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L’AFFERMAZIONE DEL CRISTIANESIMO (SECC. III VI D.C.)

Cristianesimo dei primi secoli

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A summary of bishop's role and monk's role in Christian Church's adfirmation during the early Medieval centuries

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Page 1: Cristianesimo dei primi secoli

L’AFFERMAZIONE DEL CRISTIANESIMO

(SECC. III – VI D.C.)

Page 2: Cristianesimo dei primi secoli

La crisi morale dei primi secoli dell’impero

Quando l’impero si affermò come struttura politica, le aristocrazie delle città persero progressivamente il loro ruolo di guida politica.

Contemporaneamente anche i culti tradizionali entrarono in crisi.

Gli individui, soprattutto i più nobili e facoltosi, messi in crisi dai nuovi assetti politici, non si riconoscevano più nei culti tradizionali e si rivolgevano a nuove religioni salvifiche: culti di Iside, Mitra, del Sole, ecc.

Iside

Mitra

Page 3: Cristianesimo dei primi secoli

L’organizzazione interna delle comunità originarie

Le prime comunità cristiane si

organizzarono nelle città fra I e III secolo.

Già alla fine del I secolo vi era

separazione tra laici (fedeli non

consacrati) e sacerdoti.

Il gruppo sacerdotale era strutturato in

diaconi (si preparano al ministero

sacerdotale)

preti (sacerdoti consacrati)

vescovi (capi delle comunità cristiane).

Il vescovo era il capo della comunità,

dotato di grande autorevolezza

personale e religiosa

S.Ignazio, uno

dei

primi vescovi

di

Antiochia

Page 4: Cristianesimo dei primi secoli

L’adesione al cristianesimo e il ruolo dei vescovi.

L’adesione al cristianesimo era stata nei primi secoli soprattutto una scelta fatta da aristocratici, in modo particolare delle città, anche se non mancavano molti fedeli di estrazione sociale popolare.

Gli aristocratici erano i personaggi politici più importanti delle comunità cittadine, non esercitavano né le professioni militari, né svolgevano lavori manuali, vivevano di rendita e si dedicavano liberamente alla politica e alla filosofia.

I vescovi provenivano per lo più da questa classe sociale e la loro autorevolezza dipendeva anche da questa origine aristocratica.

Quando, con la crisi finale dell’impero d’Occidente, i magistrati urbani vennero a mancare, i vescovi li sostituirono alla guida delle comunitàcittadine.

Page 5: Cristianesimo dei primi secoli

L’evangelizzazione rurale.

Pievi e diocesi

Dal V secolo le comunità cittadine cominciarono un’opera massiccia di evangelizzazione delle campagne attraverso la creazione di pievi (dal latino plebs, “popolo”), cioè territori che facevano capo a chiese rurali dotate di un battistero, che erano poste sotto l’autorità del vescovo.

Le pievi sorgevano all’interno di diocesi, i territori sottoposti al controllo di ogni vescovo.

Le diocesi corrispondevano, grosso modo, ai territori che in epoca imperiale erano soggette al controllo delle città.

Pieve di S. Jacopo,

provincia di

Lucca

Page 6: Cristianesimo dei primi secoli

Sedi vescovili in Italia alla metà del VI secolo

Densità delle sedi vescovili esistenti nel

territorio italiano verso la metà del VI

secolo.

Come si constata, la maggiore densità di

sede vescovili era concentrata nell’Italia

centro-meridionale, dove esistevano

molte città, e dove la presenza delle

aristocrazie e delle comunità urbane era

più consistente.

Qui le diocesi non erano in grado di

estendere la propria influenza fuori dalle

città

Nell’Italia centro-settentrionale,

invece, la minore presenza di città

favorì la creazione di diocesi

territorialmente estese

Page 7: Cristianesimo dei primi secoli

Evangelizzazione nelle campagne come scambio.

L’evangelizzazione delle campagne si realizzò

come scambio tra culture diverse.

I culti tradizionali pagani nelle campagne ebbero

influenza sul cristianesimo

Si affermarono aspetti della religiosità cristiana

vicini alla sensibilità popolare: il culto dei santi e

delle reliquie.

Page 8: Cristianesimo dei primi secoli

La supremazia delle diocesi maggiori

Le città italiane che erano sedi vescovili resistettero meglio alle

crisi determinate dalle invasioni dei secoli IV – V

I vescovi delle diocesi che avevano come sede le grandi città

(metropoli) dell’impero romano – Costantinopoli, Antiochia,

Alessandra, Roma, Ravenna, Aquileia, Milano – acquisirono

una supremazia “naturale” sui vescovi delle città vicine.

Questa supremazia era simile a quella che le aristocrazie

urbane delle città maggiori ebbero al tempo dell’impero su

quelle delle città meno grandi e importanti.

Le diocesi maggiori furono dette “metropolite”.

Il vescovo di Roma godeva di un particolare prestigio, sia per

il prestigio della città, sia perché era considerato erede di

Pietro, che a Roma era stato martirizzato.

Page 9: Cristianesimo dei primi secoli

IL MONACHESIMO NELLE SUE ARTICOLAZIONI

Anacoreti nel deserto

Gli stiliti

S. Benedetto

consegna la

la sua regola

Page 10: Cristianesimo dei primi secoli

Il monachesimo delle origini (III – IV secolo)

Il monachesimo è un fenomeno attestato solo dal III secolo d.C., soprattutto tra

Medio Oriente e Egitto. I monaci erano chiamati anacoreti.

La scelta di vivere lontano dagli altri uomini (monos= uno) era strettamente

individuale e nasceva sia da un radicale rifiuto del mondo, sia dal desiderio di

purificazione attraverso il sacrificio e l’ascesi

Esso fu praticato soprattutto nei deserti ai margini delle città di Siria e Egitto.

Forme particolari di monachesimo furono dendrismo (vita isolata su alberi) e stilitismo

(vita isolata su colonne)

“ Le tentazioni di S.Antonio nel deserto”

di F.P. Michetti.

Secondo i racconti che lo riguardano,

Antonio visse da eremita dentro il sepolcro

di una tomba vuota.

Page 11: Cristianesimo dei primi secoli

Il cenobitismo: da Pacomio alla Gallia occidentale (secoli IV –V)

Nel IV secolo Pacomio, un ex soldato devoto a

Cristo, in Egitto, dopo un’esperienza di monachesimo

individuale, diede inizio alla pratica del cenobitismo,

cioè la vita in comune dei monaci sulla base di una

regola che riguardava ogni aspetto della vita

quotidiana: preghiera, lavoro, abbigliamento e

alimentazione.

In Occidente il monachesimo si diffuse nella forma

cenobitica, in primo luogo in Gallia occidentale per

impulso di Martino, vescovo di Tours.

Nel V secolo in Gallia sorsero diversi monasteri

(cenobi), come a Lérins.

Pacomio

S. Martino di Tours

Page 12: Cristianesimo dei primi secoli

I principali monasteri europei nel primo Medioevo (VI – VII sec)

Page 13: Cristianesimo dei primi secoli

L’azione di S. Girolamo

In Italia le prime esperienze monastiche

riguardarono l’aristocrazia romana

alla fine del IV secolo.

Girolamo di Stridone (Dalmazia) ebbe

un ruolo importante in questa

esperienza: egli visse come eremita

nel deserto della Siria, studiando e

pregando.

Tornato a Roma nel 382 divenne il

referente spirituale di molti nobili che

praticavano la vita monastica nelle

proprie case.

Egli promosse l’esperienza del

cenobitismo soprattutto tra le

aristocratiche romane e poi in Italia.

S. Girolamo,

anacoreta nel

deserto

S. Girolamo, monaco

dopo il ritorno a

Roma

Page 14: Cristianesimo dei primi secoli

Benedetto da Norcia e il monachesimo “regolare”

L’azione di Benedetto da Norcia (480 –

547) fu determinante per il monachesimo.

Egli fondò nel 529 a Montecassino (Fr) un

monastero, in cui la comunità dei residenti

era organizzata sulla base di una Regola

redatta dallo stesso Bendetto.

In essa egli aveva fissato momenti precisi

da dedicare durante la giornata

(compresa la notte) alla preghiera e al

lavoro, momenti che coesistevano e si

integravano nella vita monastica

S. Benedetto , con la sua Regola

L’Abbazia di Montecassino

Page 15: Cristianesimo dei primi secoli

I principali precetti della “Regola” benedettina

La Regola di Benedetto è basata sul fatto che la vita

monastica sia una scelta spirituale.

Il monaco è guidato dall’abate nella pratica della virtù

cristiane: obbedienza, silenzio,umiltà erano le più importanti.

La carità era il “fuoco” che vivificava l’esistenza individuale e

collettiva.

La vita del monaco benedettino era divisa tra l’ufficio divino,

la penitenza, il lavoro quotidiano e le diverse responsabilità.

Il lavoro manuale, artigiano e agricolo, era molto importante,

ma esso serve solo se funzionale al miglioramento spirituale

del monaco.

Il notissimo motto di S. Benedetto era, “Ora et labora”.

Intorno ai monasteri, i benedettini ricavarono campi da

coltivare, che affittavano a contadini, che pagavano un

affitto al monastero.

Benedetto dà la sua

Regola ai monaci

Benedetto e Totila

Page 16: Cristianesimo dei primi secoli

I monaci trasmettono la cultura classica ai posteri

I monaci ebbero un ruolo

culturale importantissimo,

perché copiarono e

conservarono molti testi

della cultura classica che le

vicende della penisola

italiana e dell’Europa

occidentale avrebbero

condannato alla dispersione

o alla distruzione.Un monaco al lavoro

nel suo scriptorium

Page 17: Cristianesimo dei primi secoli

I monasteri dall’Irlanda all’Europa.

L’Irlanda fu l’area nord europea che vide il

maggiore sviluppo del monachesimo.

L’Irlanda non era mai stata conquistata dai romani

e non conosceva urbanizzazione.

Era socialmente divisa in tribù a capo delle quali

erano i druidi, sacerdoti dei culti celtici tradizionali.

Nell’isola l’evangelizzazione, a partire da

S.Patrizio, fu condotta da monaci e il modello di

organizzazione religiosa che si affermò fu quello

monastico.

Gli abati, i capi delle comunità monastiche,

svolsero le funzioni che nell’Europa continentale

ebbero i vescovi.

I monaci irlandesi si portarono in Europa continentale

e qui fondarono, tra Gallia, Europa centrale e Italia

monasteri che obbedivano a una regola più rigida di

quella bendettina.

S. Colombano fu un grande abate

irlandese fondatore di monasteri:

San Gallo in Svizzera e Bobbio

(Pc) in Italia furono sue creazioni.

La peregrinatio,cioè la mobilità dei

monaci irlandesi attraverso

l’Europa, fu il loro punto di forza:

la loro missione era la

conversione.

Page 18: Cristianesimo dei primi secoli

La conversione dei barbari /1: re e aristocrazie.

La conversione dei barbari al cristianesimo cominciò intorno ai

secoli IV e V, a partire dalle aristocrazie politico – militari di

ogni popolo e tribù.

In genere il primo a convertirsi era il re, in quanto tra i popoli

seminomadi il sovrano aveva un valore sacrale: se il re si

convertiva, il suo popolo avrebbe perso il riferimento dei suoi

culti tradizionali e quindi questa conversione facilitava quella

dei suoi sudditi.

Le aristocrazie dei popoli barbari capirono che per rafforzare

il loro potere sociale e economico sarebbe stato utile

intraprendere le carriere ecclesiastiche.

Page 19: Cristianesimo dei primi secoli

La conversione dei barbari/ 2: esaltazione del lato “eroico”

del cristianesimo

Le nuove aristocrazie legate alla forza e alle armi

penetrarono nelle gerarchie ecclesiastiche e religiose

portandovi i propri valori: uso della forza, pratica quotidiana

della violenza.

Questi valori rafforzarono il lato eroico e combattivo della

religione cristiana: vennero esaltate nella mentalità e nelle

narrazioni religiose le figure dei martiri e la combattività della

religione.

I monasteri, per quanto fossero luoghi che rifiutavano

programmaticamente la violenza, conobbero la diffusione di

una terminologia militaresca, sulla base della quale il monaco

era definito miles Dei (soldato di Dio), e la sua vita diventava.

militia Christi

Page 20: Cristianesimo dei primi secoli

L’arianesimo e l’opera di apostolato di Ulfila

Le popolazioni barbariche furono

convertite al culto cristiano secondo la

teologia ariana.

L’arianesimo si diffuse con ampiezza

perché era portato dai monaci che

convertirono per primi le popolazioni

germaniche.

Fu molto importante l’opera del

vescovo Ulfila, visigoto, per la

cristianizzazione dei barbari.

Egli tradusse in lingua gota il testo

della Bibbia.

La traduzione della Bibbia in

lingua gota fatta

da Ulfila favorì la penetrazione

del

messaggio cristiano tra i barbari.

L’arianesimo diventò un simbolo

di identità etnica più che una

scelta teologica

Page 21: Cristianesimo dei primi secoli

I contrasti teologici sulla figura di Cristo

Le interpretazioni dottrinali e le forme di culto furono rese

molto varie dal fatto che esistessero sia in Oriente, che in

Occidente, diverse sedi episcopali e che le sedi patriarcali

fossero numerose.

Nacquero contrasti dogmatici forti tra le diverse comunità

cristiane, soprattutto sulla questione della Trinità: la

molteplicità delle figure divine era in contrasto con la cultura

filosofica classica, per la quale l’Essere era Uno per

definizione.

I contrasti si incentrarono sulla necessità di definire la

natura di Cristo: umana o divina ?

Ad Antiochia (Asia minore)si riteneva che la natura umana di

Cristo fosse prevalente, secondo l’insegnamento di Nestorio;

Ad Alessandria (Egitto) la posizione prevalente era che Cristo

avesse una natura prevalentemente divina (monofisitismo)

Nestorio,

patriarca di

Antiochia

Page 22: Cristianesimo dei primi secoli

Lo scisma dei “Tre Capitoli”, vescovi italiani contro

Giustiniano.

Nel 544 Giustiniano emanò l’editto dei Tre Capitoli (diviso appunto in tre

disposizioni) con il quale condannava le posizioni di tre seguaci di

Nestorio. Esso doveva valere per tutti i territori imperiali.

I vescovi occidentali, guidati da Vigilio, vescovo di Roma, rifiutarono di

applicare l’editto, non perché favorevoli ai nestoriani, ma per contrastare

le mire espansionistiche di Giustiniano sull’Occidente.

Vigilio fu arrestato, trasferito a Costantinopoli e costretto a firmare

l’editto, ma gli altri vescovi della penisola italiana rifiutarono comunque

l’editto, e questo provocò uno scisma: VI – VII secolo.

Le sedi metropolite italiane rifiutavano ogni autorità centralistica, compresa

quella del vescovo di Roma.

Page 23: Cristianesimo dei primi secoli

Bibliografia

Aa.Vv. “Storia medievale”, Roma, Donzelli, 1997

Massimo Montanari, “Storia medievale”, Roma-Bari,

Laterza, 2002