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giovanni-quartini
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Ragione ed esperienza:
il problema dell’origine della conoscenza
INTRODUZIONE
Il problema dell’ordine nel mondo,
della conoscenza come spiegazione causale delle cose e della possibilità di sfuggire al rischio dello scetticismo.
ARISTOTELISMO E NUOVA SCIENZADue erano le teorie ereditate dalla classicità e dal medioevo:
l’innatismo platonico (l’esperienza è occasione per cogliere idee già presenti nell’anima)
l’empirismo aristotelico (le forme sono immanenti alle cose e separabili per astrazione).
L’aristotelismo medievale fu dominato dal principio:
nihil est in intellectu
quod prius non fuerit in sensu.
Aristotele riteneva che la scienza si fondasse sulla dimostrazione sillogistica (valore causale del termine medio) che in quanto ragionamento deduttivo aveva però un carattere tautologico.
Il sillogismo deve essere vero e valido, cioè corretto formalmente ma anche basato su premesse vere.
Il ragionamento induttivo è invece il dominio del probabile, non quello della certezza scientifica.
La conoscenza necessita anche dell’intuizione razionale che intuendo le essenze permette la dimostrazione razionale.
In conclusione:
la conoscenza razionale dimostrativa esige l’esperienza per essere un sapere fecondo e l’esperienza esige la ragione intuitiva per costruire una conoscenza vera e non solo probabile.
LA SCIENZA MODERNA*
BaconeBacone FrancescoFrancesco: superare il vecchio empirismo (formiche) e il vecchi razionalismo (ragni). Nuova scienza (api): raccoglie dati e li lavora attivamente – induzione scientifica + orientamento della ragione.
Galileo GalileiGalileo Galilei: sensate esperienze + necessarie dimostrazioni.
Autonomia della ricerca scientifica che ha solo due fonti: esperienza e ragione, contro i pregiudizi della religione, dell’aristotelismo e dele senso comune.
L’esperienza scientifica è l’esperimento (formulazione di una ipotesi e sua verifica).
Dati scientifici ipotesi spiegare i fatti
Conferme “sperimentali”
la ragione orienta l’osservazione
e filtra i fenomeni osservati riducendoli a proprietà misurabili (quantificabili)
Si coglie la trama matematica delle cose, la struttura misurabile, che essa ha come sua intrinseca proprietà. Osservazione carica di teoria razionale.
CARTESIO *
Garanzia della verità è la ragione con la sua regola dell’evidenza per distinguere il vero dal falso. Il cogito fonda tale regola con la sua certezza soggettiva (indubitabilità della cosa che pensa).
Indubitabili sono l’Io e Dio: evidenti alla mente umana, ma non l’esistenza delle cose esterne, attestata dai sensi, oscure e confuse. La mente deve allora correggere gli ingannevoli sensi e analizzare le sue idee o rappresentazioni mentali.
L’esperienza sensibile non ha un effettivo valore conoscitivo, ma semmai una importante funzione pratica: ci dice ciò che ci nuoce o ci giova.
Le qualità sensibili (mutevoli, confuse, soggettive) non sono proprie dei corpi come tali. Chiare e distinte sono solo le proprietà geometriche e misurabili. I corpi hanno come loro sostanza l’essere qualcosa di esteso, proprietà geometrica, non percettiva o sensibile. L’estensione è qualitativamente indifferenziata (spazio euclideo): è una nozione intuitiva e innata. Dunque l’intellezione pura è distinta dall’immaginazione sensibile.
La materia sensibile si riduce a estensione geometrica: dunque la conoscenza del mondo coincide con la costruzione deduttiva della geometria. Si parte da principi evidenti alla ragione e non dall’esperienza: le leggi della ragione governano l’idea del mondo.
Anche il principio di causalità è valido a priori: ogni cosa ha una causa è evidente !!!
Nella matematizzazione dell’esperienza vi è la cifra galileiana della gnoseologia cartesiana.
LOCKE*
L’esperienza è l’imprescindibile termine di riferimento per comprendere la natura della ragione quanto della conoscenza.
La ragione ha bisogno del materiale sensibile, esso è la fonte e il controllo di ogni conoscenza. La scienza ha però bisogno di necessità e universalità (concatenazione necessaria di idee, evidenza della ragione).
Egli parte da Cartesio: pensare è avere idee; noi conosciamo non le cose stesse, ma le nostre rappresentazioni delle cose.
Idea: qualunque cosa la mente percepisca in se stessa (immagini sensibili o concetti astratti).
La mente è tabula rasa prima dell’esperienza, è passivamente originaria di fronte alla realtà esterna (idee di sensazione) e alla realtà interna (idee di riflessione). Da qui derivano
le idee semplici
Il potere libero e costruttivo dell’intelletto si esercita poi per generare
le idee complesse
Che sono ricondotte al confine invalicabile dell’esperienza.
L’idea di sostanza nasce dall’abitudine a constatare che alcune idee semplici sono costantemente unite tra loro.
Nel linguaggio: l’idea di sostanza porta ad usare un unico nome per designare qualità diverse “appartenenti” a un’unica cosa: all’arbitrarietà del significante (il nome usato) egli aggiunge l’arbitrarietà del significato (la dissoluzione dell’idea di sostanza, cioè di essenza universale).
Le idee indicano solo l’essenza l’essenza nominale nominale delle cose, cioè il nome con cui indicarle
Non esiste nulla di
essenziale nelle cose
La natura offre similitudini, non essenze, e il linguaggio usa strumenti classificatori propri della mente umana. La conoscenza si fonda su generalizzazioni, operazioni soggettive, compiute con segni: ma dove è finito il rapporto necessario del conoscere con le cose? I nomi sono segni dei segni delle cose: la gnoseologia è semiotica: vi è la costatazione empirica di proprietà comuni e la loro fissazione mediante segni linguistici.
Forte è l’oscillazione tra realismo (verità in re) e mentalismo (verità in dicto): locke favorirà la seconda.
Conoscenza certa
Se non c’è una conoscenza sensibile in atto, la certezza delle cose viene meno: è probabile e ragionevole che gli oggetti esistano anche quando non li percepisco, ma non è certo.
È l’ambito dell’opinione o credenza equiparabile alla credibile ma fallibile testimonianza di altri uomini. Accrescere la conoscenza delle realtà naturali è procurarsi idee adeguate degli oggetti e la matematica può essere un valido modello. La scienza sperimentale invece, poiché non conosciamo l’essenza reale delle cose, può solo, con osservazioni regolari, formulare congetture (generalizzazioni probabili e ipotetiche)
LEIBNIZ
HUME
KANT
LEIBNIZ*
L’intelletto è principio attivo e indipendente dal corpo e dalla sensibilità: l’innatismo virtuale supera l’empirismo di Locke e anticipa il criticismo kantiano.
Come si può pensare senza essere coscienti? L’anima pensa sempre, ma in modo consapevole (appercezione) o inconscio (percezione): conoscere è portare a chiarezza e distinzione (in atto) ciò che nella coscienza è oscuro e confuso, inconscio (in potenza).
BERKELEY (1685-1753)
Dunque l’esistenza delle cose consiste nel loro essere percepite: Esse est percipiEsse est percipi
Le percezioni sussistono solo nella mente che le pensa, non possiamo conoscere le cose in se stesse.
Esse esistono nella mente, niente esiste al di fuori della mente
Decisamente radicale è la critica all’idea di sostanza:
HUME*
Per associazione costruiamo anche le idee di idee di relazione relazione (ordine mentale in cui collochiamo le
nostre impressioni)
Solo gli enunciati di queste due sono sensati (veri o solo probabili).
La metafisica La metafisica è invece sempre priva di senso poiché non sono evidenti a priori o verificabili a posteriori.