturiero,fino ad arrivare al 50% per icomparti chimico farmaceutico,gomma plastica e raffinazionee scendere al 25% per il settoremoda e al 18% per le utility. Adoccupare livelli di diffusionemolto bassi sono invece tutti glialtri servizi: dalla tracciabilità

INDICATORI ICT PER CLASSE DI ADDETTI NELLE ATTIVITÀ MANIFATTURIERE - 2016

Imprese che utilizzano il computer (valori percentuali)

Imprese che impiegano, tra i propri addetti, specialisti ICTImprese che hanno organizzato nell’anno precedente corsi di formazione per sviluppare e aggiornarele competenze ICT/IT dei propri addetti

Imprese che hanno accesso a internet

Imprese che hanno un sito web/home page o almeno una pagina internet

100.0

40.3

20.5

99.9

91.1

13.9

52.6

8.6

6.1

8.3

16.4

67.9

39.9

25.3

59.1

13.8

54.4

4.1

100,0

67,1

32,5

100,0

92,0

14.8

54.8

10.6

6.0

6.6

29.1

84.1

42.3

29.2

69.4

20.2

60.8

6.0

100,0

90.0

63.4

99.9

93.5

25.6

60.7

20.8

9.0

10.1

62.3

94.9

54.1

43.4

80.2

41.4

69.7

17.5

99,4

18.4

11.8

98.7

76.3

9.8

39.6

6.5

3.1

4.9

8.0

45.1

28.1

16.4

44.9

8.9

40.6

9.4

10-49

99.3

12.4

8.9

98.5

73.8

8.8

37.2

5.7

2.6

4.4

5.0

39.9

25.8

14.4

41.6

7.2

37.7

2.1

50-99 100-249 250 e più 10 e più

Imprese che hanno unsito web/home page

o almeno una pagina internet, per tipo

di servizio offerto(valori percentuali)

Ordinazioni e prenotazioni on-line

Cataloghi o listini prezzi

Tracciabilità on-line dello stato dell’ordine

Personalizzazione e progettazione di prodotti

Personalizzazione dei contenuti del sito

Annunci di posti di lavoro vacanti e/o domande di impiego on-line

Imprese che utilizzano sistemi ERP per condividere informazioni tra differenti aree funzionali

Imprese che utilizzano applicazioni CRM per finalità di raccolata, archiviazione e condivisione

Imprese che utilizzano applicazioni CRM per finalità di analisi con obiettivi di marketing

Imprese che hanno effettuato vendite e/o acquisti on-line nel corso dell’anno precedente

Imprese che hanno effettuato vendita on-line via web e/o sistemi di tipo EDI

Imprese che hanno effettuato acquisti on-line via web e/o sistemi di tipo EDI

Valore delle vendite on-line (via web e via EDI al netto dell’IVA) rispetto al valore delle vendite totali

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

c

Page 29: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

on line, alle ordinazioni, fino ai servizi di personalizzazione dicontenuti, con percentuali chenon superano quasi mai il 10%.Questi ultimi tra l’altro rappre-senterebbero quei servizi piùavanzati e utili per compren-dere il livello di propensione deinostri comparti verso un’idea diIndustria 4.0.

Anche per quanto riguarda ilcanale social media, si registraun basso utilizzo e sicuramentenon mosso da un’idea strate-gica avanzata. Si tratta di un’at-tività che, infatti, nei compartianalizzati non supera mai il35% delle imprese. Inoltre, seosserviamo le finalità di utilizzoappare chiaro che l’uso dei so-cial media, ove presente, non èancora legato a servizi che coin-volgono direttamente altre im-prese o clienti nell’ambito

dell’innovazione, ma bensì neviene fatto un impiego ancoralegato principalmente allosviluppo dell’immagine dell’im-presa. Altro elemento utile perfotografare il livello di sviluppoICT nelle imprese è la fattura-zione elettronica. In tale ambito,nonostante sia limitato al 13%la quota di imprese che ancora

oggi invia fatture solo in for-mato cartaceo, si ferma a pocopiù del 18% del manifatturierola quota di imprese che inviafatture elettroniche in un for-mato adatto alla elaborazioneautomatica dei dati. Tuttavia, seosserviamo nel dettaglio i set-tori di nostro interesse ab-biamo una forbice che varia dal64% delle utility al 9,5% delleimprese del sistema moda. Rimanendo sempre nell’ambitodello scambio di dati, merita

notare che i sistemi ERP (enter-prise resource planning) sonoutilizzati dal 45% delle impresemanifatturiere, fino a salire al52% nell’ambito della chimica-farmaceutica e raffinazione.Anche il settore moda, che è no-toriamente meno incline all’uti-lizzo dell’opportunità ICT,accede per il 36% delle sue im-prese ai sistemi ERP.Nonostante gli ampi margini dimiglioramento, anche i sistemiCRM (Customer RelationshipManagement), vedono una dif-fusione per nulla marginale. Idati Istat infatti raccontano diuna realtà manifatturiera cheper poco meno del 30% vi ac-cede per finalità di raccolta, ar-chiviazione e condivisione, conpunte – sempre nella chimica –che salgono al 36%. Meno dif-fuso invece sono le applicazioniCRM per finalità di analisi conobiettivi di marketing. In que-sto ambito, anche il sistemachimico-farmaceutico si fermala 24%, una percentuale moltosuperiore alla media manifattu-riera che si ferma al 16%.

2627

PRESENZA E RICERCA DELLE COMPETENZE SPECIALISTICHE IN ICT

Imprese che impiegano, tra i propri addetti, specialisti ICT

Attivitàmanifatturiere

c

Imprese che hanno organizzato nell’anno precedentecorsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze ICT/IT dei propri addetti

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

Moda

Raffinazione,chimica,

farmaceutica gomma-plastiche

e ceramica

Utility

18,4

11,8

8,5

6,8

22,7

17,4

22,3

15,7

UTILIZZO DI INTERNET DELLE IMPRESE ATTIVE CON ALMENO 10 ADDETTI - ANNO 2016

Attivitàmanifattu-

riere

c

Ordinazioni e prenotazioni on-line

Cataloghi e listini prezzi

Tracciabilità on-line dello stato dell’ordine

Personalizzazione e progettazione di prodotti

Personalizzazione dei contenuti del sito

Annunci di posti di lavoro vacanti e/o domande di impiego on-line

Link a profili dell’impresa sui social media

Sistema Moda

Raffinazione,chimica,

farmaceutica gomma-plastiche

e ceramica

Utility

9.8

39.6

6.5

3.1

4.9

8.0

25.1

14.6

10.3

48.5

6.8

2.3

4.7

9.3

28.5

15.2

9.2

18.1

3.2

1.6

4.3

24.4

25.2

13.3

Imprese che hanno un sito web/

home page o almeno una

pagina internet, per tipo

di servizio offerto

Pubblicità a pagamento su internet

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

11.1

25.5

8.5

1.8

2.9

4.1

19.3

11.7

Page 30: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

Continuando l’analisi dell’usobusiness ICT per archiviazione,condivisione ed elaborazionedati, l’indagine Istat descrive unutilizzo delle tecnologie dicloud computing limitato al 20%delle imprese manifatturiere,fino ad arrivare al 29% nelle uti-lity. Un risultato che si concen-trano per lo più nell’ambito deiservizi più elementari, comequello di posta elettronica. Il settore delle utility rappre-senta poi l’unico che procede inun utilizzo più avanzato delletecnologie RFID, in particolareper identificare persone e con-trollare gli accessi (15%), mentre,percentuali decisamente piùbasse vengono riscontrate neglialtri comparti. Infine, per le altrefinalità di utilizzo della tecnolo-gia RFID, come monitoraggiodella produzione industriale o

identificazione di prodotti dopola fase di produzione, l’interocomparto mostra uno scarsoutilizzo di tale tecnologia. Il settore delle utility si mostracome punta più avanzata anchenel caso dei Big Data, con un uti-lizzo di gradi quantità di dati peril 18% delle imprese del settore,con percentuali che scendono in-vece all’11% per il chimico-farma-

ceutico, gomma plastica e raffi-nazione, fino ad arrivare al 6%per l’industria della moda.Sempre procedendo nella com-posizione di un quadro cheracconti l’evoluzione versoun’industria 4.0 è sicuramenteimportante osservare le politi-che di sicurezza informatica.Riguardo alle tipologie di rischitrattati, il primo dal quale leaziende tentano di proteggersi èquello relativo alla distruzione ocorruzione di dati a causa di unattacco informatico o da un inci-dente. All’interno di tale catego-ria, meno del 40% delle impresemanifatturiere si protegge e lapunta più avanza nell’economiaindustriale è la realtà della raffi-nazione e della chimica-farma-ceutica che sale al 45%. Come evidente, il quadro cheabbiamo appena descritto, cimostra un sistema economicoche ha ancora molti margini dimiglioramento rispetto alla rea-lizzazione 4.0. In particolare,oltre ai dati appena citati sul-l’utilizzo dell’ICT, resta ancoracritica la dimensione dell’inno-vazione e della ricerca, requisitofondamentale per ottimizzarele opportunità 4.0. Tuttavia, al-l’interno di questo quadro cri-tico, il panorama lombardo, inparticolare in alcuni settori,

UTILIZZO DEI SOCIAL MEDIA DELLE IMPRESE ATTIVE CON ALMENO 10 ADDETTI - ANNO 2016

Attivitàmanifattu-

riere

cSviluppare l’immagine dell’impresa o i suoi prodotti

Raccogliere opinioni, recensioni e rispondere alle domande dei clienti

Coinvolgere i clienti nello sviluppo o nell’innovazione di beni e servizi

Collaborare con altre imprese partner o altre organizzazioni

Ricercare personale

Scambiare punti di vista, opinioni o conoscenza all’interno dell’impresa

Moda

Raffinazione,chimica,

farmaceutica gomma-plastiche

e ceramica

Utility

32.4

25.6

14.8

8.3

5.3

4.3

6.2

35.5

25.1

11.4

2.3

5.7

4.1

5.8

-

-

-

-

-

-

-

Imprese che utilizzano

social media, per finalità

di utilizzo

25.0

19.6

12.2

1.8

1.9

2.3

4.0

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

Imprese che utilizzano almeno un social media

UTILIZZO ERP E CRM NELLE IMPRESE ATTIVE CON ALMENO 10 ADDETTI - ANNO 2016

Attivitàmanifattu-

riere

c

Imprese che utilizzano sistemi ERP per condividere informazioni tra differenti aree funzionali (valori%)

Imprese che utilizzano applicazioni CRM per finalità di raccolta,archiviazione e condivisione (valori %)

Imprese che utilizzano applicazioni CRM per finalità di analisi,con obiettivi di marketing (valori %)

Moda

Raffinazione,chimica,

farmaceutica gomma-plastiche

e ceramica

Utility

45.1

28.1

16.4

52.3

36.6

23.7

43.0

30.3

13.3

36.6

23.6

14.5

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

IMPRESE CHE UTILIZZANO LA TECNOLOGIA RFID, PER FINALITÀ DI UTILIZZO - ANNO 2014

Attivitàmanifattu-

riere

c

Identificare persone o controllare gli accessi

Monitorare e controllare la produzione industriale e il processo di consegna

Identificare i prodotti dopo la fase della produzione(furto, contraffazione, contenuti allergenici, ecc.)

Solo per identificare persone e controllare accessi

Moda

Raffinazione,chimica,

farmaceutica gomma-plastiche

e ceramica

Utility

8.8

5.1

2.8

6.0

8.5

5.4

2.3

6.1

15.2

5.9

1.6

12.4

5.7

5.1

4.2

3.9

Fonte: elaborazioni Ares 2.0 su dati ISTAT

PROSPETTIVE DI SVILUPPODELLA MANIFATTURA 4.0 NEI SETTORI DELLA FILCTEMIL PUNTO DI VISTA DEGLI OPERATORI

Page 31: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

consente di osservare delle di-namiche interessanti. Ci rife-riamo ai dati sugli investimenti,che in Lombardia raggiungonolivelli molto più alti rispetto allamedia nazionale, e al diversoapproccio agli strumenti tecno-logici, che vedono il settoredelle utility e quello della far-maceutica come leader nel pro-cesso di innovazione.

4. Prospettivedi sviluppodella manifattura 4.0 nei settori della Filctem: ilpunto di vista degli operatori

Dopo aver ricostruito le princi-pali caratteristiche della mani-fattura 4.0 e aver analizzato ilposizionamento delle impreseall’interno dei settori della Fil-ctem lungo l’asse dell’innova-zione tecnologica, non ci restache passare in rassegna ilpunto di vista dei diversi attoririspetto alle dinamiche in corsoe alle loro possibili implica-zioni. Si tratta di un lavoro di ri-flessione che mira a restituireun quadro di prospettiva ri-spetto a quelle tematiche chepotrebbero impattare maggior-mente sul sistema delle im-prese, sul mondo del lavoro esulla società nel suo complesso.Come abbiamo più volte riba-dito, infatti, parlare di una rivo-luzione industriale implica unaridefinizione non solo del si-stema economico, ma dell’in-tero impianto sociale a partiredagli strumenti di welfare.In questa prospettiva, il presentecapitolo è il frutto di un lavoro diraccolta di diverse interviste aiprincipali protagonisti3 del set-tore (mondo accademico, asso-ciazioni datoriali e sindacali)

condotte attraverso una meto-dologia semi strutturata one toone, su una traccia caratteriz-zata da una serie di domandeaperte. L’intervista è stata co-struita per approfondire quat-tro distinte aree tematiche:implicazioni economiche e tra-sposizione del modello nel si-stema produttivo lombardo;impatto dei nuovi processi pro-duttivi sul mondo del lavoro;competenze professionali e ri-definizione dei programmi for-mativi; fabbisogni sociali epossibili strumenti di welfareper sostenere le persone all’in-terno della quarta rivoluzioneindustriale.Al fine di fornire un respiro piùampio al nostro lavoro, questocapitolo è stato integrato conaltre interviste raccolte nellaletteratura specializzata. Sitratta di pareri di manager in-ternazionali, accademici e altrefigure che stanno svolgendoruoli di supporto allo sviluppodella manifattura 4.0.

4.1 La quarta rivoluzione industriale nel sistema produttivo lombardo

I principi che abbiamo enun-ciato nei paragrafi precedenti siriferiscono al territorio lom-bardo e ai settori rappresen-tanti dalla Filctem come ambitidi naturale applicazione e spe-rimentazione. Tuttavia, comesottolineato da Luciano Pero,docente del Politecnico di Mi-lano, “è ancora presto per capireesattamente come l’Industria4.0 potrà prendere forma sulterritorio. Attualmente, infatti,anche i principali centri di ri-cerca che si occupano del tema,stanno monitorando un nu-

mero limitato di aziende impe-gnate in interessanti progetti diinnovazione e sviluppo”. Inqueste pagine, perciò, grazie al-l’ausilio delle nostre interviste,proveremo a tracciare un qua-dro schematico di quelle chepotranno essere le principalilinee di sviluppo della quarta ri-voluzione industriale nel peri-metro regionale, senza lapretesa di costruire un modellodi analisi deterministico.In generale, come sottolineatoda Enzo Rullani, professore diStrategie di impresa e di Econo-mia della Conoscenza all’Uni-versità Ca’ Foscari di Venezia,le imprese lombarde già da al-cuni anni sono chiamate a ri-spondere ad uno scenario in cui“una parte delle funzioni pro-duttive si muove verso paesilow cost, spostando i contenutidella manifattura che rimanenei paesi a più alto costo (comela Lombardia) nella direzionedi produzioni sperimentali e in-novative che richiedono l’im-piego di conoscenza generativa”, ovvero, di una conoscenza nonriproducibile, basata sull’espe-rienza e la capacità di trovaresoluzioni originali all’interno diun processo produttivo. Appare quindi abbastanza certauna “progressiva perdita di com-petitività di tutte quelle impreseche non fanno investimenti ininnovazione e che basano il lorosviluppo su un modello stretta-

2829

3Ad essere intervistati sono stati: Rosalba Cicero(Segretario Generale Filctem Lombardia); Enzo Rul-lani (Università Ca’ Foscari Venezia); GiuseppeBerta (Università Bocconi); Giacomo Sofia (Manu-facturing Director di Prysmiangroup); Andrea Pisci-telli e Vittorio Maglia (Federchimica); Luciano Pero(Politecnico di Milano); Lorenza Carrà (HR Lam-berti); Paolo Guazzotti, Stefano Passerini e ChiaraManfredda (Assolombarda).

Page 32: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

mente fordista, in quanto, comegià sta avvenendo, verranno pro-gressivamente sconfitte dallacompetizione internazionale”(Cicero).In questo scenario, come evi-denziato da Marco Taisch delPolitecnico di Milano duranteun convegno sull’Industria 4.0organizzato a febbraio da Fe-derchimica, il mondo delle im-prese “dovrà passare dallavendita di un prodotto “qual-siasi” alla fornitura di un pro-dotto che rappresenta lasoluzione di un problema perlo specifico cliente”. La progres-siva customizzazione dei pro-dotti, quindi, appare come unadelle determinanti principalidel cambiamento. Si tratta diuna traiettoria di sviluppo cheimpone un serrato controllo ditutto il processo, una flessibilitàorganizzativa e una rapidità intutte le fasi, in quanto occorreràdare risposte immediate a unmercato in continua evoluzione. Si tratta di un concetto ribaditoanche a Giacomo Sofia, diret-tore di produzione della Pry-smian group, il quale immaginaun prossimo futuro in cui si ve-rificherà una generalizzata “ve-locizzazione dei processi, unmiglioramento delle efficienzeindustriali e degli standardqualitativi, in una parola un up-grade competitivo del sistema”. Per rispondere efficacemente aqueste sfide, la Lombardia po-trebbe essere protagonista dipossibili fenomeni di reshoring,ovvero di ri-centralizzazionedella produzione. Si tratta di unfenomeno già in corso che vedeprotagoniste alcune impreseche dopo aver tentato la cartadella delocalizzazione hanno

deciso di riportare gli stabili-menti produttivi nel propriopaese di origine a stretto con-tatto con gli utenti finali. Comeci ha raccontato Rosalba Cicero,Segretario Generale della Fil-ctem Lombardia, infatti, “sel’impresa vuole rispondere inmaniera personalizzata a unmercato in cui le preferenzecambiano in maniera radicale,non può più permettersi diaspettare che le merci arrivinodopo settimane attraverso deicontainer che partono dallaCina. La velocità dei processi,infatti, diventa una dimensionefondamentale per competere eper soddisfare le esigenze degliutenti finali”.Se lo scenario di cambiamentoappena descritto può apparireaffascinante e ricco di prospet-tive, dobbiamo tenere a menteche “come accaduto anche du-rante le altre rivoluzioni indu-striali e come generalmenteaccade nelle fasi di transizionee diffusione di nuove tecnolo-gie e modelli produttivi, legrandi schematizzazioni dicambiamento mostrano lineeprevalenti che si inseriscono inun sistema disomogeneo cheavanza a macchia di leopardoper poi diffondersi fino a diven-tare emblema di un’epoca” (Ste-fano Musso). In questo quadro,afferma Lorenza Carrà, diret-trice del personale del gruppoLamberti, “il sistema produttivolombardo è in grado di evolvereverso manifattura 4.0, ma siavrà una netta differenziazionetra le aziende in grado di mi-gliorare la produttività e indivi-duare nuove aree di sviluppo ele aziende non in grado di inno-vare, destinate quindi a una

contrazione o addirittura allachiusura. Sarà più facile entrarein un’ottica 4.0 per una start-upche per un’azienda consolidata,e questo introduce ad una pro-spettiva di forte ricambio disoggetti produttivi” (Carrà).Questa dinamica di sviluppo amacchia di leopardo, va a inse-rirsi all’interno di uno scenariosettoriale in cui i cambiamentihanno una matrice comune masi declinano in maniera diffe-rente in ciascun settore produt-tivo. Per esigenze di sintesi,proviamo a ricostruire le prin-cipali direttrici nei settori dellaFilctem raggruppando i diversiambiti merceologici in tremacro settori: chimico-farma-ceutico; manifatturiero delMade in Italy e sistema delleutilities.Il chimico-farmaceutico è unsettore che strutturalmente sibasa su un apporto tecnologicorilevante. In questa prospettival’Industria 4.0 rappresenta in-dubbiamente un importanteelemento di consolidamentodel sistema. Secondo Maglia ePiscitelli di Federchimica, il set-tore è infatti uno dei primi adaver sperimentato i principi allabase del modello 4.0: “oggi, igrandi impianti continui sonofortemente automatizzati, iprincipali parametri di pro-cesso sono controllati central-mente e molte delle decisionisono ormai prese in automaticodai sistemi di controllo centra-lizzato” (Masi). Se si assumequesta prospettiva, secondo iresponsabili di Federchimica,l’Industria 4.0 nel settore non siconfigura come una rivoluzioneimprovvisa, ma come un gra-duale processo di innovazione.

Page 33: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

In questo quadro, un possibilesviluppo futuro potrebbe por-tare a una maggiore centraliz-zazione dei processi, conl’introduzione di sistemi di con-trollo totale della fabbrica(Pero) e strumenti che consen-tano una maggiore capacità diconnessione dell’intera filierache va dalla logistica alla conse-gna finale. “A cambiare, sarà ilrapporto tra industria e mer-cato, mentre poco toccati sa-ranno gli aspetti organizzativiinterni al processo” (Maglia e Pi-scitelli). L’analisi dei big datapotrebbe consentire una produ-zione sempre più orientata nonsolo alle necessità dell’aziendautilizzatrice, ma anche del con-sumatore finale stesso (Magliae Piscitelli). Si tratta di un ele-mento che assume una centra-lità ancora più importante nelsettore farmaceutico, dovel’analisi dei dati consente lo svi-luppo di prodotti sempre piùefficaci e personalizzati.Per quanto attiene al manifattu-riero del Made in Italy, in parti-colare il sistema moda e delcalzaturiero, come ci ha raccon-tato Marco Ricchetti, docente diEconomia della moda presso ilPolitecnico di Milano, chi pro-duce a marchio Made in Italy hauna competenza nella fabbrica-zione del prodotto straordina-ria. Tuttavia, spesso a questamaestria tecnico-produttiva nonfa seguito un’eguale capacità dicontrollo del processo lungo lacatena del valore, ambito si cui4.0 rappresenta una straordina-ria opportunità. In particolare amancare secondo Ricchetti, èuna chiara visione di tutta la fi-liera di produzione, una ge-stione più corretta dei fornitori

e un’attenzione a quella che po-tremmo definire logistica delprocesso, intesa “non comemero trasporto dei materiali,ma come coordinamento tra levarie fasi della produzione”.Pur in questo quadro, va co-munque sottolineato come il si-stema moda è tra i primi haintrodurre l’idea della custo-mizzazione, la quale ha una ra-dice storica che deriva dallebusiness practice che antici-pano gli attuali strumenti tec-nologici. L’idea della creazionedi valore nell’ultimo miglio, in-fatti, già da tempo rappresentauna scelta strategica di moltimarchi del settore moda. In que-sto contesto, quindi, “l’attivatoretecnologico, potrà rappresentareun importante salto di qualitàverso una sempre maggiore per-sonalizzazione dei prodotti fi-nali” (Guazzoti). Dal punto divista strettamente produttivo,invece, l’avvento della robotica edella tecnologia andrà a coadiu-vare l’uomo assistendolo nellesue mansioni. Secondo Brunello Cucinelli, fon-datore e presidente dell'omo-nima azienda del lusso, la quartarivoluzione industriale nel suosettore deve tendere al “capitali-smo umanistico”, ossia, un mo-dello dove l’addetto resta alcentro di sistema, in cui le compe-tenze artigianali e quelle creativenon sono sostituibili, ma ven-gono valorizzate dall’utilizzo ef-ficiente della tecnologia digitale. Infine, se quando pensiamo al-l’industria 4.0 ci riferiamo ad unaidea di manifattura allargata, ilsettore delle utilities è un ambitoche in una traiettoria evolutiva haintercettato molto bene le oppor-tunità tecnologiche (Guazzotti).

In particolare, come ci ha raccon-tato il professor Pero, a seguitodegli investimenti promossidall’Unione Europea, il settore hasfruttato a pieno il sistema dellesmart grid che consente di gestireil flusso di una rete di impianti di-slocati sul territorio, superando inquesto modo una produzionecentralizzata e favorendo la fonterinnovabile. In pratica, per quantoattiene alla produzione di energiaelettrica (e in forme diverse anchenel gas) siamo in presenza di unsistema che sta via via capillariz-zando: un sistema a rete a con-trollo digitale che modificaradicalmente l’organizzazionedel lavoro che c’era fino a pochianni fa. Da questa breve rico-struzione delle principali dina-miche settoriali si può dedurreche la tecnologia oggi a diposi-zione potrà avere un impattomolto importante su tutti i set-tori rappresentati dalla Filctem. Se, perciò, come ha raccontatoGianluigi Viscardi, presidentedel Cluster nazionale Fabbricaintelligente al Sole 24 Ore, “letecnologie ci sono, e sono sem-pre più economiche e facili dausare, il problema è la culturaindustriale, che non si compraal mercato”, ma deve sedimen-tarsi nel tempo, imparando a“cogliere l’importanza dellenuove tecnologie e delle compe-tenze ad esse associate”. Tutto questo passa da un’effi-cace attività di promozione estimolo da parte dell’attorepubblico. Le imprese, infatti,“non sempre hanno la cultura ele risorse (anche finanziarie)per adeguare i propri impiantidi produzione e i propri assettiorganizzativi. Per evitare chemolte di esse rimangano alla fi-

3031

Page 34: Industria4.0 scenari competitività_occupazione_lombardia

nestra in attesa degli eventi, ènecessario non solo favorirel’evoluzione innovativa con in-centivi e programmi pubblici,ma anche sviluppare politichedi relazioni industriali basatesull’adozione di programmi diinnovazione condivisa (tra capi-tale e lavoro), con la garanzia diun avanzamento professionaleper quei lavoratori che accettanodi co-investire sulle nuove cono-scenze, in cambio di una ragio-nevole partecipazione al rischio(salari e carriere proporzionatiai risultati raggiunti sul pro-gramma condiviso)” (Rullani).Da questo punto di vista inquasi tutte le nostre intervisteemerge un giudizio sostanzial-mente positivo rispetto alle po-litiche governative sull’industria4.0, le quali attraverso lo stru-mento del super ammortamentoe dell’iper ammortamento mi-gliorano la capacità di accessoall’innovazione delle imprese.Tuttavia, occorre precisare che“una piena applicazione dellaquarta rivoluzione implica nonsolo la possibilità di accedere aun sistema di incentivi, ma anchea un insieme di politiche piùcomplessive, che passano dal-l’adeguamento dei programmiformativi, al coordinamentodelle attività di ricerca e svi-luppo, alla promozione di retilocali, alla diffusione di nuovistrumenti di welfare e di soste-gno al reddito per chi è espulsodal mercato del lavoro” (Cicero).

4.2 L’impatto della quarta rivoluzione industriale sul mondo del lavoro

“Una caratteristica costantedella storia del lavoro, che at-

traversa tutte le epoche, è l’im-portanza del lavoro qualificato”(Musso). Come sottolineato daRoberto Cingolani, direttorescientifico dell’Istituto italianodi tecnologia, in un’intervista alSole 24 Ore, “nella storia è sem-pre accaduto che l’automazioneriducesse il lavoro ad alto tassodi routine” creando nuovi am-biti su cui sviluppare lavoro ecompetenze. “Al di là dell'incre-mento della produttività, la tec-nologia ha sempre permesso lacreazione di nuove filiere pro-duttive, le quali, a loro volto,hanno dato la possibilità di rilan-ciare l’occupazione” (Cingolani). Questo elemento rimane cen-trale anche nello sviluppo diquesta quarta rivoluzione indu-striale. “In tutti i campi, infatti,si assiste alla svalorizzazioneprogressiva del lavoro esecu-tivo, ossia del lavoro che, infabbrica o in ufficio, si limita aeseguire programmi o ordinicalati dall’alto (in coerenza conla vecchia logica fordista) e re-lativi all’impiego di conoscenzacodificata, standard. Oggi que-sto lavoro diventa ogni giornopiù concorrente con il lavorolow cost e con il lavoro che po-trebbero svolgere algoritmi erobot (Rullani). Parallelamente,nuove figure professionaliemergono come chiavi strategi-che per gestire l’innovazione eil cambiamento organizzativo.Si tratta di figure specializzatead alto profilo professionale,che al contempo mostrano unacerta polivalenza per gestireprocessi complessi.Tuttavia, non si stratta di unprocesso di semplice sostitu-zione tra nuove e vecchie pro-fessioni. “D’altra parte, già oggi,

funzioni anche complesse dellachirurgia vengono sempre dipiù affidate a robot intelligenti.Questo, però, non significa cheil medico finirà sullo sfondo.Tutt’altro! Da un lato, sarà sem-pre l’essere umano a coordinaree gestire l’intervento dell’automa;dall’altro gli stessi medici do-vranno aggiornare le loro compe-tenze per operare nella nuovarealtà e coglierne le opportunitàemergenti” (Fumagalli). La quarta rivoluzione indu-striale, quindi, sottende a unprocesso di radicale trasforma-zione delle competenze profes-sionali richieste ai lavoratori.Flessibilità organizzativa, flessi-bilità nell’produzione e flessibi-lità nella prestazione, all’internodi un contesto di competenzepolivalenti, saranno i vettorichiave dello sviluppo (Maglia ePiscitelli). La complessità tecno-logia, infatti, impone un’atten-zione verso una pianificazionedel lavoro che sappia far intera-gire la creatività umana con l’ar-ticolato sistema automatizzato,in un processo adattivo flessi-bile e coerente con le esigenzeproduttive e lavorative. Si trattain pratica di un modello econo-mico che ha sempre più biso-gno di addetti che oltre alle lorocompetenze di campo, sap-piano utilizzare i device tecno-logici per monitorare le variefasi di produzione, di ingegneriche si specializzino nella ripro-gettazione dei processi e nel-l’ottimizzazione del sistema, difigure professionali che pos-sano permettere non solo “lavendita di un prodotto, maanche l’offerta di un serviziopersonalizzato rispetto alcliente finale, che conoscano

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l’intera filiera e che possegganoanche competenze logistiche eorganizzative” (Berta). In altreparole, “le trasformazioni digi-tali e i paradigmi produttivi diindustria 4.0 necessitano, nellefigure professionali chiamate apresidiare i diversi processiaziendali, un’interconnessionedei saperi tra le diverse areetecniche interessate: mecca-nica, informatica, elettronica,con una conseguente contami-nazione, un’attitudine all’interdi-sciplinarietà e una propensioneall’apprendimento sul campo”(Manfredda).In questo contesto, come ci haspiegato il professor Pero, il la-voro manuale si allontanerà dalprocesso produttivo, con unaimportante ricaduta in terminidi sicurezza. L’operaio o il manu-tentore, dovranno essere capacidi usare strumenti tecnologici dibase e saper risolvere di volta involta i problemi nel ciclo produt-tivo, assumendo un grado sem-pre maggiore di autonomiaprofessionale e di flessibilità ri-spetto al posto e orario di lavoro.Pensiamo ad esempio al ruolodel manutentore nel sistemadella rete elettrica. In questocaso, “il sistema assorbe unpezzo di lavoro, in quanto la ri-cerca del guasto diventa inbuona parte automatizzata. Pa-rallelamente, chi svolgeràquella mansione dovrà proces-sare molte più informazione,diventando più consapevoledell’interno sistema, con unfabbisogno di competenze cheva inevitabilmente a crescere.[…] Inoltre, il sistema permet-terà al lavoratore di non do-versi più recare nella sedecentrale ogni mattina per rice-

vere le consegne, ma potrà in-tervenire a distanza o essere in-dirizzato direttamente nelluogo del guasto” (Pero). In altri termini, il lavoro, anchequello manuale, sarà sempre dipiù auto-organizzato. Sarà una“forma di lavoro in cui non siesegue un programma o unaprocedura data, ma in cui si usala propria intelligenza e auto-nomia per prendere decisionicomplesse, come accade ognivolta che si deve interpretareuna situazione ambigua, fuoristandard o fuori programma; oquando si deve rispondere a ri-chieste non previste da partedel cliente, adattare le proce-dure in essere ad una situa-zione nuova, convincere gliinterlocutori esterni ad aderiread un disegno di innovazioneelaborato dall’impresa anchenel loro interesse” (Rullani).Come sottolineato dal profes-sor Berta, della Bocconi di Mi-lano, tutto ciò presuppone unaforza lavoro che per rendere econtribuire al processo produt-tivo dovrà avere delle forti mo-tivazioni personali e unagrande capacità di adattamentoe di problem solving. In que-st’ottica, siamo in presenza diun sistema produttivo che sem-pre più si sposterà verso unacompetizione ad elevato conte-nuto professionale, con un pos-sibile effetto positivo sui salari.Si tratta di un rafforzamentocompetitivo che ha spinto Ma-glia e Piscitelli di Federchimicaa parlare di Formazione cometerzo fattore di produzione,che va ad aggiungersi al Capi-tale e al Lavoro. La competitivadi un’azienda, infatti, si misu-rerà sempre di più rispetto alla

capacità di attrarre figure pro-fessionali competenti. Questi elementi, tuttavia, pos-sono dare luogo ad un processodi forte polarizzazione nel mer-cato del lavoro. Come sostieneil professor Taisch “la crescentevelocità del cambiamento tec-nologico impone una rapiditàdi trasformazione che, se noncolta, porta a un divario digitalee tecnologico” che mina la capa-cità di stare sul mercato. In altritermini, chi sarà in grado diadattarsi più rapidamente po-trebbe trovare nella quarta rivo-luzione industriale dei vantaggienormi, mentre chi rimane in-dietro rischia di non avere piùspazi di mercato. Questo ele-mento vale sia per le imprese,che rischiano di non reggerealla competizione internazio-nale, sia ai lavorati che si trove-ranno senza reali possibilità diimpiego, in un contesto in cui ilavori più rutinari saranno so-stituiti dall’automazione. Daquesto punto di vista, comeespresso da Aldo Fumagalli, senel futuro l’innovazione tecnolo-gica potrebbe tradursi in un’im-portante opportunità, aprendonuove filiere e producendo svi-luppo economico, nell’immediatoil rischio di disoccupazione tec-nologica è una possibilità con-creta, in particolare per queilavoratori più anziani, che scon-teranno l’effetto congiunto deiprocessi di cambiamento e del-l’aumento dell’età pensionabile. “Tutti questi elementi si confi-gurano come una grande sfidasia per il sindacato che per ilmondo delle imprese, delle isti-tuzioni e della formazione. At-traverso la contrattazione sidovranno individuare modalità

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che da un lato incentiveranno ilprocesso di innovazione edall’altro dovranno prevedereforme di tutele per quei lavora-tori che sono più fragili difronte al cambiamento. Si trattadi nuove sfide che in un conte-sto di lavoro integrato, nonpossono trovare risposta all’in-terno della singola azienda,bensì a livello territorio o di fi-liera dove dovrà essere affron-tato il tema delle strategie diriqualificazione professionale,dei tempi di lavoro e di vita,della flessibilità e del welfare”(Cicero).

4.3 Tra nuovi fabbisogni professionali e l’esigenza di rimodulare il sistema formativo

Secondo uno studio del WorldEconomic Forum, pubblicato loscorso anno, il 65% dei bambiniche iniziano ad andare a scuolain questi anni, quando termine-ranno il ciclo di studi, farannoun lavoro che ora non esiste. Sitratta di un dato sensazionali-stico che però restituisce inpieno la natura del cambia-mento professionale che sotten-derà questa rivoluzione digitalee che fa emergere fin da subitole possibili trappole in cui i la-voratori rischiano di cadere. Inun contesto che implica un li-vello di competenze sempremaggiore e una crescente poli-valenza, scarse qualifiche ebassa scolarità rappresentanodelle pesanti barriere nel mer-cato del lavoro. In questa pro-spettiva è evidente che laformazione assumerà una sem-pre maggiore centralità (Musso).Lo stesso Marco Taisch con-

ferma che “se noi vivessimoquesta rivoluzione esclusiva-mente come una rivoluzionetecnologica faremmo un erroremolto grave. Questa deve essereanche una rivoluzione culturale.Tutti gli operatori dall’operaioal manager dovranno modifi-care il loro modo di lavorare at-traverso la formazione”. In particolare, in un contesto incui emerge il rischio di una po-larizzazione del mercato del la-voro, “l’istruzione scolastica deveessere integrata da strumenti diformazione continua che per-mettano di acquisire e aumen-tare le proprie competenze. Intal senso, finito il periodo dellascuola dell’obbligo, un indivi-duo non può terminare la suafase di apprendimento. Questadeve proseguire” (Cingolani) eaccompagnarlo in tutte le fasidella vita.Se, infatti, i processi produttiviimpongono un cambiamentoradicale nell’organizzazione dellavoro e nelle mansioni, il si-stema di istruzione da unaparte e di formazione continuadall’altro deve andare di paripasso con esse. In particolare, afianco delle conoscenze e dellecompetenze più tradizionali, ilsistema della formazione devesaper promuovere capacità ope-rative e attitudini alla risoluzionedei problemi. Da questo punto divista un ruolo chiave lo devesvolgere anche la formazione sulposto di lavoro, in quanto in uncontesto di produzione flessibileè anche l’esperienza di campo afare la differenza rispetto allaproduttività.Si tratta di un aspetto che èstato ripreso anche da EnzoRullani che ha parlato della ne-

cessità di integrare sempre piùl’insegnamento di una “cono-scenza codificata” con una “co-noscenza generativa”, in gradodi aiutare a gestire le situazionie costruire soluzioni innovative.“Questa integrazione rompe lebarriere tra il sapere tecnico equello creativo (anche sociale eumanistico), che si sono stabi-lite nel corso degli anni prece-denti. E rompe le barriere traapprendimento scolastico (“istru-zione”) e le forme di apprendi-mento evolutivo (esplorazionesperimentale del possibile, conselezione delle varianti in baseai risultati) e creativo (ideazionedi un progetto e sua realizza-zione)” (Rullani). Rispetto a questi temi l’attualesistema formativo non apparepienamente al passo con inuovi principi che abbiamoelencato, anche se vanno evi-denziate delle differenze setto-riali. Per quanto riguarda lachimica, infatti, Maglia e Pisci-telli ritengono che la situazionesia meno complicata per dueordini di ragioni: da un lato ilsistema è caratterizzato da unaforte presenza di lavoratoriqualificati e quindi si registraun mistmatch formativo infe-riore rispetto che ad altri con-testi, dall’altro il fatto chel’Industria 4.0 non si sia affer-mata come un fenomeno di-rompente, ma come unprocesso di progressivo muta-mento, ha dato maggior tempoal sistema formativo di adat-tarsi e di provare ad andare dipari passo con le esigenze dimercato.Per gli altri settori, invece, ilgiudizio degli intervistati ap-pare molto differente. Ripren-

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dendo le parole del professorPero, emerge come la forma-zione interprofessionale siatroppo spesso generica e basatasulla formazione obbligatoriain materia di salute e sicurezzao sui temi dell’informatica dibase e delle lingue straniere.Questi elementi, se pur impor-tanti, non contribuiscono a svi-luppare quelle competenzenecessarie per stare sul mercatonella quarta rivoluzione indu-striale. Inoltre, anche la forma-zione universitaria di stampospecialistico fa fatica a intercet-tare quali possono essere lenuove competenze a favore del-l’Industria 4.0 e parallelamenteandare a profilare figure profes-sionali capaci di reggere a que-sta nuova sfida. Ma il principaleambito in cui attivare nuove po-litiche formative sembra esserequello dell’istruzione tecnicasecondaria, dove serve favorirel’interdisciplinarietà e miglio-rare il matching tra scuole, stu-denti e imprese, favorendopercorsi didattici specifici chevadano incontro alle esigenzedel territorio (Manfredda).

4.4 Verso un nuovo sistema di welfare?

La storia delle rivoluzioni indu-striali ci insegna che un cambia-mento radicale del sistemaeconomico produce inevitabil-mente anche delle conseguenzerispetto al sistema sociale, cul-turale e organizzativo di unasocietà. Si tratta di conse-guenze che possono assumereanche delle connotazioni nega-tive, in quanto lasciano spazioalla diffusione di nuove dise-guaglianze o a un cambiamento

radicale delle abitudini di vitadelle persone. Come spiegatoda Susanna Camusso in un’in-tervista per il Sole 24 Ore, “sevogliamo creare consenso ri-spetto alla diffusione dei prin-cipi dell’Industria 4.0, bisognapartire da una proposta politicadi governo dei processi. I tede-schi attraverso un sistema tri-partito hanno lanciato con il“libro verde” il piano Industria4.0 ma con il “libro bianco”hanno anche lanciato il piano“lavoro 4.0”: un nuovo compro-messo sociale. È quello che uni-tariamente con CISL e UILstiamo chiedendo di discutereal Governo”. Lo stesso Fuma-galli, ha affermato che l’avventodella quarta rivoluzione indu-striale senza un intervento diequa re-distribuzione della ric-chezza accentua il rischio diuna crescente instabilità so-ciale. “Il tema dell’impatto so-ciale della manifattura 4.0,perciò, chiama in causa im-prese, sindacati e attore pub-blico, al fine di costruirel’architettura istituzionale econtrattuale in grado di farefronte alle nuove necessità chevanno dalla formazione conti-nua, fino alla ridefinizione di al-cuni strumenti di welfare”(Cicero). Si tratta di un tema che inte-ressa tutte le parti in campo. Daun lato, il sindacato ha l’inte-resse di tutelare i lavoratori for-nendogli gli strumenti piùopportuni per affrontare al me-glio le nuove sfide. Dall’altro,l’impresa ha la necessita di acce-dere a un patrimonio di compe-tenze che come abbiamo vistorappresentano un nuovo fattoredi produzione (Maglia e Pisci-

telli). Inoltre, se l’automazionedovesse realmente ridurre dra-sticamente l’occupazione, leimprese stesse si dovrannoporre il problema di come ven-dere i propri prodotti in un con-testo di calo della domanda.Infine, l’attore pubblico ha delleprecise responsabilità costitu-zionali rispetto sia allo svi-luppo economico che alla tuteladei cittadini. In questo contesto, special-mente in Lombardia che inmolti casi si è dimostra capacedi importanti innovazioni nellapratica delle relazioni indu-striali, “il sindacato, le organiz-zazioni datoriali e la Regionestessa, hanno la possibilità disperimentare nuove soluzioniper un governo d’anticipo deiprocessi. Si tratta di un lavoronegoziale che deve partire dalterritorio e che deve provare arispondere alle problematicitàin maniera innovativa”. Ci rife-riamo ancora una volta al giàevidenziato tema del ricambiogenerazionale e della riconver-sione professionale della fasciadi lavoratori più anziani in uncontesto di aumento dell’etàpensionabile, al tema degli am-mortizzatori sociali, al temadegli orari di lavoro in un conte-sto di lavoro flessibile (Cicero).In primo luogo, infatti, comesottolineato dal professorBerta, se l’Industria 4.0 sot-tende un cambiamento nel la-voro, che richiede una maggiorecapacità di adattamento, uncerto entusiasmo nell’impararecose nuove e nel mettersi in di-scussione, un’attitudine allamultidisciplinarietà, le parti so-ciali e il governo dovranno in-terrogarsi su come tutto ciò

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può essere assorbito da unaforza lavoro sempre più an-ziana e costretta a lavorare perun numero crescente di anni. Sitratta di un tema che è emersoanche nell’intervista con i rap-presentati di Federchimica e diAssolombarda, i quali hannosottolineato come stia diven-tando necessario immaginareuna riorganizzazione del lavoroche tenga in considerazionequesto aspetto e che provi a ri-definire i percorsi di carrierainter-aziendale sulla base delleesigenze dovute all’età. Inoltre,secondo Stefano Passerini, re-sponsabile area sindacale di As-solombarda, il tema del ricambiogenerazionali diventa una prio-rità assoluta nello sviluppo del-l’Industria 4.0, con la necessitàdi trovare strumenti adeguatiper garantire un sistema di pre-pensionamenti e di incentivi al-l’accesso dei più giovani.In secondo luogo, non va di-menticata la questione degliammortizzatori sociali in uncontesto in cui buona partedella forza lavoro non qualifi-cata è a forte rischio di espul-sione dal mercato del lavoro.Per questi soggetti, oltre ad in-dividuare dei percorsi formativiche possono permettergli di tro-vare una nuova strada nel mer-cato del lavoro, sarà necessarioimmaginare forme di sostegnoal reddito per accompagnarli inquesto difficile percorso di ri-qualificazione (Cicero). Infine, c’è il tema dell’orario di la-voro. Infatti, se il lavoro può es-sere svolto a distanza e inqualsiasi momento occorrerà sta-bilire dei meccanismi per argi-nare il rischio di una pienainvasione dell’attività professio-

nale all’interno della vita pri-vata. Ci riferiamo in particolareal dibattito sul diritto alla di-sconnessione che si sta svilup-pando in Francia.Si tratta di temi che ad ogginon hanno ancora delle rispo-ste chiare e condivise, ma chein futuro potrebbero assumereuna certa centralità.

Conclusioni

Da questa breve ricostruzione dei principi cardine dell’indu-stria 4.0 e della loro possibileapplicazione all’interno del ter-ritorio Lombardo nel cotestodei settori rappresentati dallaFilctem, emerge chiaramentecome la quarta rivoluzione in-dustriale potrebbe diventareuna straordinaria opportunitàdi sviluppo. Questa, infatti, rap-presenta una occasione per ri-dare slancio competitivo a unsistema produttivo che neglianni ha subito fortemente lacompetizione internazionaledei paesi di nuova industrializ-zazione. Si tratta di una pro-spettiva che non si rivolge soloalle grandi imprese, ma che in-vece sottende un processo diriaffermazione competitiva del-l’intero sistema produttivo at-traverso l’integrazione dellefiliere, l’innovazione di pro-cesso e la customizzazione.Tuttavia, se la tecnologia rap-presenta un prerequisito perquesta possibile rivoluzione in-dustriale, l’adeguamento tecno-logico deve andare di paripasso con una ridefinizione delmodello organizzativo e del si-stema di welfare. Senza gli ade-guati strumenti di protezione

sociale, specialmente per quellefasce più deboli ed esposte alrischio di espulsione dal mer-cato del lavoro, si rischia unamarcata polarizzazione occu-pazionale con delle evidenti ri-percussioni in termini didisuguaglianze sociali. È quindi evidente che quellesottese dalla quarta rivoluzioneindustriale rappresentano sfideimportanti che vedono nellacontrattazione collettiva e nelconfronto tra le parti sociali el’attore istituzionale la via prin-cipale per trovare delle solu-zioni effettive. In particolare, ciriferiamo al tema delle politi-che attive per la riconversioneprofessionale di quelle figure apiù basse qualifiche che ri-schiano di vedere il proprio la-voro scomparire sia per viadelle delocalizzazioni che dellaprogressiva robotizzazione; altema della creazione di nuoviposti di lavoro sfruttando glielementi chiave dell’innova-zione di processo; ma anche aitemi del welfare, delle politichedi sostegno al reddito, del ri-cambio generazionale e delcontrasto alla disoccupazionegiovanile. Dalla capacità di tro-vare soluzioni innovative e dianticipo rispetto a queste pro-blematiche dipenderà il suc-cesso o meno di questa quartapossibile rivoluzione industriale.Se, infatti, il progresso tecnolo-gico non sarà bilanciato da unariorganizzazione del mondo dellavoro e della società in gene-rale, tale progresso andrà a van-taggio di una piccola parte dellapopolazione a discapito dellatenuta sociale del paese nel suocomplesso.

CONCLUSIONICONCLUSIONI

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