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Lavoro condotto dalla classe I G Laboratorio di Latino Anno scolastico 2008/09 Scuola secondaria di Primo Grado “ Carducci – Trezza” Cava de’ Tirreni

Abbigliamento dei romani

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Page 1: Abbigliamento dei romani

Lavoro condotto dalla classe I G

Laboratorio di Latino

Anno scolastico 2008/09

Scuola secondaria di Primo Grado “ Carducci – Trezza” Cava de’ Tirreni

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Conosciamo dalle fonti letterarie la moda e le abitudini più diffuse, che ritroviamo anche nelle sculture, pitture e mosaici, molto utili per conoscere i colori, le decorazioni, i ricami dei vestiti, gli accessori.L’abbigliamento, in genere, esprime il modo di vivere di un’epoca; di quello romano in particolare, possiamo seguire lo sviluppo dal semplice stile di vita dell’ età arcaica al lusso dell’ età imperiale, quest’ ultimo caratterizzato dalle influenze dei “mondi” conquistati da Roma.

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L’abbigliamento dei romani

Vestiti MoniliTrattamentieCure di bellezzaAcconciature

Donna Uomo Donna Uomo

Calzature

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Le donne usavano come biancheriaintima delle mutande (subligar), ed una specie di fascia per reggere il seno (fascia subligaris o mammillare),sopra indossavano la tunica interior lunga sino ai piedi. Sopra la tunica si posizionava la stola che era l'abito nazionale come la toga per i maschi adulti. La stola era stretta alla vita da una cintura che poteva ripetersi anchesotto il seno. Nella Roma primitiva uomini e donne vestivano allo stessomodo, ma ben presto l'abito femminile si differenziò da quello maschile.La differenza era anche nei colori vivaci e talvolta nei ricami.

I VESTITIDonne

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Le donne romane delle classi alte, dovevano risultare piuttosto vistose se si considerano oltre agli abiti i molti gioielli, il trucco e le sontuose e costruite acconciature che prediligevano (era molto di moda la parrucca bionda realizzata con capelli di donna nordica). Sopra la stola a seconda della stagione si usavano le sopravvesti, tra queste ricordiamo in età repubblicana il ricinum, un semplice mantello quadrato che copriva le spalle ed il capo, e la palla, un comune mantello che poteva anche avere un cappuccio per il capo.

I VESTITIDonne

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Con il terzo secolo anche per le donne come per gli uomini vennero di moda tuniche fino ai piedi con lunghe maniche, di tessuti ricercati da portare anche senza cintura (tunica talaris o dalmatica).

I VESTITIDonne

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Donna con tunica interior e stola

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I Romani fin dai tempi più antichi, usarono principalmente la tunica e la toga. La tunica era una veste lunga fino al ginocchio e con maniche corte e larghe, solitamente di lana ed era tenuta stretta alla vita con una cintura detta cingulum. Sopra la tunica, mettevano la toga, anch’essa di lana bianca; era lunga tre volte rispetto all'altezza della persona e larga il doppio. Veniva indossata in diversi modi:

VESTITIUomini

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Lo schiavo portava una semplice tunica, delle mutande e nessuna toga.I ragazzi, portavano la toga pretesta bordata di porpora sino all'età di 17 anni, subito dopo potevano finalmente indossare la toga virilis e fare il primo ingresso nel foro con un rito importante che testimoniava il passaggio dalla adolescenza alla maturità.

VESTITIUomini

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I trionfatori sfoggiavano un abito particolare di origine Etrusca, la toga purpurea indossata sopra la toga palmata; dal terzo secolo a.C. la toga purpurea, fu sostituita dalla toga picta, rossa, con ricche decorazioni ricamate in oro. La toga picta era una toga rossa ricamata in oro ed era indossata da valorosi generali durante processioni trionfali e dagli imperatori.

VESTITIUomini

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La toga candida era una toga a cui veniva dato un luminoso aspetto strofinandovi sopra gesso ed era indossata dalle persone che si muovevano negli uffici pubblici.La toga pulla era fatta di lana nera ed indossata nei funerali.L’abbigliamento era completato da un mantello con una fibbia sulla spalla destra.

VESTITIUomini

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Nel mondo romano le calzature, uguali per entrambi i sessi, si dividevano in calzature aperte e calzature chiuse. Tra le calzature aperte vi erano i sandali(soleae), che erano costituiti da una semplice suola e da strisce di cuoio che passando tra l’alluce e il secondo dito si allacciavano sul collo del piede lasciando libero il tallone,un po’ come gli attuali sandali “infradito” capresi. Era sconveniente uscire in pubblico con i sandali, che erano quindi usati prevalentemente come pantofole tra le mura domestiche. Tutta via essi erano molto amati dalle donne in quanto leggeri e pratici.

CALZATURE

                                              Le calzature aperte più diffuse si chiamavano solae, sandalia (sandali)

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Un tipo di sandalo più rustico, introdotto a Roma dalla Grecia, era la crepida ; si trattava di una calzatura formata da una suola da cui si alzavano due fiancate,sull’orlo delle quali erano due fori ,attraverso cui passavano i lacci che legavano la calzatura al piede.Un tipo di calzatura simile al sandalo, perché comoda e leggera, ma più vicina nell’aspetto ad una pantofola era il socusc, chiusa d’avanti ed aperta dietro: veniva usata quasi esclusivamente dalle donne e dagli attori durante le cerimonie.

CALZATURE

Crepida (di origine greca)

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La calzatura chiusa vera e propria era il calceus che veniva usato per presentarsi in pubblico. Si trattava di una scarpa a stivaletto, che copriva il piede fino al malleolo ed era allacciata da sottili strisce di cuoio. C’era il calceus fabricius e il calceus senatorius. Il primo,in origine rosso,era legato con quattro strisce di cuoio,corrigiae,che lo fermavano incrociandosi alle caviglie ed era chiuso da una lingua di pelle,lingula, ornata da una fibbia di avorio a forma di luna,lunula .In età imperiale la lunula cessò di essere privilegio dei patrizi e fu usata per impreziosire i calzari eleganti. Il calceus senatorius era molto simile al precedente ma rigorosamente di cuoio nero.

CALZATURE

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Anche le donne usavano in pubblico i calcei o calceoli, che, a differenza di quelli maschili erano più bassi, morbidi, colorati(rossi, dorati) e arricchiti da decorazioni, come perline di varia misura. I più usati erano quelli bianchi, anche perché si adattavano a qualsiasi vestito(puri, albi).Di uso esclusivamente femminile erano i calcei repandi, a punta sollevata, di derivazione etrusca.

CALZATURE

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CALZATURE

Altri tipi più rozzi di calzature erano: il pero, stivale alto fino al polpaccio, fatto di pelle non conciata, usato per lavoro, a caccia o in viaggio; la caliga, calzatura militare usata dai soldati e dagli ufficiali inferiori, costituita da una robusta suola con chiodi di ferro; alla quale erano cucite strisce di cuoio che formavano una sorte di rete intorno al piede e al tallone e lasciavano le dita scoperte allacciandosi, poi, intorno alla caviglia. Un tipo di caliga più leggera era usata dagli esploratori(speculatores)ed era chiamata caliga speculatoria; la sculponea era invece uno zoccolo con suola di legno, usato in genere da schiavi e contadini.

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I MONILI

Solo a partire dal I sec. a.C. i gioielli si diffusero largamente nel mondo romano; ciò fu dovuto, oltre che alla maggiore ricchezza disponibile, anche ai bottini di guerra che seguirono l’ espansione dell’ impero.

Le ricche romane, a volte, ne abusavano, ricoprendosi di gioielli in modo esagerato.

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Meno usati erano i gioielli in argento e in bronzo. A Roma, erano ben conosciute anche altre gemme e pietre dure, come le ametiste, le acqua marina e i topazi, mentre rarissimi erano i diamanti, provenienti dall’ India in quantitativi assai scarsi e di qualità piuttosto mediocre.

I MONILI

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Le perle, invece, pescate nell’ Oceano Indiano e nel mar Rosso, furono usate non solo come gioielli ma anche per adornare i vestiti ed i calzari. La maggior parte dei gioielli era costituita da sottili lamine, ottenute martellando il lingotto direttamente sull’ incudine e, successivamente tra due fogli di rame, o tra due pelli, per renderlo sempre più sottile, fino allo spessore di un decimo di millimetro.

La “filigrana” e la “granulazione” erano ottenute aggiungendo fili o granuli dello stesso metallo. I gioielli erano eseguiti in botteghe da artigiani di ogni condizione sociale: liberti o schiavi liberi, ognuno dei quali era specializzato in un settore.

I MONILI

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L’ aurifex, invece, era sia chi disegnava il gioiello, sia chi lo lavorava, sia chi vendeva l’ oro; il brattianus era specializzato nel ridurre l’oro in lamine sottili; l’ analarius, invece, era specializzato nella fabbricazione di anelli. Con il termine di gemmarius si indicava, invece, sia il venditore che l’ incisore di gemme.

I MONILI

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Gli orecchini (inaures) erano molto diffusi nel mondo romano e sin dalle civiltà più antiche furono i monili più amati dalle donne, che gareggiavano per possederne tipi sempre più preziosi, provocando le critiche e gli aperti rimproveri dei ”ben pensanti”.Esistevano orecchini di vario tipo: a spicchio di sfera; con pendenti di perle (una o più di una ); “a grappolo” o “a canestro”, costituiti da un telaio in filo d’ oro in cui sono inserite perline; a semplice anello d’ oro da cui pende un filo d’ oro con una perlina o un’ altra pietra.

I MONILI

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Le collane, comuni quanto gli orecchini, erano molto amate dalle matrone romane:potevano essere in grani di pasta vitrea ma anche d’ oro, con o senza pietre preziose. Le più semplici e sobrie, monilia, erano quelle costituite da un semplice girocollo in oro con pendente, quasi sempre una lunula, piccolo crescente lunare, amuleto che si usava regalare alle fanciulle dalla nascita e veniva indossato prevalentemente dalle ragazze e dalle donne non sposate. Vi erano anche collane più vistose che venivano avvolte in più giri attorno al collo o anche indossate a tracolla (catenae).

I MONILI

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Le armille (da armus = braccio) erano i bracciali, che non erano tra i gioielli più diffusi. Le donne usavano indossarli sia alle braccia, che ai polsi e anche alle caviglie (periscelides). Ne esistono esemplari in oro, argento, avorio, ambra e bronzo. Il modello più frequente era quello a forma di serpente, avvolto in una o più spire, per il significato apotropaico e religioso che veniva attribuito al serpente, simbolo di fecondità e legato al culto di Dioniso e di Iside.

I MONILI

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I gioielli più usati erano gli anelli, in quanto erano indossati sia dagli uomini che dalle donne. Potevano essere d’oro, d’argento, ma anche di ferro o bronzo. La diffusione dell’anello era legata anche al suo significato simbolico, come anello di fidanzamento o di matrimonio ed alla sua funzione di sigillo, per “firmare” i propri scritti, da cui deriva il gran numero di anelli con castone o gemma incisa. Tra i vari modelli prevalgono quelli con castone, che poteva essere uno smeraldo, un’ametista o una corniola.

I MONILI

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TRATTAMENTI E CURE DI BELLEZZA

DONNE

Le donne romane hanno sempre avuto una certa cura della pelle e della loro bellezza. Nei periodi più antichi l'importante era che una donna fosse pulita e in ordine, ma l'evoluzione ha fatto cambiare i gusti. Nell'età tardo repubblicana, le donne oltre che pulite dovevano essere in ordine e sopratutto seducenti. E per esserlo si veniva all'utilizzo di creme, saponi e oli ricavati da piante e misture con grassi animali. Ci si profumava i capelli, e gli abiti, e si usavano unguenti per ammorbidire la pelle e renderla più elastica.

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Naturalmente certe cure non erano alla portata di tutti, come per esempio il bagno nel latte, che si pensava desse morbidezza alla pelle e lucentezza. Le donne meno ricche che non si potevano permettere il bagno nel latte comunque potevano comprare creme o balsami che si vendevano comunemente in tutta Roma, oppure nelle terme.

TRATTAMENTI E CURE DI BELLEZZA

Donne

Coppette bastoncini e spatole per il trucco, I-VI sec. d.C.

Anforetta soffiata a stampo configurata a grappolo d'uva II - III sec. d.C.

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Le donne inoltre per sottolineare la loro bellezza utilizzavano fondotinta e ciprie di vario colore ricavati da minerali.

TRATTAMENTI E CURE DI BELLEZZA

Donne

Specchio d’argento

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Gli uomini generalmente non curavano tanto la pelle con oli o emulsioni, ma avevano grande cura della barba che generalmente veniva tagliata del tutto da un barbiere. Gli uomini facevano anche uso di profumi, sopratutto durante le cerimonie. Cosa interessante è che anche gli uomini si depilavano, sebbene fosse considerata una cosa effeminata. Tuttavia questa pratica era talmente comune che addirittura nelle terme esisteva un servo addetto esclusivamente alla depilazione maschile.

TRATTAMENTI E CURE DI BELLEZZA

Uomini

                    

                                

Vasetti per cosmesi dalla mostra Homo Faber - Museo Arch.

Napoli.

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AcconciatureDonne

Le romane usavano tingere i capelli sia per dissimulare la canizie sia per modificare a piacimento il colore. I capelli potevano assumere le colorazioni di color biondo, nero, rosso, blu, giallo carota e qualche volta misto come ai giorni d'oggi.

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La cosmetica di allora offriva diverse sostanze per

cambiare colore ai capelli, ma la capigliatura di una donna poteva cambiare, e non solo il colore, ancora con un altro sistema, cioè con la parrucca. Esisteva, quindi, un commercio di capelli veri che, poi, venivano assemblati a forma di parrucca da esperti tecnici artigiani.

AcconciatureDonne

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Qualche volta la donna doveva ricorrere alla parrucca quando, insistendo con questi cambiamenti di colore e quindi con l'uso di queste sostanze che sicuramente dovevano essere forti, aveva indebolito a tal punto i capelli da produrne la caduta. Un altro oggetto che, usato in modo non moderato, procurava danni irreparabili ai capelli, era il calamistrum, in pratica un arricciacapelli in metallo, che funzionante con il calore del fuoco serviva a fare i riccioli o i boccoli.

AcconciatureDonne

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Le parrucche avevano il compito di modificare in modo sbrigativo le capigliature delle signore che avevano una intensa vita sociale. Qualche volta la parrucca era una mezza parrucca, un toupet, una coda, una corona a treccia sulla fronte ecc.

AcconciatureDonne

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Gli oggetti che le donne usavano per fermare o modellare i capelli

potevano essere diversi. Una reticella di oro poteva trattenere

l'intera chioma.

Un altro ornamento era uno spillone

appuntito e robusto con una testa che

poteva rappresentare una pallina,

Eros, Psiche, anche una capsula con

dentro un veleno.

Questi spilloni potevano essere d'oro,

d'argento, d'osso, d'avorio o di tartaruga.

AcconciatureDonne

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Un altro oggetto originale era una spiralina normalmente d'oro o d'argento, che scendeva dalle tempie a mo' di boccolo che con il movimento della persona sembrava che ruotasse su se stesso. Era frequente anche un grosso fermaglio

situato sulla fronte con una gemma

o diadema dal quale partivano piume

colorate. Questa acconciatura si

usava in occasioni particolari.

L'acconciatura a riccioli di Messalina

AcconciatureDonne

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Normalmente le acconciature erano meno appariscenti ma sicuramente con fogge diverse che variavano nel tempo secondo le mode spesso lanciate da personaggi importanti. Una pettinatura particolare che raccoglieva i capelli in fascio alla sommità della testa ed in forma di cono, detto tutulus, diffusa in Etruria ed in Grecia, fu adottata anche dalle matrone romane.

AcconciatureDonne

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Rimaneva, però, la pettinatura tipica delle spose nel giorno delle nozze. I capelli venivano divisi in sei parti, legati da nastri colorati. Lo sposo, con la punta di una lancia, divideva i sei ciuffi dei capelli. La testa della sposa veniva poi coperta con un velo di color rosso oppure giallo che copriva anche il volto.

Acconciatura di età traiana

Varie pettinature di matrone romane

AcconciatureDonne

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La pettinatura più usata è stata quella che risentiva del gusto ellenistico con capelli tirati su, con riga in mezzo raccolti in testa, con riccioli sulla fronte e sul collo con coda di cavallo o pigna. Altre pettinature che andarono poi di moda furono quelle costituite da trecce annodate in vari modi.

AcconciatureDonne

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Per l'uomo, però, c'è da parlare di meno. Il romano, nei primi anni della repubblica, non aveva molta cura della barba o dei capelli. Solo a partire dai primi anni del 300 a.C., cominciò a frequentare la bottega del barbiere, la tonstrina, dove dei tonsores, i primi provenienti dalla Sicilia, svolgevano la propria attività. Il taglio lasciava dei capelli corti che, in diversi casi quando iniziava la calvizie, venivano pettinati in avanti per nasconderla.

Cesare con il volto glabro e i capelli acconciati in modo da nascondere l'incipiente calvizie

AcconciatureUomini

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Publio Comelio Scipione l'Africano per tutto il tempo trascorso in guerra, ebbe barba e capelli lunghi, ma tornato a Roma, dopo aver sconfitto Annibale e conquistato Cartagine, si rase a zero e continuò a farlo per tutta la sua vita. La sua immagine ci è pervenuta dai diversi busti scultorei.

Publio Cornelio Scipione poi detto l'Africano

Roma 235 - Literno 183 aC

AcconciatureUomini

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Alunni Classe I G:Bisogno IdaDi marino Consuelo Cesaro BrunoBisogno PioSessa Filomena

Armenante Veronica Apicella RosannaScognamiglio GabriellaFerrara Emanuele

Lavoro coordinato dalle prof.sse Franca Storace e Amelia Saggese