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Filippo II di Spagna Prof.ssa Lucia Gangale

Filippo II di Spagna by Lucia Gangale

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Filippo II di Spagna

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Il personaggio

Figlio di Carlo V, Filippo II regnò sulla Spagna per oltre quarant’anni (1556-1598). E’ considerato il campione della Controriforma. Di carattere cupo, malinconico ed incline all’isolamento, a differenza del padre Carlo V, che viaggiò sempre da un capo all’altro dei suoi domini, Filippo non si mosse dalla Castiglia e pose la sua corte a Madrid. Fu soprannominato “re prudente” per la sua cautela la riflessione. La sua lentezza eccessiva, la sua paura di sbagliare, finirono per nuocere all’efficienza di governo e paralizzarono tutta l’amministrazione dello Stato. Sposò Maria Tudor, detta la Cattolica (e detta “la Sanguinaria” dai Protestanti), regina d’Inghilterra (1553-58). Con Filippo termina l’ultimo grande periodo della potenza spagnola.

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I problemi del governo spagnolo

Lo Stato di Filippo II era il più autoritario d’Europa. Egli esercitava il potere assoluto sui sudditi e sulle loro cose. Era una specie di capo della Chiesa, anche se riconosceva l’autorità del papa. L’Inquisizione dipendeva direttamente da lui, ed egli poteva nominare vescovi di suo gradimento. Perseguitò accanitamente i protestanti. L’attività governativa della Corte era affiancata da una serie di Consigli. Il reclutamento dei funzionari avveniva attraverso la vendita delle cariche, cioè chi aspirava ad un impiego statale poteva ottenerlo sborsando del denaro. La politica spagnola nelle colonie americane fu di completo sfruttamento (encomiendas) ed in America fu anche trapiantato il tribunale dell’Inquisizione. Gli indigeni non potevano entrare a far parte del clero.L’ Economia spagnola era del tutto inadeguata. Dopo il 1560 dal Perù e dal Messico arrivarono ingenti quantitativi d’oro e d’argento, ma essi non furono impiegati per lo sviluppo economico. Erano arretrate sia le manifatture, che i commerci che l’agricoltura. L’oro e l’argento americani provocarono solo l’aumento dei prezzi (inflazione) e la ricchezza affluita servì solo per aumentare la domanda di merci sui mercati esteri, in quanto l’offerta di merci spagnole era molto bassa. Per questo motivo il Regno di Spagna era perennemente indebitato.

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La sconfitta dei turchi e persecuzioni dei “moriscos”

Il 7 ottobre 1571 i turchi ottomani furono sconfitti nelle acque di Lepanto (imboccatura del Golfo di Corinto) dalla Lega Santa, di cui facevano parte la Spagna, Venezia ed il papa. La vittoria suscitò grande entusiasmo in tutta Europa. Lepanto rappresentò la fine di un incubo, perché dimostrò che i turchi potevano essere sconfitti in un grande scontro frontale. Da quel momento i turchi rivolsero la loro attenzione altrove, verso la Persia (si parla di inorientamento dei turchi). In Spagna tale vittoria ravvivò lo spirito di crociata della nobiltà cavalleresca ed i “moriscos” - cioè i musulmani battezzati - furono duramente perseguitati. Nel 1568 una loro rivolta fu repressa nel sangue e nel 1609 furono espulsi dalla Spagna. I moriscos erano un ceto artigianale e commerciale molto attivo, e la loro eliminazione provocò seri danni all’economia spagnola.

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La sconfitta dei turchi e persecuzioni dei “moriscos”

Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese. Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino (Cristina Siccardi).

www.corrispondenzaromana.it/la-madonna-del-rosario-e-la-battaglia-di-lepanto

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La rivolta dei Paesi Bassi

Alla morte del re del Portogallo, Filippo sale al trono di quel paese. Ottenuto il controllo di tuta la penisola iberica, si dedica a rafforzare la sua sovranità sui Paesi Bassi. La sua rigida politica religiosa scontentò tutti – la parte settentrionale dei Paesi Bassi era tutta protestante. Nel 1566 si scatenò una rivolta che fu presto sedata nel sangue dal duca d’Alba, il migliore dei propri generali inviato sul luogo dal sovrano. Ma a capo dei “pezzenti” (furono così ribattezzati i rivoltosi) si pose allora Guglielmo I di Nassau, il principe di Orange (cittadina nei pressi di Avignone). Con lui le province del Nord si sottrassero al dominio spagnolo e diedero vita alla Repubblica delle Sette Province Unite, che saranno riconosciute formalmente dalla Spagna con la pace di Vestfalia nel 1648. Mentre la Dichiarazione di Indipendenza è del 22 luglio 1581.Il 10 luglio 1584, Guglielmo d’Orange (detto il Taciturno), viene assassinato dal cattolico Balthasar Gérard, che fu poi giustiziato dopo orribili torture (14 luglio 1584).Il Sud rimase invece in mano spagnola. Il governatore Alessandro Farnese qui fu autore di una politica di buon governo.

Guglielmo I di Nassau

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