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Divario tra nord e sud del mondo (a cura di AA.VV.)

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A cura di Calabrese Mariachiara, Fanelli Marco, Macchia Annamaria, Mongelli Giuseppe Policastro Delia Ranieri Teresa, Strippoli Loredana, Ventrella Ilaria da: http://mogent.altervista.org/3Edivario.htm

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DIVARIO TRA NORD E SUD DEL MONDO

A CURA DI:

Calabrese Mariachiara

Fanelli Marco

Macchia Annamaria

Mongelli Giuseppe

Policastro Delia

Ranieri Teresa

Strippoli Loredana

Ventrella Ilaria

La terra, oggi, nonostante il continuo aumento della popolazione , potrebbe produrre una quantità di alimenti sufficiente per sfamare tutti i suoi abitanti , ma milioni di persone patiscono la fame e molti muoiono per mancanza di cibo.

Le più rilevanti cause all’origine del problema “fame nel mondo” sono: la disomogenea distribuzione delle risorse, la siccità, l’esaurimento del terreno, l’abbandono dell’agricoltura e la cattiva pianificazione.

1. Distribuzione eterogenea delle risorse alimentari:alcuni paesi hanno risorse in abbondanza o, in ogni caso,i mezzi economici per procurarsele, mentre altri mancano sia di prodotti agricoli sia di mezzi economici per comprarli.Questo porta in molti casi a sprechi di alimenti:il costo dei trasporti e il calo dei prezzi a volte non rendono conveniente neppure la raccolta della produzione agricola.

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2. Siccità:molte aree ai limiti dei deserti sono soggette a periodi di siccità anche prolungati, che fanno calare drasticamente la produzione agricola, insufficiente per sfamare tutta la popolazione.

3. Esaurimento del terreno per lo sfruttamento troppo intenso: in alcune regioni le aree vengono coltivate usando l’acqua presa da pozzi che, non più riforniti dalle piogge, si esauriscono in breve tempo lasciando il territorio deserto .In molte zone, la poca erba che riesce a crescere viene distrutta dal bestiame, lasciando il terreno nudo.

4. Abbandono dell’agricoltura:in parecchie zone del mondo i contadini lasciano la terra da cui non riescono più a ricavare il sufficiente sostentamento, anche perché le derrate alimentari importate (spesso proprio per dare aiuto alla popolazione affamata) provocano l’abbassamento dei prezzi ,rendendo il lavoro agricolo non più conveniente.Si ha quindi una migrazione verso le città alla ricerca di lavori più proficui e l’abbandono dell’attività agricola.

5.Cattiva pianificazione dell’agricoltura statale : in molte nazioni arretrate, a fianco di zone agricole rimaste a livello di sussistenza, sono state create vaste piantagioni con coltivazioni a monocoltura altamente meccanizzate destinate all’esportazione, che nella maggior parte dei casi sfruttano troppo il terreno, mentre non contribuiscono a soddisfare il fabbisogno locale.

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IL SOTTOSVILUPPO

L’ INDICATORE DI SVILUPPO UMANO

Quando parliamo di sottosviluppo intendiamo riferirci a una condizione di povertà, di arretratezza e di miseria, talora estreme. Esiste il problema di quantificare il fenomeno attraverso dati precisi da confrontare tra loro.

Per avere una radiografia ampia delle condizioni sociali ed economiche di uno Stato dal 1990 il Programma per lo sviluppo dell’ ONU ( UNDP, United Nations Development Program ) ha elaborato un indicatore di sviluppo combinando tre dati:

- il livello di salute, rappresentate dalla speranza di vita alla nascita;

- il livello di istruzione, basato sul grado di alfabetizzazione;

- il livello di reddito, calcolato sul PIL ( Prodotto Interno Lordo ) pro capite.

I dati vengono elaborati in un unico indicatore, l’ ISU , rappresentato da un numero, in base al quale si può redigere una classifica tra :

Paesi a sviluppo umano molto elevato ( ISU superiore a 0,900)

Paesi a sviluppo umano medio-alto, (ISU da 0,899 a 0,750 )

Paesi a sviluppo umano medio-basso, (ISU da 0,749 a 0,331)

Paesi a sviluppo umano molto basso, ( ISU al di sotto di 0,331).

IL NORD E IL SUD DEL MONDO

Netto appare il contrasto tra un Nord del mondo dove si trovano i Paesi più industrializzati, con una popolazione che dispone di molte risorse e un Sud che, ad eccezione di Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, vede crescere la popolazione molto più rapidamente delle risorse prodotte da un’economia spesso basata sull’agricoltura di sussistenza e sull’esportazione di materie prime.

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Il legame tra Nord e Sud è costituito da un rapporto di subordinazione del Sud al Nord, che affonda le sue radici nel colonialismo e nei nuovi problemi posti dalla globalizzazione.

TERZO MONDO O PAESI DEL SOTTOSVILUPPO

Le espressioni Terzo Mondo e Quarto Mondo si diffusero negli anni 50 e 60 quando il sistema politico mondiale era diviso tra Paesi del blocco capitalista ( Primo mondo)e Paesi del blocco comunista ( Secondo mondo). L’espressione Terzo Mondo si intese riferita al blocco dei Paesi poveri e sottosviluppati. Si è cominciato poi ad usare anche l’espressione Quarto Mondo per indicare gli stati più poveri, situati per la maggior parte in Africa. Dopo la fine della Guerra Fredda e la caduta della maggior parte dei regimi comunisti, le espressioni che meglio classificano la situazione di contrasto tra sviluppo e sottosviluppo sono:

- Paesi sviluppati o ad economia avanzata (quelli industrializzati);

- Paesi emergenti (quelli che stanno vivendo una forte crescita economica e stanno superando la fase del sottosviluppo come la Cina, l’India);

- Paesi sottosviluppati (quelli ad economia arretrata come i Paesi del Centro-Africa, ecc…)

FAME, GUERRE E DEGRADO AMBIENTALE: IL CIRCOLO VIZIOSO DEL SOTTOSVILUPPO

Di fronte ai problemi del sottosviluppo e in particolare a quello della sottoalimentazione che colpisce quasi due terzi dell’umanità, vi è interdipendenza tra alcuni fenomeni che possono essere cosi schematizzati:

a) Insufficiente produzione alimentare: nei Paesi del sottosviluppo si pratica l’agricoltura di sussistenza e l’agricoltura

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speculativa di piantagione. Dalla prima si ottengono raccolti scarsi e irregolari, che, a causa di metodi rudimentali, tecniche arcaiche, mancanza di difese contro le malattie delle piante e degli animali, assenza di pratiche irrigue, non garantiscono un’alimentazione sufficiente.

Dall’agricoltura speculativa di piantagione praticata in grandi aziende gestite da latifondisti o da multinazionali si ricavano prodotti come cotone, tè, cacao caffè che vengono esportati con benefici economici non riguardanti le popolazioni indigene.

b) Ineguale distribuzione delle ricchezze: in questi Paesi domina il latifondo per cui le grandi proprietà terriere sono in mano a poche famiglie o a produttori internazionali, nel 1995 le multinazionali agricole controllavano il 60% del commercio mondiale di cereali.

c) Instabilità politica: in molti Paesi sottosviluppati, soprattutto africani, persiste una condizione di gravi lotte tra le diverse etnie che impediscono le normali attività produttive e generano drammatiche carestie.

d) Mancata industrializzazione: nei Paesi del sud del mondo lo sviluppo industriale è limitato dalle scarse attrezzature, dalla mancanza di infrastrutture, dalla cattiva conduzione dei mercati interni, dalla bassa conoscenza delle tecnologie.

IL PROBLEMA DELLA FAME

Per mantenersi in buona salute ed essere capace di svolgere un’attività produttiva costante, un uomo ha bisogno di un regime alimentare equilibrato sia nella quantità che nella varietà dei cibi.

Ma 900 milioni di persone, di cui 150 milioni di bambini sotto i 5 anni, soffrono per mancanza di cibo (fame quantitativa) e più di 2 miliardi soffrono di fame qualitativa (mancanza di varietà di cibo e quindi carenza di vitamine, minerali, proteine essenziali per uno sviluppo normale e resistenza alle malattie.

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Pertanto più della metà della popolazione mondiale vive oggi in uno stato permanente di sottoalimentazione.

UN DISUGUALE LIVELLO D’ISTRUZIONE

Dal livello di istruzione e di scolarizzazione di un popolo dipendono sia la crescita tecnologica ed economica sia la comprensione degli eventi ed il conseguente comportamento dei singoli e della comunità.

Si nota una coincidenza tra le aree che registrano cattive condizioni sanitarie, povertà e malnutrizione e quelle in cui più alto è l’analfabetismo. L’analfabeta, quindi, non solo è incapace di leggere e scrivere, ma, di solito, è anche povero, affamato, malato e sfruttato. La media mondiale dell’analfabetismo è pari a circa il 23%. Il fenomeno è particolarmente diffuso tra le donne per le quali la disparità d’istruzione rispetto agli uomini è ancora forte in diversi Paesi. In Africa il 55% della popolazione femminile è analfabeta. L’istruzione è ancora un privilegio di poche, perché è estranea alle tradizioni sociali, ma anche perché sottrae la donna alle attività domestiche.

Per capire meglio questi fenomeni è opportuno esaminare la situazione socio-economica di alcuni paesi.

La situazione socio-economica dell’Africa mediterranea presenta una situazione socio-economica piuttosto complessa per la coesistenza di elementi contraddittori.

Da un lato abbiamo un basso tenore di vita dovuto alla mancanza di beni, una situazione sanitaria e culturale carente e un basso sviluppo industriale.

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Dall’altro la ricchezza costituita dalle risorse del sottosuolo che ha portato valuta straniera creando forti squilibri economici, favorendo pochi ricchi e lasciando una grande fascia di abitanti molto poveri.

La situazione economica generale, sebbene carente, vede alcune nazioni di questa regione dirette sulla via dello sviluppo: lo sfruttamento adeguato delle risorse petrolifere potrà permettere a questi Paesi di migliorare il proprio tenore di vita.

Le risorse minerarie sono abbondanti in tutta l’Africa mediterranea. Il sottosuolo è ricco di giacimenti petroliferi e di gas naturale, che costituiscono la principale ricchezza della regione.Il petrolio si trova nell’interno, in pieno deserto; la Libia ne è la maggior produttrice ma si trovano giacimenti anche in Algeria e in Egitto.

Nonostante ciò l’apparato industriale è molto ridotto: prevalgono l’industria alimentare e quella tessile.

Lo sfruttamento delle risorse minerarie ha portato allo sviluppo di industrie chimiche, di impianti siderurgici e di raffinerie di petrolio.

In Africa Sub Sahariana la situazione è un po’ diversa.

La popolazione nonostante la situazione sanitaria carente, presenta un elevato incremento demografico naturale.La disponibilità di servizi sociali e di beni risulta inesistente per buona parte della popolazione.La mortalità infantile e il tasso di analfabetismo sono i più alti del mondo, mentre il PNL pro capite è minimo;ciò rileva una grave situazione di sottosviluppo ,che spinge gli abitanti a emigrare verso Paesi più ricchi.

L’Africa Sub Sahariana è una delle regioni più povere del mondo. I motivi sono vari : l’aridità del territorio,la carenza di risorse, il basso livello culturale,le carestie.La mancanza di mezzi , l’instabilità politica impediscono lo sviluppo industriale e rendono oggi impensabile un miglioramento del livello di vita della popolazione, che soffre in gran parte la fame. L’aridità del suolo non permette lo sviluppo dell’agricoltura che non risulta sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno, sebbene nel settore siano occupati quasi tre

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quarti della popolazione. Nei lunghi e frequenti periodi di siccità, la carestia provoca la morte di migliaia di persone.

In Africa Guineense la popolazione presenta un elevato incremento demografico naturale;la disponibilità di servizi e di beni risulta carente, soprattutto nelle zone interne lontane dalle metropoli costiere. Queste ultime riescono a trarre qualche beneficio dai rapporti costanti che mantengono con i Paesi occidentali.

La mortalità infantile e il tasso di analfabetismo sono elevatissimi, mentre il Prodotto nazionale lordo pro capite è generalmente irrilevante così il livello di vita risulta decisamente basso. Numerosi gruppi etnici, che comprendono varie popolazioni nere e alcuni bianchi rimasti. La popolazione nera distribuita in tutta la regione è giunta in tempi diversi dai territori interni del nord; sulla costa si sono stabiliti i colonizzatori europei. La situazione socioeconomica presenta un grado estremo di sottosviluppo. La presenza di risorse minerarie e il clima favorevole all’agricoltura potranno favorire il futuro sviluppo economico.

Anche l’intervento dei paesi più ricchi non ha portato il progresso auspicato: spesso le nazioni della Africa Guineense hanno ricevuto aiuto economici assistenziali anziché gli elementi base necessaria innescare un processo di sviluppo bilanciato e produttivo.

Come già nella regione guineense, anche nell’Africa Centrale la situazione attuale, di grave sottosviluppo, è in notevole contrasto con la potenzialità della zona.Fortunatamente la disponibilità di risorse nel sottosuolo e il clima favorevole all’agricoltura rappresentano una premessa per lo sviluppo futuro. Lo sviluppo industriale è quasi nullo a eccezione delle aziende sorte per l’estrazione delle ingentissime risorse minerarie e di qualche industria alimentare, tessile e per la lavorazione del tabacco. Nella Africa Centrale i servizi sono estremamente carenti. Le scuole e gli ospedali si trovano solo nelle città maggiori. Nella zona sono presenti società multinazionali che esportano i prodotti pregiati. I coloni hanno creato una discreta rete di comunicazione per il trasporto delle merci.

Una delle regioni dell’Africa più sottosviluppata è l’Africa Orientale.

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La popolazione presenta un elevato incremento demografico nonostante l’alta mortalità dovuta alle cattive condizioni sanitarie, alle carestie e alle guerre. La situazione è grave soprattutto in Somalia dove la fame uccide in particolare vecchi e bambini e le condizioni di vita risultano inaccettabili. L’Africa Orientale è la zona più sottosviluppata della terra. La situazione continua a peggiorare: manca una qualunque programmazione agricole e industriale. I governi spendono più risorse per l’acquisto degli armamenti che per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. L’incremento demografico accresce ulteriormente i problemi di quest’aria.In una situazione così compromessa persino una accresciuta disponibilità di denaro non sarebbe sufficiente a risolvere la crisi, poiché manca tutto: beni, servizi, prodotti per sfamare il popolo.La situazione dell’Africa Meridionale è relativamente migliore.

Le profonde tensioni sociali tra bianchi e neri stanno lentamente diminuendo con le elezioni avvenute nel 1994 nel nuovo Sud Africa democratico, che hanno portato al governo Nelson Mandela, il leader della popolazione di colore.

Ormai tutti hanno gli stesi diritti, tuttavia, non sarà facile far scomparire in breve tempo gli antichi odi tra razze e tribù diverse. Anche se queste nazioni posseggono notevoli ricchezze, i beni sono distribuiti in modo poco omogeneo e rimane grande differenza e tenori di vita tra i bianchi benestanti e i neri che soffrono la fame. Se consideriamo la situazione socioeconomica della regione nel suo complesso troviamo infatti poca disponibilità di ben e di servizi e basso PNL pro capite.

Molto più tragica è la situazione dell’Asia Mediterranea la quale,stretta tra Europa e Africa ,abitata da gruppi etnici diversi con tradizioni e abitudini differenti, rappresenta una delle zone più instabili del pianeta.

La disponibilità di beni e di servizi e il PNL pro capite,più alti in Israele e Cipro, calano notevolmente nelle altre nazioni,anche la mortalità infantile e il tasso di analfabetismo risultano alti , con l’eccezione di Israele e Cipro.

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Una serie di contraddizioni rende difficile l’organizzazione del territorio.Due popoli antagonisti,Arabi ed Ebrei,si contendono da decine di anni lo stesso territorio:la Palestina.Aree sottosviluppate, in cui la popolazione vive in condizioni di miseria sorgono accanto ad aree industrializzate con un discreto livello di benessere.Tra i paesi più sviluppati della regione troviamo la Turchia e Israele,che cerca di ampliare le aree coltivabili rendendo fertile il deserto con l’irrigazione, punta sull’esportazione dei prodotti e vanta un alto tenore di vita.Le altre nazioni invece si trovano ancora in una situazione di sottosviluppo da cui non riescono a uscire.Finche non sarà completamente risolta la “questione palestinese” , lo sviluppo organico dell’economia di tutta la regione non sarà realizzabile.

Impossibile è non curare la situazione socio-economica del Brasile.

La popolazione del Brasile è in crescita, la mortalità infantile ,sebbene inferiore al passato,appare4 ancora molto elevata.La percentuale di analfabetismo raggiunge valori alti, mentre la disponibilità di beni e di servizi appare carente. L’inflazione è alta e il PNL pro capite basso. Vaste pianure fertili,grande disponibilità di risorse minerarie e agricole , un apparato industriale in crescita, il Brasile potrebbe essere un paese florido , rimane invece una nazione in difficoltà anche se oggi si colgono incoraggianti segnali di ripresa economica.

Le ragioni di questa situazione sono prima di tutto politiche. I governi non hanno saputo creare le condizioni per uno sviluppo omogeneo. Le risorse servono ad arricchire una piccola minoranza , mentre la maggior parte della popolazione vive3 in miseria.La struttura economica ,inoltre, dipende in parte dalla presenza di capitali stranieri e lo sviluppo risulta ostacolato da un enorme debito pubblico.

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È interessante notare come nonostante molti paesi siano ricchi di materie prime,il loro PNL pro capite sia bassissimo.

La quantità del PNL di un paese può dipendere anche dalle dimensioni della nazione ma, in realtà ,soltanto in piccola parte.

Vi sono paesi di grandi dimensioni e con una popolazione molto numerosa che hanno un PNL inferiore a quello di stati più piccoli ma molto progrediti.

INDEBITAMENTO E POVERTA’ DEL TERZO MONDO

Oggi la distinzione fra Primo e Secondo Mondo in base a criteri politici (occidente democratico e paesi comunisti ) non è più valida.

Rimane valido, invece, il criterio economico in base al quale il mondo viene diviso in diverse aree a seconda del reddito pro- capite degli abitanti e degli standard di vita. Il Terzo Mondo risulta essere, sempre e comunque, l’insieme di quei paesi caratterizzati da una situazione di ritardo economico rispetto al Primo Mondo. Si tratta di decine di paesi facenti parte dell’ Asia, dell’ Africa, dell’America Latina e Centrale, molto diversi fra loro per livelli di sviluppo o di sottosviluppo, accomunati però da una stessa storia: prima di raggiungere l’indipendenza quei paesi erano tutti soggetti, direttamente o indirettamente, a qualche forma di dominazione coloniale occidentale.

Volendo vedere con immediatezza la divisione del mondo fra ricchi, poveri e poverissimi si può usare un altro criterio: quello della durata media della vita, o speranza di vita media dalla nascita. Secondo quest’ultimo, il planisfero risulta nettamente diviso in tre aree: una prima, dove la speranza di vita è sempre superiore ai

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settant’anni; seconda in cui essa è sui sessant’anni e una terza in cui, addirittura, essa non arriva ai cinquant’anni.

Il divario fra il nord e il sud del mondo non è questione di definizioni più o meno corrette. E’ un dramma sotto vari punti di vista (politico, sociale, economico, umano), che risulta dalla combinazione di una serie di fattori di origine storica, e i loro successivi sviluppi.

LA SPIRALE PERVERSA DEL DEBITO

Il debito dei paesi del Terzo Mondo è un esempio, fra i tanti, degli intricati circoli viziosi entro i quali essi si dibattono. Per finanziare il proprio sviluppo, costruendo industrie, mezzi di comunicazione moderni, o per impiantare sistemi di coltivazione agricola efficienti, un paese in via di sviluppo è costretto ad acquistare attrezzature, impianti, macchinari dai paesi industrializzati. E può farlo solo utilizzando valute pregiate, non la sua quindi. In genere non ha riserve di valuta forte ( potrebbe averne se riesce a esportare molte delle sue produzioni), e, meno che meno, ha risparmi nazionali perché è povero. Questo paese deve ricorrere a prestiti internazionali piuttosto consistenti, per i quali non gli vengono praticate condizioni favorevoli e per i quali deve dunque pagare alti tassi di interesse che fanno aumentare il suo debito in continuazione.

Fino a giungere a un drammatico paradosso: più questo paese paga, più si vede aumentare il debito. Negli anni ottanta i paesi del Terzo Mondo hanno minacciato le banche occidentali di sospendere i pagamenti se esse, e i paesi occidentali di cui fanno parte, non accettavano di rinegoziare le condizioni dei finanziamenti. Le loro già fragili economie, infatti, sono poste di fronte a un dilemma: restituire il debito, pagando una “tassa” pesantissima alle banche per un tempo indefinito e togliendo risorse al proprio sviluppo interno condannandosi al sotto sviluppo; oppure sospendere la restituzione del debito.

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UNA SOLUZIONE:LOTTA ALLE TRADIZIONI PATRIARCALI

Più c’è povertà, più si fanno figli.

Sembra un assurdo, ma le aree del mondo in cui è maggiore la miseria economica e culturale sono quelle nelle quali l’incremento di natalità è tra i più sostenuti. Viceversa, quelle nelle quali il benessere economico si accompagna, per esempio, a buoni livelli di istruzione si registra un tasso di crescita stabile, se non addirittura la “ crescita zero” .

Cos’è che fa la differenza tra il nord e il sud del mondo?

Il benessere materiale? Certamente, ma non solo.

Fa la differenza il grado di elevazione culturale delle popolazioni, soprattutto della componente femminile. Perché? Le società povere materialmente sono anche quelle in cui regnano stili di vita e valori tradizionali, patriarcali.

L’uomo- maschio è il padrone. La donna - serva e sottoposta all’uomo- non deve fare altro che figli.

Secondo la cultura patriarcale tradizionale, la donna non deve ricevere un’istruzione perché non le compete nessun posto nella società. Il suo unico posto è nella famiglia, in quanto custode dei valori tradizionali e in quanto madre di figli, che sono però di proprietà del padre- maschio. Cosi un uomo può essere un miserabile socialmente, ma se fa partorire tanti figli alla moglie, sarà comunque considerato rispettabile da parte del gruppo. La speranza di una vita decente per le figlie e i figli che nascono non conta: conta il loro numero.

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DIVARIO TRA NORD E SUD DEL MONDO : UNA SPIRALE DIABOLICA

L’Europa - e l’Italia che ne fa parte – fa sentire la sua presenza anche oltre i propri confini.

Il petrolio prodotto fuori dall’Europa condiziona l’economia europea;la richiesta di legno pregiato da parte degli europei incide profondamente sugli equilibri dell’Africa;i conflitti e l’insufficiente sviluppo di molti Paesi africani e asiatici sono all’origine di una continua emigrazione in Europa;le armi prodotte in Europa determinano cambiamenti politici in mezzo mondo.

Uno dei motivi per cui il Sud non riesce a svilupparsi adeguatamente è che non ha realizzato modi di sviluppo adatti alle proprie necessità e alle proprie condizioni ambientali e sociali.

Il debito estero dei Paesi del “terzo mondo” può avere ripercussioni sull’ambiente in due modi.Da una parte , ci si indebita per realizzare progetti rovinosi dal punto di vista ecologico;dall’altra , per rimborsare il debito , si avviano progetti altrettanto rovinosi di sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.

Il 75% dei fondi prestati dalla Banca mondiale sono stati indirizzati a quattro settori:dighe , strade , turismo e miniere.

Il Brasile è uno dei numerosi paesi che ebbero prestiti condizionati a grandi lavori pubblici;per esempio le grandi dighe.Le grandi dighe , oltre a essere meno efficaci e più costose di una serie di piccole dighe , crearono problemi secondari non indifferenti.La regolazione della portata dei fiumi evita l’uscita dal loro letto dell’acqua e del limo , riducendo così la fertilità a valle.La creazione di vasti bacini provoca l’inondazione di vaste aree.si perdono così terre agricole o distese di foreste tropicali.

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L’8% dei prestiti della Banca mondiale hanno riguardato l’allevamento in Africa , ove quest’ultimo ha condotto a gravi ripercussioni sull’ambiente:sovraffollamento dei pascoli , desertificazione e diminuzione degli animali selvatici.Una buona parte dell’aumento dell’allevamento è stimolata dalla Ce , che assorbe una quota garantita a prezzi maggiori del mercato mondiale.Infatti , l’eccedenza di carne di bovini alimentati con cereali della Ce si accompagna a una carenza di carne di animali alimentati con erba.

Anche in America centrale i sovvenzionamenti hanno riguardato l’allevamento e i relativi pascoli per soddisfare la domanda di carne bovina degli Stati Uniti , disboscando dal 30 al 60 per cento delle proprie foreste.