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COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE Dott.ssa Annalisa Marchesin http://www.psicologo-online Novembre 2010 Lezione 5

Corso di comunicazione (5/5) - Mediazione dei conflitti

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Quinta lezione del corso di comunicazione tenuto nel novembre del 2010 a Brescia per Atena, società di formazione e sviluppo delle risorse umane a Brescia. I conflitti: mediazione, negoziato, strategie.

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Page 1: Corso di comunicazione (5/5) - Mediazione dei conflitti

COMUNICAZIONECOMUNICAZIONE

Dott.ssa Annalisa Marchesinihttp://www.psicologo-online.org

Novembre 2010

Lezione 5

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MEDIAZIONE MEDIAZIONE DEI CONFLITTIDEI CONFLITTI

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ARENA DEL CONFLITTO = ARENA DEL CONFLITTO = livello di realtà sociale in cui avvengono i conflitti

MICRO ----> relazioni faccia a faccia o piccoli gruppi

MESO -----> livello sociale intermedio per dimensioni e complessità (grandi gruppi)

MACRO ----> grandi aggregati politico-sociali

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APPROCCIO ORIENTATO ALL'AZIONE

APPROCCIO STRUTTURALE AL CONFLITTO

Un conflitto esiste se ci sono almeno

2 attori con obiettivi

incompatibili, e da azioni osservabili

Pone l'accento sulle caratteristiche del sistema sociale di cui fanno parte gli individui e i gruppi coinvolti

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“Il conflitto sociale è un'interazione tra agenti in cui almeno un attore percepisce un'incompatibilità con uno o più altri attori nella dimensione del pensiero e delle percezioni, nella dimensione emozionale e/o nella dimensione della volontà, in maniera tale che la realizzazione (dei propri pensieri, emozioni, volontà) venga ostacolata da un altro attore”

(Glasl)

CARATTERISTICHE DEL CONFLITTO:

Deve esserci la possibilità di un'interazione

Gli attori devono riconoscersi reciprocamente come

controparti del conflitto

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COMPONENTI ESSENZIALI:

1. CONTRADDIZIONEDI BASE

2. COMPORTAMENTO

3. ATTEGGIAMENTI

Incompatibilità tra gli scopi e le strutture sociali che lo impediscono

Azioni osservabili con cui gli attori intendono condurre il conflitto per conseguire i propri obiettivi e/o impedire all'altro di conseguire i suoi

percezioni, emozioni e disposizioni degli attori che determinano il comportamento e l'interpretazione della situazione

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CAUSE DEI CONFLITTI:(ISSUES = questioni in gioco)

a) CONTROLLO SULLE RISORSE

Beni materiali o di posizione, divisibili o indivisibili, invariabili o variabili

b) VALORI O SISTEMIDI VALORI

Rivendicazioni su qual valori devono dominare o essere applicati. Si manifestano sotto forma di conflitti sulle norme e sul loro rispetto.

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c) CREDENZE incompatibilità su “come è” la realtà o sulle assunzioni in base alle quali viene interpretata.

d) NATURA DELLERELAZIONI TRALE PARTI

Persone o gruppi possono entrare in conflitto perchè hanno diverse aspettative o aspirazioni rispetto alla propria relazione

e) SOPRAVVIVENZA Di uno degli attori, sia in senso fisico sia in senso di organizzazione sociale

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f) CONFLITTI

IRREALISTICI

Il conflitto divampa su una questione apparentemente minore

Gli attori possono avere diverse interpretazioni delle issues.

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MOTIVAZIONI E BISOGNI DEI PARTECIPANTI

INTERNI RELAZIONALI

MATERIALI NONMATERIALI

SICU-REZ-ZA

AUTONOMIA

RICONOSCIMENTO

BENES-SERE

IDENTITÀ

DIGNITÀ ESTIMA

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TIPOLOGIE DI CONFLITTO:

1) TIPO I Un'azione che dovrebbe essere coordinata e cooperativa, ma che invece diverge e tende ad obiettivi differenti

A B

a bx y

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2) TIPO II Un'azione diretta verso un obiettivo conteso

A B

xa b

3) TIPO III Un'azione diretta contro l'azione di un altro agente.

B

x

b Aa

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4) TIPO IV Un'azione diretta contro un altro agente.

B

A

a

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In tutti i tipi di conflitto gli attori interagiscono sulla base delle PERCEZIONI che uno ha dell'altro e sono influenzati dalle reciproche ASPETTATIVE

Quando ci creiamo un immagine (positiva o negativa) dell'altro tendiamo:

1. a raccogliere solo le informazioni che confermano tale immagine

2. a escludere o ignorare le informazioni in contrasto con essa

3. a reinterpretare le informazioni che si prestano ad una lettura flessibile

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Nell'attribuire i motivi di un comportamento si prendono in considerazione 3 fattori:

Se la causa è interna al soggetto (intenzione) o

esterna (situazione)

Se la causa è un elemento stabile o accidentale

Se la causa è controllabile o non controllabile

A confermare o disconfermare e “aggiustare” interviene l'ATTEGGIAMENTO delle parti.

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COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE E CONFLITTOE CONFLITTO

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Livelli:

- la comunicazione può essere un mezzo per condurre

i conflitti sui contenuti

- l'uso stesso del linguaggio può essere conflittuale

- il dialogo può essere costellato da attacchi, scontri,

aggressioni

Minacce, accuse, insulti o insinuazioni (condotti per mezzo del linguaggio) costituiscono i conflitti comunicativi per eccellenza.

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Comunicazione Verbale e Comunicazione Non Verbale sono sottoposte ad un processo di interpretazione da parte degli ascoltatori al fine di comprendere l'intenzione comunicativa dell'altro.

I meccanismi di interpretazione e riconoscimento delle intenzioni si fondano su

PRINCIPIO DI COOPERAZIONE

Due individui che comunicano, proprio perchè consapevoli di essere comunicanti, presuppongono una cooperazione di base.

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VAGHEZZA AMBIGUITÀ

Forme non cooperative

Enunciare qualcosa di astratto senza

soddisfare l'aspettativa

dell'interlocutore di ricevere un

messaggio definito

Riguarda l'indeterminatezza

di come va interpretata una

frase

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SQUALIFICA dell'interazione Nega la relazione comunicativa

Due tipologie:

1. DOMINANZA =

2. DIFFAMAZIONE =

Sono in relazione diretta al parlante. si cerca di imporre la propria ragione al di là dei comuni modi di persuadere e comunicare

Ha bisogno di un pubblico

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SEQUENZA DI DISSENSO: scambio dialogico conflittuale

1. CONTENUTISTICA ----> scontro sul contenuto

2. STRUTTURALE----> mancato rispetto della struttura

In genere si assiste ad un'escalation:

- affermazione della propria posizione divergente;

- contraddizione esplicita del contenuto espresso dall'altro;

- contrasto metacomunicativo;

- svalutazione o attacco ad personam;

- ostacolamento comunicativo;

- rottura della comunicazione.

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Due direzioni del conflitto:

ATTI AUTODIRETTI

ATTI ETERODIRETTI

STRUTTURALI: coesione, ripetizione, rapidità e aumento del tono, mantenimento del turno

CONTENUTISTICI: contenuto in senso stretto, metacomunicativi, relazionali

STRUTTURALI: interruzioni, sovrapposizioni, negazione del turno

CONTENUTISTICI: contenuto in senso stretto, metacomunicativi, relazionali

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CONCLUSIONE di uno scambio verbale conflittuale:

# SOTTOMISSIONE

# INTERVENTO DI UN TERZO ESTERNO

# COMPROMESSO

# MESSA IN DISPARTE

# ABBANDONO DELLA COMUNICAZIONE

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STRATEGIE DI STRATEGIE DI GESTIONE GESTIONE

COSTRUTTIVA COSTRUTTIVA DEL CONFLITTODEL CONFLITTO

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GESTIONE COSTRUTTIVA = mutamento degli attori e delle relazione tra loro

Costruttivi sono:

- i MODI: insieme dei comportamenti attivati dai parlanti ai fini della soluzione del problema

- gli ESITI: che siano in grado di soddisfare i bisogni di entrambi

Le strategie sono:

(a) Negoziato

(b) Mediazione

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NEGOZIATONEGOZIATO

→ messo in atto direttamente dalle parti coinvolte nel conflitto

→ intavolare trattative per raggiungere i propri scopi senza incorrere nella resistenza dell'altro

Due tipologie:

1. negoziato distributivo

2. negoziato integrativo

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NEGOZIATO DISTRIBUTIVONEGOZIATO DISTRIBUTIVO

Ci si concentra sulla distribuzione di costi e benefici

La sconfitta di uno è la condizione necessaria per la vittoria dell'altro (win-->lose)

Strategia: giocare al ribasso o al rialzo per arrivare ad un compromesso

Limiti:

- tiro alla fune

- sensazione di essere manipolati

- uno dei due vive la frustrazione

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NEGOZIATO INTEGRATIVONEGOZIATO INTEGRATIVO

Attenzione per l'altro e per i suoi bisogni

Strategia: interesse a raggiungere i propri obiettivi + interesse per il rendimento dell'altro

(win-->win)

Si basa su 4 premesse:

1. distinguere le persone dai problemi

2. mettere al centro gli interessi e i bisogni delle parti

3. sviluppare diverse opzioni di possibili soluzioni

4. costruire l'accordo

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STRUMENTI:

MIGLIORAMENTO DELLA COMUNICAZIONE TRA LE PARTI

(individuare gli ostacoli comunicativi e superarli)

CHIARIMENTO DELLE PERCEZIONI TRA LE PARTI (superare le distorsioni della percezione)

RIESAMINARE LE ISSUES (individuare quelle di maggior importanza)

BISOGNI CONDIVISI (individuare quali sono i bisogni che le parti condividono)

RICERCA DI OPZIONI ALTERNATIVE AL POTERE(individuare le possibili soluzioni)

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FORZA CONTRATTUALE (abbandonare il gioco di potere a favore di un approccio cooperativo)

MIGLIORE ALTERNATIVA (elaborare la propria alternativa migliore)

CERCARE ACCORDI DU MUTUO BENEFICIO (individuare un accordo che porti benefici ad entrambi)

VERIFICA E VALUTAZIONE DEI RISULTATI

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MEDIAZIONEMEDIAZIONE

Parti esterne al conflitto assumono il ruolo di intermediari

Motivi dell'intervento:

- dinamiche del conflitto difficoltosa

- i costo per le parti esterne sono troppo alti

- interesse, dovere o obbligo

Il ruolo del terzo può essere formale o informale.

Il suo ingresso può essere su invito o senza invito,

parziale o imparziale.

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TIPI DI INTERVENTO:

BUONI UFFICI = invito al colloquio alle parti

FACILITAZIONE = favorire il processo di gestione del conflitto

MEDIAZIONE DIRETTIVA = influenza del risultato

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CONCLUSIONI:CONCLUSIONI:

Negoziato e mediazione sono due strategie per risolvere in modo efficace i problemi alla base del conflitto;

Richiedono passaggi che consistono nella trasformazione degli atteggiamenti di fondo delle parti e dei loro stili comunicativi;

Richiedono reciproco riconoscimento e rispetto da parte degli attori:

Sono la base per instaurare una comunicazione costruttiva per raggiungere una migliore comprensione condivisa del conflitto e delle possibili soluzioni