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Dante racconta le che hanno subito violenza” introdu zio ne multimediale a cura di Zoe Natale Mannella (IV C) donne

CONSAPEVOLI DI NON DISCRIMINARE

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Page 1: CONSAPEVOLI DI NON DISCRIMINARE

“ D a nte ra c co nta l e c h e h a n n o s u b i to v i o l e n za ” i n t r o d u z i o n e m u l ti m e d i a l e

a c u r a d i

Z o e N a t a l e M a n n e l l a ( I V C )

donne

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Francesca, i tuoi martiria lagrimar mi fanno tristo e pio.

Siede la terra dove nata fuisu la marina dove il Po discendeper aver pace co’ seguaci sui.

Amor,ch’al cor gentile ratto s’apprende,prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.Caina attende chi a vita ci spense”.

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La perifrasi eufemistica noi che tignemmo il mondo di sanguigno delinea la drammaticità della narrazione della vicenda che è scandita su tre fatti essenziali: il luogo di nascita, la passione per Paolo e la morte atroce. È come se la vita intera del personaggio fosse paragonabile ad un segmento e trovasse il proprio senso compiuto tra i due estremi della nascita e della morte, tutta immersa nell’ esperienza amorosa. Proprio questo punto, accomuna Francesca a Pia il cui dramma esistenziale è indicato dal luogo di nascita e da quello di morte messi ai punti estremi di un segmento temporale dove, comunque, l’amore è fonte di dolcezza.Quel giorno più non vi leggemmo avante: il tempo inesorabile della morte rende reale Francesca e Dante è sopraffatto dalla commozione: caddi come corpo morto cade

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La dolce Pia, sposa uccisa

Deh, quando tu sarai tornato al mondo,e riposato de la lunga via",seguitò 'l terzo spirito al secondo,

"Ricorditi di me, che son la Pia;Siena mi fé, disfecemi Maremma:salsi colui che 'nnanellata pria

disposando m'avea con la sua gemma".

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Questo delitto avrà affascinato la memoria di Dante oltre che per le circostanze misteriose anche per completare quel quadro della ferocia medievale :Pia è un’apparizione breve ma intensa, riassume in una terzina la sua tragica sorte: i luoghi della vita e della morte racchiusi nel verso chiastico Siena mi fè, disfecemi Maremma. Delicata l’evocazione del rito nuziale, senza sdegno e rancore se non una velata amarezza verso colui che sa come sono andate realmente le cose. Pia è forse la più vicina di tutte le anime purganti alla beatitudine, si identifica con la sua felicità di sposa inanellata da quella stessa mano che la uccise. Rivive nell’Ermengarda manzoniana e, soprattutto, nella shakespeariana Desdemona. Vittima della gelosia,della calunnia , DI UNO STATO DI GUERRA LATENTE TRA UOMINI E DONNE tale che può bastare un nulla a scatenare L’ODIO,LA VIOLENZA, LA MORTE.

Pia de' Tolomei (Eliseo Sala, 1846), Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

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Uomini poi, a mal più ch’a bene usi,fuor mi rapiron de la dolce chiostra:

Iddio si sa qual poi mia vita fusi.

È Piccarda, una delle molte presenze femminili che, oltre Beatrice, affiorano, nelle opere di Dante. Certamente è il sintomo di una curiosità sentimentale, di una sensibilità del poeta per l’universo femminile. Un’amorevole attenzione che la Divina Commedia sigilla in alcune delle sue figure più memorabili. Ed è a queste “altre” donne, DONNE certamente VIOLATE, VITTIME DI VIOLENZA E BRUTALITÀ , spesso innamorate del loro carnefice, che abbiamo deciso di dedicare le riflessioni di questa giornata.