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Boom economico

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L’industria italiana dall’800 a oggiTra il 1956 e il 1963 l’economia italiana conobbe una fase espansiva senza

precedenti.Lo sviluppo dell’industria italiana era cominciato fin dal 1953 quando il

nostro sistema produttivo, appena uscito da una lunga convalescenza. Gli investimenti nell’industria manifatturiera,

fermi al 4,5% salirono entro 1956 al 5,2% per portarsi al 6,3%.In complesso il prodotto dell’industria si avvicinò al 47% nella formazione del PL privato, mentre il reddito nazionale crebbe del 5,8%.Il reddito globale superava di 3 volte e mezzo quello del periodo giolittiano. Questi e altri risultati inserirono l’Italia nel movimento ascendente dell’economia europea. Il saggio italiano di sviluppo della produzione-procapite era inferiore soltanto a quello tedesco e largamente superiore ai tassi di crescita di ogni altro paese dell’Europa occidentale.Negli anni precedenti la nostra economia aveva dato segni di grande vitalità.

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Il consumo di beni durevoliA partire dagli anni ‘70 l’Italia entrò nella civiltà dei consumi, allineandosi ai maggiori Paesi industrializzati.

Apparecchi televisivi, diversi tipi di elettrodomestici, automobili divennero via via disponibili all’acquisto da parte di un numero crescente di famiglie.

I I primi apparecchi televisivi fecero la loro comparsa in Italia alla metà degli anni ‘50, quando la Rai cominciò a trasmettere i primi programmi televisivi. La televisione divenne un consumo di massa nel corso degli anni ‘60; altrettanto accadde per gli elettrodomestici. Anche le automobili divennero prodotti di massa nel corso degli anni’60, grazie soprattutto alla comparsa delle utilitarie.

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Beni di consumo durevoli posseduti dalle famiglie i Italia (1953-1985) (in percentuale)

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Il sistema economico dopo la fine della guerra

Il sistema economico marciava a pieno regime, il reddito nazionale stava crescendo e la gente era rinfrancata dall'incremento dell'occupazione e dei consumi. Si erano infine dimenticati gli anni bui del dopoguerra, quando il Paese era ridotto in brandelli. Tanti erano ancora i problemi da affrontare, fra cui la carenza di servizi pubblici, di scuole, di ospedali e di altre infrastrutture civili. Ma in complesso prevaleva un clima di ottimismo.

500 Lire italiane coniate nel 1960

All'inizio del 1960 l'Italia ricevette un importante riconoscimento in campo finanziario. Dopo che un giornale inglese aveva definito col termine “miracolo economico” il processo di sviluppo allora in atto. Una giuria internazionale interpellata dal “Financial Times” aveva infatti attribuito alla lira l'”Oscar” della moneta più salda fra quelle del mondo occidentale. Un premio che aveva coronato una lunga e affannosa rincorsa, iniziata nell'immediato dopoguerra, per scongiurare la bancarotta e non naufragare nell'inflazione più totale.Di qui anche l'euforia diffusasi in Borsa con i listini in forte rialzo. Sino a qualche tempo prima, ben pochi avrebbero immaginato che l'Italia potesse conseguire un successo economico dopo l'altro. È vero che l'Italia era rimasta pur sempre un Paese prevalentemente agricolo, con una gran massa di braccianti e coloni.

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Le esportazioni• Nell'ambito del settore meccanico i maggiori incrementi riguardavano i prodotti finiti e,

in particolare, le macchine da scrivere e da calcolo. Per il tessile la situazione era andata invece peggiorando nei primi anni ‘50 con l'accentuarsi della concorrenza internazionale e la perdita di alcuni mercati tradizionali come quelli dell'America del Sud.

                                                                  

Macchina da scrivere Lettera 22, distribuita dalla Olivetti ed esportata in tutto il mondo

Nel corso del 1954 la bilancia commerciale tessile si era volta al passivo ma, in compenso, tale andamento aveva prodotto l'effetto di accelerare il processo di rinnovamento degli impianti e di riorganizzazione del lavoro anche se continuavano a convivere.La destinazione delle nostre esportazioni, durante il decennio cinquanta si era consolidata all'importanza dei Paesi europei verso cui era diretto il 62,3%, mentre il continente americano ne assorbiva il 20%. Il positivo andamento dell'economia internazionale che favorì sia l'esportazione dei beni di consumo sia quella di beni strumentali, sorrette entrambe da una forte competitività e da una crescente specializzazione che avevano concorso a modificare la struttura delle correnti di esportazione, a vantaggio dei prodotti finiti industriali.

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Le importazioni• Nello stesso periodo l'incidenza delle importazioni era cresciuta dal 10,6% al 16,6% sul

complesso delle risorse disponibili e dal 9,2% al 16,5% rispetto alla domanda globale. Il loro valore complessivo era aumentato da 926 a 2.951 miliardi di lire, con un incremento annuo regolare, interrotto solo dal breve ciclo coreano e dalla flessione registrata tra il 1957-1958 in corrispondenza alla sfavorevole congiuntura registrata negli Stati Uniti e in altri paesi europei. Le importazioni di generi alimentari erano diminuite dal 20,4% al 16,7%, in relazione al crescente peso delle attività industriali e al generale miglioramento del tenore di vita della popolazione che erano, anche, alla base dell'incremento, dal 60,3% a 67,3%, delle importazioni di prodotti non agricoli e di materie prime industriali.

• Inoltre, in relazione ai differenti ritmi di sviluppo che caratterizzavano i vari settori di attività, la composizione merceologica delle materie prime metteva in evidenza il progressivo ridimensionamento di quelle tessili ed un maggior peso di quelle impiegate nei settori meccanico e petrolchimico. Anche per le importazioni si era registrata una maggiore intensità degli scambi con gli altri paesi europei; in particolare, la percentuale di acquisti dagli altri paesi della comunità era cresciuta dal 17% al 27%, mentre erano progressivamente diminuite le importazioni dagli Stati Uniti.

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Il punto debole dell'economia italiana durante il boomIl punto più debole dell'economia italiana era quello rappresentato dall'agricoltura.

Coltivazione di alberi d'oliva a Catanzaro

Soltanto tra il 1960 e il 1962 si cominciò a affermare, in sede politica, l'esigenza di introdurre dei correttivi, di attuare alcuni provvedimenti che evitassero un peggioramento del divario fra Nord e Sud, assecondassero l'ammodernamento dell'agricoltura per sanare il deficit della bilancia agro-alimentare e ponessero un freno alle speculazioni immobiliari cresciute a dismisura nelle principali aree urbane in seguito alla forte domanda di alloggi da parte degli immigrati; e, non da ultimo, rimuovessero posizioni ormai intollerabili di dominanza oligopolistica nel settore elettrico e in vari servizi di interesse collettivo.

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Le migrazioni• Un'importante conseguenza di questo processo fu l'imponente movimento

migratorio avutosi negli anni sessanta. È stato calcolato che nel periodo tra il 1955 e il 1971, quasi 9.150.000 persone siano state coinvolte in migrazioni interregionali; nel quadriennio 1960-1963, il flusso migratorio dal Sud al Nord raggiunse il totale di 800.000 persone all'anno.

• Gli anni sessanta furono, dunque, teatro di un rimescolamento formidabile della popolazione italiana. I motivi strutturali che indussero prevalentemente la popolazione rurale ad abbandonare il loro luogo d'origine furono molteplici e tutti avevano a che fare con l'assetto fondiario del Sud, con la scarsa fertilità delle terre e con la polverizzazione della proprietà fondiaria, causata dalla riforma agraria del dopoguerra che aveva espropriato i latifondisti e che aveva suddiviso la proprietà terriera in lotti troppo piccoli. Ai fattori strutturali si accompagnarono quei fattori nelle Regioni del triangolo industriale.

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L’alloggio degli immigrati meridionali una volta giunti a TorinoIl problema della casa è, assieme a quello del lavoro, il più immediato e scottante per l’immigrato, da sempre. Poiché quello del lavoro,

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Tratto da: G. Fofi, L’immigrazione meridionale a Torino, Feltrinelli, Milano, 1964.L’autore descrive l’arrivo a Torino dei migranti meridionali con il “treno del sole” che partiva da Palermo per giungere, appunto, a Torino.

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Il consumismo• Gli anni della grande espansione furono anche teatro di straordinarie

trasformazioni che riguardarono lo stile di vita, il linguaggio e i costumi degli italiani, accompagnati da un deciso aumento del tenore di vita delle famiglie italiane. Nelle case delle famiglie di quanti potevano contare su uno stipendio e un posto di lavoro stabile cominciavano a far ingresso numerosi beni di consumo durevoli, come le prime lavatrici e frigoriferi (la cui produzione era svolta soprattutto da imprese italiane di piccole e medie dimensioni). Anche le automobili cominciavano a diffondersi sulle strade italiane con le FIAT 600 e 500, in produzione rispettivamente dal 1955 e dal 1957 e progettate ex novo da Dante Giacosa, che diede grande impulso alla produzione della casa torinese.

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• Verso la fine degli anni cinquanta si sviluppa il genere della commedia all'italiana. A tale stagione cinematografica si ricollegano i nomi dei principali attori italiani del tempo: da Alberto Sordi a Monica Vitti, Claudia Cardinale, senza dimenticare Sophia Loren, Ornella Muti e Adriano Celentano

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Alberto Sordi

Sophia Loren

Ornella Muti

Adriano Celentano Ornella Muti

Claudia Cardinale

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L'Italia verso “L'autunno caldo”S'era verificato fra il 1962 e il 1963, in seguito a una massiccia ondata di scioperi, il primo shock salariale del dopoguerra, conclusosi con un aumento delle retribuzioni di oltre il 14% nell'industria manifatturiera.

                                          

         Sciopero degli operai di una fabbrica di Milano.Considerando la politica controllata dello sviluppo economico, adottata dall'Italia, emersero ben presto le vistose carenze 

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NUMERO DI AUTOVETTURE OGNI 1000 ABITANTI IN ITALIA

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Sitografia• https://it.wikipedia.org/wiki/Miracolo_economico_italiano• https://it.wikipedia.org/wiki/Cinema_italiano