3. 2. Contro le idee astratte: il nominalismo radicale. 4. 3.
L'immaterialismo:esse est perc pi . 5. 4. Gli spiriti e lo Spirito
infinito. 6. 5. Il secondo Berkeley.
George Berkeley
7.
1. Vita e opere.
George Berkeley(1685 1753 d.C.) viene considerato un
particolare continuatore dell'empirismo lockiano e del suo
illuminismo critico. Sin dalle sue prime opere egli introdusse il
principio fondamentale della propria speculazione: l'immaterialismo
(spiritualismo). Con ilSaggio di una nuova teoria della
visione(1709), ilTrattato sui principi della conoscenza umana(1710)
e iTre dialoghi fra Hylas e Philonous(1713) Berkeley intendeva
infatti rovesciare i possibili esiti materialistici della filosofia
inglese - basti per questo guardare gli sviluppi sensistici della
speculazione francese del '700 (La Mettrie, Condillac) -
riorientando il pensiero verso una forma speciale di spiritualismo.
Egli pens quindi di utilizzare questa formazione intellettuale
personale per diffondere i principi evangelici nelle comunit
amerindie del Nuovo Mondo.
8.
Senza per aver ottenuto l'aiuto e l'appoggio sperati, il
filosofo irlandese rimase nella colonia di Rhode Island e compose
l' Alcifrone , dialogo polemico contro i liberi pensatori del
tempo. Di ritorno prima a Londra e poi in Irlanda si dedica ad
opere filantropiche e morali. Scrive laSiris(1744), per trasferirsi
poi conclusivamente ad Oxford.
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2. Contro le idee astratte: il nominalismo radicale.
La critica di Berkeley all'astrazione, cos come era stata
definita per esempio dalla speculazione lockiana (selezione per
somiglianza ed estensione generale dei caratteri reperiti), si
appunta sul fattore negativo di questa: essa infatti pare
costituire un elemento positivo universale che, pur procedendo
dall'oggetto particolare, particolarmente definito, tutti li nega e
li esclude dalla propria caratterizzazione. L'idea astratta vale
come un tutto negativo, costruito dalla totalit dei particolari,
senza poter essere nessuno di questi. Essa quindi un positivo
universale, imposto per estensione generale, costruito sui
particolari, ma negante ciascuno di essi. Non possiede quindi il
valore dell'ente che pu essere segnalato univocamente da ciascuno
di essi. Solo invece un ente universale che pu essere univocamente
segnalato da ciascuno degli enti particolari pu assurgere al senso
ed alla funzione di rappresentarli effettivamente tutti, senza
esclusione e soprattutto negazione.
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Per Berkeley la critica gnoseologica alle idee astratte aveva
naturalmente il senso implicito della critica teologico-politica
all'ente finito che si pretende infinito, perch si impone per
maggioranza totale. L'idea generale non astratta sta quindi come
segno del particolare e di ogni altro ente particolare ad esso
simile. Solo in questo modo l'idea generale pu valere nella sua
funzione di definizione e denominazione (nominalismo radicale di
tradizione occamista). Il rapporto immediatamente positivo del
particolare con il generale esclude allora forme di mediazione
(istituzioni) che pretendano di separarsi e di fissarsi come
funzioni determinative (strutture) prioritarie. La condizione e lo
stato reale delle determinazioni immediatamente dato e presente:
questo rapporto immediato l' essere percepitodalla forma finale
dell'intelligenza.
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3. L'immaterialismo:esse est perc pi .
L'essere dunque determinato in se stesso e si d immediatamente
e necessariamente alla forma che lo pu comprendere, senza negazione
n mediazione: l'intelligenza intuitiva (spiritualismo spinozista).
L'intelligenza intuitiva ha a che fare con le idee, che applica
immediatamente alle parvenze della sensazione ed agli apporti della
sensibilit. In questo modo essa incrocia e connette o separa nomi e
categorie psicologiche (colore, odore, figura) per cose. Quindi il
rapporto fra la cosa e l'idea gi un rapporto pensato, presente
all'interno di un atto originario di rappresentazione (cfr.
idealismo). Errore separare i due termini di questa
rappresentazione, per qualificare alternativamente il primato
dell'idea sulla cosa o della cosa sull'idea. L'atto originario di
rappresentazione costituisce la sostanza spirituale, l'unico essere
esistente.
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Cos la sostanza spirituale si afferma immediatamente e non ha
bisogno di dimostrazione. Non modello e non ha substrato: ogni
determinazione corporea ideale, senza differenza e/o precedenza fra
qualit primarie (oggettive, valide universalmente) e qualit
secondarie (soggettive, valide singolarmente e particolarmente).
Essendo ideale ed essendo l'ideale non un modello archetipico (in
senso neoplatonico) ogni determinazione corporea non ha residuo
distinto e separato (substrato o materia astratta). Ci da cui
sembra apparire estratta ed astratta la forma (poi impressiva e
sensibile). Il residuo materiale infatti ilprope nihildella
riflessione aristotelica una volta ammesso non pu essere tolto:
esso resta come presupposto indimostrato, funzionale
all'applicazione di idee o forme, che sembrano provenire dal di
fuori, rispetto all'intelletto umanamente attingibile.
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Ed proprio questo il punto critico fatto emergere dalla
speculazione di Berkeley: come pu un'idea che sopraggiunge dal di
fuori entrare e informare la materia? O viceversa (se si preferisce
l'ipotesi speculativa opposta): come pu una materia che fuori
dall'intelligenza dare origine alle idee? Questi sembrano in
effetti due casi opposti ma speculari della medesima impossibilit:
una volta separati astrattamente, idee e materia, essi non possono
pi essere ricomposti. Per questa ragione e motivazione fondamentale
Berkeley cambia nome e funzione alla materia apparente,
determinandola come immaginazione viva e creativa del pensiero e
dell'intelligenza. Dello spirito e della sua propria attivit. Esso
dunque apparentemente crea ed immagina da un lato le idee e
dall'altro la cosiddetta materia, per poi combinare ed incrociare
reciprocamente le prime e la seconda. Ma l'apparenza di questa
creazione lo dispone subito ad essere accolto come partecipe di
un'attivit veramente universale ed originaria: l'atto di creazione
continua di Dio.
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La partecipazione dello spirito finito umano all'apparenza ed
alla realt dell'atto creativo continuo di Dio fa s che solamente
quest'ultimo sia il primo fattore attivo dell'intelligenza,
dell'immaginazione e della sensazione. Lo spirito umano finito
riceve tutta questa attivit e pensa, immagina e sente o ritiene di
pensare, immaginare e sentire attraverso il pensiero,
l'immaginazione e la sensazione divina. in questo modo che
l'infinito si esplica attraverso infiniti finiti e che l'effettivo,
vero e reale universale si fa concreto ed apparentemente
particolare. I modi necessari di questo rapporto costituiscono ci
che noi intendiamo come leggi di natura. Leggi di natura che poi
scopriamo tramite l'esperienza. Essa ci indica la presenza di un
ordine superiore, buono ed intelligente, nell'identit nascosta ma
attivamente presente del divino stesso.
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4. Gli spiriti e lo Spirito infinito.
La critica di Berkeley al procedimento astrattivo coincideva
con la negazione del presupposto dell'indifferente primo (oggetto
reale indeterminato), poi differenziato secondo l'ipostasi delle
diverse possibili differenze. Al posto di un oggetto astratto il
pensatore irlandese pone un soggetto necessario, in rapporto
ineliminabile con l'assoluto (Dio). L'apertura di questo rapporto
la riscoperta dell'asse e dell'ordine creativo. La sua espressivit
poi la comparsa di una determinazione duplicemente dialettica, che
coinvolge da un lato il rapporto con l'oggetto della mente e
dall'altro la relazione con lo Spirito infinito di Dio. Nella prima
relazione dialettica l'immaginazione potrebbe sostanziare sia
l'oggetto che il soggetto pensante ( la posizione classicamente
cartesiana); ma la seconda relazione rimobilizza l'intelletto cos
disteso secondo una volont infinita, origine vera e propria delle
idee.
16. Il rapporto di sensazione, rispetto al quale lo spirito
umano finito sembra risultare come passivo, ingenera l'idea di un
prioritario rapporto causale fondato sulla infinita volont
divina.essa a stabilizzare il movimento dell'intelletto,
continuamente proteso verso l'idea o dall'idea disposto secondo
ogni possibile variazione. Cos la stessa potenza della variazione
resta sempre in capo alla volont divina. Una volont divina
originaria e nel contempo d'orizzonte, inindividuabile e senza
immagine alcuna. Essa ha solamente come effetto visibile l'azione
interposta nel tempo e nello spazio creato, nell'Universo. Questa
azione si presenta a noi con le caratteristiche della
determinazione sensibile regolare, ordinata e coerente (logica
interna delle leggi di natura). Omogenea ed uniforme (nella
pluralit vivace delle proprie particolarit). 17.
L'immagine sensibile quindi la prima e la pi forte, vivace e
regolare, a segnare il nostro spirito: tutte le altre immagini
dedotte da queste e che compaiono nella nostra mente ed
immaginazione razionale indeboliscono la propria potenza impressiva
come se fossero attivit di secondo grado. Mediazioni continue che
consentirebbero l'ipostasi della nostra sostanza pensante e della
nostra identit. Se non fosse vero che le prime sono costantemente
pensate (volute/intese) da Dio, che in tal modo le crea con
continuit e senza alcuna interruzione, secondo un piano
provvidenziale che implica la sua spontanea bont, potenza ed
intelligenza infinite. Le seconde possono comparire e scomparire,
variarsi secondo il nostro arbitrio, ma restano sempre delle idee
dedotte. Ricreate e riprodotte dalla nostra fantasia
immaginativa.
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Ci consente l'ipostasi dell'unica sostanza spirituale: Dio. E
la collocazione all'interno di essa degli spiriti fenomenici. In
tal modo i capisaldi teologici cristiani tradizionali libera
creazione, incarnazione e resurrezione possono rimanere in vigore
come caratterizzazioni fondamentali dell'Essere in generale e per
l'uomo in particolare. La credenza in una materia separata al
contrario fonda la fede nella negazione di Dio e della sua libera
ed intelligente, buona volont. Annulla il piano provvidenziale
della creazione, accentuando i tratti del fatalismo ateo, che
sostituisce un falso dio a quello vero (idolatria). In questo modo
mentre la scienza della natura come una grammatica del linguaggio
divino intesa alla decifrazione dei segni e delle manifestazioni
del divino, la filosofia sa risalire da questi alla vera ed unica,
buona causa. Dio stesso. La stessa costanza nelle necessit naturali
rimanda poi oltre alla variabilit interna delle idee ed alla loro
passivit alla permanenza e stabilit eterna di un principio
spirituale attivo, pensante (dotato di volont ed intelligenza
infinite).il riferimento necessario ad esso degli stessi spiriti
finiti che ne dimostra l'immortalit.
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Saggio di una nuova teoria della visione
Trattato sui principi della conoscenza umana
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5. Il secondo Berkeley.
Contro i tratti dominanti del deismo illuministico nascente
Berkeley accentua nell' Alcifroneuna metafisica di stile
neoplatonizzante, atta a neutralizzare le aperture eccessive e le
radicalit dei liberi pensatori. Contro le forme immanentistiche e
razionali della fede religiosa, contro la sua collocazione nel solo
foro interno delle coscienze, il pensatore irlandese rileva la
necessit della fede come salto nella sovranatura di Dio attraverso
la preghiera e nella necessit di atti di culto esterni, ordinati ed
ordinanti (un popolo, una nazione). Solamente la Rivelazione
scritturale pu allora costituire il soggetto e l'oggetto pratico
delle determinazioni morali utili e necessarie per la salvezza
delle anime degli uomini. NellaSirisBerkeley poi accentua i tratti
quasi magico-animistici del mezzo divino capace di interrelare di s
tutto l'Universo: l'etere.
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Esso, come fuoco invisibile e spirito animale dell'Universo,
pervade ed attiva ogni movimento ed ogni scambio dialettico fra le
parti dell'Universo stesso, essendo uno strumento dell'intelligenza
e della volont infinite di Dio.