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1 Dio e il Dio e il divino divino Stoicismo Epicureismo Neoplatonismo Cristianesimo

7 dio e il divino ellenismo e cristianesimo

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Dio e il divinoDio e il divinoStoicismo

EpicureismoNeoplatonismo

Cristianesimo

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Il Dio provvidente: lo stoicismoLe stoicismo approda a una consapevole

formulazione panteistica di Dio: nel mondo operano due principi uno passivo, la materia di cui sono fatte le cose, e un attivo, la ragione che le informa e le vivifica - governa (Dio). I due principi sono corpo poiché solo ciò che è corporeo, per gli stoici, esiste.

Dio è dunque un principio attivo non distinto dalla natura: è una forza che plasma e dirige la materia all’interno. La natura è divina, poiché Dio è la razionalità interna che la verifica.

Dio governa il cosmo con assoluta necessità e con un ordine precostituito secondo una concatenazione necessaria di eventi.

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La provvidenza dell’ordine razionaleTutto ciò che accade risponde un disegno

provvidente e ha un senso: il mondo è perfetta provvidenza e anche il male ha un senso all’interno della provvidenza divina perché risponde a un disegno razionale.

La provvidenza stoica è diversa da quella cristiana poiché il dio stoico è logos impersonale che coincide con il cosmo o meglio il suo ordine: Dio è l’ordine dell’universo, non è un essere trascendente che impone all’universo un ordine dall’esterno (come fa invece il Dio cristiano).

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Gli dei lontani: Epicuro (IV-III sec. A.C.)Dio è lontano e indifferente. La dottrina

filosofica epicurea è rigidamente materialista: non esiste nulla di immateriale e spirituale poiché la natura si spiega facendo riferimento agli atomi e al loro movimento; anche l’anima è materiale e no ha alcun destino ultraterreno.

Eppure gli dei esistono poiché la nostra conoscenza è il frutto delle impressioni che gli atomi imprimono sull’anima: purché noi possediamo l’immagine degli dei essa dovrà derivare da qualcosa di materiale e di esterno all’anima e dunque gli dei esistono e sono corporei, ma non bisogna temerli perché essi non si occupano né di uomini né del cosmo.

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La conoscenza come terapiaLa conoscenza, la filosofia è medicina dell’anima

e terapia efficace contro i quattro mali fondamentali che affliggono l’uomo la paura degli dei, la paura della morte, la paura del dolore, la mancanza del piacere.

Dunque la teologia serve per liberare gli uomini dalla paura degli dei che nasce dall’ignoranza circa la vera natura divina: gli dei sono indifferenti al destino dell’uomo e al mondo fisico, dove domina il caso del movimento degli atomi.

Il male del mondo prova la lontananza indifferente degli dei ed è la prova che è impossibile conciliare la bontà, la onnipotenza di Dio con la presenza dello stesso male nel mondo.

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L’ultima voce del pensiero greco: PlotinoCon questo autore la teologia greca subisce

profondo mutamento: dio è principio che trascende non solo il mondo sensibile, ma anche l’intelligenza e l’intelligibile.

A fondamento delle cose c’è l’Unità (già Platone aveva posto a fondamento del mondo sensibile e molteplice l’unità delle idee): il nostro autore però sostiene che il pensiero implica una dualità di “pensante” e “pensato”, oltre che una molteplicità di idee.

Bisogna andare oltre il pensiero per raggiungere una Unità che stia oltre il sensibile, ma anche oltre l’intelligenza e oltre l’intelligibile: l’Uno in sé.

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Infinità dell’Uno e ineffabilitàL’Uno assoluto è Dio in senso proprio in quanto

fondamento del mondo sensibile l’intelligibile: la sua caratteristica essenziale è l’infinità. Essa è assenza di limite della potenza, onnipotenza.

L’Uno è ineffabile, nel senso che non può essere oggetto di un discorso e di alcuna conoscenza poiché parlare di conoscere significa definire. Dire cosa è l’Uno significa dire anche cosa esso non è, ma ciò non è possibile dal momento che l’Uno è unità assoluta.

L’unica possibilità è una teologia negativa: l’Uno è oltre assoluto: oltre l’essere, oltre il pensabile, oltre il dicibile, una realtà assoluta che l’uomo non può catturare.

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Oltre il sensibile, il pensiero …L’Uno è assolutamente trascendente rispetto

al mondo, indicibile e inconoscibile, però il nostro autore lo definisce con alcune determinazioni positive: causa, bene, principio, cioè come se fosse un oggetto di conoscenza.

È evidente la difficoltà intrinseca di ogni tentativo di parlare di qualcosa di assolutamente trascendente, qualcosa che si pone oltre il pensiero: il limite del pensiero si configura così come il pensiero del limite.

Dio è assolutamente trascendente rispetto al mondo, ma ne è anche la causa e l’origine: il problema del rapporto uno – mondo è il problema cruciale della riflessione filosofica di Plotino.

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La derivazione del mondoCome spiegare l’origine, la derivazione del

mondo da Dio: non viene usata la teoria del demiurgo, poiché l’Uno non può mancare di nulla e non può avere bisogno del mondo. L’Uno non ha voluto plasmare il mondo, ma ha generato l’essere per una sorta di interna necessità: essendo potenza infinita l’Uno possiede una sovrabbondanza d’essere che, traboccando, genera il mondo: il mondo deriva dal principio così come la luce si irradia da una fonte luminosa, come il calore si propaga dal fuoco, il profumo emana a un fiore, il freddo scaturisce dalla neve.

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Le caratteristiche dell’EmanazionismoL’emanazione ha alcune caratteristiche:Assoluta necessità poiché la potenza

infinita non può non girare il mondo;La generazione dell’essere implica una

progressiva degradazione dello stesso che si impoverisce man mano si allontana dall’uno;

L’effetto continua essere parte della causa, cioè il mondo continua essere parte dell’uno;

Il mondo è un fluire incessante, inesauribile, eterno come lo è l’uno e la sua potenza.

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Emanazionismo …Esso si distingue:Dal dualismo platonico e aristotelico: dio

è causa ordinante, poiché il mondo esiste di per sé e dio si limita a dargli ordine e forma.

Dal creazionismo cristiano: dio come causa creante libera e consapevole secondo un atto d’amore ex nihilo.

Dal panteismo stoico: dio come causa immanente che si identifica con il mondo

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Emanazione … come …

EMANAZIONECONTEMPLAZIONE

Potenza di tutte le cose

Sede dei modelli eterni

Rivolta all’intelletto e alla materia

Ultimo grado dell’emanazione: è non

essere e male come privazione

Mondo intellegibile ed eterno da cui

emana il mondo sensibile

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Il circolo cosmico (Enneadi)

UNO

molti

Ma l’uomo “desidera” ritornare alla

condizione originaria: nostalgia

Movimento di “caduta” nel corpo a cui l’anima

vuole appartenere e di cui si

prende eccessiva

cura

Movimento di ritorno: virtù - liberazione dalla dipendenza dal corpo (liberazione dai sensi, dalle passioni …).Poi con l’arte (contemplazione della bellezza), l’amore (vedi Platone) e la filosofia procede verso l’uno in sé, ma solo con l’estasi oltre i limiti del finito (amoroso contatto).

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Ragione greca e Fede cristianaTeologia platonica: la materia è ciò che

più di ogni cosa si diversifica dal divino, cioè un principio negativo.

Nel Cristianesimo Dio si fa carne, assume forma umana e rimane Dio! E Dio muore in croce …!

Plotino: la salvezza dell’uomo si ha con la morte del corpo e con la restituzione dell’anima al divino da cui proviene (liberazione).

Nel Cristianesimo c’è la resurrezione del corpo, cioè la redenzione della materia!

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Ragione greca e Fede cristianaPlotino: la via del ritorno all’Uno è

impresa e sforzo umano, impresa solitaria in cui Dio è “oggetto” d’amore. L’anima deve liberarsi dal corpo e dalla contaminazione della materia.

Nel Cristianesimo è Dio a farsi uomo, a muoversi verso l’umanità. È Dio che salva l’umanità con un dono libero d’amore.

Plotino: la filosofia è opera dell’uomo Nel Cristianesimo la rivelazione è indipendente dalla ragione e dall’opera dell’uomo

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Ragione greca e Fede cristianaLa contaminazione reciproca tra grecità e

cristianesimo (ellenizzazione del cristianesimo) non è solo un evento storico, ma diviene una questione teorica. Se la filosofia greca è la massima espressione della forza della ragione e l’annuncio cristiano è la rivelazione definitiva di Dio, l’incontro tra le due porta con sé la questione del rapporto tra ragione (filosofia) e fede (religione rivelata),

tra ciò che si deve credere ciò che si deve credere e ciò che si può comprendereciò che si può comprendere.

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Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)Platone è l’ispiratore della sua filosofia.Legame profondo tra l’interiorità dell’uomo e Dio:

la filosofia è indagine intorno all’anima e ricerca teologica.

La fede indica alla ragione la via da percorrere (credo ut intelligam), alla propria fede occorre rendere ragione arricchendola (intelligo ut credam).

Sono rifiutati sia il razionalismorazionalismo sia il fideismofideismoLa filosofia agostiniana è antropocentrica: Dio va

cercato, non nel cosmo, ma nell’uomo; è nell’uomo che vanno cercate le tracce di Dio (profondità della coscienza, interiorità dell’anima).

Dio è in noi, ma ci trascende infinitamente.

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Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)Dio abita nell’uomo, ma lo trascende

infinitamente.La prova di Dio ex veritateex veritate: nella nostra

anima ci sono verità eterne e immutabili (>Platone), criteri stabili e universali del nostro giudicare. Non derivano dai sensi (mutevoli) e non derivano dalla ragione (limitata). Esiste dunque una Verità superiore alla ragione: questa verità è Dio stesso.

DottrinaDottrina dell’illuminazionedell’illuminazione: Dio è verità perfetta che illumina la mente dell’uomo dandogli i criteri per giudicare: Dio è la luce che consente alla nostra mente di conoscere.

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Agostino: a Dio attraverso l’anima (introspezione)Agostino si occupa dell’esistenza di Dio (an an

sitsit) e anche della Sua natura (quid sitquid sit). Nella natura spirituale dell’uomo ritroviamo le vestigia della presenza di Dio.

L’uomo che si analizza si scopre di natura analoga a Dio: egli sa che esiste, conosce, ama. Così Dio è Essere (Padre), Intelligenza (Figlio), Amore (Spirito Santo): la Trinità di Dio corrisponde alla vita dell’uomo.

Creatio ex nihiloCreatio ex nihilo: la creazione comporta un rapporto tra causa (Dio) ed effetto (mondo) con alcune caratteristiche: causazione libera, di un effetto inferiore, dal nulla niente è presupposto prima dell’effetto creato.

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Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensieroLa fede ci assicura in modo assoluto (rivelazione)

l’esistenza di Dio ed è prioritaria sulla ragione (credo ut intelligam). La ragione deve indicare le ragioni della fede pr sostenerla. Di fronte al non credente si deve fare appello alla ragione per convincerlo che Dio esiste.

Proslogion, prova ontologica aprova ontologica a prioripriori: Ontologica: dal concetto di Dio nella nostra mente alla sua

esistenza (dal pensiero all’essere).A priori: la partenza è indipendente dall’esperienza e

dall’osservazione. Il concetto di Dio che tutti possiedono, anche chi lo nega, è

:Essere perfettissimo di cui non si può pensare nulla

di maggiore, ma per essere tale non può esistere solo nella mente deve esistere anche nella realtà.

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Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero Secondo Anselmo persino lo sciocco che nega l’esistenza di Dio

deve possedere in sè l’idea di Dio in quanto è impossibile negare l’esistenza di qualcosa che non si pensa, quindi lo sciocco, nell’istante stesso in cui nega l’esistenza divina deve avere il concetto di Dio. Il concetto (idea) di Dio è quello di un Essere perfetto, per perfetto si intende l’Essere del quale non si può pensare nulla di maggiore. Da qui è immediato il passaggio alla prova definitiva in quanto anche lo sciocco non può pensare che all’essere perfetto sia negata la perfezione dell’esistenza (realtà). In parole povere Dio esiste perchè essendo dotato di tutte le perfezioni (e ne è dotato nell’idea che noi abbiamo di Dio) non può mancare della perfezione dell’esistenza. Scrive Anselmo:“Certamente, ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore non può essere nel solo intelletto. Giacchè se fosse nel solo intelletto si potrebbe pensare che fosse anche in realtà e cioè che fosse maggiore. Se dunque ciò di cui non si può pensare nulla è nel solo intelletto, ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore è, invece, ciò di cui si può pensare alcunchè di maggiore. Ma certamente questo è impossibile. Dunque non c’è dubbio che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore esiste sia nella realtà sia nell’intelletto.”

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Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensieroDue presupposti dati per scontati:Il concetto di Dio è il concetto dell’essere più

perfetto che si possa immaginare.Ciò che esiste nella realtà e nell’intelletto è

più perfetto di ciò che esiste solo nell’intelletto.

Dunque: il concetto di Dio implica la Sua esistenza. L’esistenza di Dio è una necessità logica, si impone alla mente come le verità matematiche.

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Anselmo (1033-1109): a Dio attraverso il pensiero Ad Anselmo obietta il monaco Gaunilone nel Liber pro

Insipiente. Secondo Gaunilone un negatore dell’esistenza di Dio negherebbe di avere il concetto di Dio, e in seguito, anche ammettendo il concetto di Dio come essere perfetto, il negatore negherebbe che da questo concetto si possa dedurre l’esistenza di Dio. Anselmo risponde a Gaunilone con il Liber Apologeticus. Secondo il nostro è impossibile negare che si possa pensare a Dio, a dimostrazione di ciò sta la fede stessa di cui Anselmo e Gaunilone sono dotati. Data la dimostrazione ontologica il solo pensare Dio significa ammetterne l’esistenza.

In realtà tutta la speculazione di Anselmo non è una dimostrazione ma una tautologia infatti l’esistenza che si pretende di dimostrare è già implicita nella definizione di Dio. La tesi che San Anselmo pretende di dimostrare è già nell’ipotesi di partenza. Dunque la dimostrazione ontologica non è una dimostrazione ma è un semplice circolo viziato dall’identità tra perfezione ed esistenza, identità che è garantita dalla fede, ma purtroppo per Anselmo, la fede non è una dimostrazione di stampo filosofico ma di stampo teologico.

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Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la naturaL’esistenza di Dio non è una verità a priori, cioè

immediatamente evidente: dunque deve essere dimostrata con la ragione. La prova anselmiana non ha valore se non per chi già crede e accetta la definizione di Dio di partenza: se assumo che Dio è l’essere perfettissimo, allora ne consegue certamente che esso esiste. Per dimostrarne l’esistenza devo già sapere che cosa è; ma questo è ciò che gli uomini non sanno.

L’esistenza di Dio è invece dimostrabile dimostrabile posterioriposteriori: partendo dagli effetti che possiamo constatare nella nostra esperienza e a noi noti. Dobbiamo partire allora dall’esperienza sensibile (>Aristotele).

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Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la naturaVengono elaborate 5 vie con una struttura

argomentativa simile:◦ Si parte da alcune proprietà del mondo fisico che

devono essere spiegate◦ Ogni effetto implica una causa◦ Escludono il regresso all’infinito nella connessione

causale◦ Si perviene a un principio che trascende il mondo

fisicoProva cosmologicaProva cosmologica: osservazione del

movimento (>Primo motore aristotelico)Prova causaleProva causale: ogni effetto implica una causa,

escludendo la regressione all’infinito

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Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la naturaProva basata sul rapporto tra possibile Prova basata sul rapporto tra possibile

(contingente) e necessario(contingente) e necessario: l’esistenza del contingente comporta l’esistenza del necessario.

Prova dei gradiProva dei gradi: ciò che è meno perfetto (ente) trova la causa in ciò che è più perfetto (idea) – (>Platone).

Prova del governo delle coseProva del governo delle cose: dall’ordine finalistico della natura, ogni essere tende a realizzare la propria natura. Solo l’intelligenza può spiegare questo finalismo: una mente organizza, progetta e dirige la natura.

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Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la naturaIl problema teologico si articola in 3 questioni:

◦ 1 Se Dio esista (an sit)◦ 2 Che cosa sia Dio (quid sit)◦ 3 Come sia possibile un discorso intorno a Dio

Di Dio abbiamo una nozione relativa nozione relativa – Egli è causa prima delle cose (1) - : non sappiamo casa sia in sé, ma solo in relazione a ciò che ha prodotto ( effetti); la sua vera natura ci resta sconosciuta (2) poiché trascende il mondo.

Possiamo parlare di Lui (3) solo in via in via negativanegativa, cioè stabilendo ciò che non è, rimuovendo dalla natura tutte le imperfezioni che si riscontrano nelle creature.

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Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la naturaVi è poi una via positivauna via positiva: conoscere le proprietà di

Dio a partire dalle creature che ha prodotto. Ricavare informazioni sulla Causa partendo dall’effetto: la proprietà riscontrata (bellezza, bontà) sarà affermata in Dio in modo eminente/trascendente, in relazione all’assoluta perfezione di Dio (Bellezza, Bontà).

La teologia tomista si fonda sulle nozioni di partecipazionepartecipazione e analogiaanalogia dell’essere: si può razionalmente partire dal creato poiché esiste un rapporto di partecipazione tra l’essere di Dio e l’essere del mondo. Tommaso vuole salvaguardare sia la conoscibilità di Dio (contro il fideismo e l’agnosticismo) sia la sua trascendenza (contro il panteismo o l’antropomorfismo).

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Tommaso (1225-1274ca.): a Dio attraverso la naturaTutto ciò è possibile poiché l’essere è

analogicoanalogico (non univoco – si identificherebbe panteisticamente con il mondo - e non equivoco – Dio sarebbe assolutamente altro dal mondo e inconoscibile -): Dio è l’essere, le creature hanno l’essere per partecipazione; Dio è l’essere necessario, le creature hanno l’essere come possibile.

Tra le due realtà d’essere, pur essendovi somiglianza, permane uno scarto irriducibile (trascendenza): l’essere delle creature permette la conoscenza dell’Essere di Dio.

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Scoto e Ockham: a Dio attraverso la fedeIn Tommaso la fede e la ragione collaborano:

la ragione può dunque trovare argomenti che rendano credibile la fede. Sono i preambula fidei: verità accessibili alla ragione che possano giustificare scelte di fede.

Dunque si distinguono una teologia rivelata (ciò che dobbiamo credere per fede) e una teologia naturale (ciò che possiamo conoscere e dimostrare con l asola ragione).

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Scoto (1265-1308ca.): a Dio attraverso la fedeNon esiste la teologia naturale, poiché

l’esistenza di Dio è articolo di fede. Esiste solo la teologia rivelata.

Il sapere scientifico (ragione) esclude la scelta libera (fede), poiché si impone con necessità ed evidenza a tutti.

La teologia è sapere pratico che esige la libera adesione volontaria e le sue verità sono certe solo per chi crede. Dio non si conosce, Dio si sceglie.

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Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fedeSegna la fine della scolastica medievale.La conoscenza:Si fonda sull’evidenza logicaSi fonda sulla dimostrazioneSi fonda sull’esperienzaMa l’esistenza di Dio non si raggiunge per

nessuna di queste tre vie.L’unica teologia possibile è dunque quella

rivelata.Le prove dell’esistenza di Dio possono

persuadere una volontà già illuminata dalla grazia divina, non convincere la ragione (dimostrare).

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Ockham (1280-1349ca.): a Dio attraverso la fedeSe la fede fosse dimostrabile, non servirebbe

più la Rivelazione; Dio si è rivelato poiché l’uomo da solo, con le sue forze, non avrebbe mai potuto giungere a Lui.

Rasoio di Ockham. Economia della conoscenza (non bisogna moltiplicare inutilmente le spiegazioni): ciò che si conosce per fede non si può conoscere con la ragione.

La fede è inverificabile, indimostrabile, “irrazionale”.