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Liceo socio-psico- pedagogico Jean Piaget (via dello studente n. 23, Palermo) Ipertesto realizzato dalla Classe V A A. S. 2005/2006 Materia: Lettere Docente coordinatore: Tullio Aiace (Italiano, Storia ed Ed. Civica) ENTRA Tinturia Tarantellata

Cose di sicilia - ipertesto

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Liceo socio-psico-pedagogicoJean Piaget

(via dello studente n. 23, Palermo)

Ipertesto realizzato dalla Classe V A

A. S. 2005/2006

Materia: Lettere

Docente coordinatore: Tullio Aiace(Italiano, Storia ed Ed. Civica)

ENTRA Tinturia

Tarantellata

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Unità didattica

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IL LIBRO

Pubblicato nel 1957 e tradotto in tutte le lingue, il Gattopardo è ormai un classico della nostra letteratura.E’ un romanzo insieme storico e autobiografico in cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa rappresenta se stesso attraverso la figura di Fabrizio Corbera, nel cui stemma di famiglia campeggia un gattopardo. Insieme al principe Fabrizio sono personaggi principali il nipote di questi, Tancredi, e Angelica, la cui storia d’amore si inserisce nel contesto storico.

IL FILM

Il film del regista Luchino Visconti è celebre almeno quanto il romanzo da cui prende le mosse e di cui interpreta abbastanza fedelmente la trama e lo spirito. Nel film però, molti eventi storici trovano una collocazione e uno spazio assenti nell’opera letteraria come la battaglia dei garibaldini. Girato a Palazzo Ganci, dotato di interpreti d’eccezione, questo film ha ricevuto numerosi plausi dalla critica e altrettante recensioni di autorevole pugno.

CREDITS

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Disegno realizzato da Viviana Fiore

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Copertina de Il Gattopardo

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GIUSEPPE TOMASIDI LAMPEDUSA

Giuseppe Maria Fabrizio Vittorio Tomasi nacque a Palermo nel 1896, da Giulio Maria Fabrizio Tomasi, Principe di Lampedusa e Duca di Palma di Montechiaro e da Beatrice Mastrogiovanni Tasca e Filangeri dei Principi di Cutò di Santa Margherita Belice.Fu un nobile di grande cultura, raffinato conoscitore della narrativa ed in genere della letteratura europea tra otto e novecento.Nel 1954 Eugenio Montale presentò ad un convegno a San Pellegrino Terme I Canti Barocchi, un libro di poesie di Lucio Piccolo, cugino del Lampedusa. Ciò stimolò il Principe Tomasi, che decise di riprendere come scrittore. Nacquero così I Luoghi della mia prima infanzia e Il Gattopardo.L’autore morì nel Luglio del 1957, il successo clamoroso e inaspettato arrivò subito dopo.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896- 1957)

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I LUOGHI DELLA MIA PRIMA INFANZIA

I Ricordi d'infanzia (I luoghi della mia prima infanzia nell'edizione del '61) risalgono al giugno del 1955, quando Tomasi di Lampedusa aveva già composto il primo capitolo del Gattopardo.La ricognizione della memoria di queste pagine agì da potente lievito per la stesura del Gattopardo, in cui confluirono non pochi elementi dei ricordi e, più profondamente, lo stesso intento di recuperare di un passato così descritto: «Per me l'infanzia è un paradiso perduto. Tutti erano buoni con me, ero il Re della casa». Tomasi inizia a «rievocare la Scomparsa amata»: la prima casa di famiglia, il palazzo palermitano distrutto nel bombardamento americano del 5 aprile 1943. E poi, più ampiamente, il palazzo Filangeri-Cutò di Santa Margherita di Belice, fonte d'ispirazione per quello di Donnafugata nel romanzo. La casa appare, dunque, quale spazio reale e simbolico della memoria e della scrittura lampedusiana del paradiso perduto.

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Clicca in sequenzae ascolta

la fine del romanzo

TRAMA DE IL GATTOPARDOIl Gattopardo è un romanzo ambientato in Sicilia ai tempi del passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario.E’ la storia di una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso all’unità d’Italia.Ne è protagonista il principe Fabrizio Salina, il quale vive questo passaggio storico, adeguandosi ad una trasformazione che sembra lasciare immutati gli antiche privilegi.Per il Principe il disfacimento dell’epoca in cui vive è inesorabilmente accompagnato al declino della sua vita personale. Assiste, infatti, con malinconia all’amore tra il nipote Tancredi e la bella Angelica, figlia di un proprietario terriero arricchitosi.Tutta la realtà si rivela, nel romanzo, inconsistente: ogni esperienza si riduce in cenere ed un senso di disfacimento e di morte si afferma sempre più nettamente negli ultimi capitoli.

Stemma del gattopardo

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I PERSONAGGI DEIL GATTOPARDO

Giuseppe Tomasi nei personaggi del Gattopardo traslò gran parte dei componenti delle sue due famiglie di provenienza: i Tasca Filangeri e i Lampedusa. Ma questa traslazione non fu netta e a mo’ di collage, al contrario l’autore si impegnò a mischiare i reali componenti delle due famiglie, ricucendo, per esempio, in un solo personaggio del romanzo il carattere di un antenato dei Lampedusa e il nome di un componente dei Tasca Filangeri.

Fabrizio Corbera Principe di SalinaLa Principessa Maria Stella GucciaAngelicaTancrediPadre Pirrone

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Fabrizio Corbera Principe di SalinaPersonaggio principale è Don Fabrizio Corbera, un nobiluomo disilluso e impotente spettatore di un cambiamento storico, che porterà la sua famiglia al fallimento. Ma Don Fabrizio è in realtà Lucio Tasca, nonno dello scrittore, benché nell’attribuirgli il nome il Tomasi si riferisca al suo bisnonno paterno di Palma di Montechiaro e per il cognome ai suoi più antichi antenati legati alla fondazione di Santa Margherita.

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La PrincipessaMaria Stella Guccia

La Principessa Maria Stella Guccia, moglie del Principe Fabrizio, ricorda la Principessa Giovanna Filangeri, moglie di Don Lucio Tasca. Questo è un personaggio ignaro e completamente estraneo non solo alle vicende storiche che per altro vive in prima persona, ma anche alle vicende interiori e personali del marito con cui è legata, ma a cui non è in nessun modo assimilabile.

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Angelica

È la bella figlia di un ricco proprietario. La ragazza è sicuramente una buona occasione matrimoniale per il giovane Tancredi, ma per la sua appariscente bellezza, è la personificazione della “giovinezza”, malinconico ricordo del Principe Fabrizio.

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Tancredi Tancredi sembra, invece, essere un personaggio d’invenzione.Rappresenta, al contrario dello zio Fabrizio, la parte della nobiltà isolana attiva e pronta al cambiamento.Egli combatte attivamente con i garibaldini, benché il suo trasporto sia in parte generato da un reale bisogno di svolta, oltre che amplificato da una passionalità giovanile che lo vede attratto dalle imprese eroiche.

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Padre Pirrone

Fa parte di quei personaggi , per così dire, minori nel senso che non occupa all’interno del romanzo un ruolo importante per lo svolgimento dell’azione, ma fa sicuramente da contrappunto a tutto il resto. È il prete affaticato e succube del Principe in ogni occasione; ciononostante ha un suo peso soprattutto all’interno dei dialoghi con Don Fabrizio, perché serve da sprone e da ascoltatore silenzioso ai lunghi discorsi di quest’ultimo.

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LA FRASE FAMOSADE IL GATTOPARDO

"Tutto deve cambiare affinché non cambi niente.’’

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LA SICILIA DAI BORBONE ALL’UNITA’ D’ ITALIA

Il contesto all’interno del quale la trama de Il Gattopardo si immerge e di cui ne è permeata, segna il passaggio importante e violento della Sicilia dal regime borbonico allo Stato italiano unitario. Passaggio che vede tra i protagonisti oltre ai garibaldini, i Savoia e il ministro Cavour.In esso si innesta il complesso panorama dei rapporti tra nobiltà e borghesia, fra rivoluzionari e conservatori.

Importante all’interno di questo scenario è la teorizzazione della necessità di cambiare l’apparenza, perché la sostanza non muti, unita alla malinconica sfiducia nella storia e soprattutto nella possibilità di rinnovamento della Sicilia. Siamo di fronte al disfacimento di un’epoca, in cui è presente la sconfitta della nobiltà di fronte ai nuovi ricchi rampanti e alle forze liberali.

Camillo Benso, conte di Cavour, uno dei

protagonisti dell’unità d’Italia

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I GARIBALDINISi chiamarono garibaldini quegli uomini che sotto il comando di Garibaldi parteciparono alla celebre spedizione del 1860.La spedizione dei Mille è un celebre episodio del Risorgimento italiano nel quale un corpo di volontari al comando di Giuseppe Garibaldi sbarcò nel meridione, alla conquista del Regno delle Due Sicilie controllato dai Borbone.

La spedizione parte il 6 maggio 1860 dallo scoglio di Quarto e sbarca a Marsala l'11 maggio. I mille vincono la prima battaglia a Calatafimi il 15 maggio contro circa 2000 soldati borbonici.Aiutato da un'insurrezione popolare Garibaldi conquista Palermo. L'impresa dei mille si può considerarsi terminata con l'incontro di Teano tra il re Vittorio Emanuele II e Garibaldi del 26 ottobre 1860.

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SANTA MARGHERITA BELICEPaese della valle del Belice, nella provincia di Agrigento, rappresenta nel mondo tomasiano la Sicilia del feudo ed è legata al ricordo felice dell’infanzia e dell’amatissima madre, Beatrice Tasca Filangieri di Cutò, alla cui famiglia apparteneva il palazzo.Ma Santa Margherita e il suo palazzo furono gravemente colpiti dal terremoto del ’68; poi ristrutturato dal Comune divenne sede del Parco Letterario del Gattopardo. All’interno del palazzo si può visitare il museo de Le cere del Gattopardo con frammenti multimediali dell’opera tomasiana.

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PALAZZO FILANGIERI

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LE CERE DEL GATTOPARDOAll’interno del palazzo di Santa Margherita Belice sono presenti delle cere e i costumi ispirati ai personaggi de Il Gattopardo.

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EVOCAZIONI PITTORICHE 1Nella scenografia e nei costumi de Il Gattopardo sono state individuate delle relazioni tra immagini del film e opere pittoriche dell’ Ottocento.

Qui sotto e nella pagina seguente proponiamo le immagini del film a sinistra e le immagini pittoriche a destra.

Eugene Delacroix (1798-1863)

FILM PITTURA

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G.Fattori (1825-1908)

G. Boldini (1842-1931)

EVOCAZIONI PITTORICHE 2FILM PITTURA

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Galleria multimediale de Il Gattopardo

ASCOLTA IL VALZER di G.VERDI

ASCOLTA L’OUVERTUR

E

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LUCHINO VISCONTILuchino Visconti ha esordito nella cinematografia come aiuto-regista di Jean Renoir, passando alla regia nel 1942. Personalità tra le più interessanti e colte del cinema europeo, spesso ideatore del soggetto, quasi sempre collaboratore ai dialoghi e alla sceneggiatura, ha diretto: Ossessione (1942) La terra trema (1948), considerato uno dei classici del Neorealismo, Bellissima (1951), Senso (1955), Rocco e i suoi fratelli (1960), Il Gattopardo (1963), La caduta degli Dei (1969), Morte a Venezia (1971)

Luchino Visconti (1906-1976)

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GLI INTERPRETI DEL FILMIL GATTOPARDO

Il film di Visconti è arricchito da un cast pregevole che vede impegnati all’interno della pellicola cinematografica attori italiani e stranieri:

Burt Lancaster, (Don Fabrizio Salina).Alain Delon, (Tancredi).Giuliano Gemma, (generale dei garibaldini).Terence Hill, (tenente garibaldino).Paolo Stoppa, (Don Calogero Sedara).Claudia Cardinale, (Angelica). Rina Morelli, (principessa Maria Stella Guccia).Romolo Valli , (Padre Pirrone).Serge Reggiani, (Don Ciccio Tumeo).

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BURT LANCASTERAttore e produttore americano. Nel 1945 sbarca ad Hollywood: viene subito notato a Broadway. Il suo primo film, I gangster (1946), tratto da un'opera di Ernest Hemingway, già lo impone all'attenzione del pubblico e della critica. Col passare del tempo affina le sue doti. E cambia personaggio, dall'estroverso eroe atletico al maniaco psicopatico, Burt Lancaster diventa un attore poliedrico e completo. Eccolo, drammatico, nei panni di un generale nazista in Sette giorni a maggio, indimenticabile in L'uomo di Alcatraz, 1959, solenne e aristocratico nel 1963 quando, diretto da Luchino Visconti nei panni di Don Fabrizio. Con Bernardo Bertolucci lavora in Novecento,(1976). La sua ultima apparizione risale al 1989, a fianco di Kevin Costner, in L'Uomo dei Sogni.

Burt Lancaster (1913-1994)

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ALAIN DELONSguardo d'acciaio, fascino sfuggente e tenebroso.Il suo debutto cinematografico avviene all'età di 23 anni, con il film Godot (1958). Una tappa importante della sua carriera avviene nel 1960 con il film Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Negli anni successivi lavora con altri registi importanti del cinema italiano, come Michelangelo Antonioni nel film L'eclisse (1962), Il Gattopardo (1963) sempre di Visconti.Nel 1967 è interprete nel film Frank Costello faccia d'angelo, una delle sue performance più riuscite. Negli anni '70 ha interpretato diversi ruoli sul grande schermo in film quali: L'evaso (1971) e Mr. Klein (1976).

Alain Delon (1935)

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GIULIANO GEMMANasce a  Roma nel 1938. Accanto alla sua grande passione per lo sport, da sempre ce n'è un'altra: il cinema. Duccio Tessari gli affida il suo primo ruolo da protagonista: è il 1961 e il regista lo sceglie per il personaggio dell'atletico e prestante Crios nel suo film Arrivano i Titani.In seguito Luchino Visconti prende Gemma per il ruolo di un generale dei garibaldini, nel suo indimenticabile Il Gattopardo.Sono ormai oltre cento i film interpretati tra cinema e televisione e nella sua carriera, ancora lontana dall'arrestarsi.

Giuliano Gemma (1938)

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Nato da madre tedesca a Venezia nel 1939, il suo vero nome è Mario Girotti. Ancora giovanissimo viene notato dal regista Dino Risi che lo scrittura per una parte del film Vacanze con il gangster. Poco dopo Luchino Visconti, lo vuole nel film Il Gattopardo.Il suo successo è legato soprattutto ad alcuni titoli del genere "neo-spaghetti western" come gli indimenticabili Lo chiamavano Trinità (1971), e il suo seguito ...Continuavano a chiamarlo Trinità, in coppia con il sodale Bud Spencer. L’attore si è rilanciato ultimamente nei panni di un sacerdote investigatore, nella serie Rai intitolata Don Matteo.

TERENCE HILL

Terence Hill (1939)

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PAOLO STOPPAEsordisce in teatro nel 1927 nella compagnia Capodaglio-Racca-Olivieri. Dal 1938 al 1940 fa parte della compagnia del Teatro Eliseo di Roma, interpretando personaggi assai complessi del repertorio classico e moderno.Dopo il grande incontro col regista Luchino Visconti si determinerà uno dei più importanti fenomeni teatrali del dopoguerra. In campo cinematografico fornisce buone interpretazioni in Miracolo a Milano (1951), Rocco e i suoi fratelli (1960) e Il Gattopardo (1962).Negli anni '60 l'attore è allo zenit della sua arte teatrale: valga per tutte l'impagabile interpretazione di Gaev in Il giardino dei ciliegi di Cechov (1965). Nel 1984, farà un inedito Ciampa ne Il berretto a sonagli tratto da Pirandello.

Paolo Stoppa (1927)

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CLAUDIA CARDINALE

Nasce a Tunisi da genitori di origine siciliana. Trasferitasi a Roma decide di frequentare il centro sperimentale di cinematografia.La Cardinale ottiene un contratto con la "Vides", la casa di produzione di Franco Cristaldi che nel 1967 diventerà suo marito.Tra le sue interpretazioni si ricordano i seguenti film : I Soliti Ignoti (1958) di Mario Monicelli, e naturalmente Otto e mezzo diretto nel 1963 da Federico Fellini.Nel 1960 con la regia di Mauro Bolognini recita ne Il bell’Antonio, ma la critica cinematografica comincia finalmente a darle un po' di considerazione grazie al Gattopardo diretto da Luchino Visconti.Nel 1967 gira Il giorno della civetta diretta da Damiano Damiani.Nel 1993 ha ricevuto a Venezia il Leone d'Oro alla carriera.Claudia Cardinale

(1938)

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RECENSIONEDE IL GATTOPARDO

Il talento di Visconti si è esercitato, soprattutto nella prima parte, in certi squarci di tumulti popolari per le vie, e nella seconda nella rappresentazione del ballo. In mezzo, quello che a nostro avviso è il tema toccato con maggiore evidenza poetica: la fuga di Angelica nelle stanze disabitate del vecchio palazzo. La concordanza fra motivi figurativi e motivi psicologici è qui raggiunta meglio che altrove.

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CREDITS

Al progetto su Il Gattopardo hanno collaborato:

• Costanza Bellavista• Emanuele Longari• Augusto Gonzaga• Filippo Prestigiacomo• Viviana Fiore

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BIBLIOGRAFIA DE IL GATTOPARDO

Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana - Il novecento, Einaudi Scuola, Milano 1991.

Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Universale Economica Feltrinelli, Milano 1995.

Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo, Palma di Montechiaro, Santa Margherita di Belice); Itinerario nella Sicilia del Gattopardo, Palermo 2000.

www.gattopardobelice.it

www.scuderibelice.it

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IL LIBRO

Romanzo di Giovanni Verga del 1881, acclamato come capolavoro del Verismo. Primo romanzo dell’incompiuto ciclo dei Vinti.Sullo sfondo storico si muovono i protagonisti: la famiglia Toscano, detti “Malavoglia”, pescatori di Aci Trezza. Una lunga serie di sventure si abbatterà sulla famiglia, sino alla morte del capostipite e alla disgregazione del nucleo familiare.

IL FILM

Ispirato a I Malavoglia di Giovanni Verga, La terra trema fu diretto da Luchino Visconti nel 1948.Per la sua ambientazione in luoghi reali e l’uso di attori non professionisti che parlano in autentico e stretto dialetto siciliano è, insieme a Ossessione, uno dei capisaldi del Neorealismo. La critica ha però tardato a riconoscerne il valore.

CREDITS

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Disegno realizzato da Angelo Colombo

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copertina

Una copertina del libro I Malavoglia

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GIOVANNI VERGA Nacque a Catania da una famiglia di nobili origini e

di tradizioni liberali.

Dopo diversi romanzi e opere giovanili, nel 1874 pubblica Nedda; questa novella, in cui l’autore sceglie di trattare un argomento “umile”, narrando la vicenda di una povera raccoglitrice di olive siciliana, viene considerata l’inizio di una nuova corrente artistico-letteraria, il Verismo.

Questa nuova visione dell’esistenza umana trovò compiuta espressione ne I Malavoglia (1881), primo di una progettata serie di cinque romanzi (ciclo dei Vinti).

Verga trascorse gli ultimi anni a Catania, chiuso in uno scontroso isolamento e in un lungo silenzio, interrotto solo da una limitata attività teatrale.

Morì nel 1922.Giovanni Verga

(1840-1922)

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LA TRAMA DE I MALAVOGLIA

Il romanzo si svolge ad Acitrezza all’indomani dell’unità d’Italia (1861).I Toscano posseggono la casa del Nespolo e una barca, la Provvidenza. Padron ‘Ntoni, il vecchio capofamiglia, nel tentativo di migliorare le condizioni economiche, compra un carico di lupini da rivendere; ma la barca fa naufragio e i lupini vanno perduti: per i Malavoglia è l’inizio di una serie di sventure.Con la morte di Padron ‘Ntoni la famiglia è smembrata e i componenti si dividono, allontanandosi dal paese. Per pagare il debito sono costretti a ipotecare la casa che verrà riscattata dal più giovane dei nipoti, Alessi.

I lupini, legumi simili alle fave.

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IL CICLO DEI VINTISecondo la poetica del Naturalismo e del Verismo, Verga intendeva studiare la società italiana, selezionandone un suo aspetto tipico e regionale, la Sicilia, colta nei suoi vari strati sociali, a cominciare dai più umili. Per questo concepì un ciclo, avente il titolo complessivo I Vinti, articolato in cinque romanzi, che avrebbero dovuto studiare i vinti, nella lotta per il progresso, appartenenti a cinque differenti situazioni socio-economiche.

I Malavoglia.

Mastro don Gesualdo narra la sconfitta di chi, conquistata una migliore condizione economica, aspira invano alla promozione sociale attraverso un matrimonio con un’esponente della nobiltà decaduta di provincia.

I tre restanti romanzi, soltanto pianificati ma mai scritti, avrebbero dovuto narrare la sconfitta della vanità aristocratica (La duchessa di Leyra), la sconfitta delle ambizioni politiche (L’onorevole Scipioni) e, infine, la sconfitta dell’ambizione dell’artista alla gloria (L’uomo di lusso).

Giambecchina Gazze ladre (particolare), 1975

– 1978, olio su tela.

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I PERSONAGGI DEI MALAVOGLIA

Padron ‘NtoniBastianazzoMaruzza, detta la Longa‘NtoniLucaMenaAlessiLia

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Padron ‘NtoniL’anziano Padron ‘Ntoni è il capofamiglia, un autentico patriarca, che si esprime spesso attraverso motti e proverbi pieni di saggezza, dimostrando di essere un personaggio ricco di sapienza tradizionale, fiero e legato a valori forti, come l’onestà, l’operosità, la fedeltà alla parola data. La lunga serie di disgrazie che colpiscono la sua famiglia finiranno per logorarlo ma, fino alla fine della sua vita, manterrà la sua dignità, tanto che preferirà morire in ospedale piuttosto che pesare sui nipoti Mena e Alessi.

Padron ‘Ntoni si può considerare il faro della

famiglia Toscano

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Bastianazzo

Bastiano, figlio di Padron ‘Ntoni è così soprannominato perché è “grande e grosso”; grande lavoratore e figlio rispettoso dell’autorità paterna, è sposato con Maruzza la Longa ed è padre di cinque figli. Muore nel naufragio della barca Provvidenza all’inizio del romanzo.

La morte di Bastianazzo segna il

tramonto della famiglia Toscano

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Maruzza

Maruzza, detta la Longa, è “una piccina che badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia”; dopo la morte di Bastianazzo, assiste con dolore, impotente alla serie di disgrazie che si abbatte sulla sua famiglia. Muore di colera.

Acciughe

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‘NtoniE’ il nipote maggiore, “un bighellone di vent’anni, che si buscava tutt’ora qualche scappellotto dal nonno”; insofferente a una vita di sacrifici, rifiuta di conformarsi all’etica tradizionale del duro lavoro (rappresentata dal nonno Padron ‘Ntoni) e, per questo, in cerca di un facile benessere, diventa un contrabbandiere e finisce in prigione. Alla fine del romanzo, decide di abbandonare per sempre il suo paese e la sua famiglia, consapevole di non poter cancellare gli errori commessi.

I faraglioni di Acitrezza

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Luca

E’ il secondo nipote, “che aveva più giudizio del grande” secondo il nonno; volenteroso lavoratore, cade in guerra durante una battaglia, privando così la sua famiglia di un valido sostegno economico.

Vicoli di Acitrezza

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Mena

E’ “soprannominata Sant’Agata perché stava sempre al telaio”; fedele alle tradizioni e ai valori etici, rifiuta di sposare l’uomo che ama, quando la disgrazia economica e il disonore colpiscono la sua famiglia. Rimasta nubile, si dedica con affetto ai nipotini, figli del fratello Alessi.

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Alessi

E’ definito “un moccioso tutto suo nonno colui!”: insieme a Mena, resta l’unico a difendere e a vivere fino in fondo l’etica del lavoro e del sacrificio. Nel capitolo finale del romanzo, lo vediamo marito e padre, e nuovamente padrone della vecchia casa di famiglia, che è riuscito a riscattare.

Museo Casa del Nespolo, Acitrezza

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Lia

E’ la più giovane dei figli di Bastianazzo e di Maruzza; vanitosa e desiderosa di qualcosa di meglio, fugge di casa a causa delle maldicenze dei compaesani su una sua presunta relazione e finisce per fare la prostituta in città.

La rosa che sfiorisce ricorda Lia, lo sfiorire della sua ingenuità e purezza.

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LA FRASE FAMOSADE I MALAVOGLIA

“Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Aci Trezza; (…) tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, (…) li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di Padron ‘Ntoni, quelli della casa del Nespolo, e della Provvidenza ch’era ammarata sul greto, sotto il lavatoio, (…)”.

I Malavoglia, capitolo I

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LA QUESTIONE MERIDIONALECon l’espressione questione meridionale si indica l’insieme

dei problemi economici e sociali che penalizzavano il Meridione d’Italia al tempo dell’unità (1861) e che non furono risolti dalla stessa, ma spesso si aggravarono in modo intollerabile. Fattori di crisi o di arretratezza del Meridione furono:

Lo squilibrio dello sviluppo (economico e produttivo) a tutto vantaggio del Nord del Paese;

L’applicazione, da parte del Governo nazionale, di un duro sistema fiscale che colpiva soprattutto le masse contadine (ad esempio con la famigerata tassa sul macinato introdotta nel 1868);

L’estensione immediata all’intero territorio nazionale della legislazione del Regno di Sardegna, senza che si tenesse conto in alcun modo delle realtà locali e delle loro particolari esigenze;

Il malcontento contro la miseria diffusa sfociò talvolta in azioni violente, represse dalle Autorità come un fenomeno di criminalità comune, senza che ne fossero comprese le caratteristiche di profondo disagio sociale ed economico.

Un’incisione della fine dell’800 su una famiglia

meridionale

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Galleria di immagini de La terra trema

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GLI INTERPRETI DEL FILMLA TERRA TREMA

Per la lavorazione del film, Visconti ricorse solamente ad attori non professionisti. Sono infatti gli abitanti di Aci Trezza che davanti alla macchina da presa parlano il dialetto e vivono la loro dura esistenza quotidiana.

Maria Micale (la madre) Sebastiano Valastro (il padre) Antonio Micale (Vanni) Nelluccia Giammona (Mara) Agnese Giammona (Lucia)Giuseppe Arcidiacono (Cola) Alfio Fichera (Michele) Antonio Arcidiacono ('Ntoni)

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RECENSIONEDE LA TERRA TREMA

Visconti ha conservato del romanzo l'ambientazione siciliana, il nome del protagonista, 'Ntoni, e le linee generali della trama. Il tema principale della storia è quello di una rivolta individuale che si arresta davanti ad una società classista. Nel film, a differenza del romanzo, non siamo di fronte però ad una oscura fatalità, ma ad un crudele sistema di oppressione economica. La legge che regna in questo povero paese sottosviluppato è quella dello sfruttamento capitalista.La Terra trema avrebbe dovuto essere il primo film di un "trittico della miseria" che, secondo l'intenzione di Visconti, avrebbe dovuto descrivere, nell'ordine, la lotta dei pescatori, dei minatori nelle zolfare e dei contadini che lottano per liberarsi dall'antica schiavitù. Purtroppo egli riuscì a realizzare solo il primo capitolo.

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CREDITS

Al progetto su I Malavoglia,hanno collaborato:

• Francesco Cavallaro• Antonio Nardi• Antonella Licausi• Angelo Colombo• Giovanna Finizio

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BIBLIOGRAFIA DEI MALAVOGLIA

GIOVANNI VERGA, “I Malavoglia/Mastro-don Gesualdo”, 1990 Roma, Newton Compton editori.

F.M. FELTRI - M.M. BERTAZZONI - F. NERI, “I giorni e le idee – Categorie per capire la storia”, vol. 2 (‘700 e ‘800), 2002 Torino, SEI.

R. LUPERINI – P. CATALDI – L. MARCHIANI – F. MARCHESE – R. DONNARUMMA, “La scrittura e l’interpretazione – Storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea”, vol. 3 (‘800 e ‘900), 2003 Palermo G.B. Palumbo & C. Editore.

AA.VV., “Dizionario enciclopedico italiano Treccani”, 1970 (vol. XII) Roma, 1974 (1° suppl.), 1984 (2° suppl.).

AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia della letteratura (2 voll.)”, 2003 Milano, Garzanti.

AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia del cinema (2 voll.)”, 2003 - 2004 Milano, Garzanti.

www.virgilio.it

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IL LIBRO

Il bell’Antonio è un romanzo di Vitaliano Brancati scritto nel 1949. In piena epoca fascista si svolgono le vicende di Antonio Magnano, bellissimo uomo con fama di grande seduttore, ma in realtà affetto da un disagio tanto fisico quanto psicologico.

IL FILM

Il bell'Antonio, interpretato dall'indimenticabile Marcello Mastroianni insieme a Claudia Cardinale e Pierre Brasseur e realizzato nel 1960 dal regista Mauro Bolognini per l'Arco Film.Tale film ha raccolto consensi da tutta la critica.

CREDITS

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Antonio PeriDisegno realizzato da Antonio Alamia

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Un’edizione de Il bell’Antonio

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VITALIANO BRANCATINacque a Pachino, Siracusa nel 1907.

Compì gli studi a Catania e si trasferì a Roma per svolgervi attività letteraria e giornalistica. In seguito alla sua crisi politica (1934) rinnegò tutti i suoi scritti giovanili, improntati alla mitologia fascista dell’azione, tornò a Catania e si dedicò all’insegnamento.

Vitaliano Brancati (1907-1954)

La sua nuova stagione letteraria si apre con Gli anni perduti (1938), cui seguirono i romanzi di successo Don Giovanni in Sicilia (1941), farsa spregiudicata sul “gallismo”, Il bell’Antonio (1949), racconto tragicomico di un’impotenza dissimulata entro cornici vitalistiche; l’incompiuto Paolo il caldo (postumo, 1954), storia di un’ossessione erotica cui si intreccia l’analisi del costume culturale e sociale del dopoguerra. Morì a Torino nel 1954.

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TRAMA DE IL BELL’ANTONIODopo tre anni, il matrimonio tra Antonio Magnano e la bella ereditiera Barbara non è stato ancora consumato: Antonio, nonostante sia molto innamorato della moglie, di fronte a lei prova un disagio che lo porta all’impotenza.Scoppia allora lo scandalo, ingigantito dalla precedente fama di seduttore di Antonio e dalla mentalità del Fascismo che esaltava la virilità. L’ «onore» del figlio sarà «riscattato» dall’anziano padre, che morirà sotto i bombardamenti degli Alleati in un vicolo malfamato di Catania, dove si era incontrato con una prostituta.Alla caduta del Fascismo Antonio resterà indifferente alle speranze comuni, prigioniero dei suoi problemi personali.

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I PERSONAGGI DEL LIBROIL BELL’ANTONIO

Antonio MagnanoBarbara PuglisiAlfio Magnano

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Antonio MagnanoE’ il protagonista del romanzo; uomo bellissimo e affascinante, vive a Roma numerose avventure sentimentali. Al ritorno a Catania si innamora della bellissime ereditiera Barbara e la sposa, ma di fronte a lei si dimostra del tutto impotente. In un primo tempo, grazie anche all’ingenuità della moglie, riesce a tenere segreta la sua condizione. Quando tuttavia scoppia lo scandalo, Antonio viene abbandonato dalla moglie, diventa oggetto di maldicenze per tutti i suoi conoscenti ed è rifiutato e disprezzato anche dal padre Alfio. Sarà quest’ultimo a umiliarlo ancora di più morendo in casa di una prostituta, nel tentativo di salvare l’onore della famiglia con una dimostrazione estrema di virilità.

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LA FRASE FAMOSADE IL BELL’ANTONIO

“E Antonio? La morte del padre lo annichilì per alcuni giorni: quel tenero padre, che lo amava più degli occhi suoi, se n’era andato assestandogli il più forte schiaffo che mai padre abbia dato a figlio. La vergogna non era per il vecchio, ch’era finito tra le macerie di un quartiere malfamato, (…): la vergogna era per lui, Antonio, che tre giorni dopo, recatosi al cimitero di Aquicella, trovò sulla lapide del padre, scritte a carbone da una mano sconosciuta, queste parole spaventevoli: ”…morto il 6 marzo 1942 per lavare l’onore della famiglia infangato dal figlio”.

Il Bell’Antonio, capitolo XII

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FASCISMO

Movimento politico italiano fondato da Benito Mussolini il 23 Marzo 1919 e diventato partito nel 1921, trasformandosi poi in regime totalitario e nazionalista che tenne il governo dell’Italia dall’ottobre 1922 al luglio 1943. In senso più ampio e generale, il termine indica anche le concezioni e le ideologie che erano alla base di tale movimento, e il costume di vita che ne fu la manifestazione, ispirati alla celebrazione della forza e dell’autoritarismo e alla repressione di ogni manifestazione di dissenso.

La marcia su Roma,1922

Benito Mussolini (1883-1945)

Uno dei manifesti

del Fascismo

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Galleria di immagini de Il bell’Antonio

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MAURO BOLOGNININacque a Pistoia nel 1922. Frequentò i corsi di scenografia a Roma e si formò come regista accanto a Luigi Zampa. Esordì nel 1953 con Ci troviamo in galleria. Intanto il suo stile si faceva sempre più raffinato e personale, fino a sfociare su temi “sanguigni” come l’impotenza sessuale de Il bell’Antonio (1960) tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. La sua cifra stilistica e la sua impronta saranno una costante fino agli ultimi suoi lavori, l’ultimo dei quali è La villa del Venerdì (1991). Morì a Roma nel 2001.

Mauro Bolognini (1922-2001)

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GLI INTERPRETI DEL FILM IL BELL’ANTONIO

Marcello Mastroianni (Antonio Magnano)Claudia Cardinale (Barbara Puglisi)Pierre Brasseur (Alfio Magnano)Tomas Milian (Edoardo)Rina Morelli (Rosaria Magnano) Anna Arena (Signora Puglisi)Patrizia Bini (Santuzza)

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MARCELLO MASTROIANNIMarcello Mastroianni nato nel 1924 a Fontana Liri (FR) è stato un celebre attore italiano, molto apprezzato anche all'estero.Nel 1945 iniziò a lavorare nell'industria cinematografica, cominciando a prendere le prime lezioni di recitazione. Il suo film di debutto fu I miserabili, tratto dall'omonimo romanzo di Victor Hugo, nel 1948.In breve divenne una delle maggiori stelle internazionali del cinema italiano, comparendo nei Soliti ignoti e, specialmente, nei due capolavori di Federico Fellini: La Dolce Vita accanto ad Anita Ekberg (1960) e 8 e ½ (1963).La sua ultima donna, Anna Maria Tatò, realizzò durante le pause di lavorazione del suo ultimo film una lunga auto-confessione, Mi ricordo, sì... mi ricordo che è considerata da molti il suo testamento spirituale. Morì a Parigi il 1996.

Marcello Mastroianni (1924-1996)

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PIERRE BRASSEUR

Attore francese di eccezionale bravura, lo ricordiamo qui come interprete di Alfio Magnano ne Il bell’Antonio di Mauro Bolognini e di zio Simone in Liolà di Alessandro Blasetti.

Pierre Brasseur

(Parigi, 1905-1972)

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RECENSIONE DEL FILMIL BELL’ANTONIO

Capolavoro di Mauro Bolognini, il film fu il frutto di un sodalizio artistico dai pochi precedenti, il risultato eccelso dell'affiatamento che il regista trovò con Pier Paolo Pasolini, sceneggiatore al fianco di Gino Visentini.Diversamente dal romanzo di Brancati, la trasposizione di Bolognini abbandona l'allegoria socio-politica che il testo suggerisce, allontanandosi da quegli anni per seguire un indirizzo narrativo maggiormente intimista, confinato nello struggente isolamento fisico ed intellettuale del suo protagonista.

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CREDITS

Al progetto su Il bell’Antonio, hanno collaborato:

• Francesca Galletta• Rosy Celeste• Antonio Alamia• Salvo Sperandeo• Valentina Alagna

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BIBLIOGRAFIA DEIL BELL’ANTONIO

VITALIANO BRANCATI, “Il bell’Antonio”, a cura di D. Perrone, 1993 Milano, Tascabili Bompiani.

D. PERRONE, “Le avventure morali e i “piaceri” della scrittura. Saggio su Vitaliano Brancati, Bompiani.

G. FERRONI, “Storia della letteratura italiana”, vol. 4 (‘900), 1991 Milano, Einaudi.

G. BALDI – S. GIUSSO – M. RAZZETTI – G. ZACCARIA, ”Dal testo alla storia dalla storia al testo” (vol. 3/3) 2001 Milano, Paravia.

AA.VV., “Dizionario enciclopedico italiano Treccani”, 1970 (vol. XII) Roma, 1974 (1° suppl.), 1984 (2° suppl.).

AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia della letteratura (2 voll.)”, 2003 Milano, Garzanti.

AA.VV., “La Garzantina – Enciclopedia del cinema (2 voll.)”, 2003 - 2004 Milano, Garzanti.

www.virgilio.it (motore di ricerca)

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IL LIBRO

Liolà è una commedia campestre scritta da Luigi Pirandello nel 1916, inizialmente in dialetto agrigentino, e rappresentata nello stesso anno dall’attore siciliano Angelo Musco.Mostra un realistico spaccato di vita contadina della Sicilia del primo Novecento. E’ soprattutto dalle parti corali dell’opera che traspaiono valori e mentalità dei personaggi. La commedia (in tre atti) ha una trama molto divertente, tuttavia cela le profonde contraddizioni di tutti gli uomini.

IL FILM

Il film tratto dall’omonima commedia di Luigi Pirandello, è stato girato nel 1963 dal regista Alessandro Blasetti. Tra gli interpreti c’è il grande Ugo Tognazzi, ma il film non ha incontrato il favore della critica perché si distacca molto dall’originale, interpretandolo in chiave troppo moderna.Le musiche sono di Carlo Savina.

CREDITS

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Disegno realizzato da Antonio Peri

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Copertina dell’edizione di Liolà del Formiggini

(1917; testo siciliano con traduzione italiana a fronte)

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LUIGI PIRANDELLONacque nella campagna di Caos, presso Agrigento (allora Girgenti) nel 1867. Coltivò gli studi classici e nel 1891 conseguì a Bonn, in Germania, la laurea.Tornato in Italia si dedicò al giornalismo e all’insegnamento. Nel 1894 sposò a Girgenti Antonietta Portulano, con la quale si stabilì a Roma. Poco dopo le nozze, la moglie iniziò a manifestare segni di squilibrio mentale. Ciò spinse lo scrittore ad approfondire lo studio dei meccanismi della mente e delle reazioni che la gente ha di fronte ai malati mentali (di questi approfondimenti si riscontra traccia in molte sue opere). Da allora divise la sua esistenza fra le cure alla moglie, l’insegnamento e l’attività letteraria, ottenendo grande successo come commediografo. Nel 1934 fu insignito del premio Nobel per la Letteratura e da questo momento la sua fama si diffuse in tutto il mondo. Morì a Roma nel 1936. L’opera di Pirandello è vastissima e abbraccia vari generi letterari, dalla narrativa alla poesia, dal teatro alla saggistica.

Luigi Pirandello

(1867-1936)

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L’OPERA DI PIRANDELLOSensibile alla realtà quotidiana del suo tempo e soprattutto a quella della sua amata terra di Sicilia, Pirandello ha saputo calarvisi fino in fondo, mettendone in evidenza le contraddizioni. Alla base della sua poetica c’è, infatti, il contrasto vita/forma che, secondo l’autore, logora l’esistenza dell’individuo e che spesso si esplicita attraverso il famoso umorismo pirandelliano.

Delle sue opere, vanno soprattutto ricordate:

I romanzi: L’esclusa (1901), Il turno (1902), Il fu Mattia Pascal (1904), I vecchi e i giovani (1913), Uno, nessuno, centomila (1926).

Le Novelle per un anno, una raccolta di 230 novelle (1922-1937).

I saggi: il più importante è L’Umorismo (1908). Le opere teatrali: raccolte in un volume dal titolo

Maschere nude. Tra le più famose ricordiamo Pensaci Giacomino (1916), Liolà (1916), Così è (se vi pare) (1917), Sei personaggi in cerca d’autore (1920–21), Questa sera si recita a soggetto (1930).

Pirandello alla macchina da

scrivere

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TRAMA DI LIOLÀLa commedia trae il nome dal personaggio principale, Liolà, intorno a cui ruota l’intera vicenda. Giovane bracciante buontempone, egli riesce sempre con la sua astuzia a prendersi gioco del vecchio zio Simone Palumbo, che alla fine rimarrà beffato ma al tempo stesso contento perché avrà salvato le apparenze. Liolà ha deciso di sposare Tuzza, rimasta incinta. Questa però, appoggiata dalla madre, zia Croce, rifiuta la proposta di matrimonio del giovane, in quanto mira a farsi sposare da suo zio Simone (già marito di Mita da quattro anni), che non può avere figli, al fine di ereditarne la roba. Zio Simone sfrutta la situazione perché in tal modo può finalmente gettare la colpa della sua non prolificità sulla moglie Mita. Quest’ultima però si lascia convincere da Liolà che lei può fare la stessa cosa, naturalmente servendosi di lui, visto anche l’antico affetto che li lega. I due pertanto concepiscono un figlio insieme. Liolà può così vendicarsi del rifiuto di Tuzza, promettendo, però, di prendersi cura del figlio che avrà con lei, al quale insegnerà a cantare, così come ha fatto con gli altri suoi tre figli (Tinino, Calicchio, Pallino), avuti da amori occasionali.

La commedia si conclude dunque con il trionfo dell’astuzia, della libertà, del rifiuto di qualsiasi forma (matrimonio, convenzioni sociali in genere).

Il grappolo d’uva evoca la scena iniziale dell’atto III,

che vede i personaggi impegnati nella

vendemmia

L’immagine evoca la scena iniziale della commedia, in cui i personaggi sono impegnati a

schiacciare le mandorle

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ANGELO MUSCOE’ considerato il più grande attore comico siciliano, oltre che il primo attore comico in Italia a passare dal teatro al cinema con lo stesso identico riscontro di pubblico e critica.A partire dal secondo ventennio del Novecento collaborò con grandi autori, tra cui Pirandello e Martoglio. I testi (tra cui La Patente, Pensaci Giacomino, Il berretto a sonagli, Liolà) portati in palcoscenico erano spesso ancorati alla realtà siciliana, e proponevano in chiave comica personaggi e situazioni specifiche della cultura isolana. L'abilita' di Musco e il valore degli autori erano tali da rendere questi testi, fin da allora, molto popolari anche in contesti geografici e soprattutto culturali differenti.Il passaggio di Musco al cinema avvenne negli anni Trenta. Le pellicole da lui interpretate erano adattamenti cinematografici di commedie teatrali.Alcuni film con Angelo Musco: Pensaci Giacomino (1937, regia di Gennaro Righelli); Paraninfo (1934, regia di Amleto Palermi); Cinque a zero (1932, regia di Mario Bonnard).

Angelo Musco(1871 - 1937)

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La vendemmia (dalla commedia Liolà, atto III)

LIOLÀ: Urallallà!Pesta bene, tu qua!Pesta bene, pesta bene, che più pesti nel tinelloe più forte il vin ti viene!Più di quellodell’altr’ anno, Liolà!

CORO: Urallallà! Urallallà!

LIOLÀ:Ogni maglio,senza sbaglio,se tu pesti bene, compare, un barile te ne farà!un barile che a berne un sorsettoa terra mi gettocol male di mareperché vagellarela testa mi fa.Urallallà! Urallallà!

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PERSONAGGI DEL LIBRO LIOLÀLIOLÀ: protagonista della commedia. ZIO SIMONE PALUMBO: vecchio proprietario terriero. MITA: moglie di zio Simone.

ZIA CROCE AZZARA: cugina di zio Simone e madre di Tuzza.ZIA GESA: zia di Mita, moglie di zio Simone. TUZZA: figlia di zia Croce e nipote di zio Simone. CARMINA LA MOSCARDINA: donna pettegola (con le sue battute pungenti mette in moto l’azione).CIUZZA, LUZZA, NELA: tre giovani contadine. ZIA NINFA: madre di Liolà, si occupa dei suoi tre figli. TININO, CALICCHIO, PALLINO: i tre figli di Liolà (“i cardelli di Liolà”).

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Liolà

Sin dall’inizio tutti parlano di lui. Il suo vero nome è Nino Schillaci; Liolà è il soprannome che di per sé ( Lì – o – là), ne rivela il carattere o meglio il modo di vita: prende la vita con leggerezza e, infatti, molto spesso si paragona o viene paragonato al vento; ama cantare in ogni circostanza ed educa anche i suoi figli al canto. Nelle sue canzoni tra rime e lazzi non dimentica mai di inserire pillole di verità. Come altri personaggi della commedia, si esprime spesso con frasi proverbiali siciliane, il che rientra, in realtà, nella tradizione siciliana di ieri e di oggi. E’ dunque un buontempone. La commedia ruota tutta intorno a lui.

Leggiamo alcuni

passi chedescrivono

la personalità

di Liolà

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Liolà: … Non sono uccello di gabbia, zia Croce. Uccello di volo, sono. Oggi qua, domani là: al sole, all’acqua, al vento. Canto e mi ubbriaco; e non so se m’ubbriachi più il canto o più il sole. Con tutto questo, eccomi qua: mi taglio le ali e vengo a chiudermi in gabbia da me. Le domando la mano di sua figlia Tuzza.

(Atto II)

Liolà: … Sono buon massajo: garzone, giornante; mieto, poto, falcio, fieno; fo di tutto e non mi confondo mai. Sono come un forno di pasqua, e potrei mantenere tutto un paese.

(Atto II)

Zio Simone: Oggi è giorno segnato e dev’essere festa per tutti.Liolà: Benissimo! E cantare. Non come dice zia Croce, che suono e canzoni sono cose di vento. Se sono di vento, son cose mie; perché io e il vento, zio Simone, siamo fratelli.

(Atto III)

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Zio Simone

Credulone, brontolone e non prolifico. Farebbe qualsiasi cosa per salvare le apparenze, arroccato com’è nei valori tradizionali siciliani, ma, di fatto, finisce sempre e comunque per essere gabbato da Liolà.

Leggiamo alcuni

passi chedescrivono la personalità di

zio Simone

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Zia Croce: Ah care mie, m’ha fatto la testa com’ un pallone! E sempre dalla mattina alla sera, con questa lima –La Moscardina: - del figlio che non gli nasce? O come vuole che gli nasca?Zia Gesa: Bastasse piangere per farlo nascere!Zia Croce: No, piange – siamo giuste – piange per la roba; tanta bella roba che alla sua morte, andrebbe a finire in mano d’altri… (Atto I)

Zio Simone (a Tuzza): Tirano via di lungo, figliola mia, perché la gente vedendomi qua, si figura…si figura ciò che per grazia di dio non è, né è stato mai, la coscienza nostra è pulita; ma l’apparenza, purtroppo… (Atto III)

Zio Simone (a zia Croce): Io so che qua con vostra figlia non ho mai avuto nulla da spartire: ho fatto un’opera di carità, e niente altro. Ma con mia moglie, ci sono stato io, ci sono stato io! (Atto III)

Page 87: Cose di sicilia - ipertesto

Mita

Mita, come suggerisce lo stesso nome, ha un carattere mite e sottomesso che però nel corso della commedia si trasforma in intraprendente ed opportunista grazie a Liolà.

Riflettiamo sulla

trasformazione di Mita leggendo

questi passi

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(Atto I: zia Croce ha appena chiesto a Mita di portare a lei e alle donne che stanno schiacciando le mandorle, del vino)

Mita (a zia Croce): Eh, se non me lo comanda lui…Zia Croce: Hai bisogno che te lo comandi lui? Non sei padrona anche tu?Mita: No, zia Croce, il padrone è lui. (Atto I)

Mita (a Tuzza): No, aspettate, voglio ricordare a Tuzza un nostro motto antico: ” Chi tarda e non manca, non si chiama mancatore”. Ho tardato, sì, è vero, ma non ho mancato. Tu sei andata avanti e io ti son venuta dietro. (Atto III)

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“… Non abbia paura di me, zio Simone. Non voglio nulla io. Glielo lascio a lei di lambiccarsi il cervello per tutti i suoi danari e d’andar con gli occhi di qua e di là come le serpi.

Io, questa notte, ho dormito al sereno;solo le stelle, m’ han fatto riparo:

il mio lettuccio, un palmo di terreno;il mio guanciale, un cardoncello amaro.

Angustie, fame, sete, crepacuore?Non m’importa di nulla: so cantare!Canto di gioia mi s’allarga il cuore,è mia tutta la terra e tutto il mare.Voglio per tutti il sole e la salute;

voglio per me le ragazze leggiadre,teste di bimbi bionde e ricciolute

e una vecchietta qua come mia madre.”

Liolà a conclusione di un celebre battibecco con zio Simone (atto I), nel quale colpisce il vecchio proprietario terriero con battute pungenti volte soprattutto a mettere in ridicolo la sua debolezza, la sua vecchiaia e la sua ottusità, afferma con decisione e al tempo stesso con allegria, cantando, il rifiuto di qualsiasi costrizione e, quindi, la propria irrinunciabile esigenza di libertà.

LEGGI LA VERSIONE IN AGRIGENTINO

LA FRASE FAMOSA DI LIOLÀ

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Di mia ’un si nn’avi a scantari, zû Simuni! ’Un vogliu nenti iu! Cci lu lassu a vossia di lammicàrisi lu ciriveddu pi tutti li sô

bbeni e di jri cu l’occhi comu li lucirtuluna!Arsira mi curcavu a lu sirenu;Li stiddi foru ca m’arripararu:

lu litticeddu, un parmu di tirrenu;lu chiumazzeddu, un carduneddu amaru.

Làstimi, fami, siti, cripacori:chi mi nni ’mporta, si sacciu cantari?

Cantu, e mi s’arricrìa tuttu lu cori;cantu, ed è mia la terra e miu lu mari!

Basta ca cc’è lu suli e la saluti!Picciotti beddi e picciliddi duci,

e ’na vicchiuzza ccà, comu a me’ matri!

LA FRASE FAMOSA DI LIOLÀversione in agrigentino

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SICILIA DEL PRIMO NOVECENTOLa Sicilia nei primi decenni del secolo scorso era ancora un paese per molti aspetti arretrato.La sua economia era prevalentemente agricola e chi possedeva un appezzamento di terreno poteva ritenersi privilegiato, gli altri, uomini e donne, dovevano accontentarsi di lavorare come braccianti a giornata.La vita nelle campagne e nei piccoli centri era, quindi, assai dura e le disponibilità economiche assai ridotte. Migliori erano le condizioni di vita nelle città, dove fiorivano la cultura e l’arte. E’ in questo periodo che si diffonde anche in Sicilia lo stile Liberty, le cui massime espressioni sono visibili nel capoluogo isolano, per esempio: villa Igiea e le ville dei Florio, nobile e ricca famiglia di armatori. La mafia era, purtroppo, sia in città che in campagna, una realtà e una mentalità diffusa e radicata.

Tipici asinelli siciliani che pascolano in campagna

dopo la trebbiatura

Esempio di Stile Liberty:

Villa Florio, Palermo

Raffinato mosaico in stile liberty, che

decora il panificio Morello a Palermo

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1916(data di pubblicazione di Liolà)

• L’Italia è impegnata da un anno (maggio del 1915) nella prima guerra mondiale (1914- 1918) a fianco dell’Intesa (Russia, Francia, Gran Bretagna), contro l’Austria –Ungheria alleata con la Germania.

• 31 dicembre: vanno in scena a Roma due nuove commedie di Pirandello: Liolà e Pensaci, Giacomino.       

Scene dalla prima guerra

mondiale

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Copertina del disco con la colonna sonora del film Liolà (di C. Savina)

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ALESSANDRO BLASETTIFonda nel 1927 assieme ad un gruppo di amici, la casa di produzione Augustus dirigendo l’anno dopo il suo primo film: Sole.In seguito diviene regista di punta del regime fascista. Di questo periodo vanno ricordati i film: 1860 (1934), che parla dell’avventura garibaldina, e Vecchia Guardia (1935), che pur celebrando il regime non ne trovò l’approvazione.Successivamente vanno ricordati: Un’avventura di Salvador Rosa, (1939) La corona di ferro e (1940) La cena delle beffe (1942), che è considerato il suo capolavoro.

In questi film egli cambia tono criticando, seppur in maniera velata, tranne in La corona di ferro, ogni dittatura. In quest’ultimo film fa dire, infatti, al nazista Goebbels “un regista tedesco che avesse fatto questo film oggi, in Germania, sarebbe stato messo al muro”.Nel dopoguerra, se si esclude Un giorno nella vita (1946), omaggio ai partigiani, i suoi film, seppur di successo, sono lavori meno impegnati.Tra questi ricordiamo soltanto: Peccato che sia una canaglia (1964), Europa di notte (1959) e Liolà (1963).

Alessandro Blasetti (1900 – 1987)

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INTERPRETI DEL FILM LIOLÀUgo Tognazzi (Liolà)Elisa Cegani (zia Gesa)Pierre Brasseur (zio Simone Palumbo)Anouk Aimee (Mita)Giovanna Ralli (Tuzza)

Anouk Aimee Pierre Brasseur

Elisa Cegani (Torino

1911 -1996)

Giovanna Ralli

Ugo Tognazzi

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UGO TOGNAZZI

E‘ stato uno dei più grandi attori italiani e regista apprezzato di ben cinque film. Dopo un umile esordio lavorativo, nel 1944 la vincita di un concorso per dilettanti gli apre le porte della rivista e dell'avanspettacolo, dove ottiene un certo successo in coppia con Raimondo Vianello, col quale lavorerà in seguito in un fortunato programma televisivo. Nel 1961 la sua carriera subisce una svolta con i film Il mantenuto e Il federale, di Luciano Salce. In seguito interpreterà numerosi ruoli con i più famosi registi.Nel 1981 viene premiato con la Palma d'Oro del miglior interprete a Cannes per La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci. I suoi maggiori successi sono, tuttavia, le esilaranti serie di Amici miei (dal 1975) di Mario Monicelli ed Il vizietto (1978) di Edouard Molinaro.Il 27 ottobre 1990 muore per un'emorragia cerebrale in una clinica romana.

Ugo Tognazzi (1922 – 1990)

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ANOUK AIMEE Attrice francese di straordinaria bellezza,

figlia d’arte, interprete di numerosi film famosi, tra i quali La dolce vita (1960) e 8 e ½ (1963). La ricordiamo qui perchè ha interpretato la parte di Mita nel film Liolà di Alessandro Blasetti.

Anouk Aimee,( Parigi, 1932)

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GIOVANNA RALLI

Annoverata tra le attrici simbolo del cinema italiano, esordisce a soli diciassette anni, diretta da Vittorio De Sica in I bambini ci guardano (1942). Negli anni '50 e '60 lavora con grandi registi, tra cui A. Lattuada, F. Fellini e R. Rossellini. Nel 1974 prende parte al film C'eravamo tanto amati di Ettore Scola. All'inizio degli anni '90 interpreta al fianco di Marcello Mastroianni Verso sera (1991) di Francesca Archibugi.Recentemente è stata nel cast della serie tv Un prete tra noi 1 (1997) e 2 (2000), con Massimo Dapporto, e nel 2001 in quello della fiction Angelo il custode con Lino Banfi.

Giovanna Ralli

( Roma 1935)

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RECENSIONE DEL FILM LIOLÀ

La più solare commedia di Pirandello è stata, a nostro parere, irrispettosamente deformata da Blasetti. L’indimenticabile Liolà pirandelliano è stato trasformato addirittura in un venditore di elettrodomestici alla ricerca di giovani siciliane da conquistare, che poi si porta a casa, dalla madre, i figli frutto dei suoi amorazzi. Anche il siciliano di Ugo Tognazzi lascia a desiderare.

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CREDITS

Al progetto su Liolà, hanno collaborato:

• Antonio Peri• Ludovica Tozzi

• Luciano Santi• Carmelo La Mattina• Nicoletta Allegra

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G. BALDI, S. GIUSSO, M. RAZZETTI, G. ZACCARIA, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Letteratura italiana con pagine di scrittori stranieri, vol. III, tomo II, ed. Paravia,Torino,1994. G. FERRONI, Profilo storico della letteratura italiana, ed. Einaudi scuola, Milano,1992. Il Morandini “Dizionario cinematografico”, Zanichelli editore, Bologna, 2005. Luigi Pirandello, Liolà – Così è (se vi pare), Biblioteca moderna Mondadori,vol. 338 sezione teatro, collezione diretta da R. Fertonani, Milano, 1963. Opere di Luigi Pirandello, Maschere nude, Nuova edizione diretta da Giovanni Macchia, a cura di Alessandro D’Amico, vol. I, I Meridiani, Arnoldo Mondadori, Milano, 1997, IV edizione, che riprende quella bilingue pubblicata dall’editore Formìggini nel 1917.

www.wikipedia.org www.italica.rai.it www.siciliano.it www.mixmail.it www.google.it (motore di ricerca)

BIBLIOGRAFIA DI LIOLÀ

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IL LIBRO

È il primo romanzo “giallo” di Leonardo Sciascia, edito nel 1961 e costituisce una rivoluzione perché mai nessuno aveva scritto un libro indirizzato alle grandi masse che trattasse il problema della mafia. In una Sicilia “metafora del mondo”, tra vari e coloriti personaggi spicca il capitano di polizia Bellodi intorno a cui si dispiega la trama centrata su ‘misteriosi’ omicidi.

IL FILM

Il film tratto dall’omonimo romanzo di Sciascia fu girato nel 1967 con la regia di Damiano Damiani. Il film è diretto con polso e con grande senso dell'azione, nonostante alcune puntate didascaliche. I giudizi della critica sono discordi. Tra gli interpreti, a fianco di Franco Nero spicca la bellezza mediterranea di Claudia Cardinale.

CREDITS

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Disegno realizzato da Giusi Parlato

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Copertina di un’edizione de Il giorno della civetta

«Giallo che non è un giallo in una Sicilia dove tutto è limpido, cristallino: le più tormentose passioni, i più oscuri interessi, psicologia, pettegolezzi, delitti, lucidezza, rassegnazione, non hanno più segreti, tutto è ormai classificato e catalogato...»

Italo Calvino

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LEONARDO SCIASCIA

Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, nell’entroterra agrigentino nel 1921. Scrittore impegnato nel dibattito sociale e politico e coscienza critica dell’Italia degli anni 60-80.Sciascia vince nel 1953 il premio Pirandello per un suo importante intervento critico sull’autore di Girgenti (Pirandello e il pirandellismo).Nel 1956 è pubblicato il primo libro di rilievo Le parrocchie di Regalpetra.Del 1961 è invece Il giorno della civetta. ll 1971 è l’anno de Il contesto, libro destinato a destare una serie di polemiche politiche, e si fa sempre più forte la propensione ad includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera.Dopo diversi anni di attività politica, lo scrittore è segnato dalla malattia che lo costringe a frequenti trasferimenti a Milano per curarsi. Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989.

Leonardo Sciascia (1921-

1989)

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TRAMA DEIL GIORNO DELLA CIVETTA

In Sicilia, nel paese di S., avvengono nello stesso giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna e la sparizione di Nicolosi. L’omertà sembra bloccare le indagini.Ma attraverso la testimonianza di un confidente dei carabinieri, il capitano Bellodi riesce ad arrivare al potente “padrino” don Mariano Arena, coinvolto negli affari della mafia, e a farlo arrestare.Il fatto provoca allarme negli ambienti politici romani collusi con il potere mafioso: durante un dibattito parlamentare un deputato arriva ad affermare che la “mafia non esiste”.In congedo per malattia, il capitano Bellodi apprende che il suo lavoro è stato vanificato da una serie di falsi alibi. Ma Bellodi non si arrende e manifesta il fermo proposito di tornare in Sicilia. “Mi ci romperò la testa”, sono le parole che chiudono il libro.

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PERSONAGGI DEIL GIORNO DELLA CIVETTA

I personaggi principali del romanzo sono:Il capitano Bellodi Don Mariano ArenaCalogero DibellaIl Pizzuco

Oltre a questi nomi, numerose altre figure e macchiette contribuiscono a colorire il romanzo.

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Il Capitano Bellodi

È il protagonista e l’eroe del romanzo, viene da Parma e indaga in una realtà a lui estranea, ma proprio questa estraneità gli permette all’inizio di operare con assoluta obiettività e con perseveranza. Si scontrerà con una realtà molto più dura di lui, ma dalle ultime parole del libro, lascia aperta la speranza di non essersi arreso.

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Don Mariano Arena

Don Mariano Arena è un anziano capomafia che svolge la funzione di antagonista. Potrebbe apparire a prima vista un galantuomo, ma è il mandante dell’omicidio del Colasberna. Gode dell’appoggio della maggior parte della popolazione locale: la sua vera arma è l’omertà.

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Calogero Dibella

Soprannominato Parinieddu è uno dei pochi aiutanti che compaiono nel racconto. Pur avendo paura, è un confidente delle Forze Armate. Trova la morte un sera, vicino a casa sua, probabilmente per mano del Pizzuco. Prima di morire però scrive i nomi dei due capimafia su un foglietto, permettendo a Bellodi di giungere ai responsabili del delitto.

Page 111: Cose di sicilia - ipertesto

Il Pizzuco

Il Pizzuco svolge la funzione di oppositore. E’ un capomafia, anch’egli un mandante dell’omicidio di Colasberna, ma non lo vuole ammettere.

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LA FRASE FAMOSA DEIL GIORNO DELLA CIVETTA

“ Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola di vento, la divido in cinque categorie: uomini, mezzi uomini, ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”.

(Don Mariano Arena rivolgendosi a Bellodi)

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LA MAFIALa mafia, nata intorno al 1820, assunse la fisionomia di organizzazione parassitaria e criminale a partire dal 1860.Una vera e propria rete di piccoli centri di potere (le cosche), mediante le minacce, i ricatti, la violenza organizzata, mise sotto controllo le campagne della Sicilia centrale e occidentale, realizzando ampi profitti. L'attività delle cosche si estese poi dalle campagne alle città, investendo altri settori economici e anche quello politico e amministrativo.

Manifesto raffigurante Falcone e Borsellino

Oggi Cosa Nostra è l'organizzazione mafiosa più importante d'Europa e tra le più importanti del mondo. Sul territorio esercita funzioni di sovranità ed impone una fiscalità illegale generalizzata, il cosiddetto" pizzo". Oggi gestisce un giro d'affari di quasi 13 miliardi di euro.

Questa organizzazione è responsabile di omicidi che hanno scosso tutto il mondo civile, come le stragi di Capaci e via D'Amelio, nelle quali, tra gli altri, hanno perso la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

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Galleria di immagini dal film Il giorno della civetta

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DAMIANO DAMIANIDopo aver studiato pittura a Brera, Milano, nel 1946 si trasferisce a Roma dove, nel 1959, esordisce nella regia con Il rossetto.Negli anni Sessanta dirige Il Sicario, La rimpatriata e soprattutto L'isola di Arturo (da un romanzo di Morante), Il giorno della civetta (1968, da uno scritto di Leonardo Sciascia).Degli anni Ottanta è L'inchiesta (1986) ambientato ai tempi di Cristo. Fra l'altro, ha riscosso un notevole successo di pubblico con lo sceneggiato televisivo a puntate sulla mafia La Piovra (1984).

Damiano Damiani (1922)

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INTERPRETI DEL FILMIL GIORNO DELLA CIVETTA

Interpreti:

Franco Nero (capitano Bellodi)Claudia Cardinale (Rosa Nicolosi)Lee J. Cobb (don Mariano Arena)Gaetano Cimarosa (Zecchinetta) Nehemiah Persoff (Pizzuco)Serge Reggiani (Parrineddu)

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FRANCO NERO

Nato a San Prospero nel 1941. A volte noto anche come Frank Nero. Si trasferisce a Roma per intraprendere la carriera cinematografica. Grazie alla sua bellezza e ai suoi occhi azzurri, viene subito notato.Diventa famoso come eroe del western all'italiana grazie al film di Sergio Corbucci, Django (1966). Viene scelto da John Huston per interpretare Abele nel film La Bibbia (1966), ed è l'occasione giusta per farsi notare anche a livello internazionale.

Nel 1968 vince il David di Donatello per Il giorno della civetta (1967) di Damiano Damiani. Il film apre il filone 'giallo-politico' molto in voga negli anni '70 e ne diventa attore simbolo.E' uno degli attori italiani più richiesti dai registi stranieri. Franco Nero (1941)

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RECENSIONE DEL FILMIL GIORNO DELLA CIVETTA

Damiano Damiani rilegge Sciascia sette anni dopo l'uscita dello splendido omonimo romanzo in un film poderoso, denso, anche se un po' rozzo, pieno d'azione e sparatorie con una Sicilia un po' troppo vicina all'Arizona.Il veemente Franco Nero trova nel capitano nordista a disagio con la diffidenza degli isolani il miglior personaggio della carriera. Claudia Cardinale è bellissima e saggiamente doppiata.

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CREDITS

Al progetto su Il giorno della civetta, hanno collaborato:

• Angela Cangialosi• Mariano Zappulla• Pasquale De Maria• Giusi Parlato• Antonio Frangipane

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BIBLIOGRAFIA DE IL GIORNO DELLA CIVETTA

Sciascia Leonardo, Il giorno della civetta, Einaudi Tascabili, 1961-1990.

Sciascia Leonardo, Pirandello e il pirandellismo, Caltanissetta, 1953.

Ambroise C., Invito alla lettura di Sciascia, Mursia, Milano, 1974 (poi 1983, edizione riveduta e ampliata).

Cattanei L., Leonardo Sciascia, Le Monnier, Firenze, 1990.

Fano N., Come leggere «Il giorno della civetta» di Leonardo Sciascia,; Mursia (Gruppo Editoriale)

Il Morandini “Dizionario cinematografico”, Zanichelli editore, Bologna, 2005.

G. Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Milano,1992.

www.italica.rai.it www.film.tv.it www.wikipedia.org

Page 121: Cose di sicilia - ipertesto

Armatori

Sono imprenditori navali, ovvero coloro

che, essendone o no i proprietari,

assumono professionalmente l’esercizio

di una nave a scopo di trasporto,

noleggio, spedizione marittima.

Page 122: Cose di sicilia - ipertesto

FormaNel pensiero pirandelliano è fondamentale il contrasto tra vita (libero scorrere dell’esistenza) e forma (schemi che ingabbiano il flusso dell’esistenza e lo bloccano).L’uomo, per natura libero, è imprigionato nella “trappola” della “forma”, che è costituita, per esempio, da una famiglia oppressiva e soffocante, o da un lavoro monotono e meccanico. La forma costituisce per l’uomo una maschera che cela il suo vero essere, la sua vera indole. La scoperta e la presa di coscienza di questo stato di cose suscita spesso, nei personaggi pirandelliani un forte trauma che li porta in molti casi a forme di pazzia.

Pablo Picasso, Arlecchino pensoso,

1901, olio su tela

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Giambecchina

Pittore siciliano che ha saputo interpretare con nudo realismo la vita dei contadini della sua terra.

.Materia della mia pittura è la terra siciliana nella quale respiro quando vengo tra i campi biondi di messi o tra le distese viola di sulla, oppure riposo all’ombra degli ulivi d’argento o contemplo l’azzurro profondo del cielo e del mare…. In questa terra, tra la gente che la popola, io non cerco idillico rifugio… cerco soprattutto nella fatica quotidiana degli uomini, nello sguardo delle madri, nel sorriso dei bambini, l’eredità antica della civiltà contadina che va scomparendo sospinta dall’incalzare della macchina… A questa terra che soffre e che vive al volgere di ogni stagione appartengono i miei colori

(mostra personale, 1978, Catania).

Giambecchina (Sambuca, Agrigento,

1909-1998)

Page 124: Cose di sicilia - ipertesto

NaturalismoMovimento letterario sorto in Francia intorno al 1870. A utilizzare per primo questo termine è Emile Zola, fondatore del movimento. Esso tende a rappresentare la realtà con un metodo scientifico, in modo oggettivo, fotografico e impersonale. Si tratta di “far parlare le cose”, i nudi “fatti di cronaca”, senza inserire alcun commento o intervento del narratore. Grande importanza assume, per gli scrittori naturalisti, il rapporto dei personaggi rappresentati con il momento storico in cui vivono, l’ambiente sociale al quale appartengono e i fattori ereditari che ne determinano i comportamenti.

Edouard Manet,

Ritratto di Emile Zola,

1868

Page 125: Cose di sicilia - ipertesto

NeorealismoQuesto termine si diffuse nel cinema e nella letteratura del secondo dopoguerra italiano per indicare una precisa tendenza artistica: gli scrittori e i registi si ispirarono a grandi modelli ottocenteschi (tra i quali Giovanni Verga) per rappresentare una realtà e un’ambientazione popolari, con lo scopo di denunciare situazioni sociali negative.Tra i maggiori rappresentanti del Neorealismo si ricordano, per la narrativa, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Beppe Fenoglio; in campo cinematografico, i registi che sono considerati maestri del Movimento sono Roberto Rossellini, Luchino Visconti (regista di uno dei capolavori di questa corrente, La terra trema), Vittorio De Sica, Cesare Zavattini, Piero Germi, Carlo Lizzani.

Fotogramma tratto da “La terra trema” di

Luchino Visconti, un film tipico del cinema neorealistico.

Page 126: Cose di sicilia - ipertesto

RegistaIl regista è - appunto quale addetto alla regia - il responsabile artistico e tecnico-professionale di un film, di un lavoro teatrale, di una trasmissione televisiva o radiofonica.Si occupa in particolare - oltre che della recitazione degli attori, - della preparazione e controllo delle diverse fasi di lavorazione, dalle riprese, alla scelta dell'illuminazione, al montaggio, ecc.Di fatto, il regista è colui che sovrintende tutte le fasi di una produzione artistica collegata allo spettacolo: vede, prima di tutti gli altri, con la propria mente e la propria sensibilità quale sarà il prodotto finito.

Page 127: Cose di sicilia - ipertesto

RobaPer “roba” si intende la proprietà terriera.Il suo possesso era di fondamentale importanza tra Ottocento e primi del Novecento in Sicilia, una terra ad economia prettamente agricola.E’ un termine ricorrente negli scrittori siciliani, a cominciare da Giovanni Verga (1840-1922), che scrisse una novella intitolata appunto La roba (Novelle rusticane, 1882), il cui protagonista, don Mazzarò, contadino arricchito, esprime un attaccamento morboso verso la sua terra, la cui acquisizione rappresenta per lui il raggiungimento di un elevato status sociale.

Giambecchina Zappuliata – 1981, olio su tela

Page 128: Cose di sicilia - ipertesto

Tassa sul macinatoIntrodotta in Italia nel Dicembre 1868, essa veniva riscossa dai mugnai, quando i contadini portavano il proprio grano al mulino, ed era versata in proporzione alla quantità di cereali trasformata in farina. Il popolo definì questa tassa odiosa “imposta sulla fame” e “imposta sulla miseria”, visto che il pane era, all’epoca, il principale, per non dire l’unico, alimento della maggioranza della popolazione, soprattutto negli strati sociali più svantaggiati.

Gustave Courbet,

Donne che setacciano il grano

Page 129: Cose di sicilia - ipertesto

Umorismo PirandellianoSecondo la poetica dell'umorismo (esposta nel saggio L‘ umorismo del 1908), il comico è "avvertimento del contrario", ossia il percepire un particolare che è il contrario di ciò che dovrebbe essere, mentre l'umorismo è il "sentimento del contrario", ossia l'intuire le motivazioni reali, a volte drammatiche, che hanno prodotto quel comportamento apparentemente comico e assurdo.Per rendere più chiaro il concetto, riproponiamo lo stesso esempio fatto da Pirandello nel suo saggio:

se vedo una vecchia signora coi capelli tinti e tutta imbellettata, avverto che è il contrario di ciò che dovrebbe essere. Questo “avvertimento del contrario” è comico. Ma se interviene la riflessione, e suggerisce che quella signora soffre a pararsi così e lo fa solo nell’illusione di poter trattenere l’amore del marito più giovane, non posso più solo ridere: dall’”avvertimento del contrario”, cioè dal comico, passo al “sentimento del contrario”, cioè all’atteggiamento umoristico.

Page 130: Cose di sicilia - ipertesto

VerismoMovimento letterario fiorito in Italia nell’ultimo trentennio del XIX secolo e considerato una variante del Naturalismo francese. I maggiori teorici e realizzatori del rinnovamento profondo della narrativa verista sono Luigi Capuana e Giovanni Verga; entrambi sono originari di Catania ma risiedono a Milano: proprio confrontando la società sviluppata del Nord e il Sud, i due autori prendono coscienza di uno dei maggiori problemi dello Stato unitario: la cosiddetta questione meridionale. Pur condividendo in generale i principi del Naturalismo francese, il Verismo italiano se ne distingue per i seguenti punti: Riduce la teoria naturalistica a un metodo di scrittura; Sottolinea maggiormente l’aspetto tecnico-formale dell’opera letteraria,

elaborando le teorie dell’impersonalità e della corrispondenza tra livello sociologico della materia narrativa e livello formale;

Attribuisce minore importanza all’impegno sociale (fondamentale invece per i Naturalisti francesi).

Gianbecchina,

Stravuliata I, 1978, olio su tela

Page 131: Cose di sicilia - ipertesto

Nelle prossime pagine qualche domanda sugli autori, i tempi e i personaggi dei romanzi e dei film sopra approfonditi.

Basta cliccare sulla risposta che pensate essere esatta: se è la risposta esatta sentirete un applauso e potrete proseguire, se è sbagliata sentirete una esplosione e tornerete alla pagina dove cercare la risposta, tornando agli esercizi con la freccia a “U”.

Page 132: Cose di sicilia - ipertesto

In quale anno è stato pubblicato il romanzo Il Gattopardo?

1881

1949

1957

1961

1916

Page 133: Cose di sicilia - ipertesto

BRAVO!

Infatti Il Gattopardo è stato pubblicato nel 1957

BRAVO!

Infatti Il Gattopardo è stato pubblicato nel 1957

CONTINUA …

Page 134: Cose di sicilia - ipertesto

Chi è il protagonista de Il giorno della civetta?

Antonio Magnano

Padron ‘Ntoni

Liolà

Il capitano Bellodi

Don Fabrizio, principe di Salina

Page 135: Cose di sicilia - ipertesto

GIUSTO!

È proprio il capitano Bellodi il personaggio principale de

Il giorno della civetta

GIUSTO!

È proprio il capitano Bellodi il personaggio principale de

Il giorno della civetta

CONTINUA …

Page 136: Cose di sicilia - ipertesto

Chi è il regista del film Il Gattopardo?

Mauro Bolognini

Alessandro Blasetti

Luchino Visconti

Damiano Damiani

Page 137: Cose di sicilia - ipertesto

BRAVO!

Fu proprio Luchino Visconti a firmare la regia del film

Il Gattopardo

BRAVO!

Fu proprio Luchino Visconti a firmare la regia del film

Il Gattopardo

CONTINUA …

Page 138: Cose di sicilia - ipertesto

Quale dei seguenti film ha un cast formato interamente da attori non professionisti?

La terra trema

Liolà

Il Gattopardo

Il bell’Antonio

Il giorno della civetta

Page 139: Cose di sicilia - ipertesto

ESATTO!

Sono infatti gli stessi abitanti di Aci Trezza che davanti alla

macchina da presa drammatizzano la loro dura

esistenza quotidiana

ESATTO!

Sono infatti gli stessi abitanti di Aci Trezza che davanti alla

macchina da presa drammatizzano la loro dura

esistenza quotidiana

CONTINUA …

Page 140: Cose di sicilia - ipertesto

A quale corrente letteraria appartiene il romanzo I Malavoglia?

Realismo

Positivismo

Naturalismo

Verismo

Neorealismo

Page 141: Cose di sicilia - ipertesto

BRAVO!

Infatti i maggiori teorici e realizzatori del rinnovamento della narrativa verista furono Luigi Capuana e

Giovanni Verga

BRAVO!

Infatti i maggiori teorici e realizzatori del rinnovamento della narrativa verista furono Luigi Capuana e

Giovanni Verga

CONTINUA …

Page 142: Cose di sicilia - ipertesto

In quale periodo storico è ambientato il romanzo Il bell’Antonio?

Durante il Risorgimento

Negli anni 1880-1890

Durante la prima guerra mondiale

Durante il fascismo

Tra il 1950 e il 1960

Page 143: Cose di sicilia - ipertesto

GIUSTO!

È proprio all’indomani dellaI guerra mondiale e durante gli

anni del fascismo che si svolgono le vicende di Antonio Magnano

GIUSTO!

È proprio all’indomani dellaI guerra mondiale e durante gli

anni del fascismo che si svolgono le vicende di Antonio Magnano

CONTINUA …

Page 144: Cose di sicilia - ipertesto

Di quale delle seguenti opere esiste anche una versione in dialetto agrigentino?

I Malavoglia

Il bell’Antonio

Liolà

Il giorno della civetta

Il Gattopardo

Page 145: Cose di sicilia - ipertesto

BRAVO!

Infatti Liolà fu scritta da Luigi Pirandello nel 1916 inizialmente

in dialetto agrigentino

BRAVO!

Infatti Liolà fu scritta da Luigi Pirandello nel 1916 inizialmente

in dialetto agrigentino

CONTINUA …

Page 146: Cose di sicilia - ipertesto

Quale delle seguenti opere è incentrata attorno ad un delitto?

I Malavoglia

Liolà

Il bell’Antonio

Il Gattopardo

Il giorno della civetta

Page 147: Cose di sicilia - ipertesto

GIUSTO!

Ne Il giorno della civetta avvengono nello stesso giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna

e la sparizione di Nicolosi.

GIUSTO!

Ne Il giorno della civetta avvengono nello stesso giorno due strani fatti: l’omicidio di Colasberna

e la sparizione di Nicolosi.

CONTINUA …

Page 148: Cose di sicilia - ipertesto

In quale dei seguenti film il protagonista maschile è Ugo Tognazzi?

Liolà

La terra trema

Il giorno della civetta

Il Gattopardo

Il bell’Antonio

Page 149: Cose di sicilia - ipertesto

BRAVO!

Infatti è stato il grande Ugo Tognazzi ad interpretare il ruolo

di Liolà

BRAVO!

Infatti è stato il grande Ugo Tognazzi ad interpretare il ruolo

di Liolà

CONTINUA …

Page 150: Cose di sicilia - ipertesto

In quale opera letteraria vi è un riferimento alla spedizione garibaldina in Sicilia?

I Malavoglia

Liolà

Il bell’Antonio

Il Gattopardo

Il giorno della civetta

Page 151: Cose di sicilia - ipertesto

BRAVISSIMO!

Il Gattopardo è infatti ambientato in Sicilia ai tempi del passaggio dal

regime borbonico allo Stato unitario e l’impresa garibaldina ne segna

un momento fondamentale

BRAVISSIMO!

Il Gattopardo è infatti ambientato in Sicilia ai tempi del passaggio dal

regime borbonico allo Stato unitario e l’impresa garibaldina ne segna

un momento fondamentale

Page 152: Cose di sicilia - ipertesto

autore

trama

personaggi

la frase

contesto

galleria

regista

interpreti

recensione

autore

trama

personaggi

la frase

contesto

galleria

regista

interpreti

recensione

autore

trama

personaggi

la frase

contesto

galleria

regista

interpreti

recensione

autore

trama

personaggi

la frase

contesto

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regista

interpreti

recensione

autore

trama

personaggi

la frase

contesto

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interpreti

recensione

Agricantus

Ciatu meu

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